XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 116 di Martedì 25 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione del Presidente della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa), Luigi Perri, e dell'amministratore delegato, Emanuele Fontani (gli auditi saranno in videoconferenza) :
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Perri Luigi , Presidente della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa) ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Fontani Emanuele , Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa) ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Lomuti Arnaldo  ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Lomuti Arnaldo  ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Lomuti Arnaldo  ... 15 
Fontani Emanuele , Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa) ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15 
Fontani Emanuele , Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa) ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 16 
Fontani Emanuele , Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa) ... 16 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 17 
Berutti Massimo Vittorio  ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Berutti Massimo Vittorio  ... 18 
Fontani Emanuele , Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa) ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Vianello Giovanni (M5S)  ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Fontani Emanuele , Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa) ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Fontani Emanuele , Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa) ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 21 
Fontani Emanuele , Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa) ... 21 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 21 
Perri Luigi , Presidente della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa) ... 21 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Perri Luigi , Presidente della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa) ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 11.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Presidente della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa), Luigi Perri, e dell'amministratore delegato, Emanuele Fontani (gli auditi saranno in videoconferenza) .

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del Presidente della Società gestione impianti nucleari, Sogin, Luigi Perri e dell'Amministratore delegato Emanuele Fontani sulla gestione dei rifiuti radioattivi. In particolare la Commissione è interessata ad acquisire informazioni sull'andamento del processo di consultazione pubblica sulla CNAPI (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee) e su specifiche tematiche tecniche che sono state preventivamente sottoposte all'attenzione della Sogin. Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Recentemente abbiamo pubblicato la nostra relazione generale sulla gestione dei rifiuti radioattivi e adesso vogliamo fare un'appendice, seguendo il tema delicato dell'iter per l'individuazione della creazione del Deposito unico nazionale. Do il benvenuto alla Sogin, a cui chiedo se ci illustra gli ultimi eventi della consultazione e le fasi successive ed eventualmente noi faremo delle specifiche domande. Potete gestirvi voi la parola. Non so se sono presenti solo le persone che ho citato o anche altre persone, quindi chiedo al Presidente di dircelo e, se qualcun altro dovesse prendere la parola, l'importante è che dica nome, cognome e funzione per il resoconto stenografico. Prego.

  LUIGI PERRI, Presidente della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa). Grazie, presidente. Io sono il Presidente Perri, qui con me c'è l'Amministratore delegato e poi ci sono altre persone tra cui il Responsabile del Deposito nazionale, Fabio Chiaravalli, e il Responsabile delle relazioni esterne, il dottor Ivo Belletrani. Vi ringraziamo per questo invito, perché è sempre un piacere e personalmente devo dire che è un piacere non disgiunto anche da un po' di emozione nel parlare con questa Commissione. È passato un anno dall'ultima volta che ci siamo visti che è stato un anno abbastanza difficile per la pandemia. In questo anno, nonostante queste difficoltà la Sogin ha assicurato 24 ore su 24 tutte le attività di messa in sicurezza, di controllo della sicurezza dei vari siti che gli sono stati affidati con materiale radioattivo. Su questo non è mai mancata la nostra presenza anche in virtù del fatto che forse siamo un po' più abituati di altri a eventi straordinari. Abbiamo anche contribuito nella prima parte della pandemia, fornendo alle popolazioni locali le mascherine che, come voi sapete, per noi sono uno strumento usuale di lavoro, quando entriamo nei siti contaminati. Presidente, onorevoli senatori e onorevoli deputati, prima Pag. 4di lasciare la parola all'Amministratore delegato che illustrerà i temi che avete posto all'ordine del giorno, visto che è passato un anno dall'ultima volta che ci siamo visti, in cui insieme all'Amministratore delegato vi avevamo dato un primo feedback su quello che stavamo facendo e su quello che ci prefiggevamo di fare per quanto riguarda il 2020, volevo darvi una sintetica relazione di quello che abbiamo fatto. Come sapete, da quando siamo stati nominati nel dicembre del 2019 in modo particolare, abbiamo cercato di verificare quale fosse l'organizzazione che ci era stata affidata per ottenere i risultati posti dai nostri obiettivi. In questo senso abbiamo da subito individuato quelle che potevano essere delle criticità e, utilizzando il criterio della rotazione, avevamo già messo mano alla struttura organizzativa, facendo una rotazione per quanto riguarda sia l'ufficio acquisti che il personale. Tuttavia, proprio perché vi era una richiesta urgente da parte di ARERA (Autorità di regolazione per energia, reti e ambienti) di rielaborare il piano Vita Intera che aspettavano da anni entro il 30 giugno, ci siamo messi al lavoro per questo obiettivo. Il 30 giugno con nostra grande soddisfazione – perché avevamo fatto un'analisi che ci poteva servire anche per il futuro – e con soddisfazione da parte di ARERA abbiamo ottemperato a quell'obiettivo. Per rendere credibili tutti quegli obiettivi era necessario mettere mano anche al piano industriale, anch'esso atteso da tempo atteso, per il quale abbiamo scomodato anche degli esperti esterni e abbiamo costituito una task force interna di giovani, perché la società in qualche modo sarà la loro. Anche questo è stato fatto nei tempi che ci eravamo dati. Per il piano industriale abbiamo fatto un'analisi approfondita della nostra organizzazione e abbiamo fatto una sostanziale modifica soprattutto nell'approccio del sistema organizzativo, introducendo la nuova figura dell'operation manager, perché dalle interlocuzioni che ci erano state, avevamo recepito che avremmo dovuto introdurre degli elementi di managerialità nella gestione operativa della società. In questo ricambio generazionale che abbiamo operato, non abbiamo affatto rinunciato nella società a tutte quelle esperienze e quelle capacità che sono state accumulate in questi anni, tanto che abbiamo costituito una task force che relaziona direttamente a un Amministratore delegato. In questo piano industriale ci siamo posti degli obiettivi di miglioramento e ogni direzione dell'Azienda ha dei suoi obiettivi da raggiungere. Stiamo operando con un monitoraggio continuo e verso la fine dell'anno a partire da ottobre, quando sarà più o meno un anno da quando abbiamo realizzato queste nuove organizzazioni, faremo il primo tagliando e se c'è qualcosa da cambiare, lo cambieremo e verificheremo i risultati che abbiamo raggiunto. Un altro obiettivo che ci eravamo posti e che ci era stato richiesto da tempo dall'ARERA era quello di trovare una misura degli avanzamenti che non fosse esclusivamente legato all'avanzamento economico, ma che in qualche modo potesse meglio evidenziare l'efficacia e l'efficienza. Gli avanzamenti fisici e la parte economica non sono totalmente disgiunti, ma il metodo che era stato usato fino a oggi aveva un po' di strutture, perché se nell'arco dell'anno in un contratto operavamo dei risparmi, questo era negativo per il raggiungimento degli obiettivi, mentre se spendevamo di più era positivo, ovvero esattamente il contrario di quello che, invece, ci prefiggiamo con questo nuovo sistema. Queste sono le attività di organizzazione globale della società che era necessario fare da parte di chi entrava in questa società, ma parallelamente non ci siamo dimenticati – avevamo ricordato anche questo nel corso dell'audizione del 16 giugno – di riprendere le attività del CEMEX (Cementazione Eurex). Poiché vi occupate di questo da anni, forse sapete meglio di me sapete che nel 2017 era stato interrotto il rapporto contrattuale con Saipel con un'interruzione dei lavori iniziati sui siti. Abbiamo cercato in tutti i modi di recuperare la relazione con Saipel, quello che era già stato fatto e le esperienze, ma a un certo punto ci siamo dovuti bloccare, perché ci hanno detto che dal punto di vista legislativo questo, così come si erano sviluppati i fatti, non poteva avvenire. Non avevamo Pag. 5interrotto le nostre attività, perché sapete che la Sogin, quando fa i contratti, generalmente utilizza la progettazione di base funzionale per poter fare degli appalti integrati per affidare la progettazione esecutiva a chi vince il contratto. Tuttavia, in questo caso proprio per accorciare i tempi, vista l'importanza dell'obiettivo che avevamo posto, la Sogin ha continuato a elaborare il progetto esecutivo, dandoci l'obiettivo di elaborarlo per metà giugno. Questo è stato fatto e conseguentemente è stata esperita la gara entro l'anno – anche questo era un obiettivo –, è stata fatta l'aggiudicazione dei lavori e all'inizio di quest'anno, nei primi giorni del mese di gennaio, abbiamo prima consegnato le aree e poi iniziato i lavori. In questo momento su questo contratto gli avanzamenti sono in linea con i programmi che ci siamo dati. Poiché si tratta di un'attività molto importante e l'obiettivo che ci è stato posto dal Governo è quello di completare la prima parte dei lavori per il 2023, su questa commessa abbiamo fatto una struttura, una task force – adottando quest'inglesismo anche in italiano – con un PM (pubblico ministero) dedicato che riporta direttamente all'Amministratore delegato proprio per dare visibilità all'importanza di questo progetto. Un altro degli argomenti che vi abbiamo indicato è quello di dare priorità assoluta nelle nostre attività al cuore dell'attività di decommissioning, ovvero lo smontaggio, il decommissioning del vessel, del cuore delle centrali nucleari. Anche su questo – il Garigliano è il primo che dovremo completare entro il 2026 – abbiamo già completato la progettazione funzionale di base e siamo pronti a esperire le prime gare. Sul Garigliano negli anni la Sogin ha messo a punto anche macchine progettate e pensate ad hoc per quella centrale che consentono di operare da remoto. Anche sulle altre centrali, in particolare Trino e Caorso, essendo quelle che seguono a ruota, stiamo seguendo i programmi. Abbiamo poi completato un'altra attività importante a Latina, dove abbiamo fatto le prove a caldo per l'impianto cosiddetto «LECO» (Latina estrazione condizionamento), anch'esso un obiettivo da completare entro l'anno e così abbiamo fatto. Le prove a caldo sono state fatte e oggi siamo in attesa dell'autorizzazione per metterlo definitivamente in esercizio. Vi è un altro dato definitivo, perché mi sembra giusto dare anche questa informazione che probabilmente avete già letto: secondo il vecchio sistema – perché il nuovo entrerà in vigore quest'anno – la produzione del 2020 si è attestata a 72,5 milioni di euro, che non è esattamente quello che volevamo, ma ovviamente la pandemia non ci ha consentito di andare oltre, nonostante gli sforzi. Voglio solo darvi un dato di riferimento: nel 2019 la produzione era di 49 milioni. Da 49 milioni a 72 milioni – per usare un argomento molto caro anche al Ministro Cingolani – la derivata mi sembra abbastanza positiva. Io mi fermo qui per quanto riguarda l'elenco delle attività, perché non vorrei darvi l'impressione che quest'anno sia tutto filato liscio, perché non siamo per niente soddisfatti, ma vogliamo andare avanti e vogliamo ulteriormente migliorare le nostre attività. Ci mettiamo tutto l'impegno e la dedizione possibile e, come forse traspare dalle mie parole e dal modo che ho di espormi, anche un po' di passione per questo progetto complessivo.
  Per chiudere questa parte, mi permetto, presidente, onorevoli deputati e onorevoli senatori, di rinnovare l'invito che ho già fatto alla Commissione ambiente e alla Commissione industria di venire a visitare i nostri siti non solo per rendervi conto di come procedono i lavori, ma anche perché magari possiamo acquisire dei vostri suggerimenti sul posto che sono sempre utili. Magari questa volta possiamo ripartire dall'estremo nord, da Bosco Marengo, che è prossimo al traguardo e magari sarà anche più interessante in questo momento, anche se è un piccolo impianto. Sulla questione delle visite volevo ringraziare l'onorevole Vianello e il senatore Lomuti che fanno parte di questa Commissione e che insieme agli onorevoli Liuzzi, Masi e Cillis, l'8 maggio ci hanno fatto il piacere di venire a visitare Risaia, l'impianto che è a Rotondella. L'onorevole Vianello è venuto anche a Statte a visitare il deposito Cemerad e spero che questa visita sia stata utile, perché Pag. 6 per noi è stato veramente un piacere accogliervi. Chiudo definitivamente, facendo alcune considerazioni di carattere generale. Credo che gli obiettivi che ci eravamo posti in questo anno sono stati raggiunti anche grazie a un rapporto molto positivo che abbiamo instaurato nel rispetto dei propri ruoli e qualche volta discutendo anche animatamente e non sempre trovandoci d'accordo, ma con grande collaborazione sia con l'Autorità ARERA che controlla i nostri avanzamenti e i nostri costi e soprattutto con ISIN (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione), con cui ci siamo spinti anche a verificare se possiamo ulteriormente migliorare lo scambio delle nostre relazioni. Questa è una forte collaborazione che in questo 2020 ci ha permesso di passare da 31 autorizzazioni programmate per fare le attività a 43 autorizzazione concordate. Questo vuol dire che le relazioni hanno dato i primi frutti. Tutto si può migliorare, anzi si deve migliorare e noi siamo qui per questo. Spero di non avervi annoiato di essere stato breve. Passerei la parola direttamente all'Amministratore delegato, l'ingegnere Fontani, che illustrerà ulteriormente e risponderà alle vostre domande. Grazie.

