XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Mercoledì 22 settembre 2021

INDICE

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 

(Così rimane stabilito). ... 3 

Audizione della dottoressa Carolina Orlandi:
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 
Orlandi Carolina  ... 3 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 
Orlandi Carolina  ... 3 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 4 
Orlandi Carolina  ... 4 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 4 
Orlandi Carolina  ... 4 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 4 
Orlandi Carolina  ... 4 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 4 
Orlandi Carolina  ... 4 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 6 
Orlandi Carolina  ... 6 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 6 
Orlandi Carolina  ... 7 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 7  ... 7 
Orlandi Carolina  ... 7 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 7 
Orlandi Carolina  ... 7 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 7 
Orlandi Carolina  ... 7 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 8 
Orlandi Carolina  ... 8 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 8 
Orlandi Carolina  ... 8 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 8 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 8 
Orlandi Carolina  ... 8 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 8 
Orlandi Carolina  ... 8 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 8 
Orlandi Carolina  ... 8 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 8 
Orlandi Carolina  ... 8 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 9 
Orlandi Carolina  ... 9 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 9 
Orlandi Carolina  ... 9 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 9 
Orlandi Carolina  ... 9 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 9 
Orlandi Carolina  ... 9 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 9 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 9 
Migliorino Luca (M5S)  ... 9 
Orlandi Carolina  ... 9 
Migliorino Luca (M5S)  ... 9 
Orlandi Carolina  ... 9 
Migliorino Luca (M5S)  ... 10 
Orlandi Carolina  ... 10 
Migliorino Luca (M5S)  ... 10 
Orlandi Carolina  ... 10 
Migliorino Luca (M5S)  ... 10 
Orlandi Carolina  ... 10 
Migliorino Luca (M5S)  ... 10 
Orlandi Carolina  ... 10 
Migliorino Luca (M5S)  ... 10 
Orlandi Carolina  ... 10 
Migliorino Luca (M5S)  ... 10 
Orlandi Carolina  ... 10 
Migliorino Luca (M5S)  ... 10 
Orlandi Carolina  ... 10 
Migliorino Luca (M5S)  ... 10 
Orlandi Carolina  ... 10 
Migliorino Luca (M5S)  ... 10 
Orlandi Carolina  ... 11 
Migliorino Luca (M5S)  ... 11 
Orlandi Carolina  ... 11 
Migliorino Luca (M5S)  ... 11 
Orlandi Carolina  ... 11 
Migliorino Luca (M5S)  ... 11 
Orlandi Carolina  ... 11 
Migliorino Luca (M5S)  ... 11 
Orlandi Carolina  ... 11 
Migliorino Luca (M5S)  ... 11 
Orlandi Carolina  ... 11 
Migliorino Luca (M5S)  ... 11 
Orlandi Carolina  ... 11 
Migliorino Luca (M5S)  ... 11 
Orlandi Carolina  ... 11 
Migliorino Luca (M5S)  ... 11 
Orlandi Carolina  ... 11 
Migliorino Luca (M5S)  ... 11 
Orlandi Carolina  ... 11 
Migliorino Luca (M5S)  ... 12 
Orlandi Carolina  ... 12 
Migliorino Luca (M5S)  ... 12 
Orlandi Carolina  ... 12 
Migliorino Luca (M5S)  ... 12 
Orlandi Carolina  ... 12 
Migliorino Luca (M5S)  ... 12 
Orlandi Carolina  ... 12 
Migliorino Luca (M5S)  ... 12 
Orlandi Carolina  ... 12 
Migliorino Luca (M5S)  ... 12 
Orlandi Carolina  ... 12 
Migliorino Luca (M5S)  ... 12 
Orlandi Carolina  ... 12 
Migliorino Luca (M5S)  ... 12 
Orlandi Carolina  ... 12 
Migliorino Luca (M5S)  ... 13 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 13 
Fornaro Federico (LeU)  ... 13 
Orlandi Carolina  ... 13 
Fornaro Federico (LeU)  ... 14 
Orlandi Carolina  ... 14 
Rossi Andrea (PD)  ... 14 
Orlandi Carolina  ... 14 
Rossi Andrea (PD)  ... 14 
Orlandi Carolina  ... 14 
Fornaro Federico (LeU)  ... 14 
Orlandi Carolina  ... 14 
Fornaro Federico (LeU)  ... 14 
Orlandi Carolina  ... 14 
Fornaro Federico (LeU)  ... 14 
Orlandi Carolina  ... 14 
Fornaro Federico (LeU)  ... 14 
Orlandi Carolina  ... 14 
Fornaro Federico (LeU)  ... 14 
Orlandi Carolina  ... 14 
Fornaro Federico (LeU)  ... 14 
Orlandi Carolina  ... 15 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 15 
Cenni Susanna (PD)  ... 15 
Orlandi Carolina  ... 15 
Cenni Susanna (PD)  ... 16 
Orlandi Carolina  ... 16 
Cenni Susanna (PD)  ... 16 
Orlandi Carolina  ... 16 
Cenni Susanna (PD)  ... 17 
Orlandi Carolina  ... 17 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 17 
Cancelleri Azzurra Pia Maria (M5S)  ... 17 
Rossi Andrea (PD)  ... 17 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 17 
Cancelleri Azzurra Pia Maria (M5S)  ... 17 
Orlandi Carolina  ... 17 
Cancelleri Azzurra Pia Maria (M5S)  ... 17 
Orlandi Carolina  ... 17 
Cancelleri Azzurra Pia Maria (M5S)  ... 17 
Orlandi Carolina  ... 17 
Cancelleri Azzurra Pia Maria (M5S)  ... 17 
Orlandi Carolina  ... 18 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 18 
Migliorino Luca (M5S)  ... 18 
Orlandi Carolina  ... 18 
Migliorino Luca (M5S)  ... 18 
Orlandi Carolina  ... 18 
Migliorino Luca (M5S)  ... 18 
Orlandi Carolina  ... 18 
Migliorino Luca (M5S)  ... 18 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 18 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 18 
Orlandi Carolina  ... 18 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 18 
Orlandi Carolina  ... 18 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 18 
Orlandi Carolina  ... 18 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 19 
Orlandi Carolina  ... 19 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 19 
Orlandi Carolina  ... 19 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 19 
Orlandi Carolina  ... 19 
Rossi Andrea (PD)  ... 19 
Orlandi Carolina  ... 19 
Rossi Andrea (PD)  ... 19 
Orlandi Carolina  ... 19 
Rossi Andrea (PD)  ... 19 
Orlandi Carolina  ... 20 
Ferri Cosimo Maria (IV)  ... 20 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 20 
Ferri Cosimo Maria (IV)  ... 20 
Orlandi Carolina  ... 20 
Ferri Cosimo Maria (IV)  ... 20 
Orlandi Carolina  ... 20 
Ferri Cosimo Maria (IV)  ... 20 
Orlandi Carolina  ... 20 
Ferri Cosimo Maria (IV)  ... 21 
Orlandi Carolina  ... 21 
Ferri Cosimo Maria (IV)  ... 21 
Orlandi Carolina  ... 21 
Ferri Cosimo Maria (IV)  ... 21 
Orlandi Carolina  ... 21 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 22 
Orlandi Carolina  ... 22 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 22 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 22 
Orlandi Carolina  ... 22 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 22 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 22 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 22 
Orlandi Carolina  ... 22 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 22 
Orlandi Carolina  ... 22 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 22 
Orlandi Carolina  ... 22 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 22 
Orlandi Carolina  ... 23 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 23 
Orlandi Carolina  ... 23 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 23 
Fornaro Federico (LeU)  ... 23 
Orlandi Carolina  ... 23 
Fornaro Federico (LeU)  ... 23 
Orlandi Carolina  ... 23 
Ferri Cosimo Maria (IV)  ... 23 
Orlandi Carolina  ... 23 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 24 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 24  ... 24

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PIERANTONIO ZANETTIN

  La seduta comincia alle 18.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite l'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione della dottoressa Carolina Orlandi.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti, l'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di David Rossi, l'audizione della dottoressa Carolina Orlandi. Prima di iniziare, le ricordo che, a sua discrezione, se lei dovesse ritenere di dover secretare delle dichiarazioni che intende formulare, ce lo dice e noi sospenderemo il servizio di web-tv che nel frattempo è stato attivato. Le do la parola.

  CAROLINA ORLANDI. Preferire iniziare con la prima parte che riguarda i fatti di allora e poi nella seconda parte mi prendo questa possibilità.

  PRESIDENTE. Le chiederei di illustrarci in particolare quel giorno così tragico, nel quale lei è stata testimone anche del decesso del dottor David Rossi. A lei la parola.

  CAROLINA ORLANDI. Inizierei la da quella sera. Come sapete, sono la figlia della moglie di David. Conosco David da quando ho cinque anni, perché mia madre e David si sono conosciuti quando ero molto piccola e per me ha sempre rappresentato un secondo padre. Ho un padre biologico che è sempre molto presente, ma è come se David fosse stato il mio secondo padre a tutti gli effetti. Iniziamo da quel periodo e dal fatto che in quel momento la banca stava attraversando un periodo complesso, aveva tutti gli occhi addosso e David era colui che doveva difendere l'immagine della banca in quel periodo storico. Sicuramente era un periodo non semplice per lui e questo è evidente. Noi subiamo una perquisizione quindici giorni prima della morte di David, che David in un primo momento non capì. Infatti, non capì il motivo per cui questa perquisizione era stata fatta proprio a lui insieme a altre persone, mentre ricordo che io e mia mamma eravamo molto tranquille rispetto a questo, perché era evidente che lui aveva un ruolo in quel periodo. Anzi, noi eravamo felici, perché ricordo che mia madre gli disse: «Almeno vedranno che non c'è niente da scoprire» e in effetti da quella perquisizione non uscì niente e non venne preso niente, se non i dispositivi informatici che poi ci sono stati restituiti. Il giorno prima della morte di David, il 5 marzo, siccome mia madre in quel periodo era a letto con una pericardite, quindi non stava bene, io e David eravamo a cena e vidi i tagli sul braccio di cui tanto si è parlato. Vidi con i miei occhi questi piccoli tagli nell'avambraccio. Ingenuamente – all'epoca avevo 21 anni – chiesi conto a mia madre che non ne sapeva niente. David in Pag. 4un primo momento rimase un po' preso in contropiede e dopodiché cercò in qualche modo di giustificarli. Iniziò a dare delle versioni alquanto bizzarre, nel senso che disse che gli era caduta addosso una risma di carta che gli aveva provocato quei tagli e poi iniziò a dare altre versioni impossibili. A un certo punto, per cercare di trovare una spiegazione plausibile, disse: «Sai, quando uno è tanto in tensione, ha bisogno di sentire dolore per tornare alla realtà.». Ovviamente quella sera noi ci siamo molto spaventate. Subito dopo che cosa successe? Mi ritrovai nel salotto con David e – me li ricordo come se fosse adesso – vidi gli occhi di David terrorizzati. Lui mi scrisse su un foglio: «Non parlare di questa cosa né fuori né in casa» e io non so perché, ma in quel momento gli scrissi a mia volta: «Ma ci sono le cimici?» e lui mi fece così con la testa. Quindi, lui era convinto che a casa nostra ci fossero delle cimici. Mi disse di buttare il foglio su cui ci eravamo scritti e così finì quel giorno, il 5 marzo. Il 6 marzo – parlo per quello che ha riguardato me, quindi la sera del 6 marzo – io arrivo a casa verso le 20-20.10 di sera e mia madre era preoccupatissima perché David non gli rispondeva al telefono. Non era preoccupata perché non era ancora tornato a casa, David faceva sempre tardi la sera. Non le rispondeva al telefono ed era molto strano, anche perché le aveva detto che sarebbe tornato a casa a farle la puntura perché lei stava male e, quindi, non si spiegava perché non rispondesse.

