XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario

Resoconto stenografico



Seduta n. 82 di Martedì 22 marzo 2022

INDICE

Comunicazioni:
Ruocco Carla , Presidente ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Ruocco Carla , Presidente ... 3 

Audizione dei Curatori fallimentari della Compagnia di Navigazione DEIULEMAR SpA:
Ruocco Carla , Presidente ... 3 
Mazza Paola , Curatore fallimentare ... 3 
Iovane Alfonso , Curatore fallimentare ... 5 
Ruocco Carla , Presidente ... 11 
Lannutti Elio  ... 11 
Iovane Alfonso , Curatore fallimentare ... 12 
Lannutti Elio  ... 12 
Ruocco Carla , Presidente ... 12 
Laus Mauro Antonio Donato  ... 12 
Ruocco Carla , Presidente ... 12 
Di Paolo Vincenzo , Curatore fallimentare ... 12 
Iovane Alfonso , Curatore fallimentare ... 13 
Ruocco Carla , Presidente ... 13 
Mazza Paola , Curatore fallimentare ... 13 
Ruocco Carla , Presidente ... 13 

ALLEGATO: Documentazione in regime libero trasmessa dai Curatori fallimentari ... 14

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
CARLA RUOCCO

  La seduta comincia alle 14.35.

Comunicazioni.

  PRESIDENTE. Ricordo che per ragioni di sicurezza sanitaria, il «foglio firme» non verrà portato dall'assistente ma lasciato a disposizione sul tavolino davanti al banco della Presidenza.
  Comunico che i Curatori fallimentari della Compagnia di Navigazione Deiulemar, in vista dell'odierna audizione, hanno trasmesso alla Commissione della documentazione in regime libero. Tale documentazione è oggi in distribuzione ed è comunque stata già trasmessa per email ai commissari.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione dei Curatori fallimentari della Compagnia di Navigazione DEIULEMAR SpA.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei Curatori fallimentari della Compagnia di Navigazione DEIULEMAR SpA.
  La Commissione d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, che ho l'onore di presiedere, anche a seguito di recenti notizie di stampa e di diverse segnalazioni ed esposti ricevuti, intende avere informazioni sullo stato della procedura di fallimento della DEIULEMAR Compagnia di Navigazione S.p.A., con riferimento ai profili di competenza della Commissione relativi alla tutela del risparmio.
  Con riferimento all'odierna audizione sono presenti la dott.ssa Paola Mazza, l'avv. Alfonso Iovane ed il dott. Vincenzo Di Paolo, nella qualità di Curatori fallimentari, che ringrazio di essere qui presenti. Invito, quindi, gli auditi a svolgere la relazione in un tempo massimo di trenta minuti, cui seguirà il dibattito, con possibilità per i commissari di formulare domande e osservazioni. Prego, dottoressa.

  PAOLA MAZZA, Curatore fallimentare. Buonasera e grazie dell'invito. Sono la dottoressa Paola Mazza, qui presente insieme ai miei colleghi Alfonso Iovane e Vincenzo Di Paolo. Questa è una relazione breve che abbiamo fatto come sintesi della informativa da rendere per la procedura e quindi leggo di seguito: «I sottoscritti, avvocato Alfonso Iovane, Vincenzo Di Paolo e dottoressa Paola Mazza, nominati curatori del fallimento in surroga con sentenza del 28 ottobre 2016, presentano come richiesto una breve relazione informativa. La fallita Deiulemar Compagnia di Navigazione S.p.A. di seguito, per brevità, Deiulemar o “DCN”, venne costituita nel 1969 su iniziativa dei signori Michele Iuliano, Giuseppe Lembo e Giovanni Battista Della Gatta ed aveva quale oggetto sociale l'esercizio dei trasporti marittimi per vie d'acqua con navi di proprietà e/o di terzi, e l'acquisto, la vendita, la costruzione, la trasformazione, la demolizione, l'armamento, la gestione, la localizzazione e il noleggio in ogni sua forma e tipo di navi».
  Fatto salvo ogni ulteriore chiarimento che verrà dato in seguito, è opportuno Pag. 4sottolineare sin da ora come, sino all'intervenuta dichiarazione di fallimento, le famiglie Della Gatta, Iuliano e Lembo hanno sempre detenuto la totalità delle quote societarie di DCN in misura paritaria, direttamente o per il tramite di società ad esse riconducibili.
  Nel corso degli anni Deiulemar, anche attraverso società partecipate, diversificava la propria attività nel settore turistico alberghiero e in quello immobiliare, conservando come attività prevalente il trasporto marittimo internazionale di merci, specialmente rinfuse, secche, realizzato con navi di proprietà fino al 2005 e con navi sub noleggiate da armatori e compagnie di navigazione.
  Peraltro, a partire dal 2005, la fallita iniziava ad operare in maniera sempre più significativa sul mercato over the counter dei contratti derivati sui noli marittimi. L'operatività della Deiulemar e i relativi risultati economici venivano sensibilmente influenzati, quindi, oltre che dalle scelte gestionali, anche dal contesto internazionale (andamento economico e politico dei mercati di riferimento) e, soprattutto, dalla capacità di tonnellaggio disponibile a livello mondiale. In particolare, i risultati reddituali venivano condizionati dalla volatilità dell'andamento degli indici BDI, precipitato vertiginosamente, infatti, nel luglio 2008, con una perdita di oltre il 90 per cento del proprio valore.
  Ad una situazione economica e finanziaria già deteriorata in conseguenza di marginalità economiche significativamente decrescenti e di una posizione finanziaria netta anch'essa in diminuzione tanto da essere negativa dal 2009 (per effetto della distribuzione dei dividendi e per l'assorbimento di risorse da parte della gestione ordinaria), si aggiungeva ad inizio 2012 la ricognizione delle passività inerenti l'emersa circolazione irregolare di certificati obbligazionari, cosiddetti «fuori bilancio». In particolare, Deiulemar, quando ancora in bonis, a seguito di censimento iscriveva nella situazione patrimoniale al 31 dicembre 2011 un Fondo Rischi ed Oneri, per complessivi euro 725 milioni, registrando così una perdita di esercizio pari a euro 843 milioni e un patrimonio netto negativo di euro 845 milioni.
  Con sentenza emessa dal Tribunale di Torre Annunziata il 2 maggio 2012, Deiulemar veniva dichiarata fallita, producendosi conseguenze sociali a dir poco disastrose sul piano finanziario, in quanto il dissesto coinvolgeva non meno di 13.000 piccoli risparmiatori, in gran parte residenti a Torre del Greco, con un danno complessivo stimabile all'epoca in un importo quasi di un miliardo di euro.
  Le vicende che hanno condotto al dissesto della Deiulemar, oggetto di un'enorme diffusione mediatica soprattutto attraverso la stampa specializzata, sono state compiutamente ricostruite nell'ambito del procedimento penale n. 38454/2012 RGNR, istituito dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata e, poi, proseguito dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma sulla base delle indagini svolte dalla Guardia di Finanza e dalla documentazione raccolta nell'ambito delle stesse.
  Si tratta, in particolare, del procedimento penale nel quale sono stati rinviati a giudizio nel novembre 2012 diversi membri delle famiglie degli armatori Della Gatta, Iuliano e Lembo in qualità di amministratori, anche di fatto, della Deiulemar, per numerosi reati tra i quali la raccolta abusiva del risparmio tra gli investitori, realizzata mediante l'utilizzo di diversi conti correnti bancari (per la precisione, circa diciotto) aperti presso diversi istituti di credito e intestati, per la maggior parte, al socio fondatore ed amministratore unico della Deiulemar, il comandante Michele Iuliano, nonché ad altri soggetti comunque riconducibili alla società e/o allo stesso Michele Iuliano.
  Conti correnti nei quali sono transitate le ingenti somme corrisposte da un elevatissimo numero di piccoli risparmiatori che, nel corso del tempo, avevano creduto e investito in quella che rappresentava una delle maggiori società armatoriali d'Europa, ribattezzata dal quotidiano nazionale ilSole24Ore come la «Parmalat del mare».
  Il procedimento penale in questione è stato definito in primo grado dal Tribunale Pag. 5Penale di Roma, con sentenza dell'11 luglio 2014, n. 12113/2014 che, in particolare, in relazione ai reati ascritti di bancarotta per la distrazione ed abusiva attività bancaria, ha inflitto pesanti condanne ai vari membri della famiglia Della Gatta, Lembo e Iuliano, decisione confermata in Corte d'appello e, successivamente, dalla Suprema Corte di cassazione la quale, però, ha disposto il rinvio alla Corte di appello per la rimodulazione della pena.

