XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi

Resoconto stenografico



Seduta n. 41 di Giovedì 23 giugno 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 

Audizione di Antonio Degortes:
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 
Degortes Antonio  ... 3 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 
Degortes Antonio  ... 3 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 
Degortes Antonio  ... 3 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 
Degortes Antonio  ... 3 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 
Degortes Antonio  ... 3 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 
Degortes Antonio  ... 3 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 4 
Degortes Antonio  ... 4 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 4 
Degortes Antonio  ... 4 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 4 
Degortes Antonio  ... 4 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 4 
Degortes Antonio  ... 4 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 4 
Degortes Antonio  ... 4 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 4 
Degortes Antonio  ... 4 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 5 
Degortes Antonio  ... 5 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 6 
Degortes Antonio  ... 6 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 6 
Degortes Antonio  ... 6 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 6 
Degortes Antonio  ... 6 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 6 
Degortes Antonio  ... 6 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 6 
Degortes Antonio  ... 6 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 6 
Degortes Antonio  ... 6 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 6 
Degortes Antonio  ... 6 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 7 
Degortes Antonio  ... 7 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 8 
Degortes Antonio  ... 8 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 9 
Degortes Antonio  ... 9 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 9 
Degortes Antonio  ... 9 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 9 
Degortes Antonio  ... 9 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 9 
Degortes Antonio  ... 9 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 10 
Degortes Antonio  ... 10 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 10 
Degortes Antonio  ... 10 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 10 
Degortes Antonio  ... 10 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 10 
Degortes Antonio  ... 10 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 12 
Degortes Antonio  ... 12 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 13 
Degortes Antonio  ... 13 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 13 
Degortes Antonio  ... 13 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 13 
Degortes Antonio  ... 13 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 13 
Degortes Antonio  ... 13 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 13 
Degortes Antonio  ... 13 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 14 
Degortes Antonio  ... 14 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 14 
Degortes Antonio  ... 14 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 14 
Degortes Antonio  ... 14 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 14 
Degortes Antonio  ... 14 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 14 
Degortes Antonio  ... 15 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 15 
Degortes Antonio  ... 15 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 15 
Degortes Antonio  ... 15 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 15 
Degortes Antonio  ... 15 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 15 
Degortes Antonio  ... 15 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 15 
Degortes Antonio  ... 15 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 15 
Degortes Antonio  ... 15 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 16 
Degortes Antonio  ... 16 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 16 
Degortes Antonio  ... 16 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 16 
Degortes Antonio  ... 16 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 16 
Degortes Antonio  ... 16 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 16 
Degortes Antonio  ... 16 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 17 
Bisa Ingrid (LEGA)  ... 17 
Degortes Antonio  ... 17 
Bisa Ingrid (LEGA)  ... 18 
Degortes Antonio  ... 18 
Bisa Ingrid (LEGA)  ... 18 
Degortes Antonio  ... 18 
Bisa Ingrid (LEGA)  ... 18 
Degortes Antonio  ... 18 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 18 
Degortes Antonio  ... 18 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 18 
Degortes Antonio  ... 18 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 18 
Degortes Antonio  ... 18 
Bisa Ingrid (LEGA)  ... 18 
Degortes Antonio  ... 18 
Bisa Ingrid (LEGA)  ... 18 
Degortes Antonio  ... 18 
Bisa Ingrid (LEGA)  ... 18 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 18 
Cenni Susanna (PD)  ... 18 
Degortes Antonio  ... 19 
Cenni Susanna (PD)  ... 19 
Degortes Antonio  ... 19 
Cenni Susanna (PD)  ... 19 
Degortes Antonio  ... 19 
Cenni Susanna (PD)  ... 19 
Degortes Antonio  ... 19 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 19 
Degortes Antonio  ... 19 
Cenni Susanna (PD)  ... 20 
Degortes Antonio  ... 20 
Cenni Susanna (PD)  ... 20 
Degortes Antonio  ... 20 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 21 
Degortes Antonio  ... 21 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 21 
Degortes Antonio  ... 21 
Cenni Susanna (PD)  ... 21 
Degortes Antonio  ... 21 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 22 
Degortes Antonio  ... 22 
Cenni Susanna (PD)  ... 22 
Degortes Antonio  ... 22 
Cenni Susanna (PD)  ... 22 
Degortes Antonio  ... 22 
Cenni Susanna (PD)  ... 22 
Degortes Antonio  ... 22 
Migliorino Luca (M5S)  ... 23 
Degortes Antonio  ... 23 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 23 
Degortes Antonio  ... 23 
Migliorino Luca (M5S)  ... 23 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 23 
Migliorino Luca (M5S)  ... 23 
Degortes Antonio  ... 23 
Migliorino Luca (M5S)  ... 23 
Degortes Antonio  ... 23 
Migliorino Luca (M5S)  ... 23 
Degortes Antonio  ... 23 
Migliorino Luca (M5S)  ... 23 
Degortes Antonio  ... 23 
Migliorino Luca (M5S)  ... 23 
Degortes Antonio  ... 24 
Migliorino Luca (M5S)  ... 24 
Degortes Antonio  ... 24 
Migliorino Luca (M5S)  ... 24 
Degortes Antonio  ... 24 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 24 
Degortes Antonio  ... 24 
Migliorino Luca (M5S)  ... 24 
Degortes Antonio  ... 24 
Migliorino Luca (M5S)  ... 24 
Degortes Antonio  ... 24 
Migliorino Luca (M5S)  ... 24 
Degortes Antonio  ... 24 
Migliorino Luca (M5S)  ... 24 
Degortes Antonio  ... 24 
Migliorino Luca (M5S)  ... 24 
Degortes Antonio  ... 24 
Migliorino Luca (M5S)  ... 24 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 24  ... 24 
Degortes Antonio  ... 24 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 24

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PIERANTONIO ZANETTIN

  La seduta inizia alle 12.20.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di Antonio Degortes.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Antonio Degortes, che ringrazio di aver accolto l'invito della Commissione, il quale riferirà sui suoi rapporti con il dottor David Rossi. Ricordo che il dottor Degortes ha chiesto di essere audito dalla Commissione. Possiamo quindi iniziare, dottor Degortes, da una sua relazione in ordine agli argomenti che ritiene di esporre alla Commissione, poi mi permetterò di interromperla e di formulare domande e richieste di integrazione. Anche i colleghi le rivolgeranno alcune domande. Credo che lei abbia seguito i nostri lavori, quindi conosce il metodo di lavoro di questa Commissione d'inchiesta. Lascio la parola al dottor Degortes, che ascoltiamo con piacere.

  ANTONIO DEGORTES. Grazie, presidente. Buongiorno a lei e a tutti membri della Commissione. Come ha ricordato, penso di essere forse l'unico audito che ha fatto una richiesta esplicita.

  PRESIDENTE. No, ci sono tante richieste esplicite.

  ANTONIO DEGORTES. Di persone già audite?

  PRESIDENTE. Anche già audite, certamente.

  ANTONIO DEGORTES. Perfetto, allora non sono più solo e questo già mi accontenta. Cercherò di essere anche...

  PRESIDENTE. Si presenti. Qualcuno di Siena la conosce meglio, ma ci racconti chi è, cosa ha fatto nella vita.

  ANTONIO DEGORTES. Volevo fare una piccola premessa prima di fare una piccola relazione. Chiedevo se è possibile non secretare la mia parte, anche nelle domande e nelle risposte, perché preferirei che ci fosse la massima trasparenza, soprattutto sulla questione dei festini.

  PRESIDENTE. Non c'è nessun problema, nel senso che poi lei si assume la responsabilità di quello che dice. Noi spesso secretiamo perché vengono fatti dei nomi di soggetti...

  ANTONIO DEGORTES. Sono 35 anni che mi prendo le mie responsabilità.

  PRESIDENTE. Come presidente ho il dovere di ricordarlo.

  ANTONIO DEGORTES. Sì, ci mancherebbe altro.

Pag. 4

  PRESIDENTE. Lo facciamo anche a tutela dell'immagine di terzi soggetti che lei coinvolge. Come presidente, ho anche un dovere di tutelare i terzi, e se lei va oltre i termini accettabili, dovrò chiedere la secretazione, perché la divulgazione e la propagazione delle informazioni, ove non fosse contenuta in termini di sobrietà e di convenienza, sono anche mie responsabilità. Per quanto mi riguarda, non ho nessuna intenzione di secretare. Se lei ritiene di svolgere argomentazioni su temi sensibili e delicati, le raccomando di essere sobrio e continente e di non esagerare, perché evidentemente la responsabilità è sua, ma per certi versi anche mia.

  ANTONIO DEGORTES. Grazie, presidente, del richiamo. Starò attento. Sono Antonio Degortes, ho 54 anni e sono un imprenditore di Siena.

  PRESIDENTE. Figlio del mitico Aceto.

  ANTONIO DEGORTES. Ho vissuto una vita a essere «il figlio di». Fin quando ha corso il palio ero «il figlio di», poi in questa ultima fase sono «l'amico di...», che fra l'altro è stato audito. Mi presento come Antonio Degortes, per quello che ho fatto, nel bene e nel male.

  PRESIDENTE. Noi abbiamo un pubblico che ci segue un po' da tutta Italia e non è solo senese, quindi magari una precisazione di questo genere fa gossip.

  ANTONIO DEGORTES. Mi sono occupato nella vita, a livello imprenditoriale, di diverse cose, dalla ristorazione all'intrattenimento, ai servizi, all'immobiliare all'editoria. Oggi lavoro per un'azienda che ha una decina di negozi di abbigliamento sparsi in Italia e all'estero.

  PRESIDENTE. Lavora o è titolare?

  ANTONIO DEGORTES. Ero titolare fino a quando Le Iene non hanno disturbato il mio quieto vivere. Dal 2018 ho deciso di cedere quasi tutte le mie attività imprenditoriali, che erano da anni contrassegnate dal cognome «Degortes» nelle insegne, ma ne è rimasta solo una a Tirana, perché lì per fortuna non seguono Le Iene, e nel resto d'Italia si chiamano «Area 9». Lì sono dipendente, mi rimangono alcune quote in un locale di Castiglione della Pescaia e un'altra attività a Tenerife, che è una linea di profumi. La mia attività inizia negli anni Novanta, quando lavoro prima in una piccola televisione privata di Siena per alcuni anni, in cui non faccio né lo showman, né il presentatore, ma mi occupo di pubblicità. Dopodiché, inizio l'attività di gestore di locali, nonostante la discoteca non fosse mai stata una mia grande passione. Ci riesco benino da essere il PR direttore del locale, poi, negli anni, divento il proprietario, e da lì, per diversificare il settore, inizio a intraprendere attività diverse come la ristorazione, l'abbigliamento, l'immobiliare e l'editoria. Arriviamo agli anni 1994 e 1995, quando inizia una delle mie passioni, ovvero la politica. Fondo a Siena il primo club di Forza Italia, dopo pochi mesi divento coordinatore provinciale di Forza Italia e sono il primo degli eletti di Forza Italia alla provincia di Siena nell'anno 1996. Alle prime elezioni in cui si presenta Forza Italia sono stato il più votato e sono stato eletto alla provincia di Siena all'opposizione. Ho anche un record, forse anche un po' triste da un certo punto di vista, poiché sono anche il primo espulso da Forza Italia.

  PRESIDENTE. Forza Italia non ha mai espulso nessuno.

  ANTONIO DEGORTES. A me sì.

  PRESIDENTE. Ne avrà combinata una grossa?

