XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Giovedì 15 luglio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 

Audizione del Direttore del Gruppo Corriere, Davide Vecchi:
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 
Vecchi Davide , Direttore del Gruppo Corriere ... 3 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 7 
Fornaro Federico (LeU)  ... 8 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 8 
Ferri Cosimo Maria (IV)  ... 8 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 9 
Pettarin Guido Germano (CI)  ... 9 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 10 
Sapia Francesco (Misto-L'A.C'È)  ... 10 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 11 
Migliorino Luca (M5S)  ... 11 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 12 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 12 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 12 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 12 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 12 
Ermellino Alessandra (Misto-CD)  ... 12 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 12 
Picchi Guglielmo (LEGA)  ... 12 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 13 
Cenni Susanna (PD)  ... 13 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 14 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 14 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 14 
D'Ippolito Giuseppe (M5S)  ... 14 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 14 
Vecchi Davide , Direttore del Gruppo Corriere ... 14 
Cenni Susanna (PD)  ... 16 
Vecchi Davide , Direttore del Gruppo Corriere ... 16 
Cenni Susanna (PD)  ... 16 
Vecchi Davide , Direttore del Gruppo Corriere ... 16 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 16 
Vecchi Davide , Direttore del Gruppo Corriere ... 16 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 17 
Vecchi Davide , Direttore del Gruppo Corriere ... 17 
Migliorino Luca (M5S)  ... 19 
Vecchi Davide , Direttore del Gruppo Corriere ... 19 
Ermellino Alessandra (Misto-CD)  ... 19 
Vecchi Davide , Direttore del Gruppo Corriere ... 20 
Migliorino Luca (M5S)  ... 20 
Vecchi Davide , Direttore del Gruppo Corriere ... 20 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 20  ... 20

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PIERANTONIO ZANETTIN

  La seduta inizia alle 14.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Avverto che l'ufficio di presidenza, integrato ai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto che, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, della delibera istitutiva dell'articolo 18, comma 4, del Regolamento interno, i documenti formati e acquisiti dalla Commissione siano informatizzati a cura del personale appartenente al Nucleo speciale della Commissione parlamentare di inchiesta della Guardia di finanza.
  Ricordo che per ragioni di sicurezza sanitaria il foglio firme non verrà portato dall'assistente, ma lasciato di fronte al banco della presidenza.

Audizione del Direttore del Gruppo Corriere, Davide Vecchi.

  PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno reca l'audizione del direttore del Gruppo Corriere, Davide Vecchi, che riferirà alla Commissione sull'inchiesta giornalistica da lui svolta in merito alla morte di David Rossi.
  Cedo al direttore Vecchi la parola e lo ringrazio della presenza.