  ALFONSO IOVANE, Curatore fallimentare. Delineate, sia pur sinteticamente, le vicende che hanno condotto la Deiulemar al fallimento e l'esito delle indagini, a suo tempo, avviate in sede penale, occorre evidenziare il ruolo che il prestito obbligazionario fuori bilancio, come ricostruito in dette indagini e confermato dalla citata sentenza penale n. 12113/2014 e poi in quelle successive, ha giocato nel procurato dissesto finanziario della società, prestito che veniva gestito, di fatto, in parallelo rispetto ai titoli al portatore regolarmente emessi dalla Deiulemar.
  Sul punto, il Giudice penale ha infatti chiarito nella sentenza di primo grado che «fin dall'inizio della sua attività la società si è rivolta al finanziamento di terzi, dapprima nella forma della emissione dei carati, che implicavano la partecipazione dei sottoscrittori al rischio di impresa, e poi nella forma della emissione di obbligazioni, il cui sottoscrittore diveniva semplice creditore finanziatore».
  In particolare, il ricorso di DCN al prestito obbligazionario regolare aveva preso avvio nel 1985 e «l'emissione delle obbligazioni» veniva «effettuata, di volta in volta, sulla base di delibere societarie che stabilivano anche l'importo massimo dei titoli e che venivano regolarmente iscritte in bilancio. ... Detto debito era pari ad euro 17 milioni 679 mila al 31.12.2004, che è rimasto pressoché costante fino al 31.12.2007 e che nel 2008 si è riscontrato un aumento significativo fino a 24 milioni 599 mila euro, a seguito di emissione di un nuovo prestito. Al 29.2.2012 l'ammontare del debito iscritto a tale titolo in bilancio era di circa 40 milioni di euro e tale è rimasto alla data del fallimento, cioè al 2.5.2012».
  Sempre alla luce delle risultanze delle indagini penali svolte, è risultato inequivocabilmente che, parallelamente a prestiti obbligazionari regolari veniva, tuttavia, gestito anche un sistema di finanziamento basato su titoli di debito in nessun modo riflessi nei bilanci e nella documentazione societaria, cosiddetti «certificati obbligazionari fuori bilancio e/o irregolari», utilizzando, in via esclusiva, numerosi conti correnti bancari aperti presso diversi istituti di credito, distinti da quelli di titolarità della DCN e intestati, per contro, al suo amministratore unico, signor Michele Iuliano.
  Per usare le parole del Giudice penale, accanto al «finanziamento relativo ad obbligazioni regolarmente emesse ed iscritte», esisteva, insomma «una raccolta irregolare di risparmio parallelamente effettuata attraverso la emissione di obbligazioni al portatore. Di tal titoli non vi è traccia in alcun atto della società, né nelle delibere e né nella contabilità, né in bilancio. Non esistono, inoltre, conti correnti intestati alla società su cui confluissero i denari con esse raccolti o da cui venissero attinte le somme da restituire a titolo di rimborso capitale o di pagamento degli interessi. Le indagini della Guardia di Finanza, gli accertamenti della Curatela e della società Deloitte, hanno permesso di appurare che le operazioni relative al prestito obbligazionario irregolare venivano effettuate utilizzando diciotto conti correnti intestati a Michele Iuliano come persona fisica e non come amministratore di DCN. (...) Va precisato, per dare l'idea dell'entità del fenomeno, che nel 2012 il debito di censimento ad esse relative era di 723 miliardi. L'esame delle obbligazioni prodotte in copia in udienza consente di rilevare che si tratta di titoli al portatore emessi a nome della società DCN e sottoscritta dal comandante Michele Iuliano. Come già detto, tali titoli sono stati negoziati esclusivamente su conti personali del sottoscrittore e non risultano nella contabilità della società. Si poneva, dunque, la questione di verificare se il debito ad essi relativo sia ascrivibile alla società oppure solo al comandante Iuliano, ossia, in altri termini, di stabilire se i titoli siano stati emessi dal medesimo a titolo personale o in qualità di amministratore Pag. 6della società. Ha reputato il Tribunale che essi dovevano, senz'altro, considerarsi titoli della DCN, seppure non emessi a seguito di regolare delibera e seppur non iscritti in bilancio ed in contabilità».
  Infatti, come si dirà meglio di seguito, i relativi crediti connessi al possesso di suddetti titoli irregolari sono stati messi al passivo della procedura Deiulemar.
  In merito a siffatta raccolta abusiva di risparmio, dalle indagini svolte emergeva, infatti, che le modalità di sottoscrizione di tali certificati obbligazionari fuori bilancio presentavano formalmente caratteristiche del tutto similari a quanto previsto nell'ambito dei prestiti obbligazionari regolari. Le principali divergenze si riscontravano quasi esclusivamente in termini di gestione e flessibilità dell'investimento realizzato dal singolo sottoscrittore.
  In particolare, attraverso la ricostruzione delle modalità operative tramite le quali tale raccolta abusiva avveniva, si è potuto chiarire che in sede di sottoscrizione dell'obbligazione, l'incaricato a gestire i rapporti con gli investitori provvedeva all'emissione del titolo compilando, per la parte inerente l'importo sottoscritto e la scadenza, un modello prestampato recante un codice alfanumerico, la denominazione della società fallita Deiulemar e la firma del suo amministratore unico, Michele Iuliano.
  Il pagamento dell'importo sottoscritto poteva, poi, avvenire tramite assegni bancari, denaro contante o assegni circolari. Il risparmio così raccolto affluiva, quindi, sui soli conti correnti personali del signor Michele Iuliano. Secondo quanto accertato in sede penale, un dipendente della fallita sin dal 2005, incaricato di gestire i rapporti con gli investitori, ha dichiarato di essere stato delegato da Iuliano Michele ad effettuare i versamenti sui conti personali di quest'ultimo, precisando che il ricavato della raccolta relativa alle obbligazioni regolari veniva versato soltanto su uno specifico conto della DCN, mentre quello relativo alle obbligazioni irregolari confluiva esclusivamente su conti di Michele Iuliano, sui quali egli era l'unico ad avere la delega ad operare.
  Analogamente, il pagamento degli interessi a favore dell'investitore avveniva, alla data di scadenza e dietro presentazione della relativa cedola, tramite assegni provenienti dai conti personali di Michele Iuliano o, diversamente, in contanti, se vi era disponibilità in cassa. Alternativamente, su richiesta dell'investitore, gli interessi maturati potevano essere capitalizzati e, in tal caso, venivano calcolati quelli che erano gli interessi maturati quell'anno e veniva rilasciato un nuovo certificato per l'importo maggiorato degli interessi.
