XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (XI e XII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Giovedì 22 aprile 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Mura Romina , Presidente ... 2 

Seguito dell'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, sulle linee programmatiche del suo dicastero, anche in relazione ai contenuti della Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati) :
Mura Romina , Presidente ... 2 
Orlando Andrea (PD) , Ministro del lavoro e delle politiche sociali ... 2 
Mura Romina , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
DELLA XI COMMISSIONE ROMINA MURA

  La seduta comincia alle 13.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, sulle linee programmatiche del suo dicastero, anche in relazione ai contenuti della Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, il seguito dell'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, sulle linee programmatiche del suo dicastero, rinviato nella seduta dello scorso 15 marzo 2021.
  Informo che, come specificato anche nelle convocazioni, alla luce di quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento della Camera nella riunione del 4 novembre 2020, i deputati possono partecipare all'odierna seduta in videoconferenza.
  Anche a nome della presidente della XII Commissione, Marialucia Lorefice, e di tutti i colleghi delle Commissioni riunite, saluto e ringrazio il Ministro Orlando per la sua disponibilità.
  Ricordo che nella seduta del 15 marzo scorso il Ministro ha svolto la propria relazione e si è aperta la discussione, nell'ambito della quale sono intervenuti diversi deputati ponendo quesiti al Ministro. Nella seduta odierna, avrà quindi luogo la replica del Ministro Orlando, al quale cedo immediatamente la parola. Prego.

  ANDREA ORLANDO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Grazie, presidente. Vorrei fare un ringraziamento anche per le osservazioni che sono pervenute nel corso della seduta precedente. In alcuni casi si trattava di temi che pensavo di aver affrontato nella relazione, in altri anche di temi per i quali ci sono stati sviluppi nel corso di queste settimane. Credo che sia opportuno trattarli unitariamente, cercando di raccogliere alcuni gruppi di osservazioni sotto un unico titolo.
  Parto dal tema delle politiche per la disabilità e del collocamento mirato. Ho da subito stabilito un dialogo con la Ministra Stefani, una collaborazione, con la finalità di coordinare più efficacemente gli interventi e gli indirizzi in materia. Concordo con un'osservazione che mi pare abbia fatto l'onorevole Noja, secondo cui è certamente necessario e auspicabile l'incremento dei fondi, in particolare del Fondo per le non autosufficienze, ma è altrettanto necessario giungere a una più razionale allocazione delle risorse disponibili, per garantire l'omogenea e uniforme erogazione di prestazioni di servizi in tutto il territorio nazionale, superando quelle che possiamo ravvisare come fortissime disparità a carattere regionale.
  Per quanto riguarda la natura degli interventi, credo che si debba investire, in particolare, su progetti per la vita indipendente delle persone con disabilità. Penso che la strada da percorrere sia quella indicata dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, abbandonando Pag. 3 una visione meramente assistenziale e residuale delle politiche, per privilegiare, invece, una prospettiva che guardi di più all'inclusione e ancora di più alla promozione e alla valorizzazione delle persone con disabilità.
  Durante questi mesi credo sia emerso nitidamente che un sistema prevalentemente basato sulla protezione e sulla cura tende a costruire, attraverso politiche speciali, luoghi e percorsi inevitabilmente speciali, che separano e allontanano le persone dalla comunità, rendendole a volte, purtroppo, invisibili. Per costruire il percorso verso una vita indipendente occorre, invece, investire sulle politiche attive e sul collocamento mirato. Sono consapevole che partiamo da un quadro critico, se non, addirittura, molto critico, perché solo una minoranza delle persone con disabilità è inserita nel mondo del lavoro, con una fortissima eterogeneità nella distribuzione territoriale, mentre le opportunità di inclusione lavorativa variano significativamente in funzione della condizione invalidante, in sfavore delle categorie di cittadini con disabilità connotate da un più alto grado di gravità.
  Al riguardo, posso dire che sono in fase di definizione le linee guida in materia di collocamento mirato. Si tratta di una procedura particolarmente articolata, che consta di più fasi e di attività particolarmente complesse, anche da un punto di vista strettamente tecnico, soprattutto per la definizione dei contenuti della banca dati del collocamento mirato, che è la base conoscitiva imprescindibile per la semplificazione degli adempimenti e per la valutazione degli interventi.
