XVIII Legislatura

V Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Mercoledì 16 marzo 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Melilli Fabio , Presidente ... 3 

Audizione della presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, Lilia Cavallari, nell'ambito dell'esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni – L'economia dell'UE dopo la COVID-19: implicazioni per la governance economica (COM(2021)662 final) (ai sensi dell'articolo 18, comma 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 243) :
Melilli Fabio , Presidente ... 3 
Cavallari Lilia , presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ... 3 
Lovecchio Giorgio (M5S)  ... 9 
Fassina Stefano (LeU)  ... 9 
Gallo Luigi (M5S)  ... 11 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 11 
Pettarin Guido Germano (CI)  ... 12 
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 13 
Cavallari Lilia , presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio ... 13 
Lovecchio Giorgio , Presidente ... 16 

ALLEGATO: Documentazione presentata dalla presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, Lilia Cavallari ... 17

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Europa Verde-Verdi Europei: Misto-EV-VE;
Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea: Misto-M-PP-RCSE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FABIO MELILLI

  La seduta comincia alle 14.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e la trasmissione televisiva differita sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione della presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, Lilia Cavallari, nell'ambito dell'esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni – L'economia dell'UE dopo la COVID-19: implicazioni per la governance economica (COM(2021)662 final).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), Lilia Cavallari, nell'ambito dell'esame della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – L'economia dell'Ue (Unione europea) dopo il COVID-19: implicazioni per la governance economica.
  Do il benvenuto alla presidente, professoressa Lilia Cavallari, ai componenti del Consiglio, la professoressa Valeria De Bonis e il professor Giampaolo Arachi, e al direttore del Servizio finanza pubblica dell'Ufficio parlamentare di bilancio, il dottor Flavio Padrini. È la prima volta che ci incontriamo formalmente in Commissione, quindi l'augurio è almeno doppio. Se non ci sono obiezioni sull'attivazione della web-tv, darei la parola alla presidente Cavallari.

