XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 128 di Giovedì 22 luglio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione del Presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane, Mauro Lusetti (l'audito sarà in videoconferenza) :
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Lusetti Mauro , Presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane ... 3 
Prosperoni Maria Adele , Responsabile Servizio Ambiente ed Energia Confcooperative ... 4 
Lusetti Mauro , Presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 7 
Prosperoni Maria Adele , Responsabile Servizio Ambiente ed Energia Confcooperative ... 8 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 8 
Lusetti Mauro , Presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Prosperoni Maria Adele , Responsabile Servizio Ambiente ed Energia Confcooperative ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10 
Prosperoni Maria Adele , Responsabile Servizio Ambiente ed Energia Confcooperative ... 10 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10 
Lusetti Mauro , Presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane ... 10 
Prosperoni Maria Adele , Responsabile Servizio Ambiente ed Energia Confcooperative ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11 

Audizione del Presidente della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa, Daniele Vaccarino (l'audito sarà in videoconferenza) :
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11 
Vaccarino Daniele , Presidente della Confederazione Nazionale dell'Artigianato della Piccola e Media Impresa ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Gatto Barbara , Responsabile Dipartimento Politiche Ambientali ... 13 
Masini Riccardo , CNA Costruzioni ... 16 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 17 
Gatto Barbara , Responsabile Dipartimento Politiche Ambientali ... 17 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 17 
Gatto Barbara , Responsabile Dipartimento Politiche Ambientali ... 17 
Masini Riccardo , CNA Costruzioni ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 18 
Masini Riccardo , CNA Costruzioni ... 18 
Gatto Barbara , Responsabile Dipartimento Politiche Ambientali ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 13.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Presidente dell'Alleanza
delle Cooperative Italiane, Mauro Lusetti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in video conferenza di Mauro Lusetti, Presidente dell'alleanza delle cooperative italiane. Partecipa all'audizione Andrea La Guardia, responsabile settore multiservizi Lega Coop produzione e servizi, Maria Adele Prosperoni, responsabile servizio ambiente ed energia Conf-cooperative, e Nicola Antonio Scalone AGC Servizi di Lavoro. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul tema dei flussi paralleli e dell'abbandono dei rifiuti, con particolare riferimento ai rifiuti inerti, ai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. La Commissione è interessata a conoscere quali siano le criticità che l'attività svolta ha evidenziato ai fini della dispersione dei predetti specifici materiali, nonché quali iniziative sono in fase di attuazione per raggiungere il target europeo di raccolta. Comunico che l'audito ha preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Allora noi stiamo iniziando questo filone di inchiesta sull'abbandono, ma è un tema molto vasto e pieno di mille sfaccettature, però, insomma volevamo districarci un po' su questo tema, e quindi anche voi, insomma, spero siate utili alla causa. Quindi vi do la parola, magari organizzatevi. So che vi siete organizzati, insomma, gestite voi la parola per la vostra illustrazione e poi eventualmente io e altri miei colleghi faremo ulteriori domande. L'importante, anche ai fini del resoconto stenografico, è quello di dire all'inizio nome, cognome e qualifica. Grazie.

  MAURO LUSETTI, Presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane. Grazie, ringrazio la Commissione per questo invito. Io mi chiamo Lusetti Mauro, sono il Presidente della alleanza delle cooperative italiane, nonché Presidente di Lega Coop. Sono in una situazione un po' precaria, perché il fatto di avere differito l'audizione di mezz'ora mi mette in una condizione di collegamento un po' precaria. Per prepararci a questa audizione, abbiamo redatto un documento, che vi faremo avere, che lasceremo agli atti. Io ho solo il compito di introdurre i colleghi, soprattutto Adele Prosperoni, che illustreranno i contenuti di questo documento. Noi ci siamo attenuti a quello che è l'oggetto dell'audizione, e quindi abbiamo concentrato la nostra attenzione sui due settori di vostro particolare interesse, quindi il tema della gestione dei rifiuti derivanti da attività di tipo edile e quella delle apparecchiature elettroniche ed elettriche. Abbiamo cercato di entrare nel merito dei singoli settori, perché siamo convinti che conoscere ci serve molto per distinguere e distinguere è il presupposto per non confondersi. E quindi, in questo senso, abbiamo sviluppato anche un'attività Pag. 4di dettaglio molto interessante, almeno dal nostro punto di vista, mettendo in evidenza quelle che sono le criticità e mettendo in evidenza quelle che sono, dal nostro osservatorio, gli elementi che metteranno nelle condizioni, se applicati, di arrivare con la necessaria gradualità a quelli che sono gli obiettivi europei nella gestione dei rifiuti. Sostanzialmente passando da un'economia di tipo lineare, a una economia che valorizzi la circolarità e quindi il riuso di gran parte dei rifiuti prodotti. Detto questo, io lascio la parola alla collega Prosperoni, che vi illustrerà i contenuti del documento.

