XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (III-XIV Camera e 3a-14a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Giovedì 20 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fassino Piero , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA CONFERENZA SUL FUTURO DELL'EUROPA

Audizione, in videoconferenza, del deputato europeo Guy Verhofstadt, in qualità di co-presidente del Comitato esecutivo per il Parlamento europeo presso la Conferenza sul futuro dell'Europa.
Fassino Piero , Presidente ... 3 
Verhofstadt Guy , co-presidente del Comitato esecutivo per il Parlamento europeo presso la Conferenza sul futuro dell'Europa ... 4 
Fassino Piero , Presidente ... 6 
Stefano Dario  ... 6 
Fassino Piero , Presidente ... 7 
Pettarin Guido Germano (FI)  ... 7 
Fassino Piero , Presidente ... 8 
Bonino Emma  ... 8 
Fassino Piero , Presidente ... 8 
Rossini Emanuela (Misto-Min.Ling.)  ... 8 
Fassino Piero , Presidente ... 9 
Craxi Stefania Gabriella Anastasia  ... 9 
Fassino Piero , Presidente ... 9 
Galizia Francesca (M5S)  ... 9 
Fassino Piero , Presidente ... 10 
Ungaro Massimo (IV)  ... 10 
Fassino Piero , Presidente ... 10 
Bianchi Matteo Luigi (LEGA)  ... 10 
Fassino Piero , Presidente ... 11 
Billi Simone (LEGA)  ... 11 
Fassino Piero , Presidente ... 11 
Verhofstadt Guy , co-presidente del Comitato esecutivo per il Parlamento europeo presso la Conferenza sul futuro dell'Europa ... 11 
Fassino Piero , Presidente ... 14 
Verhofstadt Guy , co-presidente del Comitato esecutivo per il Parlamento europeo presso la Conferenza sul futuro dell'Europa ... 14 
Fassino Piero , Presidente ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA III COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
PIERO FASSINO

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv.
  Naturalmente, da quando ci sono le regole COVID-19, si può partecipare anche da remoto.

Audizione, in videoconferenza, del deputato europeo Guy Verhofstadt, in qualità di co-presidente del Comitato esecutivo per il Parlamento europeo presso la Conferenza sul futuro dell'Europa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Conferenza sul futuro dell'Europa promossa dalle Commissioni Affari esteri e Politiche dell'Unione europea della Camera dei deputati e del Senato, l'audizione in videoconferenza di Guy Verhofstadt in qualità di co-presidente del Comitato esecutivo per il Parlamento europeo presso la Conferenza sul futuro dell'Europa.
  A nome del presidente Battelli, presidente della Commissione Politiche dell'Unione europea della Camera, del presidente Stefano, presidente della omologa Commissione del Senato, e del Presidente Petrocelli, presidente della Commissione Affari esteri del Senato, ringrazio l'onorevole Verhofstadt.
  Ricordo che il 9 maggio scorso, in occasione della giornata dell'Europa, la Conferenza sul futuro dell'Europa ha avviato i suoi lavori, nella sede del Parlamento europeo, con un evento inaugurale a cui hanno partecipato il Presidente Sassoli, la Presidente della Commissione europea von der Leyen, il Presidente del Consiglio dell'Unione europea, per il Portogallo, Antonio Costa, e il Presidente francese Macron. Dagli interventi è emersa l'esigenza che la Conferenza non sia soltanto un esercizio intellettuale, ma dia delle indicazioni che saranno fornite dai cittadini dell'Unione europea, trovando il giusto equilibrio tra le aspettative nei confronti dell'Europa e l'assetto istituzionale.
  In particolare, l'onorevole Verhofstadt ha prospettato, in occasione dell'inaugurazione, l'eventualità che dai lavori della Conferenza emerga una cittadinanza europea assai più avanzata sul terreno dell'integrazione.
  Ricordo, altresì, che il Comitato esecutivo della Conferenza è composto da rappresentanti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione e, in qualità di osservatori, da rappresentanti della Troika presidenziale della COSAC (Conferenza degli organi parlamentari specializzati negli affari dell'Unione europea).
  Partecipano, inoltre, in qualità di osservatori i rappresentanti delle parti sociali, tra cui l'italiano Luca Visentini, che è il Segretario Generale della Confederazione europea dei sindacati.
  Il Comitato esecutivo ha approvato il regolamento della Conferenza, che prevede che l'Assemblea plenaria sia presieduta dai tre co-presidenti del Comitato stesso e sia composta da 433 partecipanti, di cui 108 membri del Parlamento europeo e 108 rappresentanti dei Parlamenti nazionali (quattro Pag. 4 membri per Parlamento, due per Assemblea nei regimi bicamerali); quindi saranno due della Camera dei deputati e due del Senato. Quando si discute dei temi relativi al ruolo internazionale dell'Unione è prevista la partecipazione dell'Alto Rappresentante.
  Segnalo che in data odierna il Parlamento europeo dovrebbe comunicare la composizione nominale della delegazione: ventotto per il PPE (Partito popolare europeo), ventitré per i Socialisti e Democratici, quindici per Renew Europe, undici ciascuno per Identità e Democrazia e per i Verdi, nove per i Conservatori e Riformisti, sei per la Sinistra e cinque per i Non Iscritti. Sulla base di come sarà composta la delegazione – anche nominativamente, oltre che politicamente – il Parlamento italiano deciderà i propri rappresentanti.
  Infine, ricordo che ad integrazione di quanto previsto dalla Dichiarazione comune che attribuisce al Comitato esecutivo la competenza di trarre le conclusioni di ciascuna sessione plenaria, il regolamento prevede che il rapporto finale della Conferenza resti di sua competenza, ma sulla base delle discussioni e delle proposte dell'Assemblea plenaria e in piena trasparenza e collaborazione con la plenaria medesima, proprio per favorire il massimo coinvolgimento dei 433 membri dell'Assemblea.
  Detto questo, e ringraziando il co-presidente Verhofstadt della Sua disponibilità – conoscendo il Suo curriculum politico europeo di altissima qualità – e gli passo la parola. Prego, presidente.

