XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Giovedì 8 luglio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 

Audizione del procuratore della Repubblica aggiunto di Genova, Vittorio Ranieri Miniati:
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 3 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 3 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 4 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 4 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 4 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 4 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 11 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 11 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 12 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 12 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 12 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 12 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 12 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 12 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 12 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 12 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 12 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 12 
Fornaro Federico (LeU)  ... 12 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 12 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 12 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 12 
Fornaro Federico (LeU)  ... 13 
D'Ippolito Giuseppe (M5S)  ... 13 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 13 
Ferri Cosimo Maria (IV)  ... 13 
Migliorino Luca (M5S)  ... 14 
Cenni Susanna (PD)  ... 14 
Lacarra Marco (PD)  ... 14 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 14 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 14 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 17 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 17 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 17 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 17 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 17 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 17 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 17 
Migliorino Luca (M5S)  ... 17 
Ermellino Alessandra (Misto-CD)  ... 18 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 18 
Ermellino Alessandra (Misto-CD)  ... 18 
Sapia Francesco (Misto-L'A.C'È)  ... 19 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 19 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 19 
Rossi Andrea (PD)  ... 19 
Fornaro Federico (LeU)  ... 20 
Ferri Cosimo Maria (IV)  ... 20 
Lacarra Marco (PD)  ... 21 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 21 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 21 
Ermellino Alessandra (Misto-CD)  ... 22 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 22 
Migliorino Luca (M5S)  ... 23 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 23 
Migliorino Luca (M5S)  ... 23 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 23 
Migliorino Luca (M5S)  ... 23 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 24 
Migliorino Luca (M5S)  ... 24 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore aggiunto della Repubblica di Genova ... 24 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 24 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 24 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 24 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 24 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 24 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 24 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 24 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 24 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 24 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 24 
Borghi Claudio (LEGA)  ... 24 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 24 
Sapia Francesco (Misto-L'A.C'È)  ... 25 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 25 
Sapia Francesco (Misto-L'A.C'È)  ... 25 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 25 
Sapia Francesco (Misto-L'A.C'È)  ... 25 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 25 
Sapia Francesco (Misto-L'A.C'È)  ... 25 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 25 
Lacarra Marco (PD)  ... 25 
Fornaro Federico (LeU)  ... 25 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 25 
Fornaro Federico (LeU)  ... 25 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 25 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 26 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 26 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 26 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 26 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 26 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 26 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 27 
D'Orso Valentina (M5S)  ... 27 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 27 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 27 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 27 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 27 
Miniati Vittorio Ranieri , procuratore della Repubblica aggiunto di Genova ... 27 
Zanettin Pierantonio , Presidente ... 27

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PIERANTONIO ZANETTIN

  La seduta comincia alle 9.55.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione in diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del procuratore della Repubblica aggiunto di Genova, Vittorio Ranieri Miniati.

  PRESIDENTE. Buongiorno a tutti, l'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica aggiunto di Genova, Vittorio Ranieri Miniati, che riferirà alla Commissione sulle attività svolte dalla procura della Repubblica di Genova in merito alla morte di David Rossi.
  Le voglio ricordare che noi stiamo svolgendo un'audizione pubblica. Se avrà necessità di comunicare delle notizie coperte da segreto istruttorio, potrà dirlo in anticipo, in modo che io possa interrompere la seduta pubblica che sarà secretata.
  Do la parola al procuratore in modo che possa illustrare alla Commissione le inchieste svolte dalla procura della Repubblica di Genova.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Innanzitutto mi presento: sono Ranieri Miniati, uno dei procuratori aggiunti della procura di Genova. Sono stato delegato dal procuratore capo, il dottor Cozzi, a partecipare a questa audizione per un duplice ordine di ragioni: innanzitutto perché il mio procuratore ieri è andato in pensione, non svolgendo più le funzioni di procuratore; in secondo luogo perché ho seguito personalmente l'indagine insieme a un altro magistrato della procura di Genova, la dottoressa Cristina Camaiori, con la quale abbiamo lavorato fianco a fianco. La dottoressa Camaiori poi è stata trasferita alla procura generale della Repubblica di Genova e per questo solo io ho firmato la richiesta di archiviazione, ma il lavoro è frutto – ci tengo a precisarlo – del lavoro di entrambi i magistrati, cioè quello della dottoressa Camaiori e il mio.
  Se ritenete, posso fare una breve sintesi del lavoro che ha svolto la procura della Repubblica di Genova, dopodiché sono a disposizione per qualsiasi genere di domande. Circa la preoccupazione per il segreto istruttorio, questo è venuto meno perché le investigazioni che ha svolto la procura di Genova si sono poi concluse con una richiesta di archiviazione, c'è stata opposizione delle persone offese, sostanzialmente dei parenti, della vedova di David Rossi, la signora Tognazzi, e del fratello Ranieri Rossi e vi è stata un'udienza davanti al GIP (giudice per le indagini preliminari) del tribunale di Genova, all'esito della quale il giudice ha disposto l'archiviazione che ho qui con me. Ormai gli atti sono venuti a conoscenza delle parti ed è decaduto il segreto istruttorio. Per questo motivo credo che in questa sede non avremo questa preoccupazione.Pag. 4
  Mi sono permesso – poi passerei al sodo – di portare a disposizione della Commissione un CD dove sono raccolti tutti gli atti di indagine, nonché in cartaceo e in formato informatico la richiesta di archiviazione che ha formulato il mio ufficio e il provvedimento di archiviazione ampiamente motivato dal giudice. Se ritenete, li metto a disposizione.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Noi li acquisiamo ufficialmente agli atti della Commissione.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Ancora una precisazione prima di iniziare. Questi atti sono stati messi a disposizione e trasmessi sia dalla procura di Genova che dall'ufficio del giudice delle indagini preliminari, quindi dal tribunale di Genova, al Ministero della giustizia, al Consiglio superiore della magistratura e alla procura generale presso la Corte di cassazione. Questo perché, ogni qualvolta c'è un procedimento che riguarda magistrati, c'è l'obbligo all'esito di procedimento di informare.