  Identico modus operandi era seguito in caso di liquidazione dei certificati da rimborsare e l'estinzione, totale o parziale, del prestito obbligazionario poteva avvenire sia alla scadenza dello stesso sia in via anticipata. Per quanto riguardava, invece, la gestione di tali prestiti obbligazionari paralleli, si apprendeva all'esito delle indagini penali, poi confermate sul punto dalla menzionata sentenza penale dell'11-21 luglio 2014, che la sottoscrizione e il rinnovo dei certificati, ovvero il pagamento delle cedole, non avveniva presso gli uffici amministrativi o presso la sede legale di DCN o di altre entità del Gruppo, bensì presso un ufficio all'uopo costituito sito in Torre del Greco, in via Marconi e, successivamente, in via Vittorio Veneto.
  Con riferimento a tale aspetto, il Giudice penale ha precisato che l'emissione di obbligazioni irregolari al portatore è stata effettuata dapprima in via Roma n. 8 poi, dal 2000, in via Marconi, in due palazzi distinti, uno di fronte all'altro e uno dei quali sede della DS, la Deiulemar Shipping. Nel 2005 l'Ufficio si è spostato alla seconda traversa Vittorio Veneto, sempre a Torre del Greco.
  In particolare, le principali attività di gestione del prestito irregolare venivano quotidianamente svolte presso il cosiddetto «ufficio obbligazionario» da circa tre dipendenti della DCN o della Deiulemar Holding, di cui due dediti all'attività di emissione dei certificati e una terza persona preposta al rendiconto del foglio di cassa, nel quale si provvedeva all'individuazione del singolo investitore, con iscrizione delle generalità e dell'importo sottoscritto, nonchéPag. 7 della tipologia di operazione posta in essere nel singolo giorno. I dati trascritti sul foglio cassa venivano, quindi, raccolti da un dipendente della Deiulemar Holding il quale, presso la sua abitazione, provvedeva, poi, a trasferire gli stessi in un archivio informatico in formato DOS, che aveva la funzione di consentire eventuali ricerche ogni qualvolta fosse stato necessario. Detto archivio era custodito in due supporti elettronici del tipo pen drive forniti direttamente dalla società che ogni anno, per motivi di sicurezza, venivano cambiati, evitando così il rischio del deterioramento e della perdita dei dati. A decorrere dal 2009 veniva altresì introdotta un'ulteriore attività di archiviazione dei dati, ovvero un'attività di compilazione del sopraindicato archivio informatico il cui contenuto veniva, poi, regolarmente consegnato all'amministratore unico della fallita, signor Michele Iuliano.
  Alla luce di quanto appena descritto, individuati i modi e i termini entro i quali la raccolta di risparmio abusiva veniva compiuta dai dipendenti della Deiulemar in favore dell'amministratore unico, signor Michele Iuliano, è di particolare interesse, ai fini dell'esatta comprensione del fenomeno, l'appetibilità di tale forma di investimento, emersa sempre all'esito dell'indagine penale.
  In particolare, appare significativo quanto indicato da alcuni investitori sentiti in ambito penale, che chiarivano come il fattore determinante fosse rappresentato dalla solidità e fiducia comprovata e consolidata in circa quarant'anni di attività da parte delle famiglie degli armatori e, ancora, altri sottoscrittori illustravano come, oltre alla convenienza dell'operazione in relazione al tasso di interesse all'epoca riconosciuto dalla Deiulemar su tali operazioni obbligazionarie, l'investimento risultasse di particolare interesse data la solidità economica della società, a tutti nota per la serietà e, non ultimo, per il rapporto che il comandante Michele Iuliano aveva provveduto a costruire con gli investitori stessi.
  Inoltre, è opportuno segnalare come, senza ombra di dubbio, il carattere locale del fenomeno, nonché la diretta conoscenza dei proprietari della Deiulemar e la fiducia loro accordata, abbia finito per determinare la scarsa attenzione e la pressoché inesistente informazione dei privati investitori sul tipo di investimento, circostanza della quale i vertici della DCN hanno evidentemente approfittato per la costruzione del meccanismo illecito in oggetto.
  I certificati obbligazionari venivano, dunque, gestiti direttamente presso un ufficio che da tutti veniva identificato come sede della società. In effetti, il detto riconoscimento e la sostanziale immedesimazione era facilmente percepibile dall'investitore, soprattutto per la presenza dei dipendenti DCN e si Deiulemar Holding presso la suddetta sede, dove, tra l'altro, venivano alternate o sostituite con materiale cartaceo comunicazioni informative, talvolta affisse sul muro, che facevano immediatamente capire all'investitore di essere presso una sede Deiulemar; informative accompagnate da affissioni di giornali sull'operato della società nel mondo.
  Tuttavia, a fronte di tale percezione e sostanziale commistione – tra attività amatoriale, quella tipica e caratterizzante della fallita, e attività finanziaria relativa al prestito obbligazionario irregolare – non vi era alcuna risultanza della raccolta abusiva del risparmio nella gestione dell'attività caratteristica della DCN. Come già evidenziato in precedenza, la movimentazione relativa all'attività finanziaria in senso stretto non trovava, infatti, alcun riflesso nelle scritture contabili societarie, in quanto i relativi flussi di denaro venivano fatti confluire esclusivamente sui conti correnti intestati al signor Michele Iuliano, ovvero ben distinti dai conti correnti societari.
  Dopo aver descritto le modalità di gestione del prestito obbligazionario fuori bilancio, occorre considerare i fatti che hanno determinato l'emersione del suddetto debito.
  La genesi di tali avvenimenti si colloca a ridosso delle vicende giudiziarie collegate al fallimento della società Dimaiolines S.r.l., compagnia di navigazione anch'essa con sede a Torre del Greco, dichiarata fallita in data 2 dicembre 2010. In particolare, nel settembre del 2010, quando si verificò il Pag. 8crac della compagnia Dimaiolines, che metteva obbligazioni in modo equiparabile a quello utilizzato da Deiulemar, venne a crearsi una comprensibile e inevitabile incertezza anche tra i risparmiatori della DCN, i quali iniziarono a richiedere il rimborso del capitale delle obbligazioni fuori bilancio sottoscritte, conseguenza di un'evidente perdita di fiducia nel settore armatoriale.
  A decorrere dal novembre 2011 iniziarono, così, a circolare insistentemente voci delle presunte difficoltà economiche della Deiulemar e, addirittura, dell'imminente fallimento della stessa. Tali notizie sembravano trovare conferma allorquando, in data 16 e 17 gennaio 2012, la controparte commerciale Paragon Shipping, società greca quotata sul mercato americano, rendeva pubblica la richiesta avanzata dalla DCN di rinegoziare diciassette contratti di nolo pluriennali, sottoscritti fissando rate giornaliere di molto superiori agli allora correnti valori di mercato.
  Il 9 gennaio 2012 un obbligazionista chiedeva alla sede legale della Deiulemar il rilascio, ai fini fiscali, di un'attestazione dalla quale risultasse il relativo investimento.