  GUY VERHOFSTADT, co-presidente del Comitato esecutivo per il Parlamento europeo presso la Conferenza sul futuro dell'Europa. Grazie mille, presidente. Proseguo in inglese. Parlo un po' di italiano, ma probabilmente non abbastanza per una riunione come questa, quindi proseguirò in inglese.
  Innanzitutto, La ringrazio personalmente, presidente Fassino, per l'organizzazione di questo incontro con le Commissioni della Camera e del Senato della Repubblica italiana. Sono molto lieto di questa occasione per spiegarvi le finalità della Conferenza, quello che abbiamo fatto nel frattempo e come andremo avanti nei mesi e negli anni a venire, perché questa Conferenza dovrà produrre delle conclusioni e delle relazioni contenenti una visione del futuro dell'Unione europea e dovremo far ciò nel giro di un anno.
  La Conferenza è una novità per due versi. La prima novità riguarda chi la organizza: presidente Fassino, si ricorderà meglio di me che in passato ci sono stati già esercizi del genere. La Convenzione fu un esercizio di questo genere in passato, ma la grande differenza è che la Convenzione fu un'iniziativa del Consiglio europeo che poi invitò altra gente del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali, mentre questa volta non è un esercizio di un'istituzione, non è della Commissione e non è del Consiglio, bensì è un esercizio delle tre istituzioni assieme, Parlamento, Commissione e Consiglio. Tutto questo è nuovo, poiché non era mai successo prima.
  La seconda novità è che vogliamo procedere dalla base verso il vertice: insomma, non qualche centinaio di politici che si riuniscono a livello europeo. Noi vogliamo partire dalla base, dando la parola e l'occasione ai cittadini di esprimere ciò che pensano che debba essere l'Unione europea del futuro.
  Faremo questo in due modi. Il primo modo è il lancio – già avvenuto – di una piattaforma digitale multilingue dove ogni cittadino europeo può aprire un account. Forse il paragone non è corretto, ma questa piattaforma è una specie di Facebook della Conferenza, dove la gente attinge informazioni, discute e organizza attività. Nei mesi a venire produrrà una serie di raccomandazioni e conclusioni fondate sulle raccomandazioni, le richieste e le opinioni dei singoli cittadini che partecipano alla piattaforma.
  Il secondo modo è il coinvolgimento dei cittadini attraverso quattro grandi panel civici, ciascuno con duecento componenti estratti a sorte, con molti giovani tra i sedici e i venticinque anni di età. Ogni panel si riunirà tre volte in luoghi diversi e uno dei panel ovviamente si riunirà a Firenze – non poteva non esserci almeno un Pag. 5panel di cittadini in Italia, e a Firenze – in collaborazione con l'Istituto universitario europeo. Questi panel civici, insieme alla piattaforma digitale, discuteranno e produrranno raccomandazioni, opinioni e proposte dei cittadini rivolte alla Conferenza. Una volta fatto questo, nella seconda parte dell'anno, a gennaio dell'anno prossimo, prenderà l'avvio una seconda fase importante, in cui la plenaria della Conferenza ascolterà i rappresentanti dei panel civici, valuterà le proposte e i desiderata dei panel e formulerà proposte di riforma che rispondano agli auspici e alle raccomandazioni dei panel civici. Sarà, quindi, un esercizio dalla base verso il vertice, al termine del quale speriamo che la Conferenza produrrà una visione del futuro dell'Unione, proponendo una serie di riforme che saranno un diretto riflesso delle richieste, delle proposte, delle visioni e delle idee che saranno state avanzate da questi panel civici e da singoli cittadini durante l'attività della piattaforma.
  In totale il nucleo centrale della Conferenza – la plenaria – sarà formato da più di quattrocento persone con una rappresentanza non solo dei cittadini, ma del Parlamento europeo, dei Parlamenti nazionali, della Commissione e del Consiglio. Ciò che è importante è che questa Conferenza dovrà decidere su un elenco di proposte che rispondano ai desideri dei panel civici e per l'adozione delle proposte ci dovrà essere un consenso dei quattro pilastri costitutivi della Conferenza: Consiglio, Commissione, Parlamento europeo e Parlamenti nazionali nel formato COSAC. Quindi, non si potrà prendere una decisione senza il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali, così come non potrà essere adottata una decisione senza la partecipazione della Commissione, del Consiglio o del Parlamento europeo. Sarà difficile, perché le opinioni sono molto diverse in seno all'Unione, ma il motivo per cui vogliamo procedere così è anche per avere un esito della Conferenza che abbia un sostegno e un appoggio sufficiente nell'Unione, nella Commissione, nel Consiglio e nel Parlamento e che, allo stesso tempo, veda i Parlamenti nazionali favorevoli alla riforma. Dopodiché sarà difficile per qualunque leadership nell'Unione europea ignorare questi risultati e dire che non esistono o che vi è solo il consenso e il sostegno di un'ampia maggioranza.
  Saranno infatti proposte fondate sulle raccomandazioni dei cittadini e tradotte in proposte politiche dai quattro pilastri dell'Unione: Commissione, Consiglio, Parlamento più le rappresentanze dei Parlamenti nazionali. Questo è il modo in cui funzionerà la Conferenza e noi ci aspettiamo che produca un buon risultato.
  Come mai questa Conferenza proprio adesso? Già in sede europea si era molto discusso sul lancio di una Conferenza come questa e già nelle precedenti legislature vi erano state proposte e relazioni al riguardo. Tuttavia, credo che questa volta siamo davvero davanti a un bivio.
  Nell'Unione europea abbiamo attraversato una serie di crisi che hanno reso chiaro che occorre una riforma dell'Unione. Abbiamo assistito alla crisi finanziaria, con un'Unione europea lenta e inattiva che non ha reagito, come invece hanno fatto gli americani, che hanno preso di petto la crisi finanziaria con un enorme pacchetto di investimenti. Per dieci anni nell'Unione europea noi abbiamo discusso sulla crisi, ma non abbiamo reagito.
  Anche la crisi migratoria – l'Italia lo sa meglio di chiunque altro – va avanti e non è stata risolta e l'Unione europea non è in grado di rispondere.
  Abbiamo avuto la Brexit: un grande Stato membro ha lasciato l'Unione e non si può dire che tutto va bene quando un Paese così importante è uscito. È un segnale di fallimento se un Paese come il Regno Unito se ne va.
  Poi c'è la crisi sanitaria da COVID-19: prima la gente diceva che l'Unione europea non doveva interferire nelle questioni sanitarie, mentre oggi, con la pandemia, tutti dicono che c'è bisogno dell'Unione europea, ci vogliono più competenze a livello dell'Unione in campo sanitario.
  Infine, c'è la crisi geopolitica che continua. Non voglio essere troppo duro nei confronti dell'Unione, ma siamo franchi: se l'Unione europea non è in grado di dire qualcosa su come la democrazia è uccisa a Pag. 6Hong Kong perché c'è l'unanimità, se l'Unione europea non riesce a dire niente su nessun'altra grande tragedia internazionale come il nuovo ciclo di violenze a Gaza e se l'Unione non è in grado di cominciare a dire qualcosa su un conflitto come quello tra Palestina e Israele, allora la conclusione è che qui bisogna far qualcosa, perché non si può andare avanti come oggi, con la regola dell'unanimità negli affari esteri, con uno Stato membro che per un qualunque motivo può bloccare tutto.
  Se guardiamo al mondo di domani, che sarà senz'altro dominato dagli Stati Uniti e dalla Cina, con qualche ambizione di qualche altra grande potenza, ora è il momento di chiederci se questa Unione sarà all'altezza nei prossimi decenni. La mia risposta è che l'Unione, così com'è adesso, non è all'altezza.
  Occorrono delle riforme se vogliamo tutelare gli interessi dei nostri cittadini e dei nostri Stati membri in un mondo dominato dalle superpotenze. Non è che l'UE debba diventare una superpotenza; io faccio sempre l'esempio della difesa: se guardiamo a ciò che si spende in Europa per le spese militari, il valore è quattro volte più della Russia ed è la stessa spesa dei cinesi, ma noi non siamo in grado neanche di competere con loro, non senza l'aiuto degli amici americani.
  Questo riguarda anche la nostra debolezza nel mondo digitale – dove non ci sono grandi aziende europee quotate in borsa –, il fatto che gli standard dell'intelligenza artificiale, del 5G – o meglio, ormai del 6G – saranno elaborati altrove. Questa Europa non è adeguata alle necessità, ed è questa la domanda cui la Conferenza dovrà rispondere, basandosi sulle proposte e le raccomandazioni dei cittadini: che facciamo? Andiamo avanti così oppure è arrivata l'ora di fare riforme di fondo, che forse non erano possibili al tempo della Convenzione precedente, ma che occorreranno senz'altro per i decenni a venire?
  Presidente Fassino, grazie per questa occasione che mi ha dato di incontrarmi con Lei. Attendo con impazienza la discussione. Capisco tutto in italiano e non occorre tradurre, perché capisco l'italiano. Chiedo scusa se ho usato questo brutto inglese europeo per la discussione.

