XVIII Legislatura

Commissione parlamentare per le questioni regionali

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Mercoledì 3 marzo 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Corda Emanuela , Presidente ... 2 

Audizione della Ministra per gli affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, sulle linee programmatiche nelle materie di sua competenza (ai sensi dell'articolo 143, comma 2 del Regolamento) :
Corda Emanuela , Presidente ... 2 
Gelmini Mariastella (FI) , Ministra per gli affari regionali e le autonomie ... 2 
Corda Emanuela , Presidente ... 8 
Pettarin Guido Germano (FI)  ... 8 
Manca Daniele  ... 9 
Mollame Francesco  ... 10 
Rossini Emanuela (Misto-Min.Ling.)  ... 10 
Sbrollini Daniela  ... 11 
Pella Roberto (FI)  ... 11 
Dal Mas Franco  ... 13 
Drago Tiziana Carmela Rosaria  ... 14 
Abate Rosa Silvana  ... 15 
Corda Emanuela , Presidente ... 15 
Gelmini Mariastella (FI) , Ministra per gli affari regionali e le autonomie ... 16 
Drago Tiziana Carmela Rosaria  ... 20 
Corda Emanuela , Presidente ... 20 
Gelmini Mariastella (FI) , Ministra per gli affari regionali e le autonomie ... 20 
Corda Emanuela , Presidente ... 20

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
EMANUELA CORDA

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva in differita sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra per gli affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, sulle linee programmatiche nelle materie di sua competenza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera, della Ministra per gli affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, in ordine alle materie di competenza della Commissione.
  Al termine dell'intervento della Ministra, darò la parola per un primo giro di domande ai commissari che intendano svolgere considerazioni e porre domande. Unitamente a tutti i colleghi presenti, ringrazio sentitamente la Ministra per la sua presenza e le do la parola per lo svolgimento della relazione. Prego, Ministra.