  PRESIDENTE. Prego.

  EMANUELE FONTANI, Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa). Noi abbiamo predisposto sia una presentazione che vi sarà inviata, sia un testo di circa una decina di pagine che in qualche modo ripercorre le risposte ai vostri quesiti, inserendo anche alcuni elementi di novità o di informazione sul Deposito nazionale. Condivido sullo schermo una presentazione, anche perché alcune argomentazioni sul Deposito nazionale sono tecniche, quindi di conseguenza di fronte a schemi e a grafici, riusciamo a ragionare ovviamente sullo stesso argomento. Dopo la presentazione che ha fatto il Presidente, andrei agli argomenti che riguardano il Deposito nazionale. Innanzitutto, che cos'è il Deposito nazionale? Il Deposito nazionale è un'infrastruttura di superficie per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi italiani. Adesso la legge n. 31 del 2010 prevede in prossimità di esso la realizzazione di un parco tecnologico per istituire un centro di ricerca aperto a collaborazione internazionali nel campo energetico o in altri ambiti della ricerca. È dal 2010 che la Sogin sta lavorando all'individuazione del sito dove poter realizzare il Deposito nazionale e in conformità con la legge n. 31, il 30 dicembre del 2020 Sogin ottiene il nullaosta alla pubblicazione della CNAPI. Il 5 gennaio 2021 viene pubblicata la CNAPI sul nostro sito Internet www.depositonazionale.it e si avvia in questo modo la consultazione pubblica per la localizzazione del deposito nazionale. Questi sono gli eventi principali fino a oggi. Seguendo l'iter normativo, si prevede l'individuazione del sito nella prima metà del 2022, essendo la legge n. 31 una legge che schedula ogni singola fase di realizzazione del Deposito nazionale. A cosa serve il Deposito? L'Italia oggi – come immagino sia ben noto a questa Commissione – ha circa 20 depositi di rifiuti radioattivi: una porzione di questi è gestita da Sogin, altri sono di gestione pubblico o privato nonché una situazione come quella di Cemerad, ovvero una situazione in cui un fallimento ha poi generato la necessità di provvedere a una bonifica ambientale. Al Deposito nazionale andranno 95 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, di cui 78 mila a molto bassa e bassa attività e 17 mila a media e alta attività. La produzione è per il 60 per cento rifiuti provenienti da attività del passato esercizio degli impianti nucleari nonché dal relativo decommissioning, mentre il 40 per cento è una produzione in progress relativa alla medicina nucleare e le attività di ricerca e di industria. Ovviamente la produzione dei rifiuti radioattivi continua e continuerà durante l'esercizio del Deposito nazionale proprio a seguito di queste attività di medicina nucleare, industria e ricerca. Come è fatto il Deposito nazionale? Do qualche concetto base per gli aspetti di sicurezza nucleare. Vedete in questa slide in alto sul lato sinistro la planimetria impianto del Deposito nazionale, dove con un cerchio verde riportiamo la zona delle celle dove avverrà lo Pag. 7smaltimento dei rifiuti a bassa e molto bassa attività. Il concetto che ha adottato Sogin per il Deposito nazionale, pubblicato all'interno del progetto preliminare e disponibile in consultazione, prevede la realizzazione di ben quattro barriere: la prima è la barriera prevista dal manufatto; la seconda barriera è quella del modulo di calcestruzzo, all'interno del quale si trovano i manufatti; una terza barriera è la cella che è l'elemento modulare che compone il Deposito nazionale – ce ne sono 90 nel Deposito nazionale –; la quarta e ultima barriera è una copertura multistrato che viene realizzata sopra e sotto il Deposito nazionale al fine di costituire l'ultima barriera verso l'ambiente. Questo è il concetto migliore dal punto di vista di progetti che abbiamo analizzato nel contesto europeo e quindi abbiamo adottato il concetto delle quattro barriere per il Deposito nazionale italiano. Passiamo agli elementi essenziali che riguardano il processo di consultazione pubblica che si è avviato il 5 gennaio di quest'anno. Innanzitutto la legge 31 vuole assicurare l'integrazione e la diffusione di tutti quanti gli aspetti di natura tecnico-scientifica e la totale informazione, la trasparenza e il coinvolgimento delle popolazioni. Da questo punto di vista i 314 documenti che costituiscono la CNAPI e il progetto preliminare sono stati interamente pubblicati sul nostro sito Internet. Inoltre, la legge determina un processo di localizzazione partecipavo e di conseguenza la totale apertura di Sogin a recepire le informazioni, le richieste di chiarimenti e qualunque altro tipo di comunicazione che può venire dai portatori di interesse in modo particolare dai territori selezionati all'interno delle aree. La CNAPI pubblicata il 5 gennaio del 2021 prevede l'individuazione di 67 aree potenzialmente idonee sul territorio nazionale che rispettano i criteri della Guida tecnica 29: sono 7 regioni complessivamente interessate e 70 comuni. Queste aree sono state a loro volta suddivise in quattro categorie a seconda della idoneità in termini di logistica, di gestione, di vicinanza o distanza dai rifiuti radioattivi e quindi vi sono le categorie delle aree molto buone, buone, delle aree presenti sulle isole italiane e le aree con una sismicità maggiore e di conseguenza con possibilità ulteriore di potere fare approfondimenti su queste aree. Veniamo all'iter di localizzazione. Questo grosso serpente è quello che viene definito dalla legge n. 31 e in qualche modo identifica le tappe fondamentali che porteranno alla costruzione e all'esercizio del Deposito nazionale. Vedete un punto con scritto «Siamo qui», in cui siamo nella fase di consultazione pubblica, la cui durata è stata prolungata durante l'anno. La consultazione pubblica e il seminario nazionale prevedranno un tempo complessivo di 240 giorni. Qual è la prossima tappa? Nel momento in cui si è concluso il cosiddetto «confronto pubblico», inizierà la parte successiva di seminario nazionale. Il seminario nazionale al momento è previsto nel mese di settembre e, ultimato il seminario nazionale, si arriverà a una redazione di un documento che porterà alla elaborazione della CNAI (Carta nazionale delle aree idonee). Questo documento sarà soggetto a valutazione e a nullaosta da parte dei ministeri e solo dopo l'approvazione di questo documento si passerà al cosiddetto «processo di autocandidatura», che è quello in cui le comunità locali potranno presentare le loro autocandidature o disponibilità ad auspicare il Deposito nazionale. Fatto questo quadro di tipo tecnico, passiamo a un quadro molto veloce su quelli che sono i benefici economici e occupazionali del Deposito, che è uno degli effetti che il processo di consultazione pubblica impone a Sogin di presentare sul proprio sito Internet. Fondamentalmente i benefici economici che sono attesi sono benefici che devono essere messi in atto a tutela del valore degli immobili e dell'economia generale del territorio in modo tale che l'aver inserito il deposito nazionale su un territorio nazionale non sia a deperimento della richiesta del territorio, ma che possa portare una costanza o eventualmente un incremento dell'economia. Al momento Sogin ha individuato quattro forme di tipologia di benefici economici, facendo riferimento a quelle che sono le normative e le leggi applicabili direttamente al contesto o per analogie. Abbiamo preso a riferimento la Pag. 8legge n. 239 del 2004 che riguarda le opere, gli investimenti in ambito pubblico e le grosse opere di tipo energetico, dove sono previste compensazioni degli enti territoriali in percentuali stabilite da quello che dovrebbe essere il decreto autorizzativo. Una norma sicuramente applicabile è la norma che riguarda le misure di mitigazione e compensazione ambientale previste dalla valutazione di impatto ambientale. All'interno della valutazione di impatto ambientale si prevede che possano essere realizzate opere a livello territoriale a compensazione che indicativamente – questa è un'indicazione generale – possono essere intorno al 2 per cento del valore complessivo dell'opera. Una terza tipologia di beneficio è quello che riguarda appositamente le attività nucleari del Paese, ossia quel beneficio previsto dalla legge n. 368 del 2003 che stabilisce compensazioni economiche per i siti che ospitano materiale radioattivo. La legge è tutt'oggi una legge in vigore, prevede la distribuzione la distribuzione di 15 milioni di euro pro quota sulla base della radioattività presente nei singoli territori e con la realizzazione e l'esercizio del Deposito nazionale tutta la radioattività sarà presente all'interno di un unico sito e questa cifra potrebbe essere in costanza normativa in base quello che potrebbe essere il beneficio economico sul territorio. Un altro aspetto previsto è l'articolo 27, comma 7 della legge n. 31, che riguarda i cosiddetti «accordi di bilateralità» tra territorio e Stato, definiti al momento in cui sarà data l'autorizzazione all'individuazione del sito. Quindi, un ultimo argomento possibile è quello della possibile interlocuzione tra territorio e Stato centrale al momento in cui si arriverà all'individuazione del sito. Veniamo poi ai benefici occupazionali, innanzitutto il valore dell'opera. L'opera ha un valore di poco meno di un miliardo di euro in termini di costi di realizzazione, a cui si somma una cifra stimata intorno ai 500 milioni di euro relativa almeno alle infrastrutture del Parco tecnologico. Abbiamo individuato tre tipologie di beneficio occupazionali: diretti, indiretti e indotti, come in qualunque tipo di opera pubblica. Nei benefici diretti e indiretti sono presenti sia quelli relativi alla costruzione e agli appaltatori, mentre i benefici indotti sono quelli