  MARIA ADELE PROSPERONI, Responsabile Servizio Ambiente ed Energia Confcooperative. Buongiorno, grazie per l'occasione di confronto, ringraziamo la Commissione per questo invito. Sono Maria Adele Prosperoni, sono Avvocato, responsabile Ambiente ed energia di conf-cooperative nazionale, parlo per conto dell'alleanza delle cooperative. Ringrazio anche il Presidente Lusetti per l'introduzione e credo che, preliminarmente, sia importante rappresentare che le cooperative che noi associamo operano in diversi settori, dal settore agricolo, al settore lavori e servizi e quindi anche, diciamo, di raccolta e gestione dei rifiuti, abbiamo il settore sanitario, il settore dell'edilizia, il settore delle cooperative sociali, il settore consumo utenze e quindi anche del grande distribuzione. Ecco, questa varietà delle cooperative che noi associamo, ci consente di disporre di un osservatorio abbastanza diversificato e quindi cercheremo di trattare i temi sotto diversi profili. Come diceva il Presidente Lusetti, noi abbiamo predisposto un documento di analisi e proposte che lasceremo alla attenzione della Commissione, in questa sede, vorremmo richiamare la vostra attenzione piuttosto che su fenomeni di criminalità organizzata, o aziendale, che non ci competono, se non diciamo per gli effetti indiretti che poi provocano sui nostri settori, vorremmo appunto richiamare la vostra attenzione piuttosto su alcune criticità di sistema, che ci sono state segnalate e che emergono anche dalla analisi dei dati, e che riteniamo che, se non sono adeguatamente gestite, possano rappresentare le premesse per comportamenti che, anche se non direttamente illeciti o illegali, quanto meno scorretti o non virtuosi, in quanto non orientati al raggiungimento degli ambiziosi e sfidanti obiettivi di economia circolare che, comunque, stiamo cercando di raggiungere. Ora, fatte queste premesse, ci sono alcuni temi trasversali, che io vorrei affrontare, e poi alcuni temi un po' più specifici che attengono ai due settori oggetto di indagine. Allora il primo tema trasversale, che credo sia importante, è il rapporto tra semplificazioni, controlli e tracciabilità dei rifiuti. Ora rispetto alla tracciabilità dei rifiuti noi abbiamo avuto, insomma, in passato, un sistema molto articolato, un tentativo di tracciabilità informatica dei rifiuti con il sistema SISPED, che poi è stato abrogato, e ora sostituito con il nuovo registro elettronico nazionale che andrà a sostituire, diciamo, il vecchio sistema. Speriamo con premesse migliori. Il tema della tracciabilità dei rifiuti è molto importante, ma va adeguatamente calibrato, come dicevo, con il sistema delle semplificazioni. Noi abbiamo sperimentato, e stiamo sperimentando, la validità, per esempio, del sistema dei circuiti organizzati di raccolta e del sistema degli accordi di programma stipulati ai sensi dell'articolo 206 del Codice Ambientale, per organizzare dei punti di conferimento dove le imprese possono arrivare in maniera molto semplice, quindi con pochi adempimenti, e da dove, poi, appunto sia garantita la tracciabilità. Questo ci ha consentito, in particolare ad esempio nel settore agricolo si sono sviluppati molto i circuiti organizzati di raccolta, di intercettare ampi flussi di rifiuti che, diversamente, forse avrebbero preso vie diverse. Il tema delle procedure semplificate, poi, è molto importante per quanto riguarda, ad esempio, le attività di recupero. Uno dei temi alla attenzione adesso per quanto riguarda specificatamente il settore dei RAEE (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) è la mancata approvazione del decreto previsto dall'articolo 20 del decreto legislativo n. 49 del 2014, per la definizione di procedure semplificate di recupero proprio per quanto riguarda il recupero dei rifiuti Pag. 5elettrici ed elettronici. Il sistema delle procedure semplificate, sicuramente, è un sistema che può garantire un adeguato controllo e funziona. Ora, ovviamente, la semplificazione non deve diventare un alibi per eludere le normative in materia di controllo, e quando lo applichiamo, invece, al tema dell'ubicazione degli impianti, che è un tema centrale quando si parla appunto di gestione dei rifiuti, il tema della semplificazione va trattato con un po' di cautela nell'ottica di prevenire aggressioni sul territorio e facili speculazioni. Sul tema degli impianti tornerò più avanti perché, ovviamente, ci interessa comunque sottolineare la necessità di potenziare la rete impiantistica, anche nell'ottica dell'attuazione delle misure del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che comunque destina ingenti somme a questa attività. Il secondo tema trasversale, che vorrei sottolineare, è quello relativo al raggiungimento degli obiettivi fissati a livello comunitario, perché in realtà dobbiamo essere più bravi a leggere tra le righe dei dati. Se noi andiamo a guardare i dati, ad esempio, della raccolta dei rifiuti proprio del settore della demolizione, quindi dei rifiuti inerti, a fronte dell'obiettivo di recupero del 70 per cento, che è fissato a livello comunitario, i dati 2019-2020 attestano l'attività di recupero dei rifiuti, derivanti dal settore della demolizione, e quindi costruzione e demolizione, è intorno al 78 per cento, il che sembra un grande successo. Poi, se andiamo a leggere un po' più nel dettaglio i dati, riscontriamo un 50% ancora presente di illegalità nel settore dei rifiuti inerti, ma ancora non abbiamo il dato di quanti rifiuti sono avviati a recupero, sono recuperati e stoccati e restano però stoccati, cioè non vengono poi effettivamente destinati al reimpiego. Questo anche perché, soprattutto nel settore edilizio, per quanto dirò dopo, c'è ancora molta diffidenza sull'impiego di materiali recuperati, anche da parte delle Pubbliche Amministrazioni, quando vanno a stipulare i capitolati di appalto, che chiedono sostanzialmente l'utilizzo di materiale di prima estrazione. Per quanto riguarda il settore dei RAEE, se andiamo ad analizzare i dati di riferimento, a fronte di un obiettivo del 65 per cento di raccolta, fissato a livello comunitario, rispetto al peso totale delle apparecchiature elettriche ed elettroniche vendute nell'ultimo triennio, l'Italia al momento, nel 2020, aveva raggiunto l'obiettivo circa del 42 per cento. Questo dato è stato segnalato come preoccupante ma, in realtà, il dato più preoccupante non è tanto questo, cioè è anche questo, ma è soprattutto il fatto che, secondo alcune indagini svolte proprio dai centri di raccolta, circa un 40 per cento dei rifiuti derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, viene perduto, cioè è fantasma e giace probabilmente nelle nostre case, o per pigrizia, a volte per la mancanza di un'informazione dettagliata sulle modalità, poi, di conferimento di questi rifiuti, ma molto spesso prende le vie dell'illegalità perché, appunto, magari ci sono delle attività di raccolta non autorizzate, che portano a sistemi di trattamento impropri, con una cannibalizzazione dei materiali più pregiati, più preziosi e poi la restituzione della mera carcassa, per così dire. Queste considerazioni sulla necessità di leggere, in maniera attenta, i dati rispetto agli obiettivi fissati a livello comunitario, in realtà, apre agli due macro temi trasversali: la necessità di regolamentare le attività di recupero, e quindi di avere una maggiore regolamentazione delle attività di recupero, e il potenziamento dei sistemi e delle reti di raccolta. Con riferimento alla regolamentazione dell'attività di recupero, risulta centrale il tema della attuazione della normativa «End of waste». Sappiamo che la normativa «End of waste» ha avuto, negli ultimi anni, una battuta d'arresto, a seguito di una complessa vicenda giurisprudenziale, che ha reso abbastanza farraginose le procedure delle autorizzazioni, caso per caso. Quello che manca, ancora, sia nel settore dei rifiuti inerti di costruzioni e demolizione, ma anche nel settore dei RAEE, sono i decreti nazionali «End of waste», perché risolverebbero molti problemi. Perché supererebbero, appunto, la necessità di avere delle autorizzazioni caso per caso, renderebbero omogenee le procedure e i criteri di riferimento, sia per le attività di recupero, che per i materiali in uscita, Pag. 6supererebbero anche quel problema, di cui accennavo prima, relativo alla diffidenza che ancora c'è rispetto ai materiali derivanti da attività di recupero. È evidente come la definizione dei decreti «End of waste», noi sappiamo che, al momento, sul settore demolizione sono stati già approvati il decreto «Pneumatici» che consente il recupero degli pneumatici usati e l'impiego in sottofondi stradali e il decreto sul fresato d'asfalto, sono ancora in istruttoria, presso il Ministero, il decreto sui rifiuti, appunto, di costruzione e demolizione, sul recupero degli inerti derivanti dallo spazzamento delle strade e il decreto sul recupero dei rifiuti derivanti da gesso. Ma ce ne sarebbero altri, sicuramente con tecnologie innovative, da portare avanti. Per quanto riguarda i RAEE, il tema è molto importante perché, se andiamo a leggere alcuni dati che ci riporta la Corte dei conti europea di recente, insomma ad aprile del 2021, sulla recente indagine, soltanto nei RAEE sono stati individuati 49 elementi chimici presenti, molti dei quali possono essere utilmente recuperati, 18 di queste sostanze presenti nei rifiuti elettrici ed elettronici sono classificati tra le materie prime critiche, cioè quelle materie prime di cui è molto complicato l'approvvigionamento.
  Questo rende evidente come la definizione di criteri «End of waste», per il recupero dei RAEE, sia determinante. Consentendo, come dicevo prima, anche di superare la diffidenza rispetto alla qualità e alle caratteristiche, alle performance del materiale recuperato. L'altro tema, invece, di cui accennavo, è il tema relativo alla organizzazione delle attività di raccolta. Abbiamo un tema impiantistico che va risolto, io sottolineo, con attenzione ovviamente al territorio e quindi calibrando le semplificazioni sulle procedure soprattutto di valutazione ambientale con le esigenze, poi, impiantistiche, e quindi abbiamo un problema impiantistico, abbiamo un problema relativo proprio alla organizzazione di una rete capillare di raccolta e di un sistema capillare di raccolta. Questo è molto importante soprattutto nel settore dei rifiuti elettrici ed elettronici. Ora, rispetto a questo, io vorrei entrare nel dettaglio, velocemente, di alcune criticità che ci ha segnalato il nostro settore della grande distribuzione che ha riscontrato delle problematiche relative all'applicazione dei sistemi e dei meccanismi, «Uno contro uno» e «Uno contro zero», che sono i due sistemi nati nell'ambito della normativa RAEE, per consentire la rapida e veloce raccolta dei rifiuti, soprattutto provenienti da ambito domestico. Ora, rispetto a questo, il primo tema è che se un distributore, quindi, diciamo, un grosso centro commerciale supera i 400 metri quadrati, è obbligato a attivare il cosiddetto meccanismo «Uno contro zero», cioè qualsiasi cittadino può andare lì a portare un RAEE di piccole dimensioni. Parliamo di RAEE sotto i 25 centimetri, quindi per esempio lampadine, ad eccezione di lampade ad incandescenza che sono escluse dal campo di applicazione, però, ad esempio, le lampadine o un cellulare. Nel caso in cui però il centro commerciale gestisca anche il meccanismo «Uno contro uno», o produca dei rifiuti di propria provenienza, nella fase del trasporto finale dovrà compilare 3 documenti di trasporto, 3 registri di carico e scarico diversamente chiamati a seconda del meccanismo di riferimento, avere dei depositi separati, e quindi delle aree dedicate con dei depositi separati, con tutta una serie di complicazione che effettivamente poi disincentivano molto l'applicazione di questo meccanismo, che tra l'altro, diciamo, rispetto al sistema «Uno contro zero» ci segnalavano che essendo, appunto, abbastanza articolato come procedure, comprensibilmente, dovrebbe restare limitato come obbligo ai centri commerciali che hanno grosse dimensioni, quindi superiori ai 400 metri quadrati. Ci sono anche delle criticità legate al meccanismo «Uno contro uno»: per esempio, quando io vado a comprare una nuova lavatrice, devo potere lasciare la mia vecchia lavatrice. Questo meccanismo funziona con le cosiddette apparecchiature equivalenti. Ora, sulla nozione di equivalenza, i cittadini sono fantasiosi, quindi magari comprano la lavatrice e pretendono di consegnare un frigorifero. Su questo, si sono aperte molte contestazioni tra i distributori e i conferitori, probabilmente un Pag. 7meccanismo più semplice anche consentendo comunque, diciamo, il conferimento di altre tipologie di rifiuti potrebbe essere utile. In generale, quello che ci viene rilevato rispetto a questo meccanismo della raccolta dei RAEE, è la necessità di semplificare al massimo le procedure, uniformandole, e soprattutto laddove già si applicano le procedure ordinarie in tema di gestione dei rifiuti, diciamo, considerare queste procedure come esaustive, o comunque appunto avere degli adempimenti più uniformi. Ultimo tema che vorrei sottoporre alla vostra attenzione, e poi lascio spazio ai colleghi o alle vostre osservazioni, è quello dei pannelli fotovoltaici. L'attuazione degli obiettivi del Piano Nazionale Energia Prima, così come l'attuazione delle misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, lasciano pensare che ci sarà un notevole incremento della installazione di impianti fotovoltaici e soprattutto, nel breve periodo, un revamping degli impianti esistenti che, seppure non sono arrivati ai 20 anni, quindi a fine periodo, però possono essere utilmente sostituiti con dei pannelli più piccoli e più efficienti. Ecco, questo tema della gestione finale dei pannelli fotovoltaici, anche sulla base delle ultime linee guida uscite, pubblicate dal GSE (Gestore Servizi Energia) a maggio di quest'anno, che hanno creato qualche difficoltà di lettura e hanno evidenziate alcune criticità, andrebbe semplificato. Se andiamo a vedere come funziona il sistema di gestione dei pannelli fotovoltaici, è una disciplina molto complessa da ricostruire, abbiamo i pannelli domestici e i pannelli non domestici, abbiamo i pannelli incentivati e non incentivati e abbiamo i pannelli che sono stati installati prima del 2014, e quelli dopo il 2014, con diverse modalità di gestione e diverse responsabilità. Vero è che i pannelli, come sappiamo dalle cronache, prendono molto spesso la via dell'illegalità, perché il sistema della valutazione sull'usato, o esausto, non è del tutto efficiente. Il decreto legislativo n. 49 del 2014 prevede una procedura per la valutazione di quando una apparecchiatura elettrica ed elettronica sia usata e quando, invece, debba definirsi rifiuto, in quanto arrivato effettivamente a fine vita, però questo è un meccanismo che presenta alcune falle. Sotto questo profilo, è importante anche definire con esattezza la differenza, appunto, soprattutto sui RAEE, tra quello che è un rifiuto pericoloso, da un rifiuto non pericoloso, perché la caratterizzazione e la classificazione di questi rifiuti non sempre è agevole. Queste sono, secondo noi, le principali criticità da affrontare, parallelamente a un'attività molto importante di informazione e sensibilizzazione che noi, come cooperative, come associazioni, già facciamo da tempo ma che, forse, potrebbe essere utilmente promossa e avviata anche a livello istituzionale. Io ho finito, grazie.