  MARIASTELLA GELMINI, Ministra per gli affari regionali e le autonomie. Grazie, presidente. Un saluto cordiale a tutti voi e un ringraziamento per questa opportunità, che non risponde soltanto a un dovere di confronto previsto quando si insedia un nuovo Governo, ma è anche un'occasione molto importante per me, per acquisire da voi proposte e suggerimenti su tematiche che affrontate da più tempo della sottoscritta e che ben conoscete. Peraltro, credo che sia anche l'occasione per rafforzare il rapporto tra Governo e Parlamento, perché sicuramente la pandemia ha stravolto la vita di tutti noi, ma ha reso anche più complesso e più frenetico il rapporto tra Governo e Parlamento. Credo, invece, che tra gli obiettivi del Governo di unità nazionale debba esservi ristabilire un corretto e proficuo dialogo tra l'Esecutivo e le Assemblee di Camera e Senato.
  Già dai primi giorni del mio insediamento sono stata completamente immersa nella tematica dell'emergenza. Credo che, prima di me, sia toccato sicuramente al Ministro Boccia, che ringrazio, perché in occasione del passaggio di consegne, mi ha illustrato molti elementi utili e molti spunti per il lavoro che dovrò svolgere con voi. Se già con il Ministro Boccia il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie si è trasformato in un Dipartimento sull'emergenza, purtroppo questo stato di cose permane. Infatti, il primo provvedimento di cui mi sono dovuta occupare è stato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che ieri abbiamo presentato con il Ministro Speranza e che mi ha consentito di affrontare da subito un dialogo molto intenso con la Conferenza Stato-Regioni. Devo ringraziare il presidente della Conferenza, Stefano Bonaccini, ma anche il presidente dell'ANCI, Antonio Decaro, e il Presidente dell'UPI, de Pascale, perché insieme abbiamo potuto favorire un confronto molto importante per noi non solo in Parlamento – perché evidentemente il primo passaggio è stato nelle aule parlamentari, e la risoluzione che è stata votata ha rappresentato per noi la ratio attorno alla quale abbiamo Pag. 3costruito il provvedimento – ma anche nell'incontro con le regioni, con i Governatori, con i rappresentanti dei sindaci e delle province, che mi ha consentito di toccare con mano cosa è stato questo anno, questi tredici mesi che purtroppo ci hanno consegnato quasi 100.000 vittime e 3 milioni di connazionali contagiati dal virus.
  Tale stato di cose ha determinato un cambiamento totale, una grande frenesia e anche una grande tensione perché certamente la pandemia ha stravolto le nostre vite, ma ha stravolto anche le modalità con cui si è dovuta affrontare la situazione a tutti i livelli di governo: comunale, provinciale, regionale e nazionale. Credo, quindi, che sia davvero molto importante, nella distinzione di ruoli, di responsabilità, di competenze e anche di colori politici, provare ad affrontare questo banco di prova nella logica della leale collaborazione, del rispetto dei ruoli, del coinvolgimento e dell'inclusione con coloro che sono in prima linea nell'affrontare spesso il dolore dei cittadini, la rabbia, la preoccupazione per la perdita dei propri cari e per la perdita del lavoro. Il punto di vista degli amministratori ha plasmato il decreto, nel quale è rimasto il criterio della separazione per fasce: si è discusso molto di questo all'interno della Conferenza Stato-regioni ma senza riuscire ad individuare una modalità alternativa. Ad oggi, rispetto alla divisione dell'Italia per fasce, l'unica alternativa rimarrebbe il lockdown totale, che non ricordiamo con grande piacere. Abbiamo provato a mantenere la separazione per fasce, cercando tuttavia di introdurre un cambiamento nel metodo e nei tempi.
  Qualcuno ci ha chiesto: «Perché non avete utilizzato il decreto-legge e ancora una volta ci troviamo con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri?». Purtroppo ci siamo insediati nell'imminenza della scadenza del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e il tempo per un decreto non c'era, ma abbiamo lavorato con grande alacrità. La cabina di regia si è riunita per sei volte e per tre volte abbiamo riunito la Conferenza Stato-regioni, cercando di accogliere gli elementi e gli spunti unitari che sono pervenuti da quel tavolo di confronto.
  Anzitutto è stato richiesto di fare in modo che lo scatto della fascia e le eventuali restrizioni non travolgessero le attività economiche nel fine settimana, ma fossero posticipate al lunedì. È un piccolo cambiamento, ma importante perché consente di tutelare il principio di affidamento da parte degli operatori economici che troppe volte si sono trovati a subire un danno che si aggiungeva al danno delle chiusure. Abbiamo, inoltre, fatto in modo che vi fosse davvero un confronto anticipato e infatti abbiamo definito il testo del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri venerdì scorso.
  Ieri c'è stata la definizione del tema della scuola, tema che è stato necessario affrontare proprio su indicazione dei Governatori. Lo abbiamo fatto con il Ministro Bianchi, che è stato protagonista di questo dossier, accogliendo la richiesta dei Governatori di un parere da parte del Comitato tecnico-scientifico (CTS). Il parere del CTS è stato inequivocabile: ha messo, infatti, in evidenza che le varianti, in particolare la variante inglese – predominante nel nostro Paese –, portano a una proliferazione dei contagi all'interno di alcune zone, di alcune realtà che, pur rimanendo circoscritte, preoccupano molto, e ha suggerito la necessità di chiudere le scuole nelle zone rosse. Abbiamo provato, invece, a tenere aperte le scuole ovunque fosse possibile perché non esiste una divisione tra coloro che vorrebbero le scuole aperte e chi le vorrebbe chiuse: tutti sappiamo che la scuola è un servizio essenziale, che, se viene tolto, crea un problema non solo per i ragazzi, con una perdita educativa che già c'è stata, ma anche per le famiglie. Devo dire che non ho condiviso tante scelte del Ministro Azzolina, ma ho sicuramente apprezzato lo sforzo che ha fatto per tenere aperte le scuole il più possibile.
  Oggi ci troviamo in una situazione nuova, con le varianti che colpiscono in maniera molto pesante. Non c'è un aumento della virulenza della variante, ma c'è un aumento del contagio. In alcune situazioni, dunque, risulta necessaria la sospensione Pag. 4della scuola e delle lezioni in presenza. Lo abbiamo deciso accogliendo ancora una volta la richiesta dei Governatori di avere un criterio al quale uniformare i loro comportamenti e le loro decisioni. Il criterio che è stato proposto dal CTS è la soglia di 250 contagi ogni 100.000 abitanti per sette giorni: laddove si verificano tali condizioni risulta indispensabile la sospensione delle lezioni in presenza.
  È evidente che il Governo dovrà agire su due fronti e lo sta già facendo. Il primo fronte è rappresentato dai congedi parentali, anche retroattivi, perché evidentemente c'è una necessità da parte delle famiglie di avere un supporto. È una battaglia del Ministro Bonetti, che, trovando ampio consenso, ha più volte raccomandato che ci sia, da parte del Governo, attenzione sul tema. Già nel decreto cosiddetto Sostegno, che credo verrà varato nell'arco di una settimana o dieci giorni, ci saranno almeno 200 milioni per i congedi, da erogare anche in maniera retroattiva consentendo alle famiglie di avere questo supporto.
  L'altra sfida che il Ministro Bianchi sta portando avanti è la didattica a distanza. È un vecchio tema che abbiamo affrontato anche con i Governi precedenti. Abbiamo bisogno, soprattutto nel Mezzogiorno ma non solo, di rafforzare la didattica a distanza, di potenziare la connessione, di dare supporti informatici alle famiglie e anche di aiutare gli insegnanti, perché è evidente che la scuola in presenza ha un'implicazione completamente diversa. La capacità dei ragazzi di stare attenti utilizzando questi strumenti è molto inferiore, e quindi occorre preparare gli insegnanti e dare loro i supporti tecnici. Su questo c'è un progetto con l'agenzia INDIRE (Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa) che il Ministro Bianchi sta già portando avanti.
  Al di là del tema scuola, abbiamo comunque affrontato la necessità di un'intesa tra le regioni e lo Stato non solo nella definizione delle ordinanze, ma anche nel fare in modo che le restrizioni, laddove siano comunali, provinciali o regionali, prevedano comunque l'accesso a ristori, a risarcimenti, a indennizzi da parte dello Stato. Oggi c'è una disparità di trattamento, perché laddove la restrizione è nazionale, scattano i risarcimenti, mentre, laddove ad agire sia il governatore, in molti casi non vale questo automatismo. Stiamo studiando con il Ministero dell'economia e delle finanze un modo per far sì che anche nei casi di restrizioni comunali, provinciali o regionali si possa avere accesso a delle risorse e ci sia un adeguato ristoro.
  Affronterò in seguito il tema dell'autonomia. Mi concentro per un momento, invece, sulla questione del rapporto tra lo Stato e le regioni rispetto alle impugnative: è una competenza storica del Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Credo che ci sia molto da fare, nel senso che la propensione all'impugnativa è molto estesa anzi, a mio avviso, troppo estesa. Con il dottor Vincenzo Nunziata, Capo di Gabinetto, e con la dottoressa Siniscalchi stiamo provando a riorganizzare gli uffici, perché, qualora ci sia davvero la violazione di un principio costituzionale, è giusto procedere all'impugnativa; tuttavia ritengo che si possa utilizzare maggiormente, anche se viene già impiegato, un sistema di risoluzione del conflitto che possa prevenire l'impugnativa. È uno strumento che è già stato utilizzato, ma credo si possa applicare in maniera più estesa. Ci consentirebbe, insieme con gli amministratori, di trovare soluzioni, correttivi, modifiche alle leggi approvate dalle regioni senza tuttavia aumentare il conflitto istituzionale e, nello stesso tempo, sarebbe un modo per creare, nei fatti, un orizzonte da Stato di diritto, garantendo maggiore chiarezza nelle norme e minore conflittualità. Ciò andrebbe a vantaggio dei cittadini e delle persone che accedono agli strumenti normativi e devono avere un minimo di certezza rispetto alla tenuta delle leggi e di ciò che contengono, evitando le impugnazioni e le conflittualità che oggi, invece, sono molto diffuse.
  Sul funzionamento della Conferenza ho già avuto modo di dire. Sicuramente venerdì prossimo avremo un altro momento di incontro, perché, come sapete, è stato nominato il nuovo Capo della Protezione civile, Curcio, ed è stato nominato anche il Pag. 5nuovo Commissario straordinario per l'emergenza COVID-19, il Generale Figliuolo. Venerdì scorso abbiamo già fissato un incontro, molto richiesto dalle regioni in sede di Conferenza Stato-regioni, per affrontare il grande tema dei vaccini e dell'emergenza. Penso che oggi la questione più delicata sia questa. È chiaro che non riguarda direttamente la competenza del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, ma siamo in qualche modo un veicolo delle proposte del Governo nel confronto con il livello regionale, provinciale e comunale. Comprendo che a questo confronto sono connesse molte tematiche. La prima è la collaborazione tra la Protezione civile, la struttura commissariale e l'ambito sanitario, che è tipicamente una competenza regionale. Come mettere insieme questi tre momenti, che devono affrontare l'emergenza, ridurre i tempi, aumentare l'efficienza a fronte dell'esistenza dei vaccini? Oggi ci scontriamo con la difficoltà nel reperimento e approvvigionamento dei vaccini, che è un problema che sta a monte. Però, superato il problema, grazie all'intervento del Presidente Draghi e dell'Unione europea che sta cercando di risolvere le difficoltà e le lentezze nell'approvvigionamento, rimane il tema della logistica, della necessità di aumentare i punti di erogazione, di un confronto con i sistemi sanitari che sono differenti perché di competenza delle singole regioni. Quest'ultimo sarà il tema che cominceremo ad affrontare proprio venerdì.
  C'è una pronuncia della Corte costituzionale, relativa alla Valle d'Aosta, che ha fatto e fa molto discutere, perché, in base ad essa, la competenza sanitaria rimane delle regioni ma si aggiunge un punto, cioè si afferma che la lotta alla pandemia è di competenza dello Stato. È evidentemente una dichiarazione forte che determina una serie di reazioni. Non credo che tale pronuncia, che sicuramente responsabilizza lo Stato nel sostenere gli enti locali ma che fa salve le competenze delle regioni, debba instaurare o debba essere il prodromo di una nuova stagione di conflitti tra il livello centrale e il livello regionale. Ritengo che dobbiamo fare tutti un passo in avanti. Sicuramente lo Stato deve accogliere l'istanza delle regioni di avere linee di indirizzo comuni e una cornice attorno alla quale affrontare il tema dell'emergenza. Al tempo stesso è chiaro che la materia sanitaria rimane una materia di competenza delle regioni, e quindi è necessario, anche dal punto di vista della logistica, far sì che ci sia una sinergia forte tra il livello nazionale, la Protezione civile, la struttura commissariale e i punti di somministrazione del vaccino, che ovviamente avviene attraverso le strutture sanitarie.
  Su questo argomento ci sarà un confronto venerdì, ma dovremo trovare un metodo. Io non mi appassiono ai modelli. Si parla molto del modello israeliano. Vedremo quale sarà il modello italiano. Vedo il grande lavoro che Guido Bertolaso sta facendo in Lombardia, con tantissime difficoltà. Vedo la preoccupazione degli amministratori, ad esempio, con riferimento alle scuole. È chiaro che, per tenere le scuole aperte, è una priorità somministrare il vaccino agli operatori scolastici. Sarà la grande sfida che il Governo ha davanti e la grande sfida di un nuovo approccio responsabile, sussidiario, competitivo, ma al tempo stesso inclusivo, nella relazione tra lo Stato, il Governo nazionale e tutti gli enti locali.
  Ritengo che i cittadini ci misureranno su questo, indipendentemente dal colore politico e dal ruolo che ciascuno ricopre. Dovremo trovare la via italiana per accelerare la stagione dei vaccini e fare in modo che si possa uscire da questi tredici mesi, che sono stati particolarmente pesanti e che recano anche una seconda criticità molto forte: la crisi economica. Noi oggi abbiamo un duplice problema: da un lato, il numero dei morti, il problema dei contagi che aumentano, il monitoraggio delle varianti che cambiano l'approccio al virus per un verso e, dall'altro lato, una crisi economica particolarmente profonda.
  Dobbiamo affrontare la crisi economica anche attraverso una forte collaborazione con il Ministero dell'economia e delle finanze. Sono tanti i Governatori che chiedono attenzione da parte del MEF alle loro esigenze, a leggi di bilancio che risentono della pandemia, che risentono di questa situazione emergenziale nella quale le risorse Pag. 6 sono servite per tamponare tutti i problemi seguiti al Covid-19 e alla lotta al Covid-19. Mi auguro di riuscire ad instaurare un tavolo di confronto permanente con il MEF e stiamo già lavorando con il Ministro Franco in questa direzione, perché alla fine lì sono le risorse e lì sono i problemi di tante impugnative che transitano dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie ma che sono legate a problemi di bilancio e a riequilibri di bilancio che si fatica a realizzare.
  Un altro punto che vorrei valorizzare e che rappresenta una competenza storica del Ministro per gli affari regionali e le autonomie, è il tema della montagna. Vedo presenti anche rappresentanti della montagna e mi fa molto piacere. In base alla delega sulle aree montane, infatti, al Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie è attribuita una competenza su una materia che, secondo me, può essere valorizzata. Devo dire che anche il Ministro Stefani e il Ministro Boccia hanno molto lavorato attorno agli Stati Generali della Montagna, e credo che con l'ANCI e con tutte le realtà competenti, si possa fare un grande lavoro. Esiste il Fondo nazionale integrativo per i comuni montani, la cui distribuzione è già stato oggetto di un'intesa nella Conferenza Stato-regioni. A mio avviso non è solo un argomento collegato all'erogazione di fondi ma serve una nuova progettualità, una nuova governance della montagna. Allora penso anche all'esigenza di una nuova fiscalità per le aree montane, alle politiche comunitarie per queste zone e anche al tema dei ristori o al decreto cosiddetto Sostegni, perché è palese che in queste aree la stagione si è conclusa in un nulla di fatto. Il primo punto che abbiamo evidenziato, anche nel rapporto con gli altri Ministeri e il Governo in generale, è la necessità che il decreto «Sostegni» stanzi risorse per ristorare e risarcire tutto il comparto della montagna. Molti sindaci hanno richiamato la mia attenzione su questo punto. Occorre sostenere comparti che altrimenti rischiano davvero un danno insostenibile, con la compromissione di attività che rischiano di chiudere definitivamente.
  Purtroppo nel decreto soltanto il tema della montagna: avremo anche il tema della scuola, dei congedi parentali, come ho detto, e di tante altre attività, ma ritengo che il Ministro per gli affari regionali e le autonomie possa fare molto attorno alle politiche della montagna. Ciò anche in collegamento al tema del Recovery Plan, perché il Governo ha anche un'altra mission importante: accelerare la progettualità attorno al Recovery Plan coinvolgendo le regioni. È previsto anche un procedimento formale, nel senso che la Conferenza Stato-regioni lamenta di non essere mai stata coinvolta nella stesura del Recovery Plan. Il Presidente Draghi si sta occupando del tema personalmente e direttamente, ma ogni Ministero evidentemente svolge le proprie competenze.
  Credo che sia importante e urgente un confronto con la Conferenza quanto prima, per fare in modo che la progettualità, già in capo alle regioni, possa trovare un'ottimizzazione, una sinergia, grazie anche alle risorse del Recovery Plan. Su questo dovremmo sforzarci di avere una logica sicuramente unitaria, anche andando incontro alle sensibilità dei singoli territori, senza disperdere risorse in mille rivoli. È una grande opportunità, ma è anche una sfida di maturità, perché il Recovery Plan non deve essere il luogo o l'occasione per dare risorse a pioggia, anche perché, in tal modo, rischieremmo di non ottenere le risorse dall'Europa, senza una logica progettuale molto forte. Nell'ottica di tale progettualità e strategia, è indispensabile che le regioni, i comuni e le province siano protagonisti e trovino il modo per non parcellizzare le risorse, ma per ottimizzare la strategia, la ratio. Sarà un tema molto urgente, perché, come sapete, i tempi sono strettissimi. È necessaria la presenza di tutti i Ministri, anche dei Ministri economici, nella Conferenza Stato-regioni per consentire a tutte le nostre realtà territoriali di esprimere il loro punto di vista, le loro esigenze e trovare poi una sintesi, perché è chiaro che dobbiamo stare all'interno degli indirizzi e delle strategie previsti dal Recovery Plan.
  Su questo ci sarà un grande lavoro e devo dire che, non solo il presidente Bonaccini, Pag. 7 ma anche la dottoressa Grillo, stanno fornendo materiali molto importanti e ho chiesto di fare lo stesso all'ANCI e all'UPI.
  È prevista anche la competenza sulle isole minori e le aree interne, oltre che sulla montagna. Anche riguardo a questo sono dell'idea che non si debba buttare il lavoro fatto dai miei predecessori. Credo che sia giusto che tutto ciò che di buono è stato fatto venga valorizzato e migliorato. Credo che ciò che il Ministro Stefani ha realizzato sulla montagna o il Ministro Boccia sulle isole minori debba essere potenziato.
  Vi è poi un grande tema che, se non fossimo in emergenza, se l'impostazione del Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie non fosse stata completamente stravolta, sarebbe il tema principale: l'autonomia differenziata. Su questo sono qui anche per ascoltare anzitutto il vostro punto di vista e capire come la pensate. Ci sono state due differenti impostazioni: il Ministro Boccia ha provato ad agire con una legge quadro nazionale attorno alla quale inserire poi le proposte di autonomia differenziata delle regioni che l'avevano richiesta – la Lombardia e il Veneto attraverso un referendum, l'Emilia Romagna usando un metodo diverso ma si è trattato sempre di una richiesta di autonomia differenziata – mentre il Ministro Stefani aveva provato a fare accordi diretti con le singole regioni.
  Dai documenti che ho letto sembra evidente che la legge quadro nazionale raccoglie una forte condivisione e ritengo che sia un punto di partenza importante, perché dobbiamo provare ad evitare i conflitti tra lo Stato centrale e le regioni; tuttavia dobbiamo anche andare incontro alle esigenze dei singoli territori e alle istanze che ci vengono da realtà che – ripeto – hanno anche colori politici molto differenti, per poter offrire migliori servizi ai cittadini. È chiaro che serve una cornice unitaria, serve un inquadramento nazionale sul costo standard e sui livelli essenziali delle prestazioni. Credo – poi ascolterò anche voi e mi direte se questa strada vi sembra quella giusta – che la fatica fatta in passato per trovare una condivisione attorno a questa legge nazionale, alla legge quadro, non sia un lavoro da buttar via, ma anzi un lavoro dal quale ripartire per attuare l'autonomia differenziata.
  Queste sono un po' le tematiche che dovrò e dovremo affrontare insieme, a partire dalla necessità di utilizzare la situazione di contesto positiva di un Governo di unità nazionale con una maggioranza molto ampia, per cercare di dare velocità alle tematiche condivise che, quindi, possono avere garantito da questa ampia maggioranza un iter parlamentare più rapido. Al tempo stesso abbiamo il dovere di affrontare quei nodi – sicuramente l'autonomia differenziata è uno di essi, come anche il lavoro all'interno delle Commissioni paritetiche per quanto riguarda le regioni a statuto speciale – sui quali è necessario cercare un punto di condivisione, perché di questi temi parliamo da tantissimo tempo e il rischio è che, a un certo punto, rimangano sullo sfondo senza poter mai avere attuazione e concretizzazione.
  Ritengo che questo tempo molto breve perché non siamo all'inizio della Legislatura – mancano due anni alla conclusione –, debba essere utilizzato per trovare un migliore e più efficace raccordo con il Parlamento e con le Commissioni allo scopo di velocizzare l'iter di alcune proposte, a partire dal Recovery Plan sul quale ad oggi è stata svolta soltanto un'audizione in Commissione bilancio; unico momento di confronto finora.
  Se la Presidente condivide, dovremmo anche ritrovarci all'interno di questa Commissione per discutere di Recovery Plan e per fare in modo che, nell'ambito di quella progettualità, rientrino i comuni. È chiaro che l'emergenza rimane un capitolo aperto, ma proviamo anche a trasferirci e ad avere il punto di vista dei territori. Per il momento abbiamo riunito le Conferenze in via telematica, perché non c'era la possibilità e neanche il tempo di fare diversamente; però appena è possibile vorrei fare un viaggio nelle regioni. Credo che dobbiamo essere noi a spostarci nei territori, perché le tematiche, se viste sul posto, assumono una valenza diversa e anche un grado di Pag. 8comprensione differente. Ci aspetta sicuramente un grande lavoro e mi fa piacere essere qui con voi soprattutto ad ascoltare le vostre domande e i vostri suggerimenti.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro e concordo con l'invito a coinvolgere i comuni e tutti gli enti locali nella progettualità del Recovery Plan. Ovviamente c'è tutta la disponibilità della Commissione affinché ciò avvenga, anche per quanto riguarda le visite nei territori, che avevamo già previsto ma alcune di esse purtroppo sono saltate a causa della pandemia ma ovviamente il nostro obiettivo è riprenderle. Do quindi ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GUIDO GERMANO PETTARIN. Ringrazio anzitutto la presidente per questa occasione, ma ringrazio soprattutto il Ministro che sono molto lieto di vedere qui in questa veste che confido sarà in grado di svolgere al meglio. È chiarissimo che l'emergenza assorbe la gran parte delle energie disponibili: di fronte a 100.000 morti non c'è evidentemente nulla che tenga. Quella è la precedenza assoluta, quello è lo sforzo, quella è la finalità. In questo contesto però è assolutamente evidente – lei lo ha sottolineato – che abbiamo bisogno sinteticamente di un raccordo migliore. Dobbiamo riuscire a raccordare meglio tutti i diversi centri decisionali e centri di spesa che caratterizzano il nostro sistema. Il nostro sistema non è semplicemente il raccordo tra comuni, province (laddove esistono), regioni e Stato; ma è anche Unione europea e, quindi, un contesto, chiamiamolo, «unitario» per quanto possibile, che ci possa permettere di raggiungere il massimo dell'efficienza.
  In questa ottica è necessaria una sinergia fortissima che permetta di trasformare le differenze in punti di forza e non di debolezza, come, in qualche occasione, a livello europeo, stanno invece diventando. A tale proposito desidero aprire una breve parentesi: la decisione dell'Austria di accennare all'abbandono della via comunitaria per potersi raccordare direttamente con Israele per la strada dei vaccini di seconda generazione non mi pare una risposta coerente al fatto che un organismo comune, coerente, sinergico possa essere in grado di affrontare nel modo migliore situazioni come quelle che noi abbiamo di fronte.
  In questo contesto ricordarsi – lei lo ha fatto subito – del tema dell'autonomia differenziata non è un cedere a problematiche meno importanti, ma è valorizzare l'elemento essenziale. È proprio attraverso il rispetto delle esigenze di autonomia differenziata che riusciamo a sviluppare queste sinergie e a dare a questo organismo estremamente complesso ciò a cui tutti miriamo ossia il massimo dell'efficienza. Mi sento di definire tale strategia – non so se questa definizione è un paradosso – con la seguente espressione: puntare ad una omogeneizzazione differenziata. Infatti è strano pensare che in alcune regioni si considerano a rischio certe categorie e quindi si procede a vaccinare la categoria X, mentre la stessa categoria X non è considerata a rischio in altre regioni e, quindi, non viene vaccinata. Tale difformità è difficilmente comprensibile, ed è evidente che sviluppare questi tipi di sinergie è essenziale.
  In questo contesto mi permetto di chiederle due cose. La prima è se potesse intrattenerci ancora un momento sulle sue linee di pensiero circa lo sviluppo della strada verso l'autonomia differenziata. Sottolineo che la mia opinione personale è che la via della legge quadro sia la migliore, perché vuol dire condivisione. In questo contesto vorrei anche chiederle se vi sia lo spazio – perché appartiene, anche se marginalmente, al medesimo tipo di ragionamento – per il procedimento di ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, che è una questione molto meno di nicchia di quanto possa sembrare, perché rientra direttamente in quel contesto.
  Da ultimo, vorrei soffermarmi su un dato che mi preoccupa molto. All'interno del panorama comunitario, che prima della pandemia conoscevamo soprattutto attraverso i fondi di coesione, che adesso conosciamo a fronte dei nuovi strumenti e che ci dà preoccupazione, poiché abbiamo conosciuto Pag. 9 le criticità nell'utilizzo dei fondi di coesione in alcune zone del nostro territorio, credo sia indispensabile, in tale contesto, un ripensamento almeno parziale su quali siano, effettivamente, i centri di spesa comunitaria più efficienti. Le chiedo se abbia contezza anche di questo tema e quali sono le sue linee di pensiero su questo punto.
  Mi permetto di farle di nuovo i miei migliori auguri di buon lavoro. Ne avrà tanto, ma soprattutto ne avremo tanto, perché avrà tutta la nostra collaborazione.