  LILIA CAVALLARI, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Grazie, Presidente, e grazie per l'introduzione. Grazie a tutti, buonasera. Grazie per il benvenuto al Consiglio. In questa audizione mi concentrerò anzitutto su un aspetto della governance europea che riguarda in particolare le regole fiscali, quindi sul Patto di stabilità e crescita e sull'idea di rivedere e di riformare il Patto.
  Come sapete, il Patto di stabilità e crescita è temporaneamente sospeso per effetto della clausola di salvaguardia. Ciò ha consentito un orientamento fortemente espansivo delle politiche di bilancio sia a livello nazionale sia a livello europeo che, insieme al Next Generation EU e ad un orientamento estremamente espansivo della politica monetaria, ha consentito di attenuare gli effetti della crisi pandemica. Le regole di bilancio potranno essere e saranno riattivate e di questo si sta discutendo. La Commissione ancora non si è espressa definitivamente e, viste le condizioni, deciderà probabilmente in primavera, quindi a breve, se le regole verranno riattivate nel 2023. Ad ogni modo, la riattivazione delle regole sarà probabilmente accompagnata da una revisione delle regole del Patto di stabilità ed è su questo che vorrei concentrare l'attenzione.
  Le regole sono necessarie per raggiungere un obiettivo: mantenere la finanza pubblica su un sentiero sostenibile. Tanto più in un'unione monetaria, dove le politiche di bilancio sono gestite a livello nazionale, mentre la politica monetaria è gestita Pag. 4a livello sovranazionale, le regole sono necessarie per contenere gli effetti di esternalità e gli effetti negativi sugli altri Paesi membri e sull'Unione nel suo complesso. Gli effetti possono riguardare l'innalzamento dei costi di finanziamento, la stabilità monetaria e finanziaria e la vulnerabilità della finanza pubblica che può restringere gli spazi di manovra e quindi la capacità di intervento a fronte di condizioni cicliche sfavorevoli e a fronte di condizioni di crisi.
  Dove siamo in questo momento? Come sapete, i livelli di debito sono fortemente aumentati in tutti i Paesi e a livello dell'Unione europea. Se guardate anche la figura a pagina 8, il livello di debito medio si attesta intorno al 100 per cento, quindi questo incremento che si era già verificato dopo le crisi finanziarie a partire dal 2007, si è ulteriormente rafforzato dopo la crisi pandemica. Il nostro Paese, come sapete, oggi ha un livello di debito intorno al 150 per cento del PIL. Quindi debiti elevati, soprattutto debiti crescenti in rapporto al PIL, non possono essere mantenuti per un tempo indefinito.
  Prima di passare ai principali elementi della revisione delle regole, vorrei dare uno sguardo al modo in cui queste regole hanno funzionato, facendo un piccolo passo indietro all'esperienza che ci viene da questi anni.
  Le regole del Patto hanno mostrato alcune criticità, la più evidente delle quali è la prociclicità, cioè il fatto che la regola rafforza il consolidamento fiscale, quindi favorisce una politica fiscale restrittiva in condizioni cicliche sfavorevoli e, viceversa, non offre incentivi a consolidare i bilanci pubblici in condizioni cicliche favorevoli. Chiaramente esiste una flessibilità nell'interpretazione delle regole che ha proprio il compito di attenuare o di evitare una politica fortemente prociclica.
  Se guardate la figura a pagina 10, trovate la variazione del saldo primario strutturale, rappresentata dalle barre, e l'output gap, ovvero la differenza tra il prodotto effettivo e il prodotto potenziale, quindi una misura della situazione ciclica. Come vedete, c'è un'evidenza abbastanza forte di prociclicità della politica fiscale italiana. Ad esempio, se guardate il dato degli anni Duemila, negli anni dal 2000 al 2004 abbiamo un saldo primario strutturale negativo, addirittura nel 2000 nell'ordine del 3 per cento del PIL, laddove l'output gap è positivo, quindi l'economia sta crescendo più del potenziale in condizioni cicliche favorevoli e l'orientamento della politica fiscale è restrittivo. Viceversa, se vi spostate al periodo delle guerre e delle crisi del debito, quindi dal 2010 al 2013, dove l'output gap è negativo, la linea è sotto lo zero, c'è addirittura una forte recessione ma l'orientamento fiscale è restrittivo, quindi facciamo un avanzo primario strutturale.
  Le regole hanno funzionato in maniera prociclica, ma la prociclicità è un problema, perché aumenta le fluttuazioni dell'economia e allontana sempre di più il reddito e l'occupazione dai loro livelli tendenziali.
  Tale prociclicità è diminuita in tempi più recenti anche in seguito alla comunicazione della Commissione che suggerisce flessibilità nel modulare le politiche di consolidamento di bilancio in base alle condizioni cicliche, tuttavia il problema rimane.
  Il secondo elemento critico nell'applicazione delle regole riguarda una scarsa attenzione alla composizione del consolidamento fiscale, cioè alla composizione del bilancio. A tal riguardo il problema è la riduzione del livello degli investimenti rispetto alla spesa corrente. Ciò è piuttosto evidente anche nei dati. Se osservate la figura a pagina 12, sono rappresentati gli investimenti in rapporto al PIL dell'Italia, che è la linea rossa, la media europea e la media dell'area dell'euro, che sono le altre linee. Vedete che nei periodi di consolidamento fiscale si riduce la quota degli investimenti pubblici rispetto al PIL, che in Italia rimane largamente al di sotto della media europea.
  Come vedremo tra poco nell'esercizio di simulazione che abbiamo fatto, ridurre gli investimenti può essere non auspicabile, perché questi costituiscono le componenti di bilancio che possono avere una maggiore ricaduta sul prodotto e sull'economia e, per Pag. 5tale ragione, andrebbero in qualche misura tutelate.
  I problemi nell'applicazione delle regole, ovvero la prociclicità e la scarsa tutela delle componenti di bilancio a maggiore impatto sul prodotto, hanno portato anche ad una applicazione molto flessibile delle regole e all'utilizzo anche di indicatori complessi. Altri due elementi che si sono dimostrati critici riguardano le modalità di monitoraggio del consolidamento e dell'avvicinamento agli obiettivi fiscali.
  Non vi ripeto le regole del Patto, tuttavia esiste un braccio correttivo, che sono i famosi obiettivi sul debito e disavanzo, e un braccio preventivo che è piuttosto complicato, poiché prevede degli indicatori, un obiettivo di medio termine e un indicatore di spesa netta, per controllare la capacità di raggiungere gli obiettivi finali, quindi per controllare il sentiero di aggiustamento. Tali indicatori sono basati sul saldo strutturale, che, a sua volta, è basato chiaramente su una stima: strutturale significa al netto delle fluttuazioni cicliche e, per nettizzare tale stima dalle fluttuazioni cicliche, occorre stimare la componente ciclica e la componente potenziale. Quindi esistono problemi di non immediata osservabilità e di stima di tali componenti. Tutto ciò ha portato ad un uso piuttosto flessibile delle regole e le insoddisfazioni che ne sono derivate sono la base di partenza per capire le prospettive di revisione, cioè dove vogliamo o dove si vuole andare e quali criticità si vogliono attutire. Esistono dei temi chiave, degli elementi rilevanti intorno ai quali si è sviluppato un dibattito anche motivato e sollecitato dalla Commissione stessa che ha richiesto studi, approfondimenti e discussioni sulla revisione e sulla riforma del Patto.
  L'Ufficio Parlamentare di Bilancio ha fatto alcuni esercizi, se volete, molto semplici e molto meccanici per dare un'idea dell'impatto di questi elementi chiave. Il primo esercizio che trovate ipotizza di tutelare in qualche misura le forme di spesa pubblica e di investimenti che sono particolarmente produttive, cioè che hanno un impatto particolarmente elevato sul prodotto e, quindi, sulle prospettive di crescita dell'economia nel medio termine: si tratta sostanzialmente, per usare un termine sintetico, di una qualche forma di golden rule. Diverse proposte condividono tale finalità di consentire una qualche forma di golden rule e, quindi, di permettere il ricorso al disavanzo e al debito per finanziare spese ad alto impatto sull'economia, per finanziare investimenti pubblici e per finanziare i beni pubblici europei.
  L'esercizio stilizzato che abbiamo fatto consiste nel confrontare l'andamento del PIL e l'andamento del rapporto debito-PIL sotto tre scenari alternativi. Un primo scenario rappresenta le regole attuali: oggi la regola è sospesa, tuttavia l'Italia avrebbe un obiettivo di medio termine di realizzare un avanzo strutturale dello 0,5 per cento del PIL. Quindi il nostro scenario base è cosa accade all'andamento del PIL e al rapporto debito-PIL se, dal 2023 in poi, applichiamo una regola di riduzione e miglioramento del saldo strutturale di 0,5 punti percentuali all'anno. Tale ipotesi è rappresentata dalla linea blu unita che potete osservare a pagina 17.
  In un secondo scenario, è previsto lo stesso aggiustamento del saldo strutturale, quindi il miglioramento dello 0,5 in più ogni anno, in aggiunta ad una clausola di salvaguardia che fa aumentare gli investimenti pubblici dello 0,5 per cento ogni anno. Tale scenario è rappresentato dalla linea blu tratteggiata.
  Nel terzo scenario è previsto sempre lo stesso aggiustamento strutturale di bilancio, ma aumentano dello 0,5 per cento gli investimenti selettivi, cioè quelli che hanno un maggiore impatto, ossia un impatto moltiplicativo più alto, che noi abbiamo chiamato «investimenti pubblici in energia rinnovabile». Per calcolare l'impatto di tali investimenti sul PIL abbiamo usato un moltiplicatore che viene da uno studio del Fondo monetario. La finalità sottesa al terzo scenario è tutelare investimenti che hanno un forte impatto sul reddito. Come vedete, il profilo del prodotto cambia decisamente, nel senso che, prevedendo una clausola che tuteli gli investimenti, l'impatto sul PIL è maggiore, quindi la crescita è più elevata anche di importi piuttosto Pag. 6rilevanti nella simulazione. Con investimenti pubblici il PIL reale risulta più elevato del 3,8 per cento rispetto allo scenario di base e in quella con investimenti pubblici particolarmente produttivi è più elevato del 5,4 per cento.
  Ciò che è interessante è la figura a pagina 18, che raffigura, in questi tre scenari, gli effetti sul rapporto tra debito pubblico e PIL. È possibile osservare che, concentrando l'aggiustamento di bilancio sulle componenti di spesa corrente e di entrate e tutelando viceversa gli investimenti, si riesce ad allentare in qualche misura la tensione tra l'obiettivo di consolidare il debito e l'obiettivo di stabilizzare l'economia, perché la maggiore crescita del prodotto permette di ridurre il rapporto debito-PIL.
  Come potete vedere, nello scenario più favorevole, in cui si tutelano investimenti altamente produttivi e investimenti ad alto impatto moltiplicativo, il rapporto debito-PIL diminuisce di più rispetto allo scenario base. Se guardate l'anno 2030, la barra dello scenario con investimenti ad alto impatto moltiplicativo, che è quella grigio chiaro, la riduzione del rapporto debito-PIL è più o meno nell'ordine dell'11 per cento, che è ben maggiore di quella dello scenario base, dove siamo intorno all'8,6 per cento.
  Qual è il messaggio che viene da questo semplice esercizio? Il messaggio è che la composizione del consolidamento fiscale conta e che quindi, nell'azione di consolidamento, è importante tutelare quelle componenti di bilancio che hanno un maggiore impatto sulla crescita. Li abbiamo chiamati investimenti, ma non necessariamente sono investimenti pubblici, nel senso che esistono dei problemi nell'applicazione di una golden rule, alcuni relativi alla classificazione delle spese delle componenti di bilancio e altri relativi all'individuazione di quali componenti scorporare. Li abbiamo chiamati investimenti, ma non è detto che siano necessariamente soltanto investimenti pubblici, perché esistono anche spese correnti che sono altamente produttive, così come non tutti gli investimenti pubblici sono altamente produttivi. L'applicazione di una regola del genere richiede comunque uno sforzo di classificazione e di individuazione delle componenti, tuttavia è abbastanza evidente il messaggio che, attraverso regole di questo tipo, è possibile allentare la tensione tra stabilità della finanza e stabilità macro, quindi crescita dell'economia.
  Il secondo esercizio che abbiamo fatto ruota intorno ad un altro elemento cruciale nel dibattito, ovvero l'elemento riguardante l'obiettivo del debito, come definire l'obiettivo del debito in senso stretto, quindi a quale livello di debito si tende – 60 per cento oppure 100 per cento del PIL – e la velocità di avvicinamento a tale obiettivo. In questo caso l'esercizio che abbiamo fatto è stato confrontare tre scenari. Nello scenario base si applicano le regole sull'obiettivo e sulla velocità di aggiustamento, così come sono oggi. La regola attuale prevede un obiettivo di debito pari al 60 per cento del PIL e una velocità di aggiustamento pari a un ventesimo l'anno di riduzione della eccedenza rispetto al 60 per cento del PIL: ciò significa che tale rapporto deve ridursi del 5 per cento ogni anno. Questo è lo scenario base.
  Gli scenari alternativi sono due. Nel primo scenario immaginiamo di mantenere comunque l'obiettivo del 60 per cento, ma di allungare i tempi di avvicinamento, quindi di pensare, per esempio, ad una riduzione pari ad un quarantesimo all'anno, raddoppiando l'orizzonte di convergenza; il secondo scenario, invece, mantiene il ritmo di un ventesimo all'anno, per raggiungere però un obiettivo più alto come, per esempio, il 100 per cento del rapporto debito-PIL che, più o meno, è il valore medio che si registra oggi.
  Se osservate la figura a pagina 21, quella figura rappresenta qual è il saldo primario, ossia il saldo al netto della spesa di interessi, che è necessario per rispettare la regola del bilancio nei tre scenari che abbiamo considerato. Come vedete, nello scenario delle regole attuali, il saldo primario necessario in rapporto al PIL nel 2023 per realizzare la regola di bilancio attuale è piuttosto elevato, poiché siamo nell'ordine del 4 per cento del PIL, quindi siamo nell'ordine di un miglioramento del 7 per Pag. 7cento rispetto al saldo strutturale: è una richiesta fortemente restrittiva. Nel tempo, per continuare il processo di avvicinamento, la richiesta è di mantenere un avanzo primario nell'ordine più o meno del 2 per cento del PIL su tutto l'orizzonte di convergenza. Tale richiesta in termini di restrizione fiscale è parecchio elevata, se non irrealistica.
  Negli altri due scenari si osserva che la richiesta si limita fortemente sia nel primo anno, nel 2023, e siamo nell'ordine addirittura di un leggero disavanzo nel caso dell'allungamento dell'orizzonte di convergenza con una riduzione del debito pari ad un quarantesimo all'anno e, più o meno, un saldo nullo nel caso in cui sia stabilito l'obiettivo del 100 per cento per il rapporto tra debito e PIL. Nel tempo le due opzioni sostanzialmente diventano simili, poiché richiedono un avanzo primario nell'ordine di 0,5 punti percentuali del PIL. Quindi la richiesta in termini di saldo primario è decisamente minore.
  Se voltate pagina e osservate l'effetto sulla variazione del rapporto tra debito e PIL nei tre scenari, vedete che, mantenendo le regole attuali, si avrebbe alla fine dell'orizzonte, nel 2030, una contrazione del debito del 31 per cento, mentre con le altre due si avrebbe una contrazione del debito nell'ordine di 16/17 punti percentuali di PIL, quindi comunque considerevole ma non così non così rapida.
  Vi sono due importanti caveat e considerazioni. Questo esercizio è basato su condizioni favorevoli, quelle contenute nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NADEF), dati che avevamo a ottobre, nell'autunno scorso, che sono relativamente favorevoli in termini di differenziale tra tasso d'interesse medio pagato sul debito e tasso di crescita dell'economia. Questo è il primo caveat. È importante capire, da una parte, che questi numeri sono particolarmente favorevoli e, dall'altra, che cosa può accadere in condizioni meno favorevoli.
  La tabella n. 1, riportata a pagina 22, mostra che cosa accade se immaginiamo uno scenario un po' meno favorevole di quello che abbiamo considerato nell'esercizio come, ad esempio, un aumento dell'1 per cento del tasso medio di interesse, quindi un peggioramento del differenziale tra interesse e crescita nell'ordine dell'1 per cento. È quanto potete leggere nella prima riga di questa tabella. La richiesta in termini di saldo primario si fa chiaramente più stringente.
  L'esercizio mostra, in maniera meccanica ma molto chiaramente, che è importante capire due aspetti. Il primo riguarda le condizioni più o meno favorevoli alla dinamica del debito, cioè sostanzialmente la differenza tra il tasso medio che si paga sul debito e il tasso di crescita dell'economia; mentre il secondo aspetto di rilievo concerne il modo in cui si definisce l'obiettivo o come si definisce il percorso di avvicinamento all'obiettivo. Le regole attuali, quindi, che prevedono l'obiettivo del 60 per cento e un percorso di avvicinamento di un ventesimo all'anno, implicano una richiesta molto restrittiva sul debito.
  L'altro caveat sul quale volevo porre l'attenzione è che il descritto esercizio meccanico è fatto senza considerare l'effetto moltiplicativo. A differenza dell'esercizio che abbiamo fatto prima che mostra l'effetto del moltiplicatore, in questo caso l'esercizio è effettuato senza considerare i moltiplicatori e i numeri che voi vedete potrebbero essere anche molto peggiori di quelli che sono indicati in queste tabelle. Se non consideriamo l'effetto di retroazione sul prodotto provocato da una forte contrazione fiscale, abbiamo una riduzione del debito nell'ordine di 30 punti percentuali. Se, invece, andiamo a considerare anche l'effetto di retroazione, la riduzione del rapporto debito-PIL è molto più piccola. Questi sono due elementi di attenzione.
  Sostanzialmente i due esercizi descritti offrono suggerimenti sugli elementi principali nei quali si sta incanalando il dibattito sulla revisione delle regole del Patto. Abbiamo fatto alcuni esercizi meccanici anche sugli indicatori, cioè su come monitorare il processo di avvicinamento, se con una regola del disavanzo oppure con una regola della spesa.
  Ad esempio, abbiamo fatto alcuni esercizi con diverse formulazioni della regola Pag. 8di spesa netta e anche qui diventa importante capire come disegnare l'obiettivo e il percorso di avvicinamento, ma anche il benchmark, ossia il valore di riferimento, quindi come calcolare questa spesa netta di riferimento.
  In conclusione, se vogliamo trarre delle conclusioni dalle nostre analisi e dalle nostre valutazioni del dibattito sulla revisione, è importante che siano fissate delle regole ed è importante che la revisione e la riforma delle regole permetta di consentire un maggiore allineamento e un maggior coordinamento tra politica monetaria e politica fiscale. È necessario che le regole siano disegnate in maniera da contemperare l'esigenza di mantenere la finanza pubblica su un sentiero sostenibile, quindi di garantire la sostenibilità del debito, con l'esigenza di stabilizzare le fluttuazioni dell'economia e possibilmente promuovere la crescita. Questo è il compito, l'obiettivo proprio della regola. Qual è il modo per raggiungere questo obiettivo? Va bene sicuramente considerare la composizione del bilancio, le diverse componenti di bilancio e il diverso impatto che le stesse hanno sulla crescita, poiché ci sono investimenti o spese più produttive di altre, e quindi è opportuno prevedere clausole che salvaguardino certi tipi di spesa che hanno un impatto maggiore sulla crescita.
  Consideriamo auspicabile che, in un processo di revisione, si tenga conto della composizione qualitativa del bilancio e delle componenti di bilancio. Ciò richiede naturalmente degli sforzi, nel senso che, se l'aggiustamento non deve avvenire a carico degli investimenti pubblici, significa che deve avvenire tutto a carico della spesa corrente, della spesa meno produttiva e delle entrate. Ciò richiede uno sforzo significativo per capire quali sono le priorità di spesa, per aumentare l'efficacia delle spese e per aumentare e razionalizzare anche le basi imponibili, quindi anche l'aspetto delle entrate.
  Il secondo elemento concerne la particolare attenzione alle modalità di riduzione del debito, sia mediante la modifica del valore di riferimento verso il quale si tende sia mediante il percorso di avvicinamento, cioè la velocità di convergenza verso l'obiettivo del debito. Da tale punto di vista appaiono convincenti le proposte che indicano percorsi di aggiustamento differenziati. Poiché le condizioni iniziali di partenza e soprattutto le condizioni macroeconomiche e finanziarie sono diverse tra Paesi, è agevole considerare percorsi differenziati.
  Sull'idea di semplificare il monitoraggio, va bene sostituire l'attuale costruzione basata su un obiettivo di medio termine e su una regola di spesa con un'àncora più direttamente osservabile qual è il debito, poiché il debito è direttamente osservabile. Tuttavia il nostro esercizio meccanico mostra che, nella definizione di questo obiettivo di medio termine, occorre grande attenzione, poiché bisogna definire un obiettivo di debito di medio termine che sia credibile, ovvero che sia coerente con un processo di crescita sostenuta e sostenibile. Ciò necessariamente porta con sé elementi di differenziazione nei percorsi di avvicinamento tra i diversi Paesi.
  In questo senso l'esperienza del Next Generation EU, così come l'esperienza dei PNRR (Piani nazionali di ripresa e resilienza), può essere un valido punto di riferimento, poiché è una strategia di avvicinamento concordata tra Paese membro e Unione europea e differenziata per i singoli Paesi.
  Nella presente audizione ci siamo concentrati sulle regole fiscali che chiaramente sono un aspetto della governance europea legato ad una visione più ampia di governance. Forse il criterio più importante di cui bisogna tener conto nella revisione delle regole fiscali è la necessità di un maggiore allineamento e coordinamento tra politica monetaria e politiche di bilancio.
  L'esperienza della pandemia è stata un buon test, nel senso che il policy mix, ovvero l'insieme di politiche monetarie e politiche di bilancio, è stato efficace durante la pandemia, poiché sia le politiche monetarie sia le politiche di bilancio a livello nazionale e a livello europeo sono state estremamente espansive e ciò ha contribuito a ridurre l'impatto dirompente della crisi pandemica.Pag. 9
  Oggi viviamo in un mondo che è mutato. Anche le regole e anche la governance devono in qualche misura tener conto di un mondo mutato e di un mondo che sta mutando. Come vediamo drammaticamente in questi giorni, il mondo sta mutando ancora. A mio avviso, un importante criterio per tener conto di un mondo mutato è un miglior coordinamento tra politiche monetarie e politiche di bilancio.
  Nell'attuale congiuntura il policy mix è particolarmente complicato perché abbiamo una congiuntura con uno shock da offerta forte, ovvero l'aumento dei prezzi energetici, in cui i prezzi salgono e le quantità e il prodotto scendono. Abbiamo un puzzle di difficile soluzione per le politiche fiscali e le politiche monetarie e in queste condizioni è ancora più importante e necessario il coordinamento, che non significa mancanza di autonomia o che l'una politica deve seguire l'altra, bensì significa internalizzare gli effetti che le proprie scelte hanno sullo spazio di manovra dell'altro policy maker.
  Nell'attuale contesto di inflazione che sale e crescita che rallenta, gli spazi di manovra possono ridursi e gli spazi monetari e gli spazi fiscali possono entrare in contrasto. Quindi il coordinamento è ancora più necessario per allineare, ad esempio, il processo di normalizzazione della politica monetaria e i processi di consolidamento fiscale in modo da non ridurre gli spazi fiscali e mantenere uno spazio fiscale nell'area comune.
  Il policy mix è un tema caldo oggi ed è reso ancora più caldo dalla particolare congiuntura e dalle particolari e drammatiche vicende che stiamo vivendo.
  Vi è un'ultima considerazione sempre nella scia della necessità di coordinamento. Un elemento che può facilitare e rendere ancora più efficace il necessario coordinamento è una qualche forma di spazio e di capacità fiscale comune. Anche sotto tale profilo l'esempio di Next Generation EU può essere un buon punto di riferimento. Grazie.