  ANTONIO DEGORTES. Devo averla combinata grossa e ciò potrebbe avere un legame con le chiacchiere che vengono fatte in questa Commissione. Vengo espulso dopo pochi mesi e fra l'altro L'Espresso mi dedicò una pagina come primo espulso di Forza Italia. Poi venne commissariata Siena, come coordinamento provinciale. Venni espulso perché la provincia all'epoca era Pag. 5una delle parti importanti nella nomina dei consigli di amministrazione della banca, perché ancora non c'era la fondazione ed era una banca di diritto pubblico. Di fatto il consiglio di amministrazione provinciale nominava all'epoca quattro membri all'interno della banca Monte dei Paschi. Noi consiglieri, fra le varie attività, esercitavamo una sorta di controllo della stessa attività della banca sulle linee generali. Ebbi una segnalazione da parte di amici che lavoravano all'interno della banca, che mi dissero che l'allora PDS (o DS, ora non mi ricordo se nel 1994 o nel 1995 hanno cambiato nome) aveva stipulato un mutuo di circa 50 miliardi per salvare l'Unità, garanzia Botteghe Oscure. Dopo due anni non era stata pagata nessuna rata e avevano iniziato la pratica per un ulteriore mutuo di un paio di miliardi di lire. Sembrava una cosa abbastanza strana che potesse accadere, però a volte in banca, a Siena, sono successe cose effettivamente strane. Faccio un'interrogazione al presidente e viene fuori un «casino» esagerato, nel senso che giornali riprendono la questione. Dopo pochi giorni vengo chiamato a Roma da Forza Italia, il cui vicecoordinatore nazionale era l'onorevole Querci, e mi dicono: «Non ti devi più interessare del Monte dei Paschi». Io dico: «Come? Sono consigliere provinciale di opposizione e non ci interessiamo?». Mi fanno capire che gli interessi del presidente erano importanti al Monte dei Paschi di Siena e il Monte dei Paschi di Siena non gradiva questa attenzione mediatica che io avevo. Torno a Siena. Questa operazione non mi era piaciuta, continuo con quel tipo di battaglia, ma dopo una settimana commissariano Siena e Degortes viene espulso. Così finisce la mia fase ideologica nella politica. Avevo 26 anni, credevo in quello che facevo, rimasi profondamente deluso e da allora in poi ho avuto un approccio diverso con la politica. Siamo negli anni 1995 e in quegli anni io già conosco Giuseppe Mussari da almeno otto anni, perché quando iniziai a lavorare a Canale 3, Mussari era l'avvocato di Canale 3 Toscana. Non ho conosciuto il Mussari presidente, ho conosciuto Mussari neo avvocato, ma ci dividevano le posizioni politiche. Infatti, lui all'epoca era un comunista molto convinto e io, prima della nascita di Forza Italia, avevo avuto un'esperienza giovanile al Fronte della Gioventù e questo ci separava molto dal punto di vista politico, però eravamo amici con altri interessi: ci associavano soprattutto il palio e i cavalli. Nel 2004, dopo che ho «abbandonato» la politica attiva, da un consigliere nominato nella provincia vengo nominato all'interno del gruppo Monte dei Paschi. Qui preciso una cosa che ha già precisato Mussari a suo tempo, ovvero che non mi ha nominato lui. Lui ancora non era presidente del Monte dei Paschi, ma mi ci ha trovato. Poi mi ha rinnovato lui, però mi ci ha trovato. Vengo nominato nel consiglio di amministrazione della Monte dei Paschi Belgio, che era una banca autonoma di proprietà di Monte dei Paschi di Siena con un suo consiglio di amministrazione, un presidente e un direttore generale, e sto lì circa sette anni. Considerate che questi incarichi non erano tecnici, bensì più politici. Vi do due passaggi per capire anche il valore di queste nomine. Si facevano sette od otto riunioni all'anno, come consigliere di amministrazione prendevo 15 mila euro lordi l'anno, circa 800 euro al mese, 200 euro a seduta e ovviamente il viaggio era pagato, altrimenti ci si rimetteva. Questo era il consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi Belgio. Nel 2010, dal Belgio vado alla Monte dei Paschi France, dove rimango circa un anno-un anno e mezzo. Lì il compenso era di 18 mila euro, invece di 15 mila euro. La differenza è che tra Bruxelles e Parigi avevo preferito andare a Parigi, perché la banca, oltre che la città, era sicuramente più interessante, dal momento che aveva già all'epoca oltre 300 dipendenti.

  PRESIDENTE. Monte Paschi Francia aveva...

  ANTONIO DEGORTES. Aveva 250 dipendenti, mentre il Belgio ne aveva circa 40. Nel 2011 vengo nominato vicepresidente della Monte dei Paschi leasing & factoring. Era la nomina più importante, perché da semplice consigliere divento vicepresidente,Pag. 6 dopo aver fatto per nove anni il consigliere di amministrazione, e il compenso era di 25 mila euro lordi. Lo dico perché a volte si pensa che queste cose in banca portino anche agevolazioni economiche.

  PRESIDENTE. Più che altro erano questioni di relazioni e di rapporti.

  ANTONIO DEGORTES. Erano più importanti le relazioni e i rapporti.

  PRESIDENTE. Non ci sono dubbi su questo.

  ANTONIO DEGORTES. All'epoca, le mie aziende già fatturavano qualche milione di euro, perciò...

  PRESIDENTE. Sì, ma questo vale per lei e vale per tutti.

  ANTONIO DEGORTES. Siccome nelle credenze generali si pensa che il vicepresidente di Monte dei Paschi leasing prendesse chissà quanti soldi, in realtà erano 25 mila euro lordi l'anno.

  PRESIDENTE. Però era una carica di prestigio.

  ANTONIO DEGORTES. Era per il prestigio. Poi purtroppo – in questo caso è stata una sfortuna – capito nella fase più complessa della banca, perché si parla di una nomina del 2011... Poi sapete – ne avete anche parlato abbastanza – quello che succede in quegli anni. Rimango fino al 2014.

  PRESIDENTE. Da questi incarichi amministrativi sono derivate azioni di responsabilità?

  ANTONIO DEGORTES. No, nessuna. Non ho avuto nessun genere di azione di responsabilità, a differenza di tanti altri che erano nei vari consigli di amministrazione delle banche partecipate. Vorrei precisare che prima della mia prima nomina, tra le caratteristiche del mio piccolo curriculum... Prima lei ha detto il «dottor Degortes», ma preciso che ad honorem mi ha dato del «dottore», perché io ho frequentato fino alle scuole superiori, poi mi sono iscritto all'università e ho sostenuto un esame. Prima della prima nomina, divento presidente nazionale in Confindustria di Assointrattenimento, che è l'associazione che si occupava delle società che gestivano eventi e intrattenimenti. Entro nel consiglio nazionale di Federturismo e divento membro di giunta di Confindustria con la presidenza Montezemelo. Anche questo è servito ad agevolare la mia nomina, che era una sorta di rappresentanza del territorio della città all'interno dei consigli di amministrazione, visto che i consigli di amministrazione erano l'emanazione del territorio. In quegli anni ero anche presidente del gruppo Giovani imprenditori di Siena e poi in futuro nelle varie relazioni, amicizie e legami, nelle 200 nomine che la banca faceva nei consigli di amministrazione delle partecipate, forse nella provincia ero tra i più titolati nel settore dell'imprenditoria locale. Nel 2014 smetto, perché Profumo non mi rinnova come ha fatto con tutti i «mussariani», termine utilizzato da alcuni giornali, presenti nei vari consigli di amministrazione. Dopodiché, continuo tutte le mie attività in tranquillità fino al 2017, ma quella poi è un'altra storia che vorrei introdurre.

  PRESIDENTE. Ne parliamo dopo. Intanto le faccio una domanda. Lei conosceva David Rossi?

  ANTONIO DEGORTES. Sì, ma è nella mia relazione. Se mi dà il tempo, mi ero fatto una scaletta.

  PRESIDENTE. Va bene. Perfetto. Vada avanti.

  ANTONIO DEGORTES. Vorrei subito iniziare entrando nel primo tema, quello relativo al «gruppo della birreria». Ho anche chiesto di essere sentito, perché spesso sentivo il mio nome e anche lei, presidente, a diverse persone ha chiesto se conoscessero Antonio Degortes. Vorrei spiegare e cercare Pag. 7di fare capire ai nostri commissari cos'è il «gruppo della birreria» e chi ne faceva parte. Leggo alcuni appunti che fanno parte delle indagini svolte dalla procura di Siena, per evitare errori in qualche frase. Il gruppo nacque il 19 aprile del 2012 nelle stanze della procura di Siena. Il battesimo fu il 19 aprile 2012 e il gruppo fu «battezzato» da chi fece la relazione, che mi sembra fosse il maresciallo Massa, il quale decise di chiamare così un gruppo di potere che, in base a una fonte confidenziale che aveva sentito, agiva su Siena. Decise, così, di chiamare questa indagine «Il gruppo della birreria». Partiamo dal luogo, la birreria in piazza del Campo, un locale abbastanza famoso. Era famoso perché in quegli anni in birreria ci andavano i senesi, mentre il resto dei locali di piazza del Campo erano frequentati dai turisti.

  PRESIDENTE. Di chi era la birreria?

  ANTONIO DEGORTES. La birreria era di Andrea Bellandi, uno dei cosiddetti «membri» del gruppo della birreria. Era il proprietario, quindi mi sembrava il minimo ci dovesse essere. La particolarità che c'era nella frequentazione era questa: oltre a essere il ritrovo, a Siena (ci andavamo solo a pranzo e non la sera), di quelli che lavoravano negli uffici in centro, noi pranzavamo in piazza del Campo, una delle piazze più belle del mondo, a 10 euro. Siccome erano diversi a pranzare lì con questa sorta di prezzo politico, era appetibile, perciò tutti, anche vari imprenditori, venivano dal comune, dall'università e si andava in birreria perché si mangiava bene e si pagava parecchio poco, tant'è che dopo qualche anno Bellandi ha lasciato il locale, perché probabilmente questa era una politica che non aveva premiato tantissimo. Di solito a pranzo ero con Mauro Rosati. Ora presento velocemente cos'è il cosiddetto «gruppo della birreria», sulla base dei documenti della procura. Ciò che associava tutti questi membri era il fatto che tutti avevamo la passione per la politica e avevamo avuto esperienze, ovviamente a livello locale, in politica. Mauro Rosati era stato consigliere comunale dei DS, inizialmente vicino a Piccini, e poi passò dall'altra parte della barricata con Cenni. Attualmente, da venti anni è segretario generale della fondazione Qualivita, associazione che si occupa dell'agroalimentare e della tutela dei marchi. Tra l'altro, alla presidenza di questa associazione ci sono stati un paio di ministri, come il Ministro De Castro e il Ministro Martina. Attualmente continua a fare questo lavoro da venti anni. Nel 2010 ha ricoperto un incarico nel consiglio di amministrazione di Banca Antonveneta. L'altro membro della birreria era Andrea Bellandi, che è stato assessore del Partito socialista negli anni Ottanta, era il gestore della birreria e anche consigliere comunale. Negli anni intorno al 2010 fu nominato membro del consiglio di amministrazione del Siena Calcio. Ci rimase due anni e si dimise un anno e mezzo prima del fallimento della famiglia Mezzaroma, in contrasto con la gestione. Poi c'era Daniele Sacconi. Attualmente Daniele Sacconi è in pensione, è stato un dirigente del Monte dei Paschi di Siena, è stato vicesindaco negli anni Ottanta a Siena per il partito socialista e attualmente penso che sia capo di gabinetto dell'attuale sindaco De Mossi. Nella lista del «gruppo della birreria» c'era il mio avvocato, Roberto Martini, che a dire la verità qualche volta veniva a pranzo, ma non aveva una grossa partecipazione ai nostri incontri. Qui introduco quello che era il vero gruppo politico, culturale, sociale che non si chiamava «gruppo della birreria», poiché dal 2010 abbiamo fondato proprio un'associazione che si chiamava «Per Siena», con sede non alla birreria ma sul corso di Siena, in via Banchi di Sopra 63. Era un'associazione che fece delle iniziative culturali ed era a favore dell'aeroporto di Siena: ci siamo occupati di varie iniziative e l'associazione era propedeutica a una lista che avrebbe dovuto appoggiare il sindaco Ceccuzzi alle elezioni del 2011. Poi lì la situazione si complicò. Questa fonte confidenziale sentita dalla procura di Siena aveva portato al compimento di un'indagine. L'ipotesi di reato iniziale era l'articolo 416-bis del codice penale, ossia associazione di tipo mafioso. Capirete che al momento dell'accesso agli atti, dopo Pag. 8un anno o un anno e mezzo, ci si impressiona. Il mio avvocato, quando andò a vedere gli atti e lesse il suo nome all'inizio della vicenda, ebbe delle reazioni scomposte, perché è una persona un po' nervosa, e toccò a me tranquillizzare lui più che il contrario. Questa fonte confidenziale dichiarava che un gruppo di persone vicino a Mussari sfruttava illegalmente a fine di lucro la posizione di Mussari: si trattava di Roberto Martini, Mauro Rosati, Andrea Bellandi, Antonio Degortes e Daniele Sacconi. In merito a questi, vi ho già anticipato le caratteristiche del loro lavoro e della loro esperienza. Dopo alcuni mesi, l'indagine finisce con la dicitura «l'esito degli accertamenti fornisce un fievole quadro indiziario, le singole fortune non possono essere certo ricondotte all'esistenza di un accordo illecito». Questo è il «gruppo della birreria» dichiarato dalla procura. L'indagine era condotta dal dottor Natalini. Tuttavia, c'era una persona del gruppo, Degortes, che ha due rami che creano dei dubbi: uno è l'acquisizione di immobili dal gruppo Monte dei Paschi di Siena – che poi non è vero, perché il gruppo Monte dei Paschi Vim non c'era, era stato venduto due anni prima – e l'altro l'affidamento di un ristorante al fratello. La procura, a quel punto, decide di attivarsi nei miei confronti. A questo punto il «gruppo della birreria» è sparito, perché le dichiarazioni sono tali. La fonte confidenziale qui ha i primi problemi. Iniziano gli accertamenti sul sottoscritto.