  Il relativo decreto è comunque in fase di avanzata predisposizione, in quanto si stanno fornendo i riscontri che aveva chiesto a suo tempo il Garante per la protezione dei dati personali. In questo contesto, definiremo normativamente la figura del disability manager, che ha forti potenzialità e potrebbe – questo è l'auspicio e l'intenzione della norma – orientare i percorsi di accesso al lavoro, considerando le potenzialità e le aspettative delle persone con disabilità e le eventuali problematicità, superando un approccio burocratico della gestione di questo segmento della normativa. È, altresì, in fase di avanzata definizione il nuovo prospetto informativo per il collocamento mirato nelle amministrazioni pubbliche, che permetterà una gestione più uniforme e unitaria su tutto il territorio nazionale.
  Fin dall'inizio del mio mandato ho cercato di dare un impulso forte su questi adempimenti, come, del resto, su tutti i provvedimenti attuativi di competenza del Ministero. Credo infatti che uno dei problemi – ma non dico un'originalità – sia che spesso noi facciamo le leggi, ma i decreti attuativi non arrivano mai. Quindi, l'efficacia di queste leggi resta sempre, quantomeno, depotenziata. Per questo abbiamo fatto un grande sforzo. L'arretrato era attorno a trentacinque decreti attuativi; dall'insediamento del nuovo Governo ne abbiamo già fatti tredici. Da questo punto di vista, credo che si stia facendo un buon lavoro.
  Tornando alla materia, sulla figura del caregiver è stato avviato un confronto tecnico per valutare la compatibilità finanziaria del testo unificato predisposto dalla Commissione Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato. È necessario, infatti, reperire le risorse per attribuire un riconoscimento e un sostegno a questi soggetti, che assicurano cure e assistenza ai propri cari con un impatto sul proprio assetto esistenziale e sui propri progetti di vita.
  Altri colleghi hanno posto la questione dello stato degli interventi sul Terzo settore. In particolare, l'onorevole Lepri aveva attirato l'attenzione sugli interventi per la valorizzazione del Terzo settore. Io considero che l'associazionismo e le imprese sociali svolgano nel nostro sistema di welfare una ormai imprescindibile funzione di carattere integrativo. La protezione sociale ha sempre più bisogno di questo terzo polo, un complesso sistema che è capace di formulare e di organizzare risposte in termini di cura dei bisogni dove non arriva il pubblico e dove non ottiene risposta la domanda dei cittadini. Pag. 4
  Credo che, nel corso della pandemia, le associazioni del Terzo settore, con il loro servizio orientato alla persona, abbiano rappresentato un ricovero e un sostegno insostituibile per i cittadini più fragili e svantaggiati e per quelli maggiormente esposti ai rischi della malattia, dell'isolamento, della povertà. È un tratto e un valore che caratterizza il nostro assetto sociale ed economico, che, tra l'altro, è fortemente all'attenzione, in positivo, della Commissione europea, che in più occasioni ha posto il tema della crescita dell'economia sociale e ha indicato nell'Italia un modello di riferimento.
  In questo senso, credo che si debba avere piena consapevolezza di questo valore, non solo in termini – com'è giusto che sia – di utilizzo nelle politiche pubbliche, accanto alle politiche pubbliche, o come destinatari delle politiche pubbliche, ma – vorrei usare un termine forse un po' improprio – anche in termini di politiche industriali, cioè per studiare come si possa riuscire a far crescere e a sostenere l'evoluzione di questo segmento dell'organizzazione sociale ed economica.
  Per quanto riguarda la necessità di riconoscere alle imprese sociali le stesse prerogative e gli stessi vantaggi che hanno le imprese, per esempio in tema di accesso al credito, ovvero di utilizzo di strumenti di finanza innovativa, assicuro un mio pieno sostegno, tant'è che il Ministero ha proposto una norma che va in questa direzione, che auspichiamo possa essere contenuta nel prossimo decreto «Sostegni».
  Si tratta oggettivamente di realtà associative e imprenditoriali che, per dimensione e vocazione sociale, possono avere un ruolo strategico specialmente nella fase delle grandi transizioni.
  Per quanto concerne concretamente il completamento della riforma, ho cercato di accelerare l'attuazione di tutte le previsioni normative che affrontano la disciplina e il sostegno a questo campo. Ho firmato due decreti che vanno in questa direzione: il decreto di riparto delle risorse per la gestione degli Uffici del Registro unico nazionale del Terzo settore e le linee guida per i rapporti con la pubblica amministrazione.