  DANIELE MANCA. Ho molto apprezzato l'impostazione e le linee fondamentali che intende seguire nel lavoro così importante e così decisivo non solo per la gestione dell'emergenza, ma in modo particolare per cercare di portare l'Italia fuori dalla crisi pandemica. Per quanto mi riguarda e per quanto riguarda il Partito Democratico, considero le azioni da lei indicate assolutamente condivisibili: in particolare la priorità da attribuire all'uscita dall'emergenza e il rapporto di leale cooperazione e collaborazione, necessario e decisivo, tra lo Stato, le regioni, gli enti locali, che considero un terreno di lavoro che dovrebbe andare molto al di là della gestione dell'emergenza e da utilizzare per gestire i fondi europei e far sì che il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenti la condizione per portare l'Italia fuori dalla crisi, per iniziare a mettere segni positivi a fianco del prodotto interno lordo, per una nuova crescita economica e per la progettazione di un nuovo modello di sviluppo. Tutto ciò richiede una pubblica amministrazione diversa da quella che fin qui siamo stati in grado di disegnare. Il collega Pella sa che ne abbiamo parlato più volte. Considero il confronto tra il Governo e questa Commissione la sede naturale anche per cercare di «fare un tagliando» alle riforme istituzionali, che da troppo tempo vengono attuate in maniera settoriale e faticano ad avere un respiro nazionale. Anche chi è stato protagonista della riforma del Titolo V oggi ammette – lo sappiamo bene – che ci sono limiti nella gestione delle materie concorrenti tra Stato e regione. Lei ha giustamente indicato il tentativo di anticipare la risoluzione dei conflitti e sono assolutamente convinto che quella sia la strada; tuttavia sappiamo che è difficile riuscirci senza una riforma organica della pubblica amministrazione e senza una nuova connessione di quei valori fondamentali.
  Autonomia non significa «fai da te», autonomia non deve necessariamente provocare conflitto: autonomia è responsabilità nazionale, è cooperazione istituzionale. Le dico subito che, per quanto ci riguarda, l'obiettivo di lavorare su una legge quadro dovrebbe andare ben al di là della semplice attuazione 116, terzo comma, della Costituzione. Dovrebbe piuttosto rappresentare la condizione anche per ricostruire una connessione tra comuni e regioni, perché siamo di fronte a fasi dove in molti casi anche il neocentralismo regionale ha provocato lacerazioni nei rapporti tra comuni e regioni. Anche i comuni hanno un obiettivo di ampia portata, che non è soltanto rivendicare, ma anche riorganizzare la propria forma di governance nel rapporto con le regioni. Non è possibile arrivarci con ottomila comuni e non è possibile pensare che un piccolo comune non trovi l'ambito ottimale per gestire funzioni che non possono più coincidere con il confine di quel comune. C'è bisogno cioè di un salto di qualità. Credo che l'ampiezza della maggioranza e la necessaria collaborazione – perché, quando si scrivono regole, considero necessario partire dal principio che le scriviamo insieme – possano configurare, soprattutto sulla pubblica amministrazione, le condizioni fondamentali per attuare processi di semplificazione, di connessione e di un approccio nuovo, collegiale, cooperativo e solidale tra i diversi livelli di Governo.
  Anche quando siamo intervenuti sulle province, anche quando abbiamo fatto interventi sui comuni, sono sempre stati interventi settoriali e mai hanno avuto, come visione fondamentale, l'intera articolazione della Repubblica. Dunque, a mio avviso, tale visione dovrebbe caratterizzare la stagione delle riforme. Attenzione, se non cambiamo la pubblica amministrazione, il secondo obiettivo del Governo (quello più importante oltre l'uscita dall'emergenza), Pag. 10ossia la programmazione europea, si scontrerà con l'impossibilità di garantire la certezza dei tempi.
  La gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è diversa dalla gestione dei fondi europei. Già l'Italia e altri Paesi, soprattutto quelli che hanno maggiori risorse oggi a disposizione, faticano ad utilizzare nei tempi giusti i fondi europei esistenti. Immaginiamo cosa significhi dare attuazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza con la pubblica amministrazione che non collabora, che è conflittuale al proprio interno e che incontra limiti nell'individuazione perfino delle stazioni appaltanti.
  Credo che la pubblica amministrazione insieme al Ministro per gli affari regionali e le autonomie possano individuare in questa Commissione l'ambito all'interno del quale tentare, nell'affrontare il tema dell'autonomia differenziata, di delineare una cornice unitaria per costruire una riforma autentica che superi i conflitti e costruisca una nuova idea di società, di comunità e di Paese, di cui abbiamo tanto bisogno se vogliamo diventare performanti anche nella dimensione europea. Ritengo che questa Commissione potrebbe essere l'ambito in cui intervenire: ci sono le condizioni per portare qui regioni e comuni, insieme a lei, per tentare di costruire una condivisione che mai c'è stata, nemmeno sulla riforma del Titolo V. Per quanto mi riguarda, questa fase particolare, con l'attuale maggioranza e l'attuale Governo, potrebbe rappresentare la condizione per aprire realmente una stagione positiva per l'Italia.