  PRESIDENTE. Non sono segreti.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Ci possono essere dei dati sensibili, perché dalla mia esposizione capirete che in alcuni punti si tratta di questioni personali attinenti anche alle abitudini sessuali che, secondo me, sono sicuramente dati sensibili.
  Se siete d'accordo, farei una breve introduzione sulla storia dell'indagine e poi passerei al merito dei fatti. Per quello che riguarda la procura di Genova, l'indagine inizia nell'ottobre del 2017, perché l'8 ottobre del 2017 era andata in onda una trasmissione televisiva, Le Iene, nella quale si era trattato dell'indagine condotta dalla procura di Siena a seguito del decesso di David Rossi, verificatosi la sera del 6 marzo 2013. All'esito di questa trasmissione televisiva, il 10 ottobre, il procuratore di Siena raccoglie gli atti dell'indagine che aveva fatto Siena relativi al decesso di David Rossi, una registrazione della trasmissione televisiva di Mediaset, Le Iene, e trasmette il tutto alla procura di Genova con un'osservazione, in cui si dice che nel corso di questa trasmissione dell'8 ottobre viene intervistato l'ex sindaco di Siena, il signor Piccini Pierluigi – che poi verrà sentito anche dalla procura di Genova – e che nel corso di questa intervista l'ex sindaco riferiva di una storia che lui definisce parallela mai emersa nel corso delle indagini che vedeva coinvolti vari soggetti, tra cui anche magistrati senesi che avrebbero partecipato a festini a base di cocaina in ville in una località tra Siena e Arezzo. Secondo quanto riferisce il sindaco nella sua intervista, ci sarebbe stata una sorta di condizionamento dei magistrati, i quali, avendo partecipato essi stessi in maniera del tutto inopportuna a questi festini a base di droga e anche a sfondo sessuale, si sarebbero visti condizionati nella loro indagine da queste inopportune frequentazioni.
  Ricordo personalmente che nell'intervista si usa il termine «abbuiato», che forse è più toscano che non italiano. Infatti, si dice: «I magistrati potrebbero avere abbuiato tutto». A questo punto il procuratore di Siena trasmette gli atti a Genova e il procuratore di Siena osserva che, secondo la prospettazione di Piccini: «Le indagini sul decesso di David Rossi non si sarebbero spinte oltre per evitare lo scandalo nei confronti di magistrati che avrebbero preso parte ai festini. Trattandosi all'evidenza di accuse penali rivolte ai magistrati degli uffici di Siena, ogni competenza in merito spetta alla procura di Genova». Così vengono trasmessi gli atti dell'indagine di Siena sulla morte di David Rossi e la registrazione di questa trasmissione.
  Peraltro a questa trasmissione dell'8 ottobre, hanno fatto poi seguito molte altre trasmissioni, in particolare una del 25 marzo 2018, di cui parleremo dopo.
  Nel corso dell'indagine genovese si susseguivano le trasmissioni de Le Iene, per cui si aggiungevano ulteriori elementi di approfondimento. L'indagine è stata condotta dalla procura di Genova, è stato iscritto un procedimento penale, dove è stato ipotizzato il reato di cui all'articolo 323 c.p. in forza delle considerazioni di cui ho detto Pag. 5prima. L'indagine è consistita nell'acquisire tutte le riprese televisive e tutti i filmati delle varie puntate che si sono susseguite nel tempo di questa inchiesta giornalistica condotta da Le Iene. Queste acquisizioni avvenivano attraverso la forma del decreto del sequestro per cui poi la Guardia di finanza si recava alla sede Mediaset e acquisiva i filmati necessari e le registrazioni.
  Sono state acquisite non soltanto le registrazioni mandate in onda, ma tutte le registrazioni effettuate dai giornalisti, quindi le registrazioni integrali delle interviste utilizzate per la trasmissione di modo che anche le parti non mandate in onda fossero note alla procura di Genova.
  Per primo è stato sentito il sindaco Piccini, perché era la prima persona intervistata e poi, poco alla volta, sono state sentite tutte le persone di volta in volta citate nella trasmissione televisiva de Le Iene. Sono state sentite quasi tutte direttamente da noi pubblici ministeri e qualcuna è stata sentita dalla polizia giudiziaria delegata.
  Mi preme ancora sottolineare due cose. Un momento importante è la puntata de Le Iene del 25 marzo 2018, dove viene intervistata una persona di sesso maschile che rimane anonima, chiamata Stefano, il cui volto non appare mai, poiché appare sempre di spalle nella trasmissione e con la voce alterata e contraffatta in modo che non fosse riconosciuto. Questa intervista è importante, perché Stefano è la prima persona che riferisce direttamente di questi festini, rappresentando un elemento che accomuna tutta l'indagine, come vedrete se vorrete esaminare le dichiarazioni che hanno reso a noi le persone di volta in volta sentite.
  Il quadro dei festini è questo: si trattava di festini organizzati in Toscana – a volte vengono collocati nel Senese, a volte nella zona di Firenze o di Arezzo – a cui partecipavano persone altolocate, come vertici di Monte dei Paschi, autorità civili e religiose e magistrati senesi. In queste feste si sarebbe fatto uso di alcolici, di cocaina e di droghe leggere e anche di ragazze e ragazzi dell'Est. Infatti, a seconda dei gusti, si sarebbe potuto scegliere.
  Tutte le persone ascoltate da noi riferiscono di questi festini per sentito dire, come voce che circolava a Siena, ma nessuno ne ha una conoscenza diretta. Era sempre qualche cosa de relato. Noi abbiamo sempre cercato di risalire pazientemente il nostro filo, ma sotto questo profilo non abbiamo ottenuto alcuna dichiarazione diretta di persone che hanno riferito di avere partecipato a questi festini e di avere visto Tizio piuttosto che non Caio ai festini, se non Stefano e per questo motivo mi sono voluto soffermare sulla sua deposizione.
  Stefano viene intervistato come anonimo e nell'intervista del 25 marzo 2018 riferisce di essersi prostituito in gioventù, di aver conosciuto varie persone che lo avevano introdotto nel mondo della prostituzione di giovani ragazzi e di avere partecipato a festini del tipo che ho appena descritto. Tanti di questi festini erano stati organizzati a Milano – indica anche un albergo di Milano, dove si sarebbero svolti, che però non sarebbe di rilievo ai fini dell'indagine – e anche nel Senese. In particolare, nel Senese ricorda una struttura, che noi siamo riusciti a individuare in un resort di Monteriggioni, dove si sarebbero tenute queste feste.
  Ad Antonino Monteleone, il giornalista de Le Iene, Stefano riferisce di aver partecipato più volte a queste feste, a cui partecipavano persone altolocate e autorità che lui non conosceva e dopodiché gli vengono mostrate delle fotografie. Infatti, Monteleone mostra delle fotografie e in trasmissione non fa i nomi delle persone raffigurate sulle foto. Stefano riconosce nell'effigie delle fotografie alcune persone che partecipavano ai festini. Questo è quello che appare nell'intervista.
  A questo punto, come ufficio della procura di Genova, convochiamo e sentiamo i due giornalisti Monteleone e Occhipinti de Le Iene – qui si introduce un'altra precisazione che volevo fare – come persone indagate alla presenza del difensore. Perché? Perché nel frattempo i magistrati di Siena, in particolare i magistrati della procura della Repubblica, i due magistrati del GIP che erano coloro che hanno firmato le Pag. 6due richieste di archiviazione, avevano formulato una querela nei confronti delle persone intervistate in queste trasmissioni televisive, dei conduttori del programma, ovvero dei due giornalisti Monteleone e Occhipinti, e anche del direttore del programma, in cui ipotizzavano di essere vittima di diffamazione e di calunnia. Parallelamente, la procura della Repubblica di Genova ha iscritto un altro procedimento che vede indagati i giornalisti e le persone intervistate per i reati di diffamazione. Noi non abbiamo iscritto la calunnia, ma abbiamo iscritto la diffamazione. Queste persone, quindi, dovevano essere sentite in forma garantita alla presenza dei difensori.
  Occhipinti e Monteleone vengono in procura, rilasciano le dichiarazioni, spiegano l'origine dell'inchiesta televisiva, si soffermano e indicano – quando passerò all'esame del merito, affronterò questo tema – quelle che secondo loro sono state le carenze più evidenti dell'indagine condotta dai magistrati di Siena e alla domanda di riferirci chi è Stefano, si avvalgono della facoltà di non rispondere, di cui potevano avvalersi sia in quanto indagati, sia come giornalisti perché evidentemente potevano rifiutarsi di rivelare la loro fonte e così fanno.
  Devo dire che la procura di Genova, nonostante il rifiuto di fornire la fonte, riesce ugualmente a identificare Stefano. Ci riesce grazie al paziente lavoro – devo dare atto della bravura dei nostri inquirenti della polizia giudiziaria, in particolare della Guardia di finanza – di ricostruzione dei tabulati telefonici dei giornalisti, i cui telefoni erano stati sequestrati per questo motivo – poi sono stati immediatamente restituiti – tramite la quale vengono individuati una marea di contatti. Alcuni di questi contatti potevano essere più significativi come orari, perché Monteleone e Occhipinti non hanno rivelato il nome, ma per il resto hanno riferito il luogo in cui è avvenuta la registrazione del programma e gli incontri avuti in precedenza a Milano con Stefano. Sulla base di questo si riesce a risalire ad alcuni contatti telefonici che potevano essere utili e uno di questi si è rivelato – per fortuna dell'indagine – positivo ed è stata identificata questa persona, il cui nome possiamo fare tranquillamente: Matteo Bonaccorsi.
  Matteo Bonaccorsi viene convocato in procura, viene sentito come testimone e rilascia dichiarazioni. In queste dichiarazioni ripete quello che ha detto nel corso della trasmissione de Le Iene. Infatti, dice di avere partecipato a questi festini, racconta della presenza di persone altolocate e dice che in una circostanza lui ebbe la sensazione che qualcuno potesse avere fatto delle riprese di questi festini, perché aveva sentito parlare qualcuno con dovizia di particolari di una festa precedente e questo qualcuno non era presente alla festa precedente e lui ha immaginato che potessero esser stati fatti dei video, però onestamente riferisce di non avere mai visto nessuno riprendere e di non avere mai visto alcun filmato di questi festini.
  Per quanto riguarda le individuazioni fotografiche che vengono ripetute davanti alla procura di Genova, nella seconda individuazione fotografica Bonaccorsi si rivela più cauto, perplesso e titubante. A prescindere dai limiti di questo tipo di prova, perché il riconoscimento sulla base di una fotografia ha una valenza probatoria non assoluta per il tema della fallibilità del ricordo umano, Bonaccorsi aggiunge che in alcuni casi lui stesso aveva subito manifestato al giornalista una certa perplessità e una non certezza, lamentando che il giornalista ci fosse passato sopra.
  Detto questo, per quanto riguarda in particolare l'aspetto dell'indagine che più ci interessa, riconosce la foto appartenente a un esponente di Monte dei Paschi che credo fosse Mussari, la foto appartenente a un ufficiale dei carabinieri che prestava servizio in quel di Siena e riconosce due magistrati: uno si chiama Aldo Natalini e l'altro è Nicola Marini. Li riconosce con dei distinguo: per quello che riguarda Natalini, riferisce di averlo visto due volte a due feste, in una in cui si sarebbe appartato con un'altra persona e in un'altra in cui sarebbe stato presente in un rapporto di gruppo a cui partecipava lui stesso. Per quanto riguarda Marini, invece, in un primo momento riconosce la fotografia, ma di Pag. 7fronte a un'altra fotografia sempre ritraente Marini, ha un momento di ripensamento e riferisce di non essere più sicuro del riconoscimento, perché le sembianze del volto potevano essere simili, ma l'aspetto fisico gli sembrava diverso, nel senso che vi era una questione legata alla corporatura, forse ricordava la persona della festa più esile o più robusta, ma comunque vi era qualcosa per cui lui si dichiarava perplesso.
  Un altro punto dell'indagine che va chiarito è quello che si aggiunge ancora dopo nella trasmissione televisiva Quarto Grado di Rete 4 con due puntate che risalgono al 9 marzo e al 28 settembre 2018. Anche in Quarto Grado viene trattato il tema delle indagini condotte dalla procura di Siena sulla morte di David Rossi e anche in questo caso si fa riferimento ai festini e alla possibile, inopportuna partecipazione di magistrati agli stessi.
  Viene sentito da noi Pierangelo Maurizio come persona informata e, in particolare, ci sono due punti su cui vorrei riferirvi. Pierangelo Maurizio ci riferisce di avere due fonti in particolare. Una prima fonte gli aveva raccontato di avere visto su dei supporti informatici, che però non mostra al giornalista – men che mai li abbiamo potuti recuperare noi –, tre spezzoni di video che avrebbero ritratto questi festini e queste situazioni scabrose.
  Pierangelo Maurizio dice che il primo spezzone «Non è significativo, perché si sentiva solo un vociare di persone in una stanza con un divano a L» e non è di interesse particolare. Il secondo spezzone è più interessante, perché sarebbero ritratti tre personaggi noti – dice il giornalista – in una situazione piuttosto imbarazzante: sarebbero in boxer con un flûte di champagne in mano e dietro le spalle la presenza di tre ragazzini, tre efebi. Nel terzo filmato, invece, si rivede uno dei personaggi del secondo filmato che passa davanti a uno smartphone in un atteggiamento un po' intimo e discinto. Di questi tre spezzoni non riusciamo ad avere nulla, perché il giornalista non li ha e ci oppone la volontà di non rivelare la fonte. Di questa prima fonte, quindi, non sappiamo nulla.
  Il giornalista riferisce, poi, di una seconda fonte che gli avrebbe mostrato uno spezzone di video di pochi secondi ripreso da uno smartphone, in cui ci sarebbero di nuovo due persone famose e, in particolare, un ex ministro della Repubblica e l'amministratore delegato o una persona di vertice di Monte dei Paschi di Siena in un ambiente chiuso, in posizione discinta e scabrosa. Tuttavia, anche di questo video non si ha traccia. Il giornalista Pierangelo Maurizio ci riferisce che lui non ha visto il video, ma che la fonte aveva detto che questo video era rinvenibile sui computer sequestrati a David Rossi in occasione del decesso e dell'indagine della procura di Siena. In questo caso la procura di Genova è meno fortunata – se volete, meno capace – e non riesce individuare le due fonti, contrariamente a quanto era avvenuto per Stefano.
  L'indagine prosegue e qui vi è l'ultimo elemento – chiedo scusa, ma l'indagine è stata lunga e piuttosto complessa – che nasce di nuovo dalla trasmissione di atti da parte della procura di Siena. La procura di Siena ci trasmette nel 2019 le dichiarazioni che rende un certo Villanova Correa. Villanova Correa è una persona attualmente detenuta – all'epoca era detenuta a Massa – in espiazione pena definitiva per l'omicidio di una prostituta, il cui nome era forse Lucilla, ma non ricordo. Villanova Correa è detenuto per un omicidio avvenuto a Siena, la cui indagine era stata condotta dal pubblico ministero Nicola Marini. Villanova Correa chiede insistentemente dal carcere di essere sentito da un magistrato. La procura di Siena va a sentirlo, prima lo fa sentire dalla polizia giudiziaria e in un secondo momento da uno dei pubblici ministeri di Siena, una persona fisica del tutto diversa dai magistrati che ho citato prima.
  Villanova Correa fa due generi di dichiarazioni. Nel primo filone di dichiarazioni riferisce di essere a conoscenza di fatti importanti circa la morte di David Rossi e su questo la procura di Siena procede autonomamente, perché è competente Siena e non Genova. Nel secondo filone di dichiarazioni, Villanova Correa Pag. 8dice di essere a conoscenza dei famosi festini e su questo punto il pubblico ministero di Siena – a mio giudizio giustamente – fa uno stralcio e trasmette gli atti alla procura di Genova dicendo che: «Per quello che riguarda i festini, siccome sarebbero coinvolti i magistrati senesi, non posso più indagare io, ma devi indagare tu» e trasmette gli atti.