  Credo che quest'ultimo atto abbia una grande importanza, che vorrei sottolineare, e che, forse, se le linee guida fossero state già in vigore al momento dell'inizio dell'elaborazione del Recovery Plan, avrebbero potuto orientare anche la definizione di questo piano. L'idea della co-progettazione e della co-programmazione come metodo al quale improntare l'attività della pubblica amministrazione può cambiare molto la pubblica amministrazione medesima; ma questo implica un fatto, cioè che questa indicazione non sia avvertita dalla pubblica amministrazione solo come un adempimento tra i molti, ma anche come un obiettivo di ripensamento della propria modalità di interazione con la società e, in particolare, con questa parte di società. In questo senso, abbiamo promosso alcuni momenti di approfondimento con i funzionari delle autonomie locali, ma è molto importante compiere tutti gli sforzi possibili perché questo possa diventare diritto vivente.
  Sono poi in fase avanzata il decreto recante i criteri di ripartizione delle risorse del Fondo straordinario per il sostegno degli enti del Terzo settore e il decreto attuativo del social bonus per l'attribuzione agli enti del Terzo settore del credito di imposta per il recupero dei beni confiscati alla criminalità.
  Un'altra parte degli interventi si è concentrata sulla questione delle politiche attive. Mi soffermo sul tema del potenziamento dei centri dell'impiego, che non va sicuramente disgiunto dagli interventi complessivi di riforma delle politiche attive.
  A questo fine è indispensabile, in primo luogo, rafforzare le strutture pubbliche esistenti, quali punti di riferimento territoriali fondamentali. L'obiettivo, infatti, è quello di superare eventuali ritardi e criticità, completando il rafforzamento infrastrutturale e tecnologico. Negli anni recenti sono stati fatti dei notevoli investimenti per rafforzare i centri per l'impiego. È certamente un'occasione storica l'assunzione di oltre 11 mila operatori, che deve essere completata entro il 2021. Parallelamente ci sono Pag. 5risorse rilevanti, fino a 50 milioni di euro, per le regioni, per la formazione degli operatori già operanti nei centri per l'impiego.
  La rete pubblica quindi potrà disporre delle necessarie competenze, con una presa in carico più qualificata, che individui in maniera puntuale il fabbisogno formativo. Inoltre, credo che ogni sforzo debba essere fatto perché la rete pubblica possa operare in sintonia e collaborazione piena con quella privata, nell'ottica di un'azione orientata, innanzitutto, ai risultati.
  Come è noto, con il decreto «Sostegni» sono stati prorogati fino al 31 dicembre 2021 i contratti dei 2.680 navigator. La loro attività nei centri per l'impiego costituirà un titolo preferenziale nei concorsi pubblici di regioni, enti e agenzie regionali. Penso che il completamento in tempi rapidi di questo processo sia fondamentale perché le strutture territoriali si possano mettere nelle condizioni di erogare effettivamente le politiche attive del lavoro necessarie per far fronte agli effetti della pandemia sul mercato del lavoro, in particolar modo dopo che il blocco dei licenziamenti verrà rimosso.
  È necessario costruire un sistema che sostenga attivamente i disoccupati, li prenda in carico e dia loro una formazione mirata, che abbia al centro la personalizzazione degli interventi per una ricollocazione ottimale. Credo che, mai come in questa fase, questa infrastruttura sia necessaria.
  Nell'ottica di valutare l'attuazione dei piani regionali di rafforzamento, ho già avviato un tavolo di confronto con gli assessori regionali competenti. Ho cercato di inaugurare un metodo di lavoro che ha come obiettivo quello di favorire il più possibile la condivisione dei problemi, ma anche la valorizzazione delle opportunità che emergono sul territorio regionale, in maniera da preparare al meglio la riforma delle politiche attive del lavoro.
  Naturalmente, non posso non segnalare che, accanto ai comprensibili ritardi dovuti al periodo che abbiamo alle nostre spalle, ci sono ritardi oggettivamente meno comprensibili – usiamo questo termine – nella definizione dei piani e, conseguentemente, nei tempi dei bandi di attuazione. Proprio per questo motivo ho iniziato una serie di incontri bilaterali con i singoli assessori per capire quali sono stati i problemi che hanno impedito la presentazione dei piani o che ne hanno rallentato l'attuazione. Finora abbiamo fatto due incontri, ma nelle prossime settimane incontrerò tutti gli assessori regionali.