  FRANCESCO MOLLAME. Ritengo che l'incontro di questa mattina con la Ministra sia assolutamente importante. Nell'ambito degli argomenti che ha affrontato a trecentosessanta gradi, mi sono soffermato principalmente su un aspetto, su cui vorrei porle una domanda alla conclusione del mio intervento. È fondamentale che ci si muova per sostenere la possibilità di vaccinarci tutti al più presto: i dati e i virologi ci dicono che, nei Paesi in cui si è riusciti a fare una programmazione anche urgente, il virus si è quasi fermato e, dunque, questa è la priorità assoluta.
  Ho apprezzato anche le parti del suo intervento in cui ha parlato di scuola e di zone montane. Ministro, ci sono regioni dove le pianure non esistono affatto e, dunque, le zone montane sono la totalità. È anche chiaro che quando usciremo da questa pandemia cambieranno alcuni stili di vita. Però a me è anche capitato, in quelle rare occasioni che abbiamo attualmente di percorrere dei territori, di ascoltare lamentele in riferimento alla mancanza della rete internet. In questo momento il Governo, proprio per favorire anche la didattica a distanza, ha un piano? Lo ripeto, è un momento emergenziale, e abbiamo bisogno di avere una rete presente anche nelle zone montane, rete che in alcuni contesti è totalmente assente. In queste zone svantaggiate i nostri scolari e i nostri alunni sono scoperti anche da quel punto di vista.

  EMANUELA ROSSINI. Grazie, Ministra. Ho apprezzato in modo particolare l'attenzione al tema della montagna, su cui volevo concentrarmi. In particolare, ho apprezzato una parola che ha usato e che ritengo davvero fondamentale: progettualità. Dobbiamo passare dalle cifre, dal denaro, alle politiche. Questa esigenza è avvertita moltissimo sui nostri territori, iniziando proprio anche dai ristori. Mi ha fatto piacere il cambiamento linguistico: sarà chiamato «sostegno», io l'avrei chiamato «rilancio». Rischiamo che i fondi che iniziano ad arrivare si disperdano perché manca la linea di politica già inserita nel Recovery Fund, perché, come lei sa, il Recovery Fund è già in atto, è uno dei fondi. Pertanto, in questo momento anche i comuni, nell'utilizzo dei fondi dei ristori – devono ancora arrivare quelli previsti dalle misure precedenti – avrebbero bisogno di condividere una progettualità in linea con il rilancio economico, turistico, perché ci chiedono: «Cosa vuol dire digitalizzazione nel turismo? Come rilanciare le strutture?». È un aspetto molto importante, ed è collegato – mi ha fatto piacere che lei l'abbia sottolineato – alla necessità di avere un patto con le regioni sul PNRR. Senza quel patto non avremo la fiducia dei territori ma non potremo governare senza la loro fiducia perché sappiamo che il PNRR Pag. 11durerà per tutta la prossima legislatura. Ora siamo tutti insieme ed è una garanzia di tenuta del Paese, però l'accordo deve nascere da un patto. Considerato che molti investimenti saranno opere strategiche e, quindi, collegheranno le regioni e saranno anche opere sovraregionali, poiché l'ambiente non ha confini e il paesaggio neanche, le chiedo di porre un'attenzione particolare proprio anche al fatto di lavorare al più presto con gruppi di regioni per condividere tre cose. Anzitutto le opere a carattere nazionale. Quello che diceva il collega sulla digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni è fondamentale, perché abbiamo bisogno di un decentramento amministrativo proprio per realizzare l'autonomia e il regionalismo differenziato.
  Un'ultima riflessione riguarda i vaccini. Le chiedo: la somministrazione avverrà soltanto attraverso strutture sanitarie? Questo è un punto che ci chiedono anche imprese e aziende, anche dal suo territorio. Sarebbero infatti disponibili a farlo. Le ricordo che, nei Paesi dove si è accelerato, vaccinavano in strada: quindi l'accelerazione comporterà il coinvolgimento di moltissimi attori.
  Concludo con un'ultima osservazione riguardante il mio territorio, ossia le autonomie speciali. Le chiedo perché non sono ancora mai state attivate le Commissioni paritetiche, Esse sono il luogo non solo della tutela delle autonomie speciali, ma anche del confronto. Le chiedo proprio di poter iniziare il lavoro in queste Commissioni.