  Gli atti vengono iscritti per articolo 323 c.p., a cui la procura di Siena aveva aggiunto lo sfruttamento della prostituzione o il favoreggiamento, perché secondo quanto dichiarato da Villanova erano tutti minorenni, ma non so in base a cosa lo dicesse.
  Si iscrivono questi due procedimenti che poi vengono riuniti a quello principale che scaturisce dalle dichiarazioni del sindaco Piccini e a questo punto viene formato un unico procedimento. A proposito della partecipazione di magistrati ai festini, Villanova Correa dice solo questo che può interessare Genova: «Dovete chiedere al dottore Marini, lui ha la coscienza sporca» e non aggiunge altro. Dopodiché riferisce al pubblico ministero di Siena che lo interrogava di avere materiale importante sui festini, raccolto in un personal computer che aveva con sé in carcere e che altro materiale importante sarebbe stato raccolto in un altro computer, un altro apparato elettronico, che gli sarebbe stato sequestrato in occasione dell'arresto per l'omicidio. La procura di Siena diligentemente acquisisce questi apparati e ne fa copia forense, ma trasmette gli originali a noi. Contemporaneamente noi avevamo chiesto alla procura di Siena di mandarci tutti gli apparati che erano stati acquisiti in occasione del decesso di David Rossi proprio per via della dichiarazione che vi ho appena ricordato, secondo la quale su uno dei computer di Rossi ci sarebbero stati materiali interessanti sotto il profilo investigativo.
  L'ultimo filone di indagine che viene svolto tramite la Polizia postale consiste nell'analisi degli apparati elettronici acquisiti in occasione della morte di David Rossi, nonché quelli di Villanova Correa, ovvero il computer che aveva in carcere a Massa, che forse prima era stato a Volterra – non vorrei avervi detto una cosa per un'altra, perché lui è stato sia a Volterra che a Massa –, sia quello che gli avevano sequestrato quando venne arrestato per l'omicidio.
  Questa è tutta la storia dell'indagine. All'esito di questa lunga attività di indagine, la procura della Repubblica di Genova, il 21 maggio 2021, formula una richiesta di archiviazione, su cui, se voi riterrete, vi dirò qualcosa, ma è agli atti. C'è opposizione delle persone offese, cioè della vedova di David Rossi, la signora Tognazzi, e il fratello Ranieri Rossi. Si svolge un'udienza davanti al giudice, come prevede la legge, dove vengono mosse tutte le osservazioni che ritenevano più opportune da parte dei difensori. L'ultima puntata è l'ordinanza del 18 gennaio 2021 del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Genova che archivia il caso.
  Credo di avere fatto un riassunto delle indagini e dei punti focali. Tutte le persone che noi abbiamo sentito, a eccezione di Bonaccorsi, non hanno una conoscenza diretta dei festini, ma al più riferiscono qualcosa de relato.
  Lo stesso sindaco Piccini, che è stato il primo a essere interrogato, nel momento in cui viene sentito dalla procura di Genova assume anche lui un atteggiamento molto più cauto rispetto all'intervista. Devo fare una rapida premessa: il sindaco riferisce alla procura di Genova che l'intervista era stata registrata contro la sua volontà, poiché dice: «È vero che mi sono incontrato con i giornalisti in un bar in quel di Siena, ma non sapevo di essere registrato». Questo è quello che lui riferisce a noi. A prescindere dalla sua conoscenza, quando gli si chiede «Lei che cosa sa di questi festini e della partecipazione?», lui risponde: «Non ho alcuna conoscenza diretta dei festini di cui si parla e mai ho detto che a questi festini partecipassero magistrati o politici» Facendovi una sintesi per non leggervi tutto, il sindaco dice che nel 2002 – prima ancora dei fatti – aveva incontrato a cena a Roma un avvocato romano, il quale gli aveva detto che in una villa tra Siena e Arezzo si tenevano dei festini a cui partecipavano anche i magistrati. Alla domanda «Ci vuole dire il nome Pag. 9di questo avvocato?» risponde: «Non mi ricordo più se uomo o donna e non ho assolutamente la conoscenza di questa cosa». Per questo motivo, la dichiarazione di Piccini è evidentemente grandemente ridimensionata, ma tutte le persone che sono state sentite riferiscono di non avere avuto una conoscenza diretta.
  Per quello che riguarda Bonaccorsi – ho già riferito di quello che ha detto Bonaccorsi alla procura della Repubblica di Genova –, devo riferire per completezza che recentissimamente è arrivata al mio ufficio una denuncia che ha formulato il signor Bonaccorsi relativa a fatti recenti di questi primi mesi del 2021. Ricordo che la denuncia arriva un paio di giorni prima rispetto all'udienza del giudice per le indagini preliminari. Bonaccorsi vive nella zona di Varese e in questa denuncia scrive che sono arrivati sul suo cellulare, su quello di sua madre e di un'altra persona che rientra fra le sue frequentazioni – non ricordo se la sorella o il fidanzato della sorella – dei messaggi anonimi «minacciosi», che dicevano: «Belle cose sei andato a dire al giudice di Genova, peccato che siano tutte false. Faresti bene a rivedere queste tue dichiarazioni». La procura ha ritenuto di iscrivere a carico di ignoti il reato di tentata violenza privata, perché Bonaccorsi non è più teste, visto che ha reso la deposizione nel lontano 2018 e il procedimento è concluso e non ci può essere una pressione su un testimone perché lui non ha più la qualità di testimone, né è mai stato chiamato a rendere altre dichiarazioni rispetto a quelle che aveva reso allora. Il procedimento è pendente a carico di ignoti, sono stati acquisiti gli apparati informatici su cui sono arrivati questi messaggi, che partono da un sito in Germania e ci sarà una rogatoria per cercare di risalire da dove siano stati inviati. Anche qui la Polizia postale ha pane per suoi denti e andiamo avanti.
  Al di là di questo, Bonaccorsi aveva riferito di un locale, di un resort nella campagna senese, e aveva fornito una serie di dichiarazioni a Monteleone, il quale le ha puntualmente riferite a noi. Sulla base di queste dichiarazioni si è ritenuto di individuare un resort in località Monteriggioni. Quando abbiamo sentito Bonaccorsi gli abbiamo mostrato le foto di questo resort ed effettivamente Bonaccorsi dice che è proprio quello. Quindi, forse il locale individuato da Bonaccorsi sarebbe stato individuato. Peraltro, non si è trovato nessun riscontro. In parte è anche ovvio che l'albergatore non dica che organizzava volentieri feste a base di droga e di prostituzione minorile, ma comunque per scrupolo abbiamo sentito anche tutti i dipendenti, ma non è emerso assolutamente nulla. Riscontri sicuri esterni, non ve ne sono.
  Tuttavia, vi è un riscontro negativo. Bonaccorsi aveva parlato di due tipi di feste: quelle che faceva a Milano e quelle che faceva in Toscana. Per quelle di Milano aveva individuato esplicitamente un albergo, dove dice: «Ci registravano e quindi per entrare dovevamo dare i documenti», ma in realtà non c'è nessuna traccia. Qui il riscontro è negativo.
  Quanto alle persone che lo avrebbero introdotto nel mondo della prostituzione maschile e giovanile non ha fornito alcuna indicazione seria e concreta che ci consentisse di potere risalire a chi fossero, ma ha dato dei nomi di battesimo e non aveva più numeri di cellulare, perché all'epoca usava un apparato diverso e non più in suo possesso, per cui non abbiamo potuto neanche acquisirlo. Sostanzialmente non ha potuto o non ha voluto fornirci alcun riscontro. In realtà le dichiarazioni di Bonaccorsi non trovano riscontri esterni.
  Quanto all'attendibilità intrinseca, in alcuni tratti il suo racconto è più generico, ma sulle individuazioni fotografiche abbiamo il quadro di cui vi ho già parlato. Davanti al PM manifesta più perplessità che non davanti alla telecamera.
  In secondo luogo, per quello che riguarda il PM Marini, ha inteso espressamente dire di non essere più affatto sicuro del riconoscimento.
  L'ultimo elemento che devo citare sono le dichiarazioni di Villanova Correa. Villanova Correa rispetto a Marini dice solo questa frase: «Chiedete a lui che ha la coscienza sporca», ma dobbiamo anche tenere presente che Marini è il PM che fa Pag. 10l'indagine sull'omicidio e che lo cattura. Detto questo, sugli apparati elettronici in uso a Villanova Correa non vi è alcuna traccia di materiale che possa far risalire ai festini. Il riscontro c'è, ma è negativo e contrario.
  Anche sui computer che erano stati acquisiti in occasione della morte di David Rossi non vi è alcun elemento che riconduca ai festini di cui si è più volte detto.
  L'ultima parte della richiesta di archiviazione – che logicamente forse è la prima – è l'analisi delle indagini condotte dalla procura della Repubblica di Siena. Ci sono state due inchieste, la prima delle quali è stata condotta dai pubblici ministeri Marini, Natalini e Nastasi. Marini era il PM di turno la notte della morte di David Rossi e viene poi affiancato da Natalini e Nastasi, perché erano i PM che facevano l'indagine sul crac di Monte dei Paschi.
  Si conclude con una richiesta di archiviazione dell'agosto del 2013 e con il relativo provvedimento di archiviazione del GIP. Dopodiché l'indagine viene riaperta da Siena nel 2015 su richiesta della famiglia Rossi, della vedova Tognazzi e del fratello di David Rossi, che avevano sollecitato numerosi approfondimenti investigativi. Viene riaperta l'indagine e viene affidata ad altri pubblici ministeri che sono il PM Andrea Boni e il PM Iozzi – persone fisiche differenti – che si conclude con una richiesta di archiviazione accolta dal GIP con un provvedimento molto motivato.
  Nella richiesta di archiviazione osserviamo che a giudizio della procura di Genova sulla seconda inchiesta non può essere mossa alcuna critica, nel senso che tutte le sollecitazioni investigative che aveva fornito la famiglia Rossi sono state fatte: è stata riesumata la salma, vi è stata consulenza medico legale, è stato riacquisito il tragico video che riprende il vicolo dietro l'edificio di Monte dei Paschi e coglie la precipitazione del povero David Rossi, dove si vede il corpo che cade e rimane esanime in questo vicoletto. Questo video viene riacquisito e riesaminato, anche perché c'erano state molte polemiche sul modo in cui la polizia giudiziaria nell'immediatezza aveva estratto queste immagini dal circuito di videosorveglianza (immagino del comune di Siena, perché riprendeva questo vicoletto). Vengono acquisiti i tabulati telefonici e viene effettuata una perizia sui vestiti e un'altra perizia molto interessante sulle scarpe del povero David Rossi, in relazione ai frammenti di muro staccatisi in corrispondenza della finestra aperta – la finestra era stata aperta – per valutare la corrispondenza dei frammenti di muro rispetto alle tracce sulle scarpe. A nostro giudizio nessuna doglianza può essere mossa con riferimento alla seconda indagine.
  Devo dire che, avendo partecipato al giudizio di opposizione all'archiviazione davanti al giudice di Genova, tutte le rimostranze della famiglia sono rivolte con riguardo alla prima indagine. Con riguardo alla seconda indagine, queste considerazioni della procura sono state integralmente condivise anche dal giudice.
  Con riferimento alla prima indagine, effettivamente abbiamo osservato – questo è stato poi ripreso dal giudice – come nell'immediatezza forse qualche accertamento in più poteva essere fatto. In particolare, si sarebbero potuti acquisire subito i tabulati della cella. È vero che era al centro di Siena e quindi chissà che transito di traffico telefonico ci sarebbe stato, ma si poteva fare, forse per individuare eventualmente qualcuno che poteva essere transitato nel vicolo. Inoltre, forse si poteva fare qualcosa di più anche sugli indumenti indossati da Rossi.
  La questione principale riguarda i famosi fazzolettini che vengono rinvenuti nell'ufficio di Rossi, intrisi di una sostanza che verosimilmente era sostanza ematica. Questi fazzolettini vengono poi distrutti in pendenza della decisione del giudice, cioè dopo la prima richiesta di archiviazione, ma prima della decisione del giudice, con un provvedimento del PM Natalini. Su questo, nella seconda indagine, non è stato possibile fare alcun approfondimento per la semplice ragione che non c'erano più.
  Noi esaminiamo anche questo, però concludiamo che tutta l'attività di investigazione che ho cercato più o meno faticosamente di ricostruire non ha portato ad alcun riscontro e ad alcun elemento concretoPag. 11 che permetta di ritenere che le decisioni fornite e le decisioni assunte dai magistrati senesi in occasione della prima inchiesta potessero essere stati in qualche modo condizionate o autocondizionate dalla partecipazione ai festini.
  Nella richiesta di archiviazione avanziamo perplessità anche sul fatto che ci siano sufficienti elementi per ritenere che a questi festini i magistrati abbiano partecipato per la ragione che vi ho detto, perché poi sostanzialmente abbiamo una sola dichiarazione di persona che de visu dice di avere visto, sull'attendibilità della quale ogni valutazione è possibile. Quello che è certo è che non ci sono riscontri certi, concreti ed esterni. Noi avanziamo anche il dubbio che si possa ritenere assodato che ci sia stata la partecipazione ai festini.
  Quello che è certo – noi concludiamo in questo senso – è che, quand'anche ci fosse stata questa inopportuna partecipazione ai festini, non è emerso proprio nulla che possa far ritenere che a seguito di questa inopportuna partecipazione siano emerse pressioni, minacce o anche semplicemente autocondizionamenti che possano avere indotto volutamente i PM ad «abbuiare» l'indagine. In questo senso noi abbiamo formulato richiesta di archiviazione.
  Vi è una parte della richiesta di archiviazione che vi cito per completezza, in cui cerchiamo di enucleare anche quelli che potevano essere gli elementi che in un primo momento potevano militare a favore della tesi del suicidio. Infatti, tra le varie ipotesi, facendo sempre riferimento alla prima indagine di Siena, vi è anche quella che forse non si sia ritenuto di approfondire più di tanto nella prima fase, essendo stata data per assodata la tesi del suicidio, tanto è vero che la prima iscrizione che fa Siena è quella di iscrivere il reato di cui all'articolo 580 del codice penale, cioè istigazione al suicidio. In effetti, vi erano parecchi elementi che potevano militare in questa direzione: la finestra spalancata, la salma in corrispondenza di questa finestra, il video della precipitazione, l'assenza di tracce di colluttazione sulla vittima, l'assenza di segni di violenza nell'ufficio, le dichiarazioni della stessa signora Tognazzi e di sua figlia, la signora Orlandi, che ricordano l'estrema preoccupazione del povero David Rossi quando aveva subito la perquisizione legata al crac di Monte dei Paschi, il fatto che fosse molto preoccupato e che, purtroppo, in quel periodo avesse preso a compiere anche atti di autolesionismo, poiché si tagliava. Tutti questi elementi potrebbero avere anche militato di far ritenere per assodata questa versione. Noi concludiamo in questo senso.
  L'ultima cosa che dovrete esaminare è il provvedimento di archiviazione che assume il giudice, che condivide il fatto che non ci sia alcun elemento concreto che possa far sostenere la presenza di questi condizionamenti e quindi una condotta volontaria, dolosa di omissioni di indagini. Su questo il giudice è ferreo rispetto alla procura.
  Sulla partecipazione dei magistrati ai festini il giudice per le indagini preliminari – lo leggerete – ha ritenuto comunque di trasmettere a sua volta gli atti al Consiglio superiore della magistratura, mentre sulla valutazione dell'attendibilità di Bonaccorsi è meno severo rispetto alla procura, poiché ritiene che si possa ritenere attendibile. Sono a disposizione per ulteriori chiarimenti.