  GIORGIO LOVECCHIO. Ringrazio la presidente Cavallari per la sua puntuale relazione. Ho preso un po' di appunti. Parliamo del Patto di stabilità. Quello che ha creato il Patto di stabilità in questi anni in Italia è sotto gli occhi di tutti e gli effetti sono stati accentuati nel periodo pandemico. Sono stati effettuati una serie di tagli nell'arco del tempo per rispettare le regole del Patto di stabilità: abbiamo avuto un taglio sugli investimenti pubblici, abbiamo avuto un taglio anche sulle assunzioni nel pubblico impiego, poiché abbiamo avuto un blocco delle assunzioni nel pubblico impiego. Ciò ha comportato la conseguenza che presto nei comuni non avremo più dipendenti per poter essere in grado di partecipare a un bando pubblico. Inoltre, non si è tenuto conto della natura del debito.
  Abbiamo visto che durante il momento di massima criticità e della fase più acuta della pandemia, sono stati approvati dal Parlamento una pluralità di scostamenti di bilancio fino a totalizzare quasi 180 miliardi. Se esaminiamo tali scostamenti di bilancio, essi non possono essere intesi come la realizzazione di un investimento, bensì come il tentativo di dare una mano a tutte le imprese in difficoltà e di far fronte al momento di emergenza. Tuttavia, se avessimo avuto la possibilità di fare 180 miliardi di investimenti nel settore pubblico o in assunzioni, avremmo avuto una maggiore ricchezza in Italia.
  Nei grafici che lei ci ha mostrato si è visto che è vero che abbiamo avuto un riallineamento del PIL e del rapporto debito-PIL, però in realtà il Paese si è impoverito sempre di più, perché non ha fatto alcuno degli investimenti che avrebbero portato ad una maggiore ricchezza del Paese.
  La domanda è se, a suo avviso, andrebbero riviste le misure e le regole del Patto di stabilità per cercare di comprendere qual è l'indebitamento che si può permettere uno Stato e se tale indebitamento permette un aumento di crescita economica e anche una crescita dell'intero Paese in termini di infrastrutture e qualità della vita. Grazie.