  PRESIDENTE. Grazie molte, presidente, per aver dato le indicazioni fondamentali della Conferenza e per le considerazioni finali.
  Personalmente anche io credo che l'Europa sia di fronte alla necessità di aprire una fase nuova nel processo di integrazione europea. Personalmente uso una formula, quella della terza fase del processo di integrazione, perché è ciò che serve dopo l'Europa dei padri e l'Europa di Maastricht: la Conferenza per il futuro sarà utile se riuscirà a dare le indicazioni per aprire questa terza fase.
  Detto questo, cominciamo la discussione. Ho già parecchi iscritti a parlare, quindi chiedo a tutti di essere contenuti negli interventi, per poi dare la parola all'onorevole Verhofstadt per la replica.
  Il primo intervento è del senatore Stefano, che è il presidente della Commissione politiche dell'Unione europea del Senato. Prego.

  DARIO STEFANO. Grazie, presidente. Grazie al nostro gradito audito per questa Sua disponibilità. Ringrazio per il supporto dato ai Parlamenti nazionali all'interno del Comitato esecutivo. Il fatto di aver raggiunto un accordo sulla presenza paritaria del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali è oggettivamente un riconoscimento importante, per il quale abbiamo lavorato molto nelle scorse settimane, a cui siamo giunti grazie all'opera di mediazione portata avanti da Parlamento europeo e COSAC, perché 108 parlamentari nazionali consentiranno alla plenaria di animare un dibattito.
  Sono d'accordo con quanto è stato detto qualche attimo fa dal nostro collega Verhofstadt, ovvero che bisognerebbe impegnarci tutti per evitare di scadere nella ritualità di un appuntamento, quello della Conferenza, che noi dobbiamo affrontare con l'idea di immaginare un futuro nuovo per l'Europa, che ha nuove sfide davanti.
  La crisi pandemica ci ha dimostrato, ad esempio, che anche in tema sanitario tutti Pag. 7noi avvertiamo la necessità di una politica sanitaria comune. Credo che il comportamento avuto rispetto ai piani vaccinali e alla fornitura dei vaccini sia stato un comportamento intelligente, che dovremmo provare a replicare, ma sono d'accordo con Lei anche sul fatto che l'Unione europea debba traguardare finalmente una riforma non solo monetaria, ma una riforma finanziaria che guardi ad una politica fiscale comune, che il Next Generation EU ha introdotto, ma che noi dobbiamo vivere non come un appuntamento episodico, ma come una prospettiva da rafforzare. Questo vale anche per il tema della politica migratoria, il tema della difesa e il tema di una politica internazionale che rafforzi il ruolo dell'Europa anche nei conflitti che ancora viviamo. Sono molto contento delle parole che ho ascoltato, che mi incoraggiano a dire che è un appuntamento che non possiamo fallire.
  Il mio auspicio è che si apra una fase in cui le tre Istituzioni che animano l'Unione europea possano sempre più concepirsi come degli ingranaggi interconnessi, con uno spirito di coesione e maggiore attenzione alla qualità dei risultati che globalmente l'Unione raggiunge.
  Noi ci sentiamo pronti a partire in questa sfida e speriamo che in quell'occasione i Parlamenti nazionali possano realmente avere l'opportunità di portare quello che è il sentimento dei cittadini europei, che finalmente oggi sono tornati a chiederci più Europa. Al di là di qualche approccio ideologico che ha più uno stile elettorale, credo che sia rinato un sentimento fortemente europeista e noi non possiamo tradirlo. La Conferenza è un appuntamento importante. Grazie di questa Sua disponibilità.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Stefano. Ricordo sempre di cercare di stare in tempi concisi. Adesso cedo la parola all'onorevole Pettarin, di Forza Italia. Prego.