  MAURO LUSETTI, Presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane. Grazie Adele, io non se i Colleghi La Guardia e Scalone hanno la necessità di fare delle sottolineature. Nel caso, mi fanno un cenno, altrimenti diamo la parola al Presidente della Commissione per eventuali osservazioni. Direi che, per quanto ci riguarda, come Alleanza delle Cooperative abbiamo completato la nostra illustrazione, spero che vi possa essere utile, siamo a vostra disposizione per eventuali domande o richieste di chiarimenti.

  PRESIDENTE. C'era l'onorevole Zolezzi che ha chiesto di intervenire.

  ALBERTO ZOLEZZI. Grazie Presidente, ringrazio gli auditi. Per quanto riguarda il riciclo «End of waste», sapete che nel 2019 è stata scritta una norma nel decreto «Crisi Aziendali», da un punto di vista numerico, secondo quello che ci ha riferito ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), stava iniziando un po' a marciare questa norma, nel senso che ci sono ben 335 richieste di riciclo, caso per caso, anche se comunque è chiaro che è fondamentale che vengano scritti i decreti nazionali «End of waste» di riciclo, perché sennò si rischia di avere difformità anche territoriali importanti, lavorando da Regione a Regione. Volevo chiedere un po', su quella norma che c'era, cosa ne pensate. Pag. 8Come sapete, nel decreto «Semplificazioni», si cambia ancora e la parte dei controlli ex post rimane, ma senza possibilità di dare prescrizioni e soprattutto di controllare le prescrizioni. Secondo me, buona parte dell'azienda aveva iniziato appunto a metabolizzare la normativa, capendo che non è che fosse punitiva, è che un riciclo non lo valuto dalle carte, valuto se ottengo una materia eventualmente andando a vedere, a livello industriale, se esce fuori veramente una materia, o se magari c'è ancora qualche prescrizione o qualche miglioria da fare. Non voleva essere punitivo o rallentare l'una la normativa del 2019. Adesso vedremo cosa succederà, però volevo chiedervi un parere sulla normativa precedente se voi la ritenete troppo limitante, anche perché, ripeto, come numero, in realtà, il numero di richieste era assolutamente importante. Grazie.

  MARIA ADELE PROSPERONI, Responsabile Servizio Ambiente ed Energia Confcooperative. Se vuole, onorevole, posso intanto rispondere io e poi sentiamo i colleghi. Dunque, la problematica che si è posta sulle «Autorizzazioni Caso per Caso» è stata inizialmente legata alla possibilità di revoca ex post delle autorizzazioni. Questo, chiaramente, ha determinato in molte Amministrazioni una forte paura, uso il termine giusto, a rilasciare le autorizzazioni, perché poi le imprese fanno gli investimenti, e il fatto che l'autorizzazione possa successivamente essere revocata ovviamente rischia di aprire anche dei contenziosi insomma significativi. Quindi, in una prima fase, abbiamo avuto proprio una difficoltà delle Amministrazioni a lanciare il cuore oltre l'ostacolo, se posso permettermi questa espressione. Un'altra questione, che è stata comunque ritenuta particolarmente critica, è la necessità di un parere preventivo di ISPRA e di ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente) e il fatto che questa procedura, comunque, viene applicata, da molte Amministrazioni, anche nella fase di rinnovo di autorizzazioni già consolidate e operative da anni. Quindi con tutta l'apertura di una procedura più complicata, come se si trattasse di una nuova autorizzazione. Questo è stato l'altro tema, insomma, che ci è stato sollevato. C'è poi, come dicevo prima, lo ha rilevato anche lei, un problema di omogeneità – che speriamo che con il registro che dovrebbe adesso piano, piano incrementare anche l'operatività possa essere risolta – però, sicuramente, disporre di decreti uniformi sul territorio è più semplice e di maggiore garanzia per gli operatori e anche rende più veloce le procedure.

  ALBERTO ZOLEZZI. Mi permetto, scusi, un ultimo commento. Questi sono solamente numeri su cui abbiamo chiesto un dettaglio ulteriore a ISPRA, però la norma del 2019 non ha visto nessuna autorizzazione revocata. Poi capisco che può essere un caso e quindi la paura rimane. Grazie.

  MAURO LUSETTI, Presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane. Solo un commento ulteriore a quello che lei, onorevole Zolezzi, sa molto bene. La certezza dal punto di vista normativo è un qualcosa di particolarmente complicato da governare e da gestire, soprattutto sulla filiera degli appalti pubblici che hanno un prezzo di aggiudicazione con determinate condizioni e poi, in corso di appalto, cambia la normativa e spesso questo mette in difficoltà la relazione tra l'impresa vincitrice d'appalto e l'Amministrazione che ha emanato il bando. Quindi, noi chiediamo una legge che tenga conto anche delle osservazioni che vi abbiamo presentato e che, probabilmente anche altri presenteranno, ma anche una stabilità dal punto di vista normativo che è un elemento fondamentale per chi fa impresa.

