XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 106 di Mercoledì 7 aprile 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori.
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione del Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA, Stefano Laporta(l'audito sarà in videoconferenza):
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Laporta Stefano , Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Pini Alfredo , Capo Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale (ISPRA) ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Laporta Stefano , Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA ... 6 
Frittelloni Valeria , Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA) ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Frittelloni Valeria , Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA) ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Frittelloni Valeria , Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA) ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Frittelloni Valeria , Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA) ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Frittelloni Valeria , Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA) ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Frittelloni Valeria , Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA) ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Frittelloni Valeria , Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA) ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Laporta Stefano , Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA ... 8 
Numa Claudio , Responsabile dell'Area per le emergenze ambientali sulla terraferma – Centro nazionale per le crisi e le emergenze ambientali e il danno (ISPRA) ... 8 
Laporta Stefano , Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 9 
Numa Claudio , Responsabile dell'Area per le emergenze ambientali sulla terraferma – Centro nazionale per le crisi e le emergenze ambientali e il danno (ISPRA) ... 9 
Laporta Stefano , Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA ... 10 
Pini Alfredo , Capo Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale (ISPRA) ... 11 
Laporta Stefano , Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA ... 11 
Carella Fabio , Direttore Generale Arpa Lombardia ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Carella Fabio , Direttore Generale Arpa Lombardia ... 13 
Laporta Stefano , Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA ... 14 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14 
Laporta Stefano , Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA ... 14 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14 
Laporta Stefano , Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA ... 14 
Bratti Alessandro , Direttore Generale ISPRA ... 15 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 16 
Laporta Stefano , Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA ... 16 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 17 
Laporta Stefano , Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA ... 17 
Bratti Alessandro , Direttore Generale ISPRA ... 17 
Lupo Marco , Direttore Generale Arpa Lazio ... 17 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Lupo Marco , Direttore Generale Arpa Lazio ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Bratti Alessandro , Direttore Generale ISPRA ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Laporta Stefano , Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Laporta Stefano , Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 21 
Potenti Manfredi (LEGA)  ... 21 
Laporta Stefano , Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA ... 21 
Frittelloni Valeria , Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA) ... 21 
Pini Alfredo , Capo Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale (ISPRA) ... 21 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Pini Alfredo , Capo Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale (ISPRA) ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Pini Alfredo , Capo Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale (ISPRA) ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Pini Alfredo , Capo Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale (ISPRA) ... 22 
Laporta Stefano , Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 23 

Esame della proposta di relazione sul SIN Venezia – Porto Marghera e sui dragaggi dei grandi canali di navigazione portuale (Relatori: on. Vignaroli, on. Licatini, on. Potenti):
Vignaroli Stefano , Presidente ... 23

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, alla luce di quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre scorso, i parlamentari possono partecipare all'odierna audizione in videoconferenza.
  Avverto, altresì, che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA, Stefano Laporta.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in video conferenza del Presidente del SNPA (Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente) Stefano Laporta, che ringrazio per la presenza. Partecipano all'audizione anche Alessandro Bratti, Direttore Generale ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), Fabio Carella, Direttore Generale ARPA Lombardia, Marco Lupo, Direttore Generale ARPA Lazio, Valeria Frittelloni, Direttore del Centro Nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare per ISPRA e Claudio Numa, Responsabile dell'Area per le emergenze ambientali sulla terraferma. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul fenomeno degli incendi negli impianti di gestione di rifiuti. Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta. Noi ci stiamo occupando di questo filone di inchiesta sugli incendi e in particolare vorremmo soffermarci sulla strategia del Sistema nazionale per i controlli, vorremmo affrontare la definizione dei LEPTA (livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali) e in generale il coordinamento tra tutti i soggetti che si occupano dei controlli e le attività e le risorse economiche per effettuarli. Cedo la parola al Presidente Laporta.