  GUIDO GERMANO PETTARIN. Grazie. Sarò brevissimo. Ringrazio il presidente Fassino, il presidente Battelli e soprattutto il presidente Verhofstadt per essere qui con noi oggi.
  Presidente Verhofstadt, quello che ci stiamo proponendo è un compito piuttosto importante; un presupposto, su cui credo che siamo tutti d'accordo, è che, come diceva ora il presidente Stefano, occorre più Europa, ma riguarda anche una serie di considerazioni e una certezza: l'Unione europea così com'è oggi non ha un posto, tra gli Stati Uniti da una parte e la Cina dall'altra, e forse nemmeno tra la Russia da una parte e la Turchia dall'altra.
  In un'intervista rilasciata oggi ad un quotidiano di Vienna, il Presidente Fico dice – faccio solo l'estrazione –: «Il fatto che la Turchia stia guadagnando potere in Libia è un segno non tanto della forza turca, quanto della debolezza europea.».
  Presidente Verhofstadt, noi oggi non ci siamo, ma abbiamo bisogno di esserci. Perché mai l'Unione europea non potrebbe diventare una superpotenza? Come mai spendiamo, sommando le spese in materia di difesa dei ventisette Paesi, più di molte superpotenze e non riusciamo a coordinarci in nessun modo? Come mai non riusciamo ad avere una politica estera comune? Come mai facciamo orecchie da mercanti al grido di dolore che ci arriva dai Balcani occidentali e perdiamo venticinque anni di tempo, lasciando i Balcani occidentali in pasto alla Russia, alla Turchia e alla Cina, con la Cina che si sta comprando fisicamente il Montenegro e con il fatto che io – che sono di quelle terre – mi aspetto di vedere un'enorme base navale nelle Bocche di Cattaro, esattamente nel luogo dove era ormeggiata la Viribus Unitis e che naturalmente il riferimento a questo quadro avrebbe un bel peso di carattere strategico e tattico?
  Occorre certamente una riforma dell'Unione europea. Presidente Verhofstadt, siamo vecchi: che senso ha la Presidenza semestrale, a rotazione, dei Paesi dell'Unione europea, quando un semestre è un lasso di tempo che non ha senso, perché non permette nemmeno di iniziare a fare un lavoro e che dovrebbe assolutamente essere più lungo per permettere di lavorare e di fare qualche cosa? Soprattutto, presidente, che senso ha che nell'anno 2021 il Parlamento Pag. 8europeo non abbia la forza dell'iniziativa legislativa?
  È certo che bisogna cambiare e abbandonare il criterio dell'unanimità, è certo che bisogna essere uno Stato unico, è certo che non possiamo essere un patchwork di ventisette piccoli Stati ed è certo che non possiamo tollerare che alcuni di questi non rispettino i princìpi dello Stato di diritto.
  Mi aspetto molto da questa Conferenza. Un anno è un tempo serio, ma quando Lei a un certo punto quando ha detto: «Una conferenza che durerà anni» mi ha fatto venire i brividi, perché se dovesse durare anni invece che un anno, anche questa non servirebbe a niente.
  Buon lavoro, presidente, abbiamo tanta, tanta strada da fare.

  PRESIDENTE. Grazie. La senatrice Emma Bonino, prego.

  EMMA BONINO (intervento da remoto). Buongiorno. Grazie, presidente Fassino. Grazie, Guy Verhofstadt. La mia è una domanda semplice: da tutto quello che Lei ci ha detto – che io penso da tanto tempo – per rendere l'Europa più forte serve una modifica dei Trattati e serve superare il voto all'unanimità. C'è poco da fare, da qui non si scappa.
  I primi passi iniziali e le prime audizioni che abbiamo avuto – con l'Ambasciatore Masset, per esempio, e con la stessa Commissaria Šuica – non sono molto promettenti.
  In ogni caso la mia domanda è la seguente: questa Assemblea e questo giro di consultazioni alla fine dovrà approvare una relazione, una raccomandazione. Qual è il sistema di voto di questa approvazione? Sarà di nuovo all'unanimità, a maggioranza semplice o a maggioranza rafforzata? È chiaro che non tutti saranno probabilmente d'accordo.
  La domanda è quindi relativa al sistema di voto alla fine di questo anno, in cui rischiamo di creare molte aspettative, per non dire illusioni. A me interessa capire, alla fine di tutto questo esercizio, come sarà votato il «documento finale». Anche questo all'unanimità?
  Grazie, buon lavoro e buona fortuna. Ne abbiamo tutti bisogno.

  PRESIDENTE. Grazie, Emma. Cedo la parola all'onorevole Rossini, vicepresidente della Commissione Politiche dell'Unione europea della Camera dei deputati.