  DAVIDE VECCHI, Direttore del Gruppo Corriere. Grazie a voi. Mi auguro di esservi utile, ma non so come ed eventualmente mi farete delle domande. Posso dirvi solo quello che ho fatto quando ero inviato a Il Fatto Quotidiano, dove sono stato per 10 anni.
  Ho seguito le audizioni del Procuratore capo Vitello e dell'aggiunto Miniati e credo che possa esservi utile contestualizzare un minimo quello che è avvenuto a David Rossi. David Rossi è morto il 6 marzo del 2013, che non era una data così a caso e non è un giorno dell'anno in cui è stato trovato un cadavere, perché si era appena tre settimane dopo la scoperta di quello che poi è stato definito «crack MPS».
  Tutto ha inizio il 22 gennaio del 2013, quando noi de Il Fatto Quotidiano pubblichiamo in esclusiva la notizia che la Procura di Siena aveva un fascicolo nel quale era indagato Giuseppe Mussari, all'epoca presidente dell'ABI, ex presidente della Fondazione MPS che, come sapete, all'epoca era l'azionista di maggioranza di Banca MPS. Infine, Mussari dalla presidenza della Fondazione MPS passa alla presidenza della Banca Monte dei Paschi di Siena.
  Tutto questo avviene il 22 gennaio e la notizia dell'indagine comporta una cosa che in Italia è piuttosto rara – voi lo sapete meglio di me –, perché poche ore dopo Giuseppe Mussari presenta dimissioni irrevocabili dalla guida dell'ABI. Questa è la prima cosa che accade nell'immediato, dando l'idea di quello che avrebbe potuto comportare questa indagine su MPS.
  Una settimana dopo – mi sono scritto le date, perché è importante metterle in fila – tutti noi inviati ci troviamo a Siena. La Procura di Siena è una procura piccolissima, in cui ci sono pochi PM e dove i procedimenti non sono di questa portata. Tutta la mole dei conti, dei bilanci e di quello che riguarda MPS viene svolto dal Nucleo valutario della Guardia di finanza, Pag. 4che all'epoca era guidato da Giuseppe Bottillo, che ha fatto un lavoro straordinario, riuscendo a ricostruire bilanci per miliardi. Cosa contestavano a Mussari? Contestavano un maquillage di bilancio per coprire 220 milioni di buco.
  Il 22 gennaio scopriamo che c'è un'indagine, Mussari si dimette e andiamo tutti a Siena. Andando tutti a Siena e parlando non tanto con i procuratori e con i magistrati, che sono blindati e non parlano, perché in parte hanno paura di questa ondata di inviati – erano abituati ad altre procure e ad altre realtà –, ma parlando con la città, scopriamo quello che è stato definito alla perfezione da Stefano Bissi – all'epoca il direttore de Il Corriere di Siena ed era amico di Mussari, mentre oggi è il Gran Maestro de 'Il Grande Oriente d'Italia' – come «groviglio armonioso»: prima la Fondazione MPS, poi la Banca aveva distribuito e creato una rete di rapporti fatta esclusivamente sulla distribuzione di finanziamenti, di favori e di sponsorizzazioni. Questi legami personali erano definiti come «groviglio armonioso» e collegavano la finanza, il mondo politico, la massoneria addirittura anche il clero, la Chiesa, il vescovo e le persone che erano legate al mondo ecclesiale senese. Questo groviglio armonioso diventa l'epicentro dell'informazione non solo economica e finanziaria, ma anche di cronaca giudiziaria, perché il 14 febbraio viene arrestato a Milano quasi in diretta televisiva Gianluca Baldassarri, l'ex responsabile dell'area finanza della Banca. Baldassari viene arrestato e portato a San Vittore.
  Il 15 febbraio Mussari viene portato in Procura a Siena per essere interrogato ed è accolto da un lancio di monetine da alcuni senesi fuori dalla Procura. Le immagini di Mussari e di questo lancio di monetine vengono accostati da tutti, anche dai giornali stranieri – vi erano i corrispondenti dall'Italia a Siena – su molte prime pagine, alla foto storica di Craxi fuori dall'hotel Raphael.
  Il 15 febbraio avvengono, quindi, degli eventi che lasciano intendere e intravedere come sembrasse che a Siena stesse esplodendo una specie di seconda Tangentopoli: c'erano dentro la politica, la massoneria e la finanza. Questa è la situazione al 15 febbraio.
  Una settimana dopo, il 22 febbraio, David Rossi viene perquisito. Le perquisizioni sono pesantissime e, se vorrete, dopo possiamo entrare nello specifico. Considerate solo che presso l'abitazione di David Rossi trovano Antonella Tognazzi, la vedova di David, e gli agenti della PG (Polizia giudiziaria) che compiono le perquisizioni annotano che non danno seguito alle perquisizioni corporali perché era in abiti succinti. Sostanzialmente la Tognazzi era in pigiama, ma se fosse stata vestita l'avrebbero perquisita anche corporalmente. Questo è il clima nel quale si compie quello che è accaduto a David Rossi. Siamo al 22 febbraio.
  Prima non conoscevo David Rossi. Ero lì da gennaio, ma sono stato per anni a Siena. Quando venne fuori la notizia delle perquisizioni di David – noi lo sapevamo in presa diretta, quindi venne fuori lo stesso giorno – non riuscivamo a comprenderne il motivo. L'unico motivo plausibile fu quello di collegarlo a Mussari, perché Mussari era il grande accusato. Infatti, la Procura lo indicava come principale responsabile di questo buco di bilancio, ma la Procura era silente. Infatti, ricordo che un giorno Il Sole 24 Ore e La Repubblica titolarono che era stato individuata una maxi tangente da 20 milioni – che poi non hanno né individuato, né tantomeno cercato –, ma la Procura non disse praticamente nulla. Quindi, andavamo un po' a naso.
  Le perquisizioni di Rossi vennero giustificate e collegate al suo rapporto di fiducia lavorativo con Giuseppe Mussari che durava da oltre 10 anni. Rossi era entrato in Fondazione MPS quando Mussari ne era il presidente e poi l'aveva seguito come capo della comunicazione in Banca MPS. Mussari era stato nominato dal comune guidato da Pierluigi Piccini, sindaco in Fondazione MPS, Rossi lavorava con Piccini ed è stato Piccini ad affidare Rossi a Mussari in Fondazione MPS. Quindi, si trattava di un legame profondo ed era l'unico motivo per cui si potesse giustificare quel tipo di perquisizione.Pag. 5
  Non conoscevo Rossi e non avevo rapporti con lui, perché lui aveva rapporti con altri giornalisti di tipo economico e finanziario, mentre io facevo la parte giudiziaria. Lo chiamo e ci prendo un appuntamento. Infatti, per evitare di scrivere stupidaggini, se la Procura non parlava, tanto valeva provare a parlare con lui. Andai a trovarlo, una settimana esatta prima della morte. Era un mercoledì e abbiamo parlato un'ora, ma lui ne sapeva meno di me, tant'è che fu lui a chiedermi se sapessi qualcosa del motivo per cui l'avevano perquisito. È rimasto scioccato e spaventato non tanto dalle perquisizioni in sé, ma non riusciva proprio a comprenderne il motivo. I PM non gli avevano detto nulla e secondo lui non l'avevano mai trattato come persona informata dei fatti e non gli avevano posto domande specifiche, tant'è che nelle e-mail che poi manderà a Viola, espliciterà questi suoi dubbi in maniera più chiara. Ci siamo lasciati dicendo che se io avessi saputo qualcosa, glielo avrei comunicato ed è finita lì. Purtroppo non l'ho più rivisto.
  Questo era il clima, perché poi è stato trovato cadavere la sera del 6 marzo, poco più di un mese dopo che su MPS, una delle banche più importanti e più solide d'Europa, iniziava ad abbattersi quella che sembrava una tempesta perfetta tra mala finanza, mala gestio finanziaria ed economica, rapporti dubbi con la politica, con la massoneria e con altro. Questa tempesta perfetta poi si è risolta in nulla.
  Varrebbe forse la pena anche parlare dell'operato della Procura di Siena, perché poi noi ci siamo fidati. Infatti, purtroppo o per fortuna noi riportiamo quello che è negli atti che troviamo realizzato dalle procure.
  La Procura di Siena all'epoca era attivissima: ha instaurato tutto il procedimento su Mussari per il famoso mandate agreement, l'ostacolo alla vigilanza di Banca d'Italia che è finito con un'assoluzione piena; ha instaurato un'indagine in capo a Baldassarri, Vigni e Mussari, ritenendoli facenti parte del cosiddetto «Fascicolo banda del 5 per cento», finita con un'assoluzione piena; ha fatto tutto un procedimento su un progetto mastodontico denominato «Aeroporto Ampugnano», finito anche questo con una assoluzione piena.
  Le uniche condanne che a oggi sono state inflitte, sono state inflitte agli ex vertici di MPS dalla Procura di Milano, perché quando è decaduta la territorialità del mandate agreement, dell'ostacolo alla vigilanza, il falso in bilancio contestato agli ex vertici è passato per competenza alla Procura di Milano, perché Piazza Affari è Milano. I magistrati di Milano hanno totalmente ribaltato l'impianto accusatorio, hanno disposto un supplemento di indagini e credo che ora Mussari sia in appello. Questo è l'unico procedimento rimasto in piedi di tutto quello che doveva essere all'epoca il crac MPS, la tempesta perfetta eccetera.
  Su Ampugnano erano state fatte delle intercettazioni a Mussari. Vi erano oltre mille intercettazioni che sarebbero state utilissime, delle quali se ne sono salvate solo tre. Non dico quali sono, ma su Google le trovate facilmente, perché le abbiamo pubblicate. Erano sostanzialmente delle intercettazioni di politici che chiedevano di rinnovare dei finanziamenti al circolo di tennis piuttosto che altro. Le altre mille sono state distrutte invece di essere acquisite ai fascicoli MPS. La distruzione è stata legittima, perché è avvenuta su richiesta dell'avvocato di parte, dal momento che la Procura le ha ritenute ininfluenti anche in quel fascicolo. Giustamente ognuno fa il proprio mestiere, gli avvocati sono stati bravi e le hanno distrutte.
  Questo è il quadro e in questo contesto viene trovato morto David Rossi il 6 marzo. Ero a Siena dal 6 marzo e ho seguito la vicenda dal 2013 fino al 2017, quando poi ho scritto il libro. Ho scritto un libro perché prima di pubblicare le e-mail che Viola aveva inviato a Rossi il giorno 5 e 6 luglio su Il Fatto Quotidiano del 2013 – per fortuna o purtroppo ho l'abitudine di chiamare le persone delle quali mi occupo – chiamai Viola per chiedergli se le aveva lette, se aveva qualcosa da commentare, perché rispondeva in quel modo e che tipo di reazione aveva avuto dopo la morte di Rossi. Viola era all'estero e ho chiamato la sua portavoce, attraverso la quale sono riuscito a farle avere i quesiti. L'ho chiamataPag. 6 due o tre volte e anche nell'articolo del giorno dopo siamo riusciti a riportare quello che mi aveva detto Viola, ovvero che non si ricordava le e-mail, perché in quei giorni all'estero.
  Il giorno in cui è uscito il mio primo articolo con queste e-mail ho scoperto due anni dopo che Natalini, che era titolare con Marini del fascicolo sulla morte di David Rossi, aveva pensato bene di indagare me e la vedova Rossi con un processo d'ufficio per violazione della privacy, che è l'unico reato per il quale poteva essere trascinato a giudizio d'ufficio un giornalista senza una querela di parte presentata da qualcuno – per fortuna c'è ancora la libertà di informazione – e il processo è stato instaurato nel 2015 e si è concluso dopo due anni con l'assoluzione piena e una motivazione del giudice che sostanzialmente scrive che neanche poteva essere ipotizzato quel capo di imputazione.
  Quando pubblicai quelle e-mail, il giorno prima chiesi a Natalini se confermava l'esistenza di quelle e-mail e cosa avevano intenzione di fare. Lui mi rispose che tanto ormai stavano andando verso l'archiviazione.
  Dato che io credo nelle persone e rispetto il lavoro di tutti, mi sono fidato ciecamente della Procura di Siena. Infatti, non ho mai avuto dubbi o problemi nel riconoscere il lavoro che veniva fatto e che svolgevano, tanto che abbiamo dato notizia di tutto fino a quando però nel 2015 o nel 2016 ho avuto modo di avere accesso alla seconda indagine, quella svolta da Andrea Boni, ex PM di Montevarchi, trasferito a Siena e poi su sua richiesta presentata è diventato Procuratore capo assegnato alla Procura di Urbino. Vedendo gli atti svolti da Boni ho scoperto che la prima indagine non era praticamente stata svolta, o meglio che la prima indagine non aveva in alcun modo cercato di identificare quali fossero le cause più plausibili dell'accaduto a Rossi, ma mirava a certificarne sin da subito il suicidio.
  Ho aspettato che si concludesse il mio processo e ho scritto un libro nel quale c'era tutto. Poi sono arrivate 'Le Iene' – per mia fortuna, perché grazie a loro il libro è andato benissimo, visto che la pubblicità è stata molta – che hanno fatto un ottimo lavoro, poiché hanno proseguito quel lavoro fino ad arrivare a sentire la Pieraccini, visto che non era stata sentita, e a mostrare tante altre incongruenze.
  Questa è la situazione che troviamo nel 2013. La morte di Rossi ha un effetto strano nel marzo 2013, perché stende quasi un velo di pietà su tutto quello che riguardava MPS. Nel momento in cui ci viene detto che questo signore, braccio destro di Mussari, si è tolto la vita, è ovvio che l'interesse per i guai della Banca scema o comunque facciamo molta più attenzione su tutto.
  A mio avviso la situazione dell'epoca è stata messa benissimo a verbale da uno degli avvocati di MPS che si chiama Quagliana. Lui viene trasferito a Siena, chiamato dalla Banca proprio per arginare tutta questo uragano che la stava travolgendo e arriva a Siena a fine febbraio con l'intenzione di trasferire anche la famiglia. A verbale racconta che gli bucano le gomme, che lo minacciano di morte e che addirittura davanti alla sua casa trova una testa di maiale con una maschera, decidendo così di non trasferire più la famiglia. Chi lavorava in MPS viveva così.
  Prima Siena era una città piccola, ma poi MPS finanziava tutto. Quando MPS è stata costretto a chiudere i rubinetti, persino le contrade si sono trovate senza fondi e addirittura l'università non ha avuto più risorse sufficienti per rinnovare i contratti dei ricercatori. Era questa Siena. Mussari, Rossi e i vertici erano venerati e sono passati dall'essere venerati all'essere odiati e dileggiati anche in mezzo alla strada, con la differenza che Mussari aveva lasciato tutto e si era potuto ritirare nella sua casa in campagna, mentre Rossi continuava a fare il suo lavoro e lo faceva anche bene, perché i nuovi vertici, Viola e Profumo, lo avevano inserito nella fascia più alta dirigenziale, dove neanche Mussari l'aveva mai inserito. Rossi aveva piena fiducia sia di Viola che di Profumo, in particolar modo di Profumo. Tuttavia, Rossi doveva vivere e affrontare quotidianamente questo rancore da parte della città, poiché era una città Pag. 7ancora incredula. Infatti, c'è una vignetta di Giannelli su Il Corriere della Sera che raccontava che metà Siena lavorava per MPS e l'altra metà aspettava di essere assunta in MPS. In quel momento, la metà che non era mai stata assunta e vede sfumare la possibilità di guadagnare anche loro qualcosa da 'Babbo Monte', come veniva chiamato, è ovvio che reagisce con rancore, con invidia e con rabbia, mentre l'altra invece è spaventata.
  Questa indagine su MPS travolge tutto e Rossi rimane coinvolto in questa indagine e in nessuno dei tanti fascicoli – erano almeno 20 procedimenti differenti – è mai stato indagato.
  Negli atti messi insieme dal PM Andrea Boni sono andato a cercare il perché avevano fatto queste perquisizioni con cinque agenti di polizia, quattro uomini e una donna. Addirittura sono andati a cercare gli ipotetici uffici a Milano che aveva Rossi. Doveva esserci qualcosa. Come motivano le perquisizioni di Rossi?
  Il giorno prima della perquisizione viene sentito Valentino Fanti, che a quattro anni di distanza dirà di avere letto le e-mail, di averle stampate e di aver detto alla Pieraccini di distruggerle. Pur avendo letto l'e-mail il 4 marzo – David era ancora vivo – non ha fatto nulla e lo dice lui stesso in un procedimento penale, in un'Aula di giustizia al Tribunale di Siena. Il giorno prima delle perquisizioni Valentino Fanti dice ai magistrati che Mussari in Banca MPS dava del «Tu» a cinque persone e le elenca. Tra queste cinque persone vi è anche Rossi, che sarà l'unico al quale vengono disposte le perquisizioni. Questo è il motivo per il quale vengono fatte, giustificate, motivate e autorizzate le perquisizioni a David Rossi.
  Non so se ho reso bene il quadro del lavoro che è stato svolto dalla Procura di Siena. Ho lavorato tanto in solitudine su questa cosa. Insieme ai direttori che ho avuto a Il Fatto Quotidiano – che forse erano più folli di me – ci abbiamo creduto, perché questa cosa è sempre sembrata strana.
  Ho seguito tutte le inchieste svolte dalle procure italiane sulle banche, a cominciare dal CCF (Credito Cooperativo Fiorentino) nella Procura di Firenze all'epoca presieduta da Verdini. Nelle carte MPS mi aspettavo di trovare un'indagine approfondita e meticolosa come le altre che erano state fatte. Considerate soltanto che l'elenco dei crediti deteriorati di MPS, che avevano sfiorato i 50 miliardi o una cosa simile negli ultimi anni, è stato acquisito dalla Commissione d'inchiesta sulle banche due anni fa, quella presieduta da Casini, e negli atti di indagine della Procura di Siena non c'era neanche questo. Se avessero fatto l'indagine come le hanno fatte a Firenze sul CCF o anche ad Arezzo su Banca Etruria, sicuramente avremmo qualche responsabilità o qualche chiarezza maggiore su quello che è accaduto su MPS. Invece, ora non sappiamo né quello che è accaduto su MPS – che ricade su di noi – né su quello che è accaduto poi a Rossi. Penso di avere detto tutto quello che potevo e forse anche più di quello che potevo.