  STEFANO FASSINA. Innanzitutto benvenuta e buon lavoro alla presidente Cavallari, alla professoressa De Bonis e al professor Arachi che compongono la terna Pag. 10dell'UPB. Sono sicuro che insieme potremo lavorare bene in passaggi che, comunque, saranno complicati.
  Mi ha molto convinto la relazione che ci è stata presentata. Al di là dei numeri – sui quali poi vorrei fare una domanda – a me pare che la questione fondamentale sia nella parte finale della sua relazione, presidente, cioè il coordinamento tra la politica monetaria e la politica fiscale che, detto in questa sede, sembra banale o scontato, mentre, come sapete, è la questione più rilevante di policy che si discute a Bruxelles, perché l'impostazione inerziale è la netta separazione tra la politica fiscale e la politica di bilancio e la necessità di considerare questi due anni come un'anomalia da chiudere al più presto.
  I segnali che abbiamo, purtroppo, non sono particolarmente rassicuranti. Infatti le decisioni della Banca centrale europea di giovedì scorso, come se nulla fosse successo dopo il 24 febbraio, non solo hanno confermato, ma hanno addirittura accentuato l'intervento restrittivo di politica monetaria con conseguenze che in questa sede non discutiamo ma che appaiono molto rilevanti sul piano politico oltre che economico, perché è chiaro che, nel momento in cui si sta discutendo di sanzioni che hanno effetti sull'inflazione e viene affermato che non è tollerato alcun tipo di inflazione, è chiaro che si pone un problema che va ben oltre la dimensione della politica economica e dell'economia in senso stretto.
  L'Eurogruppo l'altro ieri ha preso una posizione non meno preoccupante, perché ha confermato gli obiettivi di riduzione del debito e ha indicato uno stand, un profilo più equilibrato che si potrebbe avere se gli Stati con minore debito spendono un po' di più e quelli con più debito, invece, spendono un po' di meno. Se voi mettete insieme queste due considerazioni, è evidente che per noi si prospetta uno scenario piuttosto preoccupante.
  Questo nodo del coordinamento tra politica monetaria e politica di bilancio è davvero decisivo, ma è una sfida enorme, in parte intellettuale e in parte politica, perché il contesto in cui proponiamo questo approccio, che è assolutamente condivisibile e di buonsenso, è molto complicato da questo punto di vista. Oltre il ruolo attribuito all'Ufficio Parlamentare di Bilancio, dovremmo, quindi, anche noi porre il tema al Governo in modo molto netto, perché ne va delle nostre prospettive. A me pare che su questo punto dobbiamo insistere in modo particolare.
  Per quanto riguarda le tabelle e grafici che ci avete consegnato, a me pare che l'effetto di retroazione tra politiche di bilancio ed economia reale vada messo più in evidenza. Lei lo ha accennato, però c'è un passaggio a pagina 21 che è definitivo, poiché non stiamo parlando di qualche decimale di punto. Avete scritto che, invece di un miglioramento di 6,3 punti percentuali, si va a un miglioramento di 1,7 punti percentuali. Se fosse realizzato un massacro in termini economici e sociali con un avanzo primario enorme, il miglioramento che ottengo, anziché 6,3 punti percentuali come quando non tengo conto dell'effetto di retroazione, diventa di 1,7 punti percentuali. Dal momento che abbiamo vissuto questo aspetto, poiché nel periodo 2011-2013 vi era una politica economica che ha assunto l'assenza dell'effetto di retroazione, che tuttavia si è verificato e il debito è schizzato nonostante le pesantissime manovre, ritengo che, a questo punto, anche alla luce dell'esperienza – non stiamo infatti parlando di diverse sensibilità culturali – questo nodo debba essere messo in grande evidenza.
  Aggiungerei anche la necessità di un esame di altri effetti sull'economia reale, perché quei grafici dovrebbero anche far vedere che cosa accade, ad esempio, al tasso di disoccupazione e al livello di povertà: infatti il decisore politico non ha come unico criterio di riferimento l'andamento della finanza pubblica, non sta nel vuoto. Nella fase che stiamo incominciando a vivere, che sarà molto complicata, dovremmo sforzarci di tenere conto delle lezioni dell'esperienza, perché altrimenti la questione diventa teorica.
  Infine, a proposito di coordinamento tra politica monetaria e politica di bilancio – la stessa domanda l'ho posta al professor Padoan e al professor Tria nelle audizioni Pag. 11della settimana scorsa – a mio avviso la discussione tra debito buono e debito cattivo è un ginepraio dal quale non si esce, però se almeno potessimo considerare un'eccezione il debito COVID-19, ovvero il debito che si è fatto oggettivamente in condizioni particolari e indiscutibili, e che quel debito fosse rinnovato dalla Banca centrale senza essere scaricato sul mercato, probabilmente faremo un'operazione che aiuterebbe ad avvicinare la politica monetaria e la politica di bilancio. Grazie.