  STEFANO LAPORTA, Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA. Buonasera, spero mi sentiate e mi vediate. Grazie, presidente Vignaroli. Grazie ai componenti della Commissione bicamerale per questa audizione che ci dà modo di presentare e illustrare le nostre attività sui tanti temi che lei ha richiamato nell'introduzione. Questi temi sono una parte rilevante del core business del Sistema nazionale della protezione dell'ambiente e proprio per questo le ho chiesto di autorizzare anche la partecipazione dei colleghi che si occupano specificatamente di questi settori, proprio per poter essere più precisi, per potere rispondere alle eventuali domande dei componenti della Commissione. Nella delegazione che lei ha presentato, presidente, per un errore di comunicazione era saltato il nome dell'ingegner Alfredo Pini – credo che ve lo abbiano comunicato una decina di minuti fa – e le chiedo l'autorizzazione ad ammetterlo a partecipare insieme alla delegazione del Sistema in questa audizione. Se lei è d'accordo andrei avanti suddividendo il mio intervento rispetto alle domande che ci ha posto Pag. 4e di volta in volta, vista l'autorizzazione che lei mi ha concesso, darei ai colleghi la possibilità di intervenire e di presentare nello specifico alcuni dati o situazioni peculiari. Innanzitutto, bisogna fare una premessa di contesto. Il Sistema ha operato in questi anni con una dimensione che sempre più si è andata incrementando, anche superando alcune disomogeneità ancora presenti tra le diverse realtà territoriali e intensificando le attività di controllo sul territorio nazionale, lavorando al fianco delle autorità preposte non solo per la gestione delle eventuali emergenze, ma anche per la prevenzione rispetto a questi fenomeni che continuano a essere parte rilevante della nostra attività. Per una serie di ragioni che andrò sinteticamente a esporre anche nel prosieguo dell'audizione, non siamo ancora in grado di potere elaborare una strategia nazionale integrata rispetto a questo tipo di operazioni, ma nel corso di questi anni abbiamo adottato delle linee guida tecniche e degli strumenti operativi che ci consentono di operare superando alcune disomogeneità ancora presenti. A questo punto mi permetta ancora una volta di far presente come l'emanazione dei decreti attuativi della legge n. 132 del 2018 – mi riferisco in particolare all'adozione del Regolamento ispettori e poi parleremo del DPCM sui LEPTA – consentirebbe di fare un salto in avanti di qualità e di quantità rispetto a questo tipo di attività. L'altro tema in premessa che mi preme rilevare, ma che è noto ai componenti della Commissione, è la necessità che noi ancora una volta rileviamo e sottoponiamo di nuovo alla vostra attenzione di fare chiarezza nel dettato normativo tra le competenze previste dalla legge n. 132 del 2018 e assegnate al Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente e il disposto della normativa sull'abolizione delle province, perché questo genera inevitabilmente una serie di attività che si ripercuotono anche sul nostro sistema e che non consentono di poter avere una strategia complessiva rispetto alle ispezioni e ai controlli su questi impianti. Spesso infatti siamo chiamati a dover intervenire senza poter effettuare alcun tipo di programmazione su situazioni che riguardano impianti soggetti alle cosiddette «autorizzazioni semplificate», che erano di competenza delle amministrazioni provinciali. Questa mi sembra la sede giusta per dare un'anteprima rispetto al tema dei controlli, perché siamo in fase di approvazione come Consiglio nazionale del rapporto di sistema sui controlli agli impianti soggetti ad autorizzazione integrata ambientale. Quindi, apro una piccolissima parentesi rispetto al tema oggetto dell'audizione, però volevo dare questa anticipazione in questa sede e poi sarà formalizzata l'approvazione del documento nel prossimo Consiglio di maggio. I dati riferiti al 2019 parlano di una dimensione di Sistema – mi riferisco agli impianti soggetti ad autorizzazione integrata ambientale tra nazionali e regionali – di 6.384 impianti, a fronte dei quali sono state effettuate 1.883 ispezioni per una percentuale, tra il totale e le ispezioni effettuate dal Sistema, del 29 per cento, con un incremento sensibile rispetto a quelle effettuate nel 2018, che devono essere aggiunte, anche se distinte, dalle ispezioni e dai controlli effettuati sugli impianti della legge Seveso. Infatti, sono 497 i cosiddetti «RIR», ovvero gli impianti a rischio di incidente rilevante. Sono state effettuate dal sistema 147 ispezioni, anche qui con una percentuale omogenea del 29,5 per cento. Abbiamo effettuato tre ispezioni straordinarie agli impianti soggetti ad AIA, 8 agli impianti soggetti alla Seveso, e 389 controlli e accessi ispettivi sugli impianti soggetti ad autorizzazione regionale, non nell'ambito delle ispezioni programmate AIA o Seveso, ovvero ad autorizzazione semplificata. Con questa premessa di carattere generale – anche per non abusare della vostra pazienza – chiederei su questo punto prima all'ingegnere Pini di fornire qualche elemento di chiarificazione e di contesto rispetto al tema dei controlli e delle ispezioni e poi all'ingegnere Frittelloni, Responsabile del Centro Nazionale e dell'economia circolare e rifiuti di fornire invece elementi specifici e di dettaglio al problema degli incendi che lei ha sollevato. Nei prossimi giorni, presidente, faremo avere una relazione, un documento completo rispetto a quello che stiamo dicendo, relativo anche Pag. 5ai temi trattati. Se lei mi permette, do la parola ai colleghi.