  PRESIDENTE. Qual era il reato ipotizzato?

  ANTONIO DEGORTES. Il reato ipotizzato era il 353 del codice penale, «turbativa d'asta» e l'altro illecito – che però non mi riguardava direttamente, ma riguardava chi mi aveva venduto gli immobili – era disciplinato dall'articolo 2634 del codice civile, «infedeltà patrimoniale». Il 19 aprile si apre il fascicolo del «gruppo della birreria». L'11 febbraio 2013 – questa è una data importante, perché qui si collega anche la questione delle dichiarazioni che Rossi farà agli amici sul «gruppo della birreria» –, otto giorni prima delle perquisizioni nei confronti di David Rossi, fanno le perquisizioni a me. La mattina, alle 6, si presentano una decina di persone. La fanno a me, ai miei genitori, a mio fratello, al mio commercialista, nelle mie aziende, nelle macchine, sequestrano tutti gli apparati informatici. Non so se dopo dieci anni e dopo due assoluzioni esiste sempre un archivio di tutto questo, però ci sarebbero tutti gli apparati che nel 2012 sono stati sequestrati dalla procura di Siena al sottoscritto: computer, Ipad, telefonini. Basterebbe vedere i numeri di telefono di una serie di personaggi di cui si parla nei famigerati festini, per capire che non ci sono nella mia rubrica telefonica, né ci sono messaggi di nessun genere, foto, video di nessun genere, perché – come dichiarano a verbale in quegli anni – è stato verificato tutto. Perciò, negli anni topici del problema, vi è stato un sequestro dei miei apparati personali; penso ne sia stata fatta una copia forense, perché mi sono stati restituiti dopo. Almeno il telefonino, mi è stato restituito dopo un giorno. L'11 febbraio 2013 vi è stata la perquisizione a casa; il 3 giugno, a distanza di pochi mesi, vi è la richiesta di giudizio immediato nei miei confronti per turbativa d'asta. La questione degli immobili viene archiviata perché dalle dichiarazioni che aveva reso il «famoso» confidente – «famoso», però non siamo mai riusciti a sapere chi fosse – risulta completamente inattendibile la documentazione degli immobili (che avevo comprato non da Vim, che all'epoca non era più del gruppo Monte dei Paschi di Siena e che risultano comunque congrui). Qui vorrei fare notare i termini dei miei rapporti con la procura della Repubblica di Siena. Quando il 12 maggio 2016 fui assolto in primo grado perché il fatto non sussisteva (sentenza numero 2940/12), io querelai la fonte confidenziale. Mi sembrava il minimo, dopo che questa persona aveva raccontato una serie di cose su tutto il gruppo che non c'erano state, aveva detto che avevo comprato degli immobili con certe caratteristiche ma ciò non era avvenuto, dopo che ero stato assolto dal reato che aveva ipotizzato... Unico reato: avevamo avuto come «famiglia» un ristorante Pag. 9che era da due anni chiuso e nessuno voleva, e non è che c'erano 20 mila persone... Tant'è che i primi due anni ci abbiamo anche rimesso dei soldi in questo ristorante: un contratto da 35 mila euro (parlo anche di cifre, siccome si parla solo del «buco» dei 50 miliardi di euro). A volte qualcuno non sa veramente di che cosa si parla. Vorrei parlare anche delle cifre che riguardano la mia persona e dell'indagine che è stata condotta contro il sottoscritto. Il 12 maggio 2016 vengo assolto, faccio querela e il PM Natalini archivia la mia querela. Non si indaga sulla fonte confidenziale, ma a quel punto mi sembrava doveroso; forse il PM Natalini doveva essere il primo a indagare sulla fonte confidenziale, avendo questa detto delle chiare falsità. Il PM Natalini archivia sulla fonte confidenziale, però fa un'altra cosa, fa appello: la procura di Siena fa appello, perciò il 12 luglio 2018 la corte d'appello di Firenze, con la sentenza 2012/2940, conferma la sentenza di assoluzione e in una nota precisa alla procura di Siena che forse quell'appello non era nemmeno dovuto, considerato il contenuto della sentenza. Un altro passaggio per il rapporto con la procura di Siena e il sottoscritto è questo. Quando svolge l'indagine sugli immobili, la procura di Siena fa una cosa stranissima. Presidente, lei è avvocato, perciò probabilmente potrà dire se è più o meno strana, almeno di più rispetto alla mia esperienza. I miei avvocati mi hanno detto che era una cosa abbastanza strana. La procura scrive una lettera al Monte dei Paschi di Siena dicendo: «Stiamo facendo un'indagine, da questa risulta che forse un dipendente del gruppo Monte dei Paschi può avere commesso il reato di infedeltà patrimoniale. Siccome noi non possiamo procedere d'ufficio, se ci fate una querela – testuali parole – noi possiamo agire». La procura della Repubblica scrive a un privato dicendo: «C'è un'indagine a un privato, abbiamo trovato dei dati e se ci fate una querela, agiremo». È il 2012, e questa lettera arriva a Profumo nel 2013, dalla procura della Repubblica di Siena: secondo voi la fa la querela? Certo che la fa, e poi viene archiviata. Questo per capire l'azione da parte della procura di Siena nei miei confronti. Qui vorrei fare un inciso veloce, poi arriviamo alla questione dei festini, ma questo potrebbe bastare. È pensabile che il sottoscritto facesse festini con i PM Natalini, Nastasi o Marini? Cioè, la mattina indagavano su di me e la sera – perché quelli erano i giorni – facevo i festini con loro? La mattina mi facevano le perquisizioni e io magari il sabato sera mi trovavo con loro a delle cene eleganti? È pensabile la logica di questo? Poi torniamo sulla vicenda relativa ai festini.

  PRESIDENTE. Poi può arrivare a parlare di David Rossi?

  ANTONIO DEGORTES. Sì. Lo so, lei ha ragione, presidente. Però da quattro anni sono sotto il fuoco e ho una serie...

  PRESIDENTE. Però questa è una Commissione d'inchiesta sulla morte di David Rossi, non è il suo «sfogatoio» rispetto a quelle che lei ritiene essere delle ingiustizie che può aver subìto.

  ANTONIO DEGORTES. No, io non ho subito ingiustizie: sono tutte vicende legate alla questione di David Rossi.

  PRESIDENTE. Non può svolgere una relazione della durata di due ore.

  ANTONIO DEGORTES. Ha ragione, però ho sentito Piccini parlare per tre ore del niente e nessuno l'ha interrotto. Mi perdoni, tre ore del niente. C'è stata solo una fase, riferita a David Rossi, in cui si è emozionato. Quando ho visto Piccini emozionarsi nel ricordo di David Rossi, per poco vomito a casa, perché David Rossi era il nemico numero due di Piccini, e il primo era il Mussari.

  PRESIDENTE. Sì, io però le ho detto all'inizio di moderare i termini, il termine «vomito» non mi piace, glielo dico fin da ora.

  ANTONIO DEGORTES. Ho avuto dei problemi di stomaco.

Pag. 10

  PRESIDENTE. Lasciamo stare. Cerchiamo di essere continenti a quelli che sono...

  ANTONIO DEGORTES. Siamo continenti.

  PRESIDENTE. In particolare le vorrei chiedere di focalizzare.

  ANTONIO DEGORTES. Sto focalizzando. All'articolo 1, lettera b), della delibera istitutiva di questa Commissione, si dice esplicitamente che la Commissione ha il compito di capire e indagare su tutto quello che nasce intorno, soprattutto alle trasmissioni. Se non è ben chiaro quello che c'è intorno e cosa è successo... Siccome, mi perdoni, lei ha fatto sei o sette domande sulla birreria e su Antonio Degortes... Vengo una volta, mi faccia parlare.

  PRESIDENTE. Però sono io che governo la Commissione, sono io che regolo i lavori.

  ANTONIO DEGORTES. Ha ragione perfettamente. Bene e allora non parlo. Se mi dice questo.

  PRESIDENTE. Ma no, io non le ho detto di non parlare. Cominci a riferire sui rapporti che lei ha avuto con David Rossi, se lo conosceva.