  PRESIDENTE. Grazie, procuratore, per la sua esaustiva relazione. Io avrei un paio di domande. Partendo dall'ultimo spunto che lei ci ha lasciato, ovvero quello della valutazione di attendibilità del teste Bonaccorsi che viene ritenuta dal GIP, lei ha citato – se non erro – tre soggetti che sarebbero stati individuati come partecipanti a questi festini, ovvero Mussari, Natalini e Marini. Per quanto riguarda Marini, il teste Bonaccorsi sarebbe stato più sfumato, eccetera. Volevo chiedere: voi avete ascoltato Natalini e Marini?

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. No, la procura non ha ritenuto di ascoltarli. Forse dovevo fare questa precisazione che non ho fatto. Il procedimento è rimasto a carico di ignoti, perché non abbiamo ritenuto che Natalini e Mussari fossero stati raggiunti da elementi sufficienti per Pag. 12iscrivere il loro nome nel registro degli indagati. Cionondimeno, ci sembrava che sentire i magistrati su questo punto fosse praticamente inutile nel senso che avremmo dovuto porre delle domande indizianti. La risposta, quindi, è no, non li abbiamo sentiti.

  PRESIDENTE. Mi pare di capire che l'ultima archiviazione del GIP sia del 2020 o del 2021.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. La nostra richiesta di archiviazione è del 21 maggio 2020.

  PRESIDENTE. Quella del GIP?

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Il giudice fa l'udienza e archivia il 18 gennaio 2021.

  PRESIDENTE. Avete trasmesso questo al Consiglio superiore della magistratura, di cui non avete riscontro?

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Dopo la trasmissione noi non abbiamo più avuto notizia.

  PRESIDENTE. Anche perché sono atti recentissimi.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Non abbiamo più avuto alcuna notizia.

  PRESIDENTE. Immagino che il Consiglio superiore non abbia ancora avuto il tempo di definire la questione. Magari lei raccoglie le domande e poi darà una risposta a tutti insieme. Ho un'altra domanda precisa. Lei ha parlato di un procedimento per diffamazione e non per calunnia – come ha precisato – nei confronti dei giornalisti de Le Iene. Non ho capito che fine abbia fatto questo procedimento, se sia stato archiviato come gli altri o se, invece, sia ancora pendente. Io avrei concluso le mie domande. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Borghi.

  CLAUDIO BORGHI. Grazie, presidente. Come è noto, mi occupo di economia e non sono avvezzo a interpretare il mondo della giustizia, mentre lei, presidente, magari sente o vede cose che giudica normali. Invece, io ancora non mi rassegno e probabilmente devo imparare molte cose.
  La procura di Genova è la procura che ha messo sotto inchiesta Edoardo Rixi per uno scontrino da 150 euro.

  FEDERICO FORNARO. Questo non c'entra niente.

  CLAUDIO BORGHI. Scusi, Fornaro. Ha messo sotto inchiesta Edoardo Rixi per uno scontrino da 150 euro, giungendo poi a scoprire che si trattava di nulla, perché è stato ritenuto innocente.
  Qui abbiamo una situazione in cui ci sono dei riscontri possibili – lasciamo perdere la questione dei festini che, secondo me, non è centrale per la questione di David Rossi – ma il PM Natalini non è neanche stato sentito. Stiamo parlando di una situazione che a tutti gli effetti è molto anomala, altrimenti non ci sarebbe questa Commissione, se non fosse considerabile abbastanza anomala. È mai possibile che non ci sia una procura che abbia voglia di andare ad indagare un po' di più e a disturbare il collega Natalini? Abbiamo trovato dei riscontri, il GIP lo considera affidabile, al contrario del PM, ma non andiamo neanche a sentirlo, perché non vorremmo mai disturbare il collega.

  PRESIDENTE. Venga alla domanda.

  CLAUDIO BORGHI. Nello specifico, la domanda è: nell'attività investigativa che mi risulta sia stata fatta dai vostri uffici e dalla Polizia postale sui device di David Rossi e similari, le risulta – mi pare che ci siano dei documenti in tal senso, ma magari li ho visti male – che sia stata trovata sul Blackberry di David Rossi la cancellazione di 229 chiamate nei giorni vicini alle indagini effettuate su David Rossi, la perquisizionePag. 13 e così via? Le risulta che siano state trovate delle discrasie sulla tempistica di alcune e-mail mandate da Rossi? Che approfondimenti sono stati fatti? Sono state considerate come cose normali oppure è stata effettuata un'attività forense e di che tipo? Grazie.

  FEDERICO FORNARO. La ringrazio per la sua relazione. Volevo approfondire alcuni elementi. In primo luogo, volevo sapere se avete determinato l'epoca, l'anno o gli anni in cui ci sarebbero stati questi festini, quindi se attorno al 2013 o molto precedenti.
  Questo è collegato al secondo elemento: quando avete ascoltato il signor Bonaccorsi, alias Stefano nella trasmissione, gli avete chiesto le motivazioni per le quali a un certo punto della sua vita, non più praticante l'attività di cui aveva riferito, ha sentito la necessità di raccontare fatti e vicende che oggettivamente avevano risvolti negativi sulla sua persona? Ex abrupto lui racconta di avere fatto il prostituto – poi trovate i termini italiani – ed è una cosa che uno può aver fatto, ma non credo che abbia piacere di raccontare e, a maggior ragione, di raccontare in una trasmissione televisiva, mettendo a conoscenza di questo tipo di attività con i tipici occultamenti di voce e viso. Tuttavia, perché fa questa cosa?
  In terzo luogo le chiedo se avete approfondito il percorso professionale successivo di Matteo Bonaccorsi. Che cosa fa di mestiere oggi questo signore? In qualche modo c'è un collegamento tra questo e il fatto che lui abbia deciso a un certo punto di parlare in televisione? Come si articola questa cosa? Oggettivamente ci sta che l'ex sindaco Piccini sia stato intervistato, poi se sapeva o non sapeva di essere intervistato, era una persona nota. Ad ogni modo, anticipo che alla luce di questo c'è poi da valutare, signor presidente, se non si ritenga di audire, visto che è stato identificato, il signor Bonaccorsi da parte di questa Commissione.

  GIUSEPPE D'IPPOLITO. Grazie, presidente. Ringrazio il procuratore per la sua disponibilità. Io avevo due domande, ma una è stata anticipata dal presidente ed era quella sulla fine dei procedimenti a carico dei giornalisti.
  La seconda domanda è questa: mi pare di aver capito che la vostra richiesta, come ufficio di procura, di archiviazione è stata opposta dai familiari di Rossi. Volevo sapere – ovviamente sarà nella documentazione che ci ha mandato – quali sono stati i temi di indagine che nell'opposizione sono stati indicati come inesplorati e come sono stati risolti questi dubbi da parte del giudice. Grazie.

  VALENTINA D'ORSO. Grazie, presidente. Ringrazio anche il procuratore per avere dimostrato la disponibilità a relazionare. La mia prima domanda è se avete disposto perizie sul PC di Villanova, sequestrato all'atto dell'arresto, e il PC di David Rossi per verificare se vi siano stati accessi e attività su questi apparecchi successive al sequestro stesso. Le chiedo, quindi, se avete disposto una perizia per verificare attività sui PC successive al sequestro.
  La seconda domanda è se è stato mai aperto un fascicolo per approfondire la condotta della distruzione dei fazzoletti sporchi di sangue. Grazie.

  COSIMO MARIA FERRI. Intanto grazie al procuratore per la puntuale e paziente ricostruzione che ci ha voluto rendere oggi. Sottolineando alcune puntualizzazioni dello stesso procuratore, volevo tornare sulla posizione del Bonaccorsi. Mi chiedevo – forse ho perso qualche passaggio – come è stato identificato il Bonaccorsi? Forse l'ha già detto e in caso mi scuso per la domanda.
  Lei parlava spesso di inattendibilità, di necessità di riscontri e da ultimo ha citato questo provvedimento del GIP, sottolineando la diversità dell'impostazione della procura sull'attendibilità del Bonaccorsi e il decreto del GIP. Non ho presente questo passaggio del provvedimento del GIP, ma volevo capire sulla base di quali elementi il GIP ritenga il Bonaccorsi più attendibile rispetto a voi. Volevo capire quali elementi di fatto e di circostanza aggiunge o se il GIP si limita a una mera indicazione della posizione.Pag. 14
  Inoltre, più di una volta ha sottolineato e ha parlato di inattendibilità. Volevo capire bene la posizione del Bonaccorsi. Non è stato mai iscritto per il reato di calunnia. Siccome dà delle versioni in una certa linea, è vero che non sempre è bianco o rosso, però parla di festini e avete fatto tutta una serie di attività. Non riesco a capire questa via di mezzo tra il fatto che i festini ci siano stati e che non ci siano stati. Se non ci sono stati, volevo capire se è stata valutata questa posizione oppure il perché sia stato ritenuto inattendibile. Certamente una parte della risposta può essere anche l'affermazione del GIP che è successiva e arriva nel gennaio del 2021.
  Inoltre – forse ne ha già parlato e me ne scuso – lei parla di Correa. Volevo capire se c'è qualche collegamento tra Correa e Bonaccorsi, se si conoscono o no. Grazie.

  LUCA MIGLIORINO. Grazie, presidente, attenderei le risposte e interverrei nel secondo turno. Grazie.

  SUSANNA CENNI. La ringrazio anche io per la sua relazione. Anche io avrei voluto chiederle che fine ha fatto l'indagine per diffamazione. La prima domanda è la seguente: se ho ben capito dalla conclusione della sua relazione, alla fine del lavoro che voi avete fatto e secondo l'archiviazione, non si esclude che si possano essere svolti i festini e che possibilmente i magistrati possano avervi partecipato, ma si esclude che questo evento possa di per sé aver rappresentato un elemento di pressione sulla conduzione dell'indagine. Questa era una richiesta di conferma della sua interpretazione.
  Ho una curiosità rispetto alle cose che lei ha detto, su cui vorrei capire meglio. Parlando di Bonaccorsi, ovvero Stefano, in riferimento alla puntata de Le Iene che fa riferimento al resort e al giornalista Monteleone, Stefano dichiara di avere visto delle foto che gli sono state mostrate dal giornalista. Visto che sino a ora si parla in generale di autorità civili, addirittura religiose, magistrati, figure di vertice, eccetera, mi chiedo quali foto siano state mostrate, perché si sta parlando di una quantità teoricamente molto ampia di personalità che potrebbero essere coinvolte. Lei che idea si è fatto? Perché il giornalista ha scelto di mostrare delle foto piuttosto che altre per il riconoscimento da parte di questo signore? Grazie.

