XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (V e XIV)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Venerdì 18 marzo 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Melilli Fabio , Presidente ... 3 

Audizione, in videoconferenza, del Commissario europeo per l'economia, Paolo Gentiloni, nell'ambito dell'esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni – L'economia dell'UE dopo la COVID-19: implicazioni per la governance economica (COM(2021)662 final) (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento):
Melilli Fabio , Presidente ... 3 
Gentiloni Paolo , Commissario europeo per l'economia (intervento da remoto) ... 3 
Melilli Fabio , Presidente ... 7 
Berti Francesco (M5S)  ... 7 
Fassina Stefano (LeU)  ... 7 
Sensi Filippo (PD)  ... 8 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 9 
De Luca Piero (PD)  ... 10 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 11 
Battelli Sergio , Presidente ... 11 
Colaninno Matteo (IV)  ... 11 
Battelli Sergio , Presidente ... 12 
Gentiloni Paolo , Commissario europeo per l'economia (intervento da remoto) ... 12 
Melilli Fabio , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Europa Verde-Verdi Europei: Misto-EV-VE;
Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea: Misto-M-PP-RCSE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE FABIO MELILLI

  La seduta comincia alle 11.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera.

Audizione, in videoconferenza, del Commissario europeo per l'economia, Paolo Gentiloni, nell'ambito dell'esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni – L'economia dell'UE dopo la COVID-19: implicazioni per la governance economica (COM(2021)662 final).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Commissario europeo per l'economia, Paolo Gentiloni, innanzi alle Commissioni riunite Bilancio e Politiche dell'Unione europea, nell'ambito dell'esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni – L'economia dell'UE dopo la COVID-19: implicazioni per la governance economica (COM(2021)662 final).
  A nome delle due Commissioni do il benvenuto al Commissario Gentiloni, ringraziandolo per la sua disponibilità.
  Prima di lasciare la parola al Commissario, ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo ai parlamentari la partecipazione anche da remoto.
  In proposito, richiamo l'attenzione dei parlamentari che desiderino intervenire con questa modalità sulla necessità che risultino visibili alla presidenza, soprattutto nel momento in cui svolgono il loro eventuale intervento, pregandoli nel contempo di tenere spenti i microfoni fintanto che non sia data loro la parola.
  Do quindi la parola al Commissario europeo per l'economia, Paolo Gentiloni.