  Il carattere pubblico della suddetta raccolta, dove la stessa veniva svolta presso uffici riconoscibili quali sedi della società, era gestito per mezzo di dipendenti della stessa, coinvolgeva almeno 10.585 risparmiatori censiti. Assenza di alcuna delibera degli amministratori circa l'emissione delle obbligazioni fuori bilancio in violazione di quanto, invece, previsto dall'articolo 2436 cc; mancato rispetto del limite applicato alle società per azioni relativamente all'emissione di certificati obbligazionari, in base al quale tali strumenti di debito non devono accedere il doppio del capitale sociale, della riserva legale e delle riserve disponibili risultanti dall'ultimo bilancio approvato, articolo 2412, comma 1, cc; assenza della richiesta di attestazione da parte del Collegio Sindacale in ordine al rispetto del suddetto limite, nonché delle eccezioni previste per il superamento dello stesso.
  A seguito di ricorsi per dichiarazioni di fallimento inoltrati da più soggetti creditori, il Tribunale di Torre Annunziata dichiarava in data 18 aprile – 2 maggio 2012 il fallimento della società Deiulemar Compagnia di Navigazione, nominando quali curatori il professor Giorgio Costantino, il dottor Vincenzo Masciello e la dottoressa Antonella De Luca. Avverso detta decisione, veniva proposto dalla società reclamo, ex articolo 18 legge Fallimentare, che veniva rigettato dalla Corte di appello di Napoli, I sezione civile.
  In data 9.5.2013, a seguito di ricorso inoltrato dalla procedura fallimentare Deiulemar Compagnia di Navigazione S.p.A., veniva dichiarato il fallimento della Società di fatto, Sdf, costituita dai soci Michele Iuliano, Maria Luigia Lembo, Giovanna Iuliano, Giuseppe Lembo, Leonardo Lembo, Lucia Boccia, Angelo Della Gatta, Pasquale Della Gatta e Micaela Della Gatta e degli stessi in proprio e venivano nominati curatori l'avvocato De Notaristefani di Vastogirardi, il dottor Massimo Di Pietro e il dottor Castellano.
  In data 5 marzo 2014, il Giudice delegato di detto fallimento dichiarava esecutivo lo stato passivo nel quale la Curatela DCN veniva ammessa su tutte le masse, sotto condizione. In particolare la richiedente veniva ammessa in chirografo sulle masse di SDF e di Michele Iuliano, per l'importo di 800 milioni di euro, a condizione che intervenisse l'ammissione al suo passivo, in via definitiva, dei corrispondenti crediti vantati dai cosiddetti obbligazionisti, come identificati in occasione del cosiddetto censimento e, comunque, nei limiti di quella ammissione, nonché per l'importo di euro 123.178.643, in via definitiva e senza alcuna condizione.
  Su tutte le altre masse dei soci della SDF, per l'importo di euro 123.178.643, oltre interessi e rivalutazione come per legge e oltre alla somma corrispondente ai crediti vantati dai cosiddetti obbligazionisti, nei limiti in cui costoro fossero stati ammessi in via definitiva al passivo di DCN, il tutto con il privilegio di cui agli articoli 2769 c.c. e 316 c.p.p., sotto condizione che non intervenisse sentenza definitiva di assoluzione o di non luogo a provvedere.Pag. 9
  In data 7.10.2017 il Giudice delegato, sciogliendo in parte le riserve apposte nel decreto che aveva dichiarato esecutivo lo stato passivo, disponeva l'ammissione della Curatela DCN sulle masse di SDF e Michele Iuliano, in chirografo, per l'importo di euro 723.030.958,31 oltre agli euro 123.178.643 già ammessi in precedenza, nonché sulle altre masse, con il privilegio di cui agli articoli 2768 c.c. e 316 c.p.p. sui beni che hanno formato oggetto di sequestro, per gli importi di euro 723.030. 958,31 e di euro 123.178.643 oltre rivalutazione ed interessi su tale ultima cifra, dal giorno della cessione del ramo di azienda Shipping. Disponeva che le relative domande nei limiti sopra precisati dovevano intendersi accolte definitivamente.
  In data 28.10.2016, il Tribunale di Torre Annunziata, riunito in Camera di Consiglio, facendo proprio il contenuto delle memorie depositate dal Comitato dei creditori, surrogava i curatori sopra evidenziati nominando in sostituzione i sottoscritti. Dalla nomina, i sottoscritti, per sopperire alle esigenze informative della moltitudine dei creditori anche in relazione alle problematiche e alle lungaggini connesse ai riparti, hanno istituito previa autorizzazione, in Pompei alla Via Lepanto n. 46, sede specifica della procedura fallimentare, un servizio di call center e di ricevimento dei creditori. Hanno, inoltre, utilizzato un sito internet dedicato per informazioni. Detti servizi, accorciando la distanza con i creditori ed in particolare con gli obbligazionisti, sono stati e sono tuttora molto apprezzati.
  Per quel che riguarda l'attivo realizzato, le entrate totali della procedura Deiulemar, DCN, sono ad oggi così costituite: entrate immobiliari, 17.204.160 euro (compresi fitti attivi pari a euro 5.023.729). Entrate mobiliari: 79 milioni 649 mila euro; entrate generiche: 499.641 euro, per un totale entrate di 97.393.664,68 euro. Le entrate immobiliari derivanti dalla vendita all'asta della procedura sono state realizzate completamente dai sottoscritti curatori attraverso n. 53 procedure competitive nelle quali sono stati assegnati e venduti i vari beni, non li elenco.
  Le entrate mobiliari della procedura, pari a 79 milioni 689 mila euro, sono costituite da mobili, automezzi, partecipazioni societarie, titoli, realizzo crediti di procedura, credito IVA, transazioni, eccetera.
  Le entrate generiche, pari a euro 499.641, sono rappresentate dagli interessi sulle somme depositate.
  L'attivo da realizzare, tenuto conto che, ad oggi, tutti gli immobili sono stati assegnati e venduti, è costituito principalmente dalle seguenti voci: credito residuo nei confronti della società Sdf: euro 795 milioni; credito verso Immobiliare Napoli (già Progresso e Futuro) euro 923.000; credito da ammissione al passivo del fallimento n. 271/219 Gestion General Hoteleras – Tribunale di Milano, per la somma di 460.000; credito IRAP ante procedura per euro 821.000; credito ritenute sugli interessi attivi per euro 113.000; crediti imposte di registro per euro 153.044.
  Il passivo accertato della Deiulemar è così suddiviso: prededuzioni euro 184.427,95; ipotecari: 16.542.365,54; privilegiati: euro 6.788.427,31 di cui (non leggo tutto) crediti chirografari per l'importo di 894.656.951,26 di cui euro 726.354.198,88 in favore degli obbligazionisti. Il totale passivo dei crediti accertati è, quindi, di 918.172.172,07. Il numero complessivo dei creditori che hanno presentato domanda di ammissione al passivo è di 11.211 soggetti, di cui ammessi 10.918 e fra cui 10.869 sono obbligazionisti.
  Circa le procedure di liquidazione dell'attivo in corso di svolgimento, si ribadisce che avendo venduto tutti i beni acquisiti alla massa fallimentare non vi è altra attività di liquidazione in corso, oltre al recupero dei crediti sopra evidenziati.