  MARCO LACARRA. Ringrazio anche io il procuratore per l'ampia esposizione. Ho soltanto una domanda legata – glielo dico subito – a informazioni che non ho in maniera precisa e documentata. In questo momento le faccio una domanda sulla base di informazioni assunte in maniera molto generica e non precisa. In una delle dichiarazioni rilasciate nel corso della trasmissione Le Iene risulterebbe – il condizionale è d'obbligo – che ci sia stato un tentativo da parte dei pubblici ministeri che si occupavano dell'indagine su Siena del cosiddetto «abbuiamento», a cui lei ha fatto riferimento, nei confronti di un ufficiale dei carabinieri. Ci sarebbe una dichiarazione della quale non ho diretta conoscenza.
  Le chiedo se lei ha cognizione, invece, nel corso delle indagini, di una dichiarazione rilasciata in questa trasmissione televisiva di un ufficiale dei carabinieri che avrebbe dichiarato di essere stato in qualche modo compulsato ad «abbuiare» le indagini. Grazie.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste di intervento, do la parola al procuratore, se vuole rispondere alle domande.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Rispondo senz'altro, vorrei fare una premessa: in questa mia relazione ho cercato di sintetizzare il risultato di indagini che sono state anche parecchio lunghe e che sono durate parecchi anni. Quindi, potrei essere incorso in qualche imprecisione legata al mio ricordo. È per questo motivo che vi ho consegnato tutti gli atti di indagine, perché quando si parla delle dichiarazioni di Tizio o di Caio possono essere lette con più attenzione. Io ho cercato di sintetizzarle e spero di averlo fatto in manieraPag. 15 corretta, ma non escludo di poter avere dimenticato qualcosa.
  Detto questo, passo alla domanda sulle indagini relative alle doglianze mosse dalle varie persone citate nel corso delle indagini giornalistiche de Le Iene e di Quarto Grado che in qualche modo sono coinvolte. Sono arrivate parecchie querele alla procura di Genova, nelle quali venivano ipotizzati i reati di diffamazione o di calunnia in relazione a quello che si era detto in queste trasmissioni. Come dicevo, questo poi ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati dei due giornalisti Occhipinti e Monteleone, oltre che del sindaco Piccini. Questi procedimenti sono ancora tutti pendenti, devono ancora essere definiti.
  Peraltro, le indagini sono concluse e quindi a questo punto è questione di poco tempo e assumeremo le relative decisioni, alcune delle quali saranno legate a un problema di competenza per territorio, perché noi siamo chiamati – questa è la seconda premessa che volevo fare – ex articolo 11 del codice di procedura penale a valutare soltanto le posizioni dei magistrati. L'articolo 11 del codice di procedura penale è una regola di trasparenza e vuole evitare che le indagini che possono in qualche modo riguardare un magistrato vengano svolte da magistrati della stessa sede per evitare condizionamenti. Noi siamo esclusivamente competenti a conoscere delle questioni che attengono ai magistrati: se i magistrati nel corso di questa indagine abbiano commesso dei reati o meno e se le trasmissioni televisive che hanno trattato di questa indagine abbiano in qualche modo leso e offeso la reputazione di questi magistrati o, peggio, se li abbiano calunniati.
  Tutto il resto, compresa l'indagine principale, cioè l'indagine sulla morte di David Rossi, non appartiene alla nostra competenza. Su alcuni aspetti che mi sono stati chiesti come, ad esempio, se i computer di Rossi siano stati manomessi o meno, se vi sia traccia che alcune e-mail sarebbero state in qualche modo trasmesse con date non compatibili, devo dire che la Polizia postale di Genova, nell'esaminare gli apparecchi che erano già stati esaminati dalla procura di Siena, non ha approfondito questi argomenti, perché non sono l'oggetto della nostra indagine. Noi non possiamo rifare l'indagine di Siena. Anche nell'eventualità – che è un'ipotesi dell'irrealtà, perché si è conclusa con l'archiviazione – che noi avessimo accertato la responsabilità dei magistrati, avremmo dovuto processare questi magistrati, ma l'indagine sulla morte di David Rossi deve essere comunque condotta dal giudice competente, che è Siena.
  Mi si chiede perché non siano stati iscritti i nomi dei magistrati. Effettivamente questa è stata una valutazione dell'ufficio della procura della Repubblica e come tale è una valutazione discrezionale, perché è il pubblico ministero che valuta se gli elementi che hanno raggiunto una certa persona siano tali da giustificare la sua iscrizione. Certamente non l'abbiamo fatto – lo posso dire in estrema onestà – per non scomodare i magistrati. Credo che l'indagine che ha condotto la procura di Genova sia un'indagine che in punto di completezza ed esaustività sia soddisfacente. Sulle valutazioni si può discutere per il resto dei nostri giorni, ma sulla completezza delle indagini mi sentirei di spezzare una lancia, fermo restando che noi abbiamo condotto le indagini con riferimento a quello che ci interessava e non con riferimento a ricostruire le ipotesi della morte di David Rossi.
  Voglio aggiungere una cosa: secondo il codice di procedura penale, nel momento in cui il pubblico ministero formula un'archiviazione a carico di ignoti, il giudice che è chiamato a valutare ha il potere di imporre al pubblico ministero l'iscrizione. Ad esempio, potrebbe dire: «Tu, pubblico ministero, dici che non ci sono elementi per iscrivere Miniati, ma stai sbagliando, perché gli elementi ci sono.». Il giudice può ordinare l'iscrizione, ma il giudice di Genova non l'ha fatto, perché non ha ritenuto di ordinare l'iscrizione, condividendo l'operato della procura.
  Andando avanti, sulle e-mail di David Rossi, effettivamente in una parte dell'indagine della Polizia postale sui computer è emersa una certa questione che riguardava alcune e-mail che aveva mandato David Rossi all'amministratore delegato Viola e sui tempi di estrazione di queste e-mail, ma Pag. 16non è una questione di cui ci siamo occupati noi, perché non interessava alla procura di Genova, ma casomai potrebbe interessare alla procura di Siena, che avrebbe potuto entrare nella seconda indagine. Non so se ci sarà una terza indagine, ma questa è una cosa che non ci riguarda.
  Nelle sue dichiarazioni, Bonaccorsi ci dice che ha iniziato a svolgere questa attività nel lontano 2012. Vi leggo un estratto di quello che ha detto Bonaccorsi. «Nel 2012, verso aprile o maggio, poco dopo avere compiuto 18 anni sono andato a Milano in un locale, frequentato da omosessuali», in cui avrebbe avuto inizio questa sua attività, collocando la sua attività nel 2012, mentre i festini senesi dovrebbero esser stati fatti o alla fine del 2012 o nel 2013.
  Sulle ragioni per cui a un certo punto lui si sarebbe indotto ad andare da Monteleone, quello che lui ha riferito a noi è questo: «Avevo seguito alcune puntate della trasmissione Le Iene dedicate alla morte di David Rossi e ho sentito parlare di festini. Sono stato in particolare colpito dall'intervista della figlia, Orlandi Caterina, la quale ha fatto una sorta di appello diretto a chi fosse a conoscenza di fatti importanti, con invito a rivelarli. Dopo un po' mi sono messo in contatto con Monteleone». Quindi, lui avrebbe sentito la figlia della signora Tognazzi fare questo appello e si sarebbe sentito in dovere di mettersi in contatto con il giornalista.
  Per quanto riguarda l'attività che svolge ora, nella denuncia per le pressioni che ha ricevuto, ci dice che lavori a Bruxelles presso la Comunità europea.
  Per quanto riguarda le ragioni dell'opposizione alla nostra richiesta di archiviazione da parte della vedova Rossi e del fratello di David Rossi, in particolare si fa riferimento ad alcune carenze della prima indagine e in particolare all'omessa acquisizione dei tabulati della cella, all'omesso accertamento sui vestiti e alla distruzione dei famosi fazzolettini.
  Qui vi è anche l'altra domanda sui fazzolettini, ovvero se è stato aperto un procedimento. Questo procedimento di cui vi sto parlando ha fra i vari oggetti anche quello della distruzione dei fazzolettini. Il giudice dedica proprio una parte della sua archiviazione alla distruzione dei fazzolettini, dicendo che sostanzialmente definisce il fatto come un provvedimento temporalmente inopportuno ed errato nella parte in cui parla di confisca, dicendo che la confisca è un provvedimento del giudice e che non la poteva fare il PM, ma è non penalmente rilevante perché è dovuta a colpa e negligenza, ma non al rilievo penale. Ad ogni modo, vi è una parte del provvedimento di archiviazione del giudice dedicato proprio a questa parte, che potete trovare a pagina 3 e 4.
  Passiamo al giudizio dell'attendibilità di Bonaccorsi. Ci si chiede: «Voi l'avete ritenuto inattendibile, perché non l'avete iscritto». Il punto è che noi non abbiamo la valutazione circa l'attendibilità di un dichiarante sia esso indagato, sia esso testimone. In giurisprudenza la Cassazione più o meno dà dei parametri per valutare l'attendibilità di una persona. Alcuni di questi sono detti «parametri intrinseci», ovvero legati alle sue dichiarazioni: la logica nelle dichiarazioni, la verosimiglianza, la non contraddittorietà, l'univocità delle sue dichiarazioni, il non essersi mai smentiti e la precisione nei particolari. Altri di questi parametri sono gli elementi estrinseci, ovvero fatti concreti, accertati che conformino quello che il dichiarante dice. In assenza di questi parametri, laddove – come nel nostro caso – non ci siano parametri estrinseci e non ci sia un riscontro esterno sicuro, la valutazione di inattendibilità, si tratta di valutare alcuni elementi. Ad esempio, noi abbiamo valutato negativamente il fatto che non ci abbia riferito nulla sulle persone che lo avrebbero introdotto in questo mondo dell'omosessualità maschile o che non avesse più un numero di telefono, un recapito, il ricordo di un nome, di un cognome o di un posto dove abitavano queste persone. Questo può far dubitare, però non mi dà certezza in senso contrario. La calunnia è un'altra cosa, perché non è il dubbio se Tizio dica la verità o no, bensì è la prova sicura che Tizio abbia mentito. Questa è la ragione per cui noi non abbiamo ritenuto di iscrivere Bonaccorsi. Tuttavia,Pag. 17 occorre tenere presente – questo lo dovremmo ancora valutare – che ci siano tutte le querele dei magistrati.

  PRESIDENTE. Almeno l'iscrizione.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Quello lo dovremmo sicuramente valutare.

  PRESIDENTE. La domanda è: Natalini, Marini e Mussari lo hanno querelato?

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Mussari no. Lo hanno querelato Natalini e Marini.

  PRESIDENTE. Almeno l'iscrizione forse doveva avvenire già prima.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Le querele sono recenti, perché sono state fatte dopo l'archiviazione.
  Mi si chiede anche dell'articolo 368 del codice penale: non ho notizia alcuna che ci siano stati contatti tra Villanova Correa e Bonaccorsi. Villanova Correa è detenuto per l'omicidio e, quindi, non emerge alcun elemento da cui si possa ritenere che ci sia stato un contatto.
  Inoltre, mi si chiede quali foto hanno mostrato i giornalisti. Noi come procura di Genova abbiamo mostrato le foto legate a quelle che hanno mostrato i giornalisti, ovvero altre foto delle stesse persone che erano già state riconosciute, ma non so quali abbiano mostrato i giornalisti. Forse andrebbe chiesto a Monteleone perché abbia scelto di mostrare alcune foto piuttosto che altre. Evidentemente lui avrà seguito un po' la vulgata, quindi personaggi altolocati di Monte dei Paschi, di varie autorità senesi, prefetti, ministri della Repubblica e quant'altro e avrà snocciolato queste fotografie. La domanda forse andrebbe rivolta a lui, più che a me.
  Infine, mi viene chiesto se abbiamo avuto notizia di un ufficiale di polizia giudiziaria che abbia riferito di essere stato in qualche modo costretto ad «abbuiare». Nel corso di giudizio di opposizione all'archiviazione una delle persone offese – non mi ricordo più chi – ha fatto riferimento a un ex appartenente dall'Arma dei carabinieri, il quale avrebbe riferito a uno dei difensori o agli stessi familiari di Rossi di aver subìto pressioni o indicazioni da qualche pubblico ministero per non approfondire un certo aspetto non della vicenda di David Rossi, ma di un altro processo, se ricordo bene. Comunque non c'è nessuna traccia di dichiarazioni, ma c'è solo un cenno fatto da uno dei difensori delle parti opponenti che poi il giudice non ha ritenuto di approfondire per le ragioni che lui indica, dicendo che in questo senso non ci sono elementi per poter ritenere una penale responsabilità dei magistrati senesi.

  PRESIDENTE. Un altro giro di domande. Si è prenotato per primo l'onorevole Migliorino.