  PAOLO GENTILONI, Commissario europeo per l'economia (intervento da remoto). Ringrazio il presidente Melilli, il presidente Battelli e i componenti delle Commissioni che partecipano a questa nostra discussione. Il tema della situazione economica dell'Unione europea e delle sue prospettive, anche in vista del dibattito sulle regole della governance economica europea, non può che essere fortemente influenzato dall'impatto che la guerra sta avendo in generale e anche sulla nostra situazione economica. Io partirò da questo punto, collegando la situazione in cui ci troviamo alle conseguenze della crisi pandemica e alle prospettive del dibattito sulle decisioni che dobbiamo assumere a livello europeo.
  La premessa è che il 24 febbraio ha certamente cambiato il corso della storia europea e che dobbiamo, da un lato, affrontare l'emergenza e, dall'altro, delineare come questo cambiamento influenzerà la dinamica dei prossimi anni.
  Innanzitutto c'è certamente l'emergenza della guerra, di quello che l'invasione russa sta provocando in Ucraina e c'è l'emergenza dei rifugiati che, come sapete, fino ad oggi sono 3 milioni e che, secondo molte proiezioni, sono destinati addirittura a raddoppiare.Pag. 4 Almeno il 90 per cento di questi rifugiati sono donne e bambini e credo che in questa tragedia una delle notizie positive, arrivata dall'Europa in queste tre settimane, è stata la convergenza unanime, nel giro di pochi giorni, sulla proposta della Commissione di utilizzare la direttiva di protezione temporanea, che era stata adottata all'indomani della guerra in Jugoslavia e che non era mai stata utilizzata nei successivi venti anni per mancanza di accordo tra i diversi Paesi membri dell'Unione europea. Questa volta, invece, l'accordo c'è stato e ciò consente a milioni di rifugiati di avere permessi di protezione temporanea che consentono loro di accedere nei nostri Paesi e di usufruire di protezione. Credo che questo, soprattutto alla luce della condizione in cui si trovano centinaia di migliaia di bambini, sia fondamentale.
  L'impatto delle sanzioni sarà certamente rilevante, in primo luogo sull'economia russa. Sapete che la finanza pubblica russa in questo momento è a rischio di default per la difficoltà di rimborsare alcuni interessi in dollari. C'è ancora tempo, vedremo come si evolverà questa situazione, ma non c'è dubbio che le misure adottate, anche in questo caso all'unanimità e con una certa tempestività dall'Unione europea, hanno avuto un impatto molto significativo. Le misure più recenti, ovvero quelle del quarto pacchetto di sanzioni, che comprendono, tra l'altro, l'esclusione della Russia dalla clausola di nazione più favorita nell'Organizzazione mondiale del commercio, autorizzando i diversi Paesi e l'Unione europea a imporre tariffe alle esportazioni russe, avranno a loro volta un impatto molto rilevante.
  È chiaro che il percorso delle sanzioni non è chiuso. Infatti, sapete del dibattito in corso sulla possibile estensione delle medesime. Dal punto di vista della Commissione vale il criterio che nulla è fuori dal tavolo per principio, ma certamente noi dobbiamo modulare le sanzioni, tenendo conto del fatto che si tratta di utilizzare metodi che danneggiano l'economia russa più di quanto non possano danneggiare l'economia europea.
  L'impatto sull'economia europea è rilevante. Non siamo in grado di quantificarlo in modo serio e attendibile, ma ci sono alcune stime che circolano. La più recente è stata quella di ieri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (OCSE), che stima una perdita di crescita di 1,4 punti percentuali per l'economia dell'eurozona quest'anno a causa della guerra in Ucraina, con una riduzione rispetto alle loro stesse previsioni di crescita di più o meno un terzo della crescita prevista.
  Quello che è certo è che tutti assistiamo a un incremento molto rapido e ormai persistente da alcuni mesi dei prezzi dell'energia e più recentemente assistiamo a un incremento altrettanto consistente dei prezzi di alcuni generi alimentari fondamentali e dei prezzi di alcuni metalli rari che sono fondamentali per alcune catene produttive, la cui scarsità – penso al palladio e al nichel – sta già provocando interruzioni di produzione in alcuni settori industriali, come nell'industria automobilistica tedesca, giusto per fare un esempio.
  Questo aumento dei prezzi certamente contribuisce a determinare un livello di inflazione rilevante. Secondo l'ultima rilevazione disponibile, l'inflazione a febbraio era al 5,8 per cento.
  In questo contesto sono state adottate alcune decisioni dalla Banca centrale europea che non comportano una stretta monetaria, infatti le condizioni di finanziamento in Europa sono ancora molto vantaggiose, ma comportano la diminuzione del ritmo di acquisti di titoli sovrani.
  Conseguenze ci sono anche, come accennavo, sulle filiere produttive e conseguenze ci sono e ci saranno anche sui conti pubblici, perché la reazione di contenimento a questo aumento dei prezzi, soprattutto a favore delle fasce più vulnerabili – contenimento che noi auspichiamo essere mirato e temporaneo – rappresenta per i diversi Paesi europei un aggravamento di bilancio. Noi per il momento abbiamo stimato l'aggravio di bilancio provocato dalle misure di sostegno adottate in queste settimane, in particolare relativamente ai prezzi del carburante, in media attorno allo 0,5 per cento del PIL europeo.Pag. 5
  A questo quadro, in materia di energia, è necessario reagire in comune e la Commissione, su mandato del vertice dei Capi di Stato e di Governo, sta preparando proposte comuni sull'energia, sull'approvvigionamento, sullo stoccaggio, su una possibile riforma del funzionamento del mercato elettrico e su altre ipotesi di intervento.
  La Commissione pubblicherà la prossima settimana il nuovo schema temporaneo di deroga alle regole sugli aiuti di Stato che, come è avvenuto nel caso della pandemia, consentirà di sostenere con la finanza pubblica le imprese più esposte sia perché hanno attività molto collegate alla Russia o all'Ucraina, sia perché sono imprese energivore, sia perché risentono in modo particolare dell'aumento dei prezzi di alcune commodity alimentari. Ovviamente sarà uno schema di deroga alle regole sugli aiuti di Stato più limitato di quello relativo alla pandemia, perché quest'ultimo faceva fronte al lockdown e, quindi, alla necessità di aiutare sostanzialmente tutte le imprese, mentre questo nuovo schema sarà più mirato e riguarderà le imprese che sono particolarmente colpite da questa crisi.
  Poi, nelle prossime settimane, si discuterà se a queste misure sull'energia e sugli aiuti di Stato debbano corrispondere anche altre decisioni, sapendo che è in corso lo sviluppo dei programmi di ripresa e resilienza, che già di per sé danno alle nostre economie, in particolare alle economie che nel corso della pandemia hanno subìto condizioni di maggiore difficoltà, una disponibilità notevole per far fronte alle esigenze in materia di investimenti. Per l'Italia, come sapete, nel 2022 stiamo parlando di 40 miliardi di euro, quindi di cifre molto rilevanti, collegate ovviamente al raggiungimento di obiettivi.
  Vi è un'ultima osservazione da fare sulla situazione economica in cui ci troviamo. Io credo che il messaggio che deve venire dalla Commissione europea e dai Governi europei sia un messaggio che non dà assolutamente per scontata una prospettiva di stagnazione e, quindi, di riduzione totale di quella prospettiva di crescita che si delineava fin dall'inizio di quest'anno. Sapete che la nostra previsione di crescita per quest'anno era pari al 4 per cento. Certamente questa previsione di crescita potrà essere ridimensionata e produrremo le nostre stime a metà maggio, ma non c'è alcun elemento, in questo momento, per ritenere che i fondamentali che portavano a questa previsione di crescita siano completamente cancellati dalla guerra in corso. Voglio dire che uniti e adottando le misure giuste in modo coordinato a livello europeo possiamo certamente preservare un livello significativo di crescita, sia pure inferiore a quello che avevamo previsto, nonostante la tragedia di questa guerra.