  PRESIDENTE. Questo a che ora?

  CAROLINA ORLANDI. Intorno alle 20.10. A quel punto mia madre, che era impossibilitata a letto, mi dice: «Vai a cercarlo.» e io ricordo che non sapevo esattamente dove dovessi andare a cercarlo. Sapevo che avrei dovuto prendere la direzione della banca, ma mi sembrava quasi assurdo dovermi presentare in ufficio da lui e dirgli: «Mamma mi ha mandato a cercarti.». Avevo paura che lui se la prendesse un po' per questo.

  PRESIDENTE. Lei frequentava abitualmente l'ufficio di David Rossi oppure questa era la prima volta?

  CAROLINA ORLANDI. No, mi ricordo che c'ero già stata un paio di volte, però non lo frequentavo abitualmente. Io, David e mia madre vivevamo insieme da quando io avevo più o meno 11 o 12 anni. Per placare le ansie di mia madre mi dirigo verso il Monte dei Paschi molto velocemente e quando arrivo davanti all'ingresso del Monte dei Paschi mi chiama mia madre. Rispondo e mi dice: «Aspetta un attimo lì ferma, perché ho chiamato Giancarlo Filippone – che era il suo amico storico, ma anche il segretario e lavorava con lui – per sapere se aveva notizie di David. Appena gli ho detto che stavi andando tu, mi ha detto: Dille di star fuori. Vado io e andiamo insieme». A quel punto le dico: «Mamma, sono qui davanti, ormai l'aspetto su» e lei mi risponde: «Giancarlo ha detto così, aspettalo là fuori». Quindi, ho aspettato un'altra decina di minuti ed è arrivato Giancarlo Filippone.

  PRESIDENTE. A che ora è arrivato Filippone? Quando vi siete incrociati?

  CAROLINA ORLANDI. Secondo me verso le 20.20, 20.25. Dopodiché, quando lui è arrivato, mi dice: «Vediamo che ha fatto questo scemo.».

  PRESIDENTE. Riferito a David Rossi?

  CAROLINA ORLANDI. Sì. Sinceramente in quel momento non mi aspettavo niente di tutto quello che sarebbe successo né quella sera né in tutto il resto della mia vita, però mi son fatta guidare da lui, lo conoscevo, era un amico di famiglia. Siamo saliti al terzo piano e ricordo molto bene che la porta dell'ufficio di David era chiusa. Praticamente c'è una porta che separa l'area comunicazione dal resto delle stanze a vetri e, quando si apre questa porta, davanti c'è l'ufficio di David, mentre accanto c'è l'ufficio di Giancarlo Filippone, dove lavorava abitualmente. La porta di David era chiusa e in quel momento Giancarlo, invece di avere l'istinto insieme a me di entrare nella porta dell'ufficio di David, entra nella sua porta, accanto a quella di David, e mi dice: «Mettiti a sedere qua. Pag. 5Aspettami qua.». Io sono rimasta là, non mi sono seduta, ma sono rimasta così in attesa – è successo tutto in pochissimo tempo – e lui entra da solo. Non vedo quando entra, però sento che apre la porta e dopo qualche istante lo sento uscire di nuovo dalla porta quasi ansimando, dicendo: «Si è buttato dalla finestra.». Ovviamente non siamo qui a cercare di spiegare che cosa può succedere alla vita di una persona in quel momento. Subito dopo a Giancarlo è squillato il telefono ed era mia madre. Ricordo che lui mi ha guardato con gli occhi persi e mi ha detto: «Che faccio?». Ha risposto, ha detto anche a mia madre cos'era successo, ho sentito un urlo di mia madre e istintivamente ho detto: «Giancarlo, corro da lei. Vado a casa.». In quel momento ho lasciato Giancarlo che ha fatto un altro numero sul cellulare e ha ripetuto più volte: «Vieni su!». Ricordo solo questo. Non so chi avesse chiamato in quel momento, ma dice: «Vieni su!». Lui rimane là e lo lascio davanti alla porta dell'ufficio di David. A quel punto esco, prendo l'ascensore, in stato confusionale sbaglio piano più volte fino a che scendo di nuovo all'ingresso del Monte dei Paschi, dove trovo questa scena: Bernardo Mingrone, dell'area finanziaria del Monte dei Paschi, e Riccucci, il portiere della banca, sono uno di fronte all'altro, si guardano come se avessero appena saputo qualcosa e mi dicono: «Che è successo?», ma io non ho ascoltato niente, sono passata al centro e ho detto: «Scusate». Il portone era aperto e sono uscita. Sono corsa a casa da mia madre e dopo qualche ora poi è stata fatta una seconda perquisizione da parte della Polizia giudiziaria e dei pubblici ministeri, mentre io e mia madre eravamo in camera sul letto. Questo è quello che è successo quella sera, per quello che ho vissuto io quella sera. Per iniziare a parlare di tutto quello che è successo dopo, il piccolo cappello introduttivo che posso fare è che questa storia è così tanto piena di anomalie e di cose non approfondite che, per quanto mi riguarda, portare avanti la tesi del suicidio come unica verità è ridicolo. Questo lo dico non perché io sia partita prevenuta sulla tesi dell'omicidio, innanzitutto perché non mi avrebbe portato assolutamente a nessun tipo di vittoria emotiva né nei fatti, ma secondariamente perché fino ad agosto – David è morto il 6 marzo – paradossalmente io ero la prima che cercava di darsi una spiegazione del perché David avesse fatto quel gesto. Io ero convinta che David avesse fatto quel gesto, perché dentro di me dicevo: «Chi sono io per poter essere nella testa di una persona che compie un gesto volontario di questo tipo?». Tutti i parenti di suicidi in qualche modo non se lo spiegano e pensano che sia impossibile, che non ci sia un motivo valido, eccetera. Perché la nostra storia doveva essere diversa in qualche modo? Con questo io ho sempre cercato anche di spiegare a mia madre che a un certo punto probabilmente c'è un infarto al cervello, per cui non si connette più la realtà con quello che si sta facendo. Questo per dire che io vengo da tutt'altra teoria in qualche modo. Semplicemente mi fidavo di quello che mi era stato detto e cercavo di farmene una ragione. Ad agosto di quell'anno c'è stato il dissequestro del materiale e ci è stato riconsegnato l'iPad, il telefono, la telecamera di sorveglianza e tutto il resto. In quel periodo mi sono ritrovata più volte con il nostro ex avvocato Luca Goracci, con mia zia, la cognata di mia madre, Chiara Benedetti, a fare delle ricerche un po' come un gruppo di dilettanti allo sbaraglio, perché questo eravamo: io avevo 21 anni, mia zia è un ingegnere informatico e Goracci avvocato del lavoro. Ci siamo ritrovati ad analizzare e a spulciare qualunque cosa, tutto quello che ci avevano dato ed è da lì che io ho iniziato a mettere in fila una serie di vuoti che ancora oggi non hanno spiegazione e che non la avevano certo all'epoca. Lavorando su tutto questo, adesso posso farvi un elenco di quello che mi sconvolse in quel momento e che ancora oggi mi sconvolge. Il video della caduta è l'unico video che abbiamo, perché non sono state messe sotto sequestro le telecamere di sorveglianza. Abbiamo un video che è parziale, perché è stato tagliato da pochi secondi prima che David cadesse a prima dell'arrivo dei soccorsi e anche questa è una cosa strana, perché non erano state richieste più Pag. 6di 14 o 15 telecamere interne alla banca e quindi non si sapeva chi era entrato e chi era uscito, ma avevamo solo quella porzione di video. Questa porzione di video ci ha detto all'inizio un sacco di cose: intanto la caduta di David che è una caduta esanime, è una caduta all'indietro che già all'inizio ci aveva lasciato dei dubbi che poi in qualche modo abbiamo ricostruito tramite tutta una serie di verifiche che sono state fatte anche di parte. In quel video a un certo punto si vede cadere un grave. In tante occasioni è stato detto che quel grave che cade alle ore 20.16 era solo una goccia di pioggia, peccato che piovesse da tutta la sera e quello è l'unico momento in cui si rileva un oggetto diverso rispetto a quello che poteva essere una goccia di pioggia fino a quel momento. David era caduto alle 19.43, alle 20.16 si vede questo luccichio in tre frame e guarda caso nello stesso punto in cui quel luccichio compare per l'ultima volta, è stata ritrovata la cassa dell'orologio che, guarda caso, ha la lancetta delle ore che segna un orario – la lancetta dei minuti si è rotta – tra le 20 e le 20.30. David è caduto un quarto d'ora prima delle 20. Questi particolari iniziano a metterci dei sospetti. Proseguiamo in queste ricerche e un'altra cosa che ci ha impressionato erano da una parte le figure che si vedono in fondo al vicolo, le ombre. Vi è una figura in carne ed ossa che entra alle 20.11 e che in tre frame si gira con un telefono all'orecchio, guarda la salma di David e se ne va. David era salma da poco tempo, da qualche minuto, perché è stato cosciente e vivo per quasi mezz'ora a terra. Per queste figure non è mai stato aperto un fascicolo neanche per omissione di soccorso, se non tre anni dopo, quando ormai le celle telefoniche non erano più recuperabili. In quel muro si vede anche la proiezione di alcune luci rosse che sembravano corrispondere alle luci posteriori di una macchina in frenata, quando la macchina è ferma e proietta le luci posteriori. Per rendersi conto di questa incongruenza con quello che poi è stato detto nell'archiviazione dovemmo immaginarci in quella via, in cui so che siete stati e che avete visto. Quella via ha solo un senso di marcia, fa una curva davanti al vicolo e scende nella discesa davanti al vincolo. Per proiettare quei fari, quella macchina avrebbe dovuto essere nel senso contrario e più che altro c'è stata quaranta minuti, perché i fari sono sempre gli stessi. Un ulteriore particolare che non è nel video, ma nelle foto dell'autopsia che abbiamo visto e rivisto, è tutta una serie di segni nella parte anteriore del corpo, ma nessuno ancora oggi è mai riuscito a spiegarci perché David cade di schiena, ma ha tutta una serie di ferite in asse che partono da qua e arrivano sotto il labbro che ancora oggi non sono state spiegate. Nelle seconde indagini la medico legale incaricata dalla procura, Cristina Cattaneo, scrive che quei segni fanno pensare a una colluttazione, ma dal momento che non ci sono tracce di terze persone in quell'ufficio che possano far pensare a una colluttazione, allora quelle ferite si possono spiegare con uno sfregamento del viso o con l'infisso della parete o con il nottolino della finestra. È molto strano che David abbia messo un piede sul condizionatore della finestra – la finestra è alta così –, sia salito fuori dalla finestra, abbia strusciato la parte del viso, l'ascella e l'inguine nell'infisso della finestra o nel nottolino della finestra che sia. Tutto questo non ci è stato spiegato neanche nella seconda indagine, perché per quanto mi riguarda è una versione che non solo non mi convince, ma mi sembra anche impossibile da sostenere.