  LUCA MIGLIORINO. Grazie, presidente. Grazie, signor procuratore aggiunto. Sarà interessante leggere i documenti che ci ha lasciato in questa Commissione. Sarebbe stato interessante anche leggere le dichiarazioni dei pubblici ministeri Natalini e Marini, ma avete ritenuto non opportuno ascoltarli e allora lo farà questa Commissione.
  L'interesse della procura di Genova era quello di sapere se coloro che indagavano sul caso di David Rossi avevano partecipato ai festini o se, invece, avevano potuto aver commesso atti che non avevano messo in evidenza l'omicidio del dottor David Rossi piuttosto che il suicidio? Forse era opportuno ascoltarli.
  Da quello che vedo è che Le Iene lavorano bene, perché lei ha detto che aggiungevano elementi alle vostre indagini. Quindi voi avete avuto non solo le parti che sono state mandate in onda e che poi avete sequestrato, ma avete preso anche le foto, come ha detto la collega Susanna Cenni e le avete lasciate agli atti che avete lasciato a questa Commissione.
  La prima domanda che volevo fare è: quando avete scoperto il vero nome di alias Stefano della trasmissione? Glielo dico, perchéPag. 18 mi sembra che già i giorni dopo la trasmissione su tutti i giornali era uscito in maniera pubblica chi fosse.
  Le faccio un'osservazione sotto forma di domanda. La signora che purtroppo è stata uccisa il 2 marzo del 2013, Lucelly Molina Camargo, che ha una dignità ed era la mamma di una bambina di 10 anni, è stata uccisa in via di Vallerozzi, a forse 250 o 300 metri in linea d'aria dalla caduta del dottor David Rossi, avvenuta il 6 marzo, alcuni giorni dopo – il corpo della signora purtroppo fu scoperto il 3, se non sbaglio – in una città dove non avvengono omicidi. Io sono residente a Siena e difficilmente e raramente avvengono omicidi. Invece, in questo caso ne capitano due in quattro giorni a 300 metri di distanza e non si è ritenuto di indagare se ci fossero stati dei collegamenti.
  Sui tabulati telefonici e l'acquisizione del video della caduta del dottore David Rossi le faccio due domande, perché lei ha detto: «Abbiamo riacquisito i video». Da dove avete riacquisito il video? I tabulati telefonici si riferiscono anche all'utenza fissa che il dottor David Rossi aveva nel suo ufficio? Perché da alcuni servizi, anche da Le Iene – ed è risultato da fonte aperta – si è detto che vi sono stati due accessi a un cellulare sotto sequestro e al telefono fisso della stanza dell'ufficio del dottor David Rossi, messa sotto sequestro. Volevo capire se questi tabulati, di cui lei ha parlato, si riferivano anche a questa utenza e cosa è stato fatto da questo punto di vista con questi accessi, quando questi dovevano essere sotto sequestro, spenti oppure nessuno poteva entrare in quella stanza.
  Concludo sempre con un'osservazione e forse una domanda. Vedo un'enfatizzazione del buon lavoro fatto dalle procure e una minimizzazione di tutti quegli elementi che, invece, possono portare al dubbio del suicidio.
  Lei ha detto – non vorrei sbagliare, ma tanto abbiamo la registrazione – che non vi erano evidenti segni di violenza sul corpo. Invece, noi abbiamo evidenti segni di violenza sul corpo dalle foto che sono state mostrate anche a livello pubblico. Anche il procuratore Vitello ha detto che la distruzione dei fazzolettini era stato un atto incongruo e che c'erano tante probabilità. Inoltre, se lei si riferisce alla prima indagine come a un'indagine che forse poteva essere condotta meglio, la seconda si basa tantissimo sulla prima indagine. Vorrei capire perché lei afferma che non vi erano segni evidenti sul corpo e tutti gli altri elementi che possano portare all'omicidio piuttosto che al suicidio o ad una colluttazione prima della caduta del dottor David Rossi. Grazie.

  ALESSANDRA ERMELLINO. Ringrazio il procuratore anche per l'ampia esposizione molto dettagliata. Nello specifico volevo comprendere meglio alcuni passaggi e alcuni dettagli. Come lei diceva prima, la procura di Genova, ex articolo 11 del codice di procedura penale, indaga soltanto sulla parte relativa ai magistrati, perché immagino che il fascicolo si sia aperto per il sospetto che ci siano state delle pressioni ed è questo il motivo che porta l'indagine Genova. La domanda è questa: come mai lei ha parlato di esumazione della salma? Per quali motivazione c'è stata? Non l'avete richiesta voi?

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. L'ha fatto Siena nella seconda indagine.

  ALESSANDRA ERMELLINO. Un'altra domanda è: avete richiesto gli hard disk sui dispositivi di David Rossi semplicemente per le allusioni che ci fosse del materiale relativo a questi festini? Siccome sentivo la sua perplessità nei confronti delle e-mail, se ci fossero eventualmente dei dubbi sollevati dalla polizia giudiziaria relativamente all'incongruità dell'orario delle e-mail, dell'acquisizione, eccetera, questi sono agli atti dell'indagine che lei ha lasciato oppure non è stato nemmeno sollevato questo dubbio? Visto che il collega prima parlava anche della possibilità che siano stati eliminati dei dati dai telefonini, potrebbe essere lecito supporre che magari la stessa manipolazione c'è stata anche sugli hard disk?Pag. 19
  Inoltre, la volta scorsa il procuratore di Siena Vitello parlava del famoso hard disk che non è stato mai analizzato e del fatto che non si sia riusciti ad accedere a questo hard disk. Voi vi siete serviti semplicemente della polizia giudiziaria e neanche a Genova siete riusciti ad accedere all'hard disk oppure avete pensato a una consulenza esterna? Grazie.

  FRANCESCO SAPIA. Grazie, presidente. Ho una mia considerazione. Dopo avere ascoltato il procuratore Vitello, grazie anche al procuratore aggiunto di Genova, i miei dubbi sulla morte di David Rossi aumentano, ma questa è una mia considerazione personale.
  Procuratore, lei ha parlato dei festini senesi del 2013. Come sostiene Stefano, i festini erano a base di droga, di donne, di uomini, anche di minore età e non maggiorenni. La prima domanda è: di che età si tratta? Entriamo anche nel campo della pedofilia?
  Passando alla seconda considerazione, nei tre spezzoni di video si parla della presenza di ex ministri e di dirigenti di Monte dei Paschi di Siena. Di questi tre spezzoni nessuno è risultato essere ritrovato. Poi lei sostiene che c'è un altro documento, come ha detto sempre Stefano, in cui ci sono delle persone in situazioni scabrose e che questo video è nell'hard disk del compianto David Rossi. Questo video non è stato trovato perché è stato cercato male, perché non c'era o perché è stato cancellato? Perché non è stato trovato? Glielo chiedo per sapere meglio nel merito, procuratore. Grazie.

  VALENTINA D'ORSO. Solo per una precisazione e mi aggancio alle osservazioni che faceva il collega. Per un eccesso di sintesi poco fa ho forse omesso la premessa alla mia domanda: se avevate disposto una perizia per verificare se i PC erano stati in qualche modo oggetto di ulteriore attività dopo il sequestro. La premessa era esattamente questa: siccome abbiamo quella fonte che riferisce che il materiale scabroso potesse essere rinvenuto nei PC di David Rossi era da questo che nelle mie personali valutazioni nasceva la necessità di un approfondimento di quel tipo e non in relazione al procedimento sulla morte di David Rossi, ma in riferimento all'esistenza del riscontro che si cercava a quelle dichiarazioni e a quegli altri elementi – anche gli elementi resi da Villanova – in merito all'esistenza di questo materiale.

  CLAUDIO BORGHI. Grazie, presidente. Mi scusi, signor procuratore, volevo chiederle di essere preciso, se è possibile, perché in merito alla questione delle 229 e-mail cancellate ho chiesto la volta scorsa al procuratore di Siena, il quale ha detto di non averne notizia. Immagino che la documentazione sarà ampia, quindi forse avrà bisogno di cercare questa questione. A me risulta che la circostanza delle più di 200 chiamate cancellate sul Blackberry di David Rossi sia stata rilevata e registrata dall'ispettore Claudio Di Tursi degli uffici di Genova, così come la questione relativa all'e-mail con la discrasia temporale, dove risulta che l'e-mail sia stata composta dopo essere stata ricevuta, in apparenza. Prima lei ha più o meno confermato che esisteva la questione dell'e-mail.
  La domanda precisa è: esiste ed è stato rilevato il fatto che sono state cancellate 229 chiamate dal telefono Blackberry di David Rossi e, se sì, questo documento è stato poi girato a Siena per opportuna valutazione? Perché lei giustamente ha fatto notare che non stavate indagando sulla questione Rossi, ma stavate indagando sulla questione dei magistrati e, quindi, poteva tranquillamente essere che questa cosa non fosse stata considerata pertinente o qualcosa del genere, però a quel punto Siena doveva saperlo. Dato che il procuratore mi dice che non lo sapeva, vorrei sapere se glielo avete girato o no oppure se l'avete tenuta. Se l'avete tenuta, tutto torna, però manca un elemento e se, invece, gliel'avete girata o il procuratore di Siena ricorda male oppure c'è da approfondire.

  ANDREA ROSSI. Grazie, procuratore. In modo rapido ho tre richieste di ulteriori specifiche rispetto a domande che sono state avanzate da alcuni miei colleghi. Parto Pag. 20dalla prima del collega Lacarra, quando le chiede le ragioni per le quali non sono state assunte agli atti anche le dichiarazioni di questo ufficiale di polizia giudiziaria o di questo comandante di una stazione dei carabinieri in un comune vicino a Siena, riferito soprattutto al fatto che gli sia stato chiesto – in quel termine che lei ha definito toscano – di «abbuiare» da parte di uno dei PM che stavano seguendo le indagini del Rossi e, in particolar modo, una registrazione telefonica che è stata anche resa pubblica dalla trasmissione Le Iene in uno dei diversi momenti fatti. Perché si è deciso di non assumere queste dichiarazioni?
  La seconda ulteriore valutazione è relativa al fatto del perché non è stato fatto, da quello che mi sembra di comprendere, un approfondimento puntuale rispetto ai device che contenevano i filmati, a partire da quelli del Correa. Non ho capito se i device del Correa sono stati assunti agli atti e controllati e che tipo di materiale ci sia sopra questi device.
  Infine, rispetto al Bonaccorsi e in quelle che sono – come lei ha definito – le situazioni dove si poteva verificare in modo intrinseco la veridicità e l'attendibilità del Bonaccorsi, le chiedo se rispetto a questa figura sono stati fatti ulteriori accertamenti relativi a verifiche rispetto all'utilizzo delle celle telefoniche per capire se in questa attendibilità del teste ci potevano essere relazioni con quel sistema di partecipanti a festini tra Milano e Siena.

  FEDERICO FORNARO. Una cosa brevissima. Procuratore, nel rispondere alla mia prima domanda, ha detto che il Bonaccorsi, da voi sentito, ha dichiarato che aveva deciso di parlare dopo avere ascoltato l'appello della figliastra del David Rossi che, stando a fonti aperte, dovrebbe essere datato 5 marzo del 2018. Cito un'altra fonte aperta, per cui Bonaccorsi avrebbe dichiarato, nella testimonianza resa a voi, di essersi messo in contatto con il giornalista Monteleone e di avergli mandato un'e-mail a dicembre 2017, che è prima dell'appello della figlia. Volevo capire se le risulta questa incongruenza di date o no e se ce ne è menzione nella testimonianza. Cito fonti aperte che sono ritrovabili su Internet.

  COSIMO MARIA FERRI. Mi riferisco a un punto che è stato già evidenziato, relativo della cancellazione di queste chiamate. Da quello che emerge sono chiamate sul Blackberry e non e-mail. Prima il procuratore ha detto che per alcuni aspetti hanno mandato una nota al Consiglio superiore della magistratura. Siccome lei ha sottolineato la completezza delle indagini della procura di Genova, visto che ha una vista a 360 gradi e tenendo conto delle regole dell'articolo 11 del codice di procedura penale che ha più volte richiamato, volevo capire se avete ritenuto necessario trasmettere, a parte la circostanza delle 229 telefonate cancellate – che mi sembra importante –, anche altri elementi sull'hard disk e degli atti da approfondire alla procura di Siena. Quindi, le chiedo se c'è un atto formale di trasmissione dalla procura di Genova alla procura di Siena sulle indagini del suicidio, tenendo fuori la posizione di competenza dell'articolo 11 del codice di procedura penale e quello che riguarda i magistrati. Le chiedo se c'è questo atto.
  Sulle fotografie di cui avete parlato, mi sembra che abbia già risposto che sono agli atti.
  Da ultimo, su tutta questa strumentazione che potrebbe essere ancora oggetto di approfondimento, ci sono provvedimenti di confisca? Essendo i due procedimenti chiusi con archiviazione ed essendo morto David Rossi, formalmente agli atti abbiamo verbali di sequestro finiti con provvedimenti di confisca o abbiamo provvedimenti di restituzione, perché i computer erano nella disponibilità del Monte dei Paschi di Siena, quindi in teoria li avete restituiti al Monte dei Paschi di Siena.
  Le chiedo se, dal punto di vista dei provvedimenti giudiziari, ci sono provvedimenti di confisca e il campione penale ha già provveduto alla distruzione secondo le norme e le disposizioni oppure se il computer e il cellulare, seppur confiscati, siano ancora nella disponibilità delle cancellerie a campione penale e possono essere oggetto di un'analisi tecnica, al di là di quello che ha già fatto la Polizia postale, però bisogna partire da quello che c'è nella disponibilità. Siccome prima si parlava di confisca, volevoPag. 21 capire se abbiamo ben chiaro agli atti cosa è ancora in sequestro e cosa abbiamo nella disponibilità. Grazie.