  L'incertezza ovviamente domina, perché è difficile in questo momento fare previsioni. Proprio in virtù di questa incertezza, il 2 marzo abbiamo fornito linee guida per le politiche di bilancio ai diversi Paesi, le quali hanno una caratteristica di forte legame dichiarato con la situazione contingente. Ci siamo anche interrogati sull'opportunità di fornire queste linee guida per i bilanci ai diversi Governi, ma poi ci siamo decisi a farlo – come peraltro avevamo fatto anche nel 2020 e nel 2021 in condizioni altrettanto incerte, sia pure legate a un'altra crisi, cioè alla crisi della pandemia – perché, comunque, anche in un momento di così grande incertezza, nelle riunioni che svolgiamo regolarmente con i Ministri e i banchieri centrali dei diversi Paesi europei io percepisco la necessità di vedere il più possibile coordinate le risposte che i diversi Paesi possono dare.
  All'interno di tali linee guida abbiamo anche ribadito il fatto che era previsto che la clausola di salvaguardia, che sospende le regole del Patto di stabilità e che sarà ovviamente in vigore nel corso di quest'anno, avrebbe cessato i suoi effetti alla fine del 2022; tuttavia questa valutazione sarà aggiornata nel mese di maggio alla luce delle previsioni sul livello di crisi che dovremo affrontare nel prossimo futuro, che, appunto, a maggio forse potremmo fare in modo un po' più solido. Quindi decideremo entro maggio se confermare o non confermare la decisione che era stata inizialmente presa di far concludere gli effetti della clausola di salvaguardia alla Pag. 6fine del 2022, ma è chiaro che in un quadro di crisi è possibile che questa clausola venga prolungata.
  Abbiamo anche deciso di non procedere in questa stagione, nel pacchetto che presenteremo ad aprile, con le procedure di deficit eccessivo che sarebbero in teoria previste dalle regole europee, perché il contesto in cui ci troviamo non consente scelte di questo genere.
  Un'ultima considerazione è più legata alla revisione della nostra governance economica. Questa discussione è in corso da un po' di tempo: era stata avviata prima della pandemia, è stata poi messa un po' in pausa di fronte alla crisi dovuta al COVID-19, è stata, quindi, ripresa dalla fine dell'anno scorso e adesso deve di nuovo fare i conti con una situazione molto incerta. Credo però che ci siano due punti che sono emersi in maniera molto importante in questi mesi di discussione. Il primo è che l'Unione europea ha bisogno di regole di bilancio comuni, anzi avrebbe bisogno di maggiore condivisione delle regole di bilancio, perché alla lunga un sistema che ha una moneta unica e che ha 19 diverse politiche di bilancio è un sistema in cui il gioco tra politica monetaria e politica di bilancio, che pure è stato così importante nella risposta alla crisi pandemica, non è sempre semplice, quindi servono regole comuni. Il secondo è che servono regole comuni riviste rispetto a quelle di cui disponiamo, che siano capaci di coniugare la crescita sostenibile con la gestione della sostenibilità del debito.
  Quello che per molto tempo è stato considerato nelle nostre regole e nelle nostre scelte politiche una sorta di ossimoro, ovvero crescita e sostenibilità del debito, non è da considerarsi tale e l'esperienza ci ha dimostrato, anche in questi anni difficili della pandemia, che è proprio da una crescita sostenuta che può avvenire una riduzione significativa del debito, certo non in modo automatico, ma è una delle premesse per avere una riduzione del debito.
  È chiaro nella discussione fin qui avuta che il debito deve essere in una traiettoria discendente, soprattutto nei tanti Paesi che hanno un debito particolarmente alto. Sapete che la media del debito nell'eurozona ha sfiorato il 98 per cento nel 2021, quindi si tratta di una media piuttosto alta. Allo stesso modo ho registrato nella discussione di questi mesi una sostanziale condivisione sul fatto che l'attuale regola di riduzione del debito è una regola che richiederebbe aggiustamenti eccessivi e quindi è una regola non realistica e che non riesce a conciliare, come dicevo, crescita e sostenibilità del debito.
  Bisogna trovare in modo diverso il giusto equilibrio tra la necessità di mettere il debito in una traiettoria discendente e la necessità di avere i margini per investire nella crescita e nella crescita sostenibile, sapendo che gli errori di una stretta fiscale troppo rapida e troppo consistente, che sono stati compiuti dopo la scorsa crisi finanziaria, sono errori che l'economia europea ha pagato pesantemente, ad esempio portando il livello di investimenti netti nell'Unione europea a zero. Se pensiamo alla montagna di investimenti che sarà necessaria nei prossimi anni per affrontare le sfide che abbiamo di fronte, come il cambiamento climatico, la modernizzazione digitale e la resilienza dei nostri sistemi sociali, sappiamo che certamente in grandissima parte queste sfide dovranno essere affrontate con investimenti privati, ma senza una facilitazione di investimenti pubblici strategici sarà molto difficile essere in grado di affrontare queste sfide.
  Un secondo elemento piuttosto condiviso nella discussione in corso sulla revisione della governance è che la sorveglianza economica della Commissione europea potrebbe avere una prospettiva più di medio periodo. Infatti, si potrebbe affiancare al monitoraggio annuale che la Commissione svolge con i Governi il fatto che i singoli Stati preparino dei piani di medio termine nel quadro di linee comuni e condivise, consentendo ai diversi Paesi di includere in questi piani pluriennali le proprie traiettorie di bilancio, i propri investimenti strategici e le riforme previste, in modo che questo meccanismo permetta ai vari Paesi membri di considerare queste scelte non come scelte che vengono dall'esterno, ma come scelte condivise. In fondo, l'esperienzaPag. 7 di Next Generation EU è stata molto utile anche da questo punto di vista, perché ha messo in luce quanto possa essere produttivo un meccanismo in cui sono i Paesi, nel quadro di priorità e di regole definite a livello comune, a delineare i propri obiettivi di investimento e di riforma e a negoziarli con la Commissione europea. Questo mix di autonomia nella decisione e di regole comuni ha funzionato per i piani di ripresa e resilienza e potrebbe essere un modello da adottare in futuro anche per le regole di governance economica, per consentire, quindi, maggiore autonomia ai Paesi e anche maggiore responsabilità nell'applicazione delle decisioni, visto che queste decisioni non sono state «importate», ma sono state condivise.
  Queste sono le mie osservazioni preliminari. Il quadro in cui si inseriscono è un quadro di grande sfida per l'Unione europea. Io credo che l'Unione europea abbia reagito in modo rapido, unitario e ben coordinato con i nostri partner, in particolare con gli Stati Uniti, a questa crisi, ma, al tempo stesso, credo che questa crisi abbia messo in luce quanto sia necessario per l'Unione europea mettere all'ordine del giorno passi avanti in una frontiera sempre più urgente che è la frontiera dell'autonomia. Noi abbiamo bisogno di più autonomia in campo energetico, di più autonomia nel campo della difesa comune, di più autonomia, senza alcun protezionismo, nella gestione delle nostre filiere produttive, perché la crisi in corso ci dimostra che un'Europa che non riesce ad avere questi livelli di autonomia, alla fine, rischia di essere un'Europa troppo fragile.
  Sono grandi sfide. Grandi passi avanti sono stati raggiunti fronteggiando la crisi pandemica, ma altrettanto grandi occorre farne ora, fronteggiando questa nuova crisi della guerra in Ucraina. Vi ringrazio e ascolto con grande interesse le vostre osservazioni e le vostre domande.

  PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendono intervenire.

  FRANCESCO BERTI (intervento da remoto). Ringraziando il Commissario per la sua esposizione, volevo chiedergli due cose. La prima riguarda il tema della crescita. In Italia abbiamo un piano di riforme molto ambizioso che, però, è molto difficile da implementare. Volevo capire come l'Unione europea si pone dinanzi al problema dell'output gap, cioè il problema di avere una crescita potenziale in linea con i fattori economici del Paese, sviluppando la produttività. Anche l'Unione europea può aiutare l'Italia a migliorare la produttività e la crescita in termini reali, che purtroppo è bloccata da venti anni.
  In secondo luogo volevo chiedere, anche con una punta di ottimismo, se l'Europa si smarrirà sul tema del deficit e del debito, rischiando di perdere il dibattito su ciò che ho richiamato all'inizio, cioè la produttività. Infatti, se rischiamo di concentrarci sui fattori macroeconomici, rischiamo veramente di non capire quali sono i fattori che potrebbero far crescere l'economia e mettere a fattore tutti gli elementi di crescita nel nostro Paese, come l'occupazione, che è estremamente bassa per quella che è un'economia europea avanzata come l'Italia.

  STEFANO FASSINA. Ringrazio anche io il Commissario Gentiloni per la sua esposizione, che ha inquadrato una fase davvero difficile e segnata da grande incertezza. Ho apprezzato, in particolare, le sottolineature rispetto ai cambiamenti di rotta in termini di impianto di politica economica nel rapporto tra crescita e debito.
  La mia vuole essere sostanzialmente una raccomandazione di metodo rispetto alla definizione della governance economica europea, perché a me pare che il punto fondamentale e imprescindibile sul piano metodologico, al di là di dove atterriamo in termini di policy specifiche, è considerare la governance economica nel quadro della politica monetaria, nel quadro degli eventuali ulteriori strumenti finanziari di sostegno alla spesa pubblica che mettiamo in campo a livello europeo e nel quadro degli obiettivi potenziati in termini di spese di investimento.
  Provo a spiegarmi meglio. È chiaro che le regole di governance economica che ci Pag. 8diamo possono essere definite in un modo o nell'altro a seconda, innanzitutto, di quello che fa la Banca centrale europea. Con grande franchezza faccio fatica a condividere la valutazione che il Commissario ha espresso rispetto alle ultime scelte di politica monetaria, poiché rispetto al percorso preannunciato il mese precedente rappresentano una stretta, tant'è che i mercati l'hanno capito. I tassi di interesse sui nostri BTP decennali sono aumentati di 50 punti base immediatamente dopo l'annuncio del board della Banca centrale europea e questo è un problema molto serio.
  Tra l'altro, una figura abbastanza insospettabile come l'ex componente del board della Banca centrale europea, Vìtor Constâncio, ha pubblicato le previsioni di inflazione definite al netto della stretta annunciata la settimana scorsa e nel 2023 la previsione, anche nello scenario più severo, è pari al 2,7 per cento, mentre nel 2024, anche nello scenario più severo, le previsioni Eurostat indicano l'1,9, considerando anche quel livello di inflazione che abbiamo raggiunto e che porta per quest'anno la Banca centrale europea a stimare il 5,1 per cento.
  È evidente che se si definiscono le stesse regole di governance economica in una politica monetaria che si fa restrittiva – la valutazione del segno della politica monetaria non si fa rispetto a una neutralità astratta, bensì rispetto al sentiero che era stato previsto – quelle regole danno un risultato diverso.
  Cosa facciamo di questo debito COVID-19 accumulato durante la fase emergenziale della pandemia e che è stato acquistato complessivamente dalle banche centrali? Questo è un altro punto fondamentale, che ovviamente sta dentro al quadro della politica monetaria. Se quel debito ha una qualche forma di rollover, è un conto, ma se quel debito si mette sul mercato, è chiaro che quelle regole di governance economica vanno a impattare con un contesto in cui i tassi di interesse e il deficit hanno un peso molto diverso.
  Ho visto che la capogruppo di Renew Europe al Parlamento europeo ha riproposto un meccanismo di sostegno agli investimenti per la difesa per accelerare la transizione energetica in materia di politiche industriali. È evidente che se l'impegno che stanno prendendo tutti i Parlamenti europei di aumentare le spese per la difesa può essere finanziato attraverso strumenti di debito europei, è un conto, ma se quell'impegno finanziario deve essere a carico dei bilanci nazionali, ovviamente quelle regole di governance economica devono avere una portata diversa.
  La grande preoccupazione che ho è che si ragioni a compartimenti stagni, ma così non può funzionare, poiché ci vuole un coordinamento. Lo so che è una parola pesante sul piano politico e su quello dell'impianto di politica economica presente a Bruxelles e a Francoforte, ma ci vuole un coordinamento tra politica di bilancio e politiche monetarie, come c'è stato durante la fase del COVID-19. Fare finta, invece, che si possa procedere autonomamente, a mio avviso, è un grande errore in generale e per noi.
  Io spero che, da questo punto di vista, si possa andare avanti in quella correzione di rotta intrapresa e che è stata segnalata, perché altrimenti diventa molto complicato per tutti e per noi in particolare.
  Mi permetto soltanto quest'ultima chiosa. Anche in termini di salto di qualità politico, che tutti vogliamo l'Unione europea compia, in una fase come questa in cui si sta cercando di sanzionare l'invasore dell'Ucraina con conseguenze sui costi dell'energia, se si alzano i tassi di interesse non si fornisce un grande aiuto agli Stati affinché acquisiscano quel «fisico politico» che consenta alle loro economie di resistere in un passaggio di fase così complicato.
  Commissario Gentiloni, spero davvero che sul piano del metodo vi sia una correzione di rotta e che si possa portare avanti un coordinamento tra politica monetaria e politica di bilancio.

  FILIPPO SENSI. Ringrazio molto il Commissario. Ho tre domande molto brevi. La prima riguarda l'efficacia delle sanzioni che l'Europa ha scelto come strumento principale della propria azione di pressione nei confronti della Russia. Volevo chiedere quando cominceranno a fare male le sanzioni.Pag. 9 Le chiedo una risposta ancipite, cioè quando tali misure cominceranno a far male a loro e a noi. Questa è la prima domanda.
  La seconda domanda riguarda il tema dell'inflazione, dell'aumento del costo della vita, dei prezzi e dell'energia. Volevo sapere se c'è una fiammata italiana, se c'è uno specifico italiano dell'aumento dei prezzi dentro questo aumento complessivo o meno, in particolare per quello che riguarda l'energia. Se così fosse, come ne individua le cause?
  La terza domanda molto sintetica è la seguente. Nel mix tra guerra e COVID-19 le chiedo, Commissario, se ci sono risposte di sistema in questo contesto per sostenere il recovery da COVID-19 e dalla guerra che non siano tamponi, pannicelli caldi, sforamenti e scostamenti. Esiste una risposta di sistema per sostenere l'economia europea alla prova del COVID-19 e della guerra?