  Per quanto riguarda la questione della formazione, credo che essa debba essere declinata come politiche della formazione e dell'istruzione, della formazione professionale iniziale, della formazione professionale continua, dell'aggiornamento e della ricerca di adeguatezza delle competenze. Inoltre, credo che si tratti davvero del nodo strategico per governare i processi della transizione occupazionale. Nell'attesa dei progetti e degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, credo che occorra intervenire immediatamente per evitare che le dinamiche occupazionali che si determineranno nella fase della ripartenza creino nuovi squilibri e nuove diseguaglianze e che acuiscano le vecchie marginalità.
  I numeri relativi all'espulsione di donne e giovani dal mercato del lavoro in questi mesi di crisi sono impressionanti. Per questo motivo nel decreto «Sostegni bis» ho proposto una norma – riprendendo anche una riflessione precisa che era stata fatta precedentemente dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali – sul tema dell'«Industria Academy». Introduciamo così un intervento di politica attiva, basata sul partenariato pubblico e privato, che può mettere in connessione con continuità ed efficacia il sistema produttivo e la forza lavoro disponibile, attraverso lo sviluppo di servizi dedicati e la creazione di nuove opportunità di formazione. Questo intervento sarà opportunamente calibrato, da una parte, per favorire percorsi formativi delle giovani generazioni, creando figure professionali richieste dalle imprese, dall'altra, per aumentare la stessa competitività delle imprese, sostenendo i processi di cambiamento relativi ai processi produttivi, ai modelli organizzativi e alle tecnologie.
  Per questo è stato istituito un fondo specifico, le cui risorse sono finalizzate Pag. 6proprio all'istituzione da parte delle regioni e delle province autonome, d'intesa con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di scuole di mestiere nell'ambito dei settori di specializzazione industriale del territorio. Questi nuovi percorsi di formazione devono essere rivolti prioritariamente a quella fascia di giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione. Purtroppo, in Europa l'Italia è il Paese con il più alto numero di giovani in questa condizione. Infatti, sono circa 2 milioni, ovvero il 23 per cento del totale dei giovani della stessa età, ai quali credo sia urgente dare delle risposte o fornire opportunità sul fronte dell'istruzione, del lavoro, dell'innovazione e delle chance per raggiungere l'indipendenza economica e familiare.
  L'inserimento dei giovani e delle donne nel mercato del lavoro in posizione di forza non può più essere inteso come una misura agevolativa meramente residuale, ma credo che sia il presupposto essenziale per il recupero del divario di produttività e competitività che ha contraddistinto l'ultimo decennio della nostra storia. Non si tratta, quindi, solo di creare più opportunità di lavoro, ma di creare anche opportunità di lavoro buono e stabile, un lavoro di qualità.
  I giovani e le donne devono essere la leva della nostra ripartenza e del nostro sviluppo futuro, orientato all'innovazione e alla sostenibilità. Proprio sul tema del lavoro giovanile, puntiamo a coinvolgere orizzontalmente tutte le categorie, nelle varie qualifiche professionali, nei livelli di istruzione e anche nelle varie zone geografiche di residenza. Parallelamente, serve lavorare verticalmente, lungo tutto il percorso di realizzazione dei giovani, non solo nel momento in cui sono alla ricerca della prima occupazione o si trovano senza lavoro, ma già da prima del periodo della formazione, per poter dare loro un'idea più chiara di quella che è la domanda di lavoro che li aspetterà da lì a qualche anno, in modo che possano compiere le scelte più adeguate. Mi riferisco, non solo alla possibilità di apprendimento duale e di apprendistato professionalizzante, più volte citato anche nella prima parte dell'audizione, ma anche a nuovi strumenti a cui dobbiamo pensare, avendo sempre come principio guida la qualità e la stabilità del lavoro giovanile.
  Per questo motivo, ad esempio, abbiamo previsto le scuole di mestieri a cui ci riferivamo, che vengono inserite all'interno della più generale «Industria Academy». L'obiettivo è anche quello di creare una transizione più efficiente dal mondo dell'istruzione e della formazione a quello del lavoro, che non traduca le difficoltà dei giovani in precarietà. Si tratta solo di un esempio, ma puntiamo a un pacchetto di misure adeguate alla condizione dei giovani in Italia, agendo su tutta la linea, dal welfare al lavoro e dall'orientamento al lavoro, fino a un vero e proprio sbocco occupazionale.
  Allo stesso modo, il tema dell'occupazione femminile è tra le priorità della mia azione e dell'azione di questo Governo, perché credo che la ripresa non possa non tener conto delle diseguaglianze all'interno del mercato del lavoro. La pandemia ha lasciato a casa in maniera sproporzionata le donne e, per questo, già da settimane ho avviato un gruppo di lavoro sull'occupazione femminile. Le proposte che stiamo studiando agiscono innanzitutto sulle pari opportunità di lavoro per le donne, a partire dall'anticipazione della valutazione dell'impatto di genere già per le proposte del PNRR, per arrivare a vere e proprie forme di gender procurement che stiamo cercando di inserire il prima possibile all'interno dei diversi progetti.
  Inoltre, stiamo intensamente lavorando su alcune proposte più strutturali e di ampio respiro che possano portare a una redistribuzione più equa della cura familiare, dal potenziamento delle infrastrutture sociali a specifici interventi sulle politiche in favore della genitorialità.
  Per quanto riguarda, invece, un altro tema emerso nella discussione, ovvero quello del Reddito di cittadinanza, credo che si debba provare ad affrontarlo per ciò che è fenomenologicamente stato, piuttosto che per ciò che ciascuno di noi pensava potesse essere. In più occasioni ho sostenuto che, Pag. 7nel corso dell'emergenza, questa misura ha funzionato come un'importante rete di protezione sociale per un'ampia categoria di soggetti e per le loro famiglie, costituendo un argine contro le nuove povertà indotte dalla crisi. È comunque opportuno valutare in maniera sistematica l'impatto e le possibili distorsioni che in fase applicativa si possono verificare, anche se devo dire che c'è una certa morbosità nel guardare alle distorsioni e anche agli abusi che si determinano, che non sono molto diversi da quelli di molti altri istituti che esistono nel nostro ordinamento e che non attraggono la stessa attenzione mediatica.
  Tuttavia, va fatta una riflessione ed è per questo motivo che ho istituito il Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza, che era già previsto dal decreto-legge n. 4 del 2019, proprio con l'obiettivo di valutare la resa dell'istituto e individuare le azioni necessarie per collegarlo più efficacemente al sistema delle politiche attive del lavoro.
  Sulla flessibilità contrattuale sono intervenuti altri onorevoli deputati e a tale proposito dirò delle cose molto semplici. Le imprese chiedono una revisione del decreto «Dignità» per alleggerire i limiti posti alla contrattazione a termine e garantire condizioni di maggiore flessibilità, che possano essere di stimolo alla ripartenza. Non interverremo su questo punto nel prossimo decreto «Sostegni bis», che sarà dedicato ai ristori selettivi nei settori ancora in sofferenza. Nel primo decreto «Sostegni» abbiamo prorogato la sospensione delle causali, in coerenza con la proroga delle altre misure emergenziali che sono state adottate a protezione dell'occupazione.
  In un'ottica di medio e lungo periodo, occorre soffermarsi sulla disciplina concernente il mercato del lavoro e le relative tipologie contrattuali, anche al fine di un efficace adattamento alle trasformazioni strutturali in atto. Certamente bisognerà presto capire se il decreto «Dignità» ha agevolato la stabilizzazione dei lavoratori. Purtroppo, i dati sembrano andare in una direzione opposta, anche se è necessario valutarli tenendo in considerazione anche l'effetto distorsivo che è stato determinato dalla pandemia. Di certo bisogna respingere ogni tentazione, io credo, di ritorno alla precarizzazione. Non sembra, infatti, opportuno recuperare tipologie contrattuali che si sono mostrate inidonee a regolare la zona grigia tra lavoro autonomo contrattualmente debole e lavoro subordinato e che hanno posto non pochi problemi di carattere applicativo. È necessario, invece, allargare il sistema delle protezioni del lavoro in un'ottica di tutela della dignità della persona, che garantisca, al contempo, alle imprese l'utilizzo flessibile della manodopera. Altro tema che è emerso è quello della stabilizzazione dei precari «storici», posto proprio dall'onorevole Mura, divenuta nel frattempo presidente della XI Commissione, e alla quale faccio gli auguri di buon lavoro. Innanzitutto, come sapete, abbiamo prorogato di due mesi il percorso di stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili (LSU). Ora stiamo valutando l'inserimento nel prossimo decreto «Sostegni bis» di una norma che consenta di proseguire nel processo di stabilizzazione di questi lavoratori appartenenti alla cosiddetta «platea storica». L'obiettivo è quello di affrontare le criticità più strutturali di questa vicenda. Per quanto riguarda, invece, il tema della salvaguardia dei livelli occupazionali nell'ambito dei trasporti e del turismo- altro tema che è emerso dalla discussione- vorrei rassicurare i deputati intervenuti. Credo che il decreto «Sostegni» darà una risposta concreta su questo terreno. Il tema è presente al Governo e si inquadra nel processo complessivo delle misure a sostegno del lavoro, a partire dalle politiche attive che stiamo cercando di programmare, d'intesa con i territori, proprio per rispondere meglio alle necessità di fare incrociare domanda e offerta di lavoro, soprattutto in vista della progressiva e, ci auguriamo, rapida ripresa delle attività. Per quanto riguarda il tema relativo ai lavoratori autonomi professionisti e all'equo compenso – altro tema emerso dalla discussione- sottolineo come si tratti di un segmento di lavoro particolarmente importante per me, oltre che oggettivamente, anche perché è un tema di cui mi sono occupato in altra veste precedentemente. Pag. 8Colgo l'occasione di questa sede istituzionale per annunciare che la prossima settimana, il 27 aprile, è stato convocato un tavolo di confronto sul lavoro autonomo per affrontare questi temi, anche per raccordare gli strumenti emergenziali che sono stati messi in campo durante la pandemia con il lavoro che stiamo facendo di riorganizzazione e di riforma degli ammortizzatori sociali. Un altro tema che è stato posto è quello dell'emergenza sanitaria, che ha ampliato fortemente l'utilizzo dello smart working, che rappresenta oggettivamente una grande innovazione. Ora va definito, costruendolo con le parti sociali, un perimetro di certezza ed è proprio su questi profili che stiamo lavorando con uno specifico gruppo di lavoro e con l'attivazione di sinergie anche con altri Ministeri che hanno competenze su questo tema, a partire, naturalmente, dal Dipartimento della funzione pubblica. Infine, siamo consapevoli che il Mezzogiorno ha visto ulteriormente aumentare le proprie fragilità e, naturalmente, occorre dare un forte impulso alla ripresa occupazionale in queste aree, partendo dai giovani e dalle donne. Per queste ragioni stiamo partendo proprio dalle infrastrutturazioni per il lavoro con i centri per l'impiego e con la formazione dalle regioni del Sud. Abbiamo incominciato questo percorso di costruzione del partenariato proprio dalle regioni del Sud.
  Infine, dulcis in fundo, la questione dell'ANPAL. Io la vorrei liquidare così: non sovrapporrei – come in un dibattito pubblico a mezzo stampa è stato fatto, producendo quantità industriali anche di stupidaggini, a mio avviso – il tema degli assetti soggettivi della governance al problema strutturale del funzionamento di ANPAL. Si tratta di due questioni distinte, che, naturalmente, possono incidere e condizionarsi reciprocamente, ma che vanno affrontate separatamente.
  Io credo che quella struttura sia una struttura che era stata pensata in attesa di un'evoluzione del quadro istituzionale, che poi non si è venuta, oggettivamente, a determinare. Questo implica un ripensamento anche del rapporto tra Ministero e ANPAL, perché non credo che sia immaginabile un lavoro del Ministero che non passi anche attraverso una capacità di indicazione e programmazione delle politiche attive del lavoro, tanto più nell'ambito di una competenza condivisa con le regioni. Io credo che si tratti, in parte, di riportare al Ministero la regia e, in parte, di utilizzare le potenzialità di ANPAL come strumento anche per un miglior raccordo con le regioni. In questo senso, stiamo lavorando a un intervento che non sia schiacciato sulle criticità di questi mesi, ma che tenga maggiormente conto delle problematiche di carattere strutturale che si sono venute a determinare nel corso del tempo. Penso che davvero ci sia bisogno di questo strumento che, in sé, è prezioso e importante e che, tra l'altro, dispone di professionalità di altissimo livello, ma che è stato, a mio avviso, mal collocato e che, piuttosto che determinare una facilitazione del dialogo tra regioni e Governo centrale, ha prodotto – per usare il gergo di Bruxelles – un trilogo, di cui francamente non si avverte un particolare bisogno.

  PRESIDENTE. Ringrazio ancora una volta il Ministro per la sua disponibilità e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.05.