  DANIELA SBROLLINI(intervenendo da remoto). Grazie presidente e grazie Ministra. Non voglio ripetere molte delle parole e dei contenuti che mi trovano d'accordo con i colleghi che mi hanno preceduta. Prima di tutto la Ministra Gelmini, anche per un cambiamento di metodo che già dalle sue prime parole condivido totalmente, cioè quello di una collaborazione e una sinergia a un tavolo permanente. Vorrei, in primo luogo, garantire alla Ministra tutta la nostra piena collaborazione e il pieno sostegno in lavoro sinergico del suo Dipartimento che è strategico, proprio per le parole che sono state utilizzate dalla Ministra nel suo intervento e anche dai colleghi. Credo che ci sia tanto da fare e purtroppo in poco tempo. Bene il cambiamento linguistico, come è stato sottolineato in precedenza, sia del decreto-legge «Sostegno» sia quello dell'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri – mi auguro davvero che sia l'ultimo – proprio per sottolineare la centralità del Parlamento e anche la centralità di tutti gli organismi istituzionali, a partire dalle regioni e dall'ANCI, che devono vederci veramente in un lavoro di collaborazione stretta e permanente.
  Vorrei inoltre aggiungere due punti che richiamo sommariamente: il piano vaccini, che ovviamente rimane la priorità e dovrà essere un lavoro davvero straordinario e ancora più rapido ed efficiente di quello che abbiamo avuto finora (sono convinta che il Governo non mancherà di fare questo lavoro), e l'autonomia. Provengo da una regione come il Veneto, dove molte volte da troppi anni abbiamo discusso, forse a mio avviso in maniera troppo ideologica. Oggi, invece, anche per quanto fatto dai suoi predecessori e da molti colleghi e colleghe, non partiamo da zero ma sicuramente c'è bisogno di un'accelerazione che tenga conto di un lavoro in itinere che, secondo me, è ancora soltanto all'inizio, e che quindi dobbiamo davvero sviluppare assieme.
  Ministra, per quanto riguarda me e il mio gruppo parlamentare, noi ci siamo e saremo al suo fianco nel lavoro importante che bisognerà fare fin da subito. Grazie, presidente, per questa eccezione.

  ROBERTO PELLA. Naturalmente grazie, Ministro. Sono estremamente contento che il Premier Draghi abbia scelto lei per questa fondamentale e importantissima funzione. Credo che lei saprà rappresentare al meglio le istanze dei diversi livelli istituzionali, proprio perché – ricordo a me e a tutti noi colleghi – la capacità di sintesi che sicuramente lei avrà, avendo ricoperto nella sua storia professionale il ruolo di presidente del consiglio comunale, di assessore di un'importante realtà come Brescia, di consigliere regionale della regione più importante che è la Lombardia, di Ministro della Repubblica e soprattutto di capogruppo Pag. 12 in una legislatura non facile. Credo che questi diversi ruoli la porteranno ad essere la migliore Ministra per cercare di rafforzare ciò che è stato detto dal senatore Manca – lo sottolineo, perché lo condivido completamente – il dialogo tra il Governo, la Camera, il Senato e i livelli istituzionali quali regioni e comuni. Nello stesso tempo in questi primi giorni ha dimostrato la capacità di includere e coinvolgere regioni e comuni nella non facile definizione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che in qualche modo potesse dare certezze sulla risoluzione dei problemi, ma soprattutto sui tempi certi di attuazione. Infatti credo che ognuno di noi, chi è membro del Parlamento o chi ha un ruolo importante nei territori, debba in primo luogo rispondere, oltre che a se stesso, come lei ha voluto sottolineare più volte, ai cittadini. Devo dire che tale aspetto sicuramente è molto apprezzato da parte dei cittadini, e devo dirle, signora Ministro, per la carica che, come lei sa, ricopro, che è molto apprezzato anche dai sindaci.
  In questi giorni il riscontro è molto alto perché, al di là delle scelte che alcune volte possono essere condivisibili o meno, c'è soprattutto la volontà di arrivare a un percorso chiaro, definito e, come ho detto prima, in tempi certi.
  Poiché credo che debba essere uno dei temi importanti e centrali, apprezzo molto il suo impegno nel cercare un dialogo risolutivo dei conflitti di interesse e del tema troppo esteso dell'impugnativa. Soprattutto mi è piaciuto che abbia inteso sottolinearlo non solo e non tanto per dovere o rispetto reciproco tra i livelli istituzionali, ma perché lei ha messo in evidenza molto chiaramente quello che deve essere il favore dei cittadini. Credo che dobbiamo fortemente lavorare su questo e sono contento della sua disponibilità, che ha manifestato insieme alla presidente Corda, di poter interloquire sempre con la nostra Commissione, ma soprattutto anche di poter andare nei territori per svolgere un ruolo importante non solo di coordinamento, ma anche di ascolto.
  Ritengo che il piano della vaccinazione sia oggi il punto più importante e il punto che, come detto anche dal senatore Mollame, porta ognuno di noi oggi a rivolgere ad esso una forte attenzione con la decisa intenzione di risolverlo, anche perché è l'unico modo per dare un segnale di vigore e rilancio economico. Mi permetta di soffermarmi solo su tre punti.
  Per quanto riguarda il primo aspetto, di cui ancora una volta anche il senatore Manca ha parlato, credo che sia fondamentale la capacità di utilizzo dei fondi del Recovery Plan e, a mio avviso, il suo ruolo, per quello che ho detto in precedenza, può racchiudere anche un supporto molto importante di coordinamento con gli altri Ministeri.
  Ho apprezzato molto che lei abbia detto che è sua intenzione coinvolgere, con il Ministro Franco, la Conferenza Stato-regioni. Se mi permette, le chiederei un ulteriore passo: coinvolgere la Conferenza unificata dove, oltre alle regioni, sono presenti anche i rappresentanti dell'ANCI e dell'UPI, perché, come lei ben sa, oggi anche i territori hanno presentato delle proprie proposte di utilizzo dei fondi del Recovery Plan che, come lei dice, deve essere giustamente concentrato su linee di azione molto forti, ma che in qualche modo deve avere la capacità di coinvolgere e soprattutto di concretizzare. Come lei ben sa – l'ho voluto evidenziare anche nell'intervento che ho fatto in Aula durante la discussione per il voto di fiducia al Governo Draghi – oggi i comuni e in modo particolare le regioni hanno dimostrato di avere una capacità di spesa molto più forte e qualitativamente molto più importante rispetto al Governo centrale.
  Credo che lei, insieme al Premier Draghi, possa in qualche modo, nell'interesse del Paese, come sottolineato ancora una volta, e nell'interesse dei cittadini, mettere al centro la capacità di spesa e soprattutto di coinvolgimento che i comuni e le regioni hanno forse in misura maggiore rispetto al Governo centrale.
  Il senatore Manca ha ragione quando dice che abbiamo davanti una bella stagione – anche se lei dice giustamente che non sarà lunga, ma sicuramente le sue capacità porteranno a ottenere grandi risultati Pag. 13 – per andare oltre il Titolo V e far nascere, con una maggioranza ampia e larga del Parlamento, un nuovo momento, importante e significativo, di coinvolgimento e di articolazione della nostra Repubblica.
  Passando al secondo punto, ha detto bene e apprezzo molto anche il fatto che venga proseguito l'importante lavoro che svolto da chi l'ha preceduta sul tema delle isole minori, sul tema della montagna – ma sono contento del passo di cambio che ha voluto dare su questo fronte, perché credo che oggi la montagna sia più che mai centrale nell'agenda dei nostri territori – sul tema dei ristori ma soprattutto sulla necessità di un forte rilancio. Sono contento che abbia sottolineato anche l'importanza del ruolo delle aree interne. Vede, Ministro, ieri l'ANCI, con il presidente De Caro e il sottoscritto, ha incontrato la Ministra Carfagna su alcuni punti, sui fondi strutturali, ma soprattutto sul tema delle aree interne. Sul tema delle aree interne, che coinvolge circa 1.100 comuni articolati dalle Alpi agli Appennini per andare fino al Meridione, come detto anche dal senatore Mollame, non c'è più quel confine. Credo che su questo si possa veramente fare un grosso passo in avanti e lei, sicuramente, può esserne protagonista.
  Infine, concludo naturalmente sul tema che lei ha voluto centrare, un cavallo di battaglia che per Forza Italia è sempre stato importante e significativo e che credo oggi possa aggregare tante forze: una nuova fiscalità basata anche sul ruolo centrale dei territori. Credo che possa essere veramente un motivo di svolta, come anche il Premier Draghi ha sottolineato nel suo passaggio parlamentare. Se mi permette, oltre a una fiscalità locale basata su quello che può essere un incremento e un valore, le chiederei, tornando al tema emergenziale in questo momento, una maggiore attenzione anche alla sanità di prossimità, perché l'Italia è composta da ottomila comuni, ci sono quattordici aree metropolitane, ma ci sono anche tante altre piccole realtà.
  Come dice il Presidente Mattarella, dobbiamo garantire parità di trattamento dal cittadino che vive a Roma all'ultimo comune disperso nelle montagne. Credo che questo sia un aspetto importante proprio perché dobbiamo salvaguardare la possibilità di vivere tutti, perché – è un tema che sottolineo a lei, Ministro, che lo conosce, ma voglio dirlo ai colleghi – i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità ci dicono che oggi il 34 per cento della popolazione italiana vive nelle aree metropolitane, e la prospettiva è che nel 2050 oltre il 50 per cento della popolazione italiana vivrà nelle aree metropolitane. Lei capisce bene il grosso rischio di vivibilità che si avrà all'interno delle aree e solamente il tema del controesodo, come lei ha accennato sulla montagna, e quindi dello spopolamento.
  Ministro Gelmini, siamo a sua completa disposizione. La ringraziamo di aver toccato tutti i punti fondamentali del suo programma e la ringraziamo soprattutto per la sua volontà di coinvolgimento, di capacità e di inclusione, che sicuramente sono aspetti fondamentali per il bene comune in questo periodo importante della nostra Repubblica, e per aver sottolineato – poche altre persone lo fanno – non l'interesse di una parte, non l'interesse di un diverso livello istituzionale del Paese, ma il fine unico dell'interesse dei nostri concittadini.