  EMANUELA ROSSINI. Grazie. Onorevole Verhofstadt, volevo farLe due domande precise. La prima domanda riguarda gli obiettivi della Conferenza, che è stata lanciata il 9 maggio, esattamente nove giorni dopo la scadenza per la consegna dei Piani nazionali di ripresa e resilienza dei ventisette Paesi, che di fatto ridisegneranno l'Europa. Nelle missioni dei Recovery Plan che tutti i ventisette Paesi hanno adottato c'è già l'Europa del futuro. Noi abbiamo già scelto la direzione dell'economia, la transizione ecologica, la digitalizzazione e un'Europa inclusiva. Cosa succederebbe, se emergesse che la popolazione europea non vuole il digitale, ma che dopo la pandemia vuole tornare a un altro tipo di Europa?
  La Conferenza sul futuro dell'Europa è in cerca di un avallo delle scelte economiche e politiche che noi abbiamo già fatto o è il luogo della narrazione di queste scelte, a cui non si è molto arrivati? Tutti i Piani nazionali sono partiti da un grande coinvolgimento dei nostri territori tramite i Parlamenti nazionali. Infatti, nelle audizioni noi abbiamo ascoltato i territori. La prima domanda riguarda il fatto che abbiamo bisogno di raccontare i nostri Piani nazionali di ripresa, perché lì c'è il futuro economico, sociale e dell'istruzione dei nostri Stati. Sono scelte politiche alte che abbiamo già fatto.
  Per quanto riguarda la rappresentanza, a me un po' preoccupa quando sento che il bottom-up sono i cittadini non mediati dai Parlamenti. Sappiamo che abbiamo dovuto lottare per avere la rappresentanza dei Parlamenti, europeo e nazionali, alla plenaria. È importante dire che c'è una crisi dei luoghi di rappresentanza in Europa. Noi abbiamo il rischio di passare da democrazia a demagogia.
  Tuttavia, è importante non essere noi a svilire il ruolo della rappresentanza che Pag. 9sono i Parlamenti. Noi parlamentari siamo in contatto con la gente, con i cittadini. Secondo me è molto importante che non arrivino due binari, i panel dei cittadini e i parlamentari, ma il bottom-up è nei Parlamenti e noi dobbiamo uscire dall'essere luoghi rituali. Questa è la sfida.
  La seconda domanda sembra tecnica, ma non lo è: volevo capire l'algoritmo con cui si sceglieranno i panel dei cittadini, perché so che è un algoritmo già utilizzato. È una curiosità, ma la trovo importante. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rossini. Prego, senatrice Craxi.

  STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI. Grazie, presidente. Onorevole Verhofstadt, Lei ha un'esperienza politica e istituzionale ragguardevole, stando in un arco di temporale che Le consente di valutare l'Europa pre-Maastricht e post-Maastricht e le sue varie parabole.
  Nel 2020 ha dichiarato che l'emergenza del Coronavirus ha segnato il fallimento dell'Europa. Per ragioni diverse sono arrivata anche io alla stessa conclusione. La prima domanda è: in che direzione pensa – se lo pensa – che l'Europa sia cambiata in questo ultimo anno?
  A mio avviso, la causa primaria dei fenomeni che abbiamo conosciuto negli ultimi decenni è rappresentata dagli effetti mal gestiti, mal governati e interpretati della crisi economico-finanziaria che dall'America è stata mandata sull'Europa e la mancanza di democratizzazione dell'Europa, di cui poco si dibatte.
  Inoltre, Le chiedo un'opinione sul dibattito che si è aperto in questi giorni con i rigoristi, con i Paesi dell'austerity, che richiedono una nuova rigida disciplina di bilancio, un controllo forzato delle politiche degli Stati per impedire – dicono loro – i rischi d'inflazione causati anche dalle politiche monetarie della BCE (Banca centrale europea).
  È un tema rilanciato in questi giorni con forza dall'ex Ministro Schäuble, la cui intervista è stata riportata in Italia in un articolo de Il Sole 24 Ore. Reputo questa posizione pericolosa e distruttiva e, quindi, volevo sapere la Sua valutazione nel merito, poiché rischia di incrinare la fiducia dei mercati. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie, senatrice Craxi. L'onorevole Galizia, prego.

  FRANCESCA GALIZIA. Grazie, presidente Fassino. Grazie, presidente Battelli. Voglio ringraziare i nostri presidenti per questa indagine conoscitiva, perché è davvero uno strumento utile per potersi confrontare nell'ambito di questo appuntamento importantissimo che non deve rimanere un semplice appuntamento, ma deve diventare un'occasione di cambiamento.
  Come ha esposto il nostro relatore Verhofstadt, oggi l'Europa ha dimostrato tutte le sue fragilità. Le crisi legate alla pandemia hanno ancora messo più in luce e in evidenza quelle che sono le fragilità di questo sistema.
  Molti dei miei colleghi hanno già evidenziato tante problematiche, che vanno dal criterio dell'unanimità alla mancata iniziativa legislativa da parte del Parlamento, all'impossibilità di eleggere in maniera diretta il Presidente della Commissione, che sono tutti elementi su cui si potrebbe lavorare.
  Le faccio una prima domanda a bruciapelo. Secondo Lei da questa Conferenza – visto che sta diventando un tabù – si potrà ottenere qualcosa se non si parla di riforma dei trattati? Se molti Stati si opporranno alla possibilità di creare degli emendamenti nell'ambito di questa discussione per modificare i trattati, avremo modo di poter ottenere qualcos'altro?
  Lei ha sollevato anche una tematica molto delicata, quale quella delle migrazioni. Un punto importante nei temi che si verranno a discutere nell'ambito della Conferenza è il ruolo dell'Unione europea nel mondo. Nell'ambito del bacino mediterraneo, dove oggi stiamo assistendo a una situazione molto instabile, l'Unione europea si porrà come attore principale oppure resteremo ancora degli osservatori? Mi riferisco non solo alle tematiche legate al Medio Oriente, ma anche al tema di tutta Pag. 10l'immigrazione che ci arriverà dalla sponda settentrionale del Nord Africa. Penso anche alla Tunisia, che in questi giorni sta diventando un territorio di forte emigrazione. L'immigrazione da questi territori potrebbe continuare a crescere proprio a causa della pandemia, poiché tutto il settore turistico è bloccato e ha un'incidenza fondamentale sul PIL (prodotto interno lordo). L'Unione europea interverrà su questa tematica in una maniera fattiva? Il nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo presenta notevoli punti di debolezza, ma non mi soffermo più su questo.
  Se realmente vogliamo portare a delle conclusioni questa Conferenza sul futuro dell'Europa – sarebbe bellissimo che sia un evento che si ripeta nel tempo ma, come diceva il collega Pettarin, è giusto che abbia un suo termine per avere dei risultati effettivi –, si potrà realmente avere una proposta che possa essere accettata da tutti gli Stati? Come?
  Inoltre, sogniamo ancora quando parliamo di federalismo europeo. Può essere un progetto che si potrà portare in questa terza fase di integrazione europea? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. La parola all'onorevole Ungaro.