che derivano dalle infrastrutture o dall'incremento occupazionale che ci può essere in un'area. Abbiamo definito due fasi fondamentali: una fase è quella della costruzione, dove si tocca un totale di 4 mila persone, di cui 2 mila circa indiretti fra interni ed esterni e saranno utilizzati per le attività di costruzione del Deposito; successivamente, nel lungo periodo di funzionamento del Deposito nazionale si arriverà a circa 700 persone per l'esercizio. Occorre dire che oltre al periodo di costruzione della durata media di quattro o cinque anni, siamo di fronte a un orizzonte temporale di circa 350 anni per l'esercizio e un successivo periodo di 300 anni di sorveglianza del Deposito nazionale. Si tratta, quindi, di un'infrastruttura che, una volta che è sul un territorio, rimane per molto tempo e mantiene un'occupazione ovviamente per periodi molto lunghi. A questo punto andiamo, invece, alle domande principali che ci sono state rivolte da questa Commissione. Devo dire che siamo stati positivamente sorpresi dalle domande per l'interesse che avevo mostrato e soprattutto per gli aspetti tecnici che avete identificato nelle singole domande. È con nostra particolare motivazione che vi diamo le risposte, perché ci siamo sicuramente resi conto che dietro alle domande che avete fatto vi è una competenza tecnica importante che la Commissione ha a disposizione direttamente o attraverso i tecnici che collaborano. Iniziamo facendo un quadro generale di come sta andando avanti il processo di consultazione pubblica avviato il 5 di gennaio di quest'anno. Abbiamo individuato una serie di richieste di informazioni e di invio di formazioni. Fondamentalmente sono circa 256 i contatti totali che sono arrivati sotto diversa forma nei canali che noi abbiamo utilizzato per comunicare con i portatori di interesse o con il singolo cittadino. In modo particolare abbiamo avuto 88 richieste di informazioni che sono arrivate alla nostra e-mail aziendale e 113 osservazione ricevute che sono quelle che portano la maggiore informazione tecnica e l'apporto tecnico Pag. 9 che sarà poi discusso in occasione del Deposito nazionale. Dobbiamo dire che abbiamo avuto anche tre ricorsi al TAR e tre richieste di accesso agli atti. Per quanto riguarda, invece, gli infopoint fisici che Sogin ha predisposto sul territorio nazionale e sulla sede di Roma, gli accessi sono stati del tutto minimali, in quanto la totale presenza di documentazione sul sito Internet è identica a quella che si può consultare in presenza all'interno degli infopoint fisici. Dal punto di vista generale cerchiamo di capire quali sono i macrotemi che sono stati toccati durante questo periodo di consultazione pubblica. Molte sono state le richieste di approfondimento in merito agli aspetti normativi procedurali, mentre alcuni chiarimenti sono stati, ad esempio: «I depositi sono 67 o è uno solo?» oppure «Il processo è un processo impositivo o un processo di tipo spontaneo di autocandidatura?» e su questi aspetti sono state date varie risposte. Molti, invece, sono gli aspetti – ne abbiamo individuati ben sei – che riguardano i criteri della localizzazione. Un argomento che ritorna spesso è quello delle aree protette, i siti UNESCO, varie tipologie di produzioni agricole più o meno di pregio che in qualche modo i territori vogliono salvaguardare, la distanza dai centri abitati, la pericolosità sismica di alcune aree, una serie di richieste che riguardano l'inclusione di aree industriali dismesse e siti militari, alcuni aspetti di tipo idrogeologico nonché si parla sia di trasporti al Deposito nazionale e quali sono le vie di trasporto per i rifiuti che andranno al Deposito nazionale, sia di vicinanza a strade e autostrade, essendo questo un criterio di esclusione. Vi sono anche alcuni effetti di tipo progettuale, tra cui come sarà stoccato il combustibile, i criteri di sicurezza ambientale sul lungo e lunghissimo periodo e i benefici economici e occupazionali. Inoltre, vengono chiesti chiarimenti in modo particolare sulla concretezza del Parco tecnologico, sui meccanismi di finanziamento e sugli ambiti di ricerca del Parco. Chi sono i soggetti che partecipano oggi alla consultazione pubblica? Circa il 41 per cento sono soggetti privati, ovvero persone che chiedono informazione in modo spontaneo perché sono interessate, perché vedono che le aree potenzialmente idonee sono in prossimità o sono nei comuni dove questi risiedono o dove hanno un'attività di tipo imprenditoriale. Il 35 per cento sono enti locali, regione e comune. L'1 per cento è l'aspetto ministeriale del Ministero della cultura e poi associazioni, comitati e ordini professionali che in qualche modo partecipano con contributi che sono a escludere o eventualmente a trasferire maggiori informazioni in ambito tecnico. Dobbiamo dire che abbiamo avuto anche un'ampia partecipazione delle università italiane che in molti casi hanno richiesto una nostra presentazione in fisico soprattutto per discutere le argomentazioni tecniche che riguardano il Deposito nazionale. Su questo argomento poi tornerò verso la fine. Cosa avverrà e cosa avviene durante la consultazione pubblica? La consultazione pubblica è ancora in progress. Avremo un documento di sintesi alla fine della consultazione, che sarà per la lettura, ma soprattutto sarà l'oggetto del seminario nazionale che andremo a fare nel mese di settembre. Come dicevo, in questo seminario passeremo dalla elaborazione della CNAPI alla elaborazione della CNAI. Fino a oggi la maggior parte delle osservazioni pervenute sono volte a dimostrare che le aree potenzialmente idonee contenute nella CNAPI non lo sarebbero o in qualche modo si rimanda a interpretazione normative che porterebbero a non esserlo. Quello che vediamo da parte dai portatori di interesse territoriali è quello di individuare delle metodiche per trovare argomenti per escludere il loro territorio delle aree potenzialmente idonee. Passiamo al seminario nazionale che è la prossima tappa. Riteniamo di dover invitare, anche su segnalazione dei vari stakeholder che girano intorno al mondo della Sogin e al mondo dei rifiuti radioattivi, non solo i portatori di interesse qualificati ma anche altri soggetti affini ai portatori di interesse che abbiano espresso un loro intervento durante la consultazione pubblica. La pubblicazione e l'informativa relativa al seminario nazionale che si svolgerà i primi di settembre sarà oggetto di un avviso pubblico a mezzo stampa dove informeremo Pag. 10 l'avvio del seminario nazionale. Come prevediamo di strutturarlo? Questa è una proposta organizzativa che stiamo verificando con il Ministero vigilante, ma per noi il seminario nazionale dovrebbe sicuramente avere un ambito di tipo regionale con delle sessioni di tre o quattro giorni ciascuna con le sette regioni interessate dalla CNAPI. In particolare all'interno di queste giornate dovrebbero esserci dei tavoli tecnici che riprendono gli argomenti che sono i criteri di localizzazione, il progetto preliminare, la sicurezza a largo spettro – intesa come lavoratori, popolazione, ambiente –, i benefici economici e il Parco tecnologico che fino a oggi sono stati gli argomenti di maggiore interesse. Come vi ho già detto tutto dovrebbe partire intorno ai primi di settembre e avere una durata di 30 o 60 giorni in modo tale da toccare tutte quante le regioni interessate e affrontare questi tavoli tematici. A conclusione di questa fase del seminario nazionale, avremo un evento conclusivo che riteniamo opportuno avere in presenza, all'interno del quale si presentino le conclusioni del seminario nazionale. In che modo riteniamo che si possa arrivare al seminario e gestire il seminario in questo momento? Abbiamo avuto alcune sollecitazioni da parte dei territori sulla mancanza di un ruolo di imparzialità all'interno della consultazione pubblica. Facendo riferimento a quello che è il metodo con cui si gestisce in Italia e all'estero nelle consultazioni pubbliche, mancherebbe un ruolo imparziale. Sogin propone o la realizzazione di una commissione nazionale che supporti soprattutto nella parte finale, nella parte della discussione e del seminario nazionale o eventualmente entrambe le cose o un comitato tecnico-scientifico con degli esperti che possono essere a supporto dei vari stakeholder, in modo tale che il ruolo di imparzialità sia gestito dai comitati, essendo Sogin in questo momento il soggetto attore che ha la necessità di portare avanti, su mandato del Governo, la realizzazione del Deposito nazionale. Veniamo poi agli effetti più tecnici che sono oggetto delle vostre richieste. Leggerò la vostra richiesta e poi vediamo la sintesi all'interno della slide. Ci viene chiesto di: «Valutare la rilevanza dell'incertezza nei criteri di accettazione dei rifiuti prodotti attualmente in attesa degli studi da effettuarsi sul Deposito nazionale». Fondamentalmente viene colto l'elemento importante di avere dei criteri di accettazione nel Deposito nazionale in assenza del sito del Deposito. In che modo Sogin ritiene opportuno poter lavorare? Fondamentalmente Sogin ha definito dei criteri di accettazioni preliminari non sito specifici, ma sono dei criteri di accettazione generale. Questi criteri saranno ricompresi nel sito specifico, una volta che il sito specifico sarà individuato. Sogin opera oggi con una propria struttura di Deposito, emettendo le cosiddette «lettere di compatibilità», rilasciando al produttore del rifiuto un'attestazione in cui quel tipo di rifiuto e quel meccanismo di condizionamento è accettabile al Deposito nazionale. Queste lettere garantiscono una potenziale accettabilità sulla base delle VAP (valutazione di accettabilità preliminare) e di conseguenza vanno a ridurre le incertezze che sono oggi possibili nella fase di progettazione dei