XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 150 di Mercoledì 23 febbraio 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 2 

Audizione del Comandante delle Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri, Antonio Pietro Marzo, e del Comandante dei Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, Valerio Giardina:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 2 
Marzo Antonio Pietro , Comandante delle unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri ... 2 
Giardina Valerio , Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica ... 4 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Giardina Valerio , Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 16 
Marzo Antonio Pietro , Comandante delle unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri ... 16 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 17 
Briziarelli Luca  ... 17 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Giardina Valerio , Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica ... 19 
Briziarelli Luca  ... 19 
Giardina Valerio , Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Giardina Valerio , Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Berardini Fabio (CI)  ... 20 
Giardina Valerio , Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Nugnes Paola  ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Marzo Antonio Pietro , Comandante delle unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri ... 21 
Giardina Valerio , Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica ... 21 
Marzo Antonio Pietro , Comandante delle unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri ... 21 
Giardina Valerio , Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica ... 21 
Nugnes Paola  ... 21 
Giardina Valerio , Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica ... 21 
Nugnes Paola  ... 22 
Giardina Valerio , Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Giardina Valerio , Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica ... 23 
Marzo Antonio Pietro , Comandante delle unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri ... 23 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24 
Giardina Valerio , Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica ... 24 
Marzo Antonio Pietro , Comandante delle unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri ... 24 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 24

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 13.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Comandante delle Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri, Antonio Pietro Marzo, e del Comandante dei Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, Valerio Giardina.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del comandante delle unità forestali e ambientali agroalimentari dei Carabinieri Antonio Pietro Marzo e del comandante dei carabinieri per la tutela dell'ambiente Valerio Giardino. La Commissione è interessata ad acquisire aggiornamenti su temi e argomenti di interesse della Commissione per quanto di loro competenza, nonché e in particolare elementi informativi anche in merito a eventuali indagini in materia di cave e miniere e in materia di flussi paralleli illeciti. Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Ringrazio ovviamente i nostri ospiti e in generale l'arma dei carabinieri con i quali abbiamo l'onore e la fortuna di lavorare spesso insieme. Vi lascio la parola, ve la gestite voi come credete e poi eventualmente io e i commissari faremo qualche domanda di approfondimento.

  ANTONIO PIETRO MARZO, Comandante delle unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri. Grazie presidente. Saluto il presidente e gli onorevoli senatori e deputati e sono grato per l'opportunità di questa audizione. Porgo a tutti loro il saluto del comandante generale dell'arma, il generale di corpo d'armata Teo Luzi e naturalmente associo anche il saluto di tutto il personale sia militare che civile della grande unità che ho il privilegio e l'onore di comandare. Le considerazioni che porrò alla vostra attenzione, vorrei preliminarmente fare cenno a quella che è stata l'evoluzione organizzativa e all'incremento anche delle capacità operative dell'arma dei carabinieri in questi cinque anni dall'accorpamento, grazie al decreto legislativo 177 del 2016. Che l'arma ha sviluppato in tutte le sue aree connesse anche alla crescita di interventi non solo a tutela dell'ambiente, ma che comprendono anche la repressione degli illeciti e sempre con maggiore intensità e l'attività della prevenzione di prossimità ambientale che sono compiti prioritari per quanto riguarda il comando e anche quello dell'educazione ambientale che ha grande rilievo e importanza con l'incontro di centinaia di miglia di giovani ogni giorno sia nelle scuole, sia nei nostri reparti. L'azione dell'arma dei carabinieri a tutela del territorio e dell'ambiente è sviluppata da una struttura organizzativa che ormai come è noto è articolata su quattro comandi di corpo che sono i quattro pilastri che rappresento e quindi ripeto anche se è già conosciuto: la tutela forestale, la tutela biodiversità dei parchi, la tutela ambientale della transizione ecologica e la tutela agroalimentare. In grado Pag. 3di operare in piena sinergia tra loro integrati anche con un ampio contesto di prossimità con tutte le strutture territoriali dell'arma dei carabinieri e quindi con un controllo a 360 gradi su tutto il territorio nazionale, che consente di intervenire in maniera efficace e aderente in tutti i settori correlati a quello che è il capitale naturale che noi tuteliamo. Parallelamente al mantenimento delle funzioni prima attribuite al corpo forestale dello Stato e a un progressivo ampliamento dei compiti in tema di tutela dell'ambiente, dopo la collocazione dei reparti forestali che sono dislocati nell'architettura unitaria e che quindi garantiscono un supporto anche logistico e amministrativo in tutte le unità si sta completando anche il riordino del dispositivo territoriale nel quale confluirà pensiamo più in là, anche un inserimento dei comandi di tutela dei parchi che garantiscono anche una rete territoriale che si dovrebbe inserire insieme a quella della tutela forestale per dare maggiore forza e maggiore vigore e dare anche più dinamicità nell'attività di prevenzione e di repressione. Naturalmente il passaggio sotto la dipendenza funzionale del Ministero della transizione ecologica indubbiamente costituisce una premessa per potere sviluppare azioni più incisive e dirette nelle nostre attività quotidiane. Dal 2017 e in particolare dal 2019 considerando il periodo di transizione che è stato soprattutto concentrato nella riorganizzazione della struttura, abbiamo visto che la tutela del territorio non è venuta mai meno e quindi oltre al rispetto di quelle che sono le nostre prerogative, quelle della tutela della fauna, della flora, del settore degli incendi, delle discariche e dei rifiuti, degli inquinamenti e soprattutto della tutela delle aree protette è stata in costante crescita l'attività di repressione, con ragguardevoli risultati che si sono attestati stabilmente sui novecentomila controlli l'anno, con 18 mila e 700 reati perseguiti in questi anni, la media che è stata fatta per non declinare i numeri aridi, complessivamente 14 persone denunciate all'anno, di queste 180 risultato in stato di arresto. Circa 45 mila sanzioni amministrative per un totale complessivo per un importo che si aggira sui 170 milioni di euro. Le manovre investigative condotte poi negli ultimi anni dai reparti dipendenti del Cufa in materia di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, sia a livello nazionale, tre transnazionale, hanno evidenziato le palesi lacune del sistema attuale in tema di tracciabilità. L'originario tentativo di istituire un apposito sistema informatico, il SISTRI che avrebbe dovuto affiancare il tradizionale regime cartaceo ha mostrato i suoi limiti e quindi come sappiamo ha portato il legislatore a partire dal 2019 alla sua completa soppressione. Il progresso tecnologico relativo anche all'informatizzazione dei documenti, alla loro comunicazione in modo telematico, dal controllo degli spostamenti fisici hanno in effetti portato al passaggio di un regime dematerializzato con l'istituzione di un nuovo sistema telematico denominato con l'anonimo RENTRI (Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti) che è stato già avviato in via sperimentale nelle more della piena operatività che rimane condizionata all'adozione di un decreto ministeriale ad hoc. Permane la necessità di individuare efficaci strumenti e di costante monitoraggio, in particolare dei movimenti di rifiuti sui vari vettori, poiché le attuali carenze infrastrutturali a livello nazionale comportano la quotidiana movimentazione di ingenti quantitativi di rifiuti che attraverso complesse dinamiche fraudolente, ormai ben note agli ecocriminali, di disperdono spesso lungo il tragitto. Non meno delicata, date le consistenti dotazioni di denaro rese disponibili dal PNRR per investimenti a carattere ambientale, è l'attuazione di politiche di greenwashing per attrarre capitali e investimenti, laddove si potrebbe utilizzare la sostenibilità come strumento di comodo per aumentare l'attrattiva aziendale sul mercato dei cosiddetti investimenti sostenibili in assenza di provvedimenti di iniziative concrete ed effettive. Quindi dietro una miriade di annunci per la sostenibilità e sulle scelte green contenute nelle dichiarazioni non finanziarie redatte obbligatoriamente a norma del decreto legislativo 254 del 2016, da parte degli enti di interesse pubblico e su base Pag. 4volontaria da un numero sempre crescente di piccole e medie imprese, si celano infatti attività veramente propagandistiche, sostenute da forme di pubblicità spesso ingannevole, volte ad attirare investimenti e risorse che evocano standard discendenti dei 17 obiettivi sostenibili fissati dall'agenda ONU 2030 e che costituiscono una forma raffinata di riciclaggio. Un esempio concreto lo si può individuare anche nello sviluppo di progetti, di efficientamento energetico che attirano l'interesse delle consorterie criminali, in grado di effettuare attività fraudolente di accumulazione e di compravendita di titoli, di efficienza energetica o qui quota di emissione di CO2, mediante operazione fittizie di recupero di biogas in discariche situate in paesi extraeuropei. In tale contesto è auspicabile sicuramente un intervento normativo per impedire l'utilizzo di sofisticati strumenti finanziari da parte della criminalità di settore. Poi lascerò la parola al generale Giardina che farà emergere bene quali sono le tematiche e anche quelle che sono le nostre proposte nel dettaglio che sono sicuramente uno spunto per migliorare l'attività di contrasto del traffico illecito di rifiuti, che in questo periodo e in questi anni è sicuramente andato aumentando, caratterizzandosi in questi periodi soprattutto del flusso del traffico di rifiuti a livello transnazionale nei paesi dell'est Europa, dell'est asiatico e dell'Africa. Lascerò approfondire queste tematiche al generale Giardina. Grazie.

  VALERIO GIARDINA, Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica. Presidente buon pomeriggio. Onorevoli deputati e senatori buon pomeriggio a tutti. Sono onorato di essere presente in questa seduta, di parlare dopo il mio comandante e quindi per me è un momento di particolare emozione. Comando i carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica che rappresentano nell'ambito della grande unità del Cufa, la struttura dotata di qualificati strumenti di investigazione e dotata nello specifico di un servizio centrale per la polizia giudiziaria che si rapporta direttamente alla Procura nazionale antimafia e quindi naturalmente si interessa di tutti quei meccanismi investigativi che in tema di ciclo di rifiuti sono stati elaborati dalla 68 del 2015, di cui, se mi permette Presidente, vorrei parlarne come di una normativa fondamentale sulla tematica ambientale, ma di cui necessitano alcuni spunti di riflessione che possono essere riferiti in questa sede, nonché 31 nuclei operativi ecologici, i più noti Noe, che di fatto tecnicamente sono servizi interprovinciali di polizia giudiziaria si rapportano e si relazionano con le direzioni distrettuali antimafia. Anche l'autorità giudiziaria negli ultimi anni si è dotata di dipartimenti che si occupano dell'ambiente perché la tematica è naturalmente trasversale a quelli che sono gli interessi della criminalità, sia di matrice organizzata, sia di matrice comune, ma comunque di competenza naturalmente di quei settori della magistratura che riescono a esaminare i singoli reati sotto il profilo del fenomeno, cioè delle individuazioni di matrici comuni, matrici criminali comuni che è necessario che siano attenzionate e siano aggredite dalle strutture investigative sotto la diretta competenza delle direzioni distrettuali antimafia. Molto spesso, mi viene in mente l'abbandono di rifiuti, ci troviamo da fronte a contravvenzioni di portata limitata, di competenza delle procure circondariali quando l'esame di più eventi di abbandoni di rifiuti, se verificati, studiati, elaborati e investigati in maniera complessiva danno una lettura che ci permette di applicare poi il 452 quaterdecies, che ci dà la possibilità di sviluppare anche indagini di più ampio respiro, con strumenti di particolare interesse, come le intercettazioni telefoniche, le intercettazioni tra presenti, le intercettazioni telematiche e tutta un'altra serie di strumenti. Su questo punto vorrei fare una sorta di riflessione in relazione alla verifica di attuazione della legge n. 68 del 2015 che è vero che da una parte ha istituito una serie di delitti, mi viene in mente l'inquinamento ambientale, il disastro ambientale, ancora il traffico e l'abbandono di materiale radioattivo, l'impedimento di controllo e l'omessa bonifica, ma che deve essere necessariamente messa a sistema con altri interventi che sono stati importanti come quello del decreto legislativo 21 Pag. 5del 2018 che ha inserito nello stesso titolo del Codice penale il delitto di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti o ancora alcune norme con riferimento alle responsabilità amministrative degli enti che naturalmente sulla tematica ambientale hanno un fondamentale in rilievo e naturalmente mi viene in mente l'articolo 25 del decreto legislativo n. 231 del 2001 in tema di responsabilità amministrativa degli enti. E ancora altro aspetto di rilevante interesse sono le attività sotto copertura che non vengono mai citate nell'esame degli strumenti di contrasto al crimine ambientale, previsti dall'articolo 9 della n. 146 del 2006 che dà la possibilità alle unità specializzate di sviluppare attività undercover quindi di penetrazione all'interno dei sodalizi criminali, naturalmente dietro tutta una serie di autorizzazioni sia da parte delle unità centrali quindi in capo, per quanto riguarda l'arma dei carabinieri al comandante generale, sia per quanto riguarda l'autorità giudiziaria in capo al capo della procura distrettuale antimafia. Il comando tutela ambientale ha sviluppato negli anni dei corsi dove naturalmente ha messo in addestramento almeno quattro, cinque unità che sono in grado di sviluppare questo tipo di attività. Al momento sul territorio nazionale sono in corso due attività che stanno utilizzando questo strumento. Vedremo, è la prima volta, come si svilupperà naturalmente questa attività. Nella legge n. 68 del 2015 sono previste altri strumenti di contrasto, come la pena accessoria dell'incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione in capo a chi si rende responsabile, persone che si rendono responsabili di inquinamento ambientale, di disastro ambientale, di traffico e abbandono di materiale radioattivo e di traffico illecito di rifiuti. Ancora la confisca obbligatoria anche per equivalente per le cose che hanno costituito il prodotto, il profitto del reato o che sono servite a commetterlo. Tuttavia ci sono alcune criticità che intenderei prospettare che riguardano soprattutto il sistema sanzionatorio penale che per alcune fattispecie è assolutamente irrisorio rispetto alla gravità della condotta posta in essere. Mi riferisco in particolar modo ad alcune contravvenzioni contenute nel testo unico dell'ambiente, come l'abbandono dei rifiuti che è regolato dal 255 comma 1, dove è prevista un illecito amministrativo per chi commette questa contravvenzione, mentre sarebbe – secondo noi la proposta che vi vorremmo sottolineare – importante che venisse questo delitto annoverato fra i reati contravvenzionali, introducendo un aggravante a effetto speciale per l'aumento della pena in caso di deterioramento, compromissione o distruzione di un habitat all'interno del sito protetto. Poi alcune criticità le troviamo all'interno del Titolo VI del Codice penale. In particolar modo, per quanto riguarda l'inquinamento ambientale noi proporremmo di trasformare l'aggravante a effetto comune, quella prevista dal comma 2, in aggravante a effetto speciale con un inasprimento importante della pena da un terzo alla metà, aggiungendo un ulteriore aggravante a effetto speciale con l'aumento della pena da un terzo a due terzi per l'ipotesi di deterioramento, compromissione o costruzione di un habitat all'interno di un sito protetto. Sottolineiamo questi aspetti, proprio perché percepiamo dal territorio come l'abbandono di rifiuti di fatto sta provocando o ha già provocato da anni una sorta di discarica a cielo aperto di molte parti del nostro territorio e non è sufficiente la prossimità ambientale che possa contestare una contravvenzione. È necessario un intervento più efficace, quindi su questo la richiesta che proviene dalle nostre strutture specializzate, ma anche dai comandi territoriali è di un intervento un che contenga un inasprimento della pena un po' più concreto. Ancora un'altra proposta è quella per il disastro ambientale, anche qui vorremmo proporre la trasformazione dell'aggravante a effetto comune del secondo comma, in un aggravante a effetto speciale, con un inasprimento del trattamento sanzionatorio da un terzo alla metà della pena base. Infine vorremmo estendere l'ambito di operatività della confisca allargata con l'inserimento di ulteriori reati ambientali come l'inquinamento ambientale, l'inquinamento aggravato dalla morte o delle lesioni, il traffico di abbandono di materiale ad alta Pag. 6radioattiva e le attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti. Questo tipo di intervento naturalmente avrebbe un enorme potere di deterrenza nei confronti della criminalità ambientale, proprio perché si tratta di una criminalità di tipo imprenditoriale che lucra i fondi pubblici e quindi tende a intascare enormi quantitativi di denaro. Infine sulla responsabilità amministrativa degli enti in materia ambientale, l'articolo di cui parlavo prima era il 25-undecies del decreto legislativo n. 231 del 2001 sul quale proponiamo di ampliare le fattispecie che determinano l'incapacità a contrarre con la pubblica amministrazione anche per coloro che si rendono responsabili di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, l'astensione dagli incanti, il trasferimento fraudolento di beni, la ricettazione, il riciclaggio e l'impiego di denaro beni o utilità di provenienza illecita. Questo è un po' l'esame che emerge dalle nostre esperienze dal momento in cui la norma del 2015 è entrata in vigore e che c'ha consentito di individuare, secondo noi, alcune criticità, sicuramente delle lacune sulle quali naturalmente non possiamo non attendere fiduciosi un intervento del decisore. Procederei con gli altri argomenti partendo un po' dal sud e da un'area...

  PRESIDENTE. A meno che qualche mio collega non ha qualche domanda specifica su questo oppure ci vogliamo organizzare all'ultimo. Come volete. Va bene allora le domande le facciamo all'ultimo. Prego.

  VALERIO GIARDINA, Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica. Grazie presidente. Partirei dalla Sicilia E da quella che è la gestione delle acque reflue in una realtà di difficile analisi, ma che naturalmente ci consente di fare un quadro che nostro giudizio è abbastanza drammatico. Il contesto di cui parliamo conta circa di cinque milioni di abitanti distribuiti in 390 Comuni dei quali solo il 61 per cento, quindi il 61 per cento è servito nel 2021 da impianti di depurazione. Sono stati censiti 457 impianti di trattamento delle acque reflue urbane, esclusi quelli previsti ma mai realizzati o quelli ormai in stato di totale abbandono addirittura in alcuni casi vandalizzati inattivi o fermi per calamità naturale. Il 50 per cento del totale di questi impianti è presente solo nelle province di Messina e Palermo. Il 75 per cento degli impianti siciliani scarica in acque interne, il 25 per cento a mare. Solo quattordici gli impianti che sversano nell'area sensibile del golfo di Castellammare in provincia di Trapani. Il 16 per cento del totale degli impianti presenti in Sicilia risulta non attivo. È interessante anche sottolineare come meno del 20 per cento degli impianti operi attualmente con autorizzazioni allo scarico in corso di validità. Il rimanente 80 per cento opera in assenza di autorizzazioni o con autorizzazioni scadute o ancora oggetto di decreti di diniego allo scarico. Della nostra analisi abbiamo diviso l'isola in due grandi aeree orientale e occidentale. Nella Sicilia orientale allo stato operiamo, oltre che con le attività direttamente gestite dal nostro servizio centrale, anche con una articolazione territoriale riconducibile al NOE di Catania che ha giurisdizione su un territorio di 10 mila 500 chilometri quadrati che comprende le Province di Catania, Messina, Ragusa e Siracusa. Su questo territorio insistono 200 Comuni, di cui solo 108 sono nella provincia di Messina. L'analisi complessiva ha consentito di documentare come alcune province di queste quattro si presentano con impianti di depurazione aventi autorizzazione scaduta. A Ragusa ci sono ventuno impianti, venti con autorizzazione caduta e una valida. A Siracusa diciassette impianti, di cui quindici con autorizzazione scaduta, tre comuni sono privi di depuratori, otto depuratori presenti in comuni con 10 mila abitanti equivalenti sono sprovvisti dell'autorizzazione alle emissioni in atmosfera. A Messina ci sono quarantanove impianti, quaranta con autorizzazioni scadute e solamente cinque valide, gli altri impianti sono posti sotto sequestro come quello di Nizza di Sicilia. A Catania ci sono settanta impianti, di cui trentadue risultano con autorizzazione scaduta. Quindi una situazione della depurazione delle acque reflue civili o industriali preoccupante per l'assenza di un vero processoPag. 7 di depurazione. Le attività svolte dal NOE di Catania sono state tutte refertate all'autorità giudiziaria che ha indicato con specifiche deleghe a seguito di altrettanti progetti investigativi, delle attività da svolgere per accertare la responsabilità in ordine a queste perduranti situazioni di illegalità. Andremo poi a vedere alcuni aspetti investigativi. Passiamo alla Sicilia occidentale dove la situazione è forse anche peggio di quella che vi ho detto ora. Lì operiamo con una articolazione territoriale del Noe di Palermo che ha competenza sulle province di Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta ed Enna, centosessanta comuni complessivamente. L'analisi ha evidenziato come nella provincia di Palermo si contino ottantasei impianti di depurazione, di cui meno di trentanove in buone condizioni. L'altra parta è sprovvista di autorizzazioni allo scarico o munite di concessioni scadute o denegate. Nella provincia opera, come gestore unico del servizio idrico integrato, la compartecipata AMAP Spa del Comune di Palermo, sebbene all'interno 23 Comuni abbiano scelto di assegnare il servizio per proprio conto. A Trapani non è ancora stato individuato il gestore unico del servizio idrico integrato, quindi il servizio rimane in capo ai singoli comuni. Sul territorio di Trapani e della provincia sono presenti trentacinque impianti di depurazione che presentano autorizzazioni scadute, denegate o addirittura non presenti. Ad Agrigento insistono trentacinque comuni con la gestione affidata al gestore unico, poi vedremo questo gestore unico. Gli impianti di depurazione presenti sono quarantanove, di cui alcuni dotate di autorizzazione allo scarico scadute, denegate o addirittura non presenti. Caltanissetta ventiquattro impianti di depurazione con la gestione affidata al gestore unico, sebbene alcuni di essi siano muniti di autorizzazioni allo scarico scadute, denegate o non presenti. Enna ha al servizio idrico integrato, amministrato da un gestore unico, sono presenti venticinque impianti di depurazione, alcuni di questi presentano anche essi autorizzazioni scadute, denegate o addirittura senza autorizzazioni. In generale sono stati rilevati gravissime criticità ambientali perché la depurazione delle acque reflue urbane industriale e il mancato smaltimento dei relativi impianti hanno dimostrato che gli scarichi vengono sversati spesso nei torrenti o a mare provocando grandissimi inquinamenti ambientali. Lo smaltimento dei fanghi costituisce uno dei passaggi fondamentali della filiera della depurazione tra i più delicati, perché naturalmente si tratta di gestirli con soldi pubblici e dove ci sono i soldi pubblici ci sono le attenzioni della criminalità, in Sicilia è un tipo di criminalità, come tutti voi sapete, specializzata, autoctona, è la criminalità mafiosa imputabile nella Sicilia occidentale alla cosa nostra. Abbiamo in questa analisi individuato due casi che abbiamo chiamato così il caso Palermo e il caso Agrigento rispetto a tutti gli altri. Il caso Palermo, il capoluogo di provincia è supportato a sud della città e della provincia dall'impianto acqua dei corsari che ha una potenzialità di 440 mila abitanti equivalenti. Rappresenta la struttura più importante e nel prossimo immediato futuro dovrebbe essere in grado di passare al doppio, quindi 880 mila abitanti equivalenti depurando gran parte delle acque nord della città. Nord della città che ha un impianto che scarica direttamente le acque reflue nel porto di Palermo. Per quanto riguarda invece gli impianti di depurazione costieri andiamo ancora peggio, i controlli eseguiti dai nostri reparti hanno evidenziato come alcuni impianti di Montelepre, Partinico, Cinisi, Terrasini, Bagheria, Cefalù e Santa Flavia, caso particolare Santa Flavia, hanno evidenziato palesi malfunzionamenti con il conseguente inquinamento dei corpi idrici ricettori. Ciò ha portato a ritenere inadeguata la capacità gestionale degli amministratori, nonché anche a individuare totale assenza di controllo e vicinanza da parte degli enti preposti al controllo. A titolo di esempio l'impianto di depurazione di Santa Flavia ancorché realizzato da diversi anni risulta ancora oggi non collegato alla rete fognaria. Santa Flavia conta circa 30 mila abitanti, tanto che i reflui urbani vengono scaricati talquali, come si dice tecnicamente, a mare. L'Arpa di Palermo ha detto che gli impianti di cui Pag. 8vi ho detto ora sono tutti giudicati irrecuperabili. Un po' meglio l'area delle Madonie dove la situazione dei depuratori è più accettabile solo perché vi è una diversa dotazione idrica che consente il rispetto dei limiti tabellari. L'altro caso è il caso Agrigento. Nella provincia di Agrigento, che non è molto diversa da quella di Palermo, sono presenti impianti di vecchia generazione realizzati all'inizio degli anni ottanta che necessitano di continui e sostanziali interventi di adeguamento e modernizzazione. Nella provincia di Agrigento sono presenti circa trenta impianti alcuni dei quali non sono mai entrati in funzione e senza risultano vandalizzati. Dieci sono gestiti direttamente dalle amministrazioni comunali, i rimanenti venti erano sotto il controllo del gestore unico riconducibile alla Girgenti Acque Spa, i cui vertici sono stati oggetti di provvedimento restrittivi di ordinanze di custodia cautelare su indagini eseguiti dal Noe di Palermo e gli impianti sono stati commissariati. È stato documentato da parte della Girgenti Acque Spa la fraudolenta gestione del trattamento delle acque reflue urbane e industriali dirette a evitare i costi di smaltimento dei fanghi di depurazione presso discariche o impianti di recupero autorizzati, in realtà venivano illecitamente sversati a mare e nonché l'illecita riscossione del canone di depurazione incrementata indebitamente con artifizi e raggiri procurando così un ingiusto profitto, ma soprattutto un danno economico non soltanto ai cittadini ma anche oggettivamente alla regione Sicilia. Quindi una situazione drammatica, anche per quanto riguarda le zone costiere, dove l'impianto di depurazione più grande ad Agrigento costruita in contrada Sant'Anna, ossia nella valle dei templi, non riesce a rispettare i limiti tabellari soprattutto nel periodo estivo a causa del notevole sovraccarico originato dalle vicine frazioni balneari come San Leone, per chi conosce Agrigento. Il capoluogo è in attesa da oltre 10 anni della costruzione del depuratore di Villaggio Mosè dalla potenzialità di oltre due mila abitanti equivalenti. Poi ci sono alcune zone come quella di Bivona dove si riescono a rispettare limiti tabellari, un impianto di nuova costruzione a Sciacca che risente di una inadatta progettazione e una mediocre opera di costruzione, tanto che non tutta la città è collegata al depuratore e interi quartieri della città sversano direttamente sui valloni. Infine paradossale, ma per fare capire il meccanismo, la situazione di un piccolo paese Sant'Angelo, due mila anime, costruito su una scarpata e bisognevole costantemente di lavori di ripristino. Infine l'isola di Lampedusa che ha un vecchio impianto e quello nuovo è in fase di costruzione. Cosa dire? Praticamente lo smaltimento delle acque reflue rappresenta una enorme criticità nell'ambito del ciclo dei rifiuti perché ovviamente è una azione che gestisce fondi pubblici e all'alba dei grossi investimenti che la missione 2 del PNRR prevede, soprattutto per il rifacimento delle condotte idriche, ma anche per la gestione e la costruzione, la riparazione dei depuratori, naturalmente sarà oggetto di appetiti della criminalità organizzata, della criminalità imprenditoriale, ma anche di quegli infedeli appartenenti alla pubblica amministrazione che naturalmente di norma in questi meccanismi vengono corrotti per garantire a chi riesce ad accaparrarsi la gara d'appalto, informazioni utili per modellare la gara d'appalto a seconda delle esigenze di chi deve vincere questi impegni strutturali, per le infrastrutture. Questo emerge dalle nostre indagini, alcune sono già state espresse con provvedimenti restrittivi da alcune autorità giudiziarie, altre sono in corso di elaborazione da parte della Procura di Catania e da parte della Procura di Palermo. Passerei a parlare della gestione minerale e casistica delle cave. Quella della gestione delle cave è una tematica che definiamo punto di connessione fra il ciclo del cemento e il ciclo dei rifiuti. Le cave non producono soltanto inerti per elaborare e formare il calcestruzzo che è il simbolo dell'accaparramento delle organizzazioni criminali nelle gare d'appalto, ma anche il momento in cui le cave dismesse vengono ritenute fosse o buche enormi dove potere interrare o tombare i rifiuti, ecco che quello delle cave è una situazione particolarmente delicata. Qui abbiamo documentato e confermiamoPag. 9 il patto corruttivo tra criminalità mafiosa ed esponenti della pubblica amministrazione, partendo proprio dai controlli sulle attività estrattive delle cave. Vedremo quelli in provincia di Catania che lasciano abbastanza perplessi. Ripartendo dalla Sicilia sul fronte catanese abbiamo individuato un fenomeno quello delle coltivazioni abusive delle cave nel parco dell'Etna che è ad appannaggio degli interessi delle componenti criminali riconducibili alle fazioni della cosa nostra catanese imputabile alla famiglia Santapaola e che c'ha portato a numerosi interventi con sequestri e anche arresti per l'estrazione abusiva di questo materiale che è un materiale basaltico lavico di ottima qualità, ma soprattutto di un grande valore economico e che letto nell'insieme degli eventi che i carabinieri del Noe hanno documentato, fa capire come si sia creato un vero e proprio interesse della criminalità organizzata su questo settore. Le risultanze investigative in particolar modo hanno consentito di documentare il modus operandi delle strutture mafiose, funzionale a estrarre materiale da siti sprovvisti delle autorizzazioni regionali, eludendo in questo modo anche i quantitativi trattati, è funzionale anche alla lavorazione del materiale estratto in vicini impianti di lavaggio di inerti o di produzione di conglomerati cementizi e bituminosi carenti delle necessarie autorizzazioni. Sul fronte Palermitano invece il Noe ha operato controlli su cave di estrazione materiale e altre cave già chiuse, consentendo di documentare come parte dei flussi di rifiuti non siano state effettivamente trattati prima del conferimento nelle stesse. Già nel 2016, allargando l'orizzonte sul territorio nazionale, il comparto da me in questo periodo gestito aveva sviluppato una serie di analisi a partire dal 2016 su quelli che sono poi stati chiamati dalla legge obiettivo n. 443 del 2001 «Le grandi opere pubbliche», quindi da allora abbiamo iniziato una serie di monitoraggi sui lavori di realizzazione dei lotti B e C della metropolitana di Roma, sul terzo valico di Giovi, sulla galleria di base del Brennero, sulla metropolitana automatica di Torino e sulla pedemontana veneta. Naturalmente attività di analisi investigative che hanno consentito di delineare gli interessi ovviamente in alcuni momenti di fazioni e compagini criminali. Nel 2016 già a Napoli il territorio della Campania – come tutti voi sapete è un po' la patria nella gestione non soltanto dei rifiuti, ma nell'accaparramento dei fondi pubblici per la gestione dei rifiuti – erano state già oggettivate condotte criminali di titolari socio e dipendenti di alcune società di consulenza ambientale, nonché di varie imprese che operavano nel settore delle cave e nel trasporto degli inerti, colpiti da provvedimenti della dda di Napoli, perché ritenuti responsabili di attività organizzata per il traffico illecito dei rifiuti, di falsità ideologica commessi da privati in atto pubblico e di falsità in registri e notificazioni. Sulla base di questo il nostro servizio centrale ha elaborato un modello di analisi sulla base di indicatori territoriali, criminologici e di tendenza che ha consentito di elaborare una serie di controlli nel numero di 229 cave di cui 96 sono risultate non conformi e 32 sono state sottoposte a sequestro. La mancata conformità è stata registrata soprattutto in Sicilia, 14 su 30 controlli effettuati, Sardegna e Puglia. Mentre le regioni più virtuose, in rapporto al numero dei controlli effettuati sono risultati essere la Liguria e il Veneto. Nel settore dei controlli delle cave le violazioni più contestate sono state quelle dell'articolo 256, quindi l'attività di gestione di rifiuti non autorizzati, dell'emissione in atmosfera prodotte dall'attivazione di impianti in assenza di autorizzazione, gestione illecita dei rifiuti, realizzazione e gestione illecita di discarica e tutta la serie di articoli che riguardano il DPR n. 128 del 1959 che riguarda le norme di polizia delle miniere e delle cave. Infine un ulteriore dato statistico la maggior parte dei controlli hanno documentato la non conformità delle cave per l'estrazione di rocce magmatiche per le cave per la pietra calcarea e per le cave per l'estrazione della pietra ornamentale. Non citerei tutte le operazioni per non essere stancante. La nostra relazione rimane agli atti quindi si possono andare a controllare le attività sviluppate. Tratterei l'argomento dei rifiuti tessili e degli indumenti usati. Il settore Pag. 10tessile nell'economia del nostro paese rappresenta il 13 per cento delle imprese e il 9 per cento degli addetti dell'intera branca industriale. È legato a tendenze e comunicazioni funzionali alle Made in Italy, in questo senso l'attività di commercializzazione dei prodotti tessili assume un ruolo fondamentale. Il nostro servizio centrale ha sviluppato una manovra di tipo strategico tenuto conto che sul settore gravano gli interessi della criminalità organizzata, in particolar modo quelli espressi dalla camorra che da decenni opera nel settore e in maniera particolare con proprie formazioni criminali presenti in Toscana e in particolar modo nel distretto tessile più grande d'Europa che è quello di Prato. Gravano ancora una serie di aspetti critici in tema di sostenibilità, come diceva il nostro comandante, manca peraltro una normativa che disciplina questa tematica, per cui sono tutti sostenibili e nessuno di fatto lo è, in quanto vengono utilizzate esclusivamente, come leggiamo nelle dichiarazione di sostenibilità che sono dichiarazioni sicuramente non finanziarie, ma che ci consentono di definire come le grandi società, ma anche le piccole che mano a mano volontariamente come diceva il comandante, stanno elaborando queste dichiarazioni, come la maggior parte dell'impegno dell'impresa anche in termini economici, stia nella pubblicità e nella comunicazione di brand più che nella effettiva individuazione del tipo di percorso da seguire per essere sostenibili, quindi se si utilizzano in una determinata azienda sostanze tessili che provengono da un riciclo deve essere così effettivamente, non può essere soltanto riferito che lo è quando in realtà non viene eseguito. In questo abbiamo numerosi casi che portano il tema della disciplina, della sostenibilità assolutamente all'avanguardia in questo momento. Ancora sul settore tessile incide il raddoppio del vendite di abbigliamento per il noto fenomeno del fast fashion sostenuta anche dalla diffusione del commercio online, nonché l'aumento costante dei rifiuti prodotti, tra cui le miglia di tonnellate di microplastiche disperse nelle acque reflue quindi a mare a seguito dei lavaggi dei capi sintetici in poliestere e acrilico, che è una situazione che naturalmente noi esponiamo in questi termini ma è estremamente grave. Già alcuni anni fa sulla presenza della criminalità organizzata campana, quindi sulla presenza camorristica in Toscana il Noe di Firenze ha eseguito due importanti operazioni nei confronti di due qualificate imprese del settore tessile che gestivano ingenti flussi di indumenti usati, raccolti nel nord Italia, dirottati rapidamente ai grossisti di Ercolano, anziché transitare dagli impianti di trattamento di Prato, grazie a un sistema di falsificazione di bolle di trasporto e di registri. È talmente delicato il settore che anche la Commissione europea è intervenuta con il piano d'azione Europa 2020 sull'economia circolare che ha individuato nel settore tessile una delle principali criticità e ha divulgato la strategia sui tessili 2021. Si tratta di un piano che punta a costruire un comparto tessile sostenibile nell'Unione europea, basato sull'economia circolare a emissioni zero, dove i capi di abbigliamento sono progettati per durare, essere riparati, riutilizzati e riciclati e prodotti in maniera efficiente. L'Italia in questo settore è all'avanguardia perché ha già fissato per il 2022, nazionale il limite 2025 disposto dalla Commissione europea, il sistema della raccolta differenziata per i tessili. Tuttavia incide su questo percorso una debolezza infrastrutturale del sistema. Dovremmo vedere poi come funziona di fatto e soprattutto vi è la necessità da parte dei comuni di adeguarsi alla normativa attraverso bandi di gara per l'affidamento del servizio. Anche qui flussi di denaro pubblico che saranno dirottati con il PNRR, ma sui quali servirà un controllo costante e continuo. I controlli evidenziati nel settore hanno individuato come alcune aree abbiano specifica attinenza con il ciclo dei rifiuti provenienti dal tessile e dagli indumenti, come la Campania, la Toscana, la Lombardia e il Veneto. L'analisi delle risultanze investigative complessivamente prodotte ha evidenziato un modus operandi delle strutture criminali quasi sempre sovrapponibili e indipendentemente dal contesto territoriale. Quindi si tratta di cellule criminali che si estraniano dal territorio, Pag. 11quindi sono ultra provinciali, ultra regionali, caratterizzate da una specifica specializzazione del settore e dalla capacità di una immediata rimodulazione delle condotte e delle rotte dei rifiuti. Quindi sono stati documentati molteplici illeciti fra cui aggirare le norme di selezione e igienizzazione degli indumenti usati. Falsificare documenti di trasporto, smaltire illegalmente gli abiti non commercializzabili. Sono risultati diffusi anche gli illeciti legati all'esportazione degli indumenti e alla loro commercializzazione in nero. Le attività investigative quindi hanno consentito di delineare un quadro aderente all'area territoriale interessata alle evidenze delinquenziali ricorrenti. Nella filiera di gestione illegale degli indumenti usati si sottolineano alcuni momenti apicali, il trasporto che è sicuramente il segmento più sensibile all'infiltrazione criminale gestito da società di autotrasportatori che svolgono solo esclusivamente quel ruolo e che costituisce il punto di connessione tra la raccolta e il successivo smaltimento. Il sito di stoccaggio che è funzionale al declassamento cartolare dei rifiuti con la sostituzione della documentazione di accompagnamento e l'attribuzione di un diverso codice Cer e lo smaltimento che simboleggia un po' l'evidenza più grave del fenomeno, atteso il continuo rinvenimento di siti non autorizzati al trattamento di rifiuti da indumenti usati quali le cave dimesse, le aree di interramento dove vengono tombati i rifiuti, ma anche i capannoni industriali dismessi, soprattutto al nord, oggetto di incendi. Numerose sono le operazioni condotte dai nostri carabinieri, anche queste sono segnate nella relazione, eviterei di esporle nel corso di questa audizione. Parlando di traffico illecito di rifiuti è di questi giorni – cambiando argomento – l'episodio che poi rientra in un fenomeno ben più ampio del traffico transfrontaliero dei rifiuti in questo caso quelli di rientro dalla Tunisia in Italia. Il Noe di Salerno nello specifico aveva comunicato nel 2020 alla DDA di Salerno l'esistenza di un complesso articolato traffico internazionale di rifiuti tra l'Italia e la Tunisia in particolare oggetto delle investigazioni era stata la gestione degli scarti di trattamento dei rifiuti solidi urbani prodotti dalla società Sviluppo Risorse ambientali srl, che nel periodo compreso fra settembre 2019 e luglio del 2020 aveva organizzato ed effettuato quattro spedizioni di rifiuti speciali non pericolosi, quantificati in 7891 tonnellate, stipate in 282 container imbarcati presso il porto commerciale di Salerno e destinati all'impianto Soreplast Suar con sede in Sousse Tunisia. Le emergenze investigative consentivano di documentare come i primi 70 container giunti presso l'impianto tunisino fossero stati bloccati dalle locali autorità presso il piazzale della suddetta società a causa della loro natura non conforme a quanto riportato dai documenti di accompagnamento risultati peraltro falsi, mentre la restante parte della disposizione è stata ottenuta presso il porto tunisino. Ricordiamo che la convenzione di Basilea prevede che in caso di individuazione di rifiuti sospetti questi debbono rientrare nel paese di partenza. Le contestuali indagini della polizia tunisina, con la quale è in corso una proficua collaborazione di polizia, portavano all'arresto dell'ex Ministro dell'ambiente e di alcuni funzionari ministeriali e statali per presunti episodi corruttivi, relativi alla concessione delle necessarie autorizzazioni alla spedizione transfrontaliera dei rifiuti. In questo momento sulla vicenda operano due direzioni distrettuali antimafia quella di Salerno e quella di Potenza. La prima indaga sui rifiuti partiti dal porto, la seconda sul Vallo di Diano dove ha sede la società campana Sviluppo risorse ambiente srl. Ci risultano che siano state fatte delle riunioni alla direzione nazionale antimafia di coordinamento delle due autorità giudiziarie e allo stato sono in corso queste indagini e dal punto di vista invece amministrativo, dato che può essere di interesse, sulla base di un accordo di cooperazione istituzionale siglato l'11 febbraio del 2022 tra la Repubblica tunisina e la regione Campania è stato disposto il rimpatrio al porto di Salerno dei primi 213 container che sono giunti a Salerno il 20 febbraio ultimo scorso. Nella mattinata del 25 febbraio, dopodomani, presso il locale porto commerciale al termine dell'operazionePag. 12 di sbarco autorizzata dalla capitaneria di porto, i militari del dipendente NOE di Salerno daranno esecuzione al decreto di sequestro probatorio emesso dalla DDA di Salerno, con contestuale informazione di garanzia relativa ai 213 container in cui sono stipati 6.390 tonnellate di rifiuti speciali di proprietà della società Sviluppo risorse ambientali srl. I container in attesa delle operazioni suddette saranno custodite presso il comprensorio militare di Persano, in provincia di Salerno. Questa è la situazione attuale, intendevo rappresentarla perché è proprio questione di questi giorni. Un'altra tematica di cui è interesse discutere è quella dei flussi relativi ai rifiuti elettronici, ai rifiuti ingombranti con il fenomeno degli svuota cantina e i fanghi in agricoltura. Partirei dai rifiuti elettronici, dai Rae, elettronici ed elettrici in cui è bene specificare come il traffico illecito dei RAEE è rappresentato dalla cosiddetta vendita talquale dei pannelli, soprattutto i pannelli fotovoltaici dismessi, che consente alle organizzazioni criminali di procedere con una fraudolenta attività di recupero delle parti sottratte ai trattamenti necessari e rimettere sul mercato gli stessi come RAEE, cioè come apparecchiature elettriche, elettroniche usate. È qui il vero fulcro dell'attività delittuosa posta in essere e naturalmente il modus operandi utilizzato è funzionale alla formazione e all'utilizzo di falsa documentazione attinente ai citati trattamenti presso gli impianti autorizzati necessaria per giustificare artatamente la cessione della merce alle società impegnate nella filiera della gestione del recupero dei rifiuti speciali. Viene così mascherata la vera natura dei pannelli fotovoltaici, cioè quei rifiuti speciali non pericolosi, venduti come apparecchiature elettriche ed elettroniche usate a società dedite all'esportazione soprattutto nei paesi africani, sfruttando sofisticati meccanismi di riciclaggio e autoriciclaggio, escogitato dalle organizzazioni criminali autoctone che sotto questo profilo non hanno nulla da invidiare a quelle straniere, con il concorso naturalmente di consulenti di qualificata capacità professionale tecnico giuridica. Le emergenze investigative espresse dal comparto nel contrasto della protezione legale del fenomeno hanno consentito di documentare questo raffinato meccanismo delinquenziale attraverso anche alcuni passaggi di estremo interesse investigativo, che sono i seguenti: presentazione della dichiarazione di esportazione all'ufficio delle dogane di materiale elettrico, riposto all'interno di un container con destinazione estera, esibendo la relativa fattura che riporta le indicazione del codice fiscale italiano del soggetto straniero che spedisce. La frattura che riporta la descrizione della merce comprensiva di numero di colli, peso lordo e netto, deve essere presentata con la dicitura «Moduli fine vita usati, visti e piaciuti», senza elenco delle matricole dei citati pannelli, nonché la dichiarazione di non rifiuto delle merci. L'invio della società interessata, a fronte delle eventuali richieste delle autorità competenti sia della documentazione fotografica del carico della merce, sia della fattura di acquisto dei pannelli fotovoltaici e naturalmente le attività della polizia giudiziaria sull'uso delle false dichiarazioni da parte degli organizzatori dell'illecito traffico utili per definire illecita la spedizione transfrontaliera dei rifiuti e la verifica della mancanza da parte della ditta di altri atti necessari per documentare la tracciabilità del carico e gli allegati tecnici circa la funzionalità dei pannelli. Sulla tracciabilità naturalmente ha già espresso il comandante un po' la sintesi di quelle che sono le emergenze, risultando un elemento di fondamentale importanza è come se volessimo indagare le associazioni mafiose senza l'utilizzo del 416-bis. Cioè la tracciabilità al momento in cui un prodotto diventa rifiuto deve essere posta in essere, non può essere utilizzata in altri momenti, esattamente in quello in cui il prodotto diventa rifiuto. Oggi abbiamo una tecnologia e strumenti all'avanguardia è impensabile che il legislatore non entri nel merito di questo meccanismo per renderlo effettivamente concreto e operativo. Il dipendente del servizio centrale ha elaborato manovre di analisi e respiro strategico nel settore per monitorare le spedizioni navali soprattutto verso i paesi africani, realizzate in collaborazione con gli Pag. 13uffici antifrode delle competenti dogane, approfondire gli spunti infoperativi su società e soggetti mittenti di specifico materiale per ricostruire o la filiera del rifiuto oggetto di esportazioni e adottare le linee di azione più adeguate coinvolgendo naturalmente non le procure circondariali ma ribadisco l'importanza delle direzioni distrettuali antimafia in questo specifico settore. Peraltro in questo settore il comando, l'arma dei carabinieri, il Cufa che ha delegato il nostro comando a porre in essere analisi di tipo operativo e nello specifico settore vi sono stati plurimi interventi di cooperazione internazionale di polizia, tanto che nella ristrutturazione del comparto che è stata pubblicata alcuni giorni fa, il comandante ha richiesto e ottenuto la creazione di una sezione di cooperazione internazionale del comando tutela ambientale, perché siamo sempre più impegnati in questo settore. È stato oggetto di cooperazione internazionale di polizia sulla piattaforma multidisciplinare Empact, con l'Operation action 2.11 concluso a giugno 2021 è stata focalizzata la disarticolazione di numerosi sodalizi criminali che operano in campo internazionale sui traffici illeciti di RAEE, con una particolare attenzione verso i Paesi dell'est Europa e dell'Africa occidentale. L'azione diretta dall'arma dei carabinieri e in particolar modo è stato designato un ufficiale del comando dei carabinieri tutela ambientale alle dipendenze di chi vi parla, designato responsabile della pianificazione, organizzazione, conclusione e controllo dell'attività di tredici paesi e dell'agenzia Frontex che collabora in queste operazioni. Hanno prodotto sino a giugno 2021 risultati significativi, con circa 356 denunce, 50 sequestri per un valore di circa 40 milioni di euro e quattordici arresti, nonché la confisca di 350 tonnellate di RAEE tra cui 14 mila 947 pannelli fotovoltaici oltre a due container, un ragazzino e quattro camion. Quello che mi sento di dire in questa sede è che la parte di cooperazione di polizia internazionale è di fondamentale importanza in tutti i settori della tutela ambientale in questi del traffico transfrontaliero nessun maniera particolare. In questo settore abbiamo anche, su input del presidente della Commissione, elaborato – al pari delle altre Forze di polizia ma noi siamo contenti di quello che facciamo noi altri – una manovra sul fenomeno degli svuota cantine che hanno quei servizi funzionali alle tradizionali operazioni di sgombro di una cantina o di un garage nonché alle relative attività connesse con lo smaltimento di calcinacci e cartongesso eccetera e lo smaltimento anche di rifiuti speciali. Quello che può sembrare di fatto un'attività illecita condotta in forma monosoggettiva e che consente l'identificazione diretta o l'individuazione degli intestatari dei numeri di telefono reperiti sui volantini pubblicitari affissi nelle principali città italiane, quindi un'attività che potremmo definire di prossimità ambientale, in alcuni casi invece si è trasformata in una attività complessa di contrasto a organizzazioni criminali che ha consentito di documentare la riconducibilità delle suddette prestazioni a imposizioni estorsive e a comportamenti di qualificata criminalità. In questo caso è stato possibile documentare, come dicevo a Palermo l'esistenza di una vera e propria organizzazione per la raccolta, il trasporto, la lavorazione, l'abbandono e lo smaltimento dei rifiuti ingombranti pericolosi e non, posta in essere da due distinte compagini criminali. L'operazione denominata «Servizio parallelo» ha consentito di contestare agli indagati che svolgevano a scopo di lucro attività di trasloco straordinario nell'intera provincia i delitti di attività organizzata per il traffico di rifiuti, traffico illecito di rifiuti, attività e gestione dei rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale, combustione illecita dei rifiuti perché gli indagati abbandonavano, molto spesso, la maggior parte di questi rifiuti dandogli anche fuoco. Ci rimane su questa tematica dei flussi di illeciti rifiuti, quella dei fanghi in agricoltura. L'utilizzo dei fanghi in agricoltura, partendo dall'idea che la parte tecnologica, ma soprattutto il decreto legislativo n. 99 del 1992, consentiva di sfruttare la cosiddetta fertirrigazione e quindi utilizzare questi fanghi come compost per alimentare i campi coltivati. Una serie di sentenze giurisprudenziali in particolar modo quella Pag. 14del giugno del 2017 della Corte di cassazione penale, ha affermato che che il decreto legislativo n. 99 del 1992 non è sufficiente a disciplinare i fanghi da depurazione, va integrata questa disposizione per le parti non espressamente disciplinate dal decreto legislativo n. 152 del 2006. Il che significa che per le sostanze non espressamente disciplinate dal decreto legislativo n. 99 del 1992 si dovrebbe applicare allo spandimento dei fanghi in agricoltura la disciplina delle bonifiche. Mi permetto di ricordare che la gestione degli impianti di depurazione pubblica comporta l'indizione di gare d'appalto per il trattamento dei reflui e che ciò è per l'ennesima volta, come tutti gli argomenti trattati in questa seduta in tema ambientale, oggetto degli interessi della criminalità, poiché si tratta di investimenti pubblici che qualificano l'interesse e quello che avevamo definito prima, il patto corruttivo, collusivo fra la criminalità organizzata e gli esponenti della pubblica amministrazione per drenare ingenti flussi di denaro pubblico, ma anche e soprattutto per mantenere il controllo del territorio. Sotto questo profilo mi permetto di sottolineare come in tema ambientale, almeno per la parte di competenza del mio comando che nell'ambito della grande unità ha una vocazione più squisitamente votata alle investigazioni e alle investigazioni di profilo associativo, la gestione degli appalti pubblici in materia ambientale alle organizzazioni criminali mafiose serve non soltanto per lucrare le ingenti risorse, ma non è sufficiente questo perché se pensiamo che un appalto, per quanto importante possa essere, è un quarto di un container pieno di cocaina. Quindi di fatto l'interesse economico c'è, ma non è fondamentale. È fondamentale il controllo del territorio attraverso la gestione di questi appalti le organizzazioni mafiose continuano a mantenere sotto smacco intere porzioni del nostro territorio e anche l'opera delle nostre istituzioni locali che naturalmente sul territorio hanno difficoltà in alcuni casi compiacenti, in altri casi sottoposte a vere e proprie attività di minaccia vera propria. Sui fanghi vorrei segnalarvi l'attività svolta nel 2021 quindi recente del noi di Firenze nell'ambito dell'operazione Keu, che ha documentato dinamiche associative imputabili a un'organizzazione criminale di matrice calabrese che gestiva nell'ambito del distretto conciario di Santa Croce, io sono toscano quindi so l'importanza di quel distretto industriale in Toscana, però purtroppo mi sono anche reso conto che ovviamente componenti nranghediste si interessavano a gestire i fanghi provenienti dalla depurazione delle acque industriali del distretto, riconducibili alla 'ndrina di Grande Aracri Nicola di Cutro, un articolato traffico illecito di rifiuti lucrando ingenti flussi di denaro pubblico. Le risultanze documentavano, purtroppo, anche il lavoro svolto da alcuni soggetti che ricoprono funzionali apicali nella pubblica amministrazione, ritenuti funzionali per la suddetta compagine criminale un accaparramento procedure di conferimento dei servizi, potendo disporre di ampie disponibilità di risorse e di mezzi, capacità corruttiva nei confronti dei funzionari pubblici che fornivano informazione utili alla presentazione dell'offerta in bandi di gara modellati come dicevamo prima sulle richieste del candidato, competenze tecniche per falsificare documenti e alterare la procedura di gara e la determinazione tipicamente mafiosa per l'assoggettamento e l'intimidazione dei confronti delle ditte concorrenti. Una parte di questi fanghi venivano illecitamente e senza alcuna autorizzazione convogliati nel sistema di depurazione, altri invece venivano miscelati e conferiti dopo un processo di disidratazione a mezzo pirolisi, classificata Keu in produzione di aggregati da destinare a riempimenti ambientali e in questo caso alla reazione di parti dell'autostrada di collegamento Firenze – Livorno. Sono in corso ancora tutta una serie di attività di verifica delle condotte criminose. Un altro argomento è il mercato illegale del buste di plastica. La legge n. 123 del 2017 contiene la disciplina sui sacchetti di plastica e i sacchetti in bioplastica e impone di utilizzare già dal 2018 sacchetti biodegradabili e compostabili per confezionare alimenti sfusi nei supermercati e nelle rivendite alimentare. Distingue la legge tre tipologie di borse, Pag. 15quelle per alimenti sfusi, quelle per il trasporto e le borse riutilizzabili. Sapete meglio di me le caratteristiche che debbono avere quelle per gli alimenti sfusi, quelle per il trasporto e quelle per le borse riutilizzabili. Indico semplicemente che sono state, nell'ambito delle attività svolte dei reparti dipendenti, elevate sanzioni amministrative per un ammontare di 300 mila euro, sequestrate 140 tonnellate di materiale plastico, per un valore superiore a un milione di euro. Il fenomeno, a mio modesto avviso, è un fenomeno che come tutti gli eventi che riguardano l'ambiente andrebbe analizzato nella sua complessità, perché è assolutamente difficile poter perseguire una componente criminale che opera in Campania rispetto a un'altra che opera in Toscana quando ho una matrice comune, perché probabilmente i sacchetti, ne abbiamo parlato in varie occasioni con il Presidente che è molto attento, molto sensibile su questa tematica, molto probabilmente i sacchetti sono organizzati proprio in Toscana e vengono smerciati in Campania e al contrario o addirittura in Toscana vi sono aziende che la mattina, il giorno fanno il tessile e la notte producono, con macchine double face i sacchetti in plastica. La tematica deve essere attenzionata con un meccanismo di più ampio respiro, probabilmente sarà necessario una creazione di un gruppo interforze o un momento di collegamento perché naturalmente è necessaria in questo fenomeno una costante azione di prossimità ambientale, quindi la pattuglia dei carabinieri, i vigili urbani, la polizia provinciale che individuano i vari fenomeni e la lettura delle matrici che inevitabilmente sono comuni fra questi episodi che si verificano del territorio a cura di un gruppo di lavoro che possa individuare e sensibilizzare innanzitutto l'autorità giudiziaria su queste tematiche, perché sono piccoli e si rischia di fare un lavoro importante, enorme e non avere poi un riscontro necessariamente giudiziario, altrimenti rimaniamo su un monitoraggio importante, ma che naturalmente comporta un dispendio di risorse ed energie notevole perché è molto difficoltoso e difficile. Mi permetto di indicare questo percorso. Abbiamo l'ultimo argomento sulle bonifiche dei siti di interesse nazionale, il comparto sui Sin, tramite le proprie articolazioni dipendenti e in sinergia con il Mite, continua a svolgere attività di controllo e monitoraggio con particolare riferimento alle gare di appalto e ai procedimenti a evidenza pubblica per l'affidamento dei lavori in materia di messa in sicurezza operativa, messa in sicurezza permanente e bonifica. L'attività di monitoraggio e controllo afferisce ovviamente anche all'esecuzione delle suddette opere ed è in corso un progetto che renda uniforme questo percorso.

  PRESIDENTE. Abbiamo trattato tanti argomenti. Quando gli argomenti sono tanti è difficile approfondire tutto, altrimenti durerebbe ore e ore l'audizione. Vi ringraziamo. Prima di passare la parola ai miei colleghi, volevo fare alcune rapide considerazioni. Una sul green washing che purtroppo è una costante che varia, che accomuna un po' tutte le epoche, non riguarda solo l'illegale, purtroppo anche quello che poi è legale e spesso e volentieri alcune tecniche e alcuni impianti, alcuni metodi che in un determinato momento storico sembrano promettere una rivoluzione ecologica poi alla fine si dimostrano negli anni che poi tutta questo grande rispetto dell'ambiente poi non c'è. Più che altro si cambia il metodo ma poi la sostanza rimane la stessa. Per quanto riguarda la Sicilia stiamo ultimando una relazione che è corposa, l'abbiamo approfondita con i nostri colleghi, sono anni che ci stiamo lavorando quindi a breve, speriamo di licenziarla sperando che sia utile per tutti. Per quanto riguarda il tessile, altro argomento molto caro alla Commissione, stiamo seguendo, lei diceva prima che c'è un vuoto normativo e strutturale, quindi noi ci auguriamo e lo stiamo seguendo anche con il settore del tessile, della moda, il fatto che a breve debba concretizzarsi la responsabilità estesa del produttore io spero, abbiamo avuto diversi colloqui con loro, avendo conoscenza di come adesso è il sistema entrare in questo sistema per forza lo devono fare perché è giusto che si siano responsabilizzati ma lo devono fare con coscienza e Pag. 16credo che sarà un'occasione buona per mischiare le carte e rifare un settore in maniera diversa, questo ce lo auguriamo. Per quanto riguarda la legge 68 molto interessante le vostre considerazioni, mi permetto solo di dire che ne vado soddisfatto così chiunque dei miei colleghi parlamentari nella scorsa legislatura che siamo arrivati a mettere in piedi questa legge che è storica e riaprirla con dei correttivi che sicuramente sono utili e servono, a me un po' spaventa perché la discussione parlamentare potrebbe portare a modificarla, si parte in un modo e poi non si sa dove si arriva. Per quanto riguarda l'abbandono dei rifiuti è un altro tema che mi sta molto a cuore anche vivendo a Roma nelle periferie, mi fa piacere che la questione dello svuota cantine che segnalavo che è una questione che stiamo approfondendo che abbia portato anche ad alcuni approfondimenti siccome l'indagine quella servizio parallelo, anzi poi concordiamoci bene nel senso maggiori dettagli sull'operazione, ma in generale spero che con i miei colleghi riusciamo a essere bravi a fare una bella relazione anche a dare delle proposte perché è un argomento abbastanza ingarbugliato che andrebbe sviscerato nel migliore dei modi. Così come con le buste ne abbiamo già parlato diverse volte, un gruppo di lavoro anche noi come Commissione mi fa piacere poterci lavorare insieme, insieme anche a voi, in modo tale che poi possiamo dare, oltre che nella relazione che descriviamo il fenomeno, fare qualcosa di concreto via, via per debellare questo sistema illegale e illecito che sta mano, mano – anche grazie all'impegno vostro – andando a scemare ma ancora c'è tanto da fare. Queste sono alcune considerazioni poi farò delle domande specifiche.

  ALBERTO ZOLEZZI. Grazie per il vostro lavoro e per la corposa relazione. Non avevo compreso bene al termine del discorso del comandante se aveva fatto un accenno a impianti esteri forse legati a fonti rinnovabili. Indipendentemente se l'aveva accennato o meno, provenienza magari di matrici dall'estero se per caso state seguendo indagini di questo tipo. Ricordo nella scorsa legislatura avevamo attenzionato un impianto di biogas Collette Ozotto in Liguria in provincia di Imperia dove arrivavano matrici che erano poi oli di palma, oli di altro genere classificate come rifiuti organici prodotti da quella discarica, in realtà arrivavano dall'altra parte del mondo e ricevevano incentivi nazionali, volevo capire se ci sono altre indagini di questo tipo che state seguendo, anche perché è un tema complesso dove non ho assolutamente la risposta, di sicuro stiamo cercando di ridurre le bollette e probabilmente facciamo anche qualche autogol. Come Parlamento stiamo approvando il decreto proroghe dove si mette un miliardo in più di oneri di sistema dando incentivi a impianti a biogas di vecchia generazione che hanno un potere inquinante molto importante con le agenzie di salute locale all'Ats ha messo in luce proprio pochi giorni fa come siano impianti altamente inquinanti con impatto cumulativo, impianti a biogas a generale tanto più quelli da rifiuti, si stima – con questa proroga di incentivi – un miliardo di euro legato... a livello di resa netta energetica non è neanche richiesto dove indicarla. Credo che sul discorso fonti rinnovabili, soprattutto di questo tipo, ci sia da fare grossi ragionamenti a cui non la certezza che la situazione sia questa. Non essendo necessario esplicitare una qualsiasi forma di resa netta energetica, c'è questo rischio di dare incentivi per una truffa plurimiliardaria. Volevo capire se c'è qualche riferimento a matrici che si spostano dall'altro capo del mondo ancora o direttamente incentivavi o truffe legate a impianti collocati all'estero. Grazie.

  ANTONIO PIETRO MARZO, Comandante delle unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri. Le confermo che la nostra attenzione in questo settore è massima in questo settore, ci rifacciamo ad alcune indagini in particolare l'ultima che ricordava il generale Giardina quella in Ecuador da parte della 'ndrangheta, quindi sono risultanze che poi se vuole approfondire il collega le potrà anche direttamente riferire. È chiaro che il fenomeno esiste, non abbiamo ancora una mappatura completa, non abbiamo dei riferimenti, però Pag. 17nei paesi extraeuropei l'attenzione da parte nostra per questo flusso, questo traffico è importante, significativo lo stiamo attenzionando.

  PRESIDENTE. La parola al senatore Briziarelli.

  LUCA BRIZIARELLI. Ringrazio i comandanti che hanno fatto un quadro che nonostante lavoriamo da tre anni sulla Sicilia, quando ci viene esposto con una linearità pari solo alla durezza, all'ampiezza e alla diffusione, lascia comunque basiti. L'audizione di oggi la immaginavamo sulla pluralità dei flussi e il quadro che c'è stato dato va dai RAE, ai rifiuti minerari. Ma io mi concentrerò, visto che ne sono il relatore insieme al presidente, sul quadro emerso per la Sicilia. Se da un lato in molti casi è una conferma, dall'altro tratteggia le linee di interesse e di indagine anche per la Commissione importanti. Tre questioni rilevanti. La prima che è generale ma riguarda anche la Sicilia, cioè il quadro relativo alla legge n. 68, su questo è entrato anche il presidente. È vero che il meglio è nemico del bene, ma è pur vero che dopo cinque anni, del resto era una delle competenze della eco reati in questa legislatura un traguardo così importante non può non essere un punto di partenza. Alcuni aspetti anche tecnici relativi agli aspetti puntuali della 68 sono stati già tratteggiati, così come le criticità ancora non affrontate o quanto meno non risolte perché emerse sono emerse sulle procedure di assegnazione degli appalti e controlli successivi, del resto è un quadro che Aran fa già dal 2007, 2008, 2009 sui rischi degli appalti anche voi l'avete riferito, del servizio di gestione acque. Su questi due aspetti, al di là dell'aspetto fondamentale tecnico che può essere utile sia nel corso delle indagini, che in quello poi degli strumenti a disposizione della magistratura, allargando il campo, quali sarebbero gli interventi a vostro giudizio necessari in generale? Avete utilizzato parole fortissime sulla totale assenza di controlli, perché di fatto questo ci avete detto, c'è lo stenografico ma credo di citare quasi alla lettera, riguarda magari l'Arpa in Sicilia, ma riguarda in generale il sistema dell'Arpa in tutte le regioni. Da questo punto di vista sul piano al di là di dire «Maggiore personale e maggiore risorse e strutture» ci sono meccanismi che potrebbero essere presi in considerazione e che questa Commissione potrebbe portare all'attenzione del primo anche sul piano legislativo, normativo relativamente a tutto il sistema nazionale di controllo per quanto riguarda l'Arpa? Secondo aspetto relativamente alle procedure di gara, nel momento in cui noi abbiamo ancora centinaia di comuni prevalentemente piccoli che pure essendoci già un obbligo di legge da anni, continuano ad avere una gestione diretta, voi ritenete che si debba fare una forzatura magari attraverso anche un emendamento che questa potrebbe essere utile perché si possa arrivare a delle gestioni se non subito come dovrebbe essere il gestore unico di ambito territoriale, almeno aggregando? Poi è chiaro che se un comune piccolo non ha il personale, non ha le competenze, non ha le specifiche necessarie per poter gestire un appalto in una certa maniera rischiamo di creare quel territorio grigio sul quale possono inserirsi determinati soggetti che mi pare di capire qualche volta le organizzazioni criminali hanno le competenze tecniche specifiche addirittura superiori a quelli a volte della pubblica amministrazione, ovviamente su questo mi riferisco per quanto riguarda le acque a quattro regioni in particolare, la Sicilia, la Calabria, la Campania e il Molise. Abbiamo citato la Sicilia, però la situazione sul ciclo delle acque è molto delicato, perché l'autorità regionale idrica, per esempio in Calabria ha il consiglio di amministrazione ma manca il soggetto gestore. In Sicilia ci sono gli ambiti provinciali ma abbiamo avuto in audizione il quadro che sono di fatto indicati dal Presidente i commissariati ma non hanno poi – credo – in sei province su nove non c'è un gestore, perché ce l'abbiamo soltanto a Palermo con Amap, ad Agrigento non entro nel merito delle notizie di stampa di oggi e a Enna. Il meccanismo ove confermato e qualora sia supportato e confermato l'impianto accusatorio, che si trova ad Agrigento è immaginabile che un sistema di Pag. 18scala regionale non lo abbia applicato anche a Palermo, a Enna dove il gestore c'è o in un meccanismo diverso anche nelle gestioni in house e dirette da parte dei comuni nelle altre province dove ancora il gestore unico non c'è? Al di là di questa valutazione veniamo alla Sicilia, se voi ritenete per le informazione che potete darci e di cui disponete, se un meccanismo presente e conclamato secondo le indagini in una provincia sia un caso isolato da quella provincia o sia riscontrabile in tutta la regione, tornando al caso generale se possono esserci degli interventi che possano, chiarendo, dando delle regole, dando degli strumenti, agire a monte evitando che ci siano le condizioni per quanto possibile o riducendole perché poi dei fatti criminosi possano concretizzarsi. Questo per quanto riguarda la legge, per quanto riguarda le procedure e gli appalti. Per quanto riguarda invece le singole inchieste, le singole situazioni che ci sono state rapportate riguardo ai fanghi vorrei un chiarimento, un approfondimento relativamente a un'indagine in particolare, l'operazione Metauros, coordinata dalla DDA di Reggio Calabria, perché si assiste a un meccanismo surreale. Abbiamo una regione come la Sicilia dove l'impiantistica è totalmente, assolutamente insufficiente e ove presente spesso inadeguata ci riportava per quanto riguarda gli impianti di depurazione che addirittura l'Arpa dice «Sono impianti, dove ci sono sono da buttare». Come è possibile che ci siano dei fanghi in ingresso a prescindere dal codice di riferimento? Non capisco come ci possano essere dei fanghi che per ridurre i costi e quindi ottimizzare visto che il reato ambientale è sempre un reato vettore finalizzato a un illecito guadagno o per minori costi o per maggiori introiti a seconda dei casi, come fanno dei fanghi a entrare in Sicilia se già sappiamo che gli impianti non ci sono? Faccio l'esempio che abbiamo fatto con il Presidente e con altri colleghi, quello che succede dalla Campania alla Tunisia? Come faccio a mandare dei rifiuti della Campania in Tunisia se la Tunisia sappiamo in maniera conclamata che gli impianti non ce li ha? Io all'Assessore della Campania in quel caso ho detto «Ma lei lo prenderebbe un pacchetto per un soggiorno marino in Svizzera?». Mi pare evidente di no. Come si può ritenere con il semplice buonsenso che si possano trasferire dei fanghi per il trattamento dalla Calabria alla Sicilia quando la Sicilia gli impianti non ce li ha? L'altra domanda riguarda il conferimento in questo caso sembra reale dei fanghi dalla Sicilia a Frosinone. Se su questo trasferimento di fanghi che in questo caso è nel suolo italico, ma comunque presenta degli aspetti microscopicamente evidenti che qualcosa non funziona che cosa si potrebbe fare? Perché si è evitato a monte la possibilità di ritenerle valide? È un po' come le offerte al massimo ribasso che vengono escluse in automatico, quelle estreme, non si può immaginare un meccanismo automatico per cui in presenza di una assenza conclamata di impianti per esempio alcune gare, assegnazioni possono essere escluse alla base, perché incoerenti con lo stato dei fatti effettivo. È una provocazione ma penso e spero di essere stato chiaro e concludo dicendo: la situazione dall'ultima audizione e per la vostra conoscenza ereditata anche dai predecessori, rispetto alla vostra struttura è migliorato o meno? Questa Commissione e il Parlamento aveva ottenuto, tramite un intervento del precedente Ministro Costa, un potenziamento del Noe di 50 unità mi risulta per la Campania. Io personalmente, ma anche altri colleghi l'hanno perorato in maniera fortissima per la Calabria e la Sicilia. Mi tremano i polsi nel sentire che il gruppo di Catania abbia 10 mila e 500 chilometri quadrati, 208 Comuni da vigilare e credo con meno di dieci unità. La mia paura è tutto questo è quello che emerge con il vostro lavoro sopra le forze e quello delle procure. Che emergerebbe se ci fosse una dotazione maggiore qualificata di reparti come i vostri in quel territorio? Ritenete opportuno che sia il caso che questa Commissione si faccia risentire nuovamente per potenziare soprattutto in Calabria e Sicilia la dotazione dei nuclei esistenti e magari evidenziare degli altri o meno? Grazie.

  PRESIDENTE. Va bene. Per i prossimi interventi cerchiamo di fare le considerazionePag. 19 di farle in maniera sintetica e concentrarci più sulle domande specifiche, almeno così riescono a parlare tutti. Prego.

  VALERIO GIARDINA, Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica. Proposte normative specifiche non ne abbiamo da indicare a voi, che ovviamente avete una capacità – appartenendo a questa Commissione – di analizzare il fenomeno sotto vari punti di vista tecnici e anche di analisi sui fenomeni criminali. Presidente che la legge n. 68 del 2015 sia una legge storica assolutamente nessuno può dire il contrario, anzi mi sto approcciando all'ambiente da pochissimo tempo e ho capito che è stato fatto un lavoro da parte del legislatore, quindi da parte vostra di fondamentale importanza. Da comandante di operatori di polizia giudiziariamente specificamente e squisitamente di operatori investigativi dico che ci sono alcune cose che necessariamente debbono essere migliorate, perché attraverso questi miglioramenti naturalmente si può arginare la deriva criminale anche sulla parte che si diceva prima dei fanghi e del fatto che non si possa spiegare come dalla Calabria giungano in Sicilia i fanghi laddove non ci sono depuratori o meglio ancora dove non ci siano strutture idonee per utilizzarli e dall'altra parte partano addirittura verso la parte dell'Italia centrale. Questo ci può far capire che in realtà il fenomeno è un fenomeno tipicamente criminale nel quale naturalmente le falsificazioni, i fraudolenti comportamenti delle organizzazioni criminali sono protagoniste di questi percorsi. Quando esaminiamo con le procure competenti per territorio, Reggio Calabria, Catania e Palermo queste problematiche non possiamo non tenere conto che vi sia una ingerenza della criminalità mafiosa particolare al punto da potere influenzare quei piccoli enti locali che non hanno un grosso margine di manovra. Quindi dal punto di vista normativo le indicazioni, le disposizioni sono molto chiare. Parliamo di inasprimenti di pena, di altri meccanismi che possono agevolare la nostra azione, però quello che lei ha posto è un problema proprio di contrasto «Militare» delle organizzazioni criminali dedite alla commissione di delitti ambientali. Siamo un po' come l'inizio anni duemila nel contrasto alle associazioni mafiose, quindi in quel contrasto che in questo momento perde efficacia, perché ci sono meccanismi complessi enormi, continui e plurimi sul territorio nazionale. Quindi quelli che lei ha citato sono assolutamente delle emergenze che dobbiamo noi sul territorio cercare di individuare, non penso si possa fare altro. Per quanto riguarda i gestori unici naturalmente l'idea che lei diceva di accorpare le energie su più enti, più strutture è assolutamente l'idea più positiva, gli ATO sono stati creati per questo, però anche lì il problema è come vengono gestiti, che interesse c'ha. Siamo in una fase di contrasto di primo livello. C'è necessità di lavorare sodo e di indirizzare le autorità giudiziarie, le direzioni distrettuali antimafia su queste tematiche, perché non c'è una grossissima cognizione del problema della criminalità ambientale. Questo è quello che mi sento di dire, non aggiungerei altro.

  LUCA BRIZIARELLI. A livello nazionale o territoriale specifico?

  VALERIO GIARDINA, Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica. A livello nazionale è necessario un percorso così come è stato fatto recentemente, quando, per esempio, l'Italia e l'Europa è stata oggetto di attacchi da parte delle compagini di terrorismo di matrice islamista non eravamo preparati. Non erano preparate le strutture di polizia e giudiziaria ad affrontare queste tematiche. Eravamo preparati all'eversione nazionale non a quella straniera. Si è creata una Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, è necessario in Italia creare sempre più forze specializzate nell'ambiente, ma anche autorità giudiziarie specializzate nell'ambiente.

  PRESIDENTE. Banalizzando diciamo che i buoni che devono combattere il male arrivano sempre dopo e si devono formare e organizzarsi per il contrasto.

  VALERIO GIARDINA, Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizionePag. 20 ecologica. Lei è stato uno dei promotori della legge n. 68 del 2015, non c'era prima, poi c'è stata. In qualche modo bisogna iniziare.

  PRESIDENTE. Si è prenotato l'onorevole Berardini.

  FABIO BERARDINI. Anch'io ringrazio i relatori il comandante Marzo e il comandante Giardina. Ho una domanda su un tema molto specifico sia quello dei fanghi e anche dei gessi di defecazione. Voi avete fatto anche nelle proposte per quanto riguarda i reati ambientali, quindi abbandono dei rifiuti, inquinamento ambientale e disastro ambientale migliorativi dal punto di vista del diritto penale. Per quanto riguarda il tema dei fanghi di depurazione dei gessi, in particolare mi riferisco al recente caso anche della regione Lombardia e quindi della puntata della trasmissione «Report» dedicata all'argomento, volevo chiedere se voi avevate analizzato la tematica che riguarda il tracciamento di questi gessi di defecazione e in particolare la normativa che è stata posta in essere dalla regione Lombardia. In particolare la regione Lombardia ha effettuato un primo intervento normativo che poi è stato impugnato dal governo italiano, quindi adesso è sotto la lente di ingrandimento della Corte costituzionale e volevo chiedere se avevate avuto modo di analizzare questa tua normativa che introduce un tracciamento più penetrante su questi gessi oppure se non l'avete fatto se avete intenzione di farlo, magari poi vi chiederò delle delucidazioni in merito perché immagino che è impossibile analizzare tutto con questa profondità. Mi limito solo a questo e vi ringrazio ancora per la chiara relazione che avete fatto. Grazie.

  VALERIO GIARDINA, Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica. Ci impegniamo a verificare bene la tematica e siamo a disposizione, a partire dalla prossima settimana, per dare una chiave di lettura nostra sul tema anche su scala nazionale oltre che sulla lettura della normativa lombarda.

  PRESIDENTE. È un tema che stiamo cominciando ad affrontare da poco, è molto complesso, capisco che non è neanche semplice. Fa sempre piacere sentire l'opinione di chi sul campo contrasta, quindi può sempre essere utile. La parola alla senatrice Nugnes.

  PAOLA NUGNES. Le mie domande sono molto vicine a quelle del collega Briziarelli. Anch'io mi chiedevo nella maniera più pragmatica possibile quali sarebbero, secondo voi, i correttivi da apportare alla legge n. 68 del 2015? In maniera puntuale se può farmi un riferimento anche documentale. È chiarissimo che le leggi che risalgono al 2015 risentono di quella che è la mancanza di finanziamento che lamentiamo da allora. È chiaro che la legge da sola non basta. Sono tentata a fare una domanda un po' provocatoria per quanto riguarda la regione siciliana, benché anche altre regioni, come la Campania da cui provengo, la Calabria sicuramente, siano gravate da un disservizio storico, cronico e pesantissimo, mi sembra che la regione siciliana sia un caso a se stante. Mi chiedevo se non è nella particolarità della sua costituzione, come regione speciale, che ci siano dei punti di mancanza, dei vuoti legislativi che non collimano con la legislazione nazionale e se li possono evincere? Sul gestore unico una considerazione, come evitare che poi questo gestore unico sia in mano di interessi stranieri visto che per quanto riguarda le regioni che sono state elencate dal collega, il puzzle è formato da molte partecipate di Suez, 2 A, le mire francesi sulla gestione delle acque del meridione mi sembra molto chiara. Non vorrei che poi questo tendere al gestore unico delle acque del meridione, già è stato dato in gestione a una Spa non ci mettesse a rischio in questo senso, perché la Costituzione ci chiede di mantenere la proprietà nazionale di tutti quelli che sono i servizi principali strategici per la nostra Nazione. Grazie.

  PRESIDENTE. Mi permetto di dire che non esistono formule magiche. Anche i grandi gestori unici in qualsiasi campo risultanoPag. 21 anche un po' monopolisti e quasi intoccabili. Non esiste, se no sarebbe troppo facile.

  ANTONIO PIETRO MARZO, Comandante delle unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri. Il fenomeno lo abbiamo focalizzato essenzialmente sulla Sicilia perché era oggetto della relazione di oggi. Ma penso che per quanto sia microscopico ed è stato sottolineato gravoso e anche grave ciò che avviene, è chiaro che non si esclude che le altre sicuramente, anche se andiamo a focalizzare questi fenomeni ci sono anche in altre regioni, soprattutto nel sud. Quindi non penso che sia reato e solo della Sicilia. Più che altro mi pongo il problema che nel momento in cui accadono questi episodi che vengono accertati sicuramente si interviene con i sequestri, l'autorità giudiziaria, purtroppo oggi mentre stiamo parlando si continui a sversare e si continui a tenere fermi depuratori che naturalmente sotto gli occhi di tutti continuano a inquinare. È difficile trovare una soluzione, perché il sequestro, le attività di indagini, l'autorità giudiziaria hanno i tempi che giustamente sono richiesti. Si potrebbe pensare a qualcosa di un intervento che neutralizzi soprattutto la continuità del reato e del fatto di provocare inquinamento, sinceramente bisognerebbe trovare una soluzione per una forza terza che intervenga e risolva subito per evitare che si continui a inquinare. Per il resto non lo so, il collega se vuole aggiungere altro.

  VALERIO GIARDINA, Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica. Noi siamo operatori di polizia giudiziaria sul territorio, quindi di fatto vi rappresentiamo le criticità che giornalmente riscontriamo e alcune condotte in campo ambientale di natura monosoggettiva, come diceva il comandante, poi rimangono sanzionate con delle mere contravvenzioni. Non c'è un potere deterrente tale da impedire, lei viene dalla Campania quindi sa tutto quello che è stato e che c'è tuttora in corso non soltanto nella terra dei fuochi ma anche per il Sarno, quella che in questo momento è una tragedia, apro una parentesi se mi permette, comandante se mi permette anche lei.

  ANTONIO PIETRO MARZO, Comandante delle unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri. Sì è anche oggetto della relazione. La troverete nella relazione.

  VALERIO GIARDINA, Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica. È una vera e propria tragedia in questo momento ambientale.

  PAOLA NUGNES. Dunque lei intende includere altre fattispecie di reato all'interno del reato ambientale? Perché quello era una mancanza, se noi dobbiamo andare a incrementare la legge n. 68 del 2015.

  VALERIO GIARDINA, Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica. No, secondo me, vanno viste alcune condotte, le avevo elencate prima a esempio il trasporto dei rifiuti da parte dei conduttori non iscritti all'albo. Oggi è una contravvenzione semplice quindi di fatto questi trasportatori in realtà sono in tutti i meccanismi che abbiamo visto dai traffici dei tessili, ai fanghi sono un elemento fondamentale del circuito che se fermati per strada vengono multati, ci vuole un inasprimento della pena. Come del resto abbiamo visto a Sarno dove per la prima volta due mesi fa sono state tratte in arresto due imprenditori titolari di un opificio per inquinamento ambientale di un fiume che è la prima contestazione fatta in Italia sul fiume, perché come lei ben sa gli inquinanti per il passaggio dell'acqua vengono portati via e poi trasportati a mare. Gli accertamenti fatti sul sedimento invece del fiume hanno consentito di rilevare ammoniaca e altri due gravissimi inquinanti prodotti dall'opificio a monte rispetto agli accertamenti. La Procura di Torre Annunziata ha contestato per la prima volta questo diritto. Mentre fino a poco tempo fa nella nostra operazione di controllo di Sarno andavamo semplicemente o a fare contravvenzione o a fare multe, in alcuni casi a Pag. 22sequestrare per limitati periodi di tempo l'impresa e di fatto da anni si continuava questo meccanismo. I due imprenditori arrestati erano già stati colti nell'inquinamento fatto diverse e diverse volte. Il problema è se è possibile affinare tecnicamente e giuridicamente ma questo sta a voi non a noi, noi possiamo dire il problema che riscontriamo sul campo, poi la tecnica più fine giuridica competente al decisore, a voi altri.

  PAOLA NUGNES. Se mi permette è stata una giusta interpretazione della legge quella che diceva poc'anzi, invece di limitarsi al malfunzionamento dell'impianto o alla mancanza dell'impianto, chi ha dovuto occuparsi della questione è andato a fondo e quindi ha tratto l'inquinamento del fiume per potersi riferire alla 68. È come usare la legge. Probabilmente è passato un po' di tempo però forse era questo che bisognava fare, cioè spiegare con molta più accuratezza lo strumento. Sono sempre interessata a tutte queste osservazioni perché poi è una legge che ci ha visto tutti molto presenti.

  VALERIO GIARDINA, Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica. Mi permetto, in punta di piedi, Di rappresentare non soltanto per il luogo in cui mi trovo, ma perché mi confronto con persone che hanno un'esperienza sul campo oramai di parecchi anni. Quindi sono osservazioni che recepisco dal mio personale, dai miei uomini, mi confronto con il Comandante e vedo che anche altri esempi tipo l'omessa redazione del Muda, l'immissione in acque in atmosfera senza l'autorizzazione, l'abbandono di rifiuti anche non pericoloso per cui troviamo le nostre periferie sono discariche ma che possiamo fare? Facciamo il controllo, prossimità ambientale, contravvenzione, finisce lì la questione. Invece andrebbe maggiore impegno da parte nostra nel vedere il fenomeno e non limitarsi al singolo episodio, però per vedere il fenomeno serve una normativa che permetta di vederlo con degli strumenti più appropriati. La prossimità ambientale si fa con il controllo del territorio, le indagini si fanno con le intercettazioni. Questa è l'indicazione di tecnica giuridica fine che solo voi altri potete fare.

  PRESIDENTE. Ritorno su due punti. Uno quello della Tunisia, se non sbaglio avete parlato di collaborazioni proficua, però noi sentendo la magistratura, avendo un po' testato non c'è tutta questa collaborazione con la Tunisia, addirittura non sono stati fatti venire i tecnici nostri italiani di parte per verificare i rifiuti e anche sulle indagini che hanno portato a quegli arresti in Tunisia non è che ci hanno fornito grosse spiegazioni, quindi si sa ben poco, di certo sembra che ci siano corruttori, corrotti, ma non si capisce mai quale se c'è un corrotto, ci dovrebbe essere anche un corruttore. Volevo sapere se confermava questa cosa della collaborazione perché comunque sia anche la Procura si è lamentata che dall'altra parte c'è un po' un muro di gomma e noi abbiamo verificato che non è vero. In generale, non solo su questo caso, mi domando com'è l'azione sinergica tra i carabinieri e l'agenzia delle dogane. Non se se ne avete parlato e se c'è nella relazione, so che nel 2019 avete fatto un'indagine su dei rifiuti verso la Bulgaria che è un altro paese abbastanza chiacchierato e che indirettamente centra con questa vicenda dei rifiuti in Tunisia. Se avete approfondimenti al riguardo e in generale se ritenete che ci sia qualche problema tipo la codifica, perché noi utilizziamo un codice, poi a livello della liste verde, la convenzione con Basilea ci sono altri codici. Per quanto riguarda il transfrontaliero sul dettaglio avete delle considerazioni o delle cose da dire? Ultimo tema sul quale vorrei ricordare è quello delle cave. Avete parlato delle cave che spesso vengono riempite con rifiuti in maniera abusiva o addirittura vengono scavate in maniera abusiva per prendere il materiale, è interessante anche la costituzione, indubbiamente la cava è un punto di collegamento tra il mondo del cemento e il mondo dei rifiuti. Mi interessava un altro aspetto che secondo me è abbastanza diffuso, volevo sapere se voi avete mezzi o avete già potuto controllare, perché poi questi argomenti spettano all'amministrazione, ma vedo che spesso e volentieri ci Pag. 23sono delle cave che risalgono a decenni e decenni fa, proprietari che spariscono nel nulla, società che non ci sono più, non si capisce e l'amministrazione che all'epoca, perché quando uno chiude una cava come le discariche quando si va in chiusura della cava, bisogna fare un ripristino ambientale. Questi ripristini ambientali non vengono mai fatti, quindi queste cave a cielo aperto che durano decenni, decenni e decenni finché poi a seconda del caso arriva l'amministratore o l'impresa di turno che dice «Riempiamola con i rifiuti», spesso chiede l'autorizzazione anche in maniera legale, però queste cave dovevano comunque essere prima ripristinate, nel frattempo si è tolto tutto il terreno sotto, quindi si è arrivati quasi a lambire la falda, quindi una discarica in queste cave così aperte non è proprio il massimo a livello tecnico. Mi domandavo se è stato fatto anche un lavoro e si può fare un lavoro su questo fronte di queste cave che da decenni rimangono nel nulla e le amministrazioni non fanno nulla per rivalere gli interessi collettivi.

  VALERIO GIARDINA, Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica. Per quanto riguarda la Tunisia non c'è una collaborazione formale, assolutamente è più augurante di proficui rapporti così come è stato nel passato e negli anni precedenti con altri paesi rispetto ai quali piano, piano naturalmente in ambito di cooperazione di polizia si è riusciti ad aprire dei grossi dialoghi e delle importanti reciprocità relazionali, come per esempio con la Bulgaria. A proposito della Bulgaria e ritornando al discorso della transnazionalità di traffici illeciti, ricordo come il nostro comando su indicazione del Cufa e del comando generale riveste un ruolo importante in ambito internazionale. È membro permanente e vicepresidente della rete...struttura che opera a livello strategico in Europa, fornendo supporto alle decisioni alle istituzioni europee, nel campo del contrasto ai crimini ambientali attraverso le analisi e suggerimenti. Il rappresentante del nostro comando è anche responsabile della relazione di almeno cinque proposte di modifica legislativa alla Commissione europea nell'ambito del progetto Life e Satec, è sviluppato per supportare le attività della rete. Questo lo trovate nella nostra relazione. Il nostro comando ha intensificato l'attività di cooperazione con Europol attraverso i canali di comunicazione a Siena, per cui giornalmente ci arrivano oramai su questi canali di comunicazione tantissimi episodi che si sviluppano in Europa con nostri connazionali o con cittadini stranieri che operano in Italia. Ancora un ruolo attivo nello sviluppo delle priorità Empact perché operando a livello tattico con l'implementazione di azioni operative si garantiscono attività investigative in tema ambientale e al riguardo va sottolineata l'acquisizione della drive ship empact nel quadriennio 2022-2023 in sostituzione della Francia. Quindi siamo al vertice di questo gruppo di lavoro che ci permetterà naturalmente di ottenere positive ripercussioni sull'efficacia delle azioni di contrasto al clima e ambientale. È entrata nella fase il progetto Opfa Waste che attraverso il sistema rapido di finanziamento delle attività investigative da parte delle forze di polizia degli stati membri UE mira a ottenere un miglioramento o un rafforzamento della cooperazione. E infine partecipiamo come partner al progetto di addestramento della polizia bulgara. Quindi da questo punto di vista in ambito di cooperazione internazionale l'Arma dei carabinieri, ma nello specifico il comando tutela ambientale e transizione ecologica si sta muovendo perché i crimini, come sono ultra provinciali sono transnazionali e quindi è necessario questo tipo di percorso. Ci auguriamo che questa vicenda della Tunisia, al di là degli aspetti tecnici, giuridici possa innestare dei meccanismi di cooperazione che ci consentiranno, ovviamente trattiamo sempre in realtà quando ci troviamo al di fuori dei nostri confini, sempre con la discrezionalità che è necessaria perché è ovvio che sia così.

  ANTONIO PIETRO MARZO, Comandante delle unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri. Sulle cave stiamo Sperimentando in questi giorni l'implementazione dei sistemi di controllo anche con i Pag. 24satelliti per le variazioni che avvengono sui territori, lo stiamo sviluppando anche in collaborazione con l'università, con il MIT di Boston che domani firmeremo un protocollo già validato dal comando generale. Questo ci consentirà di avere una mappatura più in là, appena sarà perfezionato su quelle che sono le variazioni che avvengono sui territori, anche quelli più difficilmente raggiungibili dove solitamente ci sono queste cave che vengono poi utilizzate per interramenti di materiale. Questo penso che sia una risorsa che stiamo cercando di approfondire e spero che ci diano degli ottimi risultati. Intervenire sulle amministrazioni locali e sollecitarle a farlo questo è un compito che facciamo già, per i risultati immediati c'è sempre la difficoltà di avere dei riscontri.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri intervento, vi ringrazio è stata un'audizione interessante. Al di là dell'audizione continuiamo, come ci siamo detti prima, anche volentieri, a poter fare alcune indagini, alcune questioni in collaborazione con la Commissione.

  VALERIO GIARDINA, Comandante dei Carabinieri per la tutela ambientale e transizione ecologica. La aspettiamo da noi.

  ANTONIO PIETRO MARZO, Comandante delle unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri. Anche per fare vedere alla Commissione, a lei la nostra sala operativa con il monitoraggio satellitare che già abbiamo attivato per gli incendi, ma può toccare con mano quello che abbiamo fatto e che stiamo facendo e quali sono gli sviluppi futuri che sono molto interessanti. L'aspettiamo con piacere.

  PRESIDENTE. Molto volentieri. Vi ringrazio e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.