  Per quel che riguarda le azioni di recupero di crediti pendenti, di seguito i giudizi in corso: fallimento DCN e fallimento SDF contro Banca Monte Paschi di Siena, valore giudizio 4 milioni 430 mila euro; fallimento DCN e fallimento SDF/ Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara, valore giudizio euro 3.060.000; fallimento DCN, fallimento SDF/Bper, valore giudizio 3 milioni 410 mila; fallimento DCN e società SDF/ Intesa San Paolo, valore giudizio euro 5.120.000; DCN Pag. 10e fallimento SDF/ UniCredit, valore giudizio euro 28 milioni 540 mila; fallimento DCN e fallimento SDF/Crédit Agricole Cariparma, valore giudizio euro 14 milioni 750mila; fallimento DCN e fallimento SDF/ Ubi Banca, valore giudizio euro 18 milioni 680 mila; fallimento DCN, fallimento SDF/Banco di Napoli, euro 31.690.000; DCN e fallimento SDF/Banca di Credito Popolare di Torre del Greco, valore giudizio euro 82.820.000.
  Oggetto della materia del contendere di detti nove giudizi è l'accertamento della responsabilità di detti istituti bancari per aver colposamente agevolato, in concorso con gli amministratori di diritto e di fatto della Deiulemar, le operazioni illecite relative al cosiddetto prestito obbligazionario irregolare e il relativo risarcimento danni. Per ogni singolo giudizio, è stata disposta consulenza tecnica e conferito, per ognuno, incarico ad un collegio di consulenti. Allo stato, si è in attesa del deposito delle relative relazioni peritali.
  Fallimento DCN contro KPMG e sindaci: oggetto, l'accertamento della responsabilità dell'organo di revisione e dell'organo di controllo e la condanna di questi al risarcimento danni. Detto giudizio sarà chiamato all'udienza dell'8.7.2022 per la precisazione delle conclusioni. Valore giudizio, 119 milioni, eccetera. Si evidenzia che il Giudice designato del Tribunale di Napoli sez. Imprese, aveva invitato le parti a transigere la lite per la somma di euro 2.250.000 e che il comitato dei creditori, ex articolo 35 L.F. non ha autorizzato.
  Fallimento DCN/La Ripetta, giudizio ad oggetto sfratto per morosità nonché il recupero dei canoni non versati per la locazione dell'Hotel Poseidon, valore della causa un milione 247 mila euro.
  Fallimento DCN/GOSS S.r.l., giudizio ad oggetto sfratto per morosità e il relativo pagamento dei canoni relativamente al complesso sportivo Poseidon. Convalidato lo sfratto, il valore della causa è di 134.000 euro, oltre i canoni maturati dal maggio 2017.
  Per le azioni di responsabilità già si è detto nel precedente paragrafo. Si rappresenta, inoltre, che la procedura era costituita parte civile nel giudizio penale in danno degli amministratori di fatto, giudizio conclusosi con la condanna di detti, sentenza nel merito passata in giudicato e rinvio da parte della Suprema Corte di cassazione alla Corte di appello di Roma per la rimodulazione delle pene. Per maggiori dettagli si rinvia alle relazioni ex articolo 33, comma 5, L.F. allegate alla presente relazione.
  Totale somme distribuite ai creditori: categoria prededucibili, euro 191.146; totale categoria ipotecari, distribuiti 4.452.106; totale categoria privilegiati, euro 6.890.743; totale categoria chirografi euro 58.108.558,39 di cui euro 47.173, 902 distribuito agli obbligazionisti pari a circa il 6,5 per cento del credito ammesso.
  Dette somme sono state corrisposte in sette riparti. Il primo riparto di euro 2 milioni 178 mila destinato ai creditori privilegiati è stato predisposto dalla precedente curatela. Gli scriventi curatori, oltre al compimento del secondo riparto di euro 8 milioni 619 destinato principalmente ai creditori chirografi, hanno effettuato sino ad ultimazione un terzo riparto parziale di 14 milioni 284, destinato principalmente ai creditori chirografari; un quarto riparto parziale di euro 13 milioni 721, destinato principalmente ai creditori chirografari e un quinto riparto di euro 27 milioni, destinato principalmente ai creditori chirografari.
  Hanno altresì predisposto e completato il sesto riparto di euro 2.203.963 ed il settimo riparto di euro 1.173.585, entrambi destinati ai creditori ipotecari. Gli ultimi di elevata complessità, considerata la composizione dei conti speciali.
  Ad oggi, sono stati pagati i creditori ammessi in prededuzione, accantonate le somme per le ulteriori spese in prededuzione della procedura, i crediti privilegiati generali e ai creditori chirografari, fra cui gli obbligazionisti, sono stati ad oggi corrisposti riparti per una percentuale, si ripete, pari a circa il 6,5 per cento del credito ammesso.
  Allo stato, attese le pendenze dei giudizi ancora in primo grado e l'alea degli stessi, non è possibile ipotizzare quali potranno Pag. 11essere le somme realizzabili da ripartire in futuro che, come innanzi evidenziato, dipenderanno anche e soprattutto all'esito della liquidazione giudiziale della procedura Deiulemar SDF, procedura che ha anch'essa giudizi e trattative in corso. Da alcuni giorni è stata resa dal Tribunale di Torre Annunziata sentenza con la quale la BOV (Bank of Valletta) è stata condannata in favore della procedura SDF al pagamento della somma di 361.174.000, pari al controvalore delle quote società conferite nei trust, oltre interessi legali dalla data della domanda fino all'effettivo pagamento.
  Nel caso in cui si volesse azzardare che tutte le trattative in corso e tutti i contenziosi innanzi elencati, senza considerare altro, dovessero avere esito positivo, agli obbligazionisti e agli altri creditori chirografari potrebbe essere ripartita una cifra superiore al 70 per cento del loro credito residuo. È evidente, però, che l'orizzonte temporale di tale ipotetica prospettiva positiva, attesi i tempi di giustizia e in virtù di quanto precede, si protrarrebbe oltre un decennio. Volendo, invece, ipotizzare uno scenario negativo, si ritiene che sarà possibile ripartire comunque una cifra non inferiore al 15 per cento del suddetto credito.
  In data 7.10.2017 il giudice delegato, sciogliendo in parte le riserve apposte nel decreto che aveva reso esecutivo lo stato passivo, disponeva l'ammissione definitiva della curatela DCN sulle masse di SDF e Michele Iuliano, in chirografo, per l'importo di euro 723 milioni oltre i 123 già riconosciuti, nonché sulle altre masse, ma questa è una ripetizione di quello che abbiamo detto prima, per evidenziare.
  Invece, relativamente alle somme percepite, si rappresenta che oggi la curatela SDF ha trasferito alla curatela DCN l'importo complessivo di euro 51.026.940. In merito alle altre notizie inerenti la procedura SDF, si ritiene opportuno che dette informazioni siano rese direttamente dalla curatela SDF.
  I sottoscritti, comunque, ritenendo in conclusione che gli istituti di credito verso cui la procedura sta agendo abbiano colposamente agevolato, in concorso con gli amministratori di diritto e di fatto della Deiulemar, le operazioni illecite relative al cosiddetto prestito obbligazionario irregolare, auspicano, per tutto quanto sopra evidenziato, un eventuale intervento ad hoc per un ristoro, anche parziale, ai 10.869 obbligazionisti travolti dal crac Deiulemar. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Senatore Lannutti, prego.