  MASSIMO UNGARO. Grazie, Presidente. Molto brevemente anche io volevo ringraziare e fare gli auguri di buon lavoro a Guy Verhofstadt e vorrei esprimere il plauso per l'accordo che permette la partecipazione anche dei rappresentanti dei Parlamenti nazionali. Mi sento di dire che faremo di tutto per promuovere gli eventi associati alla Conferenza sul futuro dell'Europa, soprattutto a ottanta anni dalla redazione del Manifesto di Ventotene.
  Se posso esprimermi soltanto un minuto sulla direzione in cui dobbiamo far andare la nostra Europa, io credo che la nostra Unione è in mezzo al guado: il processo di integrazione può andare avanti nel momento in cui rischiamo, invece, di cascare indietro. Penso all'avere una moneta unica senza un bilancio comune adeguato o alla piena convertibilità dei capitali dei nostri Paesi membri senza un'assicurazione bancaria sui depositi e senza l'unione bancaria.
  Lasciamo stare gli euroscettici che hanno lasciato l'Unione, ma se pensiamo anche agli eurotimidi di cui è costellata la nostra Unione, la timidezza o il rallentamento del processo d'integrazione in questo momento storico rischia di avviare un processo di disintegrazione dell'Unione.
  Da qui l'urgenza di avviare un processo profondo di riforma e soprattutto di accelerazione del processo di integrazione che dal mio punto di vista deve prevedere: l'abolizione del principio dell'unanimità e quindi del diritto di veto, soprattutto in tema di politica fiscale; la costruzione di una vera e propria Europa sociale; dovrebbe anche rendere il Recovery Fund permanente; anche a livello democratico, dovrebbe prevedere l'elezione diretta del Presidente della Commissione europea e, infine, trovare modi, oltre all'articolo 7, per far rispettare i valori fondanti della nostra Unione verso quei Paesi membri che invece non lo stanno facendo.
  Chiedo all'onorevole Verhofstadt, se è possibile, quali sono le prospettive vere perché la Conferenza partorisca delle linee guida o delle raccomandazioni che poi vengano affrontate sul serio dal Consiglio e dal Parlamento europeo per attuare quei cambiamenti profondi di cui abbiamo bisogno. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Bianchi.

  MATTEO LUIGI BIANCHI. Grazie, presidente. Grazie all'onorevole Verhofstadt. Questa opportunità che ci viene data con la Conferenza sul futuro dell'Europa è un'opportunità molto importante, che non deve essere buttata al vento, ma bisogna cogliere la possibilità di tentare insieme di costruire una nuova Europa in uno scenario post-pandemico.
  A tal riguardo, credo che la Conferenza sul futuro dell'Europa debba avere la presunzione di poter essere una sorta di Assemblea costituente per l'Europa del futuro. Non deve esserci solo il coinvolgimento degli enti dei vari Parlamenti, degli Pag. 11enti locali e regionali, della Commissione, del Consiglio eccetera, ma anche una visione di prospettiva su quello che vogliamo fare per il futuro dell'Unione europea.
  In tal senso è chiaro che non ci si può esimere dal discutere di quelle che possono essere delle riforme solide e importanti per l'architettura istituzionale dell'Unione europea. Credo che tre tematiche siano di assoluto interesse e fondamentali.
  La prima tematica è il coinvolgimento degli enti locali e regionali. Sappiamo tutti quanti che all'interno del Trattato di Lisbona del 2004 è presente il principio di sussidiarietà che ha dato importanza ulteriore al Comitato delle regioni, ma gli enti locali e regionali, allo stato attuale, non sono compiutamente partecipi del processo decisionale che porta alle varie norme di derivazione europea.
  Il secondo punto è il ruolo del Parlamento europeo. Come è già stato detto da chi mi ha preceduto, è arrivato il momento di poter concedere al Parlamento europeo la possibilità di iniziativa legislativa.
  Per quanto riguarda il terzo punto, se vogliamo realmente coinvolgere i cittadini, dobbiamo consentire agli stessi di poter eleggere direttamente il Presidente della Commissione europea.
  Queste sono tre tematiche ambiziose e sono consapevole che le stesse dovranno essere oggetto di rinegoziazione dei trattati. Se non è possibile fare questo, bisogna comunque tentare di cominciare a ragionare, laddove ci fossero le opportunità all'interno del quadro dei trattati attuali, per tentare di cominciare a fare dei passi in avanti in tal senso.
  Volevo cercare di capire da Lei qual era il suo punto di vista su questi tre grandi temi: enti locali, il ruolo del Parlamento europeo e l'elezione diretta del Presidente della Commissione.
  Credo che l'ambizione legata a una nuova cittadinanza europea e consapevole, per una migliore integrazione dei cittadini europei stessi, debba passare dai territori. I territori e i cittadini devono essere necessariamente il comune denominatore per guardare al futuro della nostra nuova Europa. Grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole Billi, Le cedo la parola per l'ultimo intervento e poi daremo la parola all'onorevole Verhofstadt.

  SIMONE BILLI. Grazie, onorevoli presidenti Fassino, Batelli e Verhofstadt. Questa Conferenza sul futuro dell'Europa è una buona iniziativa, è una piattaforma, una sorta di agorà di discussione suddivisa per temi. Per la prima volta l'Unione europea vuole creare un ambito di dibattito condiviso. È vero, ci sono stati vari tentativi in passato, ma sono stati molto deboli e non hanno mai portato a risultati concreti.
  Serve dibattere per rendere l'Europa veramente democratica, rappresentativa e federale.
  Bisogna lavorare per colmare il gap di democrazia, utilizzando anche le nuove tecnologie.
  Presidenti, permettetemi di concludere facendo un auspicio: auspico che questo sia un inizio di una piena e matura democrazia nel continente europeo, in grado di ascoltare le voci di tutti i popoli europei bottom-up – come ha detto bene Lei, presidente Verhofstadt – per risolvere i problemi e affrontare insieme le sfide globali economiche, finanziarie, sociali, politiche e tecnologiche e che si possa aprire un vero dibattito, concreto e fattivo, in seno all'Unione europea affinché ogni popolo europeo possa partecipare allo sviluppo della vision sul futuro dell'Europa. Grazie ancora.