processi stessi di condizionamento del rifiuto. Questo consente di poter andare avanti non solo con il decommissioning, ma anche nel condizionamento dei rifiuti, avendo come riferimento dei criteri del tutto generali sull'accettazione dei rifiuti a Deposito nazionale. Riteniamo che di conseguenza si avrà al minimo la possibile ed eventuale rielaborazione di porzioni minimali di rifiuto. Passando a un altro aspetto, leggo il vostro quesito: «destino dei rifiuti a media attività che, secondo il decreto ministeriale del 7 agosto del 2015, potrebbero essere smaltiti in un deposito superficiale». Alla domanda si dà subito risposta attraverso la tabella di classificazione dei rifiuti radioattivi qui allegata, in cui viene riportata in un riquadro in giallo una porzione di rifiuti radioattivi che riguarda la molto bassa, bassa e media attività. Di questa porzione vedete in azzurro un'area che è quella che stabilisce quanto e quale andrà all'impianto di smaltimento superficiale. All'interno di questo riquadro vedete che non c'è una netta distinzione fra le due tipologie di riquadri. Vado ad articolare una coda alta, Pag. 11che è quella che riguarda la media attività che fondamentalmente sono quei rifiuti con bassa contaminazione alfa emettitori, ma che possono avere una contaminazione di tipo beta o gamma che in qualche modo possa non essere accettata al Deposito nazionale. L'elemento essenziale per noi, a fronte di questa tipologia di valutazione, è stato vedere quando sarà fatta una verifica finale e quando quel livello di accettabilità della media attività al Deposito nazionale di superficie sarà oggetto delle valutazioni di sicurezza che andranno a scaturire, una volta individuato il sito per il Deposito nazionale. Abbiamo fatto di più, perché volevamo capire quale fosse l'impatto. Qual è l'area oggi di possibile incertezza che c'è sulla tipologia di rifiuti a media attività che può andare o meno allo smaltimento di superficie? Dalla caratterizzazione che noi abbiamo dei rifiuti italiani, ma soprattutto da tutta una serie di esperienze a livello internazionale che altri operatori ci hanno trasferito, questa porzione non supera il 10 per cento del quantitativo dei rifiuti a media attività, che nel nostro caso vorrebbe dire all'incirca 670 metri cubi su un totale di 78 mila metri cubi. Fondamentalmente si tratta di un elemento abbastanza irrisorio in termini quantitativi per il corretto dimensionamento del Deposito nazionale. Tuttavia, attraverso le analisi di sicurezza potrebbero venire fuori altre tipologie e che per alcuni rifiuti che abbiamo ipotizzato andare a smaltimento di superficie sia, invece, necessario effettuare uno stoccaggio. L'importante è che questo quantitativo sia un quantitativo estremamente limitato e compatibile con quelle che sono le infrastrutture oggetto del progetto preliminare del Deposito. Passiamo a un altro argomento che riguarda una tipologia di rifiuti particolare, ovvero i margini disponibili in relazione a un possibile incremento dei volumi dei rifiuti da smaltire prima della chiusura del Deposito in relazione a un eventuale aumentata produzione, quindi un'eventuale aumentata produzione di rifiuti radioattivi, ad esempio quelli provenienti dalle bonifiche. Innanzitutto il progetto preliminare oggetto della consultazione è preliminare, ma prevede alcuni concetti fondamentali. Vi è stato presentato il concetto del sistema multibarriera, oggi costituito da 90 celle che saranno disposte su 10 ettari. L'elemento fondamentale è che questo sistema è un sistema modulare: la cella di per sé è l'elemento essenziale del Deposito nazionale di cui si può prevedere eventualmente un incremento. Questo sistema è un sistema che altri Paesi a livello europeo hanno adottato ormai da decenni e il sistema della modularità può consentire l'eventuale sanzione, qualora sia necessario. In merito all'eventuale espansione di piccole quantità di rifiuti radioattivi, da un lato la qualifica del sito è ai soli fini dello smaltimento dei rifiuti di bassa, molto bassa e quella porzione di media attività della sola dimensione di 10 ettari. Nell'individuazione del sito noi abbiamo considerato l'intera area di 150 ettari come l'area che deve avere i requisiti per l'impianto di smaltimento nonché una valutazione che abbiamo fatto delle caratteristiche fisiche, chimiche e radiologiche dei rifiuti eventualmente producibili in modo particolare quelli previsti dalle bonifiche, di cui ad oggi, nonostante siano state menzionate nel Programma nazionale, si conosce ben poco, soprattutto perché non è stata fatta una ben precisa caratterizzazione. Un'informazione importante oggi a noi disponibile è lo scarso contenuto di radioattività e quindi di conseguenza in un impatto in termini di sicurezza sul Deposito nazionale che reputiamo essere marginale nella progettazione. L'eventuale problematica di un incremento, se i rifiuti sono quelli derivanti da bonifiche, è sicuramente ricompresa nel progetto preliminare che ha questo meccanismo di modularità. Passiamo alla successiva domanda che riguarda l'aspetto dei rifiuti a media e alta attività e quindi lo stato di avanzamento di iniziative intese allo smaltimento futuro dei rifiuti radioattivi a media e alta attività nonché attività in corso per stabilire le possibili modalità di smaltimento per la grafite irraggiata. Gli elementi importanti di questa domanda sono: qual è il futuro della media e alta attività e cosa sarà della grafite irraggiata, avendo in Italia un impianto grafite a gas come quello di Latina, dove il problema della grafite è Pag. 12sicuramente un problema rilevante? Innanzitutto partiamo dall'aspetto del progetto, prevede un deposito temporaneo di superficie in analogia a quello realizzato in Svizzera, dove sarà stoccata l'attività media che è alta. Quale sarà il futuro? Il futuro è fondamentalmente rappresentato da quanto inserito nel Programma nazionale italiano, nel quale si riporta fondamentalmente un aspetto importante, ovvero che durante il periodo transitorio di permanenza dei rifiuti radioattivi di alta attività nel deposito stesso sarà individuato il loro smaltimento in un deposito geologico, tenendo conto anche delle opportunità offerte in futuro nel quadro di eventuali accordi internazionali per la realizzazione di una struttura di smaltimento. In analogia alla direttiva EURATOM (Comunità europea dell'energia atomica) si prevede che ci sarà un deposito geologico e il periodo di permanenza sul Deposito nazionale sarà quello che consentirà di sviluppare eventuali accordi internazionali per la realizzazione di una struttura di smaltimento. Oggi questa attività non è in capo a Sogin, la quale si informa su quello che avviene nel contesto internazionale e di quelli che sono i progetti che vengono portati avanti soprattutto in Europa per un eventuale centro unico di smaltimento a livello europeo o a livello sovranazionale. L'aspetto della grafite di Latina è un aspetto altrettanto importante soprattutto per il volume della grafite. Stiamo partecipando a molte attività di ricerca in ambito internazionale, ma il nostro maggiore target nella fase di smantellamento degli impianti nucleari è quello di individuare una tecnica di estrazione e una tecnica di condizionamento. Il nostro obiettivo è portare a brownfield prima e a greenfield dopo la centrale di Latina. Di conseguenza oggi è per noi fondamentale non tanto individuare quale sarà la soluzione finale di un eventuale geologico che è la grafite, ma trovare le metodiche di estrazione e condizionamento della grafite, che per noi sono prioritarie nella conclusione del decommissioning del sito di Latina. Passiamo poi agli aspetti che riguardano la sicurezza, ovvero il cosiddetto «performance assessment» del Deposito, dove vengono chieste se ci sono analisi preliminari che riguardano che tipologia di analisi viene fatta e in modo particolare se ci sono scenari di intrusione nella fase successiva al controllo istituzionale. Di che cosa si tratta? Si tratta di quei modelli tecnici di analisi di sicurezza che ci possono consentire di dire che il Deposito nazionale non è sicuro soltanto il giorno in cui viene aperto, ma anche dopo la chiusura, ma anche nelle fasi successive ai 300 anni e quindi che non ci sia fondamentalmente contaminazione per l'eventuale gruppo esposto alle radiazioni. Per fare questo abbiamo un'area di esperti interni che si occupa di metodiche di modellazione e che lavora con player e soggetti analoghi europei per aggiornare i software per fare analisi di sicurezza. Inoltre, stiamo lavorando a metodiche sperimentali di analisi. Ovviamente noi stiamo applicando tutto a modelli cosiddetti «fittizi», quindi modelli di Deposito nazionale non sito specifici, che in questo momento ci danno la possibilità di valutare il Deposito nazionale in un ipotetico sito. Al momento in cui avremo il sito nazionale, lo stesso modello che abbiamo sviluppato e condiviso con ISIN, sarà valutato direttamente sul sito nazionale che sarà individuato. Questo ci consentirà di fare un'analisi di sicurezza nel breve, nel medio e nel lungo periodo in considerazione di alcuni aspetti che sono gli scenari di riferimento, che sono i cosiddetti «scenari intrusivi» che in qualche modo vanno a individuare possibili ipotesi di intrusione all'interno del sito nelle tre diverse fasi di esercizio. Un'altra domanda ci chiede degli studi e prospettive rilevanti alla fine della realizzazione del Deposito nazionale, di cui si è acquisita conoscenza attraverso la partecipazione a gruppi di lavoro internazionali. La risposta generica è che Sogin sin dal 2010 collabora con le cosiddette «WMO» (waste management Organization), ovvero sono soggetti analoghi a Sogin che hanno il compito di realizzare ed esercire il Deposito nazionale. Tra