  MARCO LACARRA. Grazie, presidente. Vorrei chiedere un paio di approfondimenti. Il primo è legato alle e-mail o ai messaggi che avrebbe ricevuto il Bonaccorsi prima o a cavallo dell'archiviazione, in cui gli si dice di chiarire la fondatezza delle accuse che sono state rivolte. Le chiedo se lei ritiene quelle frasi frutto di una costruzione di qualche mitomane oppure se avete fatto degli approfondimenti per capire se potesse essere davvero qualcuno che volesse in qualche modo inquinare le indagini e se ritenete di dover abbandonare definitivamente questa pista oppure se ci sono le possibilità di andare a recuperare e a ritrovare chi ha fatto partire quelle e-mail.
  Ho due domande più di natura tecnica. Vista l'ormai ramificazione dei procedimenti fra la procura di Genova e quella di Siena, non sarebbe il caso – se non è stato fatto – di costruire un coordinamento strutturato in modo tale da governare tutti i procedimenti sia relativamente alla morte di David Rossi sia relativamente a tutto quello che poi si è generato attorno? Infine, ci sono dei fascicoli relativi a ipotesi di conflitto negativo di competenza da inviare alla Corte di cassazione affinché possano essere eventualmente definiti? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lacarra. Non ci sono altri iscritti a parlare. Procuratore, anche io volevo chiederle una precisazione, perché mi sorprende molto che Bonaccorsi che non è iscritto, da quanto lei ha detto, è stato querelato solo adesso. Perché è stato querelato solo adesso? Se ho capito bene, è stato riconosciuto un po' di tempo fa, ma come mai fino a oggi i magistrati non hanno ritenuto di formulare querela se non a brevissimo? Anche perché i tempi sono ristretti.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Rispondo prima alla sua ultima domanda. Le querele nei confronti di Bonaccorsi sono più di una, sono formulate da magistrati e mi sembra che siano arrivate dopo la richiesta di archiviazione e addirittura dopo il provvedimento di archiviazione da parte del giudice. Non so perché abbiano ritenuto di farle adesso, ma evidentemente avranno avuto in qualche modo pieno accesso agli atti e avranno letto meglio le dichiarazioni. Sicuramente ho predisposto una nota di iscrizione di Bonaccorsi due o tre giorni fa prima di venire qui, quindi ora l'iscrizione è proprio in fieri.
  Io ricomincerei da capo. Circa la prima osservazione, la mancata iscrizione dei due magistrati è stata una scelta che ho compiuto io – e me ne assumo la responsabilità – in sintonia con la collega che faceva le indagini con me e con il procuratore. Come tutte le scelte è una scelta discrezionale, risibile, che può essere criticata, come avete fatto, accetto e ne prendo atto. Ricordo solo che, se avesse ritenuto errata questa impostazione della procura, tecnicamente il giudice avrebbe potuto imporre alla procura l'iscrizione nel registro degli indagati dei magistrati, cosa che il giudice per le indagini preliminari non ha fatto. Immagino che in questo senso il giudice abbia ritenuto – come abbiamo ritenuto noi – che gli elementi che hanno raggiunto Tizio non fossero sufficienti a iscriverlo nel registro degli indagati.
  Ricordo solo una cosa: l'iscrizione nel registro degli indagati è un atto del procuratore, del pubblico ministero e non è un atto dovuto. È dovuta l'apertura di un procedimento, ma il modo in cui il procedimento deve essere iscritto è una valutazione del magistrato che non è del tutto priva di qualsiasi controllo, perché poi il giudice nel momento della definizione, se non condivide la scelta della procura, può imporre alla procura l'iscrizione.
  Passiamo alla domanda che riguardava le condizioni in cui si trovava il corpo di Rossi al momento del rinvenimento nel vicolo. Avevo detto incidenter tantum che nel momento in cui David Rossi è stato rinvenuto a terra in corrispondenza della finestra aperta, vi erano vari elementi che potevano fare indurre alla tesi del suicidio, comprese le dichiarazioni che avevano reso Pag. 22la signora Tognazzi e le persone che frequentavano Rossi. Su quelle che fossero le condizioni del corpo, a me sembra di ricordare che non ci fossero evidenti segni di colluttazione, ma può darsi che ricordi male. Ad ogni modo, la procura di Siena ha fatto subito l'autopsia e successivamente nella seconda indagine ha disposto la riesumazione.
  Circa il video, noi non abbiamo acquisito nuovamente il video che riprende la caduta. Il procuratore di Siena ci ha trasmesso tutti gli atti della sua indagine, compreso questo video che abbiamo potuto apprezzare solamente in un momento successivo.
  Un altro tema è quello degli apparati informatici. Noi abbiamo disposto un approfondimento sugli apparati di Villanova Correa, che ci ha mandato la procura di Siena, perché Villanova Correa chiede di essere sentito, riferisce al PM di essere a conoscenza di fatti che riguardano la morte di David Rossi e riferisce al PM dei festini. Siena dice: «Per i festini mando tutto a Genova, ma per quello che riguarda la morte di David Rossi me ne occupo io, perché è mia competenza» e secondo me è stata una scelta corretta.
  A questo punto, siccome Villanova Correa dice quella famosa frase sul PM Marini «È lui che ha la coscienza sporca, chiedete a lui» e aggiunge che la prova di questi festini starebbe nei suoi apparati, Siena ci aveva già mandato spontaneamente questi apparati. Noi li abbiamo fatti analizzare dalla Polizia postale di Genova e non è emerso nulla in concreto sul fatto che in quegli apparati ci fossero tracce, spezzoni o video di festini. In questo caso il riscontro c'è, ma è negativo, è un non riscontro.

  ALESSANDRA ERMELLINO. L'hard disk a cui non si è riusciti ad accedere?

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Ci arrivavo, finiamo con Villanova. Comunque, l'esito dell'accertamento che ha fatto la Polizia postale è in atti e lo avete anche voi.
  Gli apparati di David Rossi, perché li abbiamo chiesti? Non per rifare l'indagine sulla morte, perché il giornalista Pierangelo Maurizio ci aveva riferito di due fonti, il cui nome non ci ha rivelato. Una riguardava quei tre spezzoni che ho già descritto che però lui stesso non aveva visto. La seconda fonte gli avrebbe fatto vedere... adesso prendiamo il pezzo. Eccolo qua: «Qualche giorno dopo, intorno a febbraio a Firenze, nel corso di una manifestazione pubblica, cioè di un convegno di avvocati sul diritto alla difesa, una persona con un ruolo pubblico...» il cui nome il giornalista Maurizio Pierangelo non mi fa, qui è Quarto Grado, «Che io ho intervistato, fuori intervista e a telecamera spenta, mi ha detto di avere visto uno spezzone di video di pochi secondi che lui supponeva ripreso da uno smartphone a Lugano in via Pioda 4. Due soggetti, identificati come un ex ministro e un esponente di Monte dei Paschi, erano ritratti in una situazione che lui definiva scabrosa. Quando l'ho incalzato con domande più precise non ha dato ulteriori particolari, ma mi ha detto di andare a chiedere all'autista dell'esponente di Monte dei Paschi, di chiedergli quanto tempo stava ad aspettare, intendendo se l'ha accompagnato a Lugano ci sarà qualche autista che ricorda.» Poi andando avanti: «Voglio precisare che da fine febbraio in poi ho avuto più contatti disgiunti con le due fonti, le quali mi hanno confermato le loro rispettive versioni, aggiungendo particolari, a mio giudizio – dice il giornalista – significativi che poi sono confluiti nella trasmissione del 28 settembre – questa è la trasmissione Quarto Grado – cioè la presenza di questo materiale video anche nei computer in uso a David Rossi».
  Parlando di questo secondo spezzone che gli farebbe vedere questo tizio che lui intervista, il cui nome non mi vuole dire, lui dice che sarebbe venuto a sapere che questo spezzone stava addirittura nel computer di David Rossi. Questa è la ragione per cui abbiamo ritenuto di chiedere a Siena di mandarci i computer di Rossi, esclusivamente per questo, solo per ricercare questo spezzone che non è stato trovato. Anche qui con la consulenza della Polizia postale genovese che sta in atti. La Polizia postale mi fa presente di un apparecchio, uno dei Pag. 23tanti apparecchi di David Rossi che non sarebbe stato possibile aprire. Abbiamo avuto – quella me la ricordo – una riunione nel mio ufficio con gli ufficiali di polizia giudiziaria della polizia postale, in cui abbiamo valutato l'ipotesi di una consulenza da parte di qualche perito per giungere alla possibilità, eventualmente, di riaprire questo apparato. Dopo qualche giorno sono tornati dicendo che avevano interpellato vari consulenti, ma che nessuno aveva detto loro che sarebbe stato in grado di poterlo riaprire con sicurezza, potere ricostruire i contenuti, quindi è stato lasciato lì non è stato fatto.
  La perizia della Polizia postale è stata trasmessa a Siena – e questo era oggetto di un'altra domanda – dal giudice. Quando archivia, manda tutti gli atti a Siena. Gli apparati, sia quelli di Villanova Correa, sia quelli di Rossi che ci sono stati trasmessi dalla procura di Siena, sono ancora lì e l'esito della perizia è a conoscenza della procura di Siena perché gliel'ha mandato il giudice. Aggiungo che recentissimamente è pervenuta la richiesta di acquisire questi apparati da parte della procura distrettuale antimafia di Firenze che in qualche modo, evidentemente, non so per quale indagine, voleva potere accedere agli apparati di Villanova Correa. Ovviamente credo che il giudice competente a decidere abbia autorizzato la trasmissione alla procura di Firenze, comunque non c'è stata nessuna distruzione di questi apparati.
  Poi c'era la domanda sull'ufficiale di polizia giudiziaria. Questo ufficiale di polizia giudiziaria io non l'ho mai sentito, per la semplice ragione che non avevo neppure notizia della sua esistenza, cioè del fatto che ci fosse un ufficiale di polizia giudiziaria dei carabinieri che voleva rilasciare delle dichiarazioni. Apprendo la cosa soltanto nel corso della discussione che avviene davanti al GIP, quando uno dei difensori – non mi ricordo chi – farebbe riferimento a un ex appartenente all'Arma dei carabinieri, che lavorava in Toscana e che adesso non farebbe più parte dell'Arma non so per quali sue vicende, il quale avrebbe avuto cose importanti da dichiarare circa la condotta di uno di questi pubblici ministeri. Non mi ricordo più chi – almeno sempre che io ricordi bene, perché questa è una cosa riferita nel corso dell'udienza – avrebbe avuto una cosa da riferire non nel procedimento di David Rossi o in questione di festini, ma in qualche altra vicenda. Infatti in tutti gli atti dell'indagine non appare, perché dell'esistenza di questa persona si apprende – almeno io e la procura – soltanto nel corso dell'udienza di opposizione. Il giudice non ritiene di dovere disporre nessun approfondimento per le ragioni che enuncia che poi sono queste, legate al fatto che a giudizio del giudice non c'è alcuna possibilità di individuare elementi concreti che possano fondare un reato a opera dei magistrati senesi.
  Forse ho risposto su tutto. Se dimentico qualcosa, ditemelo.

  LUCA MIGLIORINO. Le avevo chiesto per quanto riguarda i tabulati telefonici e le utenze che rispondono a una telefonata – mi pare già il giorno dopo – sia quello dell'ufficio, sia di un cellulare che erano tutti e due sotto sequestro. Lei ha rilevanza di questo?

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. In questo momento non ho ricordo. Ripeto, quello che posso dirle con certezza è che gli apparati di David Rossi vengono acquisiti solo al fine che ho poco prima riferito e ci vengono mandati dalla procura di Siena.

  LUCA MIGLIORINO. Io non mi riferisco a questo. Questi prodotti, quindi il cellulare che era sotto sequestro oppure il video del 2016 che poi viene reso pubblico, era soltanto in mano della...

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Quale video mi perdoni?

  LUCA MIGLIORINO. Il video della caduta di David Rossi viene reso pubblico dal New York Post nel 2016, però tutti questi elementi erano comunque sotto la tutela della procura di Siena.

Pag. 24

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Questo bisognerebbe chiederlo a Siena non a me, nel senso che poi Siena li manda quando trasmette gli atti a seguito della trasmissione Le Iene. Se avesse fatto un provvedimento di dissequestro, di restituzione a qualcuno, io questo non glielo so dire, è Siena che lo sa.

  LUCA MIGLIORINO. Non è partita mai nessuna indagine sul comportamento o sulle utenze che dovevano stare sotto la procura di Siena e che invece rispondono. Lei non è a conoscenza di questo?

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore aggiunto della Repubblica di Genova. Io in questo momento non ho ricordo di queste telefonate di cui lei mi parla. Io le dico per certo che Siena ci manda gli atti a seguito della famosa, prima intervista. In questi atti c'è anche il video della caduta. Invece manda i computer di Rossi in un momento successivo, quando li chiediamo noi dopo avere sentito il giornalista Pierangelo Maurizio. Questo è quello che ricordo per certo. Quello che è successo prima, credo che sia più una questione che riguarda la procura di Siena, perché avrà fatto dei sequestri in occasione dell'indagine sulla morte, quindi nel 2013. Poi io non so se abbia trattenuto il materiale, se a un certo punto l'abbia restituito e poi se lo sia ripreso. Perché potrebbe anche essere così, perché a un certo punto l'indagine si archivia, i materiali possono anche tornare.

  CLAUDIO BORGHI. Mi è parso di interpretare correttamente, però vorrei che fosse molto chiaro. Lei nelle risposte ha detto che avete rilevato che le 229 chiamate sono state cancellate?

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. No, io non ho risposto di sì. Non ho assolutamente un ricordo di queste 229 chiamate.

  CLAUDIO BORGHI. Negli atti della perizia che ho citato... Avete detto che li avete mandati a Siena.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Sì, la perizia è andata a Siena. La perizia io l'ho fatta fare, lo ripeto, sugli apparati di David Rossi, solo per valutare se in quegli apparati ci fossero o meno degli spezzoni di quel famoso video e la risposta è stata no. Tutte le vicende precedenti non riguardano l'indagine di Genova.

  CLAUDIO BORGHI. Mi perdoni, però devo capire se qui ho di fronte delle cose che sono false o no. Io ho qui un rapporto della Polizia di Stato, settore analisi, Genova 16 maggio 2019. Firmato l'ho detto...

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Sì, non me lo ricordo, ma gli atti sono tantissimi.

  CLAUDIO BORGHI. Firmato dall'ispettore capo tecnico della Polizia di Stato, Claudio Dibursi, in cui si dà atto che è stata rilevata la cancellazione di 229 chiamate dove, a partire da una telefonata ricevuta dall'avvocato Vecoli da parte di David Rossi, dalla chiamata di questo avvocato ne sono state cancellate 229.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Non è stato oggetto della mia indagine questo, comunque la procura di Siena... Io non ricordo questa nota che lei mi sta citando, ma ci sarà.

  CLAUDIO BORGHI. È possibile controllare se c'è?

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. È lì.

  CLAUDIO BORGHI. Adesso le guardiamo. Se è negli atti e la troviamo, è stata mandata a Siena. Perfetto. Grazie.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Su questo non c'è dubbio alcuno.

Pag. 25

  FRANCESCO SAPIA. Vorrei capire meglio, visto che il procuratore non ha risposto.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Mi scusi.

  FRANCESCO SAPIA. No, non si preoccupi, magari si sarà dimenticato. Nei festini senesi dove si divertivano a base di droga e minorenni, quale era l'età dei minorenni?

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Non ho risposto, ha ragione lei, chiedo scusa non me lo ricordavo più.

  FRANCESCO SAPIA. Siamo nel campo della pedofilia o meno?

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Dell'età non sappiamo nulla, anche perché l'unica persona sicuramente identificata è Bonaccorsi che non era minorenne, aveva compiuto 18 anni, lo dice lui stesso. Dopodiché tutto il resto sono dicerie, cose riferite de relato, quindi che fossero maggiorenni o minorenni non si sa, non si sa neanche se c'erano o se non c'erano. L'unico che dice di persona di avere partecipato è Matteo Bonaccorsi che riferisce della sua partecipazione dopo il compimento del diciottesimo anno, quindi da maggiorenne. In realtà che fossero minorenni non si sa. Qui il giudice – c'è un pezzo della sua registrazione che ne parla – dice: «In ogni caso non sappiamo chi fossero...».

  FRANCESCO SAPIA. Procuratore, ha detto che non si sa, quindi non abbiamo la certezza se ci fossero o no.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Certo che no, ma questo discorso sull'età dei partecipanti, forse riguarda ancora di più in generale i festini stessi. Dell'esistenza di questi festini noi abbiamo raccolto tante notizie, ma notizie che potremmo definire vaghe. Non per conoscenza diretta, ma de relato. L'unico che dice «Sì, è vero i festini c'erano, ci sono andato» è Matteo Bonaccorsi.

  MARCO LACARRA. Relativamente alle domande che ho fatto, una è la questione del coordinamento delle procure, l'altra se ci sono fascicoli su eventuali ipotesi di conflitti negativi di competenza e la questione legata a un approfondimento dei messaggi che sono arrivati al Bonaccorsi, a lui e a sua madre, che lo inducevano a ritrattare. Poi nel corso dell'udienza per l'opposizione e archiviazione fu prodotto un audio che riproduceva le dichiarazioni del sottoufficiale dell'Arma che affermava di avere avuto pressioni per non continuare una certa indagine. Le pressioni sarebbero arrivate sempre dalla procura di Siena.

  FEDERICO FORNARO. Purtroppo sono dovuto uscire, chiedo scusa al procuratore. Ho fatto una domanda, non so se lei ha risposto. La domanda è questa: lei ha riferito che quando è stato convocato il Buonaccorsi, questi avrebbe motivato la sua decisione di collaborare con Le Iene, sostanzialmente dopo avere sentito l'appello della figlia e questo...

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Lei osservava che temporalmente l'appello sarebbe arrivato in un momento diverso?

  FEDERICO FORNARO. Da fonti aperte si dice che nella stessa sua dichiarazione resa ai PM di Genova, in realtà lui avrebbe scritto un'e-mail al giornalista de Le Iene Monteleone nel novembre del 2017, quindi molto prima dell'appello che – può darsi che sbagli – si può ricostruire dalle trasmissioni, al 5 di marzo e questo corrisponderebbe invece con le date perché la trasmissione è di fine marzo, il 22 se non ricordo male. Capire questo aspetto, se lui si era già mosso e aveva già contattato Le Iene prima dell'appello. Questo non toglie il fatto che abbia deciso di farlo.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Pag. 26Su eventuali conflitti negativi di competenza, io personalmente non ne ho contezza. So che recentemente i colleghi di Siena mi hanno trasmesso una richiesta formulata da uno dei difensori della signora Tognazzi o del fratello Ranieri Rossi, di una terza riapertura dell'indagine su David Rossi e io l'ho restituita ai colleghi di Siena con l'osservazione che a mio giudizio la riapertura delle indagini non è di competenza genovese, ma è di Siena. Questo sono sicuro e glielo posso dire perché è così. Io non ho sollevato nessun conflitto e non ho più nuove da parte della procura di Siena, non so se i colleghi di Siena abbiano ritenuto di fare conflitto avverso questa mia restituzione, francamente mi lascerebbe piuttosto perplesso, perché se c'è una cosa certa, è che le indagini sulla morte di David Rossi siano di competenza della procura di Siena, al di là della persona fisica del pubblico ministero che le fa. Quindi io non so dirle se ci sia un conflitto o no, so dirle di questo episodio perché me lo ricordo.
  Invece se ci sia una sorta di coordinamento, le rispondo che al momento non c'è nessun coordinamento, ci siamo sempre coordinati trasmettendoci gli atti nei modi in cui le ho detto. Dell'ufficiale di PG ricordo che è stato introdotto questo tema nell'udienza preliminare, ne ha parlato uno dei difensori, forse ha anche depositato una memoria scritta, nel qual caso il GIP dovrebbe averla. Ma io di un video, di un audio non ho ricordo, ma non sono in grado di escluderglielo, perché ricordo che i difensori hanno fatto produzioni, quindi potrebbe anche esserci quello.
  Presidente, volevo dirle che ho mandato il CD di tutti gli atti dell'indagine sino alla richiesta di archiviazione, di quello che succede nell'udienza di convalida, non ho gli atti, ma li ha l'ufficio GIP.

  PRESIDENTE. Chiederò l'acquisizione all'ufficio GIP. Questo lo annotiamo.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Il verbale dell'udienza...

  PRESIDENTE. Non è più vostro.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Non è più mio.

  PRESIDENTE. Quindi ritroviamo probabilmente anche l'audio.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Se l'hanno prodotto, ci dovrebbero essere le produzioni.
  L'ultima domanda, quella di Matteo Bonaccorsi, del perché inizi a collaborare. Le dico quello che lui dice a me, ovviamente non sono in grado di valutare. Lui dice: «Avendo seguito alcune puntate della trasmissione Le Iene dedicate alla morte di David Rossi – qui io leggo testualmente – ho sentito parlare di festini. Sono stato, in particolare, colpito dall'intervista della figlia Orlandi Carolina, la quale ha fatto una sorta di appello diretto a chi fosse a conoscenza di fatti importanti, con invito a rivelarli. Dopo un po' di titubanza mi sono messo in contatto con il giornalista Monteleone tramite una e-mail che ho inviato all'indirizzo che avevo all'epoca che era tascret@outlook.it. Colloco questo messaggio a fine dicembre del 2017.» A questo punto l'ufficio mostra il contenuto dell'e-mail inviata il 13/12/2017 al giornalista. Quando abbiamo sequestrato le cose del Monteleone, avevamo questa e-mail del 13 dicembre 2017 – io non mi ricordavo più – all'indirizzo monteleonesegnalazioni@gmail.com, in cui dichiara: «Effettivamente è il messaggio che ho inviato». Quindi il messaggio sarebbe del 13 dicembre 2017. Ripeto, Bonaccorsi noi lo individuiamo grazie all'accertamento che hanno condotto la Guardia di finanza e la Polizia postale sul materiale informatico di Monteleone. Avevo parlato di tabulati telefonici, invece ora ricordo meglio, probabilmente erano anche e-mail che sono state inviate e la e-mail sarebbe questa qui del 17 dicembre 2017. Non ho idea se la Orlandi avesse fatto un appello prima o se questo appello risulti dopo e prima non ve ne siano altri. Di questo non lo so, francamente.

Pag. 27

  PRESIDENTE. D'Orso un'altra volta? È la terza volta. Le do un minuto e poi basta.

  VALENTINA D'ORSO. Al momento in cui la procura viene a conoscenza delle dichiarazioni di questo ex ufficiale dell'Arma, mi chiedo come mai anche in sede di udienza non si sia subito richiesto di sentirlo.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Io non l'ho richiesto perché secondo me, ai fini della nostra indagine, non avevano alcun rilievo. Non riguardavano la vicenda Rossi in ogni caso, dopodiché non erano mai state introdotte prima, vengono introdotte da uno dei difensori, parlando di dichiarazioni rese da un ex appartenente all'Arma dei carabinieri che non faceva più parte dell'Arma. Non vedo che cosa avrebbero potuto aggiungere di nuovo rispetto a questa vicenda che era oggetto del nostro processo, francamente. Comunque il giudice a sua volta ha ritenuto di non ascoltare questa persona.

  PRESIDENTE. Possiamo dire conclusa l'audizione che è stata corposa e con tanti contributi di molti colleghi, quindi la ringraziamo molto per la sua disponibilità e ci riserviamo eventualmente di risentirla. Se le viene in mente – alla luce di quello che abbiamo detto – qualche ulteriore informazione da fornire alla Commissione, può farlo per iscritto.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Sì, se vi fossero novità, anche sotto il profilo di quel possibile conflitto di competenza di cui mi parlava l'onorevole Lacarra, posso riferirlo.

  PRESIDENTE. Sì, lo fa per iscritto, si mette in contatto con la segreteria.

  VITTORIO RANIERI MINIATI, procuratore della Repubblica aggiunto di Genova. Va bene, vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie, procuratore.

  La seduta termina alle 12.20.