  CLAUDIO BORGHI (intervento da remoto). Grazie, Commissario Gentiloni, per la relazione. Dalle sue parole ho tratto, da una parte, degli auspici, nel senso che forse si sta iniziando a capire la situazione, ma, dall'altra parte, mi sembra che ci siano ancora dei passi verso la «euro-illusione» che ci ha cullati fino ad adesso.
  Interessante è stato il richiamo all'autonomia, parola cara al mio partito, se devo essere sincero. Dopo anni di totale e assoluta globalizzazione e di incentivi alla rimozione e all'abbassamento delle barriere commerciali con tutto il mondo, anche con i Paesi più pericolosi e similari, ecco che improvvisamente ci si rende conto che abbiamo bisogno di autonomia. Abbiamo bisogno di autonomia come Unione europea ma anche, glielo dico chiaramente, come nazione, come Italia.
  Dal mio punto di vista ci vuole un ripensamento rispetto a tante cose che hanno messo tante volte il nostro Paese in situazioni non positive per un motivo semplice, che lei ben conosce e che sicuramente avrà capito il giorno dopo che ha cominciato il suo lavoro di Commissario, ossia che ci sono degli interessi contrapposti nell'Unione europea e qualche volta quello che va bene per la Germania può non andar bene per l'Italia.
  Penso che questa cosa sia stata capita, però poi la sento parlare del «grande successo del Next Generation EU». Mi scusi, Commissario Gentiloni ma dove lo vede lei il grande successo del Next Generation EU? Secondo lei quando noi siamo arrivati nel punto più difficile della crisi pandemica, ci ha salvato il Next Generation EU o le interminabili discussioni per riuscire a realizzare questo strumento, i cui risultati ancora sono tutti da vedere? Ultimamente, infatti, in tutti i luoghi c'erano grandi aspettative: dopo tutta la propaganda che è stata fatta, non c'era un comune in Italia che non si immaginava di ottenere almeno la realizzazione di una tangenziale con le risorse del Next Generation EU. Invece adesso ci si sta rendendo conto che non c'è niente da nessuna parte. Mi piacerebbe sapere quanti sono i posti di lavoro fino adesso creati con le risorse del Next Generation EU.
  In realtà che cosa è successo? È successo che quando eravamo in seria difficoltà, perché a causa del lockdown, della distruzione delle filiere e così via, c'era bisogno di far funzionare lo Stato, l'unica cosa che ci ha consentito di venirne fuori non è certo stata la Commissione europea o il Next Generation EU, ma è stata la Banca centrale europea che è intervenuta con il programma di acquisti che ha consentito a tutti i Paesi di fare il deficit necessario per poter intervenire a sostegno dell'economia.
  Vorrei ricordare – non so perché questo concetto non appare mai nelle vostre discussioni – che quel deficit e quel debito comprato dalla Banca centrale europea è di fatto monetizzato. Riusciamo qualche volta a menzionare questa parola? È monetizzato. Non succederà mai che la Banca centrale europea richiederà indietro agli Stati membri quei soldi. Capisce bene anche lei che non è molto probabile che ciò avvenga.
  Riusciamo per una volta a portare della trasparenza nell'Unione europea adesso che abbiamo la possibilità di avere lei in un ruolo così importante? Riusciamo a far Pag. 10dire che quel debito è monetizzato e che non verrà mai più chiesto indietro? Riusciamo a far dire che il debito COVID-19 e tutto sommato tutta la parte riacquistata dalla Banca centrale europea con i vari programmi di acquisto titoli sono monetizzati, quindi non riguardano più il fardello che, come già percepisco, quando si decideranno le regole verrà messo sulle spalle dei Paesi con alto debito? Io temo che questo sarà il punto di arrivo.
  Sono d'accordo con l'onorevole Fassina, con il quale le rivolgo una domanda in stereo: qual è il punto dell'integrazione della politica monetaria con le future politiche di bilancio? Come integrare quello che ha fatto la Banca centrale europea con le politiche di bilancio e con gli esiti futuri? Mi auguro che la risposta non sia che invece della Banca centrale europea utilizzeremo il MES, perché penso che anche uno studente sa che, specialmente in queste situazioni, l'unica cosa che funziona è il potere di acquisto illimitato che ha la Banca centrale europea, altrimenti tutto il resto è fantasia.
  La domanda gliel'ho posta, vale a dire che cosa si sta facendo per integrare l'unico strumento efficace di contrasto alle situazioni di crisi o anche a quelle ordinarie per il settaggio dei titoli di Stato della Banca centrale europea con le politiche fiscali?
  La richiesta che faccio è che, quando si arriva, in ogni tipo di tavolo, alla discussione sulle future regole, non deve essere preso in considerazione il backlog precedente di debito. Infatti, molto banalmente, questo significherebbe che, invece di attuare politiche ottimali per i singoli Paesi, si adottano politiche tarate a un problema, che abbiamo visto non essere un problema, le quali finiscono, come al solito, per vincolare il nostro Paese, che è quello che ha il debito pregresso più alto, a politiche non ottimali rispetto alla sua crescita. Invece il nostro Paese dovrebbe essere incoraggiato non ad attuare politiche procicliche, cioè più restrittive, perché c'è tanto debito, quindi accumulando debito, ma ad adottare politiche di crescita. Il Presidente Draghi, che certo ha ben più di una minima competenza, ha detto che il rapporto tra debito e PIL si fa calare con la crescita e non con l'austerità o il consolidamento.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XIV COMMISSIONE SERGIO BATTELLI

  PIERO DE LUCA. Ringrazio anche io il Commissario Gentiloni per le riflessioni e le considerazioni svolte finora, tutte pienamente condivisibili. A me pare che l'Europa, come ha ricordato, ha avuto, dopo la risposta alla pandemia, una reazione anche a questo scenario di guerra drammatico, che è stata, ancora una volta, rapida, efficace e inimmaginabile probabilmente anche da parte della Russia di Putin. È un'Europa che si è ritrovata unita e compatta nell'adozione di alcune misure che sono nuovamente straordinarie. Innanzitutto, vi sono stati gli aiuti umanitari, gli aiuti finanziari e anche il sostegno alla difesa dell'Ucraina, poi l'attivazione di una direttiva, che non era mai stata applicata finora, sulla protezione temporanea per l'accoglienza dei profughi che fuggono dall'orrore della guerra e, infine, quattro pacchetti di sanzioni tra le più rigide e rigorose mai adottate nella storia dell'Unione europea. Ovviamente sono sanzioni che mirano a produrre una pressione nei confronti delle autorità e del regime russo e a drenare la forza economica del regime per persuadere Putin a un negoziato serio, realistico, concreto ed efficace che possa, tramite una soluzione diplomatica – questo è l'obiettivo dell'Europa –, ristabilire la pace in un territorio che è nel cuore del nostro continente.
  Per ricollegarmi al quesito posto dal collega Sensi, stiamo vedendo che queste sanzioni stanno producendo dei danni all'economia russa, ma, al tempo stesso, stanno producendo delle difficoltà anche all'economia dell'Europa. Noi siamo convinti che la strada sia quella giusta, perché ci sono dei valori e dei diritti non negoziabili quali quelli di libertà, di democrazia e di Stato di diritto.
  Lei in parte l'ha già accennato, ma le chiedo cosa si sta immaginando per sostenerePag. 11 gli Stati e le imprese affinché possano far fronte alle difficoltà economiche che in questo momento emergono. C'è una riflessione relativamente a un fondo compensativo per gli Stati, oltre alla modifica del nuovo quadro temporaneo sugli aiuti di Stato che noi accogliamo con piena soddisfazione, che, come lei ci ha annunciato, verrà approvato entro la prossima settimana e che potrebbe essere molto utile per le aziende?
  Lei faceva riferimento a una discussione che si aprirà in primavera. Se è possibile, noi auspichiamo che possa essere adottata una proroga rispetto alla clausola di salvaguardia del Patto di stabilità.
  Un'ulteriore domanda riguarda le sanzioni. Siccome c'è stata un po' di confusione anche nei giorni scorsi, ci conferma che tutti gli Stati membri stanno applicando le sanzioni con rigore, con efficacia e con attenzione?
  Mi avvio alla conclusione. Come lei ha ricordato, la reazione dell'Europa è forte, ma pone l'esigenza di rafforzare ulteriormente la costruzione dell'Unione. Anche dalle parole del collega Borghi emerge la necessità di rafforzare l'Europa e io sono contento che anche la Lega stia finalmente condividendo questa prospettiva dopo anni, cioè quella di rafforzare le istituzioni europee e il coordinamento delle politiche economiche, delle politiche di bilancio e delle politiche monetarie. Questa è di per sé già una notizia importante.
  Rafforzare le istituzioni europee è decisivo per noi e cogliamo anche in questo caso con piacere le sue considerazioni sul rafforzare l'autonomia energetica, l'autonomia legata alla difesa comune e sull'avvio di una riforma della governance, su cui si stava ragionando già prima del COVID-19, che sembra effettivamente ormai una esigenza acquisita.
  A tale riguardo noi come Partito Democratico sosteniamo l'esigenza di un nuovo Patto di stabilità che diventi un patto di sostenibilità, un patto di crescita e un patto di crescita sostenibile, che coniughi in modo ragionevole, come lei già accennava, la sostenibilità della traiettoria del debito, ma, al tempo stesso, la crescita e lo sviluppo con maggiori investimenti pubblici comuni europei. Riteniamo prioritario anche un ragionamento su una golden rule rispetto a investimenti degli Stati membri in settori strategici e investimenti europei su filiere produttive industriali che siano davvero europee.
  A nostro modo di vedere sono questi alcuni degli indirizzi che dovrebbero essere seguiti e chiediamo a lei se li condivide e se possono essere degli spunti di riflessione utili per rafforzare l'autonomia, ma anche la crescita e la forza produttiva industriale, e quindi politica, dell'intera Europa.
  Concludo dicendo che noi auspichiamo che rispetto alle riforme che saranno applicate e su cui si ragionerà diventi sempre più centrale la clausola della condizionalità legata al rispetto dello Stato di diritto. È stata una grande novità del PNRR e del dibattito che c'è stato in Europa nei mesi scorsi. Crediamo ancor di più che, alla luce degli eventi drammatici che, purtroppo, stanno caratterizzando le ultime settimane, con la parola «guerra» che ritorna nel vocabolario europeo oltre settant'anni dopo la Seconda guerra mondiale, il rispetto dello Stato di diritto debba sempre più essere elemento centrale anche nell'elaborazione delle politiche di bilancio ed economiche europee.