  PRESIDENTE. Io volevo chiedere, innanzitutto, per quanto riguarda gli inerti, presentai e fu approvato nella legge delega europea del 2018, se non sbaglio, la possibilità per i venditori di materiale edile vergine, di prendere indietro, da parte dei singoli clienti, le demolizioni. Credo che sia partito da poco, o sta per partire, non lo so, appunto una sperimentazione di questi, diciamo così, centri di raccolta. Ne siete a conoscenza? E pensate che sia uno strumento valido? Poi in generale, diciamo Pag. 9così, che nella disciplina vigente non consente l'accesso alle imprese nei centri di raccolta comunali, che idea avete, se questo insomma può, in qualche modo, cambiare soprattutto per alcune piccole imprese, non so se, c'è qualche strumento alternativo al riguardo, come è la situazione? E poi leggeremo, ovviamente, anche i vostri dati, quello che avete detto che ci mandate, quindi volevamo anche sapere, in generale, se avete fatto degli studi per capire i flussi illeciti di quello che è di nostro interesse. E per quanto riguarda i RAEE, prima avete detto che il centro commerciale deve compilare 3 moduli, ma quale potrebbe essere, ecco, l'alternativa per semplificare, che poi però non sia troppo facilona, diciamo così, anche perché spesso ci sono state anche delle indagini dove, appunto, questi depositi non erano a norma e addirittura poi, attraverso padroncini, andavano a finire nei campi rom questi materiali. Insomma, cosa si potrebbe proporre per cambiare un po' le cose? Per quanto riguarda l'uno a zero, effettivamente, non c'è tanta pubblicità, quindi le persone spesso neanche lo sanno, nei centri commerciali è scritto piccolo, in basso, perché immagino che sia comunque, diciamo così, una rottura di scatole quella di mettere in piedi un servizio del genere. Forse bisognerebbe investire più anche in pubblicità. E per quanto riguarda, invece, i pannelli fotovoltaici e i condizionatori anche, questi grandi, diciamo così, elettrodomestici che adesso aumenteranno sempre di più perché, magari 40 anni fa non erano così diffusi, ma adesso cominciano ad essere dismessi anche, cosa si può fare per cambiare? Bisogna anche che i consorzi RAEE facciano dei centri di raccolta dedicati, dei centri logistici? E il Governo, secondo voi, in cosa manca perché, che io sappia, c'è il Comitato di Vigilanza e Controllo dei RAEE che non ha mai funzionato e addirittura un comitato di indirizzo che non è mai stato istituito. Insomma, se avete in mente delle possibili soluzioni per cambiare qualcosa.

  MARIA ADELE PROSPERONI, Responsabile Servizio Ambiente ed Energia Confcooperative. Per quanto riguarda la questione del conferimento rifiuti da demolizione, non abbiamo fatto studi, non abbiamo segnalazioni, quindi esprimo un'opinione insomma personale, ma da tecnica della materia dei rifiuti. Io ho l'idea che qualsiasi modalità consenta agevolmente il conferimento dei rifiuti in un centro autorizzato sia da privilegiare. Quindi, come dicevo prima, bene le semplificazioni che vanno in questa direzione, garantendo poi da lì tracciabilità e controllo perché tolgono i rifiuti dalle strade o dai depositi o dalle discariche abusive. Rispetto a questo, un tema, per esempio, importante è stato quello della modifica della nozione di rifiuto urbano e speciale che abbiamo, appunto, avuto a settembre del 2020 con l'approvazione del decreto 116, dove i rifiuti da demolizione sono stati indicati esclusivamente come speciali, per cui molti centri di raccolta comunali hanno cominciato a non prendere, quindi a non ricevere, a non consentire l'ingresso di rifiuti di demolizione di provenienza urbana, cioè derivanti dalle attività fai da te. Questo ha creato grosse difficoltà sul territorio, poi risolte parzialmente con una circolare del Ministero dell'Ambiente, ma alcuni centri comunali molto, secondo me, intelligentemente, hanno continuato a interpretare la normativa ricevendo, comunque, questi rifiuti per evitare che prendessero le vie di smaltimenti illeciti. Quindi, sotto questo profilo, io credo che qualsiasi modalità semplificata, che garantisca il conferimento ai centri di raccolta autorizzati, debba essere privilegiata. Per quanto riguarda le semplificazioni dei sistemi «Uno contro uno» e «Uno contro zero», la prima cosa da fare semplice potrebbe essere quella di unificare i moduli. Cioè noi abbiamo il formulario di trasporto, il modulo semplificato di trasporto, per quanto riguarda il sistema «Uno contro uno» e un altro modulo ancora diverso per quanto riguarda lo «Uno contro zero». Nel modulo «Uno contro uno» deve essere indicato, esattamente, nome e cognome del soggetto che lascia l'apparecchiatura, cosa che sembra avere costituito un forte deterrente per il conferimento. L'unificazione di questi moduli già sarebbe un passo per la semplificazione, considerando anche che adesso stiamo per attuare la normativa Pag. 10sulla tracciabilità informatica dei rifiuti, con il REN (Registro elettronico per la tracciabilità dei rifiuti) dell'articolo 188-bis del Codice Ambientale, si potrebbe pensare a una scheda semplificata in quei modelli. Che possa unificare, appunto, dall'unico centro commerciale, il modello di trasporto per tutte e tre le tipologie di rifiuti che si vanno a trasportare ma che partono dallo stesso punto di raccolta. Ecco, queste sono, diciamo, secondo noi, le principali semplificazioni. Per quanto riguarda il sistema istituzionale governativo, la mancata poi attivazione dei gruppi di lavoro, noi sono anni che chiediamo la riattivazione del CESPA (Consiglio Economico e Sociale per le Politiche Ambientali), che è il comitato previsto dall'articolo 3 del Codice Ambientale, che dovrebbe essere un organo di consultazione permanente obbligatorio, per qualsiasi misura di attuazione, della normativa ambientale che è fermo da anni. E quindi la cosa non ci stupisce. Effettivamente ci sono degli strumenti di controllo su cui potremmo puntare e quindi il Governo, sotto questo profilo, potrebbe attivarsi per, così, per rimettere a regime tutta una serie anche di istituzioni e istituti che nascono proprio con lo scopo di garantire maggiore monitoraggio, consultazione e la condivisione anche di esperienze tecniche.

  PRESIDENTE. Ma per il nome sul modulo che scoraggia parecchio, intende il nome di chi ha consegnato l'elettrodomestico? E perché scoraggia una cosa del genere e crea così problemi? E perché bisogna mettere per forza il nome?

  MARIA ADELE PROSPERONI, Responsabile Servizio Ambiente ed Energia Confcooperative. Sul perché bisogna mettere per forza il nome, dovremmo chiederlo al Ministero, perché all'epoca questa è stata una semplificazione che fu richiesta. Nel modulo «Uno contro zero» non è richiesto nominativamente, anche perché spesso ci sono dei cassonetti dove uno lascia il rifiuto, ma si tratta di piccoli rifiuti. Nel sistema «Uno contro uno» il modulo prevede espressamente l'indicazione del nome e cognome e i riferimenti di chi lascia l'apparecchiatura, però i nostri centri commerciali della grande distribuzione ci segnalano che questa cosa, in qualche modo, funge da deterrente. Quindi probabilmente le persone poi sono restie a lasciare i propri dati personali. Cosa diversa sulla vendita a distanza, perché magari lì diciamo viene tracciato diversamente l'acquisto. Sicuramente non fa grossa differenza sapere il nome del proprietario della lavatrice, quanto piuttosto credo sia importante fare sì che la lavatrice venga conferita in un centro autorizzato.

  PRESIDENTE. Sì. Anche perché poi posso capire il nome, forse del televisore, non lo so, perché poi bisogna pagare il canone, ma sul frigorifero, insomma l'anonimato sul frigorifero mi lascia un po' perplesso. Però, detto questo, correggetemi se sbaglio, ma la sensazione che ho è – ovviamente è una problematica molto complessa – ma il problema principale secondo me è che molte piccole e medie imprese, anche, o finte piccole imprese, parecchie hanno del fatturato a nero e che, a prescindere dalla presenza di impianti, centri di raccolta, il problema è che se io produco un rifiuto a nero, o faccio un lavoro non fatturato e quindi di conseguenza devo produrre, non posso produrre una grande quantità di rifiuto, ho paura che questo sia forse uno dei problemi principali per quanto riguarda, appunto, l'abbandono o comunque i traffici paralleli di questi rifiuti. Su questo tema, che cosa si può fare, oltre ai controlli, quello è scontato, probabilmente forse l'indirizzo maggiore sarebbe quello di non chiedere il nome, insomma di agevolare in qualsiasi modo il conferimento di questi rifiuti, in generale, senza fare grossi controlli su chi li porta?

  MAURO LUSETTI, Presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane. Onestamente, le siamo di scarso aiuto, perché noi non siamo particolarmente, come dire, esperti nelle vendite a nero, le nostre organizzazioni noi attraverso SIM, CRAI, COOP e CONAD abbiamo sostanzialmente il 40% dei consumi a livello nazionale e, per noi, le vendite a nero non esistono, quindi Pag. 11onestamente non le so essere di aiuto. Se vuole qualche opinione dal punto di vista di una organizzazione di una impresa che rispetta le leggi, questo sì, ma sul nero proprio noi non siamo nelle condizioni di essere d'aiuto.