  ELIO LANNUTTI. Grazie, Presidente. Ringrazio i curatori della Deiulemar, l'avvocato Iovane, il dottor Di Paolo e la dottoressa Paola Mazza e parto proprio dall'ultima affermazione della relazione, cioè che gli istituti di credito hanno colposamente agevolato, in concorso con gli amministratori di diritto e di fatto della Deiulemar, le operazioni illecite relative al cosiddetto prestito obbligazionario irregolare e i curatori auspicano che, quanto sopra evidenziato, porti a un ristoro almeno parziale dei 10.869 obbligazionisti travolti dal crac Deiulemar. Qui siamo di fronte a neanche il 15 per cento, se va bene, della truffa, perché qui si tratta di una vera e propria truffa con il concorso delle autorità di vigilanza, di CONSOB e Banca Italia che, come sempre, se ne lavano le mani. Io mi sono occupato di Deiulemar, me ne sono occupato perché nell'87 avevo fondato l'Adusbef, l'Associazione che difende gli utenti dei servizi bancari, ed avevo ricevuto alcune segnalazioni tradotte, ero senatore, il 23 febbraio 2012, seduta 679 del Senato, in un atto di sindacato ispettivo su quel dissesto che ancora non era avvenuto della Deiulemar. Ricevetti tante sollecitazioni da parte dei senatori napoletani, alcuni erano coinvolti, che mi chiedevano lumi e tra i quali ricevevo una telefonata, anzi, più di una telefonata di tal Civitello, un giornalista che mi chiedeva le interviste e chiedeva di incontrare Maviglia, amministratore di Deiulemar e io gli rispondevo: «Qui si tratta di una truffa, qui non è possibile fare alcun concordato preventivo». Dicevo questa è una truffa, non sapendo che lui, successivamente, riferiva questa mia telefonata a Maviglia, c'erano le Pag. 12intercettazioni e gli atti di quella intercettazione, poi, furono depositati nella procedura penale del Tribunale di Roma. Io difatti dicevo: «Qui è una truffa» era rubricata al numero 24, 99 e la mia contrarietà. E dopo quella telefonata tra Maviglia e Civitello scattarono le misure cautelari da parte della Procura di Torre Annunziata. Allora, io vi ringrazio perché voi avete svolto il vostro compito, purtroppo chi dovrebbe svolgerlo non lo svolge.