queste andrà in Francia chi gestisce il deposito di Aube La Manche, in resa spagnola che gestisce il deposito El Cabril o andrà fino in Belgio che sta realizzando un deposito a Dessel o in Repubblica Ceca che Pag. 13gestisce il deposito nella centrale di Dukovany. Queste collaborazioni hanno consentito a Sogin di elaborare la cosiddetta «best practice»: andare a vedere cosa hanno fatto gli altri, poterlo confrontare, fare una valutazione e individuare la soluzione migliore. Questo fino a oggi è stato per noi importante nei criteri di accettazione nonché nei criteri di accettazione cosiddetti «preliminari» del Deposito nazionale. Nella definizione delle quattro barriere ingegneristiche – cosa che non tutti i depositi europei hanno – abbiamo identificato la migliore soluzione in termini di ridondanza delle barriere ingegneristiche, ovvero le analisi di sicurezza e le metodiche di analisi di sicurezza. Come dicevo, stiamo lavorando anche sugli aspetti legati ai progetti di ricerca per la gestione dei rifiuti radioattivi nelle analisi di sicurezza del lungo termine che, dal punto di vista tecnico e di rilevanza, sono gli aspetti di maggiore interesse scientifico. Qui stiamo lavorando con EURATOM, con il club delle agenzie e con un gruppo di lavoro che si chiama DISPONET ed è quello che in qualche modo consente lo scambio di esperienze sui temi dello smaltimento dei rifiuti a bassa e media attività. Veniamo a un altro aspetto che riguarda l'eventuale esistenza di situazioni o difficoltà che possono avere un'influenza rilevante sulla tempistica del processo di realizzazione dei Depositi nazionali. Ovviamente si tratta di una struttura dall'importante valore strategico per il Paese, è una struttura di rilevante importanza per Sogin, perché è quella che ci consentirà di fare il raggiungimento del green field, quindi il totale rilascio dei siti contaminati che oggi ospitano impianti nucleari. Abbiamo individuato tre tipologie di rischio. Un rischio autorizzativo, un rischio di localizzazione e un rischio di realizzazione. Vediamo un po' le tre tipologie. Il rischio autorizzativo. Se ricordate il lungo serpentone che abbiamo visto in una delle slide prevista dalla legge n. 31, le varie tappe previste dalla legge sono tutte autorizzative, i cosiddetti procedimenti. Tappe che in qualche modo potrebbero allungare la realizzazione dei Depositi nazionali, perché molto probabilmente non arriva l'autorizzazione o arriva con un ritardo. Ricordo che a fino a oggi i ritardi si sono accumulati, tra cui uno è proprio quello sul nullaosta che Sogin ha atteso per molti anni. Il rischio di localizzazione è un rischio immediato, legato al fatto che una volta pubblicata la CNAI (Carta nazionale delle aree idonee) possa non esserci una manifestazione di interesse e quindi si debba ricorrere a metodi diversi – anche previsti dalla legge n. 31 – che possano portare all'individuazione del sito. Ci sono poi rischi di tipo realizzativo che noi valutiamo e su cui abbiamo un grosso database interno che ci consente di poter fare – attraverso modelli Monte Carlo – le nostre valutazioni interne di analisi di incertezza, ma riteniamo che l'opera, così intesa come il Deposito nazionale, sia una grossa infrastruttura civile di modesta complicazione. Fondamentale riteniamo che una volta aperto il cantiere, salvo che non ci siano ritardi dovuti a manifestazioni, blocchi o altre cose, in termini tecnici la fase di realizzazione sia quella ad avere meno difficoltà e meno intoppi durante il suo iter. Ovviamente le tempistiche oggi sono quelle dettate dalla legge, tutta la nostra pianificazione mette un punto iniziale il 5 gennaio del 2021 e si attiene ai tempi che sono stati dettati dalla legge n. 31 del 2010. Questo ci porta a dire che i tempi di realizzazione, quindi l'apertura del Deposito nazionale sarà i primi mesi del 2030, la precedente ipotesi era quella del 2029, ma l'allungare della consultazione pubblica ovviamente fa slittare di pochi mesi al 2030. Si intravede una potenziale complessità legata a una mozione che è stata approvata dal Parlamento dove in qualche modo si ipotizza – in alcuni dei 21 punti che sono stati elaborati nella mozione – la possibilità di rivedere i criteri di localizzazione e quindi vorrebbe dire ripartire in un iter molto complesso e, come vi dicevo, il rischio maggiormente importante è quello dell'assenza di manifestazione di interesse da parte degli enti locali. Veniamo agli ultimi quesiti. Determinazione in merito allo smaltimento di rifiuti provenienti da attività svolte nell'ambito della difesa. Il decreto legislativo n. 101 del 2020, entrato in vigore lo Pag. 14scorso anno, apporta una modifica sostanziale al precedente decreto legislativo 230, includendo i rifiuti prodotti nell'ambito della difesa in quelli che dovranno andare al Deposito nazionale. Una valutazione di tipo tecnico, in quanto l'analogia radiologica dei rifiuti per la difesa fondamentalmente è equivalente a quelli prodotti nell'industria o in altri ambiti come quello di produzione di energia elettrica. Non c'è un rifiuto della difesa che sia diverso chimicamente o radiologicamente rispetto ad altre tipologie di rifiuti. Dal nostro punto di vista noi abbiamo già intrapreso i colloqui con la struttura del CISAM (Centro Interforze Studi per le Applicazioni Militari) di Pisa, che è il nostro interlocutore, quello che riguarda un aspetto importante che è la quantificazione e caratterizzazione dei rifiuti radioattivi. Dalle valutazione che abbiamo fatto si tratta di scarse volumetrie ipotizzabili che sicuramente sono facilmente inglobabili nel volume generale di rifiuti previsto attualmente in consultazione pubblica che sono di conseguenza i 95.000 metri cubi di rifiuti radioattivi che andranno al Deposito nazionale. Ultimo aspetto che ci fa piacere che venga sollecitato, ma soprattutto analizzato dalla Commissione, è l'adeguatezza delle risorse umane disponibili nelle future attività connesse alla realizzazione del Deposito nazionale e di eventuali previste difficoltà nel reperimento di personale con adeguata preparazione nel futuro. C'è un aspetto essenziale, il decommissioning e la realizzazione del Deposito nazionale hanno necessità di un adeguato mix di competenze degli anni, mix che è anche notevole a seconda della fase dove ci troviamo. Abbiamo fatto un'attenta catalogazione delle competenze, non abbiamo una semplice ripartizione fra operai, quadri, impiegati e dirigenti, ma fondamentalmente esperto di radioprotezione, esperto geologico di sismicità, progettista, progettista di barriera, progettista di smantellamento. Sono tutta una serie di categorie che abbiamo valutato all'interno dell'azienda, molto ben precise, anche cercando di capire le cosiddette tavole di rimpiazzo, cioè in che modo si può arrivare a sostituire una persona, eventualmente quali sono gli sviluppi futuri di una particolare competenza in situazioni di tipo affine. Tutto questo ci consente di gestire in sicurezza gli impianti nucleari, ma fondamentalmente anche creare quel tipo di mix di competenze che serviranno in futuro. La scuola interna che è la Radwaste Management School (RaMS) ci supporta nel fare attività, anche di tipo operativo, soprattutto per quello che riguarda le aree controllate e il recruiting interno ed esterno, in quanto anche nella valutazione di posizioni chiave che riguardano gli esperti di sicurezza nucleare abbiamo un attento recruiting con una commissione fatta di esperti per individuare la reale competenza della persona che vada a coprire ruoli chiave in ambito di sicurezza nucleare. Andiamo avanti con una formazione continua che ovviamente è quella della scuola, ma anche un training on the job di affiancamento che consenta ai nostri operatori di poter fare anche altro.
  Sul lungo periodo che cosa vediamo? Tendenzialmente abbiamo un trend di discesa del personale in azienda. Oggi, ad aprile, siamo 902 persone con un trend generale che ci consente, in linea di principio, di assicurare un contenimento dei costi, mantenendo elevati e adeguati standard di sicurezza nucleare. Il nostro personale è per oltre un 65-70 per cento presente sui siti dove ci occupiamo di svolgere le attività di gestione cantieri e mantenimento in sicurezza. Sul lato destro vedete una distribuzione per fascia di età. Circa il dieci per cento della nostra popolazione ha più di 61 anni, questo vuol dire che molto probabilmente vedrà il Deposito nazionale da pensionato. Bisogna essere molto bravi per riuscire a proiettare le nostre competenze manageriali al 2030, facendo sì che quelle persone che oggi sono gli elementi chiave di tipo tecnici trasferiscano le loro competenze a chi successivamente gestirà gli impianti. Di conseguenza abbiamo una strategia di ricambio generazionale, per preservare le competenze tecniche abbiamo istituito un nucleo a safety board composto da tecnici di rilevante esperienza con età superiore a 60 anni, che siano oggi l'elemento che possa garantire il trasferimento e l'eventuale tutoraggio di competenze per consentire ai giovani di Pag. 15fare quelle cosiddette tavole di rimpiazzo. Stiamo pianificando la pluralità di competenze che serve per il Deposito nazionale. Il Deposito nazionale non è fatto solo di ingegneri nucleari, ma anche di geologi e di esperti che possono fare comunicazione e anche di persone che seguiranno tutti gli effetti normativi previsti nei prossimi quattro o cinque anni. Abbiamo un piano di formazione continua, dove un elemento importante è la scuola interna, ma l'elemento altrettanto importante sono le università italiane che consentono di produrre dei tecnici che ci possano garantire di potere portare avanti il programma per la realizzazione del decommissioning e per la costruzione del Deposito nazionale. Avrei concluso.