  LUIGI GALLO. Saluto la presidente Cavallari, la professoressa De Bonis e il professor Arachi e li ringrazio per le elaborazioni molto interessanti che hanno fornito alla Commissione bilancio. Vorrei affrontare il tema posto dall'economia ecologica negli anni, a partire da Herman Daly, che sottolinea come il tema delle risorse, delle materie prime e dell'energia, non sia scorporato dai parametri e dal bilancio. Oggi, in una crisi che esplode ed è molto legata alla questione delle materie prime, delle risorse e dell'energia, mi chiedo se, invece, non può essere un'occasione per iniziare a incorporarle, visto che siamo anche all'interno dell'intervallo di riforma del Patto di bilancio, perché a pagina 15, quando si presenta lo scenario delle proposte che inglobano una qualche forma di golden rule e si parla anche di beni pubblici europei, il tema delle risorse non è specificato nell'elenco, laddove invece si parla di ricerca, di innovazione, di difesa e di sicurezza, ma sicuramente, se si parla di future generazioni, stiamo parlando della necessità di tutelare le risorse anche per le future generazioni, cioè le materie prime, le risorse ambientali di qualche tipo e anche le energie disponibili.
  Credo che questo dibattito degli economisti ecologici sia stato per troppo tempo ignorato e, invece, qualche forma di contabilità e alcune delle proposte degli economisti ecologici andrebbero forse rimesse in campo in un contesto dove le singolarità e le emergenze divengono la norma, perché ci sono complessi fenomeni che si intrecciano e che puntualmente sembrano impattare con emergenze che cadono sul sistema economico e finanziario come imprevedibili, ma forse sul sistema biologico e fisico non sono tanto imprevedibili e per questo dovrebbero essere tenuti in considerazione nella contabilità generale. Grazie.