  ANTONIO DEGORTES. Era la seconda parte della mia relazione, devo dire ce n'erano altre due. Il rapporto con David nasce alla fine degli anni Novanta. Giovane giornalista, ha un'agenzia insieme a David Taddei, che avete audito la settimana scorsa, e a Maurizio Bologni, attualmente – mi sembra – caporedattore a Firenze de «La Repubblica». Ho raccontato che quando sono stato espulso da Forza Italia, c'è stata poi una certa vicinanza politica con Piccini. Può sembrare strano, ma in quella fase Piccini era l'opposizione al partito egemone: era dentro il partito, ma faceva opposizione, tant'è che poi gliela fanno pagare con la famosa «legge Visco» e non va in provincia. David era lì con Piccini e noi iniziammo un po' a frequentarci. Probabilmente all'epoca si andava di più alla birreria, che non era di Andrea Bellandi. Ci trovavamo lì a bere un caffè quando usciva dal comune e parlavamo di politica. Chiaramente, la frequentazione aumenta negli anni 2000, dal 2004 in poi, quando lui va in fondazione insieme a Mussari. È notorio che io sono uno degli amici più vicini a Mussari; capita di frequentarsi: partite di calcio, qualche pranzo, iniziative culturali. Di solito si parlava di palio, di cavalli, quando si era un po' tutti insieme, a volte si parlava di politica con David. Dal 2010 in poi abbiamo istituzionalizzato i nostri incontri con David Rossi. Avevamo preso un impegno: ogni 15 giorni – a parte l'estate e il periodo del palio – ci trovavamo a pranzo. Fra l'altro non ci trovavamo in birreria, perché David Rossi in birreria è sempre venuto poco. Ci trovavamo al mio ristorante, perché in quegli anni io avevo il ristorante e ci trovavamo al Millevini. Lì David era una sorta di consigliere per l'attività culturale e anche politica dell'associazione «Per Siena», che era appena nata, a metà del 2010. David è un consulente esterno, chiamiamolo così. L'associazione «Per Siena» ha un'ottantina di iscritti: non ci sono «quattro» iscritti. Ci sono diversi professionisti, notai, avvocati, diversi dipendenti del Monte dei Paschi, diversi imprenditori, degli studenti, dei pensionati: un'ottantina circa. Quando qui impropriamente – mi ricordo di averlo sentito in audizione – si dice che Mussari era il finanziatore più importante di questa associazione, è sbagliato. Mussari era tra i primi dieci: io ho dato molto più di Mussari, Bellandi ha dato molto più di Mussari, Tacconi ha dato molto più di Mussari, tanto per essere chiari. Sembrava che Mussari fosse il finanziatore principale, invece no. Mi sembra che il suo assegno fosse di 5000 euro, se non sbaglio. Noi avevamo sostenuto molte più spese, perciò su questa fase dell'associazione «Per Siena» – che qualcuno chiamava all'epoca associazione «Per Mussari» – avrei qualcosa da ridire, anche perché io ebbi uno scontro pesantissimo con Mussari, proprio sull'elezione di Ceccuzzi. Noi non eravamo per niente convinti di candidare Ceccuzzi, però poi ci adeguammo. Pag. 11Ogni quindici giorni ci incontravamo con David Rossi. L'ultima volta che l'ho visto... Ci sentivamo poco al telefono e meno che mai con messaggi: giusto per fissare l'appuntamento, però era difficile che ci fosse uno scambio di messaggi, anche perché David era molto preciso, era pignolo. Poi a me non piace disturbare la gente, si fissava e quando si era a pranzo si poteva parlare con tranquillità. In questi pranzi difficilmente eravamo soli. Mauro Rosati c'era quasi sempre con noi, a volte è venuto Andrea Bellandi, a volte veniva Daniele Tacconi, a volte si aggiungevano anche altri amici. Mussari ai pranzi non veniva, ma, come ha dichiarato anche lui, in birreria forse ci andava di sera e non di giorno quando c'eravamo noi, ma era un caso questo, non c'erano motivi specifici. L'ultima volta vedo David il primo marzo, lo incontro casualmente, non era un appuntamento fissato, anche perché 20 giorni prima io avevo subìto la perquisizione, dopo nove giorni lui subì la perquisizione. Era una fase in cui già da un paio di mesi ci sentivamo poco o per niente, con il «casino» Monte dei Paschi. In quel momento non ci sentivamo per niente, ma ci incontrammo davanti all'hotel Continental, che si trova davanti alla sede generale del Monte dei Paschi di Siena, a piazza Salimbeni, all'inizio del corso. Ci trovammo lì. Io ebbi una sensazione all'epoca, che poi però ho cambiato, leggendo gli atti negli anni successivi. La sensazione era che David nemmeno mi riconoscesse. Dopo una settimana c'è l'evento. Dopo che ho letto le dichiarazioni di Profumo e Mingrone, che dicevano che era preoccupato per la frequentazione della birreria, mi è venuto il dubbio che non mi riconoscesse più e che non mi avesse voluto riconoscere in quel momento. Era un momento particolare per me, per lui e per la situazione che c'era a Siena. Io inizialmente dissi: «Ma questo nemmeno mi riconosce». Lo fermo e vedo che non era lucido. Qui vorrei fare una parentesi sul fatto che a volte si vuol fare sembrare David lucido in certi momenti, in alcuni messaggi per appuntamenti, mentre in altri momenti – come le mail scritte – diceva delle sciocchezze. Perché chi poi fa certi atti, solitamente così si comporta: ha momenti di lucidità e momenti di non lucidità. Questo l'ho letto, non è una mia interpretazione. Con David iniziamo un attimo a parlare un po' della situazione e dopo un attimo che si rilassa mi dice: «Io penso che mi dovrò cercare un lavoro». Io ho detto: «Come?» e lui: «Antonio, la situazione è quella che è». Ricordiamoci che il primo marzo era appena venuto fuori un altro problema – poi c'è tutta la corrente «buonista» che è anche venuta qua –, quello della fuga di notizie dal Monte dei Paschi di Siena del 28 febbraio, cioè la causa a Nomura. Il «popolo», quelli che stavano vicino anche a David e il sottoscritto, eravamo convinti che David avesse fatto una sciocchezza, cioè che avesse parlato con il suo amico Peruzzi. Tutti eravamo convinti di questo. Probabilmente non solo quelli che gli stavano vicino e con cui non avevo parlato, però pensavo: «Ha fatto una sciocchezza: si è fidato dell'amico e l'amico il giorno dopo è uscito sul giornale». Poi gli atti dimostreranno che questo non è mai successo, ma lo dimostrano due anni dopo che è morto. Qui sono passate 24 ore e lui era scioccato da questo, tant'è che si era andato a giustificare da Viola e da Profumo dicendo: «Non c'entro niente» e loro gli hanno detto: «Sappiamo che tu non c'entri niente». Così poi è riportato dagli atti, io a volte ho avuto qualche perplessità anche sulle dichiarazioni che hanno reso i nostri ex amministratori, come la lettura della mail. Quindi c'è la perquisizione e c'è il problema della fuga di notizie: è il primo marzo e siamo a ridosso dell'accaduto. Incontrare me forse non gli fa piacere, perché io qui ho portato quello che scatena in David la preoccupazione del «gruppo della birreria». Ci sono venti articoli usciti tutti il 13 febbraio, su giornali nazionali e locali. Prendo il primo, scritto dal mio ex amico Strambi che avete sentito qui, perché dopo questo articolo diventa un «ex» amico per me, perché riporta delle cose che in realtà non sono vere. Il titolo è «Immobili e ristoranti. L'inchiesta svela il sistema.». Altri indagati dalla polizia sul nuovo management.... Qui si parla di Degortes, da cui scaturisce un nuovo filone sul Monte dei Pag. 12Paschi. Non è vero. Il problema è che David legge tutti questi articoli, è il 13 febbraio e non sa che non è vero, perché non lo sa nessuno. Noi non avevamo ancora nemmeno l'accesso agli atti, perciò non si sapeva di cosa si parlasse. Lui che di lavoro studia quello che viene scritto, si preoccupa e dice: «Un mio amico è implicato in una questione che io nemmeno conosco?» È preoccupato. Venti giornali nazionali parlano del «gruppo della birreria», per la prima volta esce fuori la questione della birreria. Il «gruppo della birreria» è un nuovo filone di indagini sul Monte dei Paschi, ma non è vero, perché l'indagine era su un ristorante. Però David anche questo non lo sa, legge i giornali. È ovvio che si preoccupa, vista la frequentazione che avevamo: è normale, chiunque di noi si sarebbe preoccupato. È svelato l'arcano per cui era preoccupato del «gruppo della birreria»: questi sono fatti, né più, né meno. Poi vorrei fare notare la situazione di grosso disagio in cui viveva David in quel periodo, e mi sembra che questo disagio sia stato poi dichiarato, anche e soprattutto dai familiari. Capisco che si possa cambiare idea sulle cose, è normale nella vita. Soprattutto se poi avvengono fatti che ti portano a cambiare idea. Qui è un continuo cambiare idea, qui cambiano idea tutti. Piccini fa un libro dove scrive che David si è ucciso, due anni dopo la morte di David, scrive un libro in cui dice che David era una persona debole, mascherata da quella sorta di arroganza, e non ce l'ha fatta e non ha retto il sistema. Ora Piccini dice che l'hanno ammazzato. La famiglia, signori. Io porto rispetto – voglio precisare – alla mamma, porto rispetto ai fratelli, soprattutto a Filippo, con il quale ci confrontiamo a volte su Messenger e questo non è mai apparso da nessuna parte. Sono convinto che lui, in cuor suo, sa come sono andate le cose. A differenza di tutto il resto, dove si cambia idea continuamente. Io immagino che tutti voi avrete avuto modo di leggere quello che dichiara la direttrice della clinica psichiatrica, Liliana Lorettu, su incarico della famiglia, sulla situazione lavorativa: lo stress lavorativo è il motivo del suicidio di David. I primi due anni la famiglia fa una battaglia – secondo me giusta – sull'istigazione al suicidio, perché io sono convinto che il Monte dei Paschi poteva fare di più, oltre che mandare la dottoressa Ciani a sentirlo, soprattutto dopo la mail di David. Tant'è che tutto ciò che accade dopo, poteva fare pensare alla questione dell'istigazione al suicidio. Infatti, nei primi anni, le poche volte che ho incontrato Antonella o che ci siamo scritti, l'ho sempre spronata a combattere quella battaglia. Poi ci sono state le due archiviazioni, di cui ho letto le motivazioni. A volte rimango perplesso, nel senso che secondo me un minimo di responsabilità della banca poteva esserci. Tant'è che mi risulta – non so se la Commissione ne è conoscenza – che in questi giorni sia stata intentata una causa civile con una richiesta abbastanza importante al Monte dei Paschi di Siena da parte della famiglia.

  PRESIDENTE. Questo a noi non è noto, soprattutto se è una cosa così recente.

  ANTONIO DEGORTES. Ora magari non mi addentro, perché ho fonti abbastanza attendibili. Nonostante si dica che si segue la strada dell'omicidio, però poi, se poi di omicidio non si parlasse, la famiglia ha fatto una causa. Questo è un po' strano, oggi dicono che è omicidio e che qualcuno lo ha ammazzato, però intanto fanno una causa al Monte dei Paschi di Siena perché ha vigilato poco e male. Se fosse così, sarebbe una gaffe doppia, oltre a quella fatta a pochi mesi dalla morte di Rossi, quando l'avvocato Goracci si presentò insieme ad Antonella Tognazzi a chiedere un milione e mezzo di euro. È brutto che in una tragedia del genere si parli di questo, ma il «vil denaro» diventa importante in tutte le questioni che seguiranno dopo la morte di David. Dopo pochi mesi, l'avvocato e Antonella Tognazzi si presentano al Monte dei Paschi di Siena, fanno vedere un telefonino con l'immagine della mail «Help» e dicono: «Signori, qui forse voi non avete vigilato abbastanza, ma se ci date i soldi famosi...». Ci sono verbali in cui dicono questo. Poi i dirigenti del Monte dei Paschi vanno a in procura a segnalare un eventuale tentativo di estorsione e la situazione Pag. 13si ferma lì. Però la ricorrenza dell'aspetto economico è importante; se avrò un po' di tempo, preciserò meglio quali sono gli altri aspetti economici che interessano il caso Rossi. Do una notizia: probabilmente c'è una causa civile che la famiglia ora ha avviato nei confronti del Monte dei Paschi. Qui finisce la parte del «politicamente corretto»: il presidente mi ha richiamato già una volta. Pensavo di essere stato abbastanza politicamente corretto e che questa fase fosse finita.

  PRESIDENTE. No, le raccomando di essere non solo politicamente corretto, ma rispettoso. Lei può esprimere i suoi giudizi in modo garbato e anche preciso senza offendere.