  FRANCO DAL MAS. Anzitutto voglio complimentarmi con il Ministro per la razionalità dell'esposizione delle varie e numerose tematiche. Il Presidente Draghi in una sintesi, secondo me, icastica ma assolutamente veritiera, ha detto che l'emergenza economica è l'emergenza sanitaria. Questo è il dato di fatto: di conseguenza tutte le altre cose passano un po' in sordina.
  Ad onor del vero, però, lei ha fatto riferimento ai temi irrisolti dell'autonomia differenziata, ai problemi legati al fatto che sappiamo che i conflitti di attribuzione tra lo Stato e le regioni costituiscono uno degli inceppamenti del funzionamento della Corte costituzionale e sappiamo – anche i miei colleghi lo hanno detto prima in modo molto esaustivo – che la questione della riforma del Titolo V è sostanzialmente una questione che interessa l'Italia e lo sviluppo Pag. 14dell'Italia. Ma soprattutto la difficoltà della crisi ha dimostrato che abbiamo avuto un'Italia con venti sistemi sanitari completamente diversi e difficili da governare nel coordinamento tra il centro e la periferia.
  Lei inoltre ha detto che esiste una maggioranza di unità nazionale, quale quella attuale. Teoricamente mi verrebbe da immaginare che una maggioranza di unità nazionale dovrebbe anche essere in grado di fare cose da unità nazionale, ovvero ripensare un po' l'impianto e l'ordinamento della Costituzione che non passa, dal mio punto di vista – l'ho già detto in altre occasioni – attraverso le cosiddette «spinte» pur condivisibili di alcuni territori come il Veneto e la Lombardia sulle autonomie differenziate, perché se il Veneto vuole il riconoscimento dell'autonomia su tutte le ventitré materie del terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione, la Lombardia fa un discorso completamente diverso. A quel punto l'impianto è diverso: infatti un conto è dire, come l'articolo 116 prevede, che alcune materie possono essere affidate all'autonomia delle regioni, ma non tutte le materie perché altrimenti è evidente che non c'è più distinzione tra diversi livelli.
  Veniamo alla questione di attualità. Oggi un giornale nazionale riporta il fatto che ci sono 1.200 dosi di vaccino – credo AstraZeneca-, ferme in frigorifero e sono, dunque, inutilizzate. Vorrei inoltre ricordare che in questo momento stiamo procedendo alle vaccinazioni a macchia di leopardo: ogni regione fa ciò che crede. Mi sono occupato del settore della giustizia e posso assicurare che trovo alquanto singolare quanto è scritto. Dica al suo collega Speranza – anzi, glielo dirò oggi in Senato, per quanto mi sarà possibile – che bisognerà in qualche modo modificare o comunque fare chiarezza su un punto del programma di vaccinazione, laddove si dice che la vaccinazione dei soggetti di età tra i 18 e 55 anni con vaccino AstraZeneca avviene già nella fase successiva alla vaccinazione degli ultraottantenni, a partire dal personale scolastico e universitario, docente e non docente, delle Forze armate di Polizia, i setting a rischio quali penitenziari e luoghi di comunità e il personale di altri servizi essenziali. Quali sono gli altri servizi essenziali? Questo è un grande tema. Da dove partiamo per dire che ci sono altri servizi essenziali? Ho chiesto in Commissione giustizia al Senato che si dicesse quali fossero i servizi essenziali e che, attraverso l'intervento del Ministro, si chiarisse in che termini la giustizia è un servizio essenziale. Ovviamente lo è: ma se vacciniamo i magistrati, come accade dalle mie parti, dobbiamo vaccinare anche gli avvocati che vanno in udienza. Quindi è evidente che non può esserci una regione che vaccina in un modo e una regione in un altro, ma abbiamo bisogno di uniformità in questo servizio.
  Sono tante le domande che dovrei farle, ma evidentemente per esigenze di tempo e per il richiamo che vedo la presidente della Commissione mi sta già facendo, qui mi fermo e vi ringrazio.

  TIZIANA CARMELA ROSARIA DRAGO. Ringrazio anzitutto la Ministra per l'intervento, ma non formalmente: ne ho apprezzato la linearità, la schematicità e l'organicità, perché l'esigenza personale che avverto nell'attività politica è proprio di poter mettere ordine nel caos, che finora – non nella Commissione specifica, ma in generale – è stato condotto. A cosa mi riferisco in particolare? Lei ha esordito sottolineando l'importanza del rispetto della divisione dei poteri e quindi dei ruoli, esecutivo del Governo e legislativo per quanto riguarda il Parlamento, perché finora abbiamo assistito al depauperamento dell'attività parlamentare. Facendo riferimento a questo, cosa ritengo importante? La sottolineatura che lei ha fatto ripresa da più colleghi, dell'importanza di continuare un lavoro già fatto in maniera critica, ma aggiungerei rispettando ovviamente la gerarchia delle fonti.
  Riprendendo i punti che mi stanno sicuramente più a cuore, comincerei dall'ultimo sull'autonomia differenziata. In questi anni ho assistito, nell'avvicendamento dei due Ministri alla trattazione del tema in questione. Proprio in virtù dell'esigenza di ordine, perché non partiamo da ciò che già c'è, dall'esistente, che occorrerà sistematizzare Pag. 15 e completare? Mi riferisco in questo caso alle regioni a statuto speciale.
  Ieri, nell'espressione del parere su una legge regionale siciliana concernente le zone franche montane, abbiamo inserito l'esigenza espressa oggi dalla collega Rossini di dare vita al lavoro delle Commissioni paritetiche, composte da due membri regionali e due nazionali, che sono importantissime, ad esempio nel caso della Sicilia, per poter dare luogo all'emanazione di decreti attuativi degli articoli degli statuti speciali. Lo statuto della Sicilia, in particolar modo, presenta alcuni articoli che la penalizzano sul piano della fiscalità di sviluppo, determinando così una sperequazione.
  Mi dispiace sentire ancora, anche all'interno di questa Commissione, che ritengo tra le più importanti del parlamento, una modalità comunicativa che utilizza espressioni che fanno riferimento all'Italia da Roma a Nord, come se non vi fossero zone montane al di sotto di Roma. La legge a cui faccio riferimento è una legge prettamente siciliana, con fondi che richiedono direttamente l'impegno della Sicilia. Senza addentrarmi nel particolare, mi è piaciuta l'espressione del collega quando parlava di omogeneizzazione differenziata. Utilizzo una metafora che adesso è un po' desueta e anche anticonformista, che fa riferimento alla famiglia. All'interno della famiglia abbiamo tanti componenti, ognuno dei quali ha una sua individualità, ma chiaramente chi cerca di portare avanti questo nucleo mira all'unità. La visione che ho dell'Italia e del rispetto della diversità regionali è proprio questa: un'Italia unita che parta dal rispetto e dalla valorizzazione di ognuno.
  Per quanto riguarda la scuola, mi permetto di attenzionare il tema che riguarda la categoria dei docenti e la gestione della docenza con le tre fasi di mobilità, stabilizzazione e assunzione. Non è un tema chiaramente precipuo del suo ruolo, però purtroppo finora ho assistito a molta sordità su questo. Le chiedo di poter intervenire, nell'ambito delle sue competenze, perché siamo in una fase importante che è quella della mobilità. Come ieri ho denunciato sia in Aula al Senato sia attraverso comunicati stampa, abbiamo docenti, soprattutto delle regioni meridionali, che sono fuori sede da decenni e che addirittura non vengono nemmeno censiti per essere sottoposti al vaccino: non risultano cioè registrati né nella zona di provenienza né in quella in cui svolgono servizio.
  Concludo dicendole che, per quanto mi riguarda, essendo della regione Sicilia, spero che la sua attività troverà una sintesi notevole anche con la Ministra Carfagna, che non ho avuto ancora il piacere di conoscere. Le auguro buon lavoro e la più totale e assoluta disponibilità.