  CLAUDIO BORGHI. Anche io, a nome di tutto il gruppo della Lega, saluto e auguro un ottimo lavoro alla professoressa Cavallari, al professor Arachi e alla professoressa De Bonis con l'auspicio di ricordarsi sempre che questo è il Parlamento, mentre il Governo è un'altra cosa: voi dovete essere il nostro scudo. Loro sono in tanti, noi siamo in pochi e quindi contiamo su di voi per avere il supporto per poter prendere decisioni informate, perché questo sarà un buon servizio alle istituzioni.
  La relazione svolta dice molte cose che fanno pensare e che in certi casi ricordano molti punti che in passato abbiamo sollevato, vale a dire l'impatto degli investimenti, il fatto che limitarsi a regole di spesa a volte creava effetti assolutamente prociclici, l'impostazione mi sembra corretta. Tuttavia, per il futuro, dato che siamo in una fase di scrittura delle regole, sarò un sognatore, ma mi piacerebbe che ci si spingesse oltre al possibile. Io ho molto apprezzato i tre scenari, quindi quali sono le regole attuali, provare a cambiare due parametri e vedere che cosa succede: partiamo da un livello più alto di debito che rappresenterebbe una specie di reset rispetto all'inizio, perché il 60 per cento era stato preso in un periodo in cui la media era questa e, se è necessario riscrivere i parametri, sarebbe anche giusto ripartire dalla media attuale piuttosto che cambiare i parametri. Un invito che rivolgo a tutti è tenere presente, oltre ciò che è possibile, anche la prospettiva ideale, perché tante volte ci agganciamo troppo a regole attuali oppure – è quanto riscontro nell'interlocuzione con molti miei contatti anche nell'Unione europea – ci si ferma a considerare il fatto che la proposta ideale non sarà mai approvata e quindi dobbiamo adattarci a piccole modifiche rispetto a quello che dovrebbe essere invece lo scenario ideale. È vero, probabilmente è così, ma rappresentiamo l'Italia e tante volte andiamo con uno stato di soggezione rispetto a un frameworkPag. 12che viene disegnato principalmente dalla Germania e dalla Francia. Mi piacerebbe riuscire a partecipare alle decisioni in sede europea con idee che possono essere anche molto innovative rispetto alle attuali.
  Ad esempio, avviare la discussione in ogni caso ponendo l'accento sul rapporto tra debito e PIL è ovvio che è molto nell'interesse di chi ha in questo momento un rapporto tra debito e PIL più basso, ma d'altra parte è evidente che, se si parte con quel parametro di riferimento, non necessariamente si faranno le politiche economiche ideali per riuscire ad avere il miglior risultato di crescita economica, perché forse si dovrà recuperare un certo gap anche di crescita che c'è stato in passato con tanti altri Paesi e ci sarebbe bisogno di più investimenti, ma, partendo con una zavorra iniziale, finisce che ne se ne fanno di meno con il risultato che le economie, invece, di richiudersi o di convergere alla fine rischiano ancora di divergere. Sarebbe forse interessante elaborare un possibile framework futuro, dove lo stock di debito attuale non è rilevante e dove si cerca di dare una regola anticiclica per tutti i Paesi, ad esempio, dicendo: «La tua crescita è tot, quindi il tuo deficit non potrebbe essere sopra tot a fronte di una crescita strutturale di un certo tipo», tanto per portare un esempio. Altrimenti, infatti, se il nostro occhio è sempre alla riduzione del debito, torniamo in un mondo che, come abbiamo capito, forse era costruito su qualche bugia: intendo fare riferimento, per esempio, a tutte quelle affermazioni con cui ci hanno riempito negli anni passati, vale a dire che a un debito alto corrispondevano tassi di interesse alti o che a un debito alto corrispondeva meno crescita e cose di questo tipo. In realtà, dal punto di vista del tasso d'interesse, abbiamo finalmente scoperto il principio assolutamente incredibile, che ho cercato di spiegare per molti anni abbaiando nel deserto, che il tasso di interesse è fatto dalla Banca centrale. A un certo punto ci può anche essere il lockdown, l'economia totalmente ferma, la gente chiusa in casa e il deficit del 10 per cento, ma i tassi di interesse sono sotto zero, perché la Banca centrale compra il debito. Non è che necessariamente tutte queste cose che erano state spacciate come leggi in passato siano esattamente vere. Valutiamo quale può essere un set di regole che sia l'ideale per cercare di mantenere una crescita equilibrata e che possa portare alla convergenza di Paesi che hanno economie differenti: questo è semplicemente un auspicio.
  Dall'altra parte, invece, la domanda vera che faccio è quale può essere l'effetto dell'inflazione sullo stock di debito. In molti Paesi ci sono cose che facevo fatica a immaginare. Ad esempio, se mi avessero detto un po' di anni fa che la Germania potesse avere un'inflazione del 6 o del 7 per cento a fronte di tassi d'interesse a zero, non ci avrei creduto, perché sono effetti terribili di repressione finanziaria e una situazione simile per un risparmiatore rischia di essere rovinosa, motivo per cui ci sono spinte all'innalzamento dei tassi di interesse.
  Tuttavia, dato che l'inflazione è qui e non sappiamo se sarà momentanea, perché si è aggiunta anche un'inflazione da offerta non certo dovuta, sperata o auspicata, ma come necessità dei fatti, l'inflazione o i diversi tipi di inflazione che ci possono essere come vanno a impattare sulla meccanica del nostro debito?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIORGIO LOVECCHIO