  ANTONIO DEGORTES. No, ci mancherebbe altro. Vorrei parlare del «circo mediatico».

  PRESIDENTE. No, il «circo mediatico» ci interessa poco.

  ANTONIO DEGORTES. No, mi perdoni, però siccome ne faccio parte... Io sono stato intervistato da Le Iene. Voi avete dichiarato, nella delibera istitutiva della Commissione, all'articolo 1, lettera b), che la Commissione ha il compito di indagare anche sulle inchieste fatte da Le Iene e da Quarto Grado. Mi perdoni, fa parte dei compiti della Commissione. La invito a leggere l'articolo.

  PRESIDENTE. Ma lo conosciamo benissimo.

  ANTONIO DEGORTES. Se lo conosce benissimo, non mi può dire... Siccome ci sono stato dentro e ho una serie di cause a favore e contro Le Iene, è bene precisare. Perché se non ci sono Le Iene – mi perdoni e finisco, presidente – se non c'è l'inchiesta «truffa» che fanno Le Iene, questa Commissione non esiste. Non mi può dire «non si parla de Le Iene».

  PRESIDENTE. Ci parli delle sue cause.

  ANTONIO DEGORTES. No, delle mie cause non vorrei parlare, e siccome ho contezza di che cosa è accaduto in questi anni, della truffa che è stata perpetrata ai danni degli italiani e direi anche di questa Commissione, mi dia dieci minuti.

  PRESIDENTE. Cinque.

  ANTONIO DEGORTES. Cinque è difficile. Le Iene, Quarto Grado creano questa sorta di convinzione popolare italiana che David Rossi forse può essere stato ucciso. Si istituisce una Commissione parlamentare su questo. Su cosa si basano queste due trasmissioni? Si basano soprattutto su alcuni teste, perché non c'è altro, non c'è una prova, altrimenti avrebbero riaperto le indagini. Non c'è una prova, nonostante ci si impegni a fare, anche in Commissione, indagini a volte anche fumose. Mi perdoni, «fumose» è un termine diplomatico, per quanto mi riguarda. Si basa tutto su dei teste; inizialmente qualcuno è anonimo, qualcuno meno. Il primo teste è Pierluigi Piccini, che in televisione dice quello che tutti conosciamo, e quando viene chiamato dalla procura di Genova, si dimentica tutto. Questo è uno di quelli che cercano la verità. Si dimentica tutto e dice: «Forse era riferito ai festini dal 2003 al 2004», cioè dieci anni prima della morte di David Rossi? Poi dice: «Ma non c'era la moglie avvocato di uno dei servizi segreti? Ma non mi ricordo bene. Forse non sono più sicuro, nemmeno se era uomo o donna». Capisco che Piccini possa confondere l'uomo e la donna in certi casi, ma è imbarazzante. Questo è il primo teste per cui nascono svariate puntate. Il secondo teste è Giovanna Ricci, professionista di Siena. È agli arresti domiciliari, perché ha preso talmente tante condanne per diffamazione – due o tre sono denunce che ho presentato io – e poi altre persone di Siena. Poi un giorno si è alzata, ha comprato dell'acido, è andata dal mio avvocato e gli ha riempito d'acido il motorino sotto il suo ufficio. Due o tre volte è entrata in negozio da me urlando come una pazza. Bene, è agli arresti domiciliari da vari mesi, continua a scrivere imperterrita tutti i giorni su Facebook.Pag. 14 Siamo al settimo profilo bloccato, infatti si chiama «Giovanna Ricci sette». Dice di tutto e «di più». Fu intervistata dal condannato Monteleone... Uno degli «eroi» di questa vicenda ha una condanna, intanto.

  PRESIDENTE. Condanna di primo grado, mi pare.

  ANTONIO DEGORTES. Condanna di primo grado. Sono due anni che si parla di questa questione. Una causa, una condanna. L'«eroe» Monteleone insieme all'altro eroe...

  PRESIDENTE. Però io la pregherei...

  ANTONIO DEGORTES. «Eroe» non lo posso dire? Non lo dico più: Monteleone.

  PRESIDENTE. Il giornalista de Le iene.

  ANTONIO DEGORTES. Il giornalista condannato de Le Iene Monteleone sul caso Rossi, sull'episodio del caso Rossi, condannato in primo grado....

  PRESIDENTE. Le ho raccomandato di essere continente, non occorre che aggettiviamo.

  ANTONIO DEGORTES. Benissimo, non aggettivo. Intervista il teste Giovanna Ricci, la intervista, la incappuccia e lei gli fa vedere un messaggino dal telefonino. Io avevo mandato un messaggio a Monteleone in quei giorni. «Questo messaggio del signor “bip”, sicuramente il cognome iniziativa per D e finiva per S. Un pervertito che ha la barca a Castiglione della Pescaia e fa i festini nella sua barca con dirigenti del Monte dei Paschi di Siena». Menomale, almeno a questi festini c'erano le donne, perché poi nell'altro ramo dei festini si parlava di festini tra uomini. Questa Giovanna Ricci – attualmente agli arresti domiciliari – viene dimenticata da Monteleone. Dieci giorni fa, in un processo a Grosseto, Monteleone mi ha querelato insieme a Mediaset per il Dito nell'occhio. Il mio avvocato gli chiede: «Ci vuole parlare di Giovanna Ricci, uno dei tre teste su cui voi avete iniziato la vostra inchiesta?». Lui: «Non mi ricordo chi sia». Rimaniamo tutti sconcertati, sono tre i teste. Uno preciso, puntuale come Monteleone si è dimenticato chi ha intervistato cinque anni fa. Tutti i giornali hanno parlato di Giovanna Ricci, tra l'altro è agli arresti domiciliari e Monteleone che è uno attento lo sa bene. Gli chiediamo di fornirci il girato di quel giorno. «Mi dispiace, l'abbiamo distrutto». Queste sono le risposte di chi cerca, di uno dei cardini della ricerca della verità. Su questi signori che cercano la verità e ogni volta che vanno davanti a un giudice si avvalgono della facoltà di non rispondere, mi permettete di dubitare un po'? Tutti cercano la verità e poi Piccini si dimentica, Monteleone non risponde, ha il segreto professionale, Pierangelo Maurizio non risponde, ha il segreto professionale. Tutti sono per la ricerca della verità, però quando è il momento di aiutare le indagini, nessuno lo fa. Solo in televisione si fa. Poi c'è il terzo teste, la moglie del colonnello Aglieco che è stata condannata in primo grado ad Arezzo, e nella condanna che ha avuto in primo grado c'era anche la diffamazione. Ha già parlato Aglieco di sua moglie, perciò non mi allungo, altrimenti finiscono i minuti. Il quarto teste è quello utilizzato da Quarto Grado. Se vedete il video, quella sera ci fu il grosso scoop. «Il supertestimone dei festini senesi». Questa volta hanno avuto il buongusto di non coprirlo con un cappuccio e c'è proprio lui in persona, si chiama Massimo De Luca, conosciuto tossicodipendente e spacciatore senese, attualmente agli arresti a Sollicciano, Firenze. Il signor Massimo De Luca, subito dopo la trasmissione... Questi «fenomeni» che si sentono in trasmissione, su cui si basa questa inchiesta (la Ricci con l'acido...). Il signor De Luca attualmente è nelle patrie galere e qui ho gli originali dei bigliettini che mi metteva a casa. «Caro Toni, è arrivato per te il momento di rifare i conti con la vita, sei già morto dal mio punto di vista e io non sono David Rossi. Isabel Bertoncini, Lucelly Molina Camargo. È tempo di morire, preparati cretino.». Questo è il supertestimone.

  PRESIDENTE. Questi documenti...

Pag. 15

  ANTONIO DEGORTES. Questi sono presso la procura, sono state fatte le copie perché ha avuto, chiaramente, delle denunce.

  PRESIDENTE. Questi documenti sono depositati presso?

  ANTONIO DEGORTES. La procura di Siena. No, a Genova, mi scusi, perché di competenza. Poi parlava anche dei magistrati, è tutto nel fascicolo di Genova.

  PRESIDENTE. Che esito hanno avuto?

  ANTONIO DEGORTES. Rinviati a giudizio, c'è un processo. Però nel frattempo lui aveva accumulato il problema dello spaccio di droga, aveva una condanna, e questo farà riflettere, almeno rimane anche agli atti di questa Commissione. Questo signore, quando gli vanno a fare la perquisizione, aveva il porto d'armi, gli trovano solo una delle due pistole e sull'altra dice: «L'ho persa». Sappiamo tutti che uno fa la denuncia prima, e in quel caso non vale al momento della perquisizione. Viene denunciato e mi sembra prende un anno per non avere dichiarato che l'aveva persa. Permettetemi il dubbio di non sapere dove è stata persa questa pistola. Un personaggio del genere che dieci giorni fa ha scritto delle lettere con minacce di morte all'avvocato Martini, minacce di morte al figlio – ha scritto da Sollicciano – e ha scritto al procuratore Marini con minacce di morte a lui e alla figlia... Questo è successo dieci giorni fa. Massimo De Luca, che dopo una vicenda di tre o quattro anni è agli arresti, mi sembra che abbia bisogno di cure. Era supertestimone di Quarto Grado, l'altro supertestimone è in galera. Stranamente! Cioè, di sei o sono agli arresti domiciliari o in galera. William Correa era il famoso omicida della prostituta colombiana, che fu utilizzato sia da Quarto Grado – infatti Pierangelo Maurizio si adombrò su questo – sia da Le Iene (ma la «primogenitura» era di Quarto Grado): avevano raccolto segnalazioni secondo le quali William Correa aveva partecipato ai festini, c'erano video, c'era tutto. Sapete bene che ci sono state indagini su questo e ovviamente anche questo è meritorio di cure all'interno degli istituti sorveglianza. È l'affidabilità di un altro dei teste importanti. C'è l'ultimo, lo lascio per ultimo. Non vedo l'onorevole Borghi, non c'è oggi. Peccato, mi sarebbe piaciuto confrontarmi anche con lui su questo. Lo lascio per ultimo, è Matteo Bonaccorsi. Al momento per me è solo un mitomane e le dichiarazioni della procura della Repubblica di Genova dicono che è completamente inaffidabile. Di questo mitomane non dico altro perché ci sono una serie di querele nei suoi confronti, presentate un po' da tutti. È imbarazzante quello che dichiara. Presidente, so che mi dice di stringere su questo aspetto, ma questo signore ha diffamato molte persone. Noi viviamo da anni con un personaggio che fra l'altro ricopre una sorta di incarico... Politico no, è più tecnico, non è politico.

  PRESIDENTE. Un incarico su scelta di un politico.

  ANTONIO DEGORTES. Su scelta di un politico che è lecito e libero di fare. Certo, abbiamo chi sceglie di far fare il portaborse a esperti in shiatsu.

  PRESIDENTE. Non possiamo sindacare.

  ANTONIO DEGORTES. Certo, non possiamo sindacare. Un politico, quando sceglie quella persona, non sa di che cosa si parla. Ma un politico, dal punto di vista logico, etico, di opportunità politica, il giorno che legge nei giornali il nome di Matteo Bonaccorsi che partecipava ai festini...

  PRESIDENTE. Non è sindacabile.

  ANTONIO DEGORTES. È strano. Allora glielo dico io, è strano.

  PRESIDENTE. Chiudiamola qui, per favore.