  CLAUDIO BORGHI (intervento da remoto). Presidente, mi scusi, però domandi al collega De Luca di non interpretare a modo suo le mie parole.

  PRESIDENTE. Va bene, non apriamo un dibattito. Ha chiesto di intervenire il collega Colaninno. Prego.

  MATTEO COLANINNO (intervento da remoto). Innanzitutto volevo ringraziare il Commissario Gentiloni per questo continuo e costante rapporto con i Parlamenti, con il Parlamento italiano e ancora di più con la nostra Commissione. So che in questa occasione stiamo svolgendo una seduta con la V Commissione, ma parlo da membro della XIV Commissione, che ha competenza in materia di politiche europee.Pag. 12
  Vorrei lasciare agli atti che condivido integralmente l'analisi e la relazione del Commissario Gentiloni e credo che sia un grande punto di forza essere consapevoli delle reazioni e delle risposte che l'Unione sta dando in modo rapido, coordinato e unitario sia come reazione alla situazione terribile del dramma umanitario di questa guerra sia nelle prospettive che sono state oggi delineate come prime risposte alla nostra economia europea rispetto agli impatti di questa nuova situazione di guerra, dopo due anni di pandemia.
  Non voglio ripercorrere la relazione, perché ho trovato condivisibile parola per parola l'analisi e le proposte che ha fatto il Commissario. Mi vorrei solo soffermare su due aspetti. Per quanto riguarda le sanzioni, oggi nulla è fuori dal tavolo per principio, come ci ha ricordato il nostro Commissario Gentiloni, che ha anche sottolineato come queste sanzioni debbano essere modulate sia nell'efficacia del nostro obiettivo, che è quello di fermare questa guerra, ma anche per minimizzare gli impatti sulle nostre economie, sull'Unione europea, sulla nostra industria e sulle nostre imprese.
  In particolare, mi vorrei soffermare solo un secondo sull'incremento costante dei costi e dei prezzi dell'energia, dei generi alimentari fondamentali e dei metalli rari. Se i tempi lo consentono, vorrei comprendere se questi impatti abbiano delle intersezioni o delle conseguenze anche sui grandi obiettivi che l'Unione e la Commissione si sono date in termini di frontiera digitale e soprattutto nei termini della cosiddetta «rivoluzione green». Quello che sta avvenendo accelererà o cambierà le tempistiche rispetto a questi grandi obiettivi che i trend mondiali e che i grandi leader politici mondiali, a partire dai leader europei, si stavano dando, ovvero le tempistiche del tema del digitale, ma in particolar modo mi vorrei soffermare sui temi della cosiddetta «transizione green».
  Da ultimo, mi ritrovo perfettamente aderente all'auspicio che il modello del Next Generation EU possa diventare un modello di governance, naturalmente modificato e adattato. Credo che anche i popoli europei hanno percepito questo nuovo modo come un cambio radicale degli effetti del sentirci parte dell'Unione europea anche nelle risposte alle gravi crisi, come la pandemia e, purtroppo, questa della guerra. Io credo che il modello del Next Generation EU e del PNRR possano naturalmente essere dei modelli da prendere in considerazione anche in futuro, perché ritengo che abbiano la forza di cambiare non solo il destino e il futuro dell'Unione europea, ma anche i destini futuri dei singoli Stati membri.

  PRESIDENTE. Non avendo altri interventi, Commissario, io la volevo ringraziare per la sua relazione e, anche se abbiamo poco tempo, per noi rapportarci con lei è sempre molto importante. Condivido anch'io le domande di alcuni colleghi, quindi le lascio subito la parola per la replica.