  GUIDO GERMANO PETTARIN. Ho un grande piacere nel dare il benvenuto alla professoressa Cavallari come presidente dell'UPB e agli altri componenti, augurando loro buon lavoro, anche perché avremo tanto lavoro da fare insieme e certamente non sarà piacevolissimo.
  Inizio elencando quelle che ritengo essere una serie di disgrazie particolarmente importanti con cui ci dobbiamo confrontare.
  Una prima disgrazia è certamente ciò che, dal mio punto di vista, è l'oggettiva esigenza di rinegoziare il Piano nazionale di ripresa e Resilienza. Tutto ciò che c'era prima del 24 febbraio, non c'è dopo il 24 febbraio e, di conseguenza, sono convinto che sarà uno degli elementi con cui ci dovremo confrontare.Pag. 13
  Tutti avrete visto una notizia che è apparsa oggi e che indica che nel nostro Paese si registra il minor tasso di occupazione under 40 in Europa. Proseguo ricordando la ripresa dell'inflazione; sottolineando il timore della stagflazione; passo attraverso la notizia dell'incremento dei tassi di interesse; sottolineo la notizia di matrice Confindustria Toscana, apparsa oggi, che naturalmente, non risparmiandosi nulla, ci dice che, se andiamo avanti così, il PIL nel 2022 sarà negativo e procedo ricordando che gli effetti fortemente espansivi di ciò che abbiamo fatto vogliono dire tanto debito.
  A fronte di questo, ricordo un dato storico, ossia le problematiche relative alle sterilizzazioni delle clausole IVA: è un tema che è scomparso, ma ricordo che, nel 2017 e nel 2018, era il nostro cruccio più importante e chiamavamo «sterilizzazione» lo spostare di un anno il debito, ma il tema è sparito, perché ormai fare debito è molto più semplice di quanto non fosse in passato.
  Ricordo l'esigenza assoluta di rivedere le tematiche del Patto di stabilità con una revisione delle regole e la possibilità di individuare una maggior sostenibilità delle stesse. Condivido totalmente uno dei presupposti della relazione che la professoressa Cavallari ha presentato, cioè la situazione devastante che deriva dal tener separate, come fossero su due sponde di uno stesso fiume, da una parte la politica di bilancio e dall'altra parte la politica monetaria.
  Ricordo il debito al 150 per cento del nostro PIL – sto elencando una serie di disgrazie micidiali e credo che qualcheduno che mi ascolta giustamente, se napoletano, dovrebbe toccare dei cornetti perché potrebbero aiutarci in ogni maniera – ed evidenzio che l'Eurogruppo ha naturalmente ricordato che uno degli obiettivi è la riduzione del debito e ricordo che non c'è più nessuno che parla del Quadro finanziario pluriennale (QFP). Il QFP 2021-2027 dove è finito? Che fine ha fatto? È evaporato, lo stiamo trattando? Qualcheduno se ne ricorda? Ricordo, ancora peggio, che non c'è nessuno che fa presente cosa accadrà tra il 2028 e il 2058. Nel 2028 comincia il Piano di ammortamento trentennale, che per me è diventato un cruccio per un motivo personale: nel 2058 infatti avrò 100 anni e sono assolutamente motivato a raggiungere quell'età, perché voglio vedere il momento in cui avremo pagato il nostro debito. La problematica di quell'elemento è che dal 2028 al 2058 una quota importante delle nostre risorse dovrà essere destinata a pagare la rata del mutuo, se fossimo una famiglia.
  Detto questo, condivido l'elemento che, nella parte finale della vostra relazione, è indicato come la necessità che il coordinamento potrebbe essere ancora più efficace se vi fosse un maggior spazio fiscale, ma – arrivo alla domanda – in questa ottica ciò è sufficiente o con solo un quinquennio davanti prima del 2028, cioè il quinquennio che va dal 2023 al 2028?
  Puntare a uno spazio fiscale unico, a un qualche cosa che renda l'Unione europea un player globale vero e che non sia solo l'esigenza assoluta di una difesa comune o l'esigenza assoluta di una politica estera comune, bensì una politica economica comune e, non solamente in termini di spazio ma in termini di gestione, un'attività fiscale comune con la cancellazione del dumping fiscale e l'attività di un'Unione europea che funzioni come un unico Paese, è effettivamente l'unico strumento che abbiamo per poter cercare di far fronte alle disgrazie particolarmente importanti che ci lasciamo alle spalle e che, dal 2028 al 2058, lasceremo ai nostri figli, perché questo mutuo lo pagheranno loro?
  Mi rendo conto che è una domanda un po' impegnativa, ma è evidente – è il momento in cui mi collego al dato di prima – che sarà il tema del nostro lavoro comune. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola alla presidente Cavallari per le dovute risposte.