  MARIA ADELE PROSPERONI, Responsabile Servizio Ambiente ed Energia Confcooperative. Io aggiungerei una considerazione legata al fatto che, probabilmente, la questione va affrontata diversamente a seconda dei settori. Come dicevo prima, per esempio, il settore dei pannelli fotovoltaici che si presta a fenomeni di illegalità collegati alla esportazioni all'estero, per esempio, di pannelli esausti fintamente usati. E ci sono altre tipologie di rifiuti, insomma, su cui questo mercato dell'usato, questa area grigia, alimenta molto anche i traffici illeciti, ecco, su questi forse dobbiamo fare un tipo di ragionamento. Poi ci sono rifiuti invece che, come dicevo prima, che sono gli elettrodomestici di uso comune probabilmente su cui l'obiettivo dovrebbe essere quello di intercettarne quanto più possibile, quindi semplificando al massimo le modalità di raccolta. Quindi io direi che forse dobbiamo pensare una tracciabilità più spinta per alcune tipologie di rifiuti, perché diciamo sono quelli che maggiormente si prestano, insomma, a dei traffici illegali e invece semplificare molto, agevolare il conferimento di tipologie di rifiuti di uso comune che purtroppo, poi, con procedure farraginose, sono quelli che troviamo nelle discariche abusive.

  PRESIDENTE. Sicuramente ci sono tante imprese oneste, diciamo così, comprese le vostre, sicuramente, però la domanda «Con o senza fattura» è una domanda che è molto solito sentire insomma un po' ovunque e in ogni settore. Credo che questo poi abbia come, tra le tante conseguenze, anche proprio questa del fenomeno dell'abbandono dei rifiuti non nelle filiere regolari, diciamo così. Quindi, comunque sia, credo che sia sempre meglio quella di dare una possibilità a chiunque di rendere meno conveniente, di quanto lo è in realtà, quello di abbandonare, o dare alla illegalità, ma quella di convogliare il più possibile attraverso filiere tracciate e quindi questo, secondo me, appunto, anche dal nome del frigorifero, se si può evitare, secondo me, questo potrebbe essere una semplificazione e anche uno stimolo in più per non abbandonare il rifiuto chissà dove. Non ci sono altre richieste di intervento, quindi noi innanzitutto vi ringraziamo e attendiamo la vostra relazione. Se poi avremo bisogno di ulteriori informazioni, vi contattiamo. Grazie.

Audizione del Presidente della Confederazione Nazionale dell'Artigianato della Piccola e Media Impresa, Daniele Vaccarino.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti televisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati. L'ordine del giorno reca l'audizione in video conferenza di Daniele Vaccarino, Presidente della Confederazione Nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa. Partecipano all'audizione Barbara Gatto, responsabile dipartimento politiche ambientali e Riccardo Masini, C.N.A. costruzioni. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul tema dei flussi paralleli illeciti e dell'abbandono dei rifiuti, con particolare riferimento ai rifiuti inerti. La Commissione è interessata a conoscere quali siano le criticità che l'attività svolta ha evidenziato ai fini della dispersione dei predetti specifici materiali. Comunico che l'audito ha preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Invito, quindi, il nostro ospite a svolgere una relazione, poi, evidentemente visto che siete più di una persona, insomma, decidete voi come passarvi la parola e poi, eventualmente, io e i miei colleghi vi faremo qualche domanda. Grazie.

  DANIELE VACCARINO, Presidente della Confederazione Nazionale dell'Artigianato della Piccola e Media Impresa. Grazie, Presidente Pag. 12 dell'invito. Io, purtroppo, sono in una giornata assai complessa di riunioni dei nostri organismi, per cui svolgerò questa mia introduzione e poi dovrò lasciare l'incontro, però saranno presenti appunto i miei colleghi, anche più tecnici di me. Siamo contentissimi di essere stati coinvolti in questa specificità del settore che rientra più complessivamente in un discorso di ambiente e legalità, una delle questioni sulle quali la CNA (Confederazione Nazionale dell'Artigianato della Piccola e Media Impresa), da tempo, ha svolto non solo il proprio lavoro, ma ha portato avanti proposte, ma soprattutto ha lavorato, e sta lavorando, a tutti i livelli territoriali per questo tema che per noi è fondamentale. Quindi poi dico qualcosa di specifico sulla questione che avete posto, però credo che la questione dei rifiuti inerti, eccetera, debba essere vista all'interno di un problema che esiste, che è un problema di legalità e che è un problema dei rifiuti e di come questi vengono smaltiti. Noi, l'ho detto prima, ma lo ripeto, è da tempo che sosteniamo la necessità di perseguire la legalità ambientale, è un tema grande. Così come è da tempo che ci battiamo per gli smaltimenti complessivi dei rifiuti. E qui apro subito una parentesi, più che una parentesi un inciso, nel senso che le normative che devono venire per i trattamenti dei rifiuti in generale, devono essere costruite che siano possibili per il sistema delle piccole imprese. Perché, se questo non avviene, noi abbiamo difficoltà, anche come associazione, a intervenire presso i nostri associati. Partendo dal fatto che il nostro associato, e il mondo che rappresentiamo in generale, si è ormai convinto e abituato al fatto che i rifiuti rappresentano un problema, ma anche eventualmente una ricchezza, se fatti e smaltiti nella maniera corretta. Certamente, se mi viene in mente soltanto anni fa, il SISTRI (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti) come sistema per gli smaltimenti, bene, quelle sono strade non percorribili che rischiano soltanto di favorire smaltimenti non corretti. Allora, oggi il tema dell'ambiente, il tema della transizione ecologica, è al centro dell'attenzione di tutti noi, del Governo, in particolare modo, ovviamente l'ha posta tra i suoi primi obiettivi e noi ne concordiamo assolutamente gli indirizzi e ne concordiamo, anche, lo sforzo per accelerare questo tipo di transizione ecologica che si vuole fare. All'interno del quale ci sta tutto il problema dello smaltimento, così come ci sta il problema della economia circolare. A questo proposito, vorrei aggiungere che proprio il mondo dell'artigianato, il mondo della piccola impresa, è un mondo particolarmente sensibile al recupero e al riutilizzo di materiali. Quindi abbiamo, come dire, un terreno fertile, quello del sistema delle piccole imprese, da un lato per cercare di sviluppare sempre maggiormente il concetto di riutilizzo e di recupero per i rifiuti, e dall'altra, quello che voi ponete, che è quello di un problema di legalità, che è un problema sul quale poi i miei colleghi interverranno più specificamente. Volevo proprio approfittare di questa audizione, di questa vostra disponibilità, proprio perché entriamo in una fase – che per quanto riguarda Parlamento e Governo è particolarmente attiva – in cui noi dobbiamo, come dire, sapere sfruttare al meglio le opportunità di crescita dei prossimi mesi, e noi diciamo anche dei prossimi anni. All'interno di questa opportunità di crescita, che noi dobbiamo assolutamente cogliere, altrimenti rischiamo di tramandare solo alle giovani generazioni, alle prossime generazioni, l'enorme debito pubblico che abbiamo accumulato, all'interno di questo certamente il filone della legalità e il filone del riutilizzo, ripeto, quindi concetti che vanno di pari passo, sono concetti per noi fondamentali. Quindi ben venga questa audizione, ben vengano normative chiare. Devono però essere normative che abbiano regole chiare, che abbiano regole trasparenti, che siano efficaci e soprattutto – ho fatto prima un esempio – che siano soprattutto applicabili. Applicabili non vuol dire che per questo devono essere, permettetemi un termine, lasche. Significa che devono essere fatte in modo che un sistema di piccole imprese, la piccola impresa non debba scervellarsi per applicarle, che è la cosa che ha portato spesso alla deriva quelle che erano, diciamo, iniziative anche lodevoli Pag. 13 del passato. Ho voluto utilizzare questa finestra che mi avete dato perché, per noi, è un problema estremamente sensibile, è una di quelle questioni sulle quali ci giochiamo l'avvenire della nostra economia e sulla quale penso che le piccole imprese, e il mondo dell'artigianato che noi rappresentiamo, da un lato possa anche essere talvolta preso ad esempio, ripeto per esempio sul concetto del riutilizzo, e dall'altra possa essere terreno estremamente fertile per cercare di adattarsi assolutamente, essere vincolato, a delle normative che siano molto rigide per combattere l'illegalità che riguarda anche il sistema dei rifiuti. Vi ringrazio, vi chiedo scusa se non posso ulteriormente stare a questo bellissimo incontro, e soprattutto proficuo, a cui noi teniamo molto. Per noi, il rapporto con il Parlamento è un rapporto fondamentale. Noi abbiamo due binari, da un lato il rapporto diretto con il Governo, perché ovviamente ha il potere di legiferare, ma dall'altra, per noi, lo strumento del Parlamento è fondamentale perché vengano prese in considerazione tutte le opinioni, compresa quella di una forza importantissima come la CNA, ma soprattutto per quello che rappresentiamo. Grazie mille ancora.