  PAOLO GENTILONI, Commissario europeo per l'economia (intervento da remoto). Ringrazio tutti voi e ringrazio il presidente Battelli. Cercherò di rispondere almeno alla maggior parte delle questioni che sono state sollevate.
  L'obiettivo della produttività, che sottolineava l'onorevole Berti, certamente è considerato – anche se con qualche controversia nell'interpretazione – come il tema fondamentale da affrontare per restituire maggiore competitività al sistema Italia. Non bisogna generalizzare troppo, poiché il tema è diverso per le varie aree del Paese e per le varie dimensioni di impresa. Quello che vorrei dire all'onorevole Berti è che non c'è un capitolo sulla produttività nel Next Generation EU, ma una parte molto consistente degli investimenti e delle riforme previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza ha esattamente come obiettivo quello dell'incremento della produttività.
  Per quanto riguarda il tema molto importante, delicato e difficile del rapporto tra politica monetaria e politica di bilancio nell'Unione europea, che sollevavano l'onorevole Fassina e l'onorevole Borghi, credo che sappiamo tutti che dal punto di vista teorico questa è una questione aperta in ambito europeo. Sappiamo che la risposta Pag. 13data alla pandemia è riuscita a far fare dei passi in avanti de facto a questa questione, senza però risolverla in termini formali. Infatti, l'Europa comunque resta una comunità che ha una moneta unica, ma non ha una politica di bilancio unica. Questa contraddizione non è stata risolta neanche dagli aspetti più positivi della risposta alla pandemia.
  Ricorderete che il Ministro delle finanze e attuale cancelliere tedesco Olaf Scholz, quando si adottò la decisione finale su Next Generation EU, parlò di «momento hamiltoniano» per l'Unione europea, riferendosi al Segretario al tesoro Hamilton che, prima di morire in un duello, introdusse i primi elementi di un bilancio federale negli Stati Uniti.
  Certamente l'emissione di un debito comune delle dimensioni di Next Generation EU, che ha maturità tali che faranno sì che la restituzione di questo debito comune si prolungherà per decenni nel tempo, è un elemento che va nella giusta direzione. Allo stesso modo, nella totale autonomia delle due dimensioni di bilancio e di politica monetaria prevista dal nostro attuale regime istituzionale, c'è stato un coordinamento di fatto nella risposta alla pandemia tra politiche monetarie e politiche di bilancio.
  Che passi avanti si possono fare in questa direzione? È più che legittimo da parte delle forze politiche e parlamentari, del mondo delle imprese e della cultura disegnare future architetture istituzionali e dei Trattati che si attagliano meno al ruolo di un Commissario europeo. Voi sapete che per definizione la Commissione europea dovrebbe essere il guardiano dei Trattati e non il soggetto che ne propone la riforma. Certamente c'è un contesto ideale, che è quello in cui si arriverà a una politica di bilancio comune con istituzioni comuni.
  Ci sono delle possibili tappe intermedie. Ad esempio, in occasione della consultazione pubblica per la nostra revisione della governance economica diverse istituzioni europee o internazionali molto importanti come il Fondo monetario internazionale, la BCE e l'OCSE hanno sottolineato l'importanza di disporre di una capacità centrale di bilancio a livello europeo per far fronte a eventuali crisi. Questo è uno dei temi della discussione, seppur molto controverso a livello di diversi Paesi europei.
  Non sono del tutto d'accordo, invece, con l'onorevole Fassina nell'interpretazione delle recenti decisioni della BCE, che comunque non sta a me interpretare. Credo che la Presidente Lagarde uno o due giorni dopo l'assunzione delle decisioni abbia voluto ribadire il ruolo della BCE anche nel tenere sotto controllo i rischi di divergenza tra i diversi Paesi membri.
  La prospettiva di inflazione è quella che muove queste decisioni. Tuttavia, ad oggi le decisioni non interessano, come sapete, i tassi di interesse. I tassi di interesse sono stati ritoccati da alcune istituzioni internazionali come la Federal Reserve e la Banca d'Inghilterra e non dalla BCE. La BCE stessa, almeno nel suo scenario centrale di previsione, fa una previsione di inflazione nel 2023 che non è molto diversa da quella che l'onorevole Fassina citava. Infatti, si prevede un picco di inflazione nel 2022, ma anche un'inflazione, nello scenario di base, al 2,1 per l'anno prossimo, quindi entro i limiti dell'intervento della stessa BCE.
  Vedremo quali saranno le eventuali ulteriori decisioni, ma per il momento la decisione della BCE si limita alla graduale conclusione dei programmi di acquisti straordinari legati all'emergenza COVID-19. Ribadisco comunque che le condizioni di finanziamento sui mercati europei attuali restano condizioni molto favorevoli, poiché tuttora in molti Paesi vi sono tassi di interesse negativi. Non credo che sia utile descrivere uno scenario in cui si verifica una stretta paragonabile a quella che fu decisa dalla BCE nel 2010 o cose di questo genere.
  Infine, l'onorevole Fassina poneva il problema dei diversi strumenti per gli investimenti. Certamente nel dibattito vi è Next Generation EU, che prevede un pacchetto di finanziamento diretto di investimenti molto rilevanti, vi è poi la discussione sulle regole che dovranno essere scritte in modo da facilitare gli investimenti pubblici strategici e vi è un tema aperto, che è nuovo nel dibattito e nella condivisione, che è quello della difesa. Sappiamo che per ragioni legatePag. 14 ai Trattati Next Generation EU non può finanziare gli investimenti sulla difesa e le modalità con cui eventualmente contribuire a questo sforzo sarà un tema molto attuale prossimamente.
  L'onorevole Sensi poneva tre questioni, tutte importanti, ma cercherò di essere molto rapido. Credo che abbiamo tutti molto chiaro che le sanzioni sono il modo più efficace, forse l'unico, per dare una risposta non militare a un'aggressione militare. Di questo stiamo parlando: non applichiamo le sanzioni per ragioni strane, ma le applichiamo, per fortuna in modo rapido, incrementale e condiviso, per non rispondere militarmente a un'aggressione militare che è in corso ai confini dell'Unione europea.
  Quando saranno efficaci? Sono già efficaci. Io penso che le condizioni dell'economia russa siano molto serie e non solo per le ragioni di cui molto si parla, ovvero i rischi di default a causa della mancanza di riserve estere e del congelamento degli assetti della Banca centrale russa, ma anche per il debito delle grandi aziende russe, difficilmente rimborsabile in rubli, e per la graduale difficoltà dovuta a una situazione in cui la Banca centrale decide una stretta incredibile sui tassi di interesse e contemporaneamente impedisce l'utilizzo di moneta straniera e in cui, al tempo stesso, ci sono circa 350 tra i maggiori marchi di imprese internazionali che hanno abbandonato il mercato russo. Quindi l'impatto di tutte queste misure è notevole.
  Sull'Italia l'impatto sarà più limitato, poiché non è comparabile il peso dei rapporti con l'Unione europea per l'economia russa con il peso per l'Unione europea dei rapporti con l'economia russa. Solo in termini di commercio l'Unione europea dipende dal commercio con la Russia attorno al 4,5 o 5 per cento, mentre il valore reciproco è sopra il 25 per cento, quindi stiamo parlando di dimensioni incomparabili. D'altra parte, sapete che l'economia russa ha dimensioni inferiori a quella italiana, che è il 12 o il 14 per cento di quella europea.
  In questo contesto l'impatto per noi sarà più limitato, ma non va sottovalutato. È compito dei diversi Governi, incluso quello italiano, da una parte, proteggere le fasce sociali più deboli e, dall'altra, sostenere le imprese che consumano più energia o che sono più esposte in questi mercati.