  ANTONIO DEGORTES. Sì. Qui forse la Commissione potrebbe indagare meglio sul personaggio di Matteo Bonaccorsi. Mi auguroPag. 16 che ci sia una procura, prima o poi, che lo chiamerà in un tribunale. Per ora non so come mai riesca a scamparla. Vorrei fare un appunto: tra i primi sentiti c'è il procuratore di Genova. Sono due anni che è stato archiviato il procedimento nei confronti dei magistrati. I casi sono due: o i magistrati hanno fatto i festini, l'abuso d'ufficio, tutto quello che c'è, ma hanno detto di no... Allora, bisognerà indagare su quei signori che l'hanno dichiarato e l'hanno detto? È strano che dopo quattro anni ci siano indagini aperte. Cosa c'è da indagare, dopo quattro anni, su una trasmissione del 2017?

  PRESIDENTE. Questi sono argomenti che il suo avvocato farà valere nei confronti della procura di Genova.

  ANTONIO DEGORTES. Abbiamo fatto tutte le azioni del caso, lascio perdere il risultato. La prima cosa che hanno fatto, hanno spostato le mie denunce a Grosseto, appena fatto il....

  PRESIDENTE. Vedrà che i suoi avvocati, che sono bravi, sapranno...

  ANTONIO DEGORTES. Sì, infatti ho detto che prima o poi lo porteremo in tribunale.

  PRESIDENTE. Si ricordi che c'è sempre la causa civile, oltre a quella penale.

  ANTONIO DEGORTES. Sicuramente. Matteo Bonaccorsi mi avrà per tanti anni nella sua vita. Come me, penso tanti altri, dopo le dichiarazioni false e prive di qualsiasi fondamento che ha reso. Arriviamo ai festini.

  PRESIDENTE. Cinque minuti, poi cominciamo con le domande.

  ANTONIO DEGORTES. Certo. Arriviamo ai festini. Non ho mai partecipato a festini di droga e sesso, mai! Mai! Non sono mai stato al residence San Luigi. Ho operato a Siena nel settore dell'intrattenimento, della ristorazione, a Siena e in provincia, che è piuttosto piccola. Ho organizzato tanti eventi, ma non ci sono mai stato, non ci ho mai organizzato nemmeno un evento 20 anni fa, non conosco San Luigi se non ora da Internet o dalle foto che Bonaccorsi ha pubblicato quando era al matrimonio della cugina, perché ovviamente si è ricordato del posto, ma non si è ricordato che tre mesi prima della sua intervista ha partecipato a un matrimonio a San Luigi. Non ho mai parlato con il PM Natalini. Non ho mai parlato con il colonnello Aglieco prima del 2018: ci conosciamo grazie a Le Iene: siamo sullo stesso carro. Ovviamente, da lì ci frequentiamo, ci sentiamo spesso e ci confrontiamo su tutte le novità. Dopo le audizioni presso la Commissione ci sentiamo, e anche dopo la sua audizione in Commissione ci siamo sentiti.

  PRESIDENTE. Dopo l'audizione?

  ANTONIO DEGORTES. Dopo l'audizione di Aglieco in Commissione, sì. Non sono mai stato a cena né con Donacampa, né con il Ministro Tremonti, perché è il «Giulio» di cui si parla (che però non hanno mai sentito) è ex Ministro, ci mancherebbe altro, ma non è Tremonti. Non ci sono mai stato, né tantomeno ho conosciuto Matteo Bonaccorsi. Mai visto, la prima volta che lo vedo è nelle foto su Instagram, dopo che esce fuori il suo nome. Ribadisco, come è possibile che io possa avere partecipato a festini che non esistevano? Se forse esistevano i festini, per come ho conoscenza io del territorio, della città, dei personaggi, anche se non partecipavo, sarei stato a conoscenza che c'erano questi festini. Ma non c'era a Siena quel genere di festini ai quali partecipano politici, imprenditori, personaggi altolocati della Chiesa e della procura. Come è possibile che io potessi partecipare a festini con il PM Natalini? La mattina lui indagava su di me e mi voleva mandare in galera e la sera ci facevo i festini e i giochini? Questa è follia. Follia che ha portato a una distorsione della realtà. Mi dispiace solo di un fatto, che Antonella Tognazzi e Carolina Orlandi siano dentro fino al collo in questa situazione. Non basta dire: «Noi cerchiamo la Pag. 17verità per David». No, signori, perché qui si cercano forse altre cose, non la verità per David. Perché all'attenzione di questa Commissione vorrei portare un altro aspetto e forse la domanda potrei farla direttamente anche a lei, presidente, in quanto avvocato. Qualora si riaprisse il caso Rossi come omicidio – ovviamente devono venire fuori nuovi aspetti non trattati, ma per ora mi sembra di avere visto il niente assoluto – e qualora venissero fuori aspetti nuovi, qualora si aprisse un caso di omicidio e si richiudesse dopo circa un anno, senza movente, né mandante, né assassino o assassini, le due assicurazioni sulla vita di David Rossi verrebbero pagate? Non sono state pagate con il suicidio, ma verrebbero pagate per omicidio? Personalmente, da quello che mi dice qualche esperto, credo di sì, perché dopo dieci anni ci sta che, se una persona è stata uccisa, non si sappia qual è il movente e il mandante. Però se si riapre il caso non più come suicidio, ma come omicidio, gira qualche milione di euro di risarcimento: questo è il primo aspetto. Quando parlavo degli aspetti economici, c'è la causa civile, c'è quella intentata, ci sono i libri sul caso Rossi, ci sono le puntate de Le Iene, perché Monteleone prendeva un tot a puntata, non è stipendiato. Più puntate si fanno, meglio è. Concludo. Ho fatto anch'io una riflessione sul fatto che fosse omicidio. Dopo che mia madre ha visto le prime due puntate de Le Iene, mi ci sono volute tre settimane per convincerla che fosse un suicidio. Immagino per convincere il resto. Se fosse un omicidio, saremmo di fronte al più grosso complotto perpetrato nella storia repubblicana e forse anche da prima. Almeno 60 persone dovrebbero essere all'interno di questo complotto. Dodici tra procuratori e magistrati, una ventina di poliziotti, una decina di carabinieri, una decina tra dirigenti e manager del Monte dei Paschi. E tutto questo complotto per coprire questo – ormai «voce di popolo, voce di Dio» – «omicidio eccellente», all'ombra del Monte dei Paschi, l'addetto della comunicazione, ruolo fondamentale nella finanza del Monte dei Paschi. E per organizzare tutto questo «complotto», si è affidato, dal punto di vista della comunicazione – di là c'è Mediaset – a Dito nell'occhio, un blog fatto dal Degortes con un suo amico che ha la telecamera, perché i poteri forti, la massoneria, la CIA, i servizi segreti – qui ci devono essere tutti per fare una cosa del genere – hanno utilizzato Degortes con Dito nell'occhio per spiegare che non è un omicidio, ma è un chiaro suicidio. I poteri forti sono Dito nell'occhio e quelli che cercano la verità sono Mediaset. Bene, vi ringrazio. Sono disponibile alle vostre domande.

  PRESIDENTE. La parola all'onorevole Bisa.

  INGRID BISA. Grazie, presidente. In primo luogo, se mi permette, svolgo un intervento sull'ordine dei lavori. Anche come componente dell'ufficio di presidenza, ha il mio massimo sostegno nella gestione da parte sua di questa Commissione – come ha sempre fatto – in maniera corretta nei confronti sia degli auditi, sia dei commissari di questa Commissione. Volevo che rimanesse agli atti della Commissione in maniera ufficiale. In secondo luogo, i componenti di questa Commissione conoscono molto bene il contenuto della delibera che è stata votata dal Parlamento nell'istituzione di questa Commissione d'inchiesta. Contenuto che lei, presidente, ha sempre fatto rispettare in tutti i suoi articoli e commi, nell'espletamento delle varie audizioni fino a oggi effettuate. Venendo ora alle domande, volevo chiedere all'audito – perché non ho capito bene – di cosa parlava con il Rossi. Inizialmente dice «parlavamo di questioni politiche», però poi mi sembra che abbia fatto un'analisi sua personale, anche di quali potevano essere le motivazioni che hanno indotto il Rossi a compiere un atto di cui poi questa Commissione si sta occupando. Quindi non ho capito se parlavano solo di politica oppure se con Rossi c'erano anche confidenze diverse.

  ANTONIO DEGORTES. Non c'era nessuna confidenza personale, dal punto di vista personale o intimo, in quanto con Rossi – come ho precisato dall'inizio – si Pag. 18parlava di calcio, di contrade e di politica, a volte di politica legata alla banca.

  INGRID BISA. Lei conosceva la famiglia di Rossi?

  ANTONIO DEGORTES. La famiglia quale? Quella di sangue?

  INGRID BISA. Entrambe.

  ANTONIO DEGORTES. Conoscevo il fratello Filippo, perché siamo tifosi del Siena, e abbiamo fatto insieme tante trasferte, in curva. Conoscevo bene Antonella Tognazzi quando ero presidente dei Giovani Imprenditori e lei era nella segreteria di Confcommercio: abbiamo avuto frequentazioni amichevoli. Conosco non bene e nemmeno ho frequentato Carolina Orlandi, ma siamo della stessa contrada, perciò li ho sotto gli occhi tutti i giorni del palio.

  INGRID BISA. Tornando alla sua vita professionale di cui ci ha fatto un excursus, forse è sfuggito a me il passaggio: chi la propose, chi l'ha nominata all'interno di Monte dei Paschi del Belgio e Monte dei Paschi France?

  ANTONIO DEGORTES. Mi sembrava di averlo specificato, però lo ridico. Tra gli enti che nominano la fondazione ci sono anche le associazioni di categoria. Ero presidente dei Giovani Imprenditori, presidente dell'Associazione nazionale di Confindustria. Le associazioni di categoria segnalarono il mio nome, che venne recepito – qui mi potrebbe aiutare l'onorevole Cenni, non ricordo dal professore che è stato anche in consiglio di amministrazione della banca diversi anni, nominato dalla provincia.

  PRESIDENTE. L'incarico era della provincia?

  ANTONIO DEGORTES. Non la provincia, la fondazione all'epoca: all'interno c'erano anche le istituzioni economiche. Segnalarono il mio curriculum insieme ad altri curricula al professor... Ci sono stato in consiglio d'amministrazione in Francia insieme, ma non ricordo il nome.

  PRESIDENTE. Era un componente della fondazione?

  ANTONIO DEGORTES. Non della fondazione: era un componente del consiglio di amministrazione della banca. La fondazione è proprietaria della banca, la segnalazione veniva fatta nei vari consigli di amministrazione e doveva rappresentare il territorio.

  PRESIDENTE. Sì, è un fatto politico anche di territorio. Sostanzialmente la provincia ha indicato e il consiglio di amministrazione...

  ANTONIO DEGORTES. Esatto, ora non mi viene in mente. Poi vi dico il nome preciso.

  INGRID BISA. Relativamente alla sua attività lavorativa, lei ha detto che svolge, ha svolto attività lavorativa in Italia e all'estero e ci ha parlato di Tenerife; e poi?

  ANTONIO DEGORTES. Albania, Tirana.

  INGRID BISA. E basta? Questi sono i due posti?

  ANTONIO DEGORTES. Sì.

  INGRID BISA. Ho finito, presidente.

  PRESIDENTE. La parola all'onorevole Cenni.

  SUSANNA CENNI. Grazie, presidente. La ringrazio per la presenza, dottor Degortes: è stato molto puntuale nella sua presentazione. Le faccio qualche domanda, che sono un po' la richiesta di rappresentarci anche qualche sensazione e qualche idea che si è fatto in questi anni su questa dolorosa vicenda. Vorrei chiederle di entrare più all'interno dei suoi rapporti con David Rossi. Lei ha parlato di questi incontri che facevate in maniera abbastanza puntuale ogni 15 giorni.

Pag. 19

  ANTONIO DEGORTES. Nell'ultimo anno.