  PRESIDENTE. Grazie della puntualità, erano puntuali le domande e sono state puntuali le risposte. Avremmo piacere di essere invitati anche noi al seminario. Do la parola al senatore Lomuti che voleva fare delle domande.

  ARNALDO LOMUTI. Grazie, presidente. Permettetemi di ringraziare tutto il personale Sogin, anche per la disponibilità che ci ha mostrato nella nostra visita presso lo stabilimento di Rotondella in Basilicata. Proprio per quanto riguarda la Basilicata, le volevo porre questa domanda. Come mai la regione Basilicata è stata individuata come potenzialmente idonea, nonostante la sua ormai nota caratteristica di essere territorio altamente sismico? Inoltre nei criteri di esclusione determinati da ISPRA, rientrano i territori i cui sottosuoli sono interessati dalla coltivazione di idrocarburi che è un'altra cosa per la quale questa regione è altrettanto nota. Presidente, se mi permette, ho una delega del collega Giovanni Vianello perché è dovuto andare via per motivi di votazione in Aula alla Camera, il quale mi ha chiesto la cortesia, innanzitutto anche lui salutava e ringraziava...

  PRESIDENTE. L'onorevole Vianello adesso è collegato online in videoconferenza.

  ARNALDO LOMUTI. Io potrei anche sottrarmi, però non lo so se abbiamo...

  PRESIDENTE. Okay, perfetto.

  ARNALDO LOMUTI. Okay. Grazie, presidente e grazie rappresentanti Sogin.

  EMANUELE FONTANI, Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa). Rispondiamo alla domanda o ne aspettiamo qualcun'altra?

  PRESIDENTE. No, se può rispondere, poi interverrà l'onorevole Vianello.

  EMANUELE FONTANI, Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa). Tornando agli aspetti che riguardano la Basilicata, un'area che noi conosciamo soprattutto per la presenza di un sito dove noi operiamo. Sono state individuate due criticità, una è quella del sismicità e una è quella del criterio di esclusione 14, le estrazioni minerarie e le concessioni minerarie per l'utilizzo del sottosuolo. Partiamo da un presupposto generale. Quello del processo di individuazione delle aree potenzialmente idonee è un processo trasparente, partecipativo, dove fondamentalmente si prendono i criteri della guida tecnica 29 e si applicano sulla base di informazioni disponibili a livello generale che in qualche modo andremo eventualmente a riverificare qualora si vada a fare la parte successiva di approfondimento del sito o nei siti che saranno individuati come aree idonee o nella fase di autocandidatura. La sismicità è un criterio che ha riguardato non solo la Basilicata, ma altre aree. C'è un aspetto che è fondamentalmente quello dell'esclusione, vengono escluse alcune aree italiane, perché aree sicuramente non adatte in termini di sicurezza per il Deposito nazionale e poi ci sono delle aree che sono – come la Basilicata – una particolare classe di sismicità che per noi vendono raggruppate in una categoria di idoneità che abbiamo messo ultima in termini di graduatoria, fondamentalmente perché nel rispetto della guida tecnica 29 è garantito l'aspetto relativo alla sicurezza Pag. 16delle aree, ma ovviamente le infrastrutture necessarie per poter garantire la resistenza a un sisma sono infrastrutture che hanno una complessità e un costo di realizzazione maggiore. Da un lato la Basilicata ha gli aspetti di sicurezza, dall'altro lato ha un aspetto di complessità come altre aree di tipo realizzativo che richiederebbero una maggiore complessità in termini di realizzazione delle strutture del deposito nazionale. Questo nella totale trasparenza del nostro processo di valutazione, dove noi abbiamo dovuto inserire tutte quelle aree che rispettavano i criteri della guida tecnica 29. L'altro aspetto è quello della gestione degli idrocarburi, fondamentalmente il criterio generale E-14 è quello che riguarda l'attività di concessioni minerarie. Le attività di concessioni minerarie hanno un periodo di concessione, se non sbaglio, di sei anni più due, quindi un periodo che è limitato rispetto a quella che è la durata del Deposito nazionale. Per noi l'elemento di valutazione era quello di escludere quelle che oggi sono sotto concessione, ritenendo che se si dovesse individuare l'infrastruttura a Deposito nazionale come infrastruttura importante da dovere localizzare, successivamente sarebbe stata fatta una ripianificazione del territorio. Questo concetto è valido non solo per le concessioni, ma per tutti gli aspetti che riguardano la parte di costruzione e organizzazione. È ovvio che nelle valutazione che saranno fatte nei criteri di approfondimento, è un'area che oggi ha una sua devozione alla parte di estrazione di idrocarburi, quindi anche con analisi di territori, soprattutto territori adiacenti le ipotesi di espansione delle aree soggette a concessioni per gli idrocarburi, ovviamente sarà da valutare e nelle fasi di approfondimento quelle aree come molto probabilmente non preferibili o non idonee. Ma anche in questo caso, ripeto, il rispetto del criterio generale della guida tecnica 29, il criterio E-14 è stato rispettato. Giustamente l'onorevole Lomuti ci indica una problematica che noi abbiamo valutato, ma riteniamo rilevante valutare al momento in cui si parlerà del sito specifico.

  PRESIDENTE. Perfetto. Adesso voleva intervenire l'onorevole Vianello, ma non vedo più la telecamera. Niente. Intanto due questioni. Circa il destino dei rifiuti ad alta attività, ha detto che non vi occupate voi degli accordi internazionali, chi se ne occupa e con quali conseguenze e competenze tecniche? Per quanto riguarda le ulteriori analisi di sicurezza preliminare effettuate, sono disponibili dei documenti, degli studi? Un'altra questione, ovviamente quello che vi sentite di dire e che potete dire. Innanzitutto com'è l'umore? Avete non solo ricevuto queste osservazioni, ma l'umore secondo voi com'è? C'è tanta diffidenza, più di quanto ve ne aspettavate oppure siete fiduciosi, avete visto che c'è un clima più disteso rispetto a quello che si può presumere? Grazie.

  EMANUELE FONTANI, Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa). Rispondo alle tre domande, mi fa piacere in modo particolare l'ultima domanda che è quella dell'umore, perché una parte del nostro lavoro è quello di valutare l'umore e cosa succede nei territori. La prima domanda riguarda l'alta e media attività. Al momento questo rimane un argomento in carico al Ministero. Sappiamo che ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) si occupa della partecipazione a un gruppo di ricerca europeo con questa finalità e di conseguenza in questo momento è un aspetto più da ricerca che da realizzazione o da gestione come quello che normalmente è alla base di Sogin. Noi abbiamo un dialogo costante con ENEA, siamo informati di quello che è il progredire delle attività, anche in funzione, soprattutto, a quelle che saranno le tipologie di contenitori che utilizzeremo per i 50 anni di stoccaggio finalizzati al successivo trasferimento al deposito geologico. Per quello che riguarda gli studi, le evoluzioni che abbiamo fatto in termini di analisi di sicurezza, le nostre analisi di sicurezza sono al momento tutte quante pubblicate all'interno del sito internet, quindi fondamentalmente quello che noi oggi abbiamo fatto sulla base delle metodiche disponibili è stato pubblicato e fa parte dei 314 documenti. Sull'aspetto dell'umore stiamo facendo molti tipi di valutazioni e Pag. 17cerco di definire un quadro generale. Innanzitutto qual è l'interesse sul nostro sito internet. Il nostro sito internet è stato raggiunto da decine di migliaia di persone nella fase iniziale, molti di questi hanno scaricato l'intera documentazione, il tempo di permanenza medio è fondamentalmente bassissimo. Molto probabilmente sono stati quasi tutti incuriositi dall'aspetto rifiuti radioattivi, ma sono pochissimi i soggetti che lo hanno approfondito. Da qui anche gli aspetti che riguardano la consultazione che fino a oggi ha prodotto quei 200 e passa interventi che in qualche modo sono sicuramente importanti e di ampio contenuto tecnico, ma ci aspettavamo una partecipazione maggiore. Sui social vediamo che si parla molto del Deposito nazionale in varie forme, sia negative che positive. Abbiamo individuato una tendenza generale in termini di età, di un gruppo di persone che va dai 40 ai 60 tendenzialmente contrari. Stiamo vedendo che invece c'è una porzione di giovani, tipicamente giovani laureati, persone che stanno facendo il percorso di studio – interessanti anche gli italiani che stanno facendo corsi di studio all'estero – che scrivono all'interno dei loro social che il Deposito nazionale è sicuro ed è importante che l'Italia stia andando avanti nella realizzazione del Deposito nazionale. Ci sono poi aspetti che riguardano le ricadute sul territorio, qualcuno vede male la ricaduta sul territorio dicendo che non si crea occupazione, ma si distrugge ricchezza. Ci sono anche in questo caso gruppi di giovani in alcune e inaspettate regioni italiane che vedrebbero il Deposito nazionale come un elemento di ripartenza dell'economia di alcuni Paesi. C'è sicuramente una curiosità tecnica da parte degli ordini professionali, ingegneri in primis, ma anche geologi, tantissime le università che ci chiedono di partecipare, fare lezioni, illustrare i nostri contenuti. C'è un'opposizione forte di tipo politico – non adesso, non nel mio territorio perché avrò le elezioni a settembre, è comprensibile – ma c'è dall'altro lato anche un interesse da parte di alcuni soggetti che sono interessati a vedere possibili espansioni economiche in quelle aree, soprattutto in relazione a quelli che potrebbero essere i benefici di varie tipologie di ricaduta. Ci sono aree che manifestano l'interesse, perché magari hanno problematiche di tipo economico. Molto spesso sono aree dove siamo in una fase di preindustrializzazione e in qualche modo si cerca di trovare un futuro di tipo industriale per quelle aree, quindi si ipotizza che quelle aree possano essere oggetto di Deposito nazionale. Il quadro è molto ampio, c'è stata una forte attenzione in un primo periodo, in questo periodo iniziano a esserci domande molto più tecniche, si scende in una valutazione tecnica e non in un «no» a priori e stanno nascendo i primi interessi per cercare di capire soprattutto quelle che sono le ricadute sul territorio. La fiducia è un aspetto sicuramente importante. C'è fiducia, non c'è fiducia in Sogin? C'è fiducia nello Stato, molto probabilmente l'istituzione di un tavolo tecnico, ma soprattutto di un comitato tecnico scientifico potrebbe essere l'elemento di fiducia per dare rilevanza a portatori di sapienza, di cultura a livello anche territoriale, che potrebbero essere quelli che danno le risposte al territorio che una società pubblica – pur avendo le competenze – molto probabilmente non è visto come estratto soggetto terzo. Questo è un po' il quadro generale. Sulla stampa sono comparse per molto tempo tutta una serie di campagne pro-deposito e contro il deposito e per il momento a livello nazionale non c'è una grossa permanenza, siamo a livello territoriale, di qualche dichiarazione che viene fatta a livello territoriale. L'interesse, ma soprattutto l'opposizione, tendenzialmente scende. Ovviamente bisogna lavorare non più al non interesse, ma all'interesse positivo, a doverlo realizzare. Soprattutto gli aspetti che riguardano da un lato la sicurezza – il Deposito nazionale è sicuro – dall'altro lato il perché va fatto il Deposito nazionale. Un solo deposito è più sicuro di 20 depositi sul territorio nazionale, il Deposito nazionale è un qualcosa che mette nella totalmente sicurezza il rifiuto radioattivo, cosa che non può fare un deposito provvisorio.