  ALFREDO PINI, Capo Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale (ISPRA). Grazie, presidente e buonasera a tutti i componenti della Commissione. Per integrare i dati sui controlli dell'anno 2019 che ha appena menzionato il Presidente, posso indicare alcuni elementi di coordinamento che hanno fatto da contorno a questi dati. ISPRA, attraverso la mia persona, è anche parte dell'azione di coordinamento che si svolge nell'ambito dell'Unione europea sulle attività di controllo in campo ambientale, mentre dei temi della programmazione e della esecuzione dei controlli discutiamo nell'Intergovernmental Forum per la compliance ambientale a Bruxelles. Posso anche riportare alla Commissione che dal punto di vista quantitativo in termini di controlli annui in campo di AIA e in campo rischio di incidente rilevante Seveso, l'incidenza intorno al 30 per cento del complessivo degli impianti operanti sul territorio nazionale è in linea con le prestazioni comuni a livello di Unione europea. L'idea è che un ciclo complessivo che vada a interessare la totalità degli impianti sul territorio nazionale si debba esaurire tra i tre e i quattro anni, sulla base di analisi che sono condotte in termini di rischio ambientale. Ciò vuol dire che ci sono stabilimenti che sono soggetti a ispezioni anche con una frequenza superiore a una volta all'anno. Anche nel nostro Paese è così: oltre alle 1.800 attività ispettive AIA menzionate dal Presidente, ci sono stabilimenti che sono stati ispezionati e visitati più di una volta nel corso di un anno e stabilimenti, invece, che hanno una frequenza che è intorno a una ispezione su un triennio o su un quadriennio. In particolare, l'AIA richiede una ispezione minima su un triennio. Questa è l'indicazione di coordinamento in termini di quantità delle ispezioni. Il Sistema, l'SNPA, si è anche allineato alle indicazioni di buone pratiche che sono state concordate nell'ambito dell'Unione europea in termini di programmazione. Prima dicevo che abbiamo un sistema di programmazione basato sul rischio ambientale delle installazioni che ci consente proprio il discrimine tra le frequenze anche più di una volta all'anno e le frequenze di una ispezione su base triennale. In ambito SNPA, e soprattutto in ambito di Unione europea, si sta anche riflettendo se il rischio ambientale sia l'unico criterio esaustivo in termini di capacità di programmazione delle attività ispettive che, per quanto riguarda l'SNPA sono attività di vigilanza amministrativa con una finalità precipua di tipo preventivo e non hanno quella finalità di natura repressiva che è propria, invece, delle attività di Polizia giudiziaria e di vigilanza in ambito giudiziario. Ci sono alcuni aspetti sui quali si sta riflettendo che credo possano essere rilevanti anche sul tema più specifico di cui si discute questa sera in Commissione, ovvero gli eventi accaduti negli impianti di trattamento rifiuti. In quella logica si sta ragionando se il solo approccio basato sull'analisi di rischio ambientale non debba essere integrato in sede di vigilanza di tipo amministrativo e di tipo preventivo da ulteriori valutazioni in termini di rischio legato alla gestione dello stabilimento e alla gestione dell'impianto. Nelle nostre analisi e nei nostri parametri di rischio questo aspetto entra marginalmente ed entra solo ed esclusivamente in termini di frequenza di violazioni che sono state riscontrate sugli stabilimenti operanti sul territorio, ma non in termini di gestione territoriale e assetto proprietario degli stabilimenti, un altro degli elementi che potrebbero essere inseriti in prospettiva e che al momento tanto a livello di Unione europea, quanto in ambito SNPA non sono valutati in sede amministrativa e preventiva, mentre sono elementi tipici della programmazione delle azioni in ambito di Polizia giudiziaria. L'SNPA, oltre alla parte di programmazione, in circa dieci anni di attività comune e condivisa nell'ambito degli impianti soggetti a autorizzazione integrata ambientale e nell'ambito degli impianti a rischio di incidente rilevante, ha prodotto un'abbondante quantità di documentazione tecnica a partire dai requisiti minimi delle strumentazioni di monitoraggio che vengono utilizzate, a finire anche alle pratiche di conduzione delle attività ispettive, tant'è che oggi all'interno Pag. 6dell'SNPA sul territorio nazionale condividiamo schemi di programmazione, schemi di rendicontazione e verbalizzazione delle attività che vengono condotte sul territorio. Questo era solo per fare un inquadramento della situazione. Se è necessario, posso eventualmente fornire qualche ulteriore elemento di maggiore dettaglio che dovesse rendersi necessario nella discussione successiva.