  SUSANNA CENNI. Vorrei che ci raccontasse di più dei suoi rapporti con David, magari a livello personale. Ha risposto alla mia collega sui rapporti con la famiglia, quindi non ci torno. Vorrei capire qualcosa di più sui contenuti di questo rapporto, perché lei ha detto che stavate parlando dell'associazione «Per Siena», di questo scenario che guardava alle amministrative di quegli anni. Poi ha fatto questo passaggio parlando dell'incontro casuale del primo marzo, in cui ha detto: «Ho avuto quasi la sensazione che non fosse contento di avermi incontrato» e lei racconta di una persona evidentemente diversa da quella che lei incontrava ogni quindici giorni. Può raccontare un pochino meglio i suoi rapporti e poi la differenza che lei ha ricavato, almeno dal punto di vista delle sensazioni?

  ANTONIO DEGORTES. Io non ho fatto subito l'analisi che non fosse contento di avermi incontrato il primo marzo: l'ho fatta a distanza di qualche anno quando ho letto – ribadisco – di Mingrone o Profumo che parlano della famosa cena del 28 febbraio, in cui si diceva: «David a cena ci aveva detto che era preoccupato per i suoi rapporti con il “gruppo della birreria”». Lì mi è tornato in mente. In quel momento preciso, avevo solo considerato che David fosse fuori di testa, perché aveva un comportamento che non era da David. Poi, piano piano, si è sciolto. Lui aveva un appuntamento con un giornalista il primo marzo, era tarda mattinata, poi, piano piano si è sciolto.

  SUSANNA CENNI. Si ricorda con quale giornalista?

  ANTONIO DEGORTES. No, perché non me l'ha detto. Mi disse una cosa, che in quel momento, devo dire, mi fece «impermalire» un po'. A un certo punto, avevamo parlato un po' E gli dissi: «Ti accompagno giù». Si dice così a Siena quando si fa il corso: lui doveva andare a incontrare questo giornalista. E lui mi disse: «No, meglio che non ci vedano insieme» e io: «Va bene. Ciao, David. Ci si vede i prossimi giorni». Purtroppo questo è il ricordo, nemmeno bellissimo, che ho dell'ultimo momento. Per quanto riguarda quel giorno, lui mi accennò al fatto del lavoro, che è minimizzato dalla banca per ovvie ragioni, secondo me.

  SUSANNA CENNI. Però è venuta fuori anche da altre audizioni questa sua preoccupazione.

  ANTONIO DEGORTES. Sì, certo, è venuta fuori. Vi posso raccontare un aneddoto di qualche giorno fa che mi è stato riportato dal professore Luca Fiorito, che è stato in consiglio d'amministrazione alla banca e professore alla LUISS di Roma e all'università di Palermo, amico, conoscente di David Rossi, perché all'epoca scriveva libri economici per il Monte dei Paschi di Siena, perciò aveva dei rapporti frequenti con David. Alcuni giorni fa, parlandoci, mi ha detto: «Mi ricordo di un incontro avvenuto a febbraio del 2013, a Roma, e di avere visto David in condizioni in cui non l'avevo mai visto, con la barba incolta: era stravolto e girava nei corridoi di Roma con un passamontagna o qualcosa che gli copriva il voto, tant'è che la segretaria...».

  PRESIDENTE. Scusi, nei corridoi di Roma in che senso?

  ANTONIO DEGORTES. Della LUISS di Roma: c'era un convegno al quale David doveva partecipare; non ricordo, ma me l'ha detto Fiorito e potete sentirlo. La segretaria del corridoio della LUISS dove David Rossi girava con questa sorta di cappello o passamontagna, andò a chiamare Fiorito e gli chiese: «Scusi, ma questo personaggio lei lo conosce?». Lui andò da David, che si tolse questa cosa dal viso. Mi ha detto: «Ho trovato una persona che non era David Rossi che si conosceva». Mi fece subito una domanda: «Alla LUISS di Roma, secondo te, possono avere bisogno di uno che si occupa di comunicazione come me, con la mia esperienza?». E lì chiarì questo fatto, che aveva dubbi e perplessità sulla Pag. 20questione del lavoro. Se poi qualcuno mi fa le domande, ho delle sensazioni rispetto a chi l'ha tradito e alla «cazzata» che ha fatto: tutte cose scritte dove penso di sbagliare di poco, penso, reputo.

  SUSANNA CENNI. Allora ce le dica.

  ANTONIO DEGORTES. Per me, nelle valutazioni fatte leggendo anche gli atti, l'amico che l'ha tradito è Valentino Fanti. È quello che parla con la procura, e un tradimento così non è un tradimento, però secondo me è lui, perché alla domanda del PM Natalini che gli dice: «Ma chi è la persona che può unire Vigni e Mussari, ai quali tutti e due danno del “tu” qui all'interno della banca?» e lui dice: «Ce n'è uno solo – nemmeno lui era – è David Rossi». Quindi l'avrebbe tradito perché purtroppo, a causa di questo, vanno a fargli la perquisizione a casa. La «cazzata» a me sembra ovvia: è la mail «Help». Ma vi immaginate, in una situazione del genere, con il «casino» che c'è, con tutti i dubbi su David Rossi (perché in banca avevano dei dubbi su David Rossi: era l'ultimo dei mussariani lì dentro e prima se lo toglievano, meglio era, secondo me), uno che scrive all'amministratore delegato e gli dice: «Se non mi aiuti mi ammazzo»... Poi è ovvio che David, nei momenti in cui era lucido, ovviamente era lucido: quando incontra Muzzi, quando alla mamma parla delle polpette; è normale, ma tutti quelli che hanno avuto quel tipo di percorso tragico alternano quei momenti: è notorio. Lui chiaramente, in un momento di lucidità, dice: «Ho fatto una cazzata». Una persona che scrive all'amministratore delegato, in quel momento in cui rischia già il lavoro... Immaginate, dall'altra parte, un amministratore delegato che si trova una mail del genere, dice: «Ma questo che affidabilità ci dà?» tant'è che il giorno dopo ci va la Ciani, e non sarà un caso, il giorno dopo. Circa i pranzi, con David Rossi non abbiamo mai avuto confidenze personali, ma questo mai, nemmeno prima che lui entrasse al Monte dei Paschi. Con David Rossi come con Mussari, non si parlava mai di donne: l'argomento, quello boccaccesco e goliardico che si fa tra gli amici, non c'era. Si parlava del calcio, del palio (argomenti per noi importanti in quella città, all'epoca e anche ora): si parlava di politica, politica intesa come gestione del potere della città e politica di alcune scelte che faceva la banca, ma poco. Con Mussari non se ne parlava per niente, con David Rossi poco, perché comunque quello era il suo lavoro e lui tendeva a non trattare l'argomento, nonostante ci fosse un'amicizia derivata (per esempio con Antonella: io la conoscevo di più prima che si sposasse con David Rossi piuttosto che dopo il matrimonio, perché poi ci siamo un po' persi). Sulla questione politica posso accennare. Diciamo che David Rossi, in quella fase, cercò di mediare tra me e Mussari: Mussari voleva che si appoggiasse Ceccuzzi a prescindere. Noi non volevamo appoggiare Ceccuzzi perché lui non voleva noi. Non eravamo graditissimi come gruppo «Per Siena» e faceva bene, fra l'altro, nella sua analisi. Drammaticamente non volle che si candidasse né Bellandi, né Degortes in lista. Dovevamo fare la lista, dovevamo mettere una persona nella lista come indipendenti del PD e non vollero i due nomi: mettemmo alla fine il nome di un'avvocatessa di Siena, Francesca Mugnaini, che fu eletta con i nostri voti e dopo pochi mesi fu l'artefice della caduta di Ceccuzzi, perché la maggioranza si basava su un voto e lei andò contro il nostro parere – perché a quel punto noi volevamo mantenere Ceccuzzi –, votando contro il bilancio e Siena fu commissariata.

  SUSANNA CENNI. Lei ha parlato diffusamente della vicenda relativa ai festini: anche attraverso varie audizioni e trasmissioni è stato chiamato in causa e ha parlato di questa fonte confidenziale da cui partono una serie di indagini. Si è chiesto perché, per quale ragione può essere stato tirato in ballo il suo nome o un suo ipotetico ruolo legato a racconti, testimonianze, trasmissioni in collegamento alla vicenda di cui ci stiamo occupando?

  ANTONIO DEGORTES. È abbastanza semplice: partiamo dal mio profilo di organizzatore di feste in discoteca per 30 Pag. 21anni, come ho detto a Monteleone, «a pagamento», nel senso che organizzavo feste e mi pagavano per quello. Amico di Mussari, di Rossi, cioè del giro che «contava» in quella città? Sì. Un profilo mai basso il mio. Questa era una delle cose sulle quali spesso mi accusa Mussari: il mio profilo è sempre stato un problema, perché sono uno che affronta di petto le questioni e a volte poi esagera, tant'è che nell'affrontare il problema, dal 2017 a oggi, de «Le Iene», mi sono ricavato anche qualche denuncia e ho tre o quattro procedimenti più o meno in corso.

  PRESIDENTE. Condanne?

  ANTONIO DEGORTES. Condanne zero, per ora solo Monteleone l'ha presa.

  PRESIDENTE. Non ne parliamo.

  ANTONIO DEGORTES. Parliamo in generale, è un «eroe» per qualcuno in Commissione, ma per ora l'unico condannato c'è lui. Io condanne zero. Ho querelato tanti personaggi che hanno parlato di me. Il problema è che, in una città dove purtroppo è bene avere un profilo basso – non è una questione né di classe, né di altro – e in cui gran parte degli abitanti lavora al Monte dei Paschi di Siena come impiegato, una persona che un pochino esce dalle righe, con la barca, la macchina grossa, organizza le feste, una persona che non ha mai nascosto niente di quello che ha fatto, ecco, in questa città a volte l'invidia va oltre, è normale. In molti sono stati contenti di queste cose, soprattutto di quelle raccontate da «Le Iene» e avranno detto: «Ora vedi che sta più fermo». No, non rientra nemmeno questo nelle mie caratteristiche: ancora prima di fermarmi ci vorrà un po'. Penso sia questo il motivo principale: è una piccola cittadina dove l'invidia la fa da padrona, e io non ho fatto niente per non attirarmela, devo dire la verità.

  SUSANNA CENNI. Secondo lei è possibile, è immaginabile che David Rossi potesse avere informazioni, documenti e, quindi, potesse detenere segreti che potrebbero motivare l'interesse di qualcuno a provocarne la morte?