  PRESIDENTE. Sicuramente. Onorevole Vianello. Nulla. Senatore Berutti.

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  MASSIMO VITTORIO BERUTTI. Grazie. Grazie, presidente, grazie ai rappresentanti di Sogin per la relazione. Domando se è possibile avere le slide, ma questo è relativo. Mi volevo ricollegare all'ultima considerazione che stava facendo. Mi pare di avere capito, perché ero in movimento, magari ho perso qualche pezzettino. Ci sarà un momento in cui ci potranno essere autocandidature, lei di fatto adesso diceva che comunque...

  PRESIDENTE. Non si sente nulla. Non si sente più l'audio.

  MASSIMO VITTORIO BERUTTI. Chiedo scusa si è inserita una telefonata. Ci sarà un momento in cui potranno pervenire autocandidature – se non ho capito male – nell'ambito della relazione. Adesso mi pareva avesse detto che ci sono interessi di fatto o quanto meno dichiarati, manifestati, pur se non formalmente. Ci sono comunque territori che in qualche modo hanno già dato dei segnali di carattere positivo. Era una considerazione, una curiosità, io sono alessandrino quindi potete già bene immaginare com'è il mio territorio, però la mia riflessione era proprio in merito a quello. Io non sono ostile, anzi ritengo che il sistema debba andare avanti. Sono state fatte dalle domande anche dei colleghi pertinenti, che mi ero posto anch'io stesso sulla questione della sismicità, delle indagini e sono state comunque date delle risposte esaustive, poi siete in provincia di Alessandria, quindi di fatto qualcuno ha già tratto delle conclusioni. Volevo capire se a livello nazionale non c'è solo negatività, ma oltre alle sensazioni ci sono anche delle convergenze già positive.

  EMANUELE FONTANI, Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa). Posso rispondere al senatore Berutti che è un nostro vicino di casa, visto che noi siamo su Bosco Marengo, quindi penso che sicuramente ci conosce. Sappiamo che il territorio ha un'area rilevante all'interno e in prossimità di una delle aree dove noi oggi siamo. La domanda è abbastanza complicata, perché il territorio è fatto di cittadini, di imprenditori, di politici, di vari schieramenti, fondamentalmente di portatori di interesse magari con tendenze discordi. Quello che oggi noi vediamo è innanzitutto se in qualche parte c'è qualcuno che dice sì e se c'è – l'abbiamo individuato in molte aree – non necessariamente deve essere un sindaco, ma magari può essere un gruppo di associazioni di vario tipo. Possono essere associazioni di imprenditori, associazioni anche di agricoltori, perché gli agricoltori non sono sempre quelli ostili alla realizzazione. Possono esserci i giovani, perché tendenzialmente, come ho detto, in tante aree geografiche sono i giovani che lo chiedono perché vogliono vedere un futuro in prossimità delle aree dove sono nati e dove vivono. La cosa importante è che per il momento per il Deposito nazionale sta diminuendo in termini di percezione l'aspetto di pericolosità, ma sta iniziando a nascere un aspetto di interesse per quello che riguarda fondamentalmente le ricadute, non solo occupazionali, ma una pianificazione territoriale con un futuro su un'area geografica che magari quel futuro oggi non lo sta vedendo perché si è deindustrializzata, perché si sta perdendo ricchezza. Quali sono le aree? Lei è piemontese, avrà visto una nostra presenza spesso in Piemonte, ma semplicemente perché lì c'è la quasi totale presenza dei rifiuti radioattivi italiani, il sito di Saluggia ha il 75 per cento della radioattiva gestita Sogin. Sicuramente c'è un interesse, ma perché è un doppio interesse, prima mettete in sicurezza e prima liberate gli altri siti. Nel mettere in sicurezza, dovremo fare delle giuste valutazioni. Se quello è il territorio che poi lo vorrà o se il territorio che lo vorrà è un altro o se nessuno di questi territori vorrà il deposito nazionale. Fermo restando che alla base di tutto, che è il principio generale, la legge n. 31 stabilisce che deve essere un processo non imposto, ma un processo di dibattito pubblico con discussione sul territorio. Noi a questo ci atteniamo, ascoltiamo tutti, rispondiamo alle domande, ma l'autocandidatura avviene dal territorio che vorrà crederci o che riterrà sicuro il Deposito nazionale.

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  PRESIDENTE. Onorevole Vianello.

  GIOVANNI VIANELLO. Grazie, presidente. Ringrazio e saluto il presidente Perri, l'amministratore delegato Fontani per questa audizione, ma anche per l'accoglienza e la disponibilità che hanno dimostrato ospitandoci nei siti sia di Rotondella, che il Cemerad a Statte in provincia di Taranto. Queste visite ci hanno dato modo di comprendere ancora meglio come stanno procedendo le varie fasi di decommissioning e quali sono i relativi problemi. Chiedo scusa, ero inizialmente presente dal vivo in Commissione, ma mi sono dovuto spostare in Aula perché tra pochi minuti votiamo su una pregiudiziale. Per cui nel frattempo non ho sentito qualche risposta, per cui mi perdonerete se farò delle domande che forse sono già state fatte. Volevo sapere, rispetto alla mozione che è stata approvata qui alla Camera dei deputati qualche settimana fa con relativi impegni, quali modifiche normative occorrerebbero per adeguare la normativa vigente a quelli che sono gli impegni che mozione ha prodotto. Poi volevo anche comprendere se avete ricevuto proposte di autocandidatura, dove e se sono aree escluse o sono aree in siti industriali dismesse o in zone militari. Un'altra domanda sulla tracciabilità. Penso sia molto importante la questione della tracciabilità dei rifiuti radioattivi. Vorrei comprendere come Sogin riesce a tracciare i rifiuti che gestisce che entrano nel perimetro di gestione. L'ultima domanda inerente il centro di servizio integrato della Cemerad – visto che abbiamo appreso che mancano dei finanziamenti per poter completare la rimozione dei flussi e la bonifica del sito – vorrei comprendere se Sogin può anticipare dei fondi in attesa che lo Stato eroghi questo finanziamento, se questa cosa è possibile, oppure se ci sono delle limitazioni da parte anche della ARERA nell'anticipare questi fondi. Ringrazio ancora per la cortese attenzione e per la disponibilità. Grazie.

  PRESIDENTE. Prego.