  ROSA SILVANA ABATE(intervenendo da remoto). Buongiorno, Ministra, e buon lavoro. Ho apprezzato tutto ciò che ha detto, come la spiegazione dell'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il cui l'impianto è rimasto lo stesso, ma ci sono stati accorgimenti temporali. Ottimo è stato il riferimento alle zone montane e ha parlato anche del Recovery Plan. Vorrei che la zona montana venisse vista non soltanto come sostegno, ma anche come un settore da rilanciare, come diceva la mia collega che mi ha preceduto, quindi con infrastrutture, la banda larga e tutto ciò che è necessario per collegarla anche in modalità digitale.
  Passo alle autonomie che è l'argomento che interessa particolarmente alla Commissione. Abbiamo un affare assegnato in Commissione e facciamo bene a mantenere l'impianto della legge quadro. Però, Ministra, c'è un problema importante per quanto riguarda le autonomie: c'è una pregiudiziale che è la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP). Volevo chiedere alla Ministra come vuole procedere in questo senso.
  Ottima è la collaborazione con la Commissione che è importantissima, con la parte parlamentare, ma soprattutto con gli enti locali, con le regioni e anche i comuni. Grazie, signora Ministra, e chiedo alla presidenza di aggiornare ancora una volta questo incontro con la Ministra, perché è di fondamentale importanza.

  PRESIDENTE. Do la parola alla Ministra per la replica, prego.

Pag. 16

  MARIASTELLA GELMINI, Ministra per gli affari regionali e le autonomie. Sono emersi tantissimi punti. Provo a dare una risposta precisa alle vostre domande.
  L'onorevole Pettarin ha posto, come altri di voi, il tema dell'autonomia differenziata. Parto dalla Conferenza che abbiamo avuto con i Governatori, con i sindaci e con le province, perché mi sarei aspettata da parte dei Governatori una richiesta di maggiore autonomia e di più forza decisionale. Invece, devo dire che sul fronte dell'emergenza ho colto una certa stanchezza, se non un senso di abbandono, perché i Governatori si sono trovati spesso da soli nell'affrontare l'emergenza, preoccupati anche di responsabilità penali a fronte della scelta di chiudere determinate zone, farlo prima o farlo dopo: infatti se lo si fa prima, si tutela la salute, ma si arreca un danno all'economia molto forte. Si tratta, quindi, di diritti in conflitto tra di loro da tutelare in splendida solitudine.
  Ritengo che dobbiamo partire dalla realtà perché, se dobbiamo fare dissertazioni, sicuramente possiamo stare giorni a parlare di autonomia differenziata, di federalismo o di centralismo. Il problema di oggi è questa emergenza e credo che manchi una cornice nazionale dentro la quale si dia ordine nelle competenze regionali, comunali e provinciali. Non vogliamo il conflitto, ma non sappiamo come essere efficaci e concludenti rispetto alle responsabilità che abbiamo.
  Credo che dobbiamo partire dalle parole del professor Sabino Cassese che, commentando quella pronuncia della Corte costituzionale, diceva che la lotta alla pandemia è nazionale, ma serve ordine e serve una cornice dentro la quale ciascuno sa cosa può fare e cosa non può fare e come raggiungere gli obiettivi.
  Ascoltando i Governatori, invece, mi ha colpito il Presidente Emiliano che diceva: «Toglieteci la responsabilità sulla scuola, perché rischia di essere un problema e non ci date gli elementi per risolverla». Siamo al paradosso: non solo la capacità di decidere è conculcata ma, laddove decidi, rischi responsabilità penali e, per paura di responsabilità penali, gli amministratori, i dirigenti e i funzionari non decidono e tutto si ferma. Siamo dentro questo cortocircuito.
  Per venire alle parole del senatore Manca, certamente dobbiamo avere come priorità il tema delle semplificazioni. Lo diciamo da sempre, ma non ci siamo mai riusciti. Tutti i Governi hanno presentato progetti e proposte di legge sulla semplificazione ma, se facciamo un sondaggio tra i cittadini, il risultato è stato una complicazione complessiva. Bisogna trovare una formula. Su questo posso dire che il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, unitamente al Ministro per la pubblica amministrazione, sta già lavorando e credo che dovremmo lavorare a stretto contatto. Non a caso in una delle prime sedute del Consiglio dei ministri, il Presidente Draghi ha voluto costituire nuovi Comitati interministeriali, perché ci sono tematiche che abbracciano e intrecciano Ministeri differenti.
  Per recuperare la fiducia, la senatrice Drago ha evocato i termini «fiducia» e «famiglia». Penso che almeno un po' di fiducia questo Paese se la meriti, perché c'è uno stato di prostrazione e di depressione generato dal virus, ma anche per via del fatto che le energie migliori sono in qualche modo compresse. Per fare questo, credo che lo Stato debba acquisire autorevolezza e conferire fiducia ripristinando un rapporto di leale collaborazione tra lo Stato e il cittadino, tra la regione e il cittadino, tra il comune e il cittadino.
  Su questo, culturalmente non ho un approccio ideologico, ma credo che dobbiamo partire dalla realtà e dobbiamo provare ad affrontare l'autonomia differenziata – per tornare all'onorevole Pettarin – ascoltando le richieste di territori dove si è svolto un referendum attraverso il quale i cittadini si sono espressi. Vedo bene la legge quadro perché l'esperienza ci dice che queste istanze, che sono legittime e che devono essere assecondate, non si risolvono se danno luogo a nuovi conflitti, se danno la sensazione, anche solo a livello teorico, che attribuire più autonomia al Veneto, alla Lombardia o all'Emilia-Romagna significa aprire la strada alla disgregazione nazionale. Pag. 17 Dobbiamo avere la capacità di fondere dentro un progetto unitario e nazionale istanze territoriali che inevitabilmente sono diversificate per territorio e per regioni. Considero che tale debba essere l'approccio, ossia fondere le autonomie dentro una legge quadro nazionale. Dal momento che il Ministro Boccia ha fatto fatica per addivenire a un grado di condivisione buono, ripartiamo da lì.
  Il senatore Manca ha fatto riferimento, oltre che al tema della pubblica amministrazione e della semplificazione, al Recovery Plan e ai fondi di coesione. Sicuramente sono due punti importanti perché non credo che dobbiamo semplicemente rispolverare vecchi progetti, sommarli e provare a portare a casa un po' di risorse. Dobbiamo rendere coerente la programmazione dei fondi di coesione e la progettualità di quel comparto rispetto al Recovery Plan, sul quale non dobbiamo perderci in litigi territoriali sui progetti, ma i territori devono sentirsi inclusi nelle linee di indirizzo.
  È urgente, dunque, non solo un confronto sul Recovery Plan, ma è urgente anche capire come poterci confrontare con il Ministero dell'economia e delle finanze che ovviamente è il coordinatore del progetto. Abbiamo già fatto un incontro con il Ministro Franco, il quale ha chiesto di essere ascoltato nella Conferenza Stato-regioni, con il coinvolgimento del Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Quindi lavoreremo insieme in maniera trasversale tra le varie competenze dei diversi Ministeri per fare in modo che l'Italia appaia agli occhi dell'Europa come un Paese che prende in mano una progettualità vera e non chiede risorse giusto per fare qualcosa. Deve essere l'opportunità di un nuovo riformismo, di un nuovo rilancio e di un'occasione per traguardare il futuro con basi solide e non con risorse come abbiamo fatto.
  Faccio una riflessione; i soldi del Recovery Plan sembrano moltissimi, ma in realtà sono 220-230 miliardi. Ne abbiamo già spesi più di 100 per gli scostamenti di bilancio per erogare risarcimenti, perché la pandemia ha chiesto di tamponare delle situazioni. Se dovessimo chiedere al Paese se quelle risorse hanno davvero ristorato e rigenerato, molti risponderebbero di no. Anche se ero all'opposizione, non mi sono pentita di aver votato quasi tutti gli scostamenti di bilancio, perché l'emergenza ha portato in quella direzione: non è stata una libera scelta dei Governi, ma una necessità.
  Queste risorse ci saranno oggi e non sono replicabili. La modalità con cui investiremo quelle risorse ci responsabilizza anche rispetto alle generazioni future, perché ad oggi abbiamo soltanto gravato i giovani di una gran quantità di debiti. Dalla modalità con cui investiremo quelle risorse dipende l'Italia del 2050 e quindi va fatto con una logica non burocratica, ma pragmatica e con il punto di vista degli amministratori, senza dividerci in mille campanili, perché ovviamente non ci sarà la possibilità di erogare risorse comune per comune. Dobbiamo riconoscerci nelle linee di indirizzo e nelle progettualità e soprattutto dobbiamo essere veloci, perché i tempi per accedere anche all'anticipo del Recovery Plan sono veramente molto stretti.
  Per quanto riguarda le vaccinazioni – ma ovviamente sarà la Presidente a deciderlo – credo che potrebbe essere utile – mi permetto di suggerirlo – un'audizione proprio di coloro che sono preposti all'emergenza come il Generale Figliuolo, il Capo della Protezione civile, un uomo come Bertolaso che sta facendo un lavoro pazzesco in condizioni difficilissime. Credo che loro ci debbano dare le indicazioni su come dobbiamo muoverci.
  Certamente il Presidente Draghi si sta già occupando del problema dell'approvvigionamento dei vaccini, dobbiamo però stare attenti, una volta sbloccato l'acquisto dei vaccini, a non trovarci senza la logistica e dunque a non poter somministrare trecentomila dosi al giorno. Su questo dobbiamo individuare un modello. Non possiamo lasciare le regioni da sole perché hanno venti diversi sistemi sanitari, ma dobbiamo avere un inquadramento generale e poi ognuno farà la sua parte nel rispetto delle differenze. Oggi però la sensazione degli amministratori è di essere lasciati soli. Pag. 18
  È chiaro che per tornare alla vita e per garantire un servizio fondamentale come la scuola, le vaccinazioni degli operatori scolastici sono una priorità. L'onorevole Dal Mas ha ragione quando chiede quali siano questi servizi essenziali. Probabilmente c'è ancora da fare un approfondimento sulle priorità, perché è evidente che il vaccino deve essere somministrato anzitutto agli ultraottantenni, ai malati oncologici, alle categorie più fragili, agli operatori sanitari, come giustamente è stato fatto, ma poi deve essere definito in maniera equa un altro ordine di priorità ed è necessario allargare la base dei vaccinatori.
  Sono d'accordo sul fatto che, come hanno fatto in Israele, non si vaccini soltanto negli ospedali, ma si vaccini anche nelle fabbriche o nelle aziende. Bisogna creare le condizioni per allargare la base dei vaccinatori e quindi accelerare i tempi per tornare alla vita, per tornare a poter vivere e anche a produrre. Roma non è mai stata zona rossa, forse neanche arancione, è stata prevalentemente zona gialla ma l'altro giorno ero in Galleria «Alberto Sordi» e tutti i negozi erano chiusi. C'è una crisi che travolge tutto il Paese, al di là della fascia di colore. Quindi, abbiamo l'urgenza di ripartire.
  Sulla montagna, per chi ha voglia di partecipare, anche tra di voi, diamoci una mano, costituiamo questa commissione e mettiamoci a lavorare. Le risorse sono già state condivise nella distribuzione ma, come diceva anche prima la senatrice Rossini, penso che non sia solo un problema di risorse, ma di progettualità.
  Sulla progettualità, chi meglio di voi che affrontate questi temi dall'inizio della Legislatura, se non da prima, è in grado di dare un sostegno, come anche sulle isole minori e sul Mezzogiorno? La Ministra Carfagna è assolutamente sensibile e attenta al tema, la sua funzione sia sicuramente molto importante anche sul Recovery Plan per non sovrapporre le progettualità e per fare in modo che le risorse sul Mezzogiorno vengano spese e che siano anche sinergiche rispetto alla progettualità del Recovery Plan.
  Sulle Commissioni paritetiche, partiamo presto. Essendo novizia, ho capito che sostanzialmente le nomine fatte dalle regioni restano, mentre le nomine fatte dal Governo decadono insieme al Governo. Dobbiamo valutare in maggioranza per trovare un equilibrio tra le diverse forze politiche, ma sono per far prevalere ovviamente la competenza rispetto al manuale Cencelli (ci mancherebbe altro). Chi ha voglia di partecipare, magari lo dice alla Presidente e troviamo il modo di coinvolgere tutte le forze che ci sono.
  Trovo un po' difficile che si possa interpretare l'autonomia differenziata, come diceva la senatrice Drago, rispetto alle regioni a statuto speciale. Non credo che di tutte le regioni possiamo fare una regione a statuto speciale, però su questo ragioneremo. Partiamo dalla legge quadro, partiamo dalle richieste delle regioni in cui è stato fatto il referendum e sicuramente per le regioni che hanno a disposizione le Commissioni paritetiche, esse rappresentano la sede anche per l'elaborazione di nuove linee di indirizzo e di nuove politiche.
  L'onorevole Pella parlava delle impugnative. Su questo ho fatto un breve cenno all'inizio. C'è un lavoro da fare per anticipare, prevenire ed evitare le impugnative. Mi sono resa conto che in molti casi le impugnative riguardano il Ministro dell'economia e delle finanze, cioè riguardano gli equilibri di bilancio. Il Ministro Franco nell'ultima cabina di regia ci ha detto che sta lavorando per risolvere il problema delle risorse che le regioni e anche i comuni – dico «regioni» per intendere gli enti locali – avevano chiesto con riferimento al Covid-19. Ci sono, cioè, delle risorse che le regioni e le province dovrebbero recuperare. Il Ministro Franco sta lavorando sulla vicenda che determina un contenzioso e molti conflitti – devo dire che nell'ultimo Consiglio dei ministri le impugnative erano quasi tutte su questo tema – e le risorse dovrebbero essere erogate, così da poter rappresentare una boccata d'ossigeno per i territori.
  Sicuramente sono d'accordo sul tema dei LEP e dei costi standard, di cui parlava la senatrice Abate. È da moltissimo tempo che è in corso un dibattito, anche molto acceso, sul tema dei LEP e dei costi standard. Pag. 19 La pandemia non ha aiutato, perché ha aumentato i buchi di bilancio e ha aumentato l'emergenza e quindi è ancora più difficile far quadrare i conti, però, proprio perché c'è l'emergenza, non dobbiamo rinunciare ad affrontare il tema e a risolverlo, perché per tornare alla normalità dobbiamo anche ripensare le modalità di spesa, di parte corrente e in conto capitale. Dobbiamo provare ad «efficientare», cioè a trasformare un dramma, la pandemia, nell'opportunità di risolvere i nodi che in venti anni non siamo mai riusciti a risolvere. Penso che l'approccio debba essere questo.
  Torno al tema della scuola, che avete affrontato in molti dei vostri interventi. Ho imparato a conoscere il Ministro Bianchi in questi giorni in cui siamo stati costretti dalle emergenze a lavorare insieme e devo dire che è un profondo conoscitore della scuola ed è una persona con una grande sensibilità e una grande attenzione nei confronti della scuola ed è evidente al Ministro, come a tutti noi, che le lezioni in presenza non sono paragonabili alla didattica a distanza (DAD). Se ci dovessimo raccontare che, potenziando e investendo nella didattica a distanza, quest'ultima possa diventare come le lezioni in presenza, diremmo una bugia. È chiaro che la lezione frontale in classe con l'insegnante trasferisce, non solo in termini di formazione e di educazione, ma anche in termini di socialità molto più della didattica a distanza. Tuttavia, la didattica a distanza non è una scelta, ma una necessità in alcuni contesti. Speriamo che duri il più breve tempo possibile. Abbiamo il dovere, però, di attrezzarci.
  Avevamo stanziato le risorse anche nell'ultima legge di bilancio. Su questo avevo presentato degli emendamenti insieme a colleghi anche di altri gruppi e un po' di risorse ci sono, ma il problema è la progettualità. Penso che l'attività dell'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (INDIRE) sia fondamentale per costruire una biblioteca digitale che dia anzitutto gli strumenti agli insegnanti, perché è evidente che cambiano anche gli strumenti con cui si fa la lezione a distanza. Vi è poi un tema che riguarda il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale che è relativo alla connessione ai tablet, ai personal computer, agli strumenti per garantire a tutti l'accesso all'istruzione. Questo è un tema gigantesco ed è un'emergenza vera. Ciò di cui si parla poco è la perdita educativa, perché da un anno a questa parte molti ragazzi hanno trascorso mesi a casa – i ragazzi delle superiori sono in DAD quasi dall'inizio dell'anno – e questa situazione, purtroppo, si acuisce a causa delle varianti del virus attualmente in circolazione. Anziché perderci nel dibattito tra chi vuole la scuola aperta e chi la vuole chiusa, poiché credo che tutti la vorremmo aperta come tutti vorremmo il sole tutti i giorni, ma anzi evitando tali dibattiti un po' sciocchi, dobbiamo provare, invece, a individuare gli strumenti che possiamo dare agli insegnanti e anche alle famiglie. A tale proposito i congedi parentali sono fondamentali, perché le famiglie vanno in tilt senza la scuola e non sempre c'è lo smart working e, se anche c'è lo smart working, comunque la cura dei figli diventa un sovraccarico di stress per chi sta lavorando e deve anche occuparsi dei figli.
  Le questioni a cui ho fatto riferimento trovo siano punti trasversali assolutamente pacifici, sui quali le polemiche politiche non esistono e quindi abbiamo la responsabilità e il dovere di concretizzare progettualità, a partire dal decreto cosiddetto Sostegno, sul quale il Ministro Bianchi e la Ministra Bonetti si sono molto battuti e nel quale siamo stati tutti d'accordo di inserire non solo i risarcimenti alle attività economiche, ma anche un'attenzione alla scuola.
  Sono convinta che da Commissioni come questa – lo dico convintamente, perché ho fatto a lungo il parlamentare e il dibattito all'interno delle Commissioni aiuta a migliorare e a qualificare i provvedimenti – possano avere origine molte proposte.
  Confermo, quindi, alla Presidente la disponibilità mia e del Dipartimento non solo a confrontarsi con voi anche singolarmente, ma, se è utile, anche a costituire gruppi di lavoro su singole tematiche. Potete, quindi, interagire con il Dipartimento Pag. 20e con la struttura, che è a vostra disposizione.