  ANTONIO DEGORTES. Mi perdoni se sorrido su questa questione. Ma David Rossi si occupava di comunicazione all'interno della banca, di comunicazione. È drammatico che abbia sentito in qualche audizione qualcuno che ha detto «ma i finanziamenti, lui si occupava anche di mutui»: mi sono sentito male solo a sentirlo, e purtroppo era qualche membro di Commissione che l'ha detto, probabilmente ancora non aveva studiato bene il caso. David Rossi si occupava di comunicazione, era esperto d'arte, di finanza non sapeva niente. Tant'è che penso gli sia stato spiegato qualche mese prima cosa fossero i derivati. Ma quali segreti poteva sapere David di quella banca? Nei confronti della banca sono state svolte non so quante indagini, di non so quante migliaia di pagine; non so quante intercettazioni ci sono state in quegli anni, anche derivanti da altri procedimenti prima dell'evento. Ricordo che – è agli atti – erano già due anni che la procura aveva sotto intercettazione il telefono di Mussari sulla questione dell'aeroporto di Ampugnano, ma non hanno mai trovato un dialogo, un colloquio che riguardasse una questione tecnica del Monte dei Paschi di Siena. Poi David si occupava delle sponsorizzazioni; il budget era di circa 40-50 milioni di euro, ma in una banca che era il terzo gruppo bancario italiano, un budget di 40,50 milioni era, come valore, un terzo o un quarto di Unicredit o di Intesa San Paolo. E di questi 40-50 milioni di cui si occupava David, l'80 per cento, di fatto era indirizzato dal consiglio d'amministrazione: lui non ci metteva mano. Tutto quello che andava al «Siena Calcio» e quello che andava alla Mens Sana Basket... Lui faceva una relazione, ma comunque era stato deciso in consiglio di amministrazione che si dovevano finanziare le due squadre di Siena che portavano lo sponsor: la decisione era politica, non era nemmeno della comunicazione. Non so quale autonomia avesse David. All'epoca ero co-editore di una rivista di vini, e all'epoca Monte dei Paschi di Siena qualcosa dava a tutte le riviste che Pag. 22erano di zona, ma a me non dettero niente in quell'epoca (ero in Belgio), perché mi dissero che, essendo consigliere, dovevo fare una richiesta al consiglio di amministrazione della banca per accedere...

  PRESIDENTE. Ci sta tutto.

  ANTONIO DEGORTES. Lo prevede la legge. Io dissi: «Ma come, devo chiedere a Mussari in consiglio di amministrazione se mi dà 5 mila euro di pubblicità per il giornale del vino? Evitiamo». È corretto, ma questo per fare capire quale era il sistema utilizzato dallo stesso David e che con lui non si «sgarrava» niente... Ma conoscere un segreto della banca? Ma facciamo qualche ipotesi di segreto, altrimenti diventa difficile e si parla di barzellette qui.

  SUSANNA CENNI. Immagino quindi la sua ipotesi: lei si è convinto che si sia trattato di suicidio? Glielo chiedo perché immagino che lei, insieme altre persone più vicine a David, si sia interrogato ampiamente su questa vicenda.

  ANTONIO DEGORTES. Le persone vicine a David, esclusi la moglie, figlia e un fratello, sono tutte convinte di questa ipotesi. Forse qualcuno è venuto qui e l'ha detto in modo più diplomatico, ad esempio il dottor Taddei nell'ultima audizione, ma noi a volte ci siamo confrontati e nessuno di noi ha dubbi sulla questione. Ma nemmeno la famiglia aveva dubbi, solo che dopo due anni e dopo le due archiviazioni ha cambiato idea. Poi la storia dirà, in seguito, perché Antonella Tognazzi e Carolina Orlandi hanno cambiato idea. Lo dirà in seguito: prima o poi la storia lo dirà.

  SUSANNA CENNI. Le posso chiedere quando ha avuto la notizia della morte, se lei è fra le persone che si sono recate lì? In quelle ore cosa è accaduto?

  ANTONIO DEGORTES. Ho avuto notizia il 6 sera, intorno alle 23. Ero ad Asciano, a trenta chilometri da Siena, a cena con mio padre, mia madre e mio fratello. Da poco avevo avuto un nipote. Mi chiamò Mauro Rosati: siccome lì la linea funziona male, quando uscii da casa per tornare a Siena (perché io abitavo a Siena) sul telefonino apparve il classico messaggio che avvisa quando qualcuno ti cerca; vidi il numero, lo richiamai e lui mi diede questa notizia, a seguito della quale feci qualche minuto di viaggio con lui al telefono in silenzio. Gli dissi: «Che si fa, si va a casa sua?». «No, ora non mi sembra il caso: sentiamoci domattina ed eventualmente si va all'obitorio». Poi c'è stata tutta la trafila, ovviamente è stata svolta l'autopsia, e passarono dei giorni prima del funerale.

  SUSANNA CENNI. L'ultima domanda. Lei ha detto che ha conosciuto Aglieco solo successivamente alla morte, anzi abbastanza recentemente, e che vi siete anche confrontati, perché in qualche modo tirati in ballo nella stessa vicenda. Immagino che avrà ascoltato la sua audizione: che idea si è fatto della sua audizione, soprattutto nel passaggio che lui fa del racconto sull'ufficio? Lei saprà, infatti, se ha seguito un po' le audizioni, che alcune delle ricostruzioni che ha fatto Aglieco sono state messe abbastanza in discussione da altri soggetti, addirittura da alcuni esponenti dell'arma e da altre persone che erano in quell'ufficio.

  ANTONIO DEGORTES. Ho conosciuto il colonnello Aglieco nel 2018. L'unica volta che l'avevo visto nel 2011, in occasione della vittoria della mia contrada, ero dirigente vicario alle pubbliche relazioni. Gli avevo detto: «Piacere, si accomodi alla festa della contrada dell'oca»: questa era stata la mia conoscenza con Aglieco all'epoca, quindi parlerei di «non conoscenza». Ho ascoltato tutta la sua audizione. In questi ultimi due anni il rapporto fra me e il colonnello Aglieco è stato molto confidenziale in merito a ciò che stava succedendo: eravamo sulla stessa barca, perché Bonaccorsi due persone ha riconosciuto soprattutto il colonnello Aglieco e Antonio Degortes. Ci siamo confrontati spesso anche perché all'epoca non ci conoscevamo. Gli ho chiesto per battuta: «Ma tu avevi una mascherina?». «No, nemmeno una maschera di pelle». Battute ne abbiamo Pag. 23fatte tante. Il giorno prima della sua audizione ci siamo incontrati a Castiglione della Pescaia, perché gli ho detto «Ti voglio risentire, fammi sapere quello che racconterai in Commissione». È stato un incontro di due o tre ore, e quello che Aglieco ha detto nelle prime due ore e mezza di audizione è tutto preciso, non fa una piega: è il racconto di tutto ciò che è avvenuto, di tutte le cose che non tornano nell'inchiesta de Le Iene. Purtroppo è caduto nel dimenticatoio. Poi c'è stata la fase delle domande, e penso che il colonnello, in quella fase, fosse stanco. Forse è andato un po' nel pallone? Non lo so. Gli ho parlato dopo l'audizione, dicendogli che certe cose a me non risultavano nemmeno dagli atti. Lui ha detto che era un po' confuso, forse si era «scaricato», e non mi è sembrato di percepire delle certezze su quello che poi ha raccontato in merito al fatto che al telefonino avrebbe risposto un PM (poi sembra chiaro che non è stato così), o sul cestino rovesciato. Non mi sembra che lui fosse proprio presente: parlandoci a quattr'occhi non mi ha dato quella sensazione. Se mi chiede perché l'ha fatto, le rispondo perché, secondo me, poteva essersi confuso dopo tre ore di audizione. Magari Aglieco, colpito dalla vicenda de Le Iene, si era preparato tutto su quella questione e quando qualcuno è andato a riportargli dei ricordi del passato... Beh, dopo nove anni può succedere che non ci si ricordi cosa è accaduto. Tutto qua.

  LUCA MIGLIORINO. Grazie presidente, grazie signor Degortes. Le rivolgo una domanda in seduta pubblica, perché lei ha fatto un nome....

  ANTONIO DEGORTES. Gliel'hanno mandato per messaggio, visto che legge il telefonino?

  PRESIDENTE. No, sul telefonino l'onorevole prende appunti: non è eterodiretto.

  ANTONIO DEGORTES. Scusi, onorevole.

  LUCA MIGLIORINO. L'ultima «cavolata» sarebbe stata quella della lettera a Viola il 4 marzo... Ovviamente con questa frase ha dimostrato semplicità e superficialità, perché in quel biglietto c'è scritto «nelle ultime settimane ho fatto una cavolata». Il 6 marzo, purtroppo, David Rossi muore, il 4 marzo sono due giorni prima... A meno che David Rossi non conoscesse cosa voglia dire «settimane» o «giorni» e quindi non avesse la concezione del tempo... Evidentemente lei fa queste sue considerazioni, di cui ovviamente la Commissione terrà conto con debito peso.

  PRESIDENTE. Ognuno ha le sue convinzioni.

  LUCA MIGLIORINO. Detto questo, lei mi dice che leggo i messaggi sul telefonino. Circa le mail del 4 marzo, lei ha avuto modo di parlare in qualche occasione con il dottor Valentino Fanti? Perché l'ha detto lei: su questo punto rimaniamo in seduta pubblica, poi preferirei passare in seduta segreta. Avete parlato di questa mail del 4 marzo?

  ANTONIO DEGORTES. No, non ne ho parlato: è una mia idea dopo che ho letto gli atti.

  LUCA MIGLIORINO. Lei come ha avuto gli atti?

  ANTONIO DEGORTES. Gli atti sono pubblici.

  LUCA MIGLIORINO. Come li ha avuti?

  ANTONIO DEGORTES. Se va su Internet trova tutte...

  LUCA MIGLIORINO. Tutti gli atti?

  ANTONIO DEGORTES. Su Internet trova tutte le archiviazioni, la prima e la seconda. L'archiviazione di Genova l'ho avuta tramite il mio avvocato e l'avvocato De Martino: ora è pubblica però.

  LUCA MIGLIORINO. Mi faccia capire, le dichiarazioni di Fanti ai PM sono negli atti di...

Pag. 24

  ANTONIO DEGORTES. E le ho anche lette in un libro. In questi anni mi sono informato e ho letto tutto, anche i libri di Monteleone.

  LUCA MIGLIORINO. Con il dottor Fanti non ne ha parlato?

  ANTONIO DEGORTES. Assolutamente no, l'ho letto negli atti.

  LUCA MIGLIORINO. Non prima, tra il 4 e il 6 marzo, perché allora non c'erano gli atti ovviamente, e neanche dopo la morte del dottor Rossi, quindi nel periodo immediatamente dopo la caduta da quella finestra: intendevo questo. Avete parlato della morte di David Rossi con il dottor Fanti?

  ANTONIO DEGORTES. Io non ho mai parlato con Fanti negli ultimi...

  PRESIDENTE. Vi conoscete con Fanti?

  ANTONIO DEGORTES. Sì, certo, ci conosciamo con Fanti dal 2014, cioè da quando esco dal consiglio di amministrazione, perché lui era segretario del presidente Profumo, e da quando esco dal consiglio di amministrazione di Monte dei Paschi leasing non ho più rapporti con Valentino Fanti di nessun tipo.

  LUCA MIGLIORINO. Che tempo era?

  ANTONIO DEGORTES. 2014, aprile 2014. Con la chiusura del bilancio della società sono decaduto e non avuto più rapporti, perché non aveva più senso: non è che siamo amici con Fanti.

  LUCA MIGLIORINO. Fanti faceva parte del «gruppo della birreria» o no?

  ANTONIO DEGORTES. No.

  LUCA MIGLIORINO. Frequentava?

  ANTONIO DEGORTES. No.

  LUCA MIGLIORINO. Organizzavate cene sempre con il Monte dei Paschi?

  ANTONIO DEGORTES. No, all'occasione della presentazione del bilancio del Monte dei Paschi c'eravamo tutti, c'erano 500 o 600 persone, probabilmente anch'io e Fanti insieme.

  LUCA MIGLIORINO. Quindi non avete parlato di queste cose?

  ANTONIO DEGORTES. Mai.

  LUCA MIGLIORINO. Presidente, le chiedo di passare in seduta segreta, a questo punto.

  PRESIDENTE. Propongo di passare in seduta segreta.

  (Così rimane stabilito. I lavori della Commissione proseguono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Ringraziamo il signor Degortes per il contributo che ha dato ai nostri lavori.

  ANTONIO DEGORTES. Ringrazio voi della pazienza e mi scuso per i toni a volte un po' accesi.

  PRESIDENTE. La ringrazio e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.55.