  WALTER RIZZETTO. Posso puntualizzare una cosa? È molto strano che David si sia arrampicato sulla finestra attraverso il termosifone...

  CAROLINA ORLANDI. Il condizionatore di plastica.

  WALTER RIZZETTO. Era un termoconvettore, in realtà. È strano che dopo che si è ferito, se si ricompone e si ricorda la tamponatura dei fazzoletti, sia di fatto ridisceso dalla finestra, mettendo i fazzoletti nel cestino e che dopo si sia riarrampicato. Era solo una puntualizzazione perché, presidente, abbiamo discusso anche con il procuratore di Siena rispetto a questo passaggioPag. 7 che, per quanto mi riguarda, è sostanziale.

  CAROLINA ORLANDI. Assolutamente sì. Ai fazzolettini ci arriviamo. Mi perdonerete, ma sono così tante le cose da dire e sono passati così tanti anni che è tutto un po'... Ad ogni modo, ci arriviamo. Una persona di cui mi sono sempre chiesta che cosa facesse quella sera è il portiere Riccucci. Quella persona aveva alle sue spalle e al suo fianco – l'ho visto con i miei occhi – tutta una serie di telecamere di sorveglianza che lui per lavoro – era il suo compito – era tenuto a monitorare in qualche modo. David è stato per terra mezz'ora e probabilmente Riccucci era l'unica persona che poteva salvargli effettivamente la vita, al di là di come sono andate le cose. Lui era l'unica persona che effettivamente poteva farlo e ancora non è stato in grado di giustificare il perché non l'abbia fatto. Rispetto a quella sera in realtà non sono state fatte una serie di cose, ma da qui vorrei la possibilità di poter secretare la seduta.

  PRESIDENTE. Propongo di passare in seduta segreta.

  (Così rimane stabilito. I lavori della Commissione proseguono in seduta segreta indi riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Riprende la seduta in forma pubblica. Io volevo farle delle domande che riguardano la figura di Filippone. Lei ha parlato di lui come un amico di famiglia poco fa. Ci spiega meglio questo rapporto come si è articolato, come lo conosceva lei?

  CAROLINA ORLANDI. Quello che posso dire è che so che David e Giancarlo Filippone si conoscevano da quando erano ragazzi, perché erano della stessa contrada. A Siena le contrade fanno questo tipo di aggregazione. Lavoravano insieme. Giancarlo era il segretario di David. Andavano spesso a correre insieme la mattina presto, prima di andare al lavoro, e noi conoscevamo la famiglia di Filippone, quindi la moglie e la figlia. Più di una volta abbiamo cenato o pranzato insieme, quindi sicuramente Filippone è una persona di cui avevo fiducia.

  PRESIDENTE. Sua madre, quando l'abbiamo ascoltata, ha parlato di un rapporto che poi nel frattempo si è incrinato per molto.

  CAROLINA ORLANDI. Dalla morte di David in poi, nei primi due mesi, Giancarlo ha fatto un po' da mediatore tra noi e la banca, anche per risolvere tutta una serie di situazioni pratiche che in quel momento mia madre non era assolutamente in grado di gestire. Si è presentato più volte a casa nostra per cercare di fare da mediatore in questo senso. Dopodiché questa persona è sparita dalla nostra vita in un modo per me tuttora inspiegabile. Io anche personalmente ci sono rimasta male, perché abbiamo vissuto un momento che non scorderemo mai per tutta la vita, io ma sicuramente anche lui, e non mi sono mai poi spiegata perché questo non si traducesse in unione, in solidarietà tra di noi. Anzi, a me è successo più volte di passare per le strade della mia città. Io non vivo più a Siena da tre anni, ma prima mi succedeva spesso di passare tra le strade della mia città, di incrociarlo da lontano e di vederlo cambiare strada, e io su questo non mi sono mai data una spiegazione. Col tempo mi sono anche fatta tante domande su di lui, sul perché quella sera lui avesse deciso di non farmi salire da sola, sul perché non mi avesse fatto entrare nell'ufficio di David. Sono tutte domande a cui io ancora non ho risposta.

  PRESIDENTE. Quando lei ha ricevuto la telefonata da parte di sua mamma per andare a cercare David Rossi, dove si trovava esattamente?

  CAROLINA ORLANDI. Dopo che mi aveva già detto: «Vai a cercarlo», quando mi ha chiamato io ero proprio all'ingresso principale di piazza Salimbeni, dove c'è il portone grande. Io stavo per salire sui gradini.

Pag. 8

  PRESIDENTE. Dov'era quando ha ricevuto l'altra telefonata prima?

  CAROLINA ORLANDI. Ero a casa, me l'ha detto dal letto di camera sua.

  PRESIDENTE. Quanto tempo ci mette ad andare da casa a lì?

  CAROLINA ORLANDI. Io ci ho messo cinque minuti a piedi in realtà, perché avevo un passo molto svelto. Cinque minuti, è vicinissimo.

  PRESIDENTE. C'era l'onorevole Rizzetto che voleva fare delle domande.

  WALTER RIZZETTO. Grazie alla dottoressa Orlandi. Io vorrei ritornare, rispetto alla ricostruzione che lei ha fatto, un po' più nello specifico, dopo le domande del presidente, a quanto vi siete detti con Filippone. Mi spiego. Da quanto emerge, Filippone le dice prima: «Rimani giù e aspettami» o qualcosa del genere?

  CAROLINA ORLANDI. No, mi dice: «Rimani qua». Nell'ufficio accanto a quello di David, che era il suo.

  WALTER RIZZETTO. Dopodiché dice: «Rimani fuori dalla stanza».

  CAROLINA ORLANDI. Non dice esplicitamente così.

  WALTER RIZZETTO. Semplicemente ci ricostruisca quello che le dice e perché secondo lei, se è possibile una risposta, glielo dice.

  CAROLINA ORLANDI. Sul perché posso ipotizzare, ma ovviamente non posso saperlo perché non ho più avuto modo di confrontarmi. Ricordo che quella sera mentre io ero davanti all'ingresso lui arrivava in piazza Salimbeni. Io lo stavo aspettando là. Arrivando in piazza Salimbeni trafelato, non si è neanche fermato e mi ha detto: «Andiamo a vedere che ha fatto questo scemo». Siamo saliti nell'ascensore. Nell'ascensore mi ricordo che lui mi ha detto anche una cosa sulla corsa: «Siamo andati a correre», non mi non mi ricordo, una frase del genere, quasi per spezzare un po' il silenzio nell'ascensore. Siamo arrivati davanti all'area comunicazione, dove ci sono queste porte a vetri. Davanti, un po' più in profondità, c'è l'ingresso di David e accanto c'è un altro ufficio che è quello di Filippone. La porta di David era chiusa, lui si è diretto verso la porta dell'ufficio di Giancarlo e mi ha detto: «Mettiti a “cecce” qua». Lo ricordo bene, perché «mettiti a cecce» a Siena vuol dire «mettiti a sedere», e ha fatto un gesto per indicare la sedia. Poi è riuscito dalla stanza per entrare da solo nella stanza di David. Io lì per lì non mi sono messa a sedere, ma non l'ho neanche seguito. Sono rimasta paralizzata, perché in quel momento lui mi ha detto in quel modo... Io col senno di poi ho duemila sensi di colpa, ma questa è un'altra storia. Lui è entrato da solo e quando è riuscito mi ha detto prima: «Si è ammazzato». Quando poi io chiesi cosa fosse successo mi disse: «Si è buttato dalla finestra». Comunque, successivamente a quel momento, io ricordo perfettamente che lui non è mai sceso, non ha chiamato i soccorsi. Lui ha chiamato qualcuno, io ancora non so chi, ma ha chiamato dicendo: «Vieni su, vieni su, vieni su». L'ha ripetuto tre volte, me lo ricordo come fosse adesso.

  WALTER RIZZETTO. Volevo chiederle: le risulta che quando Filippone entra nella stanza... Di solito, presidente, quando io cerco qualcuno, la mia prima idea non è al netto dell'emozione del momento, del periodo piuttosto travagliato sia per Monte Paschi di Siena, sia per Rossi, sia per tutti coloro che ci lavoravano. La mia prima idea obiettivamente non sarebbe, uso il condizionale, quella di andare ad affacciarmi alla finestra. Apro la stanza, guardo, cerco di capire se c'è. Risulta anche a lei che Filippone puntò dritto alla finestra per guardare di sotto?

  CAROLINA ORLANDI. Io non lo posso sapere perché ero nell'ufficio accanto al suo, quindi non ho proprio messo la testa nell'ufficio. Non ho visto l'ufficio. Io quella sera non ho visto l'ufficio.

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  WALTER RIZZETTO. David parlò di cimici, o perlomeno vi siete capiti sulle cimici.

  CAROLINA ORLANDI. Sì, ce lo siamo detti.

  WALTER RIZZETTO. Parlò di cimici soltanto in quell'occasione, cioè soltanto quando voi vi preoccupate dei tagli?

  CAROLINA ORLANDI. Con me sì.

  WALTER RIZZETTO. L'unico momento in cui lui parla di cimici è quello?

  CAROLINA ORLANDI. Con me sì. Non ricordo se a mia madre pure, forse in un'altra occasione, avesse fatto presente questa possibilità o questo timore, ma con me è stata l'unica volta in cui ha fatto segno con la testa quando io ho scritto sul foglio: «Ma ci sono le cimici?»

  WALTER RIZZETTO. L'ultima domanda, presidente. Volevo chiederle del rapporto che il dottor David Rossi ebbe con tale Muzzi, questa persona che penso abbia ancora un negozio di elettronica. Risulta che lo zio, Ranieri Rossi, correggetemi se sbaglio, ci disse in audizione che Muzzi probabilmente fu, se non l'ultima persona, una delle ultime persone a vedere in vita David Rossi. Secondo quello che emerge rispetto alle dichiarazioni di Muzzi, parlarono soltanto di un sistema di infotainment o di un home theatre, qualcosa del genere. Questo home theatre riguardava eventualmente la casa nuova? Cosa riguardava? Lei lo sa?

  CAROLINA ORLANDI. Io questo non lo so. Mi pare che in quel periodo o poco prima lui avesse montato un'antenna nella nostra casa in montagna, all'Amiata. So che spesso parlavano di questa cosa, però non so cosa si potessero essere detti. So, per detta di mio zio, che loro si sono visti la mattina del 6 marzo.

  WALTER RIZZETTO. Io avrei una domanda secretata. La faccio dopo a questo punto. Grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole Migliorino.

  LUCA MIGLIORINO. Grazie, presidente. Innanzitutto mi dispiace per tutto ciò che le è successo. Almeno in questa occasione le sono vicino. Farei qualche domanda puntuale, cercando insieme di avere un ricordo di quella notte che magari le è rimasta indelebile. Quando lei parte da casa, corrisponde al vero che era più o meno vicino piazza del Sale?

  CAROLINA ORLANDI. Sì, via Garibaldi 48. Ero a casa mia.