  ALFONSO IOVANE, Curatore fallimentare. È in sintesi la descrizione di tutta l'attività posta in essere sino a questo momento. È certo, se lei me lo consente, che è mancato un controllo soprattutto della Banca d'Italia. Non è possibile che l'importo del denaro per le obbligazioni non regolari affluisse sui conti correnti personali, ben diciotto conti correnti, quindi non è un solo conto corrente ma sono diciotto. Quindi, già questo doveva, un attimo, spingere la Banca d'Italia ad intervenire sulla situazione, secondo il mio avviso.

  ELIO LANNUTTI. Io la ringrazio. Questa è musica per le mie orecchie perché questi signori non solo non vigilano, non solo non prevengono, ma poi, addirittura, perseguono quelli che denunciano la loro omessa prevenzione, diciamo, essendo un sistema collaudato in combutta anche con le Procure della Repubblica e con i Magistrati. Quindi io vi volevo ringraziare e farvi qualche ultima domanda. Vedo che a pagina 22 c'è anche la responsabilità delle banche, perché pure le banche non sapevano niente, ma come? Affluivano anche soldi in contanti e non sapevano nulla di quei soldi, di quelle segnalazioni? Quindi banche che hanno consentito a Michele Iuliano di emettere obbligazioni irregolari, come avete detto, per oltre 800 milioni sui suoi conti correnti personali che poi hanno preso la via estera, la via di paradisi fiscali anche nel cuore dell'Europa e quindi, l'ultima domanda, vi risulta che tali banche hanno effettuato segnalazioni alle autorità competenti? Avete ricevuto delle proposte di ristoro da queste banche? Grazie mille per il lavoro che avete svolto e spero che questi poveri risparmiatori, visto che c'è un fondo di ristoro che è stato utilizzato anche per i truffati di Veneto Banca, e che è ancora capiente, spero che anche loro possano attingervi, noi stiamo cercando di consentirlo con degli emendamenti. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Senatore Laus.