  PRESIDENTE. Se ho capito bene, oltre a valutare i rischi ambientali, che cosa si intende per un impianto che non è proprio ad alto rischio ambientale per i fattori di gestione? Magari la proprietà ha avuto dei precedenti penali o dei reati ambientali, quindi questo va a influire?

  ALFREDO PINI, Capo Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale (ISPRA). Esattamente questo, presidente.

  PRESIDENTE. Prego, Presidente.

  STEFANO LAPORTA, Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA. Grazie, presidente. Chiederei alla collega Frittelloni di prendere la parola. Poi ci sarà il collega Numa che, se permettete, condividerà delle slide sulla ripartizione di alcune situazioni di emergenza che abbiamo gestito nel corso di quest'anno. Prego, Valeria.

  VALERIA FRITTELLONI, Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA). Grazie, Presidente. Buonasera, presidente Vignaroli. Saluto tutti i Commissari. Mi soffermo brevemente – poi lasceremo magari una relazione un po' più dettagliata – sulle attività di vigilanza relative alla gestione dei rifiuti che abbiamo realizzato insieme a tutto il Sistema nazionale. Come sapete, l'articolo 197 del decreto legislativo n. 152 non conferisce competenze di controllo alle agenzie e all'ISPRA in tema di gestione dei rifiuti, ma l'articolo 197 stabilisce che queste competenze di controllo sulle attività di gestione dei rifiuti spettano alle province, così come la verifica di tutte le attività effettuate in procedura semplificata. Lo stesso articolo stabilisce che le province, ove lo ritengano opportuno, possano avvalersi delle agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente. Inoltre, il medesimo articolo stabilisce anche la possibilità che il Comando dei carabinieri di tutela dell'ambiente su incarico del Ministero dell'ambiente possa effettuare attività di verifica sugli impianti di gestione dei rifiuti. La normativa sul controllo degli impianti di gestione dei rifiuti, fatta salva la parte relativa all'autorizzazione integrata ambientale di cui ha già parlato l'ingegnere Pini, è una normativa che per le attività di controllo fa riferimento alle competenze delle Province. Tuttavia, il Ministero dell'ambiente si avvale di ISPRA per svolgere delle funzioni di vigilanza sulla gestione dei rifiuti in generale, ai sensi dell'articolo 206-bis del decreto legislativo n. 152. Nell'ambito di questa azione di vigilanza insieme al Ministero della transizione ecologica già da due anni abbiamo programmato una serie di ispezioni e di controlli agli impianti, realizzati proprio sull'intero Sistema nazionale di protezione ambientale, anche sulla base di quanto rilevato nella scorsa legislatura da questa Commissione bicamerale che, nella relazione sul fenomeno degli incendi negli impianti e dello smaltimento dei rifiuti, aveva individuato alcuni elementi particolarmente critici nella gestione dei rifiuti, che avevano poi dato seguito a questi episodi di incendio. Abbiamo fatto una programmazione che prevede 350 ispezioni ogni anno, individuando quelli che secondo noi sono gli impianti più critici da questo punto di vista. In particolare, abbiamo focalizzato la nostra attenzione sugli impianti in procedura semplificata, in particolare gli impianti