  PRESIDENTE. Grazie. Non vedo altre richieste di intervento né in presenza né da remoto, quindi do la parola all'onorevole Verhofstadt.

  GUY VERHOFSTADT, co-presidente del Comitato esecutivo per il Parlamento europeo presso la Conferenza sul futuro dell'Europa. Ringrazio tutti i colleghi per i loro interventi. Proverò a rispondere forse non punto per punto, ma raggruppando le osservazioni.
  Parto dal modo in cui la Conferenza, e per l'esattezza la plenaria della Conferenza, deciderà. È una domanda importante, perché i Parlamenti nazionali saranno Pag. 12 rappresentati appieno nella plenaria. Come ha detto il presidente Fassino, ci saranno quattro rappresentanti delle due Camere del Parlamento italiano nella plenaria.
  Il modo in cui funzionerà non sarà con l'unanimità, bensì sarà su base consensuale tra i quattro pilastri costitutivi della Conferenza, come da Regolamento. Ciò significa che quando la maggioranza del Parlamento europeo, della Commissione europea, del Consiglio europeo e dei Parlamenti nazionali – che funzioneranno probabilmente secondo le regole della COSAC – sarà d'accordo, ci sarà una decisione della Conferenza e non ci sarà bisogno di 433 sì.
  La Conferenza non sarà un Parlamento polacco: la Polonia nel Settecento sparì, perché ci voleva l'unanimità nella plenaria del Parlamento polacco dell'epoca.
  Ciò che vogliamo fare è descritto nel regolamento: ci dovrà essere un consenso tra i quattro pilastri della Conferenza: Parlamento europeo, Commissione, Consiglio e Parlamenti nazionali. Questo vuol dire che all'interno di ciascuno dei pilastri ci dovrà essere una maggioranza per prendere una direzione a sostegno di una proposta. Penso che la procedura non sia facile, ma è necessaria. Infatti, se vogliamo andare avanti con le riforme che servono all'Unione, sarà necessario che i Parlamenti nazionali, il Parlamento europeo, il Consiglio che rappresenta gli Stati membri e la Commissione siano d'accordo. Non si tratta di unanimità entro ciascun pilastro, ma di consenso.
  Lavoreremo così, un po' come avvenne nella Convenzione. Anche la Convenzione, infatti, durante il suo iter decideva così e il sistema sarà abbastanza simile a quello delle regole di allora.
  Questo mi porta alla seconda questione: sarà possibile o no cambiare i trattati? Chi ha letto tutti i documenti, avrà capito che noi non ne parliamo per un buon motivo: c'era chi fin dall'inizio voleva dire nel regolamento che non erano possibili i cambiamenti dei trattati. Invece, noi abbiamo detto: «No, non cominciamo così».
  Questa Conferenza deve discutere e proporre delle riforme. Una volta proposte quelle riforme, dovremo anche chiederci se è possibile farle senza cambiare i trattati. Il cambiamento dei trattati è una questione che viene dopo e non prima. Se cominciamo a discutere se cambiamo i trattati oppure no, perdiamo un anno solo su questa questione senza risolvere niente.
  Io voglio fare l'esercizio opposto ed è questo che abbiamo concordato. Non diciamo se i trattati si cambiano o non si cambiano, non se ne parla, partiamo con la Conferenza, formuliamo le proposte e poi ci chiediamo se sia possibile realizzare le proposte entro il quadro dei trattati attuale. Lavoreremo in questo modo, e io sono abbastanza sicuro che, se le riforme saranno basate sulle proposte e sulle opinioni dei cittadini, i quattro pilastri costitutivi della Conferenza saranno a favore e servirà un cambiamento dei trattati, sarà ben difficile evitarlo, dal momento che queste proposte avranno ricevuto il sostegno delle tre istituzioni e anche dei rappresentanti dei Parlamenti nazionali.
  È a ragion veduta che non abbiamo citato il cambiamento dei trattati nel testo, ma non lo abbiamo neanche reso impossibile, perché non abbiamo detto che è impossibile. Non diciamo niente al riguardo proprio per aprire la possibilità per il futuro, quando arriveremo alla conclusione che senza cambiare i trattati non si può.
  Sul piano istituzionale – è il mio terzo punto – la Conferenza parlerà di tutto, di politiche e di questioni istituzionali. Quello che non abbiamo fatto è stato dire: «No, la Conferenza parlerà solo delle politiche, oppure solo delle questioni istituzionali». Ebbene, parleremo di una cosa e dall'altra.
  Le modalità organizzative dei lavori saranno proposte alla prima Plenaria che si terrà a Strasburgo il 19 giugno, mentre il 18 giugno si riuniranno le delegazioni. Quello che è importante è che proporremo alla Plenaria di dividersi in gruppi di lavoro in funzione delle nove «scatole» che sono state create sulla piattaforma digitale. Queste «scatole» contengono delle politiche come quella sanitaria, il cambiamento climatico, la migrazione, ma anche le questioni istituzionali, lo stato di diritto, i valori dell'Unione europea, la democrazia europea e tutta la questione se la democrazia Pag. 13 europea abbia bisogno di queste riforme oppure no. Personalmente ritengo di sì.
  Se non sbaglio, l'onorevole Bianchi ha detto che dobbiamo eleggere direttamente il Presidente della Commissione europea. È una proposta, ne parleremo. Il «Sofagate» non deve più ripetersi. Forse dovremo rivedere quella famosa domanda di Kissinger: «A chi telefono, se voglio telefonare agli Europei?». Il problema è tuttora irrisolto, è una questione istituzionale. Io sono d'accordo con la proposta di dare un diritto di iniziativa al Parlamento europeo. Il Parlamento europeo non è l'unico, ma uno dei pochi Parlamenti al mondo a non avere diritto di iniziativa e a non avere voce in capitolo sulle entrate, quando i Parlamenti nacquero rivendicando il diritto di decidere sulle tasse, strappandolo al re; invece, a quanto pare, il Parlamento europeo non ha nulla da dire sulle entrate, ma solo sulle spese dell'Unione.