  L'impatto sui prezzi non è molto diverso da Paese a Paese. Ad esempio, non è molto diverso in Belgio, dove io vivo, rispetto all'Italia. Certamente le misure che si stanno adottando non sono tutte uguali, ma anche in questo caso c'è una certa convergenza. Per esempio, le misure di sostegno per contenere in parte gli aumenti dei prezzi dei carburanti sono piuttosto simili tra i diversi Paesi europei.
  Infine, l'onorevole Sensi chiedeva se c'è una risposta sistemica. La risposta sistemica è, da una parte, collegata alle questioni che stiamo discutendo, cioè se avremo delle regole di bilancio che ci consentiranno di tenere assieme crescita e riduzione del debito e se avremo capacità centrali di bilancio in futuro e, dall'altra, è legata alle proposte sul campo energetico che la Commissione sta preparando su mandato del Vertice di Versailles sullo stoccaggio e sul procurement comuni e sul funzionamento del mercato elettrico. Sono temi che conoscete e su cui stiamo lavorando. La risposta dell'Unione è legata anche agli aiuti di Stato e quindi alle nuove norme che la Commissione proporrà, ed è legata, infine, a temi più di prospettiva, che per il momento non sono condivisi, rispetto ai quali è iniziata una prima discussione, come quelli relativi a nuovi fondi comuni che possano intervenire di fronte a questa crisi.
  L'onorevole Borghi si chiedeva se davvero Next Generation EU fosse così importante. È chiaro che ciascun parlamentare e ciascun Paese può fare le sue valutazioni. Quello che io posso dire è che si tratta di un programma senza precedenti, che questo programma ha avuto un impatto di rassicurazione dei mercati impressionante e che questo programma si sta sviluppando nei diversi Paesi europei in modo positivo. Stiamo cominciando a decidere le prime erogazioni dopo i prefinanziamenti. Abbiamo ricevuto anche la richiesta italiana di una prima erogazione, se non sbaglio, di 21 miliardi di euro, sulla quale la CommissionePag. 15 ha già dato il suo parere favorevole e che il Consiglio dovrà decidere nei prossimi giorni. Il Piano, quindi, sta avendo un impatto notevole.
  Non sottovaluterei neanche l'impatto che hanno avuto altri strumenti di cui pure si è discusso meno, ma che rivendico. Infatti, è stata una mia proposta, condivisa con il Commissario europeo per il lavoro, quella relativa al meccanismo che abbiamo chiamato SURE. Si tratta di un meccanismo che ormai ha esaurito i suoi 100 miliardi di euro e ha riguardato la prima emissione di debito comune. In quel caso si trattava solo di prestiti, ma va considerato il fatto che questi prestiti hanno anche un vantaggio finanziario non disprezzabile soprattutto per Paesi che hanno tassi di interesse più alti. Per esempio, l'Italia, che è stata di gran lunga il principale beneficiario del pacchetto SURE, ricevendo 27 miliardi di euro per integrare i finanziamenti nazionali alla cassa integrazione, ne ha ottenuto un vantaggio finanziario netto di 4 miliardi di euro.
  Noi discutiamo talvolta di miliardi come fossero cifre poco significative, ma io ho avuto esperienze nei Governi italiani e spesso 4 miliardi di euro era la cifra destinata alla principale operazione di una manovra finanziaria senza considerare le cosiddette spese obbligatorie. Non disprezziamo neanche il contributo che è venuto da SURE.
  Sul rapporto tra politica monetaria e politica di bilancio rimando a quanto ho illustrato rispondendo alla domanda dell'onorevole Fassina.
  Infine, l'alto debito esiste ed esiste anche per gli altri Paesi europei. Non c'è solo l'alto debito italiano, poiché i Paesi che hanno un debito superiore al cento per cento del PIL sono otto o nove in questo momento e sono anche Paesi importanti come la Francia o la Spagna, quindi non si tratta solo dell'Italia.
  Parlando dell'Italia, certamente l'Italia è un Paese con un debito che sfiora il 150 per cento, che è considerato alto non solo da Bruxelles e dagli altri Paesi europei, ma anche dai mercati internazionali. Il punto non è immaginare che questo problema possa essere messo in un cassetto o archiviato, bensì è quello di avere una strategia, per quanto riguarda i Governi nazionali ad alto debito, e regole, per quanto riguarda l'Unione europea, che consentano di ridurre questo debito senza strozzare la crescita. È chiaro che si tratta di un equilibrio non semplice, ma ricordo che nel 2021 l'Italia ha ridotto il rapporto deficit/PIL di 5 punti. Certamente si partiva da un livello stratosferico, ma altrettanto certamente questo è stato possibile perché l'Italia ha avuto nel 2021 un livello di crescita molto alto. Bisogna trovare questo equilibrio, ma non possiamo illuderci che si possa ignorare il tema dell'alto debito.
  L'onorevole De Luca, oltre a varie cose che condivido, si chiedeva se fosse all'ordine del giorno l'istituzione di un nuovo fondo che definiva «compensativo». Certamente io non escludo dall'orizzonte del dibattito futuro temi di questo genere, anche se non sono temi attualmente in discussione o affrontati nei vertici più recenti. Però la base della discussione è chiara, ovvero che siamo di nuovo di fronte a uno shock esterno che produce un impatto diverso da Paese a Paese. Probabilmente nei prossimi mesi si tratta di verificare in primo luogo l'entità di questo shock esterno, ovvero che conseguenze avrà sulla nostra economia, ma le stime sono ancora troppo preliminari. Poi occorre capire questa asimmetria, che non è la stessa asimmetria del COVID-19, perché è legata, per esempio, alla dipendenza energetica dalla Russia. I Paesi che hanno più dipendenza commerciale dalla Russia sono alcuni Paesi dell'Est e Cipro, mentre i Paesi che hanno più dipendenza energetica dalla Russia sono di nuovo alcuni Paesi dell'Est, la Germania e l'Italia. Non è esattamente lo stesso quadro che abbiamo fronteggiato con la pandemia. Non escludo che questo tema torni all'ordine del giorno, perché, se la crisi si protrae e si aggrava, certamente la risposta di sistema che richiamava l'onorevole Sensi si renderà necessaria.
  Infine, l'onorevole Colaninno giustamente poneva la questione dei tempi e di come l'impatto di questa crisi modifichi i programmi relativi alle grandi transizioni. Io penso che si debbano evitare due errori. Pag. 16Il primo è quello di dire che tutto procede secondo programma, perché non c'è dubbio che alcune operazioni di urgenza sono indispensabili. Cito ad esempio la diversificazione delle fonti energetiche, l'importanza che hanno assunto ancor più di prima gli impianti fissi o mobili di rigassificazione, il ricorso, per Paesi che ne dispongono, a fonti di energia alternative, che non sono certamente le fonti rinnovabili del futuro, e le misure di temporaneo sostegno sui prezzi e di temporaneo intervento sui mercati energetici. Tutto questo non solo è giustificato, ma è necessario soprattutto se si indirizza a proteggere le aree sociali e le aree di impresa più colpite in modo mirato e, soprattutto, se è di natura temporanea.
  Detto questo, l'altro errore che non possiamo permetterci è quello di pensare che a questo punto la transizione climatica e la digitalizzazione diventino un lusso da rinviare a tempi migliori. È il contrario, perché quando parliamo, per esempio, di autonomia energetica, sappiamo che dobbiamo fronteggiare le sfide dell'oggi, ma sappiamo che potremmo ottenere una vera autonomia energetica soltanto attraverso il compimento di quegli obiettivi ambiziosi della transizione climatica e di quel pacchetto che noi chiamiamo Fit for 55 e che mi auguro faccia passi avanti sostanziali nei prossimi mesi, anche durante questa crisi, poiché non c'è una divisione in due tempi. Dobbiamo fronteggiare l'emergenza, ma continuare o addirittura, in alcuni casi, accelerare sulle grandi transizioni.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE FABIO MELILLI

  PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione del Commissario Gentiloni, che ringrazio.

  La seduta termina alle 12.25.