che prevedono le attività di stoccaggio o messa in riserva, gli impianti di trattamento dei veicoli fuori uso e gli impianti di trattamento RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche). Nel corso del primo anno di attività che si è conclusa a settembre del 2020, sono state completate le 350 visite ispettive previste dalla programmazione svolta insieme al Ministero dell'ambiente. Pag. 7Di questi 350 controlli, il 56 per cento ha interessato proprio gli impianti in procedura semplificata, il 28 per cento ha interessato gli impianti di trattamento dei veicoli fuori uso e la restante quota dei controlli si è, invece, concentrata sugli impianti di trattamento dei RAEE. Da questi controlli è emerso che meno della metà degli impianti operano in maniera conforme alla normativa, mentre negli altri casi abbiamo rilevato non conformità o di tipo amministrativo o addirittura di tipo penale. Le non conformità di tipo amministrativo hanno riguardato soprattutto la tenuta della documentazione amministrativa necessaria, in particolare la tenuta non conforme dei registri di carico e scarico. Invece, per quanto riguarda le non conformità di tipo penale, la situazione peggiore è stata rilevata proprio sugli impianti che effettuano attività di stoccaggio e ha interessato proprio la non corretta tenuta delle aree di stoccaggio sia per le tempistiche previste dalle autorizzazioni, e quindi non conformità rispetto ai tempi previsti, sia per le quantità dei rifiuti presenti negli impianti, che superavano le quantità autorizzate o che era impossibile mettere a riserva anche ai sensi dei decreti ministeriali sulle procedure semplificate. Come potete immaginare, questa attività si è svolta in un anno molto critico che ha reso particolarmente difficile l'esecuzione dei sopralluoghi soprattutto in alcune aree del Paese, in cui le attività in campo sono state bloccate per diversi mesi. Nonostante questo, la prima annualità si è conclusa con pochi mesi di ritardo e già oggi abbiamo eseguito 151 ispezioni delle successive 350 della seconda annualità. Anche in questo caso abbiamo focalizzato l'attenzione sugli impianti di cui vi ho già parlato, a cui si sono aggiunti gli impianti di compostaggio e gli impianti che effettuano attività di recupero da cui esitano end of waste. Sui controlli end of waste volevo aprire e chiudere una parentesi per darvi qualche numero. Sapete che alla fine dell'anno 2019 è entrata in vigore una norma, la legge n. 128, che ha conferito al Sistema nazionale di protezione ambientale nuovi compiti di controllo sugli impianti di gestione dei rifiuti e in particolare sugli impianti di recupero da cui esitano end of waste. Sulla base di queste nuove competenze, in un'attività di coordinamento molto veloce, nel giro di tre mesi, il Sistema si è dotato di una linea guida tecnica che consente di effettuare le ispezioni su tutto il territorio nazionale in una maniera omogenea e nel corso del primo anno, nonostante i problemi della pandemia, è stato controllato il 48 per cento degli impianti per i quali le autorità competenti hanno comunicato i provvedimenti di autorizzazione proprio ai sensi della legge n. 128 del 2019. Se ci sono delle domande chiaramente sono disponibile a fornire delle risposte.