  LILIA CAVALLARI, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Grazie a tutti di avere sollevato questioni tanto importanti e rilevanti. Ho preso qualche appunto e spero di riuscire a rispondere a tutti.Pag. 14
  L'onorevole Lovecchio parlava degli scostamenti di bilancio. Abbiamo visto scostamenti di bilancio e interventi massicci durante la pandemia. L'onorevole Lovecchio ricordava la necessità di avere investimenti pubblici a sostegno della crescita. Questo rientra in quanto dicevamo.
  Chiaramente non possiamo pensare di avere una finanza pubblica di queste dimensioni per sempre. Non possiamo pensare di avere quello che gli inglesi chiamano un free lunch: non esiste in economia il free lunch, non esistono i pasti gratis. Non possiamo pensare di avere strumenti così massicci per un tempo persistente e per un tempo lungo, però abbiamo degli strumenti per sostenere gli investimenti ed è su questo che, a mio avviso, occorre lavorare.
  Occorre lavorare nel creare strumenti che sono di due tipi: c'è lo strumento che chiamiamo «golden rule», quindi lo strumento che consente di sottrarre tali componenti di spesa produttiva e ad alto impatto dal conteggio degli obiettivi fiscali e c'è un altro strumento che consente di finanziare gli investimenti, che sono i fondi comuni come il Next Generation EU, che è un esempio di possibilità, di risorse comuni utilizzate per finanziare gli investimenti.
  È giusto quanto si diceva sull'importanza degli investimenti e sull'importanza di tutela. La tutela c'è, la necessità di tutelare c'è, ma bisogna anche essere realistici sugli strumenti disponibili. Non possiamo pensare di fare sempre, e a debito, quell'intervento così massiccio di 180 miliardi, perché non è possibile, nel senso che i debiti prima o poi, come ci ricordava Pettarin, qualcuno li paga e quindi non possiamo accumulare un debito senza fine e persistente.
  Passiamo all'onorevole Fassina, con cui sono decisamente d'accordo, perché il punto dei punti è il coordinamento tra politica monetaria e politica fiscale. Ciò che posso dire è che gli strumenti aiutano a trovare il modo di rendere possibile l'allineamento e il coordinamento tra questi due momenti. Esistono chiaramente una dimensione e delle scelte politiche, ma, a mio avviso, gli strumenti aiutano ad ampliare lo spazio di manovra.
  In Europa esistono già nell'architettura istituzionale europea degli strumenti per favorire il coordinamento: esiste il semestre europeo per favorire la coerenza del quadro macroeconomico dell'Unione ed esiste lo European Fiscal Board per favorire la coerenza della politica di bilancio e delle politiche fiscali comuni.
  Oggi il tema caldo del coordinamento monetario fiscale è il tema dei temi. A mio parere esistono degli spazi per stimolarlo con strumenti ben congegnati. Faccio un esempio sul problema attuale dell'inflazione da offerta. L'inflazione da offerta non è direttamente controllabile dalla Banca centrale, poiché la Banca centrale non può con i suoi strumenti intervenire direttamente sulle cause dell'inflazione da offerta, sulla produzione di energia e sull'aumento dei prezzi dell'energia. In tale ambito c'è un ruolo per un coordinamento monetario e fiscale, nel senso che i libri di testo – scusate la mia provenienza accademica – ci insegnano che, a fronte di uno shock di offerta, la politica monetaria deve ancorare le aspettative di inflazione, quindi deve tenere ancorate le aspettative ed evitare spirali, mentre la politica fiscale può fare molto, poiché sui bilanci pubblici può prevedere sostegni alle famiglie e alle imprese senza avere effetti di primordine sull'inflazione e può agire sulle tariffe e sulle accise, quindi su elementi che hanno direttamente un effetto di primordine sull'inflazione. Per esempio, le condizioni attuali di shock di offerta sono un momento in cui il coordinamento monetario-fiscale diventa veramente importante. In questo senso, come dicevo prima, gli strumenti possono aiutare ad agevolare una risposta coordinata, che alla fine significa una risposta efficace, una risposta che evita aumenti senza fine dell'inflazione, ma evita anche lo scenario drammatico della stagflazione.
  Sull'eccezione debito COVID-19, possiamo non chiamarlo debito COVID-19? Tuttavia, il punto non è il nome che diamo alle cose, bensì, secondo me, che cosa facciamo. Il peso del debito COVID-19 più o meno in Italia si aggira intorno al 19 per Pag. 15cento, per quanto riguarda l'aumento del debito dovuto alla pandemia. Nei bilanci della Banca centrale europea oggi c'è, più o meno, il 25 per cento dei titoli pubblici italiani, quindi sicuramente gli acquisti di titoli hanno permesso anche l'eccezionalità di quei numeri di cui parlava l'onorevole Lovecchio. Il fatto che la Banca centrale abbia nel suo portafoglio queste quantità massicce di titoli è ciò che ha permesso i disavanzi e la crescita del debito che abbiamo visto in questi anni. Quindi in qualche misura c'è.
  Per tornare all'importanza degli strumenti, quando proponiamo piani di rientro personalizzati, differenziati e allungati nel tempo, possiamo chiamarlo debito COVID-19 o debito non COVID-19, possiamo chiamarlo «allungare il percorso», ma lo strumento c'è e, secondo me, è importante intervenire su quello. L'eccezionalità del debito COVID-19 è giusta e possiamo pensare a strumenti che permettano di considerarlo un'eccezione in diversi modi.
  Onorevole Gallo, sull'impatto sull'energia, quindi sull'importanza di una sensibilità ecologica anche nella contabilità e nel bilancio, la risposta è un po' simile a quella che davo all'onorevole Lovecchio, nel senso che indubbiamente l'autonomia energetica è un bene pubblico europeo oggi più che mai ed. Tale bene pubblico europeo può essere finanziato in diversi modi, ma forse il modo più efficace ed efficiente di finanziare il bene pubblico europeo è una capacità fiscale comune. Al di là della capacità fiscale comune indirizzata a garantire la transizione climatica, la transizione ecologica e la transizione energetica, tale impostazione è già sottesa anche all'idea del Next Generation EU. Infatti, c'è un canale per tener conto di questi effetti ed è il canale dei beni pubblici europei e di come pensiamo di finanziarli.
  C'è l'altro canale che rientra negli strumenti – la golden rule può essere uno strumento – che è quello che facevamo vedere con il nostro semplice esercizio, ovvero che si possono scorporare gli investimenti che hanno un impatto sulle generazioni future, nel senso che si auspica di lasciare alle generazioni future un mondo non così deteriorato.
  Onorevole Borghi, ci dà un bel compito, ovvero quello di disegnare regole ideali. In un mondo in cui c'è tensione tra due obiettivi che vanno in direzioni opposte o che possono essere in contrasto l'ideale è veramente un esercizio difficile. Noi abbiamo fatto esercizi molto meccanici di variazione intorno a un tema, lei si spinge oltre o comunque ci invita a spingerci oltre. Tuttavia, non credo che non considerare il debito sia una strada fattibile, nel senso che poi è il debito, in effetti, il problema di non sostenibilità della finanza e non è il disavanzo. Il debito è il cumulato di disavanzi persistenti ed è quello il problema. Ritorniamo al free lunch: non c'è la possibilità di farlo senza limiti, però c'è la possibilità di tenerne conto.
  Colgo nell'eredità del debito un elemento importante di cui tener conto nel disegnare le regole, ovvero che l'eredità del debito non può essere una camicia di forza. Colgo questo suggerimento, ma è anche nelle proposte, nel senso che allungare il percorso di avvicinamento e differenziare a seconda delle condizioni macroeconomiche e a seconda delle condizioni dell'area: sono tutti elementi per far sì che si riconosca l'importanza di un'eredità pesante, perché essa esiste. Disegnare, invece, regole che non tengano conto del debito mi sembra un po' difficile anche con tutto l'impegno che possiamo profondere e non credo nemmeno che possa essere una regola ideale, nel senso che, se il problema è quello, è un problema con il quale occorre fare i conti.
  Per quanto riguarda i tassi bassi, è chiaro che la politica monetaria ha un ruolo e che i massicci acquisti di titoli hanno mantenuto i tassi bassi. Come dicevo prima, gli acquisti massicci hanno permesso i disavanzi che abbiamo avuto in questi due anni e hanno permesso anche di mantenere la dinamica sotto controllo. Indubbiamente il tasso d'interesse è l'elemento cardine nella dinamica del debito.
  Qual è il ruolo dell'inflazione? Anche in questo caso c'è l'effetto che gli economisti chiamano di snowball, quindi sostanzialmente la differenza tra tasso d'interesse medio che si paga sul debito e tasso di crescita. L'inflazione può aiutare se non si riflette sul tasso d'interesse medio che si paga sul debito,Pag. 16 quindi sostanzialmente se il debito non è indicizzato. Con un debito indicizzato, l'inflazione aumenta il tasso d'interesse e non è nemmeno di grande aiuto. La meccanica del debito quindi può essere facilitata da un po' di inflazione nel momento in cui non c'è una forte indicizzazione dei titoli del debito e soprattutto nel momento in cui non entriamo nello scenario negativo di stagflazione, perché, in quel caso, c'è il calo della crescita che chiaramente ha un effetto avverso sulla dinamica del debito.
  Concludiamo con il cahier de doléances dell'onorevole Pettarin sugli elementi critici sui quali bisogna fare i conti. Rinegoziare il PNRR? Non lo so, vediamo quanto sarà questo rialzo dell'inflazione, quanto sarà persistente e quanto inciderà sui costi e sugli obiettivi previsti dal Piano, che rimane fuori dall'oggetto del nostro incontro di oggi e sul quale ancora non abbiamo fatto valutazioni.
  Sui rischi di stagflazione e sui rischi di aumenti del tasso d'interesse e di riduzione del PIL, come dicevo prima, a fronte di uno shock drammatico come quello della guerra e con le ricadute che stiamo vedendo sui prezzi dell'energia, il rischio di un rialzo dell'inflazione più persistente dell'atteso c'è, però è importante l'intervento del policy maker. Come nell'esempio che facevo prima sulla divisione dei compiti tra politica monetaria e politica fiscale in condizioni di stagflazione, pensiamo a come coordinare e allineare le risposte di policy in modo da gestire i rischi di inflazione. Lo spazio fiscale comune è l'unico strumento? Lo spazio fiscale comune, il coordinamento fiscale e monetario, ma non mi sembra di vederne molti altri.
  Indubbiamente, a mio parere, questi sono i temi con i quali faremo i conti in questi tempi. Non so se ho risposto a tutti.

  PRESIDENTE. Penso di sì. Ringrazio la presidente Cavallari, la professoressa De Bonis, il professor Giampaolo Arachi e il direttore del Servizio finanza pubblica Flavio Padrini. Dichiaro conclusa l'audizione e autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dalla presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio (vedi allegato).

  La seduta termina alle 16.20.

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ALLEGATO

DOCUMENTAZIONE PRESENTATA DALLA PRESIDENTE
DELL'UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO, LILIA CAVALLARI

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