  TIZIANA CARMELA ROSARIA DRAGO. Mi dispiace, forse non mi sono espressa bene. Non intendevo dire che tutte le regioni devono essere a statuto speciale. Voglio dire che ne abbiamo cinque in Italia e quella che non ha ancora completato tutto l'iter è la Sicilia. Quindi o completiamo l'iter e poi pensiamo alle autonomie oppure sopprimiamo tutte le regioni a statuto speciale e facciamo autonomie per tutti.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ovviamente accolgo l'invito della Ministra a predisporre attività conoscitive anche sul Recovery Plan, anche se non è assegnato a noi per il parere, però sicuramente possiamo aprire un confronto anche con gli enti locali. La stessa cosa vale anche per la questione dell'emergenza, sulla quale si può fare un'attività di indagine conoscitiva. Tra l'altro, c'erano state richieste in tal senso e soprattutto sul tema delle vaccinazioni potrebbe essere molto proficuo.
  Grazie alla disponibilità della Ministra. Alcuni colleghi che non sono riusciti a intervenire hanno chiesto se possono inviare dei quesiti via e-mail.

  MARIASTELLA GELMINI, Ministra per gli affari regionali e le autonomie. Certamente.

  PRESIDENTE. La ringrazio e ringrazio tutti voi. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.10.