  PRESIDENTE. Mi sembra di aver capito che su 350 controlli, circa la metà non era conforme.

  VALERIA FRITTELLONI, Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA). Esattamente. Presidente, 350 controlli sono una goccia nel mare perché ci sono migliaia di impianti sul territorio italiano.

  PRESIDENTE. Ma di questo 50 per cento si tratta di semplice non conformità sui documenti o anche cose più gravi?

  VALERIA FRITTELLONI, Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA). Entrambe. In parte sono non conformità di tipo amministrativo e in parte anche di tipo penale.

  PRESIDENTE. Quindi l'altra metà, invece, era perfettamente in regola, giusto?

  VALERIA FRITTELLONI, Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA). Direi di sì, erano perfettamente conformi.

  PRESIDENTE. Questa cifra mi sembra allarmante o sbaglio?

  VALERIA FRITTELLONI, Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA). Direi di sì, è un po' Pag. 8preoccupante, perché la metà degli impianti non conformi, anche se soltanto per motivi amministrativi, rappresenta una criticità.

  PRESIDENTE. Certo, anche perché questi motivi amministrativi potrebbero rappresentare una prima spia che porta poi a qualcosa di più grave. Invece, per quanto riguarda gli impianti end of waste, se ho capito bene, sono stati controllati per quasi la metà. I risultati?

  VALERIA FRITTELLONI, Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA). Comunicati dalle autorità competenti.

  PRESIDENTE. Ancora non avete i risultati di questi controlli?

  VALERIA FRITTELLONI, Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA). Abbiamo i risultati dei primi 20 impianti controllati. Consideri che per la questione della pandemia, a fine agosto abbiamo avuto soltanto 41 comunicazioni di nuove autorizzazioni rilasciate dalle autorità competenti. Chiaramente questi sono controlli specifici, finalizzati a verificare le condizioni per la cessazione della qualifica di rifiuto e quindi non attengono alla gestione in generale dei rifiuti, ma sono controlli finalizzati proprio alla verifica del processo di cessazione della qualifica di rifiuto. In linea generale gli esiti sono positivi, nel senso che generalmente abbiamo trovato degli impianti che operano in maniera conforme, con delle piccole criticità che riguardano alcune questioni che non sono ben dettagliate nelle autorizzazioni e per questo hanno reso più complicato il controllo, come ad esempio la definizione del lotto sul quale fare la dichiarazione di conformità, la presenza di un sistema di gestione all'interno dell'impianto, la presenza di una dichiarazione di conformità sul prodotto. Sono state rilevate delle criticità che abbiamo segnalato anche alle autorità competenti in modo tale da potere allineare i provvedimenti amministrativi proprio allo scopo di rendere conforme in maniera generale l'attività di questi impianti.

  PRESIDENTE. Quindi, questa prima esperienza magari genererà anche delle linee guida in modo tale che ci sarà uniformità.

  STEFANO LAPORTA, Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA. Su questo punto, per completare la ricostruzione relativa agli incendi, chiederei all'ingegnere Claudio Numa del Centro Nazionale per le emergenze di voler condividere e illustrare qualche slide.

  CLAUDIO NUMA, Responsabile dell'Area per le emergenze ambientali sulla terraferma – Centro nazionale per le crisi e le emergenze ambientali e il danno (ISPRA). Grazie Presidente e buonasera a tutti i membri della Commissione. Provo a condividere alcune slide. Il rapporto e i dati contenuti al suo interno nascono da un'idea del 2018 secondo la quale insieme alla rete del Sistema nazionale per le emergenze ambientali ci siamo posti il problema di diffondere e divulgare i dati relativi alle attivazioni in emergenza del Sistema nazionale per far conoscere il ruolo dell'SNPA all'esterno e soprattutto per incentivare la partecipazione al processo e sensibilizzare alle tematiche emergenziali gli esterni al Sistema nazionale. Il primo rapporto nasce con i dati del 2019. La prima problematica, però, è legata alla differenziazione di sistemi di registrazione presenti all'interno del Sistema nazionale e alle diverse agenzie regionali. Per questo, il dato relativo al 2019 è un dato assoluto in termini di incendi e fa registrare 199 incendi che non sono differenziati per tipologie e quindi all'interno della categoria vi sono sia gli incendi di impianti industriali sia di siti di trattamento rifiuti. Dalla slide si vede che i mesi estivi sono quelli più caratterizzati dagli eventi. Il secondo dato è relativo al numero di agenzie o al numero di regioni all'interno delle quali si sviluppa questa categoria di evento e che contribuisce al numero totale. Per farvi capire come funziona il grafico, nel mese di luglio in dieci territori Pag. 9regionali si è verificato almeno un evento di incendio e così in tutto il resto dell'anno. Nel 2020 siamo riusciti, invece, a utilizzare una scheda di registrazione più omogenea all'interno del Sistema nazionale e quindi siamo riusciti anche ad avere il dato relativo agli incendi occorsi negli impianti di trattamento dei rifiuti. Nella slide potete vedere quello che è emerso nel 2020: al primo posto vi sono le regioni del Veneto e della Lombardia con sette eventi nel corso del 2020 e poi a seguire la Campania e l'Emilia-Romagna, per poi trovare al gradino sottostante la Calabria e l'Umbria con quattro eventi incendiari. Abbiamo elaborato anche delle percentuali: il 15 per cento degli eventi sono occorsi nel territorio della Lombardia e del Veneto; l'11 per cento in Campania e in Emilia-Romagna e poi, come dicevamo, la Calabria e l'Umbria con il 9 per cento, mentre le altre regioni hanno delle incidenze minori. Abbiamo fatto anche una differenziazione tra gli eventi occorsi sulla base della suddivisione geografica. Com'è possibile vedere, quasi la metà degli eventi sono occorsi nel Nord Italia, mentre il Sud e il Centro più o meno si equivalgono con percentuali similari. Nel 2020 abbiamo fatto come nel 2019, ovvero abbiamo suddiviso gli eventi su base mensile, e anche in questo caso nei mesi estivi si sono verificati più incendi con l'eccezione del mese di luglio che, invece, ha registrato due soli eventi. In ultimo, abbiamo preparato una slide in cui si vede la distribuzione degli incendi per regione su base mensile. Si nota che in alcune regioni gli eventi sono più ricorrenti nello stesso mese. Vediamo, ad esempio, che il Veneto ha tre accadimenti ad aprile, il Lazio ne ha tre a luglio, la Calabria a ottobre e la Campania a settembre. Questi sono dati ancora in via di preparazione, quindi sono un'anticipazione del rapporto 2020.

  STEFANO LAPORTA, Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA. Presidente Vignaroli, se lei è d'accordo, l'ingegnere Numa ha preparato anche la parte relativa all'applicazione di nuove tecnologie rispetto ai modelli di valutazione degli impianti, in particolare della qualifica dell'area. Sul punto noi sappiamo che voi avete già acquisito una relazione e, se non ricordo male, avete già ascoltato i colleghi dell'ARPA Lombardia qui presenti. Avevamo preparato qualche slide e quindi, anche per continuità di esposizione, se lei mi permette, chiederei all'ingegnere Numa di passare anche a questa fase della presentazione. Mi permetto solo di completare quello che diceva l'ingegnere dicendo che i dati che abbiamo presentato con riferimento alle Regioni dove si sono presentati il maggior numero di incendi dipendono anche dal fatto che sono le Regioni dove sono presenti il maggior numero di impianti e comunque noi non abbiamo elementi per stabilire le cause di questo fenomeno, perché queste fanno parte di altro tipo di attività investigativa che non è stata accertata dal Sistema nazionale. Se il presidente Vignaroli è d'accordo, prego l'ingegnere Numa di andare avanti con la parte di applicazione delle nuove tecnologie.

  PRESIDENTE. Mi sembra che questi numeri siano più bassi rispetto a quelli del 2018 e del 2019. Lo confermate?

  CLAUDIO NUMA, Responsabile dell'Area per le emergenze ambientali sulla terraferma – Centro nazionale per le crisi e le emergenze ambientali e il danno (ISPRA). Rispetto al 2019, per i dati che abbiamo noi, come le dicevo, il dato complessivo è di 199 eventi nel 2019 a fronte di 47 nel 2020 che, però, si riferiscono esclusivamente a impianti di trattamento dei rifiuti. La cosa che ha chiarito il Presidente è un aspetto importante perché in assoluto non è detto che questi numeri corrispondano alla totalità degli eventi occorsi presso gli impianti di trattamento. Questi sono quelli che hanno comportato un'attivazione del Sistema nazionale. Se per caso un qualche evento incendiario di breve durata non ha comportato degli eventi con impatti sull'ambiente, potrebbe non avere determinato l'attivazione del Sistema nazionale e quindi potrebbe non essere registrato in queste statistiche. Per quanto riguarda le nuove tecnologie, nell'ambito della gestione delle emergenze abbiamo provato a sviluppare dei sistemi basati sulla osservazione Pag. 10della Terra da impianti satellitari. In particolare, oggi vi mostro un esempio che ha visto un evento incendiario nel settembre del 2019 presso un impianto in Campania, in provincia di Avellino. Si è fatta una sperimentazione relativa alla mappatura del plume atmosferico. L'obiettivo della sperimentazione era connesso alla delimitazione dell'area interessata dal passaggio del plume atmosferico che consentiva anche di immaginare dove poter fare il dettaglio dei piani di campionamento a valle dell'evento per poter stabilire se ci fossero delle situazioni di contaminazione dei suoli nelle ricadute del follow-up del plume. Vi mostro subito la sperimentazione. Queste immagini rappresentano la distribuzione del plume atmosferico in diversi momenti dell'evento. L'evento è iniziato intorno alle 13-13,15 e si è concluso intorno alle 16. Dalle immagini si vede come c'è stata anche una inversione meteo, per cui nella terza immagine, quella delle 15, si vede anche uno spostamento del plume atmosferico. Quello che riteniamo sia stato utile e importante è verificare il passaggio di questo plume atmosferico nei vari Comuni vicini all'evento. Il fenomeno di osservazione è basato sull'attenuazione radiometrica che si sviluppa sulla banda visibile sulla parte luminosa che, incontrando una massa, attenua il segnale luminoso rispetto a dei punti dove non c'è il passaggio della nuvola. Dalle immagini si riesce a vedere abbastanza chiaramente come a distanza di poco tempo il plume passa da un Comune – in verde c'è Avellino, la località dove ha luogo l'evento intorno alle 13,15 – e man mano si sposta sugli altri Comuni vicini. Questa tecnologia ha delle limitazioni. Innanzitutto, si basa sull'osservazione della Terra da parte di satelliti geostazionari che, essendo molto distanti dalla Terra – parliamo di 30 mila chilometri – e coprendo una vasta area del territorio, hanno delle risoluzioni non molto alte. La cosa importante è che hanno una visuