XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (V-VI-XIV Camera e 5a-6a-14a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 23 febbraio 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Melilli Fabio , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco, nell'ambito dell'esame della Relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), riferita all'anno 2021 (Doc. CCLXIII, n. 1) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati) :
Melilli Fabio , Presidente ... 3 
Franco Daniele , Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 
Melilli Fabio , Presidente ... 7 
Stefano Dario , presidente della 14 ... 7 
Troiano Francesca (M5S)  ... 8 
Trancassini Paolo (FDI)  ... 9 
Maggioni Marco (LEGA)  ... 9 
Fassina Stefano (LeU)  ... 10 
Pella Roberto (FI)  ... 11 
D'Alfonso Luciano , presidente della 6ª Commissione del Senato della Repubblica ... 12 
Cattoi Vanessa (LEGA)  ... 13 
Zanichelli Davide (M5S)  ... 14 
De Bertoldi Andrea  ... 14 
Rossini Emanuela (Misto-Min.Ling.)  ... 16 
Lovecchio Giorgio (M5S)  ... 16 
Comincini Eugenio  ... 17 
Candiani Stefano  ... 17 
Lucaselli Ylenja (FDI)  ... 18 
Melilli Fabio , Presidente ... 18 
Dell'Olio Gianmauro  ... 18 
Fragomeli Gian Mario (PD)  ... 19 
Pesco Daniele , presidente della 5ª Commissione del Senato della Repubblica ... 20 
Melilli Fabio , Presidente ... 20 
Franco Daniele , Ministro dell'economia e delle finanze ... 20 
Melilli Fabio , Presidente ... 25 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco ... 26

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Europa Verde-Verdi Europei: Misto-EV-VE;
Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea: Misto-M-PP-RCSE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
FABIO MELILLI

  La seduta comincia alle 20.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco, nell'ambito dell'esame della Relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), riferita all'anno 2021 (Doc. CCLXIII, n. 1).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco, innanzi alle Commissioni riunite bilancio, finanze e politiche dell'Unione europea della Camera e del Senato nell'ambito dell'esame della Relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza riferita all'anno 2021. A nome delle sei Commissioni do il benvenuto al Ministro Franco, ringraziandolo per la sua disponibilità.
  Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori, avverto che dopo l'intervento del Ministro saranno previsti interventi per un tempo complessivo di dodici minuti per gruppo, utilizzabili con uno o più interventi. Il tempo è ridotto di sei minuti per i gruppi rappresentati in un solo ramo del Parlamento. Invito, pertanto, i rappresentanti di ciascun gruppo della Camera e del Senato a comunicare alla presidenza entro i primi dieci minuti della seduta i nominativi dei deputati e dei senatori del proprio gruppo che intendano intervenire.
  Prima di lasciare la parola al Ministro, ricordo che l'odierna audizione sarà svolta consentendo ai parlamentari la partecipazione anche da remoto. In proposito, richiamo l'attenzione dei parlamentari che desiderino intervenire con questa modalità sulla necessità che risultino visibili alla presidenza, soprattutto nel momento in cui svolgono il loro eventuale intervento, pregandoli nel contempo di tenere spenti i microfoni fintanto che non sia data loro la parola.
  Do la parola al Ministro Daniele Franco.

  DANIELE FRANCO, Ministro dell'economia e delle finanze. Ringrazio il presidente e tutti i componenti delle Commissioni riunite. Questa per me rappresenta l'occasione per illustrare il lavoro che è stato fatto e stiamo facendo in merito all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Abbiamo prodotto una memoria abbastanza lunga, che pertanto mi limiterò a scorrere, senza leggerla integralmente. Abbiamo prodotto, altresì, una serie di allegati statistici, che vi esporrò sinteticamente, che sono anch'essi a vostra disposizione (vedi allegato). Siamo passati dall'avvio del Piano alla fase della sua attuazione. Poiché i risultati che erano stati previsti per il 2021 sono stati raggiunti, abbiamo inviato la prima richiesta di pagamento alla Commissione europea per 24,1 miliardi di euro e ci aspettiamo che nelle prossime settimane abbia luogo il pagamento in favore del Tesoro.
  Questo risultato è stato conseguito con il lavoro di tutte le amministrazioni centrali Pag. 4e con un forte sostegno del Parlamento, nel definire sia la governance del Piano, sia un pacchetto di semplificazioni e di norme abilitanti, nonché una serie di importanti riforme. Credo pertanto che il ruolo del Parlamento, in parallelo a quello del Governo, resterà fondamentale. Infatti, il Piano non solo prevede singoli progetti di investimento, ma contiene altresì riforme, semplificazioni, razionalizzazioni e norme abilitanti. È un Piano che presenta una dimensione territoriale e una dimensione attenta alla parità di genere, nonché una dimensione volta a integrare meglio le generazioni più giovani. Si tratta quindi di un Piano complessivo per il Paese, con molteplici dimensioni e sfaccettature, che esige un lavoro continuo.
  Un punto importante riguarda l'obbligo di realizzare tutti gli obiettivi qualitativi e quantitativi, i cosiddetti milestone e target, e questo ovviamente è fondamentale nei rapporti con la Commissione europea. Dobbiamo però avere la consapevolezza che è altrettanto importante quello che sta dentro gli investimenti e dentro le riforme. È fondamentale che le spese che effettuiamo siano spese efficienti e che questo Piano sia parte di un disegno più complessivo della politica economica di rilancio del Paese, e a tale fine occorre - come sappiamo bene tutti - uno sforzo corale delle istituzioni che coinvolga il Parlamento e il Governo. Serve anche uno sforzo del sistema produttivo: il Piano, infatti, cerca di riavviare la crescita del Paese e può avere successo se il sistema produttivo del Paese è coinvolto e assimila gli aspetti positivi del Piano stesso per investire e innovare.
  Come dianzi accennato, abbiamo preparato sette allegati statistici per provare a fornire una documentazione, per quanto possibile complessiva, su tutto quello che abbiamo fatto e su quello che sta accadendo. L'allegato I riguarda il piano finanziario di ciascun progetto del Piano, in cui trovate tutto quello che viene finanziato a valere sui 191,5 miliardi di euro del Piano medesimo e, in parallelo, a valere sui 30 miliardi di euro del Fondo complementare. L'allegato II, invece, riguarda quanto è stato fatto nel 2021 e contiene i 51 obiettivi qualitativi e quantitativi, nonché gli atti e i provvedimenti che hanno portato al loro conseguimento. L'allegato III ha ad oggetto il primo semestre del 2022, con indicazione dei 45 obiettivi previsti e delle modalità con cui si procederà alla verifica del conseguimento di ciascuno di tali obiettivi, mentre l'allegato IV riguarda il secondo semestre del 2022. L'allegato V include tutti i bandi e gli avvisi che sono stati avviati finora - circa 140/150 - e vi dice a che punto siamo per ciascuno di essi. Vi è poi l'allegato VI sulla ripartizione territoriale delle risorse e, infine, l'allegato VII, che elenca analiticamente tutti gli obiettivi quantitativi e qualitativi lungo i sei anni di durata del Piano. Quello che vorremmo fare è aggiornare periodicamente questi allegati che mettiamo ora a disposizione vostra, ma direi anche dell'opinione pubblica, e se vi fossero da parte vostra indicazioni su come questi allegati possano essere migliorati – vuoi stasera, vuoi soprattutto nei prossimi giorni, quando ne avrete approfondito il contenuto –, da parte nostra c'è la massima disponibilità a migliorare e a integrare.
  Come siamo arrivati fino a qui? Ricordo sinteticamente le principali tappe: il 30 aprile del 2021 c'è stata la presentazione del Piano, mentre il 13 luglio del 2021 la sua approvazione da parte del Consiglio dell'Unione europea; il 13 agosto 2021 ha avuto invece luogo il versamento all'Italia di 25 miliardi di euro, mentre il 6 agosto del medesimo anno il Ministero dell'economia e delle finanze ha assegnato alle amministrazioni centrali le risorse del Piano di loro pertinenza; infine, il 22 dicembre 2021 il Ministero dell'economia e delle finanze ha siglato con la Commissione europea gli accordi operativi, che sono importanti giacché definiscono le modalità attraverso cui l'Unione europea verificherà il conseguimento dei traguardi e degli obiettivi previsti dal Piano.
  Le risorse finanziarie del Piano, lo sapete tutti, ammontano a 191,5 miliardi di euro. L'entità del Piano verrà rivista leggermente il prossimo mese di giugno, alla luce dell'andamento del prodotto interno lordo del biennio 2020-2021. Ci aspettiamo che le risorse a disposizione dell'Italia siano Pag. 5ridotte di circa 200 milioni di euro, quindi di circa lo 0,1 per cento rispetto ai 191,5 miliardi di euro attualmente previsti. Gli aggiustamenti per gli altri Paesi sono, nelle due direzioni, maggiori; ovviamente si pone il problema di questa riduzione di 200 milioni di euro, ma troveremo una soluzione, trattandosi di una variazione di entità relativamente limitata rispetto ai 191,5 miliardi di euro del Piano e dei 30 miliardi di euro del Fondo complementare.
  Nel 2021 è stato predisposto un meccanismo di governance, definito con il decreto-legge n. 77 del 31 maggio 2021. Vi ricordo le caratteristiche di questa architettura: l'indirizzo strategico spetta alla Presidenza del Consiglio dei ministri, il monitoraggio, la rendicontazione, il controllo e il coordinamento operativo al Ministero dell'economia e delle finanze, mentre la concreta attuazione degli interventi alle amministrazioni di settore nonché ai vari enti territoriali. A ciò si affianca il ruolo di presidio e vigilanza sull'attuazione del Piano che è riservato al Parlamento, cui il Governo presenta una relazione periodica.
  Un elemento importante attiene all'aspetto informativo: in proposito, abbiamo sviluppato un sistema informativo integrato, denominato ReGiS, che traccia i dati sull'avanzamento di ogni singolo intervento finanziato dal Piano e dal Fondo complementare, dal punto di vista materiale, finanziario e procedurale. Il sistema ReGiS sarà a regime dal prossimo 30 giugno e nelle prossime settimane potremo assicurare alle strutture parlamentari l'accesso al sistema. Ove vi siano suggerimenti per integrazioni o miglioramenti, siamo aperti a qualsiasi proposta.
  Vi ricordo che nel 2021 - a ciò è dedicato l'allegato II - c'erano 51 obiettivi da conseguire: gli obiettivi riguardano riforme importanti, quali quella degli appalti pubblici, della giustizia, della pubblica amministrazione. Sulla pubblica amministrazione ricordo uno sviluppo recente, ovvero la creazione del Portale di reclutamento InPA e la selezione di 1.000 esperti da assegnare a supporto delle amministrazioni regionali e locali. Questi 1.000 esperti sono già stati assunti, così come sono stati assunti buona parte dei 500 funzionari che erano stati previsti per le amministrazioni centrali. Ne abbiamo assunti al momento 383, poiché ci sono stati vari episodi di defezione, probabilmente dovuti alla concentrazione di molti concorsi pubblici in parallelo, basti pensare a tutti i concorsi che sono stati effettuati per il Ministero della giustizia, con l'assunzione di circa 8.000 esperti. C'è un punto da migliorare e stiamo scorrendo le graduatorie, ma pensiamo di arrivare ai 500 assunti, nonostante qualche episodio di defezione in precedenza ricordato.
  L'anno scorso sono stati effettuati importanti interventi per la digitalizzazione, tra cui quelli che riguardano la semplificazione degli acquisti di beni e servizi per l'informatica, la strategia per lo sviluppo dell'infrastruttura digitale e le nuove linee guida per l'interoperabilità delle banche dati delle pubbliche amministrazioni.
  Tra i progetti di investimento avviati nel 2021 ricordo quello che riguarda le 4.000 piccole e medie imprese assistite dal fondo SIMEST per l'internalizzazione delle filiere produttive, nonché una serie di interventi a sostegno del settore turistico e il lancio delle manifestazioni di interesse per progetti di interesse europeo, i cosiddetti IPCEI, in particolare quelli relativi all'idrogeno e alla microelettronica.
  Per il 2022 abbiamo nel complesso 100 obiettivi nei due semestri, a cui è legata l'erogazione di quasi 46 miliardi di euro. Rispetto al 2021, cresce il numero degli obiettivi quantitativi, che erano due nel 2021 e diventano diciassette nel 2022. Nel 2022 cresce molto il ruolo degli enti locali, e qui vi è uno dei temi più complessi dell'attuazione - come sappiamo tutti - del Piano: è importante che gli enti dispongano, sia nella fase di progettazione che nella fase di attuazione delle iniziative, di competenze adeguate. Ricordo che è stato appena istituito il Tavolo di monitoraggio delle misure per rafforzare gli enti locali, coordinato congiuntamente dal Dipartimento della funzione pubblica e dal Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie, a cui il Ministero dell'economia e delle finanze contribuisce. Credo che il Pag. 6ruolo di questo Tavolo sarà molto importante.
  Nel primo semestre 2022 abbiamo 45 obiettivi - undici dei quali riguardano il Ministero della transizione ecologica - per una rata di 24 miliardi di euro. Di questi 45 obiettivi, due sono stati già conseguiti e riguardano l'approvvigionamento idrico e la pianificazione strategica portuale.
  Tra le riforme di questo semestre ricordo la legge delega per gli appalti pubblici, la riforma delle carriere dei docenti e il piano di riorganizzazione dell'assistenza sanitaria a livello territoriale.
  Nel secondo semestre abbiamo 55 obiettivi, tra cui ricordo l'esigenza di mettere a punto la legge annuale per il mercato e la concorrenza, la riforma della giustizia tributaria e una serie di obiettivi quantitativi che vanno, ad esempio, dalle 300 borse di studio a giovani ricercatori ai 250 centri per l'impiego. Abbiamo, inoltre, tutta una serie di appalti molto importanti che riguardano vari ministeri.
  Al momento, se guardiamo all'avanzamento finanziario del Piano, abbiamo sostenuto finora spese per 5,3 miliardi di euro, di cui 2,5 miliardi riguardano il settore ferroviario. Questi fondi finora erogati riguardano progetti che erano preesistenti al Piano, ovvero progetti che stavano nella legislazione precedente il Piano e che il Piano stesso provvede ora a finanziare. Anche nel 2022 finanzieremo soprattutto questo tipo di progetti: vi ricordo che il Piano finanzia progetti di questo tipo per 51 miliardi di euro, in larga parte riferiti al 2021 e al 2022, mentre poi, via via nel corso del 2023 e ancor più nel 2024, si passa ai progetti nuovi.
  Uno degli allegati elenca, come detto, i bandi e gli avvisi finora avviati, che sono in tutto 149 per quasi 56 miliardi di euro; di questi, 65 bandi sono ancora aperti per circa 40 miliardi di euro. Tra i bandi più importanti vi sono quelli che riguardano la presentazione da parte dei comuni delle proposte per realizzare asili nido e scuole.
  Per quanto riguarda l'impatto territoriale del Piano – conosciamo tutti l'obiettivo che destina il 40 per cento delle risorse al Mezzogiorno – al momento nei provvedimenti già adottati dalle amministrazioni il 45 per cento delle risorse finora attribuite, tra quelle che possono essere territorializzate, è rivolto a regioni del Mezzogiorno.
  Quali sono le misure a sostegno e a supporto dell'attivazione delle procedure? Nel testo che vi lascio le elenchiamo più estesamente, in questa sede mi limito a ricordare l'assistenza tecnica, il supporto di tipo giuridico, il supporto alla predisposizione di capitolati di gara, la presentazione e progettazione di progetti, la selezione di esperti. Ricordo, altresì, che gli enti locali possono avvalersi di una serie di fondi già resi disponibili, così come è previsto il ruolo di sostegno da parte della CONSIP.
  Quanto al monitoraggio, che trovate descritto nella memoria che vi lasciamo, vi è il ruolo importante del sistema ReGis, che è inteso essere come una piattaforma centralizzata che sarà interoperabile col sistema CUP attivo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, che attribuisce un codice che identifica in maniera univoca ciascun progetto di investimento pubblico. Sarà interoperabile anche con il sistema SIMOG dell'Autorità nazionale anticorruzione, che è quello che attribuisce un codice ai contratti pubblici, e col sistema della fatturazione elettronica.
  In questa agenda per il 2022 vi ricordo brevemente che anche il Ministero dell'economia e delle finanze ha alcune scadenze; in particolare, sul lato dell'amministrazione fiscale vi è l'obiettivo di rendere pienamente operativa la banca dati per quanto riguarda le dichiarazioni IVA precompilate, rispetto a cui è in corso una sperimentazione rivolta a 2 milioni di contribuenti. Vi è poi il potenziamento della banca dati utilizzata per le lettere di conformità, con l'obiettivo di ridurre l'incidenza degli errori. Vi è inoltre uno sviluppo connesso al processo di pseudonomizzazione dei dati sensibili per le verifiche catastali, che è quello che vuole impedire l'identificazione dell'individuo attraverso i suoi dati. Vi è anche, entro il mese di giugno di quest'anno, l'adozione del primo decreto interministeriale di riparto delle risorse in favore delle province e delle città Pag. 7metropolitane secondo il nuovo meccanismo perequativo basato sui fabbisogni standard e sulla capacità fiscale. Sul lato della spesa pubblica, vi è l'impegno a intraprendere una revisione annuale della spesa per il periodo 2023-2025, con un potenziamento degli strumenti di analisi del Ministero dell'economia e delle finanze. Un punto importante prevede che, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, entro il 31 maggio prossimo vengano attribuiti ai ministeri obiettivi di spesa per il triennio 2023-2025 e che a dicembre si produca una relazione sui risultati conseguiti.
  Per concludere, è ovvio che il Piano rappresenta una sfida complessa, soprattutto in relazione ai tempi della sua attuazione: la nostra esperienza nella realizzazione di opere pubbliche, vuoi con risorse nazionali, vuoi con risorse europee, non è soddisfacente per quanto riguarda i tempi. Da qui l'esigenza di rafforzare la capacità tecnica e amministrativa degli enti pubblici, di predisporre procedure più snelle e di avere, in alcuni casi, personale più specializzato, che a volte manca nelle pubbliche amministrazioni, basti pensare a tutta la dimensione dell'informatica. Ci stiamo attivando su più fronti per monitorare gli sviluppi nella realizzazione del Piano. Credo che dobbiamo, sia dal lato del Governo sia dal lato del Parlamento, seguire costantemente le varie filiere del Piano e valutare quanto accade, intervenendo, se del caso, per apportare correzioni. Il sistema di monitoraggio ReGiS, di cui vi dicevo prima, dovrebbe aiutarci a monitorare sia i ritardi sia i problemi aperti.
  Un tema importante che riguarda il Piano, ma non solo, è quello della capacità del settore delle costruzioni di adattarsi a un volume di lavori che sarà molto superiore rispetto a quello degli scorsi anni, giacché proveniamo da una lunga fase in cui l'attività del settore delle costruzioni si era ridotta. Ovviamente vi è una pressione che giunge dalla parte privata delle ristrutturazioni, mentre dal lato pubblico già da alcuni anni osserviamo una spesa pubblica per infrastrutture crescente. L'attuazione del Piano contribuirà a un'ulteriore crescita. Stiamo comunque stanziando, a margine del Piano, molte risorse per opere pubbliche, anche a livello nazionale. È importante che il settore delle costruzioni si consolidi, acquisendo un numero di imprese e una dimensione delle stesse in grado di effettuare stabilmente un volume di lavoro più elevato di quello svolto in anni passati. È importante dare al settore il segnale che, anche dopo il Piano, la programmazione delle infrastrutture proseguirà e che quindi non vi sono quattro o cinque anni di lavoro molto intenso a cui possa seguire una fase di carenza di attività. Il segnale che dobbiamo dare, stanziando fondi anche per il periodo successivo al 2025-2026, è che il settore deve consolidarsi per restare forte anche più a lungo.
  Un altro problema aperto è quello delle materie prime, del costo dell'energia e di come questo impatti sulla realizzazione delle opere del Piano. Ovviamente vi è molta incertezza su quanto a lungo il prezzo dell'energia resterà elevato e sull'andamento della dinamica del costo delle materie prime. Credo sia ancora presto per avere delle quantificazioni specifiche, però dobbiamo essere consapevoli che vi è un problema rilevante e dobbiamo essere pronti a vedere come affrontare questo problema, se tale livello di prezzi restasse alto. La normativa europea prevede una procedura di revisione dei contenuti del Piano, ove sopraggiungano fattori tali da rimettere in discussione gli obiettivi del Piano stesso. Questa è una questione di cui essere consapevoli anche per intervenire nei prossimi mesi, ma che al momento credo sia di difficile quantificazione. Mi fermerei qui, ringraziando nuovamente il presidente.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, Ministro. Procediamo ora con gli interventi. Avverto che, avendo un tempo limitato, ci sono più interventi per gruppo, quindi ai primi chiederei la cortesia di non occupare tutto il tempo riservato al gruppo.

  DARIO STEFANO, presidente della 14a Commissione del Senato della Repubblica. Innanzitutto volevo ringraziare il Ministro di questa relazione che, ad un primo Pag. 8sguardo, mi sembra essere abbastanza dettagliata e risolve alcuni elementi di criticità che noi avevamo evidenziato alla sottosegretaria Guerra nella fase iniziale di esame della Relazione assegnata e che riguardava proprio la necessità di avere un monitoraggio più puntuale. Le schede che avevamo visionato ci sembrava che avessero determinate falle, gli allegati non li abbiamo ancora visti ma immagino che anche quelle nostre sollecitazioni siano state acquisite.
  Velocemente le voglio dire due cose. La prima riguarda il tema del supporto alle amministrazioni locali. Arrivati alla fase attuativa, anche dalla sua relazione vediamo che quella difficoltà di mettere a disposizione competenze e risorse umane a favore delle amministrazioni locali probabilmente va superata, perché i bandi sono in emanazione e abbiamo la necessità di farvi partecipare attivamente le amministrazioni. In questo senso, una sollecitazione che ho trovato necessario sottoporre direttamente alla Cabina di regia della Presidenza del Consiglio dei ministri è la seguente: non sarebbe possibile avere in maniera preventiva un cronoprogramma rispetto all'emanazione dei bandi? Immaginiamo queste amministrazioni locali, soprattutto quando sono comuni non di grande dimensione, che si trovano a inseguire giorno per giorno l'emanazione di bandi senza essere in grado di preparare la loro struttura a partecipare. Se si potesse avere la possibilità di un cronoprogramma che dia un timing in maniera preventiva in modo che tutti i comuni si possano organizzare, io credo che aiuteremmo una migliore partecipazione.
  Concludo su un tema che mi sta particolarmente a cuore, quello del Mezzogiorno. Nella sua esposizione lei, con molta puntualità, ha messo in evidenza come anche la disponibilità così consistente di risorse risponde all'esigenza di risolvere questa divergenza territoriale. Dobbiamo monitorare bene l'attuazione dei bandi, perché a me risulta - e abbiamo già una serie di contenziosi che si preannunciano - che alcuni bandi non rispetterebbero la clausola del 40 per cento. Siccome abbiamo una norma, la mia grande preoccupazione è che si possa alimentare un contenzioso che metterebbe a rischio la realizzazione delle procedure attuative. C'è la necessità di immaginare un controllo più stringente sull'emanazione dei bandi, affinché abbiano caratteristiche e requisiti che ci consentano di rispettare quella clausola stabilita normativamente. Qualsiasi amministrazione dovesse ricorrere anche solo davanti a un Tribunale amministrativo rischierebbe di bloccare la procedura e quindi di farci accumulare ritardi nella fase di attuazione. Parlo per il Senato: guarderemo con attenzione gli allegati e ho apprezzato molto questa sua disponibilità a ricevere contributi per migliorare un'azione di monitoraggio che io apprezzo sia stata già avviata in questa dimensione.