  EMANUELE FONTANI, Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa). Grazie, onorevole Vianello. Lascio come ultimo argomento la mozione, perché è una cosa un po' più complicata visto i 21 punti in cui si chiede l'impegno del Governo. Partiamo dalle autocandidature. Il processo di autocandidatura è un processo formale che avverrà a partire molto probabilmente dall'anno prossimo, secondo la tabella di marcia, una volta che sarà stata approvata e validata la CNAI. Saranno quei territori all'interno nella CNAI che potranno presentare autocandidatura. Oggi l'autocandidatura può essere fatta da qualunque soggetto che dice di essere interessato, ma è una autocandidatura di tipo non formale. Pur essendo non impegnativa quella che si farà dell'approvazione della CNAI, oggi fondamentalmente è un qualcosa così detto pour parler. È un pour parler che fa presente che sono soggetti interessati a recuperare aree militari in cui fondamentalmente richiedono anche bonifiche, a individuare situazioni particolari di aree che devono essere bonificate o industrializzate. Noi rimandiamo, ovviamente, all'autocandidatura di tipo formale che è il processo che a noi interessa, perché l'anno prossimo darà luogo all'individuazione del sito. Quello che dobbiamo fare oggi è creare i presupposti per fare sì che ci sia un eventuale interesse, più consenso, nel fare autocandidatura. Sulla tracciabilità ha fatto una domanda molto importante, perché tutto quello che proviene dai produttori di materiali radioattivi viene oggi gestito, condizionato, messo nei depositi e successivamente andrà al deposito nazionale, deve essere tracciato. Questo sistema Sogin lo sta implementando al suo interno già da molto tempo, sta collaborando anche con ISIN per un sistema analogo di tracciatura, ma abbiamo fatto attività di ricerca avanzata – soprattutto con le nuove tecnologie – implementando non solo la tracciabilità, ma il mantenimento della singola informazione su un database che venga prodotto dal detentore, gestore, produttore, soggetto che trasferisce il rifiuto utilizzando le nuove tecnologie di blockchain. Quindi questo progetto che abbiamo quasi portato a compimento, dal nostro punto di vista, è sicuramente un Pag. 20progetto avveniristico e unico nel contesto europeo – da quello che noi sappiamo – che ci consentirà di fare una tracciatura completa di quello che può succedere. L'ospedale che produce la provetta perché ha utilizzato sostanze radioattive, saprà che l'ha consegnata a un certo raccoglitore che ha fatto un determinato percorso sul territorio nazionale, è venuto qui a Roma negli stabilimenti, è stato condizionato, è rimasto X anni nello stabilimento e poi sarà trasferito al Deposito nazionale. L'altro aspetto è quello Cemerad. Il nostro interesse è quello di portare a termine le attività Cemerad nel più breve tempo possibile. Siamo un'azienda di Stato, capitale pubblico, non siamo un privato e quindi non possiamo decidere come consiglio di amministrazione di fare una donazione a qualcuno, tenendo conto che quelli sono capitali pubblici. Fondamentalmente abbiamo già un'esposizione importante su questo tipo di attività di più di un milione di euro, perché siamo andati avanti con i lavori senza avere indietro pagamenti e soprattutto stiamo gestendo e preservando le condizioni di mantenimento in sicurezza a nostre spese. Oltre questo diventa abbastanza complicato, salvo che non ci sia un'indicazione scritta, ben chiara da parte dello Stato, ma ovviamente non possiamo essere noi che di nostra sponte facciamo questo tipo di donazione, perché non ci è consentito gestendo noi denaro pubblico. Sull'aspetto che riguarda la mozione, sono 21 punti interessantissimi che abbiamo analizzato e su questo abbiamo un Ministero che ci dà gli indirizzi e con cui stiamo avendo un'interlocuzione sulle modalità di recepimento. Ci dobbiamo rimandare a questa interlocuzione che sta avvenendo con il Ministero perché troveremo il modo per implementare i 21 punti che ci sono stati indicati nella mozione. Ovviamente i 21 punti sono tutti di rilevante interesse, perché trattano gli aspetti di tipo tecnico, gli aspetti relativi alle compensazioni e attraverso la messa a disposizione di adeguate risorse per ISIN e quindi dare la possibilità di avere una continuità, sono quelle che ci danno la garanzia che il Deposito nazionale possa essere un'infrastruttura realizzabile.

  PRESIDENTE. Grazie. Riguardo due questioni che avevo posto prima. Si parlava delle analisi di sicurezza di tipo performance assessment, avete detto che c'è tutto nella documentazione. A noi questo non risulta, alcune cose, in particolare sull'impatto radiologico. Non so se ci sfuggiva a noi o se manca qualcosa. Infine un'altra domanda riguardo sempre l'umore, la sensazione. Secondo voi dagli umori a naso si risolverà tutto attraverso le autocandidature oppure probabilmente non basterà e poi si arriverà a un conflitto e alla necessità di dover prendere dall'alto delle decisioni?

  EMANUELE FONTANI, Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa). La prima domanda è sicuramente la più semplice. Ovviamente da tecnici di questa azienda è stato pubblicato un documento, molto probabilmente dovrebbe avere un numero terminale 08, dal titolo «Criteri criminali di accertabilità dei rifiuti radioattivi e deposito nazionale», che comprende anche la parte di analisi di sicurezza. Gli elementi che riguardano le analisi di sicurezza preliminari sono stati introdotti all'interno della consultazione. Gli elementi successivi sono tutta una serie di elementi che sono di tipo sito specifico, quindi un'analisi di sicurezza oggi per capire quali sono le ricadute sull'ambiente esterno sono difficili, perché l'ambiente esterno non sappiamo da cosa è composto, se è composto da una pianura con prato, se è un fiume in lontananza se un'area con determinato terreno o se è un'area di altro tipo. Il tutto viene rimandato solo ad avere successivamente un sito su cui poter fare le valutazioni di impatto radiologico, con modelli di impatto radiologico che noi abbiamo già abbondantemente collaudato, verificato, implementato, sono stati alla base della costruzione dei nostri impianti, soprattutto poi ci sono una serie di evoluzioni successive e personalizzazione che sono state fatte per il Deposito nazionale. Se oggi noi dovessimo farlo, ci sarebbe un sito su cui poterlo fare. Potremmo farlo stabilendo che è qui a Roma, alla Sogin, ma necessariamente un sito ci serve per poter fare ogni tipo di valutazione. Il sito fittizio è quello che è stato Pag. 21riportato nella valutazione, che è un sito generale più o meno inquadrato all'interno di quella tipologia di aree non escluse dalla guida tecnica 29. La prima domanda di tipo tecnico è più semplice, la seconda è di tipo tendenzialmente politico, sociologico. Se ci sarà o non ci sarà l'accettazione, è sicuramente un aspetto complicato. Ci sarà sicuramente l'accettazione e in qualche modo quello che noi oggi dobbiamo fare è essere al massimo trasparenti spiegando esattamente che cos'è il Deposito nazionale. Sicuramente è un'infrastruttura che serve, è un'infrastruttura che ha meno problemi di tante altre. Non è una discarica che emette cattivi odori, non è una fabbrica che emette polveri, non è una fabbrica che crea rumore, non è un oggetto che esplode, non è un oggetto che ha movimento di particolari situazioni. Questo è quello che oggi noi dobbiamo dire, facendo capire esattamente che cos'è il Deposito ed eventualmente anche – come avevamo fatto in passato – portando persone che sono interessate a sapere cos'è in altri depositi all'estero per fare vedere effettivamente in cosa consiste il Deposito nazionale. Dove si arriverà in futuro? Se l'anno prossimo si arriverà all'individuazione o dall'alto, è legato molto probabilmente a quanto il dialogo con le popolazioni, i cittadini e i portatori di interesse, sia un dialogo costruttivo o sia solo un dialogo positivo. Noi stiamo facendo di tutto per dare la nostra maggiore disponibilità a chiunque voglia parlare con noi, sia i soggetti che lo vogliono sapere perché interessati, sia di quelli che non ne vogliono assolutamente sentire parlare, ma eventualmente vogliano semplicemente dire per quale motivo. Noi rispondiamo che siamo anche disponibili, che quel motivo magari non è effettivamente corretto, ma rispettiamo la scelta del territorio che dice no al Deposito nazionale. Rispettiamo la scelta di chi non dice, perché, ripeto, il processo oggi per la realizzazione di individuazione del Deposito nazionale stabilito dalla legge è un processo in cui c'è una autocandidatura e a questo ci dovremmo attenere.

  PRESIDENTE. Grazie. Per quanto riguarda i ricorsi al TAR, io ho dato un'occhiata a quello di qualche comune credo, non so se voi avete fatto le vostre valutazioni, ma che siano motivazioni un po' superficiali. Per esempio sulla VAS (Valutazione Ambientale Strategica) che è stata fatta nel Piano nazionale. Insomma vi preoccupano questi ricorsi o com'è la situazione?

  EMANUELE FONTANI, Amministratore delegato della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa). I ricorsi sono estremamente ampi e generali, partono da una contestazione della guida tecnica 29 o contestazioni ancora a monte che sono i criteri generali ARERA, andando oltre e scendendo ovviamente nel particolare. Che cosa succede? Noi scegliamo una carta validata da due ministeri e una valutazione tecnica fatta da ISIN, una conformità della guida tecnica 29 che è stata sottoposta anche a consultazione pubblica e un assessment esterno. Da un punto di vista di regolarità amministrativa riteniamo che sia stato fatto il massimo per assicurare la correttezza e la trasparenza. Poi sarà la magistratura, il TAR a dovere decidere, ritenendo di avere fatto al meglio il lavoro che potevamo fare.

  PRESIDENTE. Bene, io vi ringrazio. Non ci sono ulteriori questioni. Abbiamo affrontato tutto quello che ci interessava seguire e approfondire, noi continueremo a seguire tutto il processo.

  LUIGI PERRI, Presidente della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa). Grazie, presidente. Grazie, senatori e deputati. Naturalmente Sogin rimarrà costantemente a vostra disposizione e speriamo di avere anche altre occasioni per approfondire altri temi e confidiamo anche nel vostro aiuto per portare a termine anche il Deposito nazionale, perché certamente possiamo mettere la nostra parte e lo faremo con una campagna di informazione come ha previsto la legge n. 31, ma l'appoggio vostro, della parte politica per i risvolti anche sociologici che lei ha evidenziato sono importanti e solo insieme possiamo portare a casa il risultato di avere un deposito unico per mettere in sicurezza Pag. 22definitivamente i rifiuti nucleari. Grazie ancora.

  PRESIDENTE. Anche a voi. Noi siamo a disposizione, riteniamo che sia un processo importante e che debba necessariamente andare a buon fine nel migliore dei modi. Grazie a tutti. Dichiaro chiusa la seduta.

  LUIGI PERRI, Presidente della Società gestione impianti nucleari (Sogin Spa). Io ribadisco il mio invito a venire a visitare i siti, è sempre un piacere avervi.

  PRESIDENTE. Diciamo che con il COVID-19 ci siamo un po' arrugginiti con gli spostamenti, ma riprenderemo. Grazie.

  La seduta termina alle 13.