  LUCA MIGLIORINO. Quindi, per chi conosce Siena, a passo veloce tre o quattro minuti possono essere abbastanza per arrivare in piazza Tolomei. Prima di piazza Tolomei, piazza Salimbeni, alla strada di Sallustio Bandini. Lei si ricorda, paragonandolo a qualche avvenimento, l'orario delle 20.10?

  CAROLINA ORLANDI. Sì, perché io quella sera ero a casa del mio ex ragazzo e ricordo di avergli detto una cosa del tipo: «Devo tornare a casa perché stasera mangio con David». Io quella sera ero convinta di guardare un film con lui, perché avevo fatto un programma dopo la sera precedente che era successa quella cosa che mi aveva anche abbastanza turbato. Avevo previsto per quella sera di mangiarci delle cose io e David e poi guardarci un film, visto che mia madre era a letto e potevo passarci del tempo da sola. Io ricordo di averlo raccontato al mio ex fidanzato. Lui si trovava in una casa a San Prospero, che comunque sono dieci minuti a piedi da casa mia e non volevo far tardi. Sono uscita da casa sua verso 19.55, perché non volevo far tardi, dato che avrei cenato con David. Sono arrivata a casa di mia madre alle 20.05, e tra quando sono arrivata a casa e quando mi sono convinta ad andare a cercarlo saranno passati cinque minuti.

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  LUCA MIGLIORINO. Quando lei arriva davanti piazza Salimbeni e sta per salire le scale e sua madre la chiama per dire: «Ha detto Filippone di attenderlo», lei ha detto che più o meno potevano essere le 20.20. Lei si ricorda da che parte arrivò il dottor Filippone? Dalla parte di San Domenico o dalla parte di Porta Camollia?

  CAROLINA ORLANDI. Dalla parte di via Montanini, che è quella all'angolo. Sicuramente non veniva dal corso o da piazza Tolomei. Questo lo ricordo molto bene.

  LUCA MIGLIORINO. Quindi veniva da via Camollia, via Montanini e poi girava.

  CAROLINA ORLANDI. Sì, oppure da piazza della Posta. Non so poi da dove arrivasse, anche perché lui stava in via Cavour.

  LUCA MIGLIORINO. In verità sono state fatte certe affermazioni sul parcheggio del dottor Filippone. Visto che l'altra audizione non aveva questa libertà io non vorrei dire dove eccetera, però lui ci ha detto dove ha parcheggiato. Sapere da dove arriva può essere importante. Diciamo che possono essere le 20.20-20.25, massimo le 20.30. È possibile?

  CAROLINA ORLANDI. Sì, massimo.

  LUCA MIGLIORINO. Lei si ricorda se il dottor Filippone, nel frattempo che voi state salendo, quando arriva fa una telefonata sul cellulare di Rossi per capire se gli risponde in quel momento?

  CAROLINA ORLANDI. Non mi ricordo questo. Io so che io e mia madre l'abbiamo chiamato diverse volte.

  LUCA MIGLIORINO. No, proprio quando sta con lei, il dottor Filippone fa qualche telefonata a David Rossi?

  CAROLINA ORLANDI. No, mi pare di no, anche perché eravamo già là.

  LUCA MIGLIORINO. Quindi non fa nessuna telefonata alle 20.30. Voi pensate che verso le 20.30 potevate stare già in quella situazione dove viene invitata ad accomodarsi nel suo ufficio e magari prima di aprire quella porta gli fa una telefonata, magari pensando che fosse in riunione? È possibile?

  CAROLINA ORLANDI. Scusi, mi ripete l'ultima parte?

  LUCA MIGLIORINO. Prima di aprire la porta, ovviamente prima di bussare – magari c'era una riunione lui fa una telefonata per capire se David Rossi poteva rispondere o magari per non disturbarlo durante una riunione?

  CAROLINA ORLANDI. No, assolutamente no. Ricordo un altro particolare rispetto a Filippone. Quando siamo passati davanti a Riccucci, lui dice: «Saliamo su da David Rossi». Da David Rossi o nell'ufficio di David Rossi, perché ovviamente il portiere doveva chiederci conto del perché. Senza neanche fermarci siamo passati e siamo saliti. Da quel momento non ha preso il telefono.

  LUCA MIGLIORINO. Quindi non avete fatto nessun pass quella sera. A noi risulta invece che la stanza accanto all'ufficio del dottor Rossi fosse una stanza riunioni e quella di Filippone fosse una stanza successiva. Lei è sicura che si è fermata nella stanza accanto?

  CAROLINA ORLANDI. Sono due porte vicine. No, non posso avere la certezza che sia esattamente quella accanto, perché la porta di David, come avete visto, non è sullo stesso piano della parete. È un po' più incassata. E accanto ci sono due porte molto vicine, quindi in quel momento ho sempre pensato che fosse quella accanto. Sono quasi sicura, comunque.

  LUCA MIGLIORINO. Però aprendo ha visto che era un ufficio, non era una sala riunioni.

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  CAROLINA ORLANDI. Sì, c'erano dei telefoni fissi.

  LUCA MIGLIORINO. Quindi l'ha fatta accomodare nel suo ufficio. Lei dice che a un certo punto Filippone chiama il portiere, o almeno chiama qualcuno al telefono, e dice: «Sali sopra». Quando lei scende con l'ascensore, sbagliando qualche volta il piano, poi si ritrova al piano uno, quello dell'uscita. Quindi passa in mezzo al dottor Mingrone e al portiere Riccucci.

  CAROLINA ORLANDI. No, loro sono rimasti là. Mi ricordo Mingrone che mi dice: «Che è successo?» Io lo guardo e me ne vado dal portone, che era aperto.

  LUCA MIGLIORINO. Le faccio una domanda, visto che ha vissuto a Siena tanto tempo. Secondo lei, dalla parte dell'antiporto fino ad arrivare al Monte dei Paschi di Siena, quando tempo ci si impiega, anche arrivando in macchina?

  CAROLINA ORLANDI. Dipende da dove si lascia la macchina.

  LUCA MIGLIORINO. Dall'antiporto alla rocca.

  CAROLINA ORLANDI. Da quelle parti era di casa Filippone.

  LUCA MIGLIORINO. È la porta prima che precede Porta Camollia.

  CAROLINA ORLANDI. Sì. A piedi ci vuole almeno un quarto d'ora. In macchina forse ci vuole qualcosa in più, perché bisogna fare un giro delle mura per arrivarci.

  LUCA MIGLIORINO. Io cerco di fare delle domande molto brevi, anche perché molte volte prendo sempre tanto tempo, però mi stava dando delle risposte puntuali. Andrei un attimo avanti. Per quanto riguarda i bigliettini... Anzi, vorrei parlare prima dei fazzolettini. Lei dice che viene ordinata la distruzione di questi fazzolettini il 14 agosto. La compie un autista del tribunale il 4 settembre mediante taglio delle forbici. Lei sa quando sono stati sequestrati questi fazzolettini sporchi di sangue?

  CAROLINA ORLANDI. Il 7 marzo, immagino.

  LUCA MIGLIORINO. No, sono stati sequestrati il 12 aprile, cinque settimane dopo.

  CAROLINA ORLANDI. Ah, quando c'è stato il dissequestro dell'ufficio. Ero presente.

  LUCA MIGLIORINO. Proprio quel giorno, ed erano a terra alla destra del cestino. Lei ha avuto modo di vedere le ferite che c'erano sul volto di David Rossi?

  CAROLINA ORLANDI. Certo.

  LUCA MIGLIORINO. Lei crede che quei sette fazzolettini, che vengono definiti «di tamponamento», potessero contenere tutto il sangue uscito da quelle ferite?

  CAROLINA ORLANDI. Io questo non so dirlo. So che se quello fosse il sangue di David e David si fosse tamponato con quei fazzolettini, allora la teoria di quella sera salta tutta, perché lui si sarebbe dovuto prima esporre dalla finestra... Quelli sono segni di una colluttazione. O c'è una colluttazione, io mi tampono la bocca e poi successivamente mi butto, o queste persone tornano e mi buttano fuori dalla finestra. Non c'è altra spiegazione a questo, perché altrimenti David sarebbe dovuto uscire dalla finestra, tamponarsi e poi scendere di nuovo.

  LUCA MIGLIORINO. Usando il buonsenso, senza grandissimi studi, io penso che verificando quelle ferite, che comunque sono profonde, soprattutto quelle sulla parte del naso, e pensare che tutto il sangue uscito da quelle ferite fosse mantenuto su quei sette fazzolettini sia veramente di fantasia.

  CAROLINA ORLANDI. A maggior ragione andavano analizzati.

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  LUCA MIGLIORINO. Infatti vengono definiti «di tamponamento». Per quanto riguarda i bigliettini – questo è un punto fondamentale secondo me, poi lascerei la parola agli altri per non perdere troppo tempo – che cosa le dice David? Le scrive su dei bigliettini, però io ho letto alcune sue affermazioni in cui non solo le dice di strapparli lontano da casa e che nessuno la guardasse, ma strappa addirittura la parte sotto di ricalco che poteva essere magari ricopiata. Lei l'ha collegato sempre e solo al fatto che potesse essere sotto intercettazioni?

  CAROLINA ORLANDI. Le intercettazioni sono audio, quindi rispetto a quei bigliettini no. Faceva parte di quel contesto in cui David era terrorizzato. David si sentiva le persone addosso.

  LUCA MIGLIORINO. Perché secondo lei ha detto: «Li strappi, li butti lontano da casa e guarda che nessuno ti veda»?

  CAROLINA ORLANDI. Perché non voleva probabilmente che in qualche modo qualcuno venisse a conoscenza del fatto che lui si era accorto di qualcosa, che era impaurito.

  LUCA MIGLIORINO. Avete mai pensato che David avesse scritto quei bigliettini qualche giorno prima e non li avesse più trovati dove li ha lasciati?

  CAROLINA ORLANDI. No, perché li ha scritti davanti ai miei occhi.

  LUCA MIGLIORINO. No, i bigliettini che intendono il suicidio.

  CAROLINA ORLANDI. Ah, quelli di mia madre. Sono due cose diverse.

  LUCA MIGLIORINO. Le dice di buttarli lontano perché è successo a lui, cioè lui ha scritto quei bigliettini...

  CAROLINA ORLANDI. No, aspetti. Qui c'è confusione. I bigliettini sono due mondi diversi. I bigliettini che ha lasciato a mia madre, che sono stati rinvenuti nel cestino, sono una cosa. Quello che ha scritto a me sulla carta l'ha scritto la sera del 5.

  LUCA MIGLIORINO. Però le dice di strappare quei bigliettini che ha scritto lei, di buttarli e di farlo lontano da casa. Okay?

  CAROLINA ORLANDI. Sì, il 5 marzo.

  LUCA MIGLIORINO. Benissimo. Riferiamoci ai bigliettini che sono stati trovati in ufficio. Secondo lei non poteva essere che quei bigliettini trovati in ufficio non li avesse scritti quella sera, ma che li avesse scritti un altro giorno, e dove li ha lasciati non li ha più trovati? Io intendo: siamo sicuri che nessuno abbia potuto mettere quei bigliettini in quell'ufficio? Avete mai pensato a questo quando avete portato avanti le richieste di riapertura del caso?

  CAROLINA ORLANDI. No, in realtà io penso che, in una sede centrale di una banca di quel tipo, tutti i giorni ci siano i servizi di pulizia e che quindi venga svuotato anche il cestino.