  FRANCESCA TROIANO. Ministro, in queste settimane di interlocuzione con sindaci, imprenditori, operatori economici e associazioni delle aree interne ho recepito le criticità relative all'attuazione della prima fase del PNRR, che quindi mi accingo ad esporre. La prima falla che mi hanno manifestato è il nesso tra lo spazio e la qualità della vita delle persone, che richiederebbe politiche differenziate nell'organizzazione dei servizi. La seconda è la questione cruciale del rapporto tra investimenti e spesa corrente. Senza tenere conto di questo elemento, si rischia di investire in progetti che poi non reggeranno in fase gestionale e quindi non saranno in grado di durare nel tempo, come del resto è già avvenuto in alcuni casi. Riuscirà il PNRR nell'intento di ridurre questi divari territoriali? La sua attuazione sarà ancorata alla lettura delle reali condizioni di disagio dei paesi e delle campagne ubicati nelle aree interne dell'Italia? La mia sensazione è che si sia eccessivamente presi innanzitutto dalla necessità di spendere e spendere al più presto, più che dall'elaborazione di una vera e propria strategia di intervento. Si tratta, cioè, di un programma calato dall'alto, piuttosto che di una pianificazione partecipata dal basso, di fatto smentendo e rendendo così meno credibile l'impegno profuso negli ultimi anni con la Strategia nazionale per le aree interne (SNAI) in decine di aree Pag. 9italiane. Un primo segnale arriva dal bando emanato per la presentazione di proposte di intervento volte alla rigenerazione culturale e sociale dei piccoli borghi storici da finanziare nell'ambito del PNRR. Un avviso pubblico chiama i comuni sotto i 5.000 abitanti a presentare rapidamente i progetti, entro un termine inferiore ai tre mesi, vale a dire entro il 15 marzo, quindi difficilmente raccordati a strategie coerenti di rinascita territoriale o ad altre metodologie partecipative delle comunità locali. La sensazione è che il PNRR, nonostante l'enfasi sulla digitalizzazione, riproponga comunque logiche vecchie e consolidate e che, in sostanza, sia privo di una visione strategica dei progetti dal punto di vista ambientale e paesaggistico e di una metodologia partecipativa, senza la quale i progetti stessi si riveleranno interventi episodici. Credo che tali rilievi sono molto importanti nell'ottica di assicurare che il PNRR sia veramente utile alle aree interne del nostro Paese, che davvero hanno la necessità di un riequilibrio territoriale e di una maggiore coesione sociale, come l'Unione europea ci richiede.

  PAOLO TRANCASSINI. Ringrazio il Ministro per questa audizione. Prendo spunto della sua disponibilità all'aggiornamento costante per fare subito una considerazione che ho più volte svolto in Commissione bilancio. È chiaro che il monitoraggio, anche per il fatto che coinvolge il Parlamento, debba avere il requisito della tempestività; se noi abbiamo dei dati per fine novembre e poi finiamo per parlarne quasi a fine febbraio, credo che questo requisito venga svilito. A noi il compito di sottolineare alcuni segnali di allarme che lei ha sfumato, ma che noi abbiamo il dovere di argomentare. Il monitoraggio è una parte importante del negoziato con la Commissione europea: è stato più volte chiesto un monitoraggio costante, un presidio continuo su questi progetti, ma – come lei ha detto, seppure in maniera sfumata – questo meccanismo complesso di monitoraggio non è andato a sistema. Avete messo a disposizione questo servizio informatico ReGiS, ma comunque in questo momento i dati vengono inseriti a mano. Ciò determina un margine di errore molto, molto alto che credo debba destare più di qualche preoccupazione.
  La seconda osservazione è che arriva a noi comunque un'estrema polverizzazione degli interventi, noi diciamo anche per colpa del carattere estremamente composito della attuale maggioranza parlamentare. Al netto di questa polverizzazione degli interventi, forse il Piano non si coniuga con l'esigenza di creare reddito e sviluppo, anche se noi siamo la Nazione che si indebita di più. Volevo sapere se anche lei ha la sensazione che stiamo dando più bonus ai padri che non servizi e opportunità ai figli, come invece dovrebbe avvenire.
  Anche sul tema della semplificazione lei ha sfumato, ma il sistema di appalto, cioè la semplificazione, è di là da venire; oltre al tema del personale, che comunque è un tema in questo momento che dà più di qualche preoccupazione, c'è questo sistema di semplificazione che ancora non va a regime. Se sono confermate le ipotesi che noi abbiamo fatto, dovremmo avere un sistema, seppure al netto di quello che sarà semplificato, per il 1° gennaio 2024: lei comprenderà, signor Ministro, che pensare di appaltare nel 2024 e vedere inaugurate le opere nel 2026 diventa un po' problematico. Per ultimo, anche su questo lei ha sfumato, noi oggi abbiamo registrato la grande preoccupazione del presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, che dice che con i costi dei materiali e dell'energia lievitati in questo modo si rischia di andare fuori strada con il PNRR: questa non è una ipotesi che deve essere confermata. Credo che su questo dovremmo ragionare già da adesso e intervenire immediatamente.

  MARCO MAGGIONI. Signor Ministro, la ringrazio per la sua relazione, che è decisamente puntuale e affronta in modo preciso lo stato di avanzamento dell'applicazione del Piano. Credo che però si debbano, in questa sede, anche affrontare i temi che ci arrivano dagli enti locali, in particolare dai comuni. I comuni ci stanno dicendo che c'è una grossa difficoltà da parte loro nel riuscire a partecipare ai bandi, proprio per la presenza di strutture inadeguate a promuovere progetti legati a risorse così ingenti.Pag. 10
  Un'altra criticità che ci arriva sempre dai comuni – lei ne ha fatto cenno nel suo intervento – è rappresentata dal numero insufficiente di imprese disponibili a partecipare alle gare, ciò sia per le dimensioni delle imprese sia anche, soprattutto in una situazione contingente come quella attuale, per la dinamica dei prezzi delle materie prime.
  Un altro tema che potrebbe impattare pesantemente sul bilancio dello Stato è quello relativo ai lavori che verranno iniziati dai comuni, i quali ultimi, tuttavia, non riuscendo a terminare in tempo utile gli stessi, non vedranno l'erogazione dei fondi del PNRR. La domanda che le pongo è dunque la seguente: chi pagherà i lavori non terminati in tempo utile? Li pagheranno i comuni? Io non credo, perché, vedendo la mole di risorse che sono nominalmente messe a disposizione, credo che molti comuni finiranno in dissesto, perché stiamo parlando di lavori del valore di milioni di euro anche per comuni che hanno normalmente un bilancio con risorse molto più ridotte rispetto a quanto hanno chiesto nei bandi cui hanno partecipato.
  C'è poi oggi un problema legato alla capacità dei comuni di chiudere i bilanci di previsione. Bene ha fatto il Governo, anzi benissimo, nel differire la data ultima per la presentazione dei bilanci, ma oggi noi qui stiamo parlando di investimenti, mentre i comuni hanno grandi difficoltà soprattutto sulla parte corrente, anche per gli ingenti costi legati all'energia. Oggi la situazione è questa. Rischiamo di avere un numero sempre maggiore di comuni che rischiano di andare in pre-dissesto o addirittura in dissesto in aree del Paese in cui fino a pochi anni fa gli enti locali riuscivano a chiudere tranquillamente il bilancio di previsione. Questo è un allarme che le lancio ed è quello che ci arriva dai comuni.

  STEFANO FASSINA. Ringrazio il Ministro per l'esposizione e per i testi che poi leggeremo con attenzione.
  La prima domanda riguarda un punto sul quale sono intervenuto anche in occasioni precedenti. È il profilo della spesa pubblica. Forse esagero – e spero che sia così – però sono un po' preoccupato dal profilo della spesa corrente, comprensivo dell'effetto della spesa aggiuntiva determinata dagli investimenti che si vanno a realizzare. Tutto questo avviene in una prospettiva in cui, come è indicato nei documenti di finanza pubblica, si va verso un aumento dell'avanzo primario. Vorrei chiederle se, nel Documento di economia e finanza che il Governo presenterà tra qualche settimana, sia possibile avere un quadro di finanza pubblica nel quale sia inclusa la spesa corrente aggiuntiva connessa agli investimenti che si vanno a realizzare con le risorse del PNRR, perché per quanto mi riguarda questa rimane una questione aperta. Se potessimo trovare una qualche proiezione sotto varie ipotesi, sarebbe decisamente utile e confortante.
  Il secondo punto riguarda la ripartizione territoriale. C'è un problema sulla destinazione alle aree del Mezzogiorno del 40 per cento delle risorse – ne abbiamo parlato anche oggi al question time con lei alla Camera –, che alcune amministrazioni non stanno rispettando, dunque volevo anche capire se il monitoraggio riesce ad anticipare effetti incoerenti rispetto alle norme. C'è un problema di indicatori: ad esempio, l'Ufficio parlamentare di bilancio ha messo in evidenza come il bando per gli asili nido faccia riferimento a medie regionali, che non sono proprio l'indicatore migliore per un servizio che va a realizzarsi a livello comunale. Quindi volevo capire in che modo il monitoraggio interviene nei processi.
  La questione fondamentale mi pare sia quella – come evidenziato anche da altri colleghi – della capacità amministrativa, in particolare degli enti locali del Mezzogiorno, perché finora abbiamo fatto la parte facile, come lei ha ricordato. Abbiamo speso o stiamo spendendo su progetti in essere. Non entro nel merito, il problema lo conosce meglio di me. Ritengo che bisogna attivarsi per interventi sostitutivi da parte dell'amministrazione centrale, altrimenti temo che la sola assistenza tecnica o le sole maggiori risorse umane, tenuto conto dei tempi e della necessità di apprendimento, non consentiranno di utilizzare le risorse. Quindi quella ripartizione – che già è difficilePag. 11 conquistare sulla carta – poi nell'utilizzo effettivo delle risorse stesse rischia di venire meno e di allargare i divari territoriali, invece che ridurli.
  Da ultimo, mi colpisce un punto che lei ha ricordato: ci ha preannunciato un decreto interministeriale per ripartire le risorse di province e città metropolitane secondo il criterio dei fabbisogni standard e della capacità fiscale, quindi forse mi devo essere perso qualcosa. Volevo capire se c'è stato un avanzamento nella definizione dei fabbisogni standard e della capacità fiscale o se la conosceremo nel decreto che andrete a emanare per la ripartizione.

  ROBERTO PELLA. Signor Ministro, innanzitutto la ringrazio anch'io, come è stato evidenziato da alcuni colleghi, per la sua illustrazione e per la tempestività delle risposte che sono arrivate al Parlamento, anche per quanto riguarda le esigenze e le istanze che provengono dal territorio. Ma in modo particolare mi vorrei soffermare, come ha fatto il collega Maggioni, su alcuni temi che riguardano gli enti locali. Il Tavolo di monitoraggio delle misure per rafforzare gli enti locali, che lei ha citato e che domani si insedierà alla presenza del Ministro Brunetta nell'ambito del Ministero per la pubblica amministrazione, credo che sia importante e fondamentale, perché affronterà quelli che sono i temi tecnici, ma sarà anche un importante strumento di monitoraggio per raccogliere le varie difficoltà che via via emergeranno. Al di là delle grandi città, soprattutto per i medi e piccoli centri avere un Ministero come quello per la pubblica amministrazione, che fa da collante con i vari dicasteri, diventa importante. Lo dico perché i comuni hanno avuto un'ottima esperienza con quello che è stato il Tavolo di monitoraggio durante la pandemia. Ritengo che potremo andare avanti insieme, passo dopo passo, con tutti i livelli di governo. In merito a ciò, le chiedo se potranno essere previsti strumenti molto agili e flessibili per intervenire in maniera rapida e puntuale sulle criticità che emergeranno.
  Un tema che è stato posto anche nei vari incontri formali o informali che avete avuto con comuni, province e regioni è quello degli anticipi di cassa, un tema per il quale molte volte non si è trovata una soluzione e che – come lei ben sa – in modo particolare nei piccoli e medi comuni diventa essenziale, perché altrimenti si rischia di non poter partecipare ai bandi, proprio perché manca questa copertura. Le chiedo di considerare questo tema e di affrontarlo per trovare una soluzione. In merito a questo vorrei anche chiederle come possiamo immaginare che questo Tavolo possa dotarsi per diventare un vero e proprio front office rispetto alle amministrazioni locali.
  Un secondo quesito riguarda la criticità dei tempi. Da un lato stiamo assistendo a una marcia costante e direi molto fruttuosa, come lei all'inizio dell'audizione ha dichiarato, avendo l'Italia raggiunto tutti gli obiettivi prefissati. Dall'altro lato, però, visto che abbiamo sentito parlare di co-progettazione, partecipazione e ascolto dell'istante, è evidente che questi processi per propria natura sono molto lunghi e molte volte non si accordano con le scadenze richieste. Le chiedo se, secondo lei, possiamo, anche in questo caso, immaginare delle soluzioni di compromesso con l'obiettivo che le soluzioni, e quindi i progetti, abbiano il massimo impatto possibile.
  Un ultimo tema, che abbiamo affrontato anche in sede parlamentare nell'esame di vari provvedimenti, in modo particolare, ma non solo, con il decreto-legge n. 228 del 2021, recante la proroga di termini legislativi, e con la mozione sulla rigenerazione urbana, riguarda l'indice di vulnerabilità. Lei ha sottolineato come circa il 45 per cento dei bandi sono andati al Sud, che nella prima formulazione si arrivava a una copertura per il Sud del 58 per cento e che, con il rifinanziamento degli altri 905 bandi, si arriva a un equilibrio, con un 43 per cento al Sud, un 35 per cento al Nord e un 26 per cento al Centro. Vorrei chiederle se, secondo lei e, naturalmente, secondo l'indirizzo del Ministero che presiede, si possano modificare tali criteri o, meglio, definire parametri diversi, perché obiettivamente rischiamo che rispetto a tutti i vari bandi si registrino forti difficoltà, in modo particolare nei comuni del Nord, nel poterviPag. 12 accedere. Volevo capire quella che è la vostra previsione, soprattutto circa la direzione verso la quale intendete muovervi.

  LUCIANO D'ALFONSO, presidente della 6ª Commissione del Senato della Repubblica. Signor Ministro, le rivolgo anche da parte mia un ringraziamento consapevole, sincero. Apprezzo sempre anche la civiltà con la quale lei espone e si mette nella posizione di ascolto. Magari fosse una caratteristica di tutti coloro i quali hanno un ruolo pubblico in questa stagione straordinaria. Davvero, il mio ringraziamento è motivato.
  Faccio tre osservazioni, Ministro. In primo luogo, stiamo introducendo risorse umane aggiuntive all'interno di un ordinamento della pubblica amministrazione che, con uno stupidario, negli anni passati abbiamo reso priva delle necessarie immissioni di personale. Dopo che per tanti anni abbiamo bloccato le pubbliche amministrazioni, oggi ci troviamo nella condizione di dover immettere velocemente. Bene questa immissione, bene le procedure accelerate. Io aggiungo, Ministro: facciamo in modo che coloro i quali già ci sono vengano contrattualmente riconosciuti per il lavoro straordinario che dovranno accompagnare. La prestazione della pubblica amministrazione non è una prestazione di arredamento per quanto riguarda gli obiettivi da raggiungere; sarà la funzione pubblica – si chiamava una volta Palazzo Vidoni –, sarà il lavoro della funzione pubblica che consentirà alle risorse di atterrare, di essere cantierate e di raggiungere gli obiettivi. C'è bisogno di superare l'ipocrisia della remunerazione di grande parte del personale della pubblica amministrazione. Un funzionario che prende tra i 1.400 e i 1.700 euro deve essere supportato e riconosciuto per mettere firme su atti, perizie, progetti e procedure che hanno l'impegnatività che lei più di tutti noi – come anche un mio collega parlamentare, che è responsabile unico del procedimento (RUP) di un ente locale della Lombardia – sa bene cosa sia. Quindi, occorre un riconoscimento contrattuale, per evitare di farlo all'ottantanovesimo minuto.
  In secondo luogo – e lei, signor Ministro, sa che di questo abbiamo parlato pure in colloqui sempre sostanziali, anche frontali – il monitoraggio, la rendicontazione e il controllo vanno bene. Serve però anche inaugurare una nuova stagione di attività dei soggetti deputati ad aiutare, a facilitare, a prendere in carico. L'istituto di istruzione superiore "Luigi di Savoia" di Chieti, per il ritardo nell'ottenimento di un parere da parte di un ente terzo, ha sforato di sette giorni rispetto alla regola di un bando. È chiaro che, se lì ci fosse stato un facilitatore che spiegava a un ministero che non voglio citare – è un ministero che molte volte si coccola all'interno della comodità dei ritardi, dell'estraneità, dell'esternalità –, noi avremmo assicurato il rispetto dei tempi nell'ottenimento di quel parere. Quel parere, ottenuto nei tempi, faceva in modo che ci fosse efficacia. La parola "efficacia" non è una qualsiasi dicitura, bensì evoca la chiamata in causa di tutti. Qui siamo in una guerra attiva, non nella guerra rumorosa e spero non dannosa di cui scrivono i giornali. Mi auguro che questa mobilitazione collettiva davvero coinvolga tutti , convochi tutti.
  E giungo alla terza osservazione: coloro i quali portano avanti le procedure fino alla scelta del contraente e poi alla conclusione dell'opera pubblica o di pubblica utilità si chiamano responsabili unici del procedimento (RUP). I RUP sono numericamente carenti nelle pubbliche amministrazioni. Facciamo in modo che, se, ad esempio, presso il comune di Rieti non sono presenti in numero sufficiente, possano essere assunti a tempo per quell'obiettivo anche nel perimetro del libero mercato attingendo da appositi elenchi. Già chiamiamo i direttori dei lavori, già chiamiamo gli ispettori di cantiere, già chiamiamo gli arbitri, i collaudatori, perché non è possibile pensare anche questo? Lei fa il Ministro dell'economia e delle finanze in una compagine di Governo in cui i principali collaboratori dei ministri sono tra i migliori giusdicenti, giuscriventi e realizzatori di corsi di formazione, per quanto riguarda la funzione pubblica, apprezzati in sede europea. Perché non coniugare quelle consapevolezze per Pag. 13trovare soluzioni a problemi concreti che già sono in esercizio di patimento nella pubblica amministrazione italiana? I RUP vanno cercati anche nel perimetro della libera professione, come facciamo nelle stagioni straordinarie, quando dobbiamo reagire alle demolizioni dei terremoti. Lì si fa, perché dobbiamo aspettare che si arrivi a una decadenza distruttiva per usare strumenti straordinari?
  Un'ultima annotazione, Ministro: queste risorse conosceranno nella scelta del contraente dei ribassi, dal momento che non c'è opera pubblica che non venga assegnata con un ribasso, da una percentuale minima a una percentuale rilevante. Tanti anni fa, in una nuova stagione di grandi risorse finanziarie, uno strumento di programmazione economica del Paese conobbe la famosa formula della nota aggiuntiva, con la quale si allocarono risorse rivenienti per evitare di ricominciare da capo. È immaginabile che le risorse derivanti da economie di ribasso vadano a colpire positivamente gli obiettivi di una nota aggiuntiva, per fare in modo che i 15, forse 13, forse 18 miliardi di euro di economia trovino già da adesso un allineamento con obiettivi strategici?
  Mi permetto di concludere: noi abbiamo risorse finanziarie adeguate, risorse normative che si stanno adeguando, risorse umane che stiamo trovando, risorse tecnologiche che si stanno determinando, ma la risorsa tempo sarà implacabilmente contro di noi. Facciamo per tempo tutto quello che deve essere fatto prima, compreso allocare le ipotesi di economie. Ci sono sindaci nel nostro Paese — non li voglio citare perché sono di diverse formazioni, ma ce ne sarebbero tanti — che usano fare questo: prefigurano le collocazioni delle risorse in anticipo per evitare che la programmazione sia una liturgia di sei mesi in sei mesi. Poiché io so che lei sta facendo un grande servizio al Paese, dedicando la sua téchne alla qualità della decisione pubblica, su questo la invito a fare una riflessione con i suoi collaboratori.

  VANESSA CATTOI. Innanzitutto ringrazio anch'io il Ministro Franco per la sua puntuale relazione e colgo lo spunto – che è stato già trattato da parte di alcuni colleghi – per partire soprattutto dalle esigenze dei nostri sindaci.
  Mi è capitato di confrontarmi direttamente con alcuni di loro e la richiesta che viene fatta a più voci è stata in parte già accolta, perché comunque ho visto che il sito Italia Domani è stato fortemente implementato con la possibilità di filtri, che permettono di avere ad oggi anche uno status del bando in programma, in corso o scaduto e quindi di conoscere anche la programmazione futura. Questo attualmente c'è, rispetto a qualche mese fa. Quindi ringrazio per questa implementazione, che è molto apprezzata da parte dei sindaci.
  I sindaci però chiedono anche la possibilità di avere una maggiore flessibilità, così come è stata richiesta anche da altri colleghi, soprattutto per quanto riguarda i sindaci dei comuni meno strutturati, quindi i comuni più piccoli. I sindaci chiedono una flessibilità per l'assunzione degli incarichi professionali, soprattutto per avere la possibilità di partecipare ai bandi. Il loro vincolo è dettato dal fatto che dovrebbero indire dei bandi per le assunzioni a termine, per avere il personale professionale che gli permetta di partecipare ai bandi. Loro chiederebbero invece la possibilità di affidare incarichi diretti ai professionisti, limitatamente ai bandi del PNRR. Questo per loro sarebbe molto vantaggioso, perché potrebbero quanto meno partecipare, altrimenti solitamente si trovano con tempi così ristretti che, laddove non dispongano già di personale interno, sono veramente in difficoltà a poter accedere ai bandi stessi, oltre poi a seguirne le fasi successive.
  Vorrei portare anche un altro spunto di riflessione, che riguarda soprattutto le professionalità che vengono richieste con il PNRR. Secondo il mio punto di vista, non dobbiamo puntare sulla quantità di personale che dobbiamo assumere e mettere in campo, ma piuttosto sull'immediata operatività di queste professionalità, quindi forse è giunto il momento di svolgere una riflessione pro futuro per cercare di sviluppare anche dei percorsi universitari ad hoc, per cercare, in altri termini, di creare quelle figure professionali che sempre più possanoPag. 14 inserirsi con competenze specifiche nella gestione dei bandi europei. Ritengo che i bandi europei saranno il futuro per la pubblica amministrazione, quindi è necessario creare figure professionali adeguate. Ad oggi mi dicono che, anche all'interno delle amministrazioni pubbliche, nonostante la possibilità di questa mole di assunzioni che è stata riconosciuta anche da parte degli ultimi provvedimenti che abbiamo deliberato in Parlamento, si riscontra una scarsa competenza puntuale e specifica nella gestione dei bandi europei. Quindi, magari pro futuro, porto uno spunto e una provocazione anche per cercare di prevenire quelle che potrebbero essere esigenze non solo immediate, ma anche future.
  Richiamo l'attenzione su un ultimo aspetto, legato alla modifica dell'indice di vulnerabilità elaborato dall'ISTAT: come già richiesto dal collega Pella, ritengo sia fondamentale dare la possibilità di modificare questo indice, perché se è vero che il Piano nazionale di ripresa e resilienza deve cercare di andare a sanare il gap territoriale, che comunque attanaglia il nostro Paese, è anche vero che le regioni del Nord Italia devono comunque tenere il passo con le principali capitali e i principali comuni europei, quindi è giusto che venga data loro questa possibilità, che altrimenti verrebbe loro negata se continuiamo a inserire questo indice di vulnerabilità come criterio determinante per la redistribuzione delle risorse territoriali.

  DAVIDE ZANICHELLI(intervento da remoto). Grazie, Ministro. Mi associo a una preoccupazione, che già oggi in queste Commissioni è emersa, relativa all'aumento dei prezzi delle materie prime e dell'energia, che ha cominciato a manifestarsi a cavallo fra l'anno passato e quello in corso. Per il Piano nazionale di ripresa e resilienza – concepito tra il 2020 e il 2021 in condizioni in cui l'inflazione non c'era o era estremamente contenuta – l'incremento dei prezzi, che accompagnerà non solo le materie prime – e da lì la preoccupazione – ma probabilmente anche altri elementi necessari per l'espletamento dei progetti contenuti nel Piano, determina anche una sorta di frizione per quanto riguarda la pubblicazione dei bandi e la partecipazione agli stessi da parte degli enti attuatori. A questa situazione, che comunque avevamo anche evidenziato a inizio mese nell'interpellanza presentata con la collega Martinciglio, si aggiungono anche le attuali tensioni internazionali, che contribuiscono - e questo lo sappiamo - a un ulteriore stress dei prezzi delle materie prime.
  A questo lei ha fatto cenno, però avrei piacere che potesse dire qualcosa in più. Comprendo perfettamente che su un Piano definito attraverso una cornice internazionale non sia semplice intervenire, però è chiaro che le chiavi di intervento di questo Piano debbono potersi adeguare ad incrementi dei prezzi che, nell'arco dei sei anni, possono essere decisamente alti, perché si tratta di un'inflazione che potrebbe essere del 5 o 6 per cento, specialmente per i primi anni, ma anche per gli anni successivi, e determinare incrementi che probabilmente potranno risultare a doppia cifra, con effetti di miliardi di euro su tutto il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Su questo avrei piacere di ascoltare qualche considerazione in più, soprattutto per rassicurare gli enti attuatori, che in questo frangente sono preoccupati rispetto a quello che dovranno mettere in campo. Sono per lo più sindaci, ma non solo, poiché ci sono anche autorità e agenzie e, in generale, molti professionisti, che di questa situazione sono assai preoccupati. La ringrazio ancora per questo momento di confronto.

  ANDREA DE BERTOLDI. Grazie, signor Ministro, per la puntuale relazione che ha svolto. Apprezzo particolarmente un richiamo anche storico, se vogliamo, che lei ha fatto alla necessità di sinergie con il sistema produttivo. Chi ha la passione della storia ricorda come il Piano Marshall nel dopoguerra ha avuto un senso, un significato e un risultato proprio perché si è caratterizzato per la convergenza del denaro pubblico con l'investimento dei privati.
  Signor Ministro, ho sentito gli interventi di miei colleghi, soprattutto di maggioranza, oltre al mio collega di Fratelli d'Italia della Camera dei deputati. Devo dire Pag. 15che su quasi tutto convengo e questo mi preoccupa, non tanto e non solo perché io – che appartengo all'opposizione – concordi con una forza di maggioranza, ci mancherebbe, sono da sempre un costruttivo nell'ottica del pensiero democratico e liberale che mi ispira. Signor Ministro, le criticità che evidenzio e che le sintetizzerò a breve le vedo soprattutto in un'immagine, l'immagine cioè di un Paese che è di fronte alla sfida dei prossimi sei anni o meglio dei sei anni nei quali si trova, compresi nell'intervallo 2021-2026. Io guardo alle considerazioni condivise che hanno fatto i miei colleghi – penso al realismo intellettuale sempre apprezzato del presidente D'Alfonso, soprattutto quando ha fatto riferimento, ad esempio, al riconoscimento del lavoro dei pubblici dipendenti, e a tante problematicità condivise. La mia considerazione, da uomo di impresa e da professionista, è che un'impresa, che ha un progetto di investimento di tre, quattro, cinque, sei anni, e che peraltro normalmente ha tempi di reazione molto più veloci dell'apparato pubblico – e questo è naturale – avrebbe fatto i ragionamenti che noi ora stiamo facendo nel 2020 o nel 2021. Noi oggi, ribadisco, con i tempi di reazione della pubblica amministrazione, quindi più lenti rispetto a quelli della dimensione imprenditoriale, ci troviamo nel 2022, cioè quasi nel mezzo del cammin del PNRR, a fare dei ragionamenti tutti a priori. Signor Ministro, non pensa che siamo in grave ritardo? Vorrei vedere le betoniere muoversi, vorrei vedere i lavori calati nella realtà già oggi, perché siamo nel secondo anno del PNRR. Purtroppo vedo ancora, invece, troppe problematicità, che andavano bene o potevano andare bene un anno, un anno e mezzo fa.
  I temi principali sui quali ho fatto questa premessa riguardano, anzitutto, l'inflazione. Un'inflazione reale che – lei non lo potrà dire, ma credo che dentro di sé converrà con me – oggi tende ad avvicinarsi più alle due cifre che alla cifra unica. Non parliamo poi della crisi russa per la quale si parla nelle prossime 48 ore di un attacco militare già previsto. Comunque sia, c'è l'inflazione e i riflessi che l'inflazione avrà sui prezzari, che già oggi sono al di fuori delle previsioni del PNRR, rappresentano una problematicità enorme. Rischiamo di avere gare già fatte, e soprattutto gare da fare, che non potranno essere coerenti con i prezzari esistenti e questo potrebbe bloccare davvero un PNRR già in ritardo.
  Un secondo aspetto riguarda gli enti locali, in particolare i comuni. Lo hanno già detto quasi tutti i miei colleghi, riferendosi ai comuni, soprattutto ai piccoli comuni, ovvero a quelle realtà che sono destinatarie del 40 per cento circa delle risorse e che saranno determinanti anche per realizzare i progetti affidati direttamente allo Stato. Infatti, quando lo Stato va a calare i suoi progetti nei territori di competenza comunale, deve interfacciarsi ovviamente con le autorizzazioni del singolo comune. Quei comuni – basta ascoltarli nel nostro Trentino, ma anche nel più profondo Meridione – sono ancora disorientati, ci domandano, domandano ai parlamentari, domandano alle persone di riferimento: «Non sappiamo cosa fare, non sappiamo come muoverci». Questa è una preoccupazione reale, signor Ministro, non è il parere di un partito di opposizione, per quanto volenteroso e costruttivo come Fratelli d'Italia.
  Vengo quindi alla questione dei rapporti con i professionisti. Dodici ore fa circa, questa mattina, io ho partecipato a uno dei tanti convegni sulle professioni nei quali vengo chiamato; si trattava, in particolare, del convegno dei geometri, quindi di tecnici che sicuramente si interfacciano con il PNRR. Erano preoccupati a livello nazionale per la mancanza di dialogo, che non hanno avuto e continuano a non avere, e per gli aspetti economici, che ha sottolineato - in riferimento ai dipendenti pubblici - il presidente D'Alfonso, ma che valgono altrettanto per i professionisti, perché il PNRR ha bisogno di professionalità elevate, non del ragazzo di venti anni che è uscito dalle scuole. Ovviamente, questo comporta una remunerazione.
  Dopo il tema dei professionisti, passo agli aspetti burocratici. Anche per quanto concerne la semplificazione, chi mi ha precedutoPag. 16 è già entrato nel tema. Io le chiedo, ad esempio, in relazione al principio Do No Significant Harm (DNSH), volto a non arrecare un danno significativo all'ambiente, cosa pensate di fare per semplificare la vita. ItaliaOggi, un quotidiano tecnico, dedica circa quattordici pagine solamente per cercare di spiegare come si cala nella realtà il citato principio DNSH: ma come può un piccolo comune affrontare questi problemi? Peraltro, in questo principio ambientale si è tenuto conto della crisi energetica? Di una crisi energetica che vede altri Paesi già riattivare il carbone, perché non si riesce a far fronte alle necessità della manifattura? Quindi, nella realizzazione del PNRR come conciliamo questi aspetti?
  Su questi elementi le chiederei, signor Ministro, di darci delle risposte, ma non dimenticando la premessa che ho fatto, cioè che i problemi non li ha sollevati l'opposizione; sono problemi che stiamo sollevando tutti e l'opposizione si preoccupa perché oggi siamo nel 2022 e, come lei ha più volte giustamente ribadito, nel 2026 la partita deve essere chiusa. Sinceramente, ho delle forti preoccupazioni.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XIV COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
SERGIO BATTELLI

  EMANUELA ROSSINI. Grazie, Ministro, per la documentazione che ci ha fornito oggi, che ci permetterà di accompagnare e capire l'iter che sta seguendo l'attuazione del PNRR. Le volevo chiedere se è prevista la possibilità di modificare in corso d'opera la destinazione degli stanziamenti, qualora si arrivasse a valutare la non efficacia di interventi o target per raggiungere gli obiettivi, in particolare rispetto a due delle priorità strategiche trasversali. Se nel corso di un anno o due noi, per esempio, ravvisassimo la mancata inversione di tendenza nel divario tra occupazione maschile e femminile oppure un mancato incremento dell'occupazione giovanile, si potrebbe andare a valutare se gli interventi finalizzati a queste due priorità siano adeguati o meno e, in ipotesi, andare ad alzare quella asticella del 30 per cento, quella soglia cumulativa di occupazione femminile e giovanile o rivedere la scelta di investire 107 miliardi di euro complessivi su un settore, quello delle costruzioni, che non è particolarmente innovativo, proprio per queste due priorità?
  Analogo discorso vale rispetto alla crisi energetica, che si è aggravata. Noi abbiamo fatto il PNRR nel 2021: esistono margini per andare a ridefinire un piano di approvvigionamento energetico sostenibile e quindi modificare qualcosa delle scelte fatte per arrivare a quell'energy mix di cui parlava oggi il Ministro Cingolani?

  GIORGIO LOVECCHIO. Grazie, Ministro, per la sua puntuale relazione. Sarò molto breve. Nella relazione che lei ci ha consegnato, a pagina 29, lei segnala che tra i bandi di maggiore entità finanziaria rientrano gli avvisi per la presentazione da parte dei comuni di proposte per la realizzazione di asili nido e scuole per l'infanzia e per la riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale. Voglio fare questa puntualizzazione. Nell'ultima conferenza stampa che ha fatto il Ministro dell'istruzione, Bianchi, insieme alle Ministre per le pari opportunità e la famiglia e per il Sud e la coesione territoriale, Bonetti e Carfagna, sono stati elencati una serie di progetti che sono rientrati nel PNRR. Si è parlato di amministrazioni locali e ci sono amministrazioni locali commissariate. Io vengo dalla città di Foggia, che è commissariata, e il mio comune non ha infatti presentato alcun bando per la realizzazione di scuole, asili nido o palestre. Noi abbiamo saputo da poco che era in corso la presentazione dei bandi e che alcuni sono stati già ammessi, pertanto avremmo bisogno di un monitoraggio puntuale e dovremmo anche conoscere in anticipo le informazioni, anziché apprenderle da una conferenza stampa. È grave dover rinunciare a diverse centinaia di milioni di euro per una città che conosce problematiche serie, ma penso che oramai i bandi siano chiusi per la presentazione delle domande, essendo il 28 febbraio la data ultima. Chiedo quindi se vi sia un'attenzione particolare o Pag. 17la possibilità di fare rientrare le città commissariate, nelle quali i commissari fanno il minimo indispensabile per la gestione corrente del comune; vorremmo cioè sapere se c'è la possibilità di una riapertura rispetto alla presentazione ultima di un bando per quelle situazioni un po' più critiche, in modo tale da potervi far rientrare quelle amministrazioni che sono rimaste escluse.

  EUGENIO COMINCINI. Grazie, signor Ministro. Anch'io mi soffermo su questioni che riguardano gli enti locali. Come il presidente Stefano, sollecito anch'io l'opportunità di valutare la possibilità di offrire ai sindaci e ai comuni una timeline complessiva dei bandi che usciranno. Essendomi confrontato con numerosi sindaci, è emerso che la fatica che a volte hanno nel predisporre i progetti – per le ragioni che molti altri colleghi hanno evidenziato in ordine al personale – potrebbe almeno in parte essere superata se si sapesse anzitempo che il bando scuola che è in corso adesso poi si ripresenterà fra x mesi oppure non si ripresenterà più, in modo da puntare su altri bandi che devono essere identificati temporalmente.
  Quanto all'indice di vulnerabilità, altri colleghi hanno toccato il tema. Personalmente, non ne faccio una questione geografica. Ho avuto modo di verificare che ci sono delle storture nell'algoritmo che definisce l'indice di vulnerabilità. Le voglio fare un esempio molto concreto, e cito questo caso non per creare problemi al comune in questione, ma perché lei possa eventualmente verificarne i dati. Il comune di Basiglio, in provincia di Milano, che notoriamente negli ultimi venti anni è sempre stato in testa alle classifiche dei comuni più ricchi d'Italia – primo, secondo, terzo e quarto posto – risulta avere un indice di vulnerabilità superiore ad alcuni dei comuni della provincia di Milano socialmente più emarginati. Un pezzo di questa risposta parrebbe essere dato dal fatto che uno degli elementi che definisce l'indice di vulnerabilità è il numero di case in affitto, anziché di proprietà. A Basiglio le case in affitto sono in quartieri dove si sa bene che abitano persone benestanti, del mondo del jet set e della televisione. Ci deve essere qualcosa che occorre correggere, perché in provincia di Milano, in un incontro recente che ho avuto con una cinquantina di sindaci, sono emerse queste storture. Inoltre, su 53 comuni della provincia di Monza e della Brianza, solo due risultano avere i requisiti dell'indice di vulnerabilità. Quindi, a prescindere dalle questioni geografiche di distribuzione delle risorse che sono state sollevate dagli altri colleghi, le chiedo di fare una verifica sulla composizione di questo indice.
  Infine, accenno ad una questione che riguarda l'assunzione di personale. Anche questo è un tema che altri colleghi hanno sottolineato, ma che voglio affrontare nuovamente anch'io. Lei stesso, Ministro, ha detto che sono stati esperiti bandi di concorso e poi quelli che avevano vinto hanno rinunciato, perché magari hanno partecipato ad altri concorsi. Per quanto riguarda i tecnici, soprattutto nei comuni di piccole e medie dimensioni, accade – almeno questo mi viene riferito – che il mercato privato, per il bonus al 110 per cento e le moltissime iniziative di recupero edilizio che sono in corso, ha assorbito molti tecnici, che quindi non sono più disponibili per la pubblica amministrazione. Delle due l'una, signor Ministro: o troviamo una modalità per accelerare le procedure di assunzione o, come qualche altro collega ha detto, troviamo le modalità di un'assegnazione temporanea di personale privato, in modo da consentire, da un lato, ai comuni di avere i tecnici necessari per predisporre i bandi per tempo in base a una timeline conosciuta e quindi poter beneficiare dei fondi del PNRR, dall'altro, a voi e a noi di poterlo vedere pienamente attuato.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
FABIO MELILLI

  STEFANO CANDIANI. Grazie, Ministro. Svolgo una considerazione preliminare che si pone in scia a quanto appena detto dal collega che mi ha preceduto. È indubbio Pag. 18che l'indice di vulnerabilità utilizzato per l'attribuzione dei fondi destinati alla rigenerazione urbana ha prodotto delle sperequazioni all'interno del Paese. È altrettanto evidente che, se lo stesso indice dovesse essere utilizzato come criterio per altri bandi o addirittura per la totalità degli stessi, ci troveremmo davanti al paradosso per cui il Governo dovrebbe intervenire, come ha fatto per la rigenerazione urbana, tramite lo stanziamento di risorse aggiuntive al fine di riequilibrare un parametro che sia più o meno simile al rapporto 40/60 per cento. L'esempio che ha fatto prima il collega sul comune di Basiglio rende abbastanza bene l'idea. C'è un'altra considerazione che faccio, nel senso che, come già avvenuto nel caso della rigenerazione urbana, i fondi vengono attribuiti senza considerare nel merito i progetti, ovvero vengono attribuiti essenzialmente su base statistica. Dobbiamo ricordarci che 122,6 miliardi di euro sotto forma di prestiti devono essere restituiti, in ciò distinguendosi dai contributi a fondo perduto, che ammontano invece a 68,9 miliardi di euro. Se non generiamo risorse nell'attribuzione di questi fondi, come faremo poi a restituirli? Se nell'attribuzione dei finanziamenti al territorio non si tiene in debito conto la capacità di un progetto di generare economia il rischio è che paradossalmente potremmo utilizzare tutte le risorse senza avere poi la capacità di restituirle. È un paradosso quello che segnalo, però credo e ritengo che una riflessione vada fatta. Concludo con un'ultima considerazione, che si ricollega a quanto accennato dal senatore D'Alfonso. Ministro, noi abbiamo bisogno che tutte le istituzioni collaborino lealmente all'attuazione del Piano, incluso chi ha la responsabilità del controllo. Se le amministrazioni locali sono in difficoltà, occorre che siano implementate un'azione consultiva e una concomitante azione di controllo, onde evitare che si arrivi alla fine del percorso scoprendo che l'attribuzione dei fondi è stato un fallimento ed impedire che durante il percorso si creino degli ostacoli che non producano poi l'effetto da noi auspicato di una ripresa, resilienza e ricostruzione del nostro Paese.

  YLENJA LUCASELLI(intervento da remoto). Grazie, Ministro, immagino che già da tutte le domande che le sono state poste lei abbia capito quanti dubbi sussistono all'interno del Parlamento rispetto sia al Piano così come presentato, sia alla sua successiva attuazione. Mi permetto di porle alcune domande di carattere pragmatico rispetto alla struttura del Piano medesimo. Moltissime delle opere commissariate hanno piani di ammortamento dei fondi a quindici anni, anziché a quattro anni, con la scadenza delle opere prevista per il 2026 e il finanziamento che si conclude invece nel 2023. Volevo quindi capire innanzitutto come ritiene che questo problema possa essere superato. Un secondo tema è sempre legato all'attuazione pratica da parte degli enti locali, perché moltissime delle attività che sono oggetto del PNRR per essere poi attuate comportano la necessità di specifiche attività amministrative, e penso, a mero titolo di esempio, alle procedure di esproprio. Ciò incide evidentemente da un punto di vista sia temporale che sostanziale. Volevo pertanto capire come e se, a suo avviso, questo problema possa essere superato. Lei ha parlato inoltre delle opere al Sud, ed anche in questo caso ci sono delle opere che fanno riferimento a una sovrapposizione con finanziamenti europei anche differenti. In questo caso si crea un'impossibilità nell'utilizzo dei poteri commissariali, in quanto configgenti con la rendicontazione e con l'eventuale recupero delle somme spese. A tale riguardo chiedo di capire come, da un punto di vista tecnico, si cercherà di risolvere questo problema. Le pongo, infine, un'ultima domanda: nel caso in cui l'Italia non dovesse ratificare l'accordo sul Meccanismo europeo di stabilità (MES), quali potrebbero essere gli effetti concreti sull'attuazione del PNRR?

  PRESIDENTE. Hanno ora facoltà di parlare gli iscritti al terzo giro di interventi, cui chiedo la cortesia di essere sintetici.

  GIANMAURO DELL'OLIO. Grazie, Ministro, per i documenti che ci ha fornito, in particolare per l'allegato II, che riporta tutti i dati relativi al 2021 e risponde ad Pag. 19una nostra richiesta che avevamo già effettuato durante i lavori al Senato. Nel documento vengono infatti riportati tutti i target e milestone, resta però da capire se in questo documento, con riferimento ai vari provvedimenti che sono stati approvati, sono effettivamente indicati, oltre ai decreti-legge, anche i decreti ministeriali o interministeriali, cioè tutta una serie di atti che non sono stati ancora perfezionati ma che sono essenziali per fare sì che tutte le leggi, tutti i documenti e tutto quello che viene previsto dalle norme venga messo a terra per potere dire di avere raggiunto l'obiettivo. Questo è il primo punto. Poi ci sono due inviti rapidissimi. Il primo, cui avevano già accennato il collega Stefano ed altri, riguarda la necessità per i comuni di conoscere per tempo i bandi e il loro cronoprogramma, sebbene in realtà c'è anche tutto il mondo delle imprese che ogni volta che esce un bando rimane spaesato. Noi naturalmente cerchiamo di darci da fare per portare a conoscenza questi bandi e comprendo anche che probabilmente siamo ancora in una fase di rodaggio e di fine tuning. Tale aspetto è tuttavia fondamentale, perché altrimenti non si riesce a mettere a terra tutti i finanziamenti che sono e saranno erogati. L'ultimo punto attiene ad un invito molto accorato rispetto a questo ultimo scorcio di legislatura in cui verosimilmente dovremo lavorare moltissimo in Parlamento sul PNRR e quindi rispetto a tutti quei decreti-legge che serviranno per portarlo a termine. Comprendo di intervenire in un'area diversa, giacché noi rappresentiamo il potere legislativo e voi quello esecutivo e ci intersechiamo nel momento del decreto-legge. Ma credo che quello che è successo in questi ultimi mesi, in questo ultimo anno in cui ci sono stati presentati diversi decreti-legge, è stato veramente molto difficile. Non sta certo a me indicare come cercare di migliorare questa situazione di fatto, però, onde evitare che il Parlamento possa diventare un campo di battaglia politica in questo ultimo anno, lei che è un tecnico sa bene che l'obiettivo lo si deve portare a termine facendo sì che i decreti-legge possano essere modificati al meglio. Se questo significa dover lavorare con le forze politiche o con il Parlamento, dal momento che c'è un'ampia maggioranza in Parlamento, per cercare di evitare decreti-legge su cui viene regolarmente posta la questione di fiducia o si verificano forti contrattazioni, probabilmente potrebbe essere il caso di cercare di gestire e portare in anticipo i decreti-legge per farli conoscere in maniera tale da poterli aggiustare anche prima. Il Governo, ad esempio, anche con l'articolo 28 del decreto-legge n. 4 del 2022, cosiddetto Sostegni-ter, sta modificando una specifica disciplina normativa. Banalmente, se su questo ci fosse stata una qualche forma preventiva di valutazione con il resto del Parlamento probabilmente ora non ci troveremmo in questa situazione, ma lo dico solo per lavorare meglio tutti in futuro.

  GIAN MARIO FRAGOMELI. Procedo per titoli, visti i tempi ridotti. Non vorrei che perdessimo altri mesi, perché alcune questioni che sono state sollevate da molti colleghi abbiamo cercato di introdurle già nel decreto-legge n. 152 del 2021 relativo all'attuazione del PNRR, quindi chiedo al Ministro una particolare attenzione. Mi riferisco, nello specifico, al tema dei bandi. Noi avevamo presentato un emendamento con il quale chiedevamo che sessanta giorni prima, onde consentire ai comuni di avere una programmazione per tempo, fossero pubblicizzati gli elementi qualificanti e maggiormente rilevanti dei bandi che sarebbero stati successivamente pubblicati, indicandone, ad esempio, l'importo, la tipologia d'intervento e il tipo di progettazione richiesta. Ci è stato detto che ciò avrebbe amplificato la burocrazia. Oggi siamo qui tutti a dire che i comuni non hanno il tempo, da quando esce il bando, per poi partecipare e progettare nei tempi prescritti dal bando medesimo. Allora, forse, dovremmo approfondire questo aspetto. Un secondo elemento riguarda la regia. Come è emerso da molti interventi, alcuni servizi, penso al bando per gli asili nido o ad altri ancora, devono avere un dimensionamento territoriale, un fabbisogno territoriale che magari non è quello corrispondente al comune: in altri termini, c'è bisogno di una regia. Con un emendamento sempre riferitoPag. 20 al citato decreto-legge n. 152 del 2021, noi avevamo proposto che le province costituissero l'ente che faceva da regia per i comuni rispetto al fabbisogno e, conseguentemente, si sarebbero strutturati i servizi. Avremo infatti il problema di replicare sulla parte corrente, una volta che avremo costruito le strutture, il finanziamento di questi servizi, quindi si tratta di un elemento importante. Vengo, infine, a due aspetti legati alle attività della VI Commissione finanze della Camera, di cui faccio parte, relativi alle evasioni senza consenso. Dobbiamo iniziare a pensare che ci deve essere un aggancio tra l'emissione della fattura elettronica e il pagamento attraverso la moneta elettronica. Oggi non abbiamo questo aggancio, non abbiamo questa interazione, il che rende assai difficoltoso incrociare i dati. Questo ci permetterebbe invece, anche attraverso forme di compliance, di incentivare l'adempimento degli obblighi tributari. Sono cose che già si fanno, perché molto spesso noi riconosciamo agevolazioni rispetto alle spese mediche solo se vengono pagate attraverso la moneta elettronica. In ultimo, con riferimento alla lotteria degli scontrini, avevamo rodato un sistema che sicuramente era particolarmente oneroso, come quello per il cashback, però lo strumento dell'applicazione IO o altre ancora ha permesso tutta una forma di digitalizzazione. Basterebbe replicare, anche per la lotteria degli scontrini, tale schema, per cui uno indica la carta di addebito o di credito che vuole agganciare e quindi non deve, ogni volta che fa un acquisto, inserire un codice lotteria, ma automaticamente partecipa alla lotteria, una lotteria più in time, che riscuote più appeal, e forse in tal modo questo strumento inizierà a decollare.

  DANIELE PESCO, presidente della 5ª Commissione del Senato della Repubblica. Non posso che unire il mio ringraziamento a quello degli altri colleghi e ringraziare il Ministro per i dati che ci ha fornito. Quando abbiamo visto la prima Relazione sullo stato di attuazione del PNRR siamo rimasti un po' stupiti, ma adesso vediamo gli allegati e dobbiamo dire che i dati ci sono. La mia richiesta principale è però di rendere questi dati in formato aperto, in modo che i cittadini che hanno la necessità di informarsi ed elaborare questi dati lo possano fare. Sono certamente utili le tabelle e le informazioni in formato PDF, ma a noi servono i fogli excel e la possibilità di mettere insieme tutti questi dati. Sarebbe ad esempio utile, in riferimento al riparto territoriale delle risorse e degli interventi, comprendere regione per regione o provincia per provincia quali siano i bandi che sono stati già attivati, le amministrazioni che vi hanno partecipato e le attività che si stanno svolgendo a livello territoriale, in modo puntuale e preciso, al fine di dare ai cittadini la possibilità di capire maggiormente cosa si sta facendo anche vicino a casa loro, che secondo me rappresenta un elemento assai importante. Non faccio altro che unirmi di nuovo ai colleghi per quanto riguarda la flessibilità. Molte amministrazioni sono in difficoltà, hanno poco personale o buona parte dello stesso è andata in pensione, mentre stanno arrivando dei giovani che non sono però così formati da essere già interamente operativi rispetto ad attività così rilevanti, motivo per cui appare a mio avviso fondamentale prevedere un po' di flessibilità sui bandi. Non aggiungo altro e ringrazio nuovamente il Ministro per i dati che ci ha fornito, sperando che per il futuro possano essere aperti i tanti cantieri necessari per riuscire a mettere a terra tutte queste risorse.

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi, la cui pluralità dimostra la particolare attenzione del Parlamento su tale argomento. Do quindi ora la parola al Ministro per la replica.

  DANIELE FRANCO, Ministro dell'economia e delle finanze. Desidero anzitutto ringraziarvi per le molteplici considerazioni svolte, che ritengo costituiscano un contributo molto utile sia per me che per i colleghi che mi coadiuvano in questa attività. Un primo aspetto di carattere generale è che molti di voi hanno espresso preoccupazioni intorno a due punti importanti, uno concernente l'inflazione e l'effetto che essa potrebbe avere sulla realizzazione del Pag. 21Piano, l'altro riguardante gli enti locali, ed in particolare i comuni, un tema quest'ultimo che è stato toccato da molti di voi. L'inflazione può avere effetti molto rilevanti e siamo ancora in una situazione di incertezza circa la durata stessa del processo inflattivo. Si tratta di un evento che, quando è stato disegnato il Next Generation EU, non era atteso, ma aggiungerei che almeno fino a tutto l'autunno scorso esso costituiva un'ipotesi inattesa. Come ho già detto prima, il Piano va seguito, monitorato e adattato e dunque ogni ostacolo che ci troviamo di fronte dobbiamo capirlo per poi individuare le soluzioni migliori. Se la questione dell'inflazione dovesse diventare un ostacolo per la realizzazione anche solo di poche linee di progetto noi dovremo ovviamente intervenire, e a maggior ragione se ciò dovesse interessare molte linee di progetto. Ciò lo potremo fare però solo nei prossimi mesi, quando capiremo quale sarà l'evoluzione del tasso di inflazione. È un evento che – ribadisco – non era atteso quando tutto questo è stato pensato. D'altronde, ponete mente al fatto che – nel calcolare le risorse, vale a dire i circa 191 miliardi di euro, ripartiti su più anni, che sono stati assegnati all'Italia vuoi sotto forma di prestiti, vuoi come sussidio – si è tenuto conto, alla luce del finanziamento della Commissione europea, di un livello di inflazione pari al 2 per cento, assunto come tasso di riferimento. Quindi l'esistenza di un qualche tasso di inflazione era già stata considerata, ma quello che non era stato messo in conto era che i prezzi potessero accelerare al ritmo in cui sono accelerati in questo momento. Questo resta uno dei problemi principali, sul quale le vostre preoccupazioni sono senz'altro anche le mie, le nostre. Per quanto riguarda la questione dei comuni, ci confrontiamo in proposito con un problema noto, strutturale, dal momento che le amministrazioni comunali in Italia sono tante, quasi 8.000, e spesso di dimensioni relativamente piccole per evidenti ragioni storiche. Si tratta pertanto di amministrazioni che possono faticare nel gestire una simile situazione. In particolare, in alcune parti d'Italia le amministrazioni locali sono ancora più gracili e più deboli che in altre. È stato creato dal Dipartimento della funzione pubblica e dal Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie un Tavolo di monitoraggio delle misure per rafforzare gli enti locali: questo è il punto su cui dovremo lavorare e fare tutto ciò che è possibile per sostenere gli enti interessati e assicurare che tutti possano partecipare alla gestione dei progetti. È stata inoltre sollevata la questione relativa alla necessità di avvisare in anticipo gli enti locali sui bandi. Credo che i bandi già sono resi disponibili sul portale Italia Domani, ma in realtà credo che il passaggio, se capisco bene, è di dire in anticipo: «Faremo dei bandi fra x mesi su questo». Questa richiesta mi sembra più che sensata, vediamo se riusciremo ad attuarla. Devo dire che in generale, per quanto riguarda la realizzazione del Piano, non è che ci sia stata una fase in cui un gruppo di persone ha detto: «Adesso penso un anno e poi faccio partire». No, il Piano, noto anche come Next Generation EU, è stato deciso dall'Europa in tempi brevi, in poco tempo i vari Governi nazionali si sono cimentati nella sua realizzazione e noi abbiamo scoperto, strada facendo, tutta una serie di problemi attuativi. Avendo poi deciso come Paese di avere un Piano molto ampio, sostanzialmente gigantesco, del valore di circa 191 miliardi di euro, cui si aggiungono i circa 30 miliardi di euro del Fondo nazionale complementare, è chiaro che le difficoltà si sono moltiplicate. L'alternativa era fermarci e dire: «Facciamo un Piano molto più piccolo». Avessimo fatto un Piano molto più piccolo, che magari escludeva alcuni livelli di governo, chiaramente sarebbe stato tutto un po' più facile. Abbiamo invece deciso di fare un Piano molto ampio e ambizioso, che naturalmente presenta diversi problemi di attuazione che stiamo cercando di affrontare tutti assieme, giorno per giorno. Per quanto concerne la questione del Mezzogiorno e del rispetto del vincolo del 40 per cento delle risorse complessive da destinare al Sud Italia, noi monitoriamo tutti i bandi. Il presidente Stefano accennava al problema di disegnare ciascun bando ex ante, in modo da renderne facile l'accesso alle regioni Pag. 22meridionali. Sì, in teoria questo si potrebbe anche fare, ma in pratica i bandi sono tanti e sono gestiti da amministrazioni diverse, ma credo che sia senz'altro un ottimo suggerimento che dovremo cercare di mettere in atto, sebbene ciò comporti uno sforzo non banale, essendo molti i bandi che procedono in parallelo. L'onorevole Troiano richiamava l'attenzione sulle aree interne, notando anche il problema della spesa corrente che deve riflettere la spesa per gli investimenti. Ad esempio, questo per gli asili con la legge di bilancio l'abbiamo fatto, creando un apposito stanziamento che da qui al 2026-2027 renda possibile l'operatività di tutti gli asili che verranno costruiti. Non è detto – e rispondo all'onorevole Fassina – che realizzare molte opere pubbliche comporti necessariamente un incremento della spesa corrente: nel caso degli asili ciò è vero, ad esempio se creo un asilo dove prima non c'era, ma se invece informatizzo la gestione dei dati ciò non accade. In altri termini, non sono sicuro che la realizzazione di un grande piano di investimenti e riforme comporti necessariamente una spesa corrente più alta. Comporta piuttosto, senz'altro, una ricomposizione della spesa corrente, che equivale a dire, sempre a titolo di esempio, più spesa per gli asili, ma forse meno spesa in altri comparti. Rimane tuttavia da domandarsi se, ente per ente, la dotazione di spesa corrente – mi riferisco a singoli ministeri, comuni, regioni e via dicendo – sia comunque adeguata alla realizzazione di questi investimenti, però non sono sicuro che nel complesso la spesa corrente nel 2026-2027 debba essere più alta di quanto sia adesso. L'onorevole Troiano ha citato anche la questione dei tempi: ci fosse stato più tempo forse si potevano fare le cose pensandole meglio, anche con un maggior coinvolgimento degli enti e della società. Tutto questo è vero ed è importante soprattutto per interventi come quelli sulle aree interne, che sono interventi di sistema, giacché non è che si voglia fare soltanto un'opera, ma si intende piuttosto creare un contesto ambientale che consenta ai cittadini di una determinata area di viverci bene e di restarvi. Le risorse sono state offerte a livello europeo secondo tempi definiti, quindi l'alternativa era semplicemente quella di non fare nulla. Capisco che non tutte le scelte, data la velocità con cui sono state adottate, risultino ottimali, però l'alternativa era forse – lo ripeto – quella di non fare nulla. Altro discorso ancora è che molte cose le possiamo fare con le risorse del Piano, con finanziamenti europei, ma non è che questo esaurisca le politiche sociali e la politica economica, giacché molte altre cose complementari dobbiamo e possiamo continuare a farle attingendo alle risorse nazionali. Se vi è un punto di debolezza in quello che facciamo con le risorse europee dobbiamo fare sì che le risorse nazionali agiscano di complemento. L'esempio che facevo prima sul finanziamento degli asili è proprio che, laddove non ci sono, abbiamo messo le risorse nazionali a complemento dell'infrastruttura di asili già finanziata a livello europeo. L'onorevole Trancassini segnalava il rischio di una polverizzazione degli interventi: sì, noi abbiamo concepito un Piano molto grande, con molte filiere, ognuna delle quali include a sua volta molti interventi. Questo può rendere il tutto privo di efficacia? Non lo so, ci sono alcune cose molto nette nel Piano: penso soprattutto alla gestione delle infrastrutture ferroviarie, grazie alla quale tra qualche anno ci troveremo in una situazione in cui la dotazione del Paese sarà nettamente migliore, ma mi riferisco anche agli interventi sui porti e nel campo della ricerca o della sanità. Di nuovo, potevamo forse essere meno ambiziosi e decidere che alcune cose non le avremmo fatte, ma abbiamo intrapreso collettivamente questa strada, perché quando ne abbiamo parlato mi sembrava che vi fosse un diffuso consenso nell'utilizzare tutte le risorse e nell'intervenire in modo molto ampio. Quanto al costo dei materiali, su questo ho già risposto prima: è infatti un problema aperto importantissimo, anzi in questo momento probabilmente il principale tra i problemi. Siamo già intervenuti con il decreto-legge n. 4 del 2022, cosiddetto Sostegni-ter, sul meccanismo di revisione dei prezzi per i nuovi appalti, in qualche modo cercando di andare maggiormente incontro alle esigenzePag. 23 delle imprese in questo specifico momento. La scelta, ai fini della compensazione alle imprese, di stabilire una soglia del 5 per cento e poi dell'80 per cento dell'aumento dei prezzi è una scelta più favorevole rispetto al 10 per cento e al 50 per cento precedentemente previsti. Dobbiamo vedere se questa misura sia di per sé sufficiente. Quanto al caricamento dei dati, credo che si vada verso un caricamento nelle prossime settimane del tutto telematico, quindi dovremmo riuscire ad evitare caricamenti a mano. L'onorevole Maggioni faceva riferimento alla questione dei lavori che non finiscono per tempo, un problema che dovremo valutare, di nuovo, strada facendo. Credo che chi sarà al mio posto nei prossimi anni dovrà risolvere problemi come questo strada facendo: rispetto ad un determinato comune che nel 2025-2026 non avesse ancora completato la realizzazione di un'opera, occorrerà capirne le ragioni e gestire la situazione. Credo, del resto, che sia un problema non irrisolvibile. Circa la questione dei bilanci comunali per quest'anno, è un problema aperto e dovremo evitare che confligga con la realizzazione del Piano, fermo restando che è un problema importante. Con la legge di bilancio abbiamo stanziato per i prossimi anni fondi per l'esercizio delle funzioni fondamentali delle province, ad esempio quelle relative alle strade. L'ammontare di questi fondi è stato definito sulla base dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP), poi verranno distribuiti. Quanto al monitoraggio del rispetto del 40 per cento delle risorse del PNRR da destinare al Mezzogiorno, noi lo effettueremo progetto per progetto e lo farete anche voi, nel momento in cui vedrete i dati. In merito agli interventi sostitutivi, essi costituiscono una possibilità, però credo sia un po' prematuro parlarne adesso. Sappiamo che si possono attivare, osserviamo bando per bando che succede, però darei una possibilità innanzitutto agli enti prima di intervenire in modo sostituivo, fermo restando che questa è una possibilità. L'onorevole Pella accennava alla questione dei comuni del Nord e della ripartizione territoriale delle risorse, essendo ovvio che vi sono anche aree del Nord che hanno bisogno di interventi di rigenerazione urbana. Questo è assolutamente vero, ma rispetto alla scelta di destinare il 40 per cento delle risorse al Sud e il resto al Nord mi sembra difficile tornare adesso su quella decisione e forse nemmeno opportuno. Sugli strumenti per correggere le criticità, vi è la possibilità di sostituirsi agli enti e di riprogrammare le risorse. È qualcosa che verrà probabilmente fatto nei prossimi mesi e nei prossimi anni in relazione all'evolvere della situazione. Il senatore D'Alfonso, che non vedo ora presente in Aula, ha sottolineato il ruolo del pubblico impiego, dell'azione di controllo e del responsabile unico del procedimento (RUP). È un tema altresì importante quello del ruolo dei professionisti privati, che è stato toccato da più di un intervento. Se ricordo bene, attraverso il portale di reclutamento InPA sono stati selezionati 1.000 professionisti la cui attività potrà essere messa a disposizione, ma dobbiamo vedere se questo sia sufficiente o meno. Senz'altro credo sia fondamentale utilizzare tutte le risorse tecniche del Paese per consentire, soprattutto agli enti territoriali, di procedere. Se questa soluzione non si rivelasse sufficiente dovremo essere pronti a tornarci su e ad implementarla. Il senatore D'Alfonso toccava anche la questione dei ribassi d'asta, dicendo che potrebbero essere utilizzati ex ante per ulteriori interventi. Al riguardo, in realtà abbiamo, da un lato, un processo di inflazione che può fare sì che le opere costino di più, dall'altro, possibili ribassi d'asta, e proprio perciò dicevo che nei prossimi bandi dovremo vedere come le due cose si combinano e se vi sono criticità nella realizzazione dei progetti. Qualora vi fossero, dovremo naturalmente intervenire. La possibilità che vi siano ribassi d'asta fa sì che qualche margine di elasticità potrebbe esserci. L'onorevole Vanessa Cattoi è intervenuta sul tema dei comuni e della flessibilità nell'utilizzo dei professionisti. Concordo sull'opportunità in futuro di formare persone che possano essere tecnici anche per gestire i bandi europei, ma questo è rimesso in parte anche al mondo accademico. Il Next Generation EU rappresenta forse un caso a sé stante, in realtà ancora non lo Pag. 24sappiamo, però esiste una programmazione comunitaria da tanti anni e ci stiamo forse dimenticando che rispetto al ciclo di programmazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020 ancora non abbiamo speso molte delle risorse ivi appostate, quindi la stessa enfasi che stiamo mettendo sull'attuazione del PNRR dovremmo metterla anche su quel fronte e su quello della programmazione relativa al ciclo 2021-2027, che prevede lo stanziamento di risorse assai cospicue. Da questo punto di vista, avere delle professionalità adatte senz'altro aiuterebbe. L'indice di vulnerabilità è stato definito dall'ISTAT, presenta evidentemente delle criticità che sono state anche messe in luce e merita una riflessione, però è l'ISTAT che l'ha definito in modo autonomo, fermo restando che si tratta adesso di capire se la scelta di utilizzarlo sia la più opportuna o meno. È una scelta che risale forse anche a prima dell'insediamento dell'attuale Governo e non è certamente una scelta peregrina, ma adesso che lo stiamo utilizzando bisogna valutare se non sia eventualmente suscettibile di ingenerare problemi. Questo è un processo di monitoraggio, di esame, di adattamento strada facendo. L'onorevole Zanichelli è intervenuto sull'incertezza dei prezzi e sull'inflazione: al riguardo, il punto molto importante è rassicurare gli enti attuatori, dobbiamo cioè trovare il modo di fare sì che gli enti – i comuni in particolare, ma non solo – che avviano i progetti sappiano che, nel caso vi sia un processo di inflazione che determini una revisione dei prezzi, si adotteranno in futuro soluzioni che consentano di completare le opere. In replica all'intervento dell'onorevole De Bertoldi, da un anno stiamo correndo nei limiti del possibile. Se il Next Generation EU fosse stato annunciato cinque anni fa ed avessimo avuto tre o quattro anni per prepararci, saremmo tutti in condizioni migliori, ma in realtà da un anno stiamo correndo e cercando di utilizzare le risorse che ci sono state messe a disposizione e l'alternativa, ripeto, era decidere di non spendere o spendere di meno o avere un Piano meno ambizioso. In replica all'intervento dell'onorevole Emanuela Rossini in ordine alla valutazione degli interventi per i giovani e le donne, vediamo prima che effetti ci saranno alla luce del processo di attuazione del PNRR. Alcune scelte sono infatti rimesse a noi, in quanto di carattere nazionale, quindi queste le possiamo adattare più facilmente, mentre un po' più complicato è intervenire su ciò che è stato contrattato con la Commissione europea riga per riga, intervento per intervento, il che non vuol dire che sia impossibile, però è senz'altro più complicato, in quanto dobbiamo convincerci e convincere la Commissione europea che questo sia necessario. Nel corso di questi anni cambiamenti e aggiustamenti ci saranno, ma adesso siamo ancora nella fase iniziale; in realtà l'attuazione del Piano è cominciata quest'anno, quindi dobbiamo essere aperti a cambiamenti, ma anche tenere a mente che molti di questi andranno comunque contrattati con la Commissione europea. In risposta all'intervento dell'onorevole Lovecchio sulle amministrazioni commissariate, credo che queste ultime possano concorrere come le altre. Ovviamente, una gestione commissariale può avere meno pressione, meno incentivi ed essere a ciò meno propensa. Anche a tale riguardo dobbiamo però ricercare, nei limiti del possibile, le giuste soluzioni perché, se un comune è rimasto tagliato fuori perché c'era una gestione commissariale che in quel momento non si è sentita di avanzare dei progetti, dobbiamo anche su questo aspetto svolgere un maggiore approfondimento. Sull'indice di vulnerabilità e la possibilità di utilizzare i privati in qualità di tecnici, di cui ha parlato l'onorevole Comincini, credo di avere già risposto. L'onorevole Candiani alludeva invece alla qualità della spesa, un punto che ho cercato di precisare all'inizio della mia replica: adempiere formalmente ai requisiti, agli obiettivi qualitativi e quantitativi fissati o contrattati con la Commissione europea è infatti fondamentale per ricevere le risorse, ma dobbiamo sempre domandarci se il modo in cui spendiamo le risorse stesse sia efficiente per il Paese, per la nostra società. C'è un aspetto formale che ovviamente è quello che a volte ci assorbe di più, perché abbiamo davanti a noi in Pag. 25questo semestre 45 adempimenti e dobbiamo portarli a casa, però dobbiamo sempre interrogarci se dietro ad ognuno di essi, se dietro ad ogni spesa ci sia la soluzione più efficiente e più efficace per il Paese: questo è l'elemento da tenere sempre a mente. Quanto all'intervento dell'onorevole Lucaselli sul MES e sugli effetti di una eventuale mancata ratifica dello stesso da parte dell'Italia, sono due dimensioni diverse, nel senso che il Piano ha una dimensione, il MES un'altra. Quanto all'intervento dell'onorevole Fragomeli circa l'attribuzione di una regia alle province per coordinare meglio, questo dipende dai vari progetti. Credo che in alcuni casi senz'altro possa essere opportuno avere un coordinamento a livello provinciale o anche regionale. Il problema dei pagamenti è molto importante, così come la fatturazione elettronica, i pagamenti elettronici e la lotteria degli scontrini sono tutti strumenti molto importanti, nel senso che un Paese più digitalizzato è anche un Paese più efficiente e in cui vi è meno occasione di evasione fiscale. Questa è senz'altro una linea che sta a lato del Piano, ma comunque molto importante. In risposta alla richiesta di dati in formato aperto avanzata dal presidente Pesco, ritengo che i dati che vi abbiamo fornito debbano essere resi disponibili e se vi sono anzi suggerimenti sulle modalità di diffusione e sulla tipologia dei dati medesimi saranno bene accetti. I colleghi che si sono occupati dei dati anche loro si sono ingegnati strada facendo per migliorare la qualità dei dati disponibili. I progetti sono stati definiti nell'aprile dell'anno scorso ed approvati dalla Commissione europea di fatto tra giugno e luglio del 2021. Tutto questo è un progetto in divenire e siamo senz'altro aperti a ogni suggerimento. Sulla flessibilità nell'utilizzo dei tecnici, parliamone: se quanto è stato fatto basta, va bene; se non basta, torniamoci su. Non so se ho risposto più o meno a tutti, ma resto disponibile per chiarimenti bilaterali in altra sede con ciascuno di voi. Grazie a tutti.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Daniele Franco e autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal Ministro Franco (vedi allegato). Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 22.05.

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ALLEGATO

DOCUMENTAZIONE PRESENTATA DAL MINISTRO
DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE, DANIELE FRANCO

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