  PRESIDENTE. Grazie. Sicuramente siamo sempre a disposizione e quindi avremo modo di riaggiornarci. Immagino che poi voglia continuare, non so, la dottoressa Barbara Gatto.

  BARBARA GATTO, Responsabile Dipartimento Politiche Ambientali. Grazie, Presidente e a tutta la Commissione. Proseguo entrando nel merito più specifico dell'argomento dell'audizione odierna. Noi abbiamo prodotto un documento che credo sia già a disposizione della Commissione, in cui abbiamo cercato di concentrarci proprio sulle difficoltà che, in particolare, le imprese edili hanno nella gestione dei rifiuti inerti derivanti dalla propria attività, partendo un po' da quelle considerazioni più generali di contesto che il Presidente Vaccarino ha prima ricordato e cercando poi, di conseguenza, di avanzare alla Commissione alcune proposte che possano rappresentare dei tasselli di miglioramento che possano, diciamo, portare a rendere sempre più efficace e anche corretta la gestione di questi rifiuti. Solo due parole rapidamente sul settore: è noto che il settore edile è un settore molto caratterizzato da una presenza diffusa e capillare di imprese di piccola dimensione – lo ricordava il Presidente prima – imprese che chiaramente hanno, da un lato, in funzione delle loro caratteristiche dimensionali, delle complessità, sicuramente specifiche, che quotidianamente cercano di gestire. Ma, devo dire, nonostante prese unitariamente, e contribuiscono diciamo ovviamente con cantieri di piccole dimensioni, quindi con opere di importo e dimensioni ridotte, ma diffuse, se prese complessivamente, portano un contributo enorme, non solo in termini economici, di fatturato e di numero di addetti ma, visto che parliamo di rifiuti, anche la loro produzione di rifiuti, seppure unitariamente, non è certo una produzione enorme ma, nel complesso, hanno una incisione sicuramente significativa rispetto alla quantità totale di rifiuti inerti prodotti. Quindi è chiaro che sono un settore che noi guardiamo con attenzione e con il quale guardiamo con attenzione tutta la disciplina ambientale di gestione dei rifiuti. Tra l'altro, lo sappiamo, è un settore su cui l'attenzione è particolarmente alta in questo momento perché, anche per rispondere ai pesantissimi periodi di crisi che un po' in generale l'economia ha vissuto, ma in particolare il settore edile, oggi possono beneficiare di una serie di politiche di incentivazione che avranno un effetto non solo in termini economici, auspicabilmente di crescita importante del settore, ma anche sotto il profilo ambientale poiché, spingendo verso interventi di riqualificazione edilizia e urbana, deve andare parallelamente un obiettivo di gestione sempre più sostenibile dei rifiuti derivanti da queste attività. Quindi, l'attenzione che è sempre alta, a mio avviso, in questo periodo, deve essere ancora più alta. Dobbiamo dire che il settore edile risente indubbiamente della presenza di una concorrenza sleale, concorrenza per lo più data dalla presenza di una moltitudine di imprese fittizie, che tali non sono, che Pag. 14operano senza rispettare in alcun modo le regole e che quindi diciamo beneficiano di condizioni di vantaggio dato dalla non applicazione di regole anche ambientali, ma in materia di lavoro, di sicurezza e quant'altro.
  Noi riteniamo che il fenomeno dell'abbandono dei rifiuti inerti debba essere, prima di tutto attribuibile a questa, purtroppo, presenza ancora diffusa di imprese che tali non sono e che operano senza alcun rispetto della legalità. Per cui il primo obiettivo deve essere quello di intervenire, per fermare questo fenomeno, attraverso un sistema di controlli efficace in grado di intercettare veramente quelli che sono gli ambiti che vanno a incidere pesantemente sull'ambiente. In questo modo, sicuramente, si farebbe un passo avanti importante nel ridurre il fenomeno dell'abbandono dei rifiuti inerti. Poi è chiaro che c'è tutto il resto delle imprese, le imprese sane che quotidianamente cercano di operare nella legalità, con quelle complicazioni che il Presidente Vaccarino prima ricordava e che, però, in particolare nella gestione dei propri rifiuti risentono di una serie di difficoltà che, in generale, caratterizzano la gestione dei rifiuti da parte della gran parte dei settori imprenditoriali che, nella loro attività quotidiana, producono rifiuti, sono normalmente produttori di rifiuti. In questo caso, è chiaro che c'è una complicazione aggiuntiva data dal fatto che questi rifiuti sono prodotti in cantiere, non sono prodotti nella sede legale delle aziende e quindi c'è un passaggio in più da gestire che chiaramente complica la vita alle imprese. Sappiamo, tra l'altro, che i rifiuti inerti rappresentano, in tutti i paesi dell'Unione Europea, il flusso quantitativamente più importante e, proprio per questo, nella recente evoluzione legislativa, a partire dall'Europa, ma si dovrà ovviamente adottare anche negli stati membri c'è un innalzamento della attenzione e degli obiettivi su una sempre migliore gestione di questi rifiuti. Come dicevo prima, anche la gestione dei rifiuti inerti, risente più in generale di un tema di eccesso di burocrazia che caratterizza, più in generale, la gestione dei rifiuti. Purtroppo, in campo ambientale, manca ancora, noi lo vediamo anche con gli ultimi provvedimenti avuti l'anno scorso con il recepimento del pacchetto sulla economia circolare, una visione unitaria, organica, ci sono troppi interventi spot che continuano a complicare le norme con tasselli successivi con le quali le imprese, quotidianamente, cercano di barcamenarsi per operare al meglio. Su questo settore, basta ricordare, per noi è un nodo particolarmente critico, tutto il tema delle terre e rocce da scavo dove c'è stato un susseguirsi numerosissimo di interventi normativi che, soprattutto sui piccoli cantieri, non hanno, al momento sciolto, i nodi noti nella gestione di questa tipologia di rifiuti. Per cui, diciamo, il primo tema è un tema valido, più in generale, ed è il tema della burocrazia, ma che ripeto dal punto di vista della CNA, a volte, togliere un po' di burocrazia non penalizza la tutela dell'ambiente, ma ne garantisce una migliore attuazione, perché semplificando la vita all'impresa, l'impresa è più facilitata anche nell'operare correttamente. Poi, vale in particolare nella gestione degli inerti, anche qui, un tema più trasversale che è quello della carenza impiantistica, le nostre imprese, purtroppo, quotidianamente, hanno a che fare con – soprattutto diciamo in alcuni territori, ma è un fenomeno abbastanza trasversale – con una carenza di impianti di recupero e di riciclo di questi rifiuti, questo chiaramente aumenta esponenzialmente il costo del conferimento, anche qui favorendo chi opera nella non legalità, anche con una serie di impatti di tipo logistico, perché ci sono alcune situazioni in cui l'impresa, che vuole conferire direttamente i propri rifiuti, deve sostanzialmente percorrere chilometri con un ulteriore incremento di costi per rivolgersi all'impianto autorizzato. Noi, come CNA, abbiamo sostenuto soprattutto per il settore edile, e soprattutto la gestione degli inerti, la necessità di un sistema diffuso e capillare, fatto di piccoli punti di conferimento su tutto il territorio nazionale. Da questo punto di vista, abbiamo guardato con molto interesse la novità introdotta l'anno scorso con in decreto legislativo n. 116 del 2020 che ha consentito di effettuare Pag. 15 il deposito temporaneo dei rifiuti inerti presso i punti vendita. È una norma sicuramente, in un certo senso, anche innovativa. Era una norma anche attesa dalla nostra confederazione, su cui sappiamo che il Parlamento si è speso molto, quindi possiamo dire che è un risultato importante per tutti. È chiaro che, come tutte le novità, ha una serie di implicazioni ancora da meglio comprendere, per cui l'efficacia operativa ancora non è perfettamente evidente, però sicuramente le attese nel momento in cui questa possibilità diventerà più praticabile, sono interessanti. Parlando di dotazione impiantistica, devo, ancora una volta, porre un tema noto e critico, non solo sul settore edile, che è quello della evoluzione dello «End of waste». Vado in maniera molto sintetica, perché è un tema di cui si discute da circa tre anni, per cui è noto a tutti. Sappiamo che c'è un problema molto forte di iter procedurale lungo e complesso nell'approvazione dei singoli decreti ministeriali che disciplinano le regole per la cessazione e la qualifica rifiuto sugli specifici flussi di rifiuti, il decreto «Inerti» è uno di questi. Parallelamente, si è andato avanti con la procedura di «Autorizzazione Caso per Caso» per i flussi dove i decreti specifici non ci sono. Anche qui – con le note complicazione che hanno determinato nei mesi scorsi un blocco alle nuove autorizzazioni nei rinnovi, con una situazione pesantissima sulle attività economiche – abbiamo apprezzato l'intento semplificatorio del decreto «Semplificazioni». Sappiamo che non tutti hanno colto le opportunità della norma inserita all'articolo 34 del decreto-legge n. 77 del 2021, devo dire che noi, come CNA, abbiamo fatto già, nella nostra audizione sul decreto «Semplificazioni», una valutazione sostanzialmente positiva di questa semplificazione. Sì, si poteva fare di più, ma comunque c'è stato un impegno semplificatorio significativo rispetto alla procedura attualmente prevista. Mentre, nota dolente, sul decreto degli inerti, purtroppo, la preoccupazione cresce. Noi avevamo, come confederazione abbiamo partecipato ai tavoli ministeriali e avevamo, a fatica, dopo forse due anni di confronto, eravamo giunti a un testo sostanzialmente condiviso, dove eravamo riusciti a superare una serie di criticità soprattutto nella fissazione dei limiti sulla presenza di alcune sostanze che erano assolutamente irrealistici nella pratica, eravamo giunti a un testo sostanzialmente condiviso tra il Ministero, ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e Confederazioni, tutto ciò è avvenuto un anno fa, dopodiché negli ulteriori passaggi istituzionali, si sono perse, almeno dal nostro punto di vista, le tracce di questo decreto, per cui questo ha creato un nuovo rallentamento nell'attività impiantistica degli impianti che gestiscono gli inerti, con ripercussioni sicuramente critiche. Per cui, più in generale, al di là del decreto «Inerti», perché questo è un tema che riguarda poi altri flussi, c'è la necessità di ripensare all'iter procedurale di questi decreti ministeriali, non solo in termini di accelerazione ma anche in termini di contenuti che questi decreti devono seguire. Che devono, da una parte, avere alla base criteri ambientali in grado di garantire il rispetto di una serie di condizioni utili affinché i rifiuti possano ritornare ad essere valorizzati, diventando materie prime e seconde, ma al contempo avendo anche a riferimento criteri tecnico industriali rapportati agli scopi specifici ai quali poi la sostanza sarà destinata e che possano, diciamo, rappresentare strumenti di innovazione ed evoluzione tecnologica in grado di promuovere effettivamente l'economia circolare. Quindi, purtroppo, quello dello «End of waste» è un argomento ancora molto caldo e che desta forti preoccupazioni. Mi avvio verso la chiusura e poi passo la parola al collega che farà, se abbiamo il tempo, ancora un paio di approfondimenti. C'è forte preoccupazione, in generale, nell'applicazione della nuova classificazione dei rifiuti introdotta con il decreto legislativo n. 116 del 2020 che, sostanzialmente, abbandonando il vecchio principio di assimilazione e rivedendo la definizione di rifiuto urbano e rifiuto speciale ha creato molti scossoni tra le imprese. Il tema purtroppo è ancora aperto. Noi abbiamo cercato di intervenire con diverse proposte emendative, in più provvedimenti in discussione Pag. 16 al Parlamento, ma purtroppo ancora la soluzione non c'è, tra le problematiche principali, anche per restare nel tema dell'argomento di oggi, c'è stato l'effetto che alcuni rifiuti che prima potevano essere gestiti nei centri di raccolta, perché classificati come urbani o comunque perché contenuti nei regolamenti dei centri di raccolta stesso, oggi, diventando necessariamente rifiuti speciali, le imprese non possono più conferirli ai centri di raccolta. Oltre agli inerti, un altro codice particolarmente critico che sta destando forte preoccupazione è quello dei rifiuti derivanti dalla manutenzione del verde privato. Di contro, poi, invece per tutta una serie di altre tipologie di rifiuti, al contrario, c'è una spinta eccessivamente forte verso una gestione a servizio pubblico dei rifiuti che, fino ad oggi, erano gestiti efficacemente come rifiuti speciali, per cui, paradossalmente, nel, semplicemente, riscrivere una definizione, il rischio, che non era l'intento della norma europea, è quello di stravolgere la suddivisione delle responsabilità tra gestione pubblica e privata di alcune tipologie di rifiuti, con risultati assolutamente contrari, appunto, a un obiettivo di legalità e di economia circolare. Infatti, sui rifiuti inerti, era intervenuta una circolare del Ministero della Transizione Ecologica del 2 febbraio, che ha risolto, però solo in parte, il tema, perché purtroppo, soprattutto il conferimento dei rifiuti prodotti dalle imprese e trasportati in conto proprio, continua ad avere una serie di nodi interpretativi irrisolti.
  Vado verso le conclusioni, noi, coerentemente un po' con il principio di semplificazione che sta alla base di tutti i ragionamenti, e cercando di intervenire su queste problematiche che non sempre si riscontrano, abbiamo provato ad elencare una serie di proposte che possono sicuramente orientare il settore verso una maggiore legalità, cercando di evitare, quanto più possibile, l'abbandono dei rifiuti, e fare operare le imprese in linea con i principi della economia circolare. Le elenco sinteticamente, la prima, è intervenire con una razionalizzazione normativa eliminando tutte le barriere legislative che rendono complessa la gestione dei rifiuti secondo i principi della circolarità. Approvare rapidamente, e senza inutili cavilli burocratici, il decreto «End of waste» degli inerti e in generale accelerare l'approvazione di tutti i singoli decreti «End of waste». Favorire l'effettiva applicazione delle semplificazioni introdotte in materia di conferimento dei rifiuti edili presso i punti vendita e, parallelamente, favorire alla diffusione capillare sul territorio dei centri di conferimento e impianti di recupero e riciclo. Prevedere misure agevolative in grado di sostenere i comportamenti virtuosi, ad esempio introducendo incentivi per alleggerire i costi di conferimento per le imprese che adottano modelli di demolizione selettiva. Dobbiamo dire che l'assenza di misure agevolative, per chi opera in linea con gli obiettivi della transizione ecologica, è un tema effettivamente ancora troppo forte e che rappresenta un ostacolo alla transizione di un certo rilievo. Da ultimo, promuovere il mercato delle materie prime e seconde e potenziarne la diffusione anche attraverso un impegno in termini di ricerca e innovazione. Io ho finito con la mia parte. Ripeto, se abbiamo ancora qualche minuto, il collega voleva entrare nel merito di un paio di punti. E quindi diteci voi se proseguiamo ancora noi.

  RICCARDO MASINI, CNA Costruzioni. Sì. Grazie Presidente, molto rapidamente ad integrazione di quanto ha appena detto la collega, mi volevo soffermare sul tema dei fenomeni di illegalità. Sicuramente, da nord a sud, passando per il centro Italia, fenomeni di abbandono discariche abusive e quant'altro si annovera nella mala gestione dei rifiuti, purtroppo, sono all'ordine del giorno. Per questi fenomeni, lo ha detto la collega, è auspicabile un incremento anche delle attività di controllo da parte degli organi preposti, parimenti crediamo che sia opportuno anche attivare un maggiore confronto attraverso l'attivazione di momenti di dialogo a livello territoriale. Ci sono esperienze, attraverso l'attivazione di tavoli prefettizi, per esempio, che hanno coinvolto le forze sociali, piuttosto che le istituzioni, gli organi di controllo, hanno avuto un momento per confrontarsi realmente Pag. 17 su quelle che sono le dinamiche che si vivono nel territorio. È nel territorio che si capisce meglio, quanto e se, sono mancanti le attività di conferimento per i rifiuti, piuttosto che è possibile attivare anche controlli mirati su fenomeni che veniamo a conoscenza, per esempio. Piuttosto che un approfondimento sulle normative che spesso, da Regione a Regione, addirittura da Provincia a Provincia, ci sono. Quindi crediamo che questi momenti possono contribuire anche ad arginare questi fenomeni. Fenomeni che, ribadisco, dal nostro punto di vista, sono più legati a soggetti che nulla hanno a che fare anche con il mondo dell'impresa. Ovviamente, a volte, sono coinvolte anche le imprese, però è un fenomeno che, indipendentemente anche dalla normativa, chi arriva ad abbandonare un rifiuto lungo la strada, la normativa può essere anche chiara, quella è una scelta, è un fatto culturale che possiamo, secondo me, arginare solo veramente con delle sanzioni e dei controlli maggiori. L'altro tema che volevo sottolineare, è quello legato un po' all'economia circolare. Oggi, le imprese della edilizia, sono molto attente a quelle che sono le innovazioni dei prodotti, ai materiali che si possono trovare in alternativa ai nuovi derivanti dalle operazioni di riciclo. Purtroppo, ad oggi, manca un mercato dove le imprese si possono orientare per trovare questi materiali. Dobbiamo fare uno sforzo per investire, magari, anche di più rispetto a quello che abbiamo fatto finora in termini di ricerca e sviluppo, magari coinvolgendo anche centri universitari. Cioè dobbiamo mettere in campo dei meccanismi per creare un mercato per trovare uno sbocco a questi rifiuti, quindi è tutto legato anche al tema dello «End of waste» e delle terre e roccia di scavo per il loro reimpiego.

  PRESIDENTE. Questa sperimentazione, chiamiamola così, è già partita? Si può fare un primo bilancio?

  BARBARA GATTO, Responsabile Dipartimento Politiche Ambientali. Come lei appunto sa benissimo, perché è stato il promotore dell'emendamento, la norma poi inserita nel decreto legislativo n. 116 ha previsto in automatico questa fattispecie come deposito temporaneo, quindi teoricamente era una norma, già dal giorno dopo, applicabile, l'impresa edile poteva andare al punto vendita e conferire. Noi – tra l'altro, partecipiamo al tavolo della filiera degli inerti con le altre confederazioni – fin da subito avevamo un po' sentito l'esigenza, in qualche modo, di regolamentare, definire un minimo di regole chiare, per fare sì che questa modalità di conferimento avvenisse senza vincoli burocratici, ma in maniera semplice. Questo chiarimento non c'è stato, a livello istituzionale, per cui sostanzialmente, volontariamente, i punti vendita o stanno già partendo sulla base di ciò che è scritto nella norma, alcuni si stanno aggregando per cercare di darsi una sorta di codice etico, diciamo, codice di autoregolamentazione. Noi, come associazione che rappresenta le imprese edili, stiamo un po', diciamo, al tavolo con questi soggetti, e rappresentiamo le imprese che poi dovranno conferire a questi soggetti, per cui c'è un confronto aperto. Da un punto di vista operativo, sta andando direi, sostanzialmente, a rilento. La norma è sicuramente di interesse ma, probabilmente ne va monitorata poi l'effettiva applicazione. C'è la volontà, i punti vendita si stanno muovendo, sicuramente è passato del tempo e ancora i risultati concreti sono sostanzialmente – non vorrei dire nulli, vorrei guardare il bicchiere mezzo pieno – ancora un po' impercettibili.

  PRESIDENTE. Sono impercettibili, allora, perché è passato ancora troppo poco tempo per capirlo o c'è qualcosa che non va? E non ho capito se chiedono, a chi porta il materiale inerte, qualche documento, certificazione, o no?

  BARBARA GATTO, Responsabile Dipartimento Politiche Ambientali. No. Ma, probabilmente, in assenza di indicazioni specifiche, né i punti vendita hanno promosso più di tanto questa possibilità ai loro clienti, né i clienti l'hanno richiesta dal loro punto di vista. Quindi, probabilmente, serve semplicemente del tempo per mettere assieme Pag. 18un po' di elementi di chiarezza e anche diffondere questa opportunità. Noi, come confederazione, il nostro pezzetto lo abbiamo fatto ma, probabilmente, ancora di più deve essere fatto. Da parte di entrambi i soggetti, chi rappresenta i punti vendita e chi rappresenta le imprese edili che producono e conferiscono il rifiuto.

  RICCARDO MASINI, CNA Costruzioni. Dal punto di vista dell'impresa edile, nel momento in cui un punto vendita dovesse attivare questo tipo di servizio, è chiaro che ci sarebbe subito una risposta positiva da parte delle imprese. Questo, purtroppo, ad oggi noi non lo riscontriamo in maniera così diffusa. Quindi una maggiore anche informazione e conoscenza della possibilità che dà questa norma, forse andrebbe fatta. Da qui anche proprio coi tavoli a livello territoriale, forse potrebbero essere utili per divulgare anche quelle che sono le possibilità e le opportunità che si possono creare su questo tema.

  PRESIDENTE. Sicuramente i fattori importanti sono, uno, l'informazione, perché altrimenti nessuno come la legge sui RAEE, «Uno a zero», nessuno poi ne usufruisce. E, soprattutto, non si devono creare ostacoli, tipo chiedere chissà quali documentazioni, anche perché questo scoraggerebbe anche chi produce rifiuti inerti a nero, ovviamente non potendoli conferire o non sapendo di poterli conferire lì, purtroppo poi li abbandona a chissà dove e quindi questo, per la collettività, è un costo ancora maggiore. Sicuramente seguirò con attenzione gli sviluppi e quindi vedremo, soprattutto dal punto di vista informativo, se possiamo fare qualcosa.

  ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente, ringrazio gli auditi. Volevo chiedere, per quello che vi risulta, se la produzione e quindi il conferimento ai fini di smaltimento e recupero di rifiuti inerti, siano aumentati o diminuiti nel corso dell'ultimo triennio e se avete anche qualche dato territoriale, cioè nord, centro e sud, e come elaborate eventuali dati in vostro possesso. Volevo chiedervi se vi risulta un aumento o una diminuzione dell'abbandono di inerti da ristrutturazioni edili, possibilmente collegabili temporalmente alla introduzione degli incentivi e dei bonus fiscali. E se avete dati relativi alla percentuale di amianto, rispetto a quanto raccolto, e anche qui se c'è distinzione territoriale. Poi, mi permetto solo un commento, sulla disciplina del riciclo, io spero che presto ci sia il decreto «End of waste» su terre e rocce da scavo e su tutti gli inerti. Tenete conto che è lo Stato, stiamo parlando di riforma della giustizia, se io tolgo i controlli ex post che sono stati finora, da quello che ci ha detto ISPRA, solo eventuali prescrizioni, e nessuna autorizzazione è stata revocata, quindi chi è stato controllato da ISPRA ex post ha visto industrialmente se stava in effetti riciclando o no. Perché non me ne accorgo se uno ricicla, con una valutazione documentale. Questi che sono stati controllati, e hanno ricevuto prescrizione, adesso, se verranno controllati poi dai Carabinieri Forestali, non avranno problemi, magari, invece, se andavano avanti così, gli toccava chiudere l'attività. E quindi lo so bene che la paura di un eventuale controllo ex post, di una revoca, è forte, però parliamo di una fase in cui manca ancora il decreto «End of waste», per cui era solo per ricordare la complessità del tema del riciclo «Caso per caso».

  RICCARDO MASINI, CNA Costruzioni. Purtroppo non abbiamo dati sugli inerti abbandonati. Sicuramente tutto quello che viene messo in campo oggi, rispetto agli incentivi sulla riqualificazione energetica, la messa in sicurezza, tutte le risorse all'interno del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), ci fanno pensare che, da qui ai prossimi anni, il tema degli inerti sarà un tema centrale. Lo è già oggi, ad esempio, nella zona del cratere, dove il problema delle macerie è un problema che sta diventando quasi ingestibile, perché non ci sono più luoghi dove conferire queste macerie. Però dei dati relativi agli abbandoni non ne siamo in possesso, nemmeno rispetto alle percentuali di amianto rispetto agli inerti. E non credo nemmeno ci siano, perché se non ricordo male, un po' di tempo fa, avevo cercato qualcosa.

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  BARBARA GATTO, Responsabile Dipartimento Politiche Ambientali. Sì, giusto i dati ufficiali dell'ISPRA ma non abbiamo mai visto dati diversi sugli inerti. Si può provare a fare qualche verifica. Volevo solo fare un commento, sul commento dell'onorevole Zolezzi. L'ho detto rapidamente nella esposizione, nel documento, effettivamente, c'è un commento sui controlli dell'ISPRA mantenuti con la modifica del decreto-legge «Semplificazioni» su cui noi, sì, è vero, potevamo anche, ho detto: «Si poteva fare uno sforzo semplificatorio in più». Però la precisazione che ci tenevo a fare è che noi, in ogni caso come confederazione, fin dall'inizio, su quella norma del decreto-legge «Semplificazioni» avevamo comunque espresso una valutazione positiva, al di là dello sforzo ulteriore che si poteva fare e sono chiare le motivazioni che sono state oggi ricordate, però già questo sforzo rappresenta uno sforzo importante per semplificare la procedura del «Caso per caso», quindi, al di là di questo aspetto, complessivamente la semplificazione ci ha convinto.

  PRESIDENTE. Bene. Io vi ringrazio, allora, e noi continueremo una serie di approfondimenti, quindi se riterremo utile risentirvi per avere ulteriori dati, ulteriori precisazioni, volentieri, soprattutto anche il vostro punto di vista per l'aggiornamento su quel deposito temporaneo di inerti. Grazie, dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.15.