  MAURO ANTONIO DONATO LAUS. Io faccio solo una domanda telegrafica. Grazie, intanto, a lei, Presidente, grazie ai curatori. Leggevo nella relazione, in modo particolare a pagina 24, di una sentenza del Tribunale di Torre Annunziata che condanna la banca per 360 milioni di euro in favore del fallimento Diulemar, Società Di Fatto. Volevo capire qual è il tipo di reato e poi se questa sentenza di primo grado è stata appellata.

  PRESIDENTE. Prego.

  VINCENZO DI PAOLO, Curatore fallimentare. Le dico subito, il giudizio che ha portato al sequestro della cifra considerevole e alla sentenza che lei ha evidenziato è un giudizio fatto contro la Bank of Valletta per detta circostanza. Era stato il 22 dicembre del 2009, dai falliti conferita in tre trust denominati Giano, Gilda e Capital Trust, la società portoghese chiamata Taggia 67. La società Taggia 67, quindi, conferita in questi tre trust, era proprietaria della Lamine. La Lamine, nel 2008, aveva acquistato ad un prezzo di 363 milioni di euro la società Deiulemar Holding che, a sua volta, controllava la compagnia di navigazione. Questa valutazione di 363 milioni di euro era stata fatta da una delle big four, cioè la Ernst and Young. Ovviamente, l'azione che la curatela SDF – non la nostra curatela, quindi, sto dando informazioni su un giudizio che non è partito dalla nostra curatela ma, come abbiamo spiegato, dal fallimento Sdf, che è il fallimento dei soci di fatto per questa attività fatta in concorso tra loro, illegittima, di raccolta abusiva del risparmio. Loro hanno intuito che questa azione, ex articolo 66 della legge fallimentare, era un'azione revocatoria. SiccomePag. 13 poi, successivamente, nella prima fase del processo si è visto che questa società Taggia, nel frattempo, era stata cessata, sciolta, ovviamente l'azione si è tramutata in un'azione di responsabilità fatta nei confronti di questa Bank of Valletta, quindi non è come spesso si dice erroneamente sui giornali «un tesoretto sequestrato», che sono somme di quelle cosiddette obbligazioni. Trattasi di un'azione di risarcimento che ha alla base un'azione revocatoria, ex articolo 66 legge fallimentare, effettuata contro la Bank of Valletta, che ha superato positivamente, ad oggi, già tante difficoltà. Ha superato una prima eccezione, che era il regolamento preventivo di giurisdizione, perché l'hanno chiesto, fortunatamente, preventivamente il regolamento preventivo di giurisdizione, e hanno ottenuto, la curatela Sdf, saggiamente, la competenza del Tribunale di Torre Annunziata. Dopodiché hanno avuto un altro giudizio fino in Cassazione per stabilire la competenza del Tribunale di Torre, e qui la Cassazione ha anche ribaltato l'orientamento, ha detto che derivando, quest'azione, da un'azione revocatoria, ex articolo 66, era competente il Tribunale del fallimento. C'è oggi questa prima sentenza, che però è una prima battaglia vinta; da qui, però, ovviamente la Bank of Valletta ha preannunciato sui giornali l'appello che credo che sarà stato presentato o a breve sarà presentato. Occorrerà aspettare i tre gradi di giudizio e forse più perché, ovviamente, la materia del contendere è difficile. Il problema non è solo del quantum, ma anche dell'an, cioè dell'orizzonte temporale. Chiaramente, per poter auspicare di poter ripartire agli obbligazionisti una cifra, se si aspetta l'esito dei tre gradi di giudizio, l'orizzonte temporale è da qui a 7, 10 anni, ma non per circostanze che dipendono, ovviamente, dalla curatela SDF. Ovviamente, tutto quello che sarà acquisito da questi giudizi, dalla curatela SDF, poi, transiterà in gran parte della curatela DCN e verrà distribuita ai creditori chirografari, perché noi abbiamo già esaurito, come il collega Iovane ha detto, il pagamento di tutti quelli che precedevano i creditori chirografari. Abbiamo già accantonato tutto e pagato tutti i privilegiati quindi, adesso, tutto quello che noi riceviamo va ai chirografari, però c'è da attendere l'esito di questo giudizio.

  ALFONSO IOVANE, Curatore fallimentare, Io volevo aggiungere solo una cosa. Con il pagamento già agli obbligazionisti del 6,5 siamo, per quanto riguarda i chirografari, ben oltre la media nazionale, perché la media nazionale si aggira, come pagamento da parte dei fallimenti ai creditori chirografari, all'1,7, 1,8. Noi, già, abbiamo superato abbondantemente questa percentuale che vige in Italia.

  PRESIDENTE. Grazie. Prego, dottoressa Mazza.

  PAOLA MAZZA, Curatore fallimentare, Solo in risposta a quanto chiedeva per la questione delle banche. I giudizi sono ancora in primo grado sono stati, però, nominati tutti i CTU (Consulente Tecnico d'Ufficio) e i CTP (Consulente Tecnico di Parte) per quanto ci riguarda, per la nostra difesa, come è stato detto anche nella relazione. Per cui, ad oggi siamo in una fase iniziale. Abbiamo fatto i primi incontri di mediazione, per cui abbiamo prospettato la nostra volontà di poter aderire a qualsiasi proposta che possa essere presa in considerazione, quindi siamo in questa fase. Per cui i tempi, se non ci sono propositi conciliativi, saranno lunghi, ma chiaramente auspichiamo in proposte delle banche. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Allora io ringrazio i curatori e do un arrivederci a presto. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione in regime libero consegnata dai curatori fallimentari. Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.30.

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