  PRESIDENTE. Io ringrazio il dottor Vecchi per il suo intervento. Voglio approfittare dell'occasione anche per fargli i complimenti, perché credo che dalla sua inchiesta poi sia nata anche questa Commissione. Se non ci fosse stata la sua inchiesta, probabilmente nessuno si sarebbe più occupato di questo caso e sarebbe andato tutto perduto.
  Voglio farle una semplice domanda che, secondo me, è una domanda importante e di peso. È un giornalista di inchiesta molto valido e molto bravo che sa fare bene il suo lavoro e conosce molto bene anche tutta la storia e tutte le inchieste che sono state fatte. La nostra è una Commissione d'inchiesta e abbiamo molteplici filoni che ci vengono proposti, tant'è che il ritardo che è maturato nella sua audizione è nato proprio dal fatto che tra di noi ci siamo soffermati su vari filoni, su quale fare prima, quale fare dopo eccetera.
  Secondo lei, secondo la sua esperienza e quello che ritiene di poterci dire, quali sono i filoni su cui noi dobbiamo indagare? Quali atti istruttori lei si sentirebbe di suggerirci per il prosieguo dei nostri lavori?Pag. 8
  Adesso raccogliamo tutte le domande poi lei risponde alla fine, se ritiene. Cedo la parola all'onorevole Fornaro.

  FEDERICO FORNARO. Grazie. Grazie, Direttore. Per quello che mi riguarda, il suo intervento è molto utile, perché aiutava il contesto che è sempre importante. Volevo chiederle due cose, anche perché la lettura del suo libro consente di avere anche una serie di aspetti più particolari che inevitabilmente non potevano essere oggetto della sua audizione.
  Volevo chiederle se dopo la stesura del libro lei è venuto a conoscenza di notizie, informazioni ed eventi che possano essere di aiuto all'attività di questa Commissione.
  Inoltre, visto che lei ha approfondito ampiamente la vicenda e visto che successive trasmissioni televisive hanno ipotizzato altre motivazioni o altri possibili moventi o del suicidio oppure dell'induzione al suicidio, quali di queste due lei ritiene che possano avere concretamente un rilievo per l'attività della Commissione? Alludo ovviamente alle trasmissioni de 'Le Iene' riferite ai cosiddetti «festini» e quelle invece oggetto anche di un'attività editoriale in forma fumettistica molto puntuale di un possibile ruolo fiduciario del Rossi in rapporti tra la Banca e lo IOR. Quindi, le chiedo rispetto a queste due teorie se lei si è fatto un'idea o se ha elementi che possano essere di aiuto.
  In ultimo, le chiedo una sua impressione. Lei certamente è stata una delle ultime persone che ha visto Rossi, perché ha detto circa una settimana prima ha avuto questa intervista. Che sensazione ha tratto da quel colloquio? Sia la prima sia la seconda ipotesi, a causa del clima e a causa di una serie di indizi andavano verso la possibilità che Rossi si fosse suicidato; la sua impressione è stata analoga? Ha visto un uomo che voleva difendersi o ha visto un uomo spaventato? Ha visto un uomo che poteva essere a un livello di stress tale per cui potesse pensare ad arrivare al gesto estremo? La ringrazio se vorrà rispondermi.

  PRESIDENTE. Onorevole Ferri.

  COSIMO MARIA FERRI. Grazie al Direttore per la pacatezza e per l'equilibrio con cui affronta questi temi che sono certamente importanti e seri; si crea un clima che aiuta ancora di più a cercare quello che c'è da chiarire.
  Ho alcune domande. Lei ha parlato della Commissione banche e dell'elenco dei crediti deteriorati. Anche alla luce della sua esperienza, mi chiedo che collegamenti ci possano essere tra l'attività che ha svolto la Commissione d'inchiesta banche – sia la prima presieduta dal senatore Casini che quella attuale presieduta dall'onorevole Ruocco – e il materiale di collegamento per fare luce su questo episodio, che poi è quello che riguarda la nostra Commissione sulla morte di David Rossi, per non disperdere e per cercare di trovare un filo comune, se esiste, che consenta a questa Commissione di lavorare su questo tema. Lei ha ben sottolineato il ruolo all'interno di MPS di Rossi, essendo una persona chiave, così come è noto a tutti il ruolo anche della Banca nella città di Siena e nella provincia. Volevo capire quale può essere questo filo conduttore o questi elementi in comune.
  Lei prima parlava di questo famoso elenco dei crediti deteriorati. Secondo me uno dei compiti della Commissione è anche di fare luce sul ruolo di Rossi dentro la Banca e capire cosa ci fosse. Almeno a me come commissario di questa Commissione piacerebbe capire di più e non so se lei ci può aiutare. Non so se è utile anche per noi acquisire questo elenco, ma le chiedo se mi può fare un po' di chiarezza su questi aspetti.
  Poi voglio tornare al tema delle e-mail cancellate che avevo chiesto anche al Procuratore Ranieri Miniati. Sulle e-mail cancellate mi piacerebbe che la Commissione facesse un'attività che ancora non è stata svolta da nessuno per portare un contributo maggiore, perché il nostro compito non è solo quello di verificare responsabilità, anche se per alcuni aspetti è un compito simile a quello dell'autorità giudiziaria ma, per la natura della Commissione d'inchiesta, c'è anche un aspetto politico. Lei parla addirittura di mille e-mail cancellate e vorrei sapere se risulta che sia stato fatta Pag. 9già una consulenza informatica o – ho chiesto anche a Ranieri Miniati – cosa ci fosse ancora in sequestro per potere nominare noi un consulente informatico e cercare di ri-estrapolare queste e-mail. Chi ha letto e ha ritenuto non essenziali queste e-mail? A mio avviso anche noi come Commissione dobbiamo lavorare su queste e-mail cancellate che lasciano dei dubbi su cui occorre fare chiarezza. Anche su questo le chiedo se può dirmi qualcosa.
  L'ha accennato all'inizio, però poi non ho capito se si può fare qualcosa o se magari con gli strumenti informatici si può recuperare l'hard disk o altro tipo di strumentazione informatica ancora in sequestro e nella disponibilità.
  Inoltre, parlando del ruolo di Rossi, ha detto che Mussari dava del «Tu» a cinque persone, ma mi sembra che lei abbia citato solo Rossi e che di queste cinque persone solo Rossi sia stato perquisito. Per completare il quadro, vorrei capire chi fossero le altre quattro persone.
  Anche io volevo tornare sul colloquio tra lei e Rossi però, da quello che ha detto lei, mi sembra di capire che fosse più Rossi che chiedeva notizie a lei che viceversa. Vorrei tornare su questo colloquio tra lei e Rossi perché, almeno da come l'ha raccontato, non è emerso granché. Lei non si è soffermato troppo sul contenuto di quest'ora di colloquio, volevo richiamare la sua memoria, se è possibile, a qualche spunto maggiore che possa dare alla Commissione per poter valutare se ci sia qualcosa da approfondire.
  Inoltre, lei ha detto che ha conosciuto Rossi poco prima della sua morte, mentre verosimilmente ha conosciuto la vedova e la figlia dopo la sua morte. Nelle richieste di archiviazione e in alcuni atti giudiziari mi sembra che sia emerso che, mentre oggi la vedova o la figlia portano dei contributi importanti nell'ipotizzare che possa essere non un suicidio o che ci possa essere altro, in realtà nelle prime dichiarazioni che rendono nell'immediatezza dei fatti vanno in una linea diversa nel descrivere una persona molto provata, preoccupata e molto giù di morale. Volevo capire se lei ha qualche sfumatura in più, se aveva colto questo cambio di impostazione o se aveva fatto anche lei una valutazione su questo fatto. Grazie e mi scusi per le troppe domande.