  Tutte queste questioni saranno sul tappeto e non ci limiteremo alle sole politiche, ma faremo il legame tra politiche e temi istituzionali, perché vanno di pari passo. È folle continuare a dire che nell'Unione bisogna parlare solo delle politiche, perché alla gente le questioni istituzionali non interessano, o viceversa. Alcune politiche non sono possibili perché ci sono ostacoli istituzionali e viceversa. Nella Conferenza dovremo parlare di entrambe. Non diremo che si tratta solo delle intenzioni, delle politiche e non, invece, del modo in cui si finanziano e si approvano.
  Quindi anche l'unanimità sarà sul tappeto. Si può andare avanti con l'unanimità negli affari esteri, in cui siamo incapaci di reagire subito alle crisi nel nostro vicinato proprio a causa dell'unanimità?
  Per l'Unione è una vergogna non essere in grado di dire qualcosa sul conflitto israelo-palestinese e sulla fine della democrazia di Hong Kong, dunque dobbiamo affrontare e discutere questi temi.
  Se la Conferenza conclude che il modo di procedere è quello, voglio vedere quale leadership nell'Unione dirà che sì, i cittadini hanno chiesto una data cosa, i Parlamenti europeo e nazionali anche, il Consiglio e la Commissione sono d'accordo, ma a noi non ci sta bene.
  Lo scopo di questa Conferenza è quello di creare attraverso il coinvolgimento dei cittadini e la partecipazione dei Parlamenti nazionali una sorta di volano per la riforma. Non so quanti esperti di motori ci siano in questa Commissione, ma il volano è la ruota che girando rende possibile il progresso, sbloccando lo status quo.
  Sono d'accordo con coloro che hanno detto che abbiamo già fatto un grosso passo avanti con il Recovery Plan. È la prima volta che in una crisi l'Unione europea è stata capace di lanciare un Piano da 750 miliardi di euro fondato sulle risorse proprie e su titoli che saranno immessi sul mercato, per inciso con molto successo. Questo è cruciale per il futuro.
  La questione non sarà se il Recovery Fund va bene o non va bene. La domanda è: andiamo avanti così in futuro, creando una capacità per l'Unione di fare la stessa cosa ogni cinque anni oppure è una tantum perché c'era la pandemia?
  Vogliamo creare una capacità di investimento a livello europeo al di là di questi 750 miliardi? Non è certo quello che hanno investito gli americani, che hanno fatto ben di più. Tuttavia, non bisogna essere troppo critici, perché è la prima volta che in materia di titoli fondati sulle risorse proprie abbiamo creato una capacità europea, cosa che non era stata fatta dopo la crisi finanziaria. Diventerà un sistema permanente? Questo sarà discusso nella Conferenza e dovremo dare una risposta.
  Inoltre, tutto questo si lega all'unione di bilancio, perché se si crea un sistema permanente, automaticamente si arriva all'unione di bilancio.
  Infine, visto che siamo qui riuniti come parlamentari e come colleghi, l'intera struttura della Conferenza servirà ad avere un grande apporto in termini di democrazia partecipativa, democrazia diretta, e una responsabilità finale della democrazia rappresentativa. Quello che cerchiamo di fare è – se mi si passa l'espressione – un matrimonio ideale tra l'apporto diretto dei cittadini da una parte e la responsabilità di Pag. 14chi dai cittadini è stato eletto dall'altra, e qui mi riferisco ai Parlamenti.
  Forse non ho risposto a ogni spunto che mi è stato presentato. Tuttavia, ho cercato di fornire un certo numero di indicazioni e ho espresso molte delle mie opinioni personali, ma sono qui come co-presidente per il Parlamento europeo e, andando a presiedere in tale veste il Comitato esecutivo della Conferenza, non ho certo perso la mia propria voce.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Verhofstadt. Terremo conto delle considerazioni che Lei ha fatto. Ad esempio, è certamente vero che non si può separare la materia istituzionale dalle policies, dalle politiche rispetto ai problemi, perché l'una cosa richiede l'altra. Lo vediamo bene nella politica estera e di sicurezza comune. Infatti, non si riesce ad avere una politica estera e di sicurezza comune perché, come Lei ha ricordato, il meccanismo dell'unanimità blocca questa possibilità.
  Credo che sia anche ragionevole non mettersi a discutere a priori se si cambiano o non si cambiano i trattati, perché rischiamo che la discussione diventi solo su questo. Penso anche che se si imposta così la discussione, è più facile che alla fine si concluda che i trattati non si modificano, piuttosto che modificarli.
  Se, invece, vengono individuati una serie di temi e di soluzioni che richiedono la modifica dei trattati, questo successivamente è più facile da conseguire.
  Non voglio prendere tempo, ma questo vale anche per altre considerazioni che Lei ha fatto. Come vede, stiamo lavorando come Parlamento sulla Conferenza e abbiamo avviato questa indagine conoscitiva con una serie di audizioni. Audiremo anche il Presidente Sassoli, altri esponenti del board, i rappresentanti sia delle forze politiche che siedono in Parlamento sia delle forze sociali, perché vogliamo contribuire e concorrere, insieme alle iniziative che abbiamo convenuto con il Ministro Amendola e con il Governo, a far sì che la Conferenza in Italia sia un fatto vivo, soprattutto perché – come Lei ha ricordato – non è soltanto una Conferenza inter-istituzionale, bensì le istituzioni promuovono una Conferenza bottom-up che ha come obiettivo quello di coinvolgere i cittadini e l'opinione pubblica.
  È molto importante che in ogni Paese – per quello che ci riguarda lavoriamo con questo spirito in Italia – ci sia un coinvolgimento dei cittadini, in modo tale che dai cittadini italiani possano venire delle indicazioni utili che poi spetterà raccogliere all'Assemblea.
  Grazie davvero per questa opportunità. La ringrazio ancora per la disponibilità e speriamo di vederci presto in presenza.

  GUY VERHOFSTADT, co-presidente del Comitato esecutivo per il Parlamento europeo presso la Conferenza sul futuro dell'Europa. Spero di poter venire direttamente nel Parlamento italiano.

  PRESIDENTE. Appena COVID lo consente, siamo pronti ad ospitarla.
  Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10.

Gli interventi in lingua straniera sono tradotti a cura degli interpreti della Camera dei deputati.