  LUCA MIGLIORINO. È vero, questo ce l'hanno confermato e abbiamo chiesto delle informazioni ufficiali grazie al presidente. In verità il 5 marzo David Rossi era in ferie. Ci sta pochissimo, solo la mattina. Quindi è difficile che per tre giorni non venissero utilizzati quei cestini. In verità un pezzo di quei bigliettini non viene trovato. Vengono messi insieme con lo scotch dalla parte dello scritto. Voi che avete fatto poi delle riaperture di queste inchieste, avete mai visto la scritta? Nelle foto della scientifica che lei ha visto ha mai visto che c'erano degli scritti su quei bigliettini?

  CAROLINA ORLANDI. No, questo no. So che quei bigliettini sono stati fatti vedere a mia madre per la prima volta dal PM Marini quando è stata convocata, dove le è stato detto: «Guardi, aveva già deciso tutto», e le sono state fatte vedere delle e-mail. Non abbiamo parlato delle e-mail che manda, ma magari mi aiuterete con le domande. Quella è stata l'unica volta in cui Pag. 13mia madre poi tornò a casa e mi disse: «È impossibile che li abbia scritti lui perché “Tony” non mi ha mai chiamata».

  LUCA MIGLIORINO. Ovviamente io avrei molte altre cose. Lascio la parola agli altri colleghi, nel riservarmi nella parte secretata alcune considerazioni molto importanti. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Migliorino. Onorevole Fornaro.

  FEDERICO FORNARO. La ringrazio per la chiarezza espositiva. Faccio solo una brevissima premessa. Vorrei ricordare che, a differenza di altri colleghi che avevano seguito questa vicenda per ragioni differenti, io, come credo anche altri, ci siamo avvicinati a questa vicenda in queste settimane. Lo dico da componente della Commissione d'inchiesta. È una situazione in cui noi abbiamo una verità giudiziaria conclamata, con tre archiviazioni, e una serie di inchieste TV, media che vanno invece in una direzione opposta, cioè che contestano la tesi giudiziaria e quindi individuano altri possibili scenari. Ho fatto questa premessa perché le farò alcune domande che non vogliono essere assolutamente irrispettose del dolore che voi avete ancora. Io purtroppo per ragioni parlamentari non ho potuto essere presente alle audizioni di Siena, ma è evidente. Un altro elemento che credo sia utile è la seconda ordinanza di archiviazione, del 4 luglio 2017, a cui fanno seguito da ottobre in avanti in particolare alcune trasmissioni de Le Iene, una delle quali è quella che lei poi ha raccontato nella parte secretata, ma in questo caso è pubblica, perché basta andare su Internet e vedere. A me ha colpito un aspetto. C'è una sorta di prima e dopo rispetto alla tesi suicidaria. Nella fase iniziale, nella prima inchiesta, io credo ci siano molti elementi discutibili. C'è stata l'apertura, attraverso l'avvocato della famiglia, anche di un potenziale contenzioso con Monte Paschi rispetto al tema legato alla Legge 231, cioè al fatto che una persona, per esempio, sentita dalla coach manager, eccetera, secondo quanto riportato, aveva dato segni, e poi la famosa e-mail di David Rossi all'amministratore delegato in cui di fatto annunciava possibili gesti inconsulti. In tutta questa fase, sostanzialmente, l'ipotesi del suicidio è un'ipotesi che vede la famiglia sulla stessa posizione della magistratura. C'è invece un dopo, che arriva fino ad oggi, che riguarda le cose che lei ci ha detto sia nella parte pubblica sia nella parte secretata, che è un po' all'origine anche della Commissione d'inchiesta, perché altrimenti non saremmo qua. Il vostro stimolo è giusto come parte offesa. Qual è il momento in cui si passa dal sostenere l'ipotesi suicidaria, dal condividere in qualche modo l'ipotesi del suicidio? Anche la sua prima testimonianza dell'aprile del 2013 va in qualche modo in questa direzione, portando elementi a favore di un'ipotesi in cui, per una serie di ragioni, il suicidio potesse essere possibile. Quando si rompe questo elemento? Questo è un punto per lo meno utile. Anche, se possibile, datarlo. Il momento di rottura è il 2017, cioè il momento della seconda ordinanza di archiviazione? È invece la prima ordinanza di archiviazione? Vorrei sapere quando avviene questo e se c'è un legame anche col cambio di avvocato. Nella prima fase vi segue un avvocato e poi successivamente altri?

  CAROLINA ORLANDI. Come ha detto lei, noi venivamo da un periodo in cui era successa questa cosa. Ovviamente emotivamente eravamo molto scosse, e sfido chiunque. Dall'altro lato avevamo la procura che ci aveva fatto vedere una e-mail in cui Davide aveva scritto: «Stasera mi suicido sul serio, aiutatemi». Dall'altra parte c'erano i bigliettini a mia madre e lo stress lavorativo che in quel periodo poteva avere. Io ho messo insieme i puntini e ho detto: «Chi sono io per potermi sostituire a un essere umano in quel momento?» Il momento in cui io per prima, da quello che ricordo, ho avuto quel tipo di switch è stato quando ho visto il video della caduta, dove c'erano una serie di cose che non erano mai state messe a verbale, che non avevo mai letto prima, di cui non ero a conoscenza, tra cui le figure, tra cui i fari della macchina, tra cui l'orologio e tutto il resto.

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  FEDERICO FORNARO. Quindi nel 2014?

  CAROLINA ORLANDI. Nel 2013, agosto 2013. C'era stata, mi pare, la richiesta di archiviazione, a cui noi ancora non ci eravamo opposti. Ci era stato restituito il materiale, quindi immagino fosse dopo la richiesta di archiviazione. Comunque, con la restituzione del materiale.

  ANDREA ROSSI. È quel video che lei vede da sua zia, come scrive nel libro. Giusto?

  CAROLINA ORLANDI. Sì. Vedo frame per frame quel video da mia zia.

  ANDREA ROSSI. Con il panno di Scottex per non far vedere il corpo.

  CAROLINA ORLANDI. Sì, è vero. Ricordo che quella e-mail che ci avevano mostrato dicendo: «Vedete, l'aveva già annunciato» in realtà quando ci è stato restituito l'iPad noi l'abbiamo rimessa nel suo contesto. Io ricordo che quello scambio di e-mail non iniziava con quella e-mail, ma c'era uno scambio di e-mail tra David e l'amministratore delegato Viola che iniziava alle nove di mattina, in cui si parlava di tutt'altro. Tutte con la segnalazione inviata da iPad. A un certo punto compare questa e-mail, che non ha niente a che vedere con quello di cui stavano discutendo, che non arriva con la segnalazione inviata da iPad, ma probabilmente dal computer fisso, con nessun tipo di collegamento. E non solo, ma poi la conversazione riprende da dove era stata lasciata. In quel momento ricordo personalmente che sembrò una cosa inserita a gamba tesa. Da lì dissi: «Aspetta, allora la e-mail che mi avevano fatto vedere non era da prendere così». Da lì poi iniziamo a ricostruire tutta una serie di cose. Per cui ho avuto modo di credere quello di cui sono convinta oggi.

  FEDERICO FORNARO. Anche qua, leggendolo da fuori, non da senese o da conoscitore di quegli ambienti, c'è un prima e un dopo nell'attenzione mediatica. C'è oggettivamente un'accelerazione che avviene dopo il 2017, che si avvicina poi anche al 2018. La domanda devo fargliela, non vuole essere irrispettosa. È lei che entra in contatto con Le Iene o viceversa?

  CAROLINA ORLANDI. Io ricordo quel giorno. Io all'epoca studiavo a Torino per un master e ricordo che una sera vidi Le Iene, come tante altre sere e altre volte. Ero arrivata a un punto di esasperazione per cui dissi: «Sai che c'è? Io chiamo Le Iene». Questo lo dissi al telefono con mia madre. Mia madre mi disse: «Sai che mi ha contattato un autore de Le Iene che si chiama Marco Occhipinti? Magari parlaci tu». Da lì mi ha dato il suo numero e abbiamo iniziato a sentirci. Io ho raccontato quello che all'epoca sapevo e così via.

  FEDERICO FORNARO. Quindi sono Le Iene che avevano contattato sua madre e parallelamente a quel punto lei...

  CAROLINA ORLANDI. Sì, ricordo quel momento. Mi ricordo che era una cosa a cui avevo pensato e negli stessi giorni ci fu questo contatto.

  FEDERICO FORNARO. Dopodiché lei entra in rapporti professionali con...

  CAROLINA ORLANDI. Sì, io ho lavorato a Le Iene come redattrice tre anni fa, quindi il primo anno che sono arrivata a Roma.

  FEDERICO FORNARO. Nel 2018?

  CAROLINA ORLANDI. Dovrei fare un attimo il calcolo per essere precisa, però sì, il 4 ottobre lo ricordo. Secondo me 2019.

  FEDERICO FORNARO. Due anni fa?

  CAROLINA ORLANDI. Io ho lavorato un anno alla redazione de Le Iene, un anno a La7 e un anno qua.

  FEDERICO FORNARO. Qua significa alla Camera?

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  CAROLINA ORLANDI. Sì, lavoro alla Camera dei deputati.

  PRESIDENTE. Onorevole Cenni.

  SUSANNA CENNI. Ringrazio anch'io la dottoressa Orlandi, perché oggettivamente credo che non sia cosa semplice ripercorrere continuamente questa vicenda. Io, come credo tutti i colleghi, ho letto il suo libro e ho trovato anche lì dentro la rappresentazione di un legame molto forte fra lei e David Rossi. Io parto proprio da qui, perché lei nel libro fa una descrizione, soprattutto nella prima parte, di una situazione di grande stress di David. Anche oggi lei ci ha raccontato dei tagli. Probabilmente lei è l'unica ad aver visto questi tagli, queste ferite, e anche la risposta che lui dà sulla presenza di questi tagli. Poi, ancora, la convinzione di essere spiato, quindi le cimici, la paura di parlare in casa. Al di là della consapevolezza, e chi viene da Siena ha presente quella fase, e quindi è comprensibile anche la grande pressione che poteva avere, pur non essendo un manager che prendeva le decisioni, la prima domanda è questa: lei che idea si è fatta sulle ragioni di quello stress? Oggettivamente lui non era un decisore politico e le indagini avevano già fatto emergere molte cose. Io non so cosa lui poteva immaginare ancora di poter rivelare di quella fase. Fra l'altro questa situazione di grande stress è confermata anche dal fatto che voi, la sua famiglia, sua madre eccetera, avete fatto una perizia di parte sul fatto che la sua condizione di lavoro avesse contribuito a questa situazione di stress, se ho ben capito anche leggendo altre cose. La prima domanda è proprio questa: che idea si era fatta in quella fase? Perché a suo parere c'era questa così grande pressione che lui aveva in quella fase? L'altra domanda è questa. Gliele faccio tutte, tanto poi il ragionamento è sempre legato a questa fase che vorrei provare a capire, per lo meno nell'idea che vi sarete fatti in quella stagione. Ripenso anche alla storia dello scambio di e-mail fra David e Fabrizio Viola. Lui dice, sia lì che con alcune persone, di aver fatto una cavolata, e ad oggi noi non siamo riusciti a capire, sentendo le persone, quale potesse essere questo evento a cui faceva riferimento. Parla anche di un tradimento di un amico, di una persona a cui probabilmente lui incautamente ha fatto una confidenza. Anche in questo caso le chiedo voi che idea vi siete fatti, lei soprattutto che idea si è fatta di questo. Poi le avrei voluto chiedere anch'io per quale ragione a un certo punto voi cambiate legale rispetto alla prima fase. L'altra domanda è questa: perché a un certo punto lei, sua madre, avete deciso di appoggiarvi a Le Iene e non magari a un pool di legali, di avvocati, per procedere in quella che secondo voi è una vicenda ancora non sufficientemente chiara? Comprendo, e tutti ci siamo fatti un'idea abbastanza chiara soprattutto della prima indagine e quindi anche delle grandi carenze che ci sono state. Però poi il caso è stato riaperto, c'è stata una nuova indagine. Quindi in qualche modo qualche segnale di attenzione e di fiducia da parte della procura c'è stato. Voi invece a un certo punto decidete di appoggiarvi a Le Iene. Vorrei capire bene un po' questi passaggi.

  CAROLINA ORLANDI. Intanto prendo l'ultima parte della cosa che ha detto. Ci tengo sempre a dire che le seconde indagini non possono in qualche modo colmare le prime. Ogni volta ci viene detto: «La prima volta saranno state lacunose, ma la seconda volta sono state fatte bene». Sì, però a distanza di tre anni tutta una serie di cose non poteva più essere verificata. È come se le prime avessero danneggiato tutto il resto. Quindi, l'idea che mi sono fatta in quel momento del fatto che David fosse emotivamente scosso è che David era integerrimo con se stesso, era una persona che non mostrava mai le sue debolezze, soprattutto sul luogo di lavoro. Anzi, lui ci teneva molto a essere riconosciuto per il lavoro che faceva. David ha dedicato al lavoro la maggior parte della sua vita, ed era proprio quello che diceva a mia madre nell'ultimo periodo. Questo me l'ha detto lei. Diceva sempre: «Ho dedicato al lavoro troppo tempo. Adesso ho voglia di lasciare tutto e dedicarmi alla famiglia. Magari scriverò un libro, magari farò delle consulenze, però ce ne andiamo noi tre e staremo meglio, staremoPag. 16 bene». David in quei giorni si sentiva quasi deluso dal fatto di poter essere messo in discussione. Lui era stato l'unico uomo confermato nella seconda squadra, da quella di Mussari e Vigni alla squadra successiva di Profumo e Viola. Quando in quel periodo ci fu tutto quel caos, ovviamente questo destò dei sospetti. Lui non si spiegava cosa lui potesse aver fatto per destare dei sospetti in questo senso se non per questo motivo. Lui semplicemente diceva: «Non può essere che io sia semplicemente un professionista, che sappia fare bene il mio lavoro e che quindi mi abbiamo riconfermato?» Si faceva delle domande che in realtà possono dare delle risposte ovvie, ma evidentemente lui sapeva che a certi piani, a certi livelli, tutto questo può a un certo punto diventare un po' fluido, un po' viscoso, un po' oscuro in questo senso. E soprattutto dopo la perquisizione.

  SUSANNA CENNI. Le chiedo una cosa a proposito di quello che lei sta dicendo adesso, cioè della sua grande preoccupazione, del fatto che diceva: «Qui si sono tutti indagati, mi hanno mantenuto, sono l'unico rimasto». Che lei sappia, in quella fase lui aveva ancora dei rapporti o si sentiva con Mussari e Vigni, quindi con i vecchi vertici?

  CAROLINA ORLANDI. Io so assolutamente di no, perché mi ricordo – poi di questo io con David non parlavo – che mia madre mi raccontò che addirittura, dopo che Mussari andò via e scoppiò tutto il caos, Mussari disse: «Io non voglio che tutto questo ricada su di te senza motivo». Non so se se lo dissero esplicitamente, ma ci fu un po' questo tacito accordo. Addirittura, forse solo una volta David mandò un messaggio di auguri alla figlia della moglie di Mussari. Quello fu l'unico contatto. In quel periodo mi ricordo che ebbe dubbi anche su quello. Disse: «Non posso neanche mandare un messaggio di auguri alla figlia di, perché poi magari sembra che...» Ecco, faceva questo tipo di meccanismo. Si stupiva del perché avessero dei sospetti su di lui, e questo lo mandava fuori di testa perché non se lo spiegava. Mi avevate fatto altre domande. Perché rivolgersi a Le Iene?

  SUSANNA CENNI. Le avevo chiesto prima se si era fatta un'idea della cavolata, del tradimento.

  CAROLINA ORLANDI. Per me la cavolata è stata mostrare quel lato emotivo, intimorito, al suo superiore, Fabrizio Viola. Quando se ne è reso conto, quando soprattutto non ha visto da parte di Viola una comprensione del suo stato emotivo, David si ritrae subito, anche in quello che scrive nelle e-mail. Si ritrae subito e probabilmente avrà detto: «Non posso mostrarmi così, non posso permettere di lasciarmi andare in questo caso». Infatti lui scrive: «Lascia stare...» Non mi ricordo, scrive tipo: «Sembro un pazzo, scusami, ciao». Scrive una cosa del genere, ed è tipico di David. Per come lo conosco io è proprio da manuale. Io ho ricollegato questa cavolata, cioè il mostrarsi da una parte emotivamente provato e dall'altra il mettere nero su bianco che voleva andare a parlare con la magistratura. Se lo doveva tenere per sé. Probabilmente lui l'ha capito. E muore dopo due giorni. Rispetto a Le Iene ci sono delle cose che forse non riesco neanche a spiegare. A ventun anni ti immagini sempre che se ti comporti bene in qualche modo sei tutelato dal Paese, dalla giustizia. Questa è una cosa ideale e basta. Dopo tutte le delusioni e tutte quelle risposte arrivate dopo quelle insinuazioni, dopo tutto quello che ci era caduto addosso e dopo che abbiamo visto coi nostri occhi la volontà di non approfondire certe cose, è come se mi fossi freddata un po' in quel senso. Quindi ho detto: «Okay, l'obiettivo della mia vita sarà sempre che venga riconosciuto e che venga messo nero su bianco, nelle stanze in cui deve essere messo nero su bianco, che David è stato ucciso e non si è suicidato». Però dall'altra parte è anche importante che questa storia venga conosciuta. Io ricordo che dissi questo, perché il valore narrativo rispetto a questo, che è anche il motivo per cui ho scritto il libro che avete letto, è dato dal terrore che tutto venisse dimenticato come loro volevano secondo Pag. 17me far sì che fosse. Quindi ho detto: «Okay, se da un lato continueremo a combattere, dall'altro nel frattempo voglio che tutti sappiano quello che sta succedendo a noi, che oggi è successo a me, domani a chi lo sa».

  SUSANNA CENNI. Quindi lei è convinta che non si tratti di suicidio.

  CAROLINA ORLANDI. Assolutamente no.

  PRESIDENTE. Onorevole Cancelleri.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Grazie per essere venuta qui e averci dato altre informazioni. Io ho due o tre domande, che si legano all'audizione che abbiamo fatto proprio con Filippone. Anche a noi ha stupito il fatto sia che le avesse chiesto di non salire in ufficio sia poi che l'avesse fatta entrare nel suo ufficio e non direttamente, che magari è una reazione istintiva. Se mi immagino in quella scena io sarei entrata. La risposta che ci è stata data rispetto al fatto di non farla salire subito è che lui aveva un po' la paura che potesse essere successo qualcosa, visto che sua madre era un po' allarmata.

  ANDREA ROSSI. Solo per una questione di ordine dei lavori, per capire. Visto che la collega sta in pratica rendicontando una parte di un'audizione che noi abbiamo tenuto a Siena e che non era comunque di natura pubblica...È una domanda che faccio anche per capire come porre delle domande e come mi devo comportare. Volevo sapere se si possono citare, all'interno delle domande che noi facciamo, audizioni che si sono già tenute all'interno della nostra Commissione. Solo per questo. Io chiederò, nonostante tutto, anche se può essere pubblica o secretata, perché per quanto riguarda alcuni aspetti, anche di carattere affettivo, io personalmente sono perché ci possa stare all'interno di una Commissione, di un ambiente più chiuso, seppur non ci sia nulla di penalmente rilevante.

  PRESIDENTE. Ricordiamoci sempre che le nostre sono delle sedute pubbliche, tranne quando sono secretate. Le sedute che abbiamo svolto a Siena sono pubbliche, soltanto che non hanno avuto la modalità di divulgazione tramite la web-TV perché evidentemente l'impianto non era installato in prefettura, ma hanno le stesse caratteristiche della seduta pubblica, quindi non ci sono motivi di particolare riservatezza.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Lui ci disse che era un po' preoccupata e quindi voleva tutelarla. Però lei adesso ci dice che lui invece fece addirittura una battuta. La mia domanda è: lei ha percepito tranquillità o era una battuta un po' quasi nervosa?

  CAROLINA ORLANDI. Io non ho percepito tranquillità in lui. Dall'altra parte l'ho anche ricollegato al fatto che, dal momento in cui mia madre lo chiama, semplicemente gli ha chiesto: «Ma hai lasciato David in ufficio? Hai visto David?» «No, perché? Non è tornato a casa?».

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Volevo capire tra la risposta che ci ha dato lui e questa battuta se lei confermava comunque la tensione.

  CAROLINA ORLANDI. La tensione c'era, secondo me, dal momento in cui lui dice: «Mi precipito là», perché altrimenti avrebbe detto: «Fammi sapere se posso fare qualcosa». Nel frattempo era a casa sua per l'ora di cena. Che motivo c'era di correre?

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Poi, sulla questione del perché la fa entrare nell'ufficio, lui dice: «Perché spesso David aveva delle riunioni molto importanti, quindi io non volevo disturbare la riunione».

  CAROLINA ORLANDI. Ma lui era il suo segretario.

  AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI. Lui diceva: «Magari era con gli amministratori e io non volevo entrare direttamente con la figlia, quindi faccio questo Pag. 18passaggio intermedio». Allora io gli feci una domanda, perché mi stupì il fatto che David avesse telefonato a sua madre, avesse detto che stava arrivando e poi in questa riunione all'improvviso. E chiesi: «Succedeva che le riunioni venissero convocate o organizzate all'improvviso?» Lui mi disse di sì. Allora vorrei sapere da lei se è vero che succedeva all'improvviso che le riunioni – riunioni di un certo livello tra l'altro – venissero organizzate e se succedeva che David comunque avvisava la famiglia del fatto che non sarebbe tornato a casa perché era stata organizzata una riunione. Qual era il suo modo di fare?

  CAROLINA ORLANDI. Non so come funzionasse all'interno del Monte dei Paschi, perché avevo vent'anni e non mi sono mai posta la questione. Non so se certe riunioni venissero convocate all'ultimo, ma so per certo che comunque l'avrebbe comunicato a mia madre, soprattutto perché era in estrema apprensione per lei, dato che si trovava a letto. Non poteva neanche andare a cucinare. Le portavamo la cena a letto, quindi non l'avrebbe mai lasciato al caso.

  PRESIDENTE. L'ultima domanda dell'onorevole Migliorino.

  LUCA MIGLIORINO. Molto brevemente. Lei quella sera ha visto le videocamere e i monitor che proiettavano. Io voglio capire un concetto, perché nella mia lettura «alle spalle» vuol dire «alla schiena». Invece alle spalle sarebbe proprio al lato del braccio.

  CAROLINA ORLANDI. La scrivania era fatta così.

  LUCA MIGLIORINO. Sì, noi ci siamo stati, io due volte in verità. Diciamo che il monitor poteva essere visto con la rotazione della testa. Non è che stava dietro alla schiena.

  CAROLINA ORLANDI. Assolutamente no.

  LUCA MIGLIORINO. Quindi anche allora col girare la testa io vedo la telecamera, non è che stava dietro.

  CAROLINA ORLANDI. Intanto era a fianco. Poi, se il mio lavoro è guardare le telecamere, se ce le ho nel soffitto o nel pavimento, io devo fare quello. Non posso permettermi di non sorvegliare.

  LUCA MIGLIORINO. Grazie al presidente in verità abbiamo chiesto il regolamento, quindi lo avremo. Ho finito, grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole D'Orso.

  VALENTINA D'ORSO. Intanto grazie per la disponibilità e la fatica di ripercorrere tutti quei momenti. In realtà la domanda più rilevante era quella sulla e-mail dissonante, come la chiamo io, proprio perché anche io ho ricostruito il contesto in cui si inserisce, e quindi comunque quel tipo di incoerenza mi conferma che anche lei l'ha riscontrato. Parlo della e-mail in cui c'era scritto: «Stasera mi suicido».

  CAROLINA ORLANDI. Anche l'incongruenza del come è scritta. Anche tutta una serie di cose che non posso dimostrare, ma solo perché conoscevo David, conoscevo come scriveva, conoscevo la sua punteggiatura.

  VALENTINA D'ORSO. Infatti volevo una precisazione in questo senso. Poi è dissonante anche con il carattere di David Rossi, che era molto chiuso, quindi non avrebbe mai esternato una sua debolezza in modo così eclatante sul luogo di lavoro.

  CAROLINA ORLANDI. Con quei termini, con quel modo diretto, assolutamente no.

  VALENTINA D'ORSO. La seconda precisazione: se aveva in quegli ultimi giorni paura di perdere il posto di lavoro.

  CAROLINA ORLANDI. David forse disse una volta a mia madre una cosa del genere. Me l'ha forse riferito lei. Non sapeva dove Pag. 19sarebbero andati a parare. Aveva questa sensazione. Non sapeva dove volevano arrivare. A lui sembrava che tutto questo fosse fatto per quasi uno scopo, quindi non capiva dove volevano arrivare. Probabilmente avrà inserito anche l'opportunità o la possibilità che lui perdesse il lavoro, non lo so, ma lui in quei giorni era come se avesse avuto anche l'illuminazione dall'altro lato e dire: «Forse tutto questo non mi merita più. Io ho dedicato tutto questo al mio lavoro e adesso vengo messo sotto la lente di ingrandimento. Forse è meglio che lasci tutto e che andiamo a vivere all'Amiata la nostra vita». Lì loro avevano una casa che amavano molto.

  VALENTINA D'ORSO. A lei personalmente riferì mai in quegli ultimissimi giorni di voler parlare con la procura?

  CAROLINA ORLANDI. No, non mi ricordo di questo. Non ha mai riferito a me, quantomeno, negli ultimissimi giorni di voler parlare con la procura.

  VALENTINA D'ORSO. L'ultimissima domanda è se portava sempre gli occhiali.

  CAROLINA ORLANDI. No, non portava sempre gli occhiali.

  VALENTINA D'ORSO. E la cravatta?

  CAROLINA ORLANDI. Sì, andava sempre al lavoro con la cravatta. Era uno molto preciso, impeccabile.

  ANDREA ROSSI. Anch'io, avendo letto il libro, non le rivolgo domande specifiche rispetto alle varie ricostruzioni che vengono fatte dai periti, anche perché il libro è abbastanza esaustivo. Mi riserverò nella parte successiva, quella secretata, di fare alcune domande specifiche rispetto al sistema che normalmente capita, anche se non è sempre piacevole fare queste domande, nella dimensione degli affetti familiari. Le farò due o tre domande molto rapide perché, leggendo il libro, a un certo punto viene evidenziato che lei ritiene che la perquisizione della sera del 6 marzo in pratica è stata fatta in modo rapido, soprattutto per togliere le cimici e quindi forse David Rossi aveva ragione dal punto di vista di sentirsi spiato. Lei ha questa certezza o è una supposizione?

  CAROLINA ORLANDI. Non può essere una certezza, perché non può esserlo, però me lo sono spiegato così, perché altrimenti una perquisizione due ore dopo a casa di una persona che si suicida non ha senso, considerando che è stata fatta una perquisizione nella stessa casa quindici giorni prima. Non me la spiego. Infatti, non hanno portato via niente di importante.

  ANDREA ROSSI. L'altra domanda è se il suo telefonino del 2013 fosse un telefonino a contratto.

  CAROLINA ORLANDI. No, con la ricaricabile. A proposito di questo – non la volevo interrompere –, quando mi è stata fatta la domanda su come ricordo l'orario preciso di quando sono arrivata alla Rocca, ricordo di aver fatto una chiamata al mio ex ragazzo, la persona con cui ero fino al giorno prima e a cui avevo confidato che in casa c'era questa situazione. Istintivamente ricordo di aver mandato un messaggio che non ho mai più ritrovato, in cui c'era una parolaccia o una cosa del genere e una chiamata al mio ex fidanzato che in quel momento non mi rispose e mi ricordo che poi mi trovai le telefonate insieme ad altre centinaia il giorno dopo o il giorno dopo ancora, però il telefono squillava e di questo ne sono più che certa. Ho mandato anche un messaggio che è arrivato, mi sembra, alla mia migliore amica.

  ANDREA ROSSI. Un'altra domanda molto puntuale, gliela rifaccio, anche se mi sembra di aver capito che ha già provato a rispondere ad altri colleghi. Nel suo libro a un certo punto scrive che David Rossi ha detto, in quel momento di passaggio tra il 19 di febbraio e il 5 di marzo, quando ha riscontrato le ferite sui polsi, che se avessero voluto, lo avrebbero tirato in ballo. Riferendosi alla sua preoccupazione, voi chiedevate il perché e lui diceva che se lo Pag. 20avessero voluto, lo avrebbero tirato in ballo. In pratica da parte sua c'era un po' il sentore, la preoccupazione in virtù di quella posizione che era sicuramente una posizione di visibilità a Siena, perché non era uno dei tanti direttori di uno sportello bancario, bensì era una posizione di visibilità in quella realtà.

  CAROLINA ORLANDI. Certo, questo si inquadra in quel discorso che provavo a fare prima. Io avevo la sensazione che lui avesse la sensazione che, se avessero voluto in qualche modo far riquadrare quello che gli serviva, avrebbero potuto fare un sacrificio. Io avevo questa sensazione. Da come parlava, sembrava che lui presupponesse o sapesse che in qualche modo avrebbero fatto quadrare le cose che loro dovevano far quadrare e che se questo comportava fare un sacrificio in questo senso, lui aveva paura che quel sacrificio potesse essere lui.

  COSIMO MARIA FERRI. Grazie soprattutto alla dottoressa che con precisione ormai da qualche ora ci sta dando delle indicazioni. Non so se ci sono domande da secretare o no.

  PRESIDENTE. Se non lo sa lei. Ci dica lei.

  COSIMO MARIA FERRI. Volevo sapere un po' dei rapporti di David Rossi all'interno della banca. Volevo capire questo aspetto. Lui rimane con questo ruolo anche dopo la caduta di Mussari e quindi diventa l'uomo...

  CAROLINA ORLANDI. L'uomo della comunicazione, diciamo così.

  COSIMO MARIA FERRI. L'uomo della comunicazione, l'uomo chiave anche nelle altre gestioni della comunicazione in quel settore. Lui parlava spesso a casa anche dell'attività che svolgeva, di alcuni viaggi che faceva a Roma e dei contatti che aveva? Raccontava o distingueva molto l'ambito familiare e affettivo con il mondo del lavoro e quindi poco voi sapete del ruolo e del potere che aveva all'interno della banca? Inoltre, in tutte queste cose che lei ha letto e ricostruito, ha colto delle sfumature che poi lei valorizza nella ricostruzione della ricerca della verità?

  CAROLINA ORLANDI. Di tutto questo lui parlava con mia madre, nel senso che aveva un rapporto con mia madre che si potevano dire veramente di tutto. Erano molto diversi tra loro, ma si compensavano in questo senso. So che David raccontava tutto ciò che gli succedeva a mia madre e, quindi, anche quello che succedeva al lavoro. Con me no, nel senso che io ero una ragazzina, avevo 20 anni e non mi metteva a conoscenza di ciò che faceva, se non per la campagna pubblicitaria per il Monte dei Paschi o il fatto che avesse lavorato con Bellocchio e Rino Gaetano per fare le pubblicità. Da questo punto di vista sì, perché era ciò che poteva interessare a una ragazzina, ma non sul resto.

  COSIMO MARIA FERRI. Mi interessa anche capire, visto che lei ha scritto un libro e da persona intelligente sa cogliere alcuni elementi, questo tema della banca, del ruolo di David, che è un tema che lei coglie. Prima, nella parte secretata, ha fatto dei collegamenti con tutta una serie di ipotesi. Su questo volevo capire che idea si è fatta.

  CAROLINA ORLANDI. Io posso aver supposto e sapevo che David aveva un ruolo importante, però, come scrivo anche nel libro che avete letto, io non sapevo esattamente David che lavoro facesse. Solo da più grande ho scoperto che era il responsabile della comunicazione del Monte dei Paschi, che per me all'epoca voleva dir poco e niente. Adesso che sono passati otto anni e sono più grande, mi rendo conto che lui si trovava a dover filtrare – questo si fa nella comunicazione, visto che è anche il mio lavoro – quello che accadeva all'interno del consiglio di amministrazione della banca, di cui lui non faceva parte, nel senso che non faceva parte del CdA, ma aspettava che finisse. Quando faceva tardi la sera, per esempio, immagino – perché oggi in parte faccio questo lavoro – che lui aspettasse di Pag. 21sapere che cosa era stato deciso, cosa non fare uscire e cosa fare uscire. Questa era una strategia di comunicazione e poi lui si rivolgeva a tutte le varie fonti giornalistiche. Lui conosceva un sacco di gente. Da quel punto di vista la comunicazione è una fetta molto importante; in quel momento, anche tra gli equilibri e tutto il resto, soprattutto in un periodo come quello, era fondamentale. Per questo per me David era una persona importante all'interno di quello staff, di quella banca, nonostante non avesse potere decisionale dal punto di vista finanziario.

  COSIMO MARIA FERRI. Secondo lei, da quello che ha visto, a parte le impressioni che non contano, vi è qualche elemento per dire che custodisse dei segreti particolari o degli episodi, qualcosa di specifico o non è emerso niente dalla lettura degli atti che lei ha fatto?

  CAROLINA ORLANDI. Per quello che ne so io, ovviamente no. Io non so se David custodisse dei segreti. Sicuramente conosceva tante personalità di spicco e tante persone di potere. Questo mi può far pensare che quando David disse: «Voglio parlare con i magistrati, perché conosco questo, questo e quest'altro, ho lavorato con tutti.», qualcosa da dire ce l'aveva, però non ho idea di cosa fosse.

  COSIMO MARIA FERRI. Invece, lei ha toccato in più punti lo stato d'animo di David in quel periodo: la paura delle cimici; il biglietto scritto con lei che nella risposta per iscritto ha detto di aver stralciato; la perquisizione; questa e-mail a Viola del 4 marzo, in cui parla esplicitamente del suicidio e a cui non è stato mai risposto; la preoccupazione anche di sua madre perché, come descrivete voi tutti e come è stato confermato da tutti quelli che l'hanno conosciuto, David Rossi era una persona molto dinamica, in gamba e autorevole e il fatto che non si presentasse a casa alle 20.10 per una cena ci poteva stare per un uomo impegnato. Invece, dal suo racconto e da quello che ha detto sua madre nei giorni scorsi, si avverte che c'era una preoccupazione per i tagli. Come hanno sottolineato anche i colleghi, vi era una prima fase in cui anche la famiglia crede e dà per scontata l'ipotesi del suicidio.

  CAROLINA ORLANDI. Mi faccio andar bene e cerco di metabolizzare quella.

  COSIMO MARIA FERRI. Lei è stata chiarissima nel dirlo. Le è già stata fatta la domanda, ma volevo tornare al momento in cui era con Filippone, perché Filippone – lei l'ha detto due volte e ha risposto anche alla domanda di un collega – dà dello scemo a David Rossi, quando dice: «Andiamo a vedere cosa ha combinato», dando quasi per scontato che avrebbe fatto un gesto. Come mai eravate convinti di questo gesto? Perché era preoccupato e lo vedevate teso?

  CAROLINA ORLANDI. Quello che ha pensato Filippone quella sera, non lo so e lo vengo a sapere stasera, perché neanche io ho letto le trascrizioni della sua audizione e non ho più avuto modo di confrontarmi con lui. Quello che ho pensato io è che sicuramente David in quel periodo era diverso – questo non l'ho mai negato –, ma conoscendolo, quello che trasmetteva a me e quello che lui mi voleva comunicare con gli occhi, dal momento in cui tra l'altro mia madre era a letto e non poteva gravare su di lei ulteriormente, era che... La sensazione che ho avuto quella sera, quando mi ha guardata, è stata: «Credimi. Dammi retta, fidati di me.». Quello è stato il senso, come se avesse motivo di credere che ci fosse un motivo per avere paura, perché ricordo che in quei giorni in cui lui era particolarmente agitato, mia madre diceva: «Non c'è motivo, stai tranquillo. La perquisizione è normale. Che motivo hai di far così?». Ricordo che quella sera, guardandomi e scrivendomi quelle cose, lui volesse dire: «Fidati di me. Poi ne parliamo, ma fidati di me». Non ho visto in lui paranoia o una persona fuori di testa, ma ho visto una persona impaurita. Non avevo mai visto David impaurito, quindi è chiaro che da quel momento mi sono agitata, perché Pag. 22dai suoi occhi ho visto che c'era motivo di aver paura.

  WALTER RIZZETTO. Volevo chiedere se risulta – è da un po' che seguo la vicenda, sono tante tante le cose che si vanno ad accavallare, quindi ogni tanto anch'io ho dei vuoti e mi scuserete se sbaglio qualche passaggio – che il dottor Filippone quella sera non chiama David Rossi, ma alle ore 20.20 o 20.25 si reca immediatamente in banca senza chiamarlo e pronunciando: «Vediamo che ha fatto quello scemo» o qualcosa del genere. Presidente, ho una considerazione e poi una domanda. Non voglio accusare nessuno, ci mancherebbe altro, è semplicemente per capirsi. Una persona che cerca un'altra persona alle 20.20/25 di sera, forse una telefonata, la faceva e non si reca direttamente in banca, consapevole e sicuro del fatto di trovarlo in banca, dicendo addirittura «Vediamo che ha fatto quello scemo». Alle 20.25 indicativamente uno alza il telefono e dice: «Dove sei?». La moglie non aveva detto che era in banca, ma aveva chiamato preoccupata Filippone, il quale si reca senza chiamare David Rossi in banca. È come se la moglie dicesse: «Non so dov'è.» e David Rossi in quel momento per Filippone poteva essere dall'altra parte del mondo in giro per Siena piuttosto che da qualche altra parte. Invece, lui si reca direttamente in banca.

  CAROLINA ORLANDI. Perché nel frattempo mia madre ha mandato me e mentre era lì che aspettava ha detto: «Intanto chiamo Giancarlo, ci lavora insieme e magari sa se ha una riunione o se aveva qualcosa.».

  PRESIDENTE. Sul punto mi permetterei di correggere l'onorevole Rizzetto, perché dai tabulati risulterebbe che Filippone chiama alle 20.30 David Rossi e anche la moglie di Filippone lo chiama alle 20.25. Questo dai dati dei tabulati.

  WALTER RIZZETTO. La cosa interessante da capire è se Filippone in quel momento fosse già in banca.

  CAROLINA ORLANDI. Io feci la chiamata quando avevo già scoperto tutto alle 20.35.

  WALTER RIZZETTO. Forse ricordo male io, però è una cosa che...

  PRESIDENTE. Era un argomento che avevamo affrontato soprattutto sulla base di alcune domande incalzanti del collega Migliorino sull'orario preciso. Per quello anch'io ho fatto delle domande all'inizio alla nostra audita. Abbiamo qualche discordanza sul momento esatto in cui si sono svolti i fatti e l'unico dato oggettivo che sembrerebbe desumibile dal materiale che ci è stato messo a disposizione sono questi tabulati che hanno dei precisi riferimenti temporali. Mi sono permesso di correggerlo.

  WALTER RIZZETTO. Ha fatto benissimo. È una correzione sui generis: se l'orario è corretto tra le 20.25 e le 20.30 passano circa dieci minuti e quindi c'è da capire se effettivamente Filippone entra in banca e chiama David Rossi oppure lo chiama già da fuori. Ha fatto benissimo a ricordarlo. L'ultimissima cosa senza secretare: la dottoressa Orlandi dice che, una volta che lei scende con l'ascensore, scende al piano terra e se ne va. Corretto?

  CAROLINA ORLANDI. Sì, passando tra Mingrone e Riccucci che si trovano uno di fronte all'altro.

  WALTER RIZZETTO. Lei trova Mingrone e Riccucci sotto?

  CAROLINA ORLANDI. Sì, davanti alla postazione di Riccucci, un po' più vicino all'ascensore.

  WALTER RIZZETTO. Le porte sono aperte.

  CAROLINA ORLANDI. Il portone è aperto.

  WALTER RIZZETTO. Secondo la ricostruzione del portiere – correggetemi, se Pag. 23sbaglio – Filippone e Carolina salgono, Filippone lo chiama, di fatto il portiere sale a piedi, trova Filippone, ma non trova Carolina Orlandi. Posso essere anche smentito, ci mancherebbe altro, però non trova Carolina Orlandi che presumibilmente nel frattempo sta scendendo con l'ascensore. Filippone a quel punto rimanda Riccucci ad aprire a Carolina che sarebbe rimasta chiusa dentro, visto che il portiere aveva chiuso le porte. Il portiere scende a piedi, trova Mingrone lì che, da quanto emerge, sta telefonando e disse: «Non ricordo la ragazza che pensavo fosse risalita, avendo trovato chiuso».

  CAROLINA ORLANDI. Se volete, vi ripeto esattamente...

  WALTER RIZZETTO. Quando lei scende, trova i due a parlare. In questo caso, in termini di ricostruzione che secondo me è interessante, Carolina Orlandi ci dice che trova i due a parlare, mentre l'altro dice: «Non vedo Carolina Orlandi che probabilmente risale in ascensore.».

  CAROLINA ORLANDI. Io lascio Giancarlo Filippone davanti all'ufficio di David che dice: «Vieni su! Vieni su! Vieni su!» e a quanto pare stava chiamando il portiere. Questo non lo sapevo. Prendo l'ascensore, non mi ricordavo il piano e l'ho sbagliato. Infatti, mi ricordo di essere arrivata e di aver visto un piano che non conoscevo. Sono tornata in ascensore, ho ripreso l'ascensore e ho ripremuto il bottone un'altra volta – non so se questa cosa è successa due o tre volte, perché ero in stato confusionale – dopodiché ricordo che si sono aperte le porte, ho riconosciuto il piano per uscire per scappare da mia madre – era il mio obiettivo in quel momento – faccio la curva e mi ritrovo davanti alla postazione di Riccucci, fuori dalla sua postazione che è in legno. Vedo Riccucci e Mingrone uno davanti all'altro con le mani così che si guardavano come se avessero appena saputo qualcosa. Vedono me, si girano di scatto e mi dicono: «Che è successo?» e io gli passo in mezzo correndo. Mingrone mi riguarda e mi dice: «Ma che è successo?», io lo guardo e non rispondo. Dico: «Scusate» ed esco dal portone che era aperto.

  WALTER RIZZETTO. Quindi per chiudere questa parte, a quanto risulta non corrispondono i tempi, perché o il portiere è velocissimo nel salire e scendere, mentre lei scende, ma il fatto che ci sia stato addirittura un colloquio non collima con quanto affermato dal portiere che ci ha detto – devo verificarlo, ma mi pare di ricordare che fosse così –: «Non ricordo della ragazza che pensavo fosse risalita, avendo trovato chiuso.».

  FEDERICO FORNARO. Lei diverse volte ha riportato questa espressione che Filippone avrebbe avuto nei confronti di David Rossi: «Vediamo che cosa ha combinato questo scemo». Le chiedo solo di contestualizzare: è uno «scemo» affettuoso da parte di un amico?

  CAROLINA ORLANDI. Sì.

  FEDERICO FORNARO. Scemo è un insulto, ma probabilmente è stato detto per sdrammatizzare nei suoi confronti, ma credo che sia giusto «cristallizzare» su questo.

  CAROLINA ORLANDI. Assolutamente.

  COSIMO MARIA FERRI. Lei che ha esaminato le e-mail, ha da segnalare alla Commissione qualche e-mail in particolare che non è stata analizzata in sede di indagine? Dalla documentazione degli strumenti informatici, che poi è stato il motivo da cui poi è partito il cambio anche dell'idea che si era fatta la famiglia, ha delle e-mail precise che vuole segnalare per richiamare la nostra attenzione?

  CAROLINA ORLANDI. Lo scambio di e-mail tra David Rossi e il dottor Viola è quello. La cosa da sottolineare è veramente dissonante rispetto a tutto lo scambio che c'è stato e soprattutto non partono evidentemente dallo stesso dispositivo, usano un linguaggio completamente diverso, interrompono un discorso e poi continuano il discorso che avevano lasciato. Tutto questo Pag. 24mi fa pensare che quell'e-mail non sia stata mandata da David.

  WALTER RIZZETTO. Chiedo la secretazione per le mie domande.

  PRESIDENTE. Propongo di passare in seduta segreta.

  (Così rimane stabilito. I lavori della Commissione proseguono in seduta segreta indi riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Ringrazio l'audita per il contributo fornito e dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 21.