  PRESIDENTE. Si è candidato a parlare l'onorevole Pettarin.

  GUIDO GERMANO PETTARIN. Grazie, presidente. Prima di tutto ringrazio il dottore Vecchi per la sua presenza e lo ringrazio perché lui ha intuito che la cosa che probabilmente ci serve più di tutte in questo momento è la contestualizzazione. Per questo motivo gli chiedo di aiutarmi a contestualizzare ancora di più quello a cui siamo dedicati.
  Come noi, il dottore Vecchi sa che cosa successe nel 1990, quando si definì il sistema delle casse di risparmio, delle banche di interesse nazionale come «la foresta pietrificata» e sa che cosa accadde con la legge Amato che previde all'epoca la spaccatura – usiamo il paradigma delle casse di risparmio per comodità, perché valeva tanto per le casse di risparmio quanto per le big in generale – delle casse di risparmio rispetto alle fondazioni. Conosce anche quella che è stata l'evoluzione di questa normativa e sa che in una prima fase non breve si prevede espressamente che i vertici delle casse di risparmio di enti pubblici economici divenissero contestualmente vertici delle fondazioni e vertici delle casse di risparmio Spa e che poi ci fu un momento molto particolare che esplose con una sentenza della Corte Costituzionale, la sentenza numero 4 (non ricordo di che anno), in cui il sistema delle casse di risparmio venne tutelato dal famosissimo civilista che era il professor Gabrielli di Trieste, il quale portò avanti la natura privatistica delle fondazioni per poter evitare che le fondazioni venissero rese oggetto di particolare interesse da parte degli organi impositivi, in particolare dalla legge Tremonti.
  Sto riassumendo il tutto e mi scuso nei confronti di alcuni colleghi che magari hanno meno dimestichezza di questi temi.
  Il dottore sa anche che in conseguenza di questo ci fu una previsione normativa che obbligò a non permettere più che vi fossero coincidenze dei vertici, che erano i Pag. 10vecchi vertici delle banche pubbliche e casse di risparmio, divenute contestualmente vertici delle fondazioni e vertici delle casse di risparmio, che si obbligò a essere o l'uno o l'altro e che questo meccanismo diede il via alle porte girevoli, perché dappertutto, non solamente a Siena, «Il groviglio armonioso» è stato una realtà. Infatti, in tutta la provincia italiana il groviglio armonioso può essere stato una possibilità e spesso è stato una realtà, perché in moltissimi luoghi della periferia la spaccatura tra fondazione e casse di risparmio venne vista come una grandissima occasione di raddoppiare i finanziamenti e non di semplificarli.
  La piccola squadra di calcio che prima era finanziata dalla Cassa di risparmio, ente pubblico economico, poi mise in piedi una piccola squadra di calcio maschile e femminile, perché la fondazione finanziava la squadra maschile, mentre la Cassa di risparmio Spa finanziava la squadra femminile. Questo è accaduto in tutto e dappertutto dove c'erano queste realtà e dove queste banche ex enti pubblici economici facevano i protagonisti di quelle che erano le situazioni economiche di quei luoghi.
  Perché non dappertutto? Perché gli enti pubblici economici di cui sto parlando non avevano permeato completamente la realtà nazionale italiana, erano concentrati in alcune zone, ovvero nella Pianura padana e nella Toscana.
  Per quanto riguarda le banche di interesse nazionale vi erano anche quelle che battevano moneta anticamente in alcune zone particolari come il Banco di Napoli, le cui vicende conosciamo, piuttosto che il Banco di Sardegna, cui le vicende conosciamo, e il Monte dei Paschi di Siena che è oggetto di questo elemento.
  In questo tipo di contesto il fatto che vi sia una particolare emersione del «Groviglio armonioso» nell'ambito del territorio di Siena, dottore Vecchi, secondo lei a cosa è dovuto?
  L'evidente partecipazione a questo sistema conseguente a situazioni di modifiche normative anche dei protagonisti politici locali dei vari localismi quanto peso ha in questa situazione?
  In questo quadro perché a un certo punto, secondo la sua opinione e la sua esperienza, la Procura di Siena prende un po' sotto gamba ciò che è accaduto e sposa in primissima battuta quasi apoditticamente l'ipotesi del suicidio? Perché era più facile e faceva più comodo a tutti o vi erano altre situazioni che potevano essere prese in considerazione?
  Tenuto anche conto che nel 2013 la situazione delle competenze normative era molto diversa da quella del 2021, il nucleo di Polizia valutaria era appena stato interessato a essere competente su tutte quante le indagini bancarie, l'Ufficio italiano dei cambi esisteva ancora, ma stava per scomparire e la Banca d'Italia stava svolgendo le proprie attività in maniera permeante, questo contesto complessivo nella sua valutazione come ci può aiutare ed essere tale da darci gli strumenti per contestualizzare effettivamente quello che è accaduto in un luogo come Siena, che è stato in più occasioni chiamato «Sistema Siena»?
  Mi rendo conto che non è cosa di poco conto quello che le ho chiesto e quello che la sto pregando di poterci aiutare a dare, ma penso che riuscire a 'sgrovigliare' – mi perdoni questa parola – il «Groviglio armonioso» ci possa essere molto utile. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pettarin. L'onorevole Sapia.

  FRANCESCO SAPIA. Grazie, presidente. Ringrazio il dottor Vecchi per il suo lavoro e per l'inchiesta che ha portato e sta portando avanti.
  Anni fa lei dichiarò quanto segue: «È stato accertato che l'inchiesta sulla morte di David Rossi nel 2013 non è stata mai fatta. Sono stati distrutti dei reperti fondamentali, le indagini non sono state fatte per dolo o per incapacità».
  Alla vicenda lei ha dedicato il libro Il caso David Rossi. Il suicidio imperfetto. Per comprendere meglio nel merito, cosa può dirci sulla base del suo lavoro giornalistico a proposito del rapporto, se vi fosse anche solo come ipotesi, tra il caso Rossi e la crisi del Monte dei Paschi di Siena? Cosa ha Pag. 11potuto sapere in ordine a eventuali relazioni tra massoneria, politica e finanza, con riguardo anche al contesto storico in cui avvenne la morte di David Rossi? Vi è una correlazione e in che misura fra la morte di David Rossi e questi festini a cui partecipavano ex ministri, prelati, dirigenti del Monte dei Paschi di Siena e dove vi erano bordelli anche con minorenni – non si è mai capito di che età fossero – e anche episodi di pedofilia.
  Inoltre, dottor Vecchi, lei ha dichiarato che tra il materiale sequestrato per le indagini saltarono fuori anche alcune e-mail che David aveva mandato due giorni prima di morire all'allora Amministratore Delegato di Monte dei Paschi di Siena, Fabrizio Viola. Fu reso pubblico che in quelle e-mail Rossi anticipava la volontà di togliersi la vita e soprattutto la sua volontà di andare a parlare con i magistrati. Nei messaggi Rossi diceva di aver lavorato con tutti e che avrebbe voluto parlare con i pubblici ministeri perché sapeva tutto di Mussari, ex presidente di Monte dei Paschi di Siena, della Banca, della Fondazione e del comune.
  A tal proposito lei disse: «Quando trovai quello scambio di e-mail era il 4 luglio del 2013. Riportai tutto in un articolo che il giorno dopo venne pubblicato su Il Fatto Quotidiano». Quello che è strano è che dopo quell'e-mail i PM indagarono su di lei, sulla vedova Rossi, la signora Antonella Tognazzi. Cosa ci può dire nel merito per far capire a me e ai miei colleghi commissari di questa vicenda poco chiara, dove abbiamo avuto delle audizioni della magistratura che però non collimano con le inchieste giornalistiche. Grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole Migliorino.

  LUCA MIGLIORINO. Grazie, presidente. Grazie, dottor Vecchi. Lei ha fatto un'analisi dello scenario politico bancario e di sicuro approfondirà questo scenario rispondendo alle domande che le sono state appena rivolte dai colleghi. Per questo motivo non ripeterò i quesiti interessanti che già le sono stati posti.
  Tuttavia, sono qui a chiederle degli approfondimenti sul suo lavoro di inchiesta. L'ho seguita dall'inizio e, oltre al libro che ha scritto, ho visto anche diverse sue partecipazioni in trasmissioni locali senesi. Le ricordo che siamo in una seduta aperta e, quindi, ci stanno ascoltando anche da casa.
  Penso che una risposta puntuale alle domande che sto per farle potranno rendere un servizio e rendere ben nota la sua opinione sulla faccenda.
  Innanzitutto le chiedo se le sembra normale il percorso che ebbe il dottore Filippone nell'avvertire il portiere di quello che era successo quando si recarono nell'ufficio del dottore Rossi e anche cosa pensa che abbia lasciato la figlia Carolina Orlandi nell'ufficio accanto prima di entrare nella stanza del dottore Rossi.
  A pagina 19 del suo libro parla degli uomini delle forze dell'ordine Aglieco e Cardiello. Le chiedo di approfondire quali furono le loro operazioni.
  Tra la pagina 64 e 66 approfondisce molto la distruzione dei fazzolettini che erano ricoperti di sangue. In questa Commissione il signor Procuratore Vitello ha detto che fu un atto incongruo, però lei lo spiega molto bene. Può rendere noto a questa Commissione, affinché rimanga agli atti e anche a coloro che ascoltano da casa, quali sono le particolarità che avvennero tra marzo e agosto per fare capire se magari questo lavoro poteva essere fermato anche dalle richieste degli avvocati della parte?
  Sono interessanti i suoi commenti sulla prima autopsia che venne effettuata dal dottor Gabbrielli.
  A pagina 118 parla anche del portiere Ricucci e di quanto tempo avesse avuto per vedere il corpo del povero David Rossi nel vicolo che i senesi definiscono retro di Rocca Salimbeni, il vicolo Ponte Pio.
  Io ho fatto una affermazione forte nell'audizione con il Procuratore Vitello per quanto riguarda il numero di telefono 4099009 che risulta sul cellulare di David Rossi perché, secondo le indicazioni che vengono date dalla responsabile della Tim, sta per finire il credito e arriva il messaggio al dottor David Rossi. Ho già richiesto a questa Commissione di ascoltare la responsabilePag. 12 della Tim affinché ci chiarisca meglio la faccenda.
  Alla fine del suo libro lei pone due ipotesi, ma vorrei ascoltare dalla sua voce – anche i cittadini che stanno a casa – quale poteva essere quell'ipotesi di cosa fosse successo nel sotterraneo che porta a un'uscita dal Monte dei Paschi di Siena e delle ferite inferte. Infatti, lei ha avuto modo di vedere anche gli atti dell'autopsia – almeno da quello che ho sempre ascoltato dalle sue parole – e quindi in questa sede le chiedo quale fosse l'ipotesi e la sua opinione di cosa sia successo quella sera.
  Vorrei anche che ci chiarisse ciò che dice alla fine, a pagina 144. Ho già posto questa domanda al Sostituto Procuratore di Genova: tra i telefonini che erano sotto sequestro il giorno dopo vi è un telefonino e il telefono fisso della stanza messa sotto sequestro, ma in verità lei afferma che abbiano avuto dei contatti e quindi che ci siano state delle risposte. Come è possibile che il suo lavoro porti alla affermazione secondo la quale degli oggetti sotto sequestro, che dovrebbero essere spenti o magari non dovrebbero essere utilizzati perché la stanza era chiusa, in verità poi ottengono delle risposte?
  Infine, le chiedo se lei è a conoscenza di una telefonata avvenuta dal numero delle forze dell'ordine – forse un carabiniere – al 118, ove si chiedeva insistentemente se il Dottor Rossi fosse morto perché bisognava riportare questa notizia a Roma?
  So che ho fatto molte domande. Qualora qualcosa salti, chiederò il permesso di ripeterle. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Onorevole Migliorino anche per la sintesi. L'onorevole Rizzetto.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, presidente. Buongiorno al dottore Vecchi e grazie. Faccio una premessa, presidente, dopodiché avrei tre domande molto rapide. Chiedo se le ultime due domande si possono chiedere in regime di segretezza.

  PRESIDENTE. Sì. Magari lei fa la parte aperta, i colleghi fanno le altre domande e poi facciamo le ultime domande nella parte secretata.

  WALTER RIZZETTO. Allora posso fare tutto all'ultimo, senza nessun problema. Cedo il posto. Mi dica lei quando posso intervenire.

  PRESIDENTE. Onorevole Ermellino.

  ALESSANDRA ERMELLINO. Grazie. Sarò abbastanza veloce perché alcune questioni sono già state sollevate dagli altri colleghi. Innanzitutto grazie, dottor Vecchi, per la disponibilità.
  Lei vede David Rossi circa una settimana prima della sua dipartita. Come è già stato chiesto da altri colleghi, volevo comprendere quale fosse il suo stato d'animo, come lo ha trovato, se le sembrava una persona emotivamente instabile, se dava qualche segnale di quello che poi è stato rilevato come un comportamento di una persona non tranquilla.
  L'altra questione è relativa alle e-mail. Lei ha potuto visionare le e-mail che David Rossi ha inviato al dottore Viola. Queste e-mail le sembravano avere tutte lo stesso tono? Le sembravano essere scritte con uno spirito differente oppure avevano una certa omogeneità a livello di linguaggio e di scrittura?
  Anche io volevo porre la domanda sulle altre quattro persone a parte David Rossi. Chi sono queste altre quattro persone che non vengono indagate? Per il resto, lascio spazio ai colleghi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Picchi.

  GUGLIELMO PICCHI. Sì, grazie. Ringrazio il dottor Vecchi per quanto ci ha detto. Lui ci ha aiutato a inquadrare la situazione di Siena e ha detto chiaramente come, se la Procura di Siena avesse agito con la stessa dovizia di attenzione dei casi di altre situazioni bancarie, come il Credito Cooperativo Fiorentino, sarebbe stata fatta molta più luce sulla situazione del Monte dei Paschi di Siena.Pag. 13
  Quello che è avvenuto a Siena è chiaro: la Fondazione valeva 11 miliardi alla costituzione, mentre oggi vale 430 milioni. L'opinione pubblica non ha molti dubbi: sono stati fatti aumenti di capitale per oltre 25 miliardi di euro della comunità senese che sono spariti e 50 miliardi erogati sono andati in crediti deteriorati e anche quelli sono andati via. Tra una cosa e l'altra si parla tra gli 80 e 90 miliardi di euro che sono spariti da quel territorio.
  Con un'ulteriore confusione che c'era e che ben descriveva prima il collega Pettarin, è evidente che a Siena probabilmente la separazione tra istituzioni non è mai avvenuta fino a quando non è sparita la Banca. Infatti, enti che nominavano la deputazione, la Fondazione, la Banca e a cascata tutti gli enti che venivano finanziati dalla Banca e dalla Fondazione erano, se vogliamo chiamarlo così, un «Armonioso groviglio» oppure si può dire anche un sistema unico. Ricordo che una volta che è sparita la Banca, sono sparite la serie A di basket e la serie A del calcio e che l'università è tecnicamente fallita. Infatti, è stata fatta la fondazione Università toscane, perché l'università di Siena era fallita.
  A me interessa poco la parte strettamente penale dei processi sulla Banca, però è chiaro a tutti chi fossero i membri del Consiglio di Amministrazione e i presidenti della Fondazione, così come è chiaro quello che è avvenuto: che ci sia una verità giudiziaria oppure no, i soldi sono spariti e una comunità è stata mortalmente ferita.
  È evidente che, di fronte a queste decine di miliardi che sono spariti dalla comunità senese, il clima non fosse dei più semplici. Uno come Rossi che si occupava della comunicazione e che era stretto collaboratore di Mussari e in precedenza del sindaco di Siena fosse per forza di cose, indagato o meno, una persona informata dei fatti.
  Come le hanno già chiesto i colleghi, una delle domande che volevo farle è come lei aveva trovato Rossi dal punto di vista dell'atteggiamento e della postura rispetto a quello che stava avvenendo. Inoltre, secondo lei quale era la percezione che la città aveva di David Rossi, perché questo è un elemento che per me è assolutamente importante e che non è mai stato sviscerato a sufficienza.
  Volevo anche sapere quali erano i rapporti in una città piccola e stretta come Siena tra la Procura in generale, ma in particolare tra i PM e la galassia Monte dei Paschi di Siena, perché poi che sia Fondazione o Banca la differenza è estremamente sottile, essendoci questa cosa delle porte girevoli. Volevo sapere quali erano i rapporti del PM Natalini con i vertici: erano semplicemente istituzionali o andavano al di là di questo?
  Mi sembra che qualche collega le abbia già chiesto se le risulta che ci possa essere qualcosa che a dati aperti potrebbe essere fatto e che la Procura finora non ha fatto e che magari questa Commissione può utilmente ascoltare qualcuno o fornire qualche indirizzo di qualcuno che non viene cercato. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Picchi. L'onorevole Cenni.

  SUSANNA CENNI. Grazie, presidente. Vorrei fare una domanda al dottor Vecchi. L'ho ascoltata attentamente, ho letto il suo libro e molti degli articoli che ha scritto in precedenza e recentemente.
  Volevo farle una domanda relativa a un articolo che lei ha scritto nelle settimane passate, proprio alla vigilia della nostra audizione del Procuratore capo Vitello in Commissione, che ho letto, come credo i colleghi. A un certo punto scrive: «Boni stava lavorando bene, talmente bene da essere riuscito a ottenere anche la simulazione della caduta di Rossi dalla finestra del suo ufficio con un manichino. Per farla, portarono da Milano il manichino, usato per svolgere la simulazione di un altro suicidio parecchio imperfetto: quello del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli. Ma poco prima della data fissata per la simulazione il PM Boni è stato trasferito a Urbino e il manichino, di altezza e peso simili a quello di Rossi, è stato sostituito da un vigile del fuoco alto un quarto più di David, pesante il doppio e imbracato. Perché? Chi ha deciso? Ha deciso Vitello? Perché?».Pag. 14
  Perché le faccio questa domanda? Ho letto anche nel suo libro questa sua convinzione e abbiamo fatto questa domanda anche al Procuratore Vitello quando lo abbiamo sentito. Perché lei si è fatto questa idea? Dalle audizioni che abbiamo svolto sino a ora, dalle cose che abbiamo letto e dalle documentazioni che al momento abbiamo in mano e che spero avremo presto anche nei faldoni messi a disposizione dalle procure, è evidente a tutti che non c'è stata l'accuratezza che sarebbe stata necessaria nella prima indagine. Perché lei si è fatto questa idea che in qualche modo Boni possa essere stato spostato per qualche regione? Vitello ci ha detto che è avvenuto semplicemente per ragioni di carriera, dal momento che aveva la legittima attesa di andare a fare il procuratore capo anche lui da qualche parte. Volevo capire da cosa nasce questa sua convinzione che leggo nel suo articolo e se ci sia stata da qualche parte la volontà di interrompere questo lavoro che, secondo lei, stava avvenendo nella giusta direzione in modo positivo.

  PRESIDENTE. Onorevole D'Orso.

  VALENTINA D'ORSO. Grazie, presidente, sarò brevissima. Ringrazio il dottor Vecchi per lavoro giornalistico che ha svolto e per la disponibilità che oggi ha dato e il tempo che ci sta dedicando.
  Ho due domande in particolare. La prima è un chiarimento di un passaggio che è stato già illustrato. All'epoca del suo incontro con il dottor Rossi, voglio la conferma di avere compreso bene, lo stesso riferì di non essere stato fino a quel momento sentito come persona informata sui fatti in relazione all'indagine su MPS che si stava svolgendo. Vorrei una prima conferma se ho compreso bene.
  Il secondo spunto è relativo alla corrispondenza tra il dottor Rossi e Viola scambiata il 4 marzo 2013. Volevo sapere, secondo l'idea che lei si è fatto leggendo questa corrispondenza, se vi è rigore logico nei contenuti e nel ragionamento che viene svolto nelle varie e-mail o se c'è qualche e-mail dal contenuto dissonante rispetto al contesto, che sia in qualche modo fuori contesto.
  Infine, anche dalle audizioni precedentemente svolte, personalmente ritengo utile quell'esperimento del manichino di peso e altezza corrispondente a quello del dottor Rossi. Volevo un'opinione in merito anche da parte sua, perché quello è effettivamente nel solco delle intuizioni avute dal dottor Boni, ma si potrebbe anche procedere e andare avanti.

  PRESIDENTE. D'Ippolito. Prenotatevi prima, così ci si organizza meglio.

  GIUSEPPE D'IPPOLITO. Era soltanto per ascoltare le domande degli altri e per non ripetere. Grazie, presidente. Ringrazio il Direttore per la sua disponibilità e per le cose che ci ha detto. La mia è una domanda secca e riguarda le e-mail così importanti e che peraltro le hanno provocato il rinvio a giudizio diretto. Se ricordo bene, in queste e-mail Rossi chiedeva consiglio a Viola sulla sua volontà di andare a riferire in procura. Le e-mail sono di un paio di giorni precedenti la sua morte. Si è mai scoperto se in questo lasso di tempo Rossi abbia parlato con i pubblici ministeri? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Ippolito. Se l'onorevole Rizzetto è d'accordo, adesso farei rispondere nella parte in chiaro il dottor Vecchi, attendiamo le conclusioni e poi in coda lei fa le sue domande e facciamo tutto secretato. Dottor Vecchi, può rispondere alle domande.

  DAVIDE VECCHI, Direttore del Gruppo Corriere. Anzitutto io non ho un'opinione su quello che è successo. Condivido pienamente buona parte delle domande che avete fatto, però purtroppo non sono in grado di dare risposte esaustive. Il problema è proprio questo: non dovremmo porci queste domande, perché se fossero state svolte in maniera adeguata le prime indagini, avremmo già delle risposte.
  Cerco di andare in ordine. La domanda relativa a quali filoni seguire è una domanda complessa. Non vorrei essere nei vostri panni, perché è davvero difficile andare a comprendere dove potere individuare a distanza di così tanto tempo qualcosaPag. 15 che è rimasto inesplorato e ancora intoccabile o intoccato. Sicuramente tra ciò che è rimasto intoccato vi è, come l'onorevole Ferri ha suggerito, quali potessero essere i legami tra Rossi e la parte finanziaria della Banca, anche se va detto che Rossi era a capo della comunicazione e faceva benissimo il suo mestiere. Questo lo so perché conosco molti amici e colleghi dell'area finanziaria dei principali quotidiani italiani e Rossi era un professionista molto stimato, perché era veramente molto bravo e faceva il suo lavoro con passione.
  Cerco di rispondere a qualcun altro che aveva chiesto di raccontare che rapporti avesse Rossi con Siena e che tipo di personalità avesse. So questo non per conoscenza diretta, ma proprio perché ho cercato di ricostruirlo occupandomene e sentendo numerose decine di persone che lo conoscevano tra i familiari che ho conosciuto dopo. Infatti, nonostante fossimo stati rinviati a giudizio insieme perché secondo i magistrati era stata lei a darmi queste e-mail, ho conosciuto Antonella Tognazzi, la vedova, in occasione del processo che avevamo insieme. Le indagini che avevano fatto sui tabulati tra i miei e suoi dimostravano che non sapevo neanche chi fosse. Tutte le persone che hanno avuto a che fare professionalmente con Rossi ne hanno sempre parlato come un professionista vero, capace, devoto e profondamente legato al lavoro che svolgeva sia come capo della comunicazione della Fondazione della Banca, sia prima come portavoce del sindaco, sia ancora prima come giornalista, perché lui era stato un giornalista del giornale Il Cittadino che era un periodico locale di Siena. Tutte le persone che hanno lavorato con Rossi non hanno mai avuto nulla da eccepire o da ridire professionalmente, tant'è che anche quelli che potevano essere soggetti «nemici» non hanno mai trovato argomentazioni per parlarne male o per attaccarlo dal punto di vista professionale. Anche dal punto di vista umano è altrettanto difficile trovare qualcuno che ne parlasse male. Aveva il suo ruolo che ricopriva a Siena e, come ho detto prima, era ritenuto intoccabile. Rossi e Mussari erano venerati. In ogni città probabilmente può esserci un groviglio armonioso, ma MPS era una delle banche più solide, ricche e prosperose d'Europa e stava a Siena. Un conto è un groviglio armonioso di una cassa di risparmio piccola e un conto è una banca che ha come azionista di maggioranza una fondazione che è in grado di distribuire in quattro anni circa 7 milioni di sponsorizzazioni. C'è un abisso tra le due cose. A Siena nel 1990 o nel 1991 quando nasceva un bambino in Italia, quel bambino nasceva già con un debito e a Siena il reddito pro capite del nuovo nascituro era 20 milioni di lire. La ricchezza del territorio senese era dovuta a MPS. Rossi era venerato a Siena, come lo era Mussari, ma come ho detto prima, viveva male lui questa indagine, anche perché non capiva cosa avesse potuto fare Mussari, compreso tutto quello che veniva fuori da queste indagini tanto da spingere Mussari a lasciare l'ABI. Vi era anche molto astio, ma lui non lo capiva.
  Cercare di andare in ordine con le domande è complesso. Rispondo alla domanda che chiedeva se dopo il libro è saltato fuori qualcosa. No, che io sappia no. Come premessa volevo dire che non solo non ho un'opinione, ma tutto quello che ho scritto e ho provato a raccontare, l'ho fatto sui riscontri. Infatti, se non c'è un riscontro concreto non lo scrivo neanche. I colleghi de 'Le Iene' e di 'Quarto Grado' hanno fatto un ottimo lavoro e hanno cercato di approfondire aspetti, però in qualsiasi filone che si è cercato di approfondire giornalisticamente manca sempre poi un riscontro che spetterebbe agli organi competenti, ovvero alla magistratura e agli inquirenti che fanno le indagini. Questa è sempre la carenza.
  L'onorevole Picchi parlava del problema secondo il quale non c'è una verità giudiziaria, ma tutti sappiamo come è andata e quali sarebbero i responsabili morali. Non riesco a condividere questa cosa, perché secondo me anche Mussari, che è stato massacrato dai giornali e da tutti e che per chiunque è indicato come principale responsabile di tutto questo crack, ha il diritto che si arrivi a una condanna o a una verità. Non è che perché ha lavorato in Pag. 16MPS, non è stata accertata una verità giudiziaria o potrebbe ipoteticamente essere co-responsabile. Alla fine le carenze di queste indagini comportano anche che si possano fare delle ipotesi giornalistiche che non hanno riscontro, lasciando credere a chiunque qualunque cosa. Anche per questo sarebbe utile che voi cercaste di avvicinarvi il più possibile alla verità.
  All'onorevole Cenni rispondo che non ho scritto che il PM Boni è stato trasferito. Sono i PM che chiedono un trasferimento, non è stato trasferito. Credevo che la sua domanda fosse riferita più al manichino e non tanto a Boni, però già che ci siamo parliamo del manichino.

  SUSANNA CENNI. La mia domanda era proprio su Boni.

  DAVIDE VECCHI, Direttore del Gruppo Corriere. No, è impossibile. Al massimo si potrebbe ipotizzare che Boni abbia fatto una richiesta di trasferimento perché si sentiva poco a suo agio con la Procura di Siena, ma questo dovete chiederlo a lui.

  SUSANNA CENNI. Se mi posso permettere di chiarire, leggevo fra le righe del suo articolo una sorta di sua valutazione tesa a dire: «C'era un magistrato che stava facendo bene e poi guarda caso se ne va». La mia domanda era se lei avesse altri elementi che noi non conosciamo.

  DAVIDE VECCHI, Direttore del Gruppo Corriere. No, a me fa piacere che nei miei articoli si possa addirittura leggere fra le righe e lo prendo come un complimento. Detto questo, al massimo io stigmatizzavo la decisione, una volta che se ne è andato Boni, di non utilizzare più il manichino della stessa altezza e dello stesso peso. Come dicevo prima, non so se questo sia stato fatto per incompatibilità ambientali o meno, ma quelli sono sentimenti ed emozioni che provava Boni e lo sa solo lui.

  PRESIDENTE. Tenderei a escluderlo perché, essendo andato a fare il Procuratore della Repubblica, è chiara la motivazione. Era una motivazione di carriera.

  DAVIDE VECCHI, Direttore del Gruppo Corriere. Esattamente. Sul manichino e sulla caduta ci sarebbe tutto un altro capitolo. Anche la stessa prima autopsia, per quanto sia stata poi giudicata superficiale – questo è vero – certificava un tipo di caduta di Rossi che abbiamo visto anche noi dal video. Io ho avuto il video da subito, ma abbiamo deciso di non pubblicarlo sul sito, perché non ci sembrava il caso. Nel video Rossi cade come un peso morto e dalla prima autopsia già è evidente che non vengono rinvenute delle fratture su arti che solitamente sono presenti nei casi di suicidio. La simulazione della caduta come era stata richiesta da Boni fatta con il manichino avrebbe potuto ricostruire la velocità e se era stato buttato fuori da qualcuno, se era scivolato lui, se si era dato una spinta, come e perché.
  La simulazione fatta con il pompiere, di cui ci sono le foto e i video, è stata finalizzata non a ricostruire la caduta – come è evidente anche dal verbale che stilano – ma, come in altri riscontri che hanno cercato di fare gli inquirenti, per avvalorare i lividi rinvenuti sul cadavere di Rossi, in particolare quelli sotto il braccio che erano stati fatti dalla finestra e che le suole delle scarpe si erano consumate con lo sfregamento del muro.
  Questo è solo quello che posso dedurre dalla lettura dei verbali, ma io ritengo che l'errore della scelta della simulazione con il vigile e non con il manichino nasca solo ed esclusivamente perché si è cercato già un riscontro che si voleva, come è avvenuto per l'inizio dell'indagine, perché tutto è stato finalizzato all'ipotesi iniziale: abbiamo deciso che si tratta di un evidente suicidio, quindi tutto ciò che viene fatto nella prima indagine e nella fase iniziale dell'indagine viene fatto esclusivamente a conferma di quel suicidio.
  Queste sono piccole cose che, però, messe insieme diventano enormi e rendono bene il quadro. La polizia scientifica nell'ufficio di David Rossi inizia il verbale alle 00.30. Lo stesso Procuratore Vitello ha detto qui che alle 21 entrano i primi PM, che vengono utilizzati i telefonini, che il computer viene mosso e che ci sono i PM in quella Pag. 17stanza. Se la polizia scientifica non viene chiamata nell'immediatezza, è evidente che l'abbrivio iniziale delle indagini non è stato finalizzato a cercare di capire cosa fosse accaduto.
  Anche nella nota congiunta che fanno Vitello e il Presidente del tribunale scrivono che si sapeva da subito che si trattava di suicidio e quando gli si chiede in base a cosa già si sapesse, rispondono: «Perché abbiamo trovato i bigliettini scritti», ma li avevano trovati il giorno dopo. Il problema sono le lacune iniziali.
  Andando a ruota libera, spero di rispondere un po' a tutti. In molti mi avete chiesto quando ho incontrato David Rossi e che persona ho trovato. L'ho trovato tranquillo e sereno e questo mi ha colpito molto. Nel mio lavoro mi capita spesso di incontrare persone che finiscono indagate o arrestate e buona parte di loro ha già messo in conto che ci può essere una conseguenza, così come io metto in conto di poter subire una querela o un processo. David, invece, era davvero stupito soprattutto delle perquisizioni che aveva ricevuto. Nell'incontro gli dissi: «In qualche modo dobbiamo cercare di capire queste perquisizioni. Secondo te perché sono state fatte?». Lui non lo sapeva e per quanto fosse inutile, gli ho chiesto: «È vero che hai rapporti con Mussari? Perché magari in Procura ipotizzano che tu stia passando delle documentazioni o qualcosa di riservato a Mussari». Lui mi disse di no, anche perché non c'era nulla che potesse interessare Mussari, perché Mussari era ormai esterno alla Banca e non c'entrava più nulla e che comunque aveva tutti gli occhi puntati. Inoltre, mi disse che lui aveva raffreddato parecchio i suoi rapporti con Mussari e che Mussari lo aveva compreso appieno. Ho trovato una persona sorpresa di avere subìto la perquisizione e incuriosita, perché anche lui avrebbe voluto sapere il perché, ma di certo non era una persona terrorizzata o preoccupata.
  L'onorevole Ferri ha ricordato dei verbali iniziali dei familiari. Sia Antonella Tognazzi, sia la figlia di lei, Carolina Orlandi, nei verbali iniziali dell'interrogatorio hanno risposto onestamente alle domande rivolte dai PM, raccontando gli ultimi giorni di Rossi. Dopo le perquisizioni Rossi aveva timore di avere delle microcimici e di essere ascoltato in casa, tant'è che Carolina racconta che avevano scritto dei biglietti per comunicare, però è lo stesso Rossi che poi la invita a buttarli strappati lontano da casa. La stessa Carolina racconta che David Rossi era preoccupato e si era fatto dei tagli sui polsi come atto di autolesionismo. Ad ogni modo, raccontano la verità, perché raccontano quello che avevano visto, ma c'è un dato che forse emerge poco, ovvero che quella sera del 6 marzo verso le 19.40 chiama Antonella – è sui tabulati – per dirle che lui sta uscendo dalla Banca per tornare a casa.

  WALTER RIZZETTO. Alle 19.02.

  DAVIDE VECCHI, Direttore del Gruppo Corriere. Grazie, mi dicono alle 19.02. A mio avviso anche questo è un dato importante, perché Antonella stava male, David doveva tornare a casa per farle un'iniezione di cortisone e doveva passare a prendere la cena. Dopo 40 minuti che non lo vede arrivare, Antonella lo inizia a chiamare e gli manda dei messaggi, essendo preoccupata, e da lì avvisa Mingrone, Carolina e gli altri. Credo che anche tutto quello che Antonella e Carolina hanno detto ai magistrati forse poteva essere approfondito, ipotizzando altro, oltre al gesto suicidiario.
  Per quanto riguarda il contesto del 'Groviglio armonioso', credo che ormai ho risposto alle domande.
  Non so se la Procura di Siena abbia agito in modo doloso o solo con incapacità. Sicuramente avranno avuto le loro ragioni per ritenere che fosse fin da subito un suicidio. Tuttavia, oggettivamente posso dire che c'è stato un minimo di superficialità, perché se addirittura Ranieri Rossi, il fratello di David, arriva nel vicolo di Monte Pio, dove c'è il cadavere di David ancora a terra, e gli inquirenti gli consegnano il portafoglio che David aveva in tasca... Anche gli abiti di David vengono consegnati la sera stessa ai familiari, che li hanno distrutti. Nessuno può andare dai familiari e Pag. 18dire: «Non dovevate distruggere i vestiti», perché i vestiti dovevano essere sequestrati, così come vedo fare da altre procure.
  Non ricordo chi aveva chiesto della telefonata ai carabinieri per la morte di Rossi la sera stessa. Anche io avevo chiamato David e tra le chiamate perse nei tabulati delle telefonate ricevute da David c'è anche la mia delle 20.58, perché ero stato avvisato che era stato trovato un cadavere a Siena e avevamo accertato che poi si trattasse di quello di David. A me sembrava strano e, quindi, l'ho chiamato. A me sembrava quasi una notizia falsa, perché ogni giorno succedeva qualcosa a Siena e qualcuno aveva potuto inventarsela. Non escludo che questa presunta telefonata da parte dei carabinieri fosse in realtà qualche collega che si era spacciato per carabiniere per avere la conferma, però non lo so.
  Sullo stato d'animo di Rossi, credo di avere risposto.
  Passando al tema delle e-mail, il giorno 4 marzo c'è una prima e-mail nella quale appunto lui dice che vuole uccidersi e chiede aiuto, a cui Viola non risponde, e poi c'è uno successivo scambio di e-mail. Tuttavia, ci sono anche delle telefonate intercorse tra Viola e Rossi quello stesso giorno di 10 o 12 minuti e ci sono anche degli altri messaggi, tant'è che Rossi manda un messaggio a Viola chiedendogli: «Posso mandarti un'e-mail sull'argomento di questa mattina?» facendo capire presumibilmente che ne avevano parlato a voce al telefono. Tuttavia, anche questa è una ricostruzione parziale, perché non sono stati fatti degli approfondimenti specifici.
  Per quanto riguarda i toni delle e-mail, leggendo lo scambio delle e-mail, credo che sin da subito è evidente che cosa Rossi dice a Viola. Viola è la persona che in quel momento ha il maggiore rapporto con i magistrati senesi. Il famoso mandate agreement che doveva essere segreto, tanto segreto non era, perché era protocollato regolarmente nel database dei computer della segreteria di MPS e, quindi, si sapeva che si trovava nella cassaforte di Vigni. Dopo sei mesi che era già in quell'ufficio Viola porta questo mandate agreement ai magistrati dicendo: «Ho trovato questo documento all'interno della cassaforte del mio ufficio che era l'ufficio di Vigni», il quale era uno dei tre vertici indagati con Mussari e Baldassarri. Viola aiuta i magistrati e gli uomini della Guardia di finanza del nucleo valutario a ricostruire anche i bilanci: insomma, era la persona all'interno della Banca e nei suoi vertici che ha i maggiori rapporti con i magistrati che indagano su MPS.
  Rossi subisce la perquisizione, non capisce e né sa il motivo, legge sui giornali che lo accusano di questi legami con Mussari, parla con Profumo, il quale gli dice di stare tranquillo. Rossi scrive a Viola, dicendogli: «Caro presidente, io ho paura che questi signori – quelli della procura – mi considerano diverso da quello che sono e credono che io possa nascondere qualcosa. In realtà io so tutto, ho lavorato con tutti e posso aiutarli». Perché si rivolge a Viola? Perché vuole essere messo in un'ottica differente, però non lo sapremo mai.
  Qualcuno di voi ha anche chiesto a Vitello – che non ha risposto durante la sua audizione – cosa accadde tra il giorno 4 marzo e il giorno 6 marzo, ovvero tra il giorno dell'e-mail in cui Rossi dice a Viola che vuole andare a parlare con i PM e il giorno della sua morte, il 6 marzo. Non si sa se Rossi aveva parlato con i PM, se li aveva chiamati, se si erano sentiti o se ci aveva fissato un appuntamento. Questo non si è mai saputo. Se riuscite a saperlo, anche questo forse sarebbe utile.
  Per quanto riguarda Filippone, il problema è quello che dicevamo prima. Nel momento in cui non c'è un riscontro, si può ipotizzare qualunque cosa, ma io credo sia corretto, non ho elementi per pensare che Filippone abbia fatto qualcosa. Se dobbiamo andare di fantasia, potremmo immaginare qualunque cosa. La vedova Rossi chiama Carolina, poi chiama Filippone, ma non trovano David e decidono di vedersi davanti alla Banca. Filippone, che lavorava in Banca MPS con Rossi porta Carolina nel suo ufficio e le dice: «Aspettami qui». L'incongruenza era questa: Filippone sapeva qualcosa già da prima? Potrebbe anche essere che l'abbia lasciata nel suo ufficio, perché l'ha vista spaventata o perché Pag. 19voleva rassicurarla, ma questo dovreste chiederlo a Filippone.
  Aglieco è un carabiniere che è stato trovato nel vicolo dove è stato rinvenuto morto David. È lui che dice ai due agenti che arrivano sul posto di andare a piantonare l'ufficio per non fare entrare nessuno. Purtroppo non è stato propriamente ascoltato perché, come abbiamo visto prima, chiunque è entrato nell'ufficio.
  Per quanto riguarda la distruzione dei fazzolettini, credo che lei si riferisca alle tempistiche. Questo è molto strano, anche perché nella seconda indagine appare evidente come viene certificato che Rossi aveva tre ferite fresche – una sulla fronte, una sul naso e una sul labbro – fatte quella sera, secondo la relazione del colonnello Zavattaro ai carabinieri che era stato nominato come perito da Boni e non come un perito di parte della famiglia Rossi ma proprio della Procura. Secondo Boni queste tre ferite erano asimmetriche quindi potevano essere state causate da un colpo di un oggetto rigido e ipotizza che quei fazzolettini sporchi di sangue fossero stati utilizzati da Rossi per tamponarsi queste ferite nell'immediatezza, anche perché i tagli trovati sui polsi di David non erano freschi, ma risalivano a qualche giorno prima ed erano già stati tamponati con cerotti, erano stati curati e quindi non sanguinavano. Questo è quello che hanno detto i periti. I fazzolettini sarebbero stati più che fondamentali anche solo per capire che tipo di sangue era. Inoltre, dalle foto dei fazzolettini che sono state trovate, secondo i tecnici e i periti la forma del sangue coincideva alla perfezione con le ferite o almeno con il taglio del labbro. Hanno distrutto sette fazzolettini sporchi di sangue trovati nell'ufficio di David e la disposizione del dissequestro e distruzione è stata compiuta il 14 agosto, non solo quando in Italia è Ferragosto, ma quando a Siena c'è il Palio di Siena e non esiste altro. Quindi, chi distrugge questi reperti? Li distrugge un autista che era l'unico disponibile in Procura.
  La cosa che a me ha colpito molto di più è la difficoltà che ha Boni, il PM della seconda indagine, per ottenere una risposta. Boni apre questo fascicolo e, come in tutti i fascicoli, trova gli atti, gli elementi e gli oggetti che sono stati repertati e che si presume siano ancora conservati al deposito della Procura. Boni inizia a chiedere che gli venga trasmesso tutto ciò che è a verbale come sequestrato. I fazzoletti erano ancora indicati come nella disponibilità della Procura. Non glieli danno e Boni insiste. C'è questo carteggio di Boni che alla fine riceve qualche risposta in cui temporeggiano e alla fine riesce a ottenere la verità, vale a dire che questi fazzoletti erano stati distrutti. Come e perché lo sappiamo, così come abbiamo detto il perché sia strano.

  LUCA MIGLIORINO. Presidente, qui però c'è forse un piccolo dettaglio che non quadra. Nella seconda ipotesi il Rossi si procura forse questi tagli sul viso dalla caduta, ma come fa se i fazzolettini stanno nel cestino? Rientra, si asciuga e poi si ributta? Come è possibile che qualcuno non gli abbia fatto questi tagli prima di cadere?

  DAVIDE VECCHI, Direttore del Gruppo Corriere. Io sono solo un giornalista, le riporto quello che hanno scritto altri. I referti e le perizie sono di altri, non saprei dirle. La stessa domanda che lei ha posto a me, me la sono posta tante volte anche sul telefonino che risponde da solo quando David è già morto, sulle chiamate che partono, sulle e-mail che poi spariscono, sul computer che viene attivato e non riattivato.
  Anticipo una domanda sul famoso numero 4099. La stessa Tim dà due risposte differenti alla Procura. Non me le ricordo a memoria e non vorrei dire inesattezze, ma la Tim dà due versioni differenti su questo telefonino. Infatti, prima dice una versione e poi manda quella definitiva sul credito finito del telefonino del chiamante.
  Per quanto riguarda il portiere Riccucci, leggendo gli interrogatori che Boni ha fatto al portiere, mi sono immaginato un Boni che si arrendeva, perché non ci sono i registri delle entrate e delle uscite del giorno 6 marzo e non ci sono le telecamere, perché non sono stati acquisiti i video.

  ALESSANDRA ERMELLINO. Chiedo scusa. Questa è stata una specifica domandaPag. 20 che io ho fatto al Procuratore di Siena, il quale mi ha detto che agli atti, che ancora non abbiamo avuto modo di visionare per motivi tecnici, sembra che ci sia il registro del personale presente all'interno della Banca quella sera. È la domanda precisa che ho fatto.

  DAVIDE VECCHI, Direttore del Gruppo Corriere. Il registro del personale è la prima indagine. Nella seconda indagine Boni interroga Riccucci più di una volta, tant'è che Riccucci è indagato in un fascicolo. Tutto avviene la sera del 6 marzo e, non essendo estate, era tutto ancora più buio. Non ci sono registri né di entrate, né di uscite e, quindi, non si sa chi entra, chi c'è e chi non c'è e non si sa neanche quali dipendenti rimanessero nella Banca fino a quell'orario. Boni chiede a Riccucci: «Ma lei come fa a sapere se c'è qualcuno dentro o quando se ne va, se alle 8 o alle 8.30?». Riccucci risponde: «Io spengo le luci in tutto lo stabile e se qualcuno è dentro, mi chiama per riaccenderle». Questo è tutto a verbale. Questo è il metodo che secondo il portiere veniva utilizzato in MPS per sapere chi era e chi no all'interno della Banca.
  Probabilmente il Procuratore Vitello ha ricostruito quelli che erano presenti quella sera nella Banca, ma non c'è un atto ufficiale – lo dico con cognizione di causa – nel quale c'è scritto «All'ora tal dei tali è entrato questo, che poi è uscito». Questo non esiste né per i visitatori, né per i dipendenti in MPS e non è mai stato agli atti.
  Inoltre, quando Mingrone e Carolina tornano, le porte automatiche della Banca sono ancora aperte e le chiuderà il portiere Riccucci solo quando Mingrone scende per avvisarlo che David è morto, tanto che poi Migrone per uscire le trova chiuse, ma fino alle 8.40 rimangono aperte, sempre secondo il verbale Riccucci.
  Riccucci si contraddice più volte anche quando parla dei video, perché dice: «Ho visto i video, li guardo», ma altre volte dice: «No, li guardavo ogni tanto. Una funzionava e una no».

  LUCA MIGLIORINO. L'ultima domanda prima dell'onorevole Rizzetto che effettivamente sta aspettando da molto. Non è che David Rossi avesse ricevuto la telefonata, ma il 118 riceve una telefonata da un carabiniere che chiede se David Rossi era morto per poi comunicarlo a Roma. Sa qualcosa di questo?

  DAVIDE VECCHI, Direttore del Gruppo Corriere. No, ho risposto prima. Io non ne ho mai sentito parlare e, se devo ipotizzare, ipotizzo che sia stato uno dei miei colleghi.

  PRESIDENTE. A questo punto, preso atto che la Commissione concorda, dispongo che l'audizione prosegua in seduta segreta.

  (I lavori proseguono in seduta segreta indi riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Ringrazio il Direttore del Gruppo Corriere, Davide Vecchi, per il contributo fornito ai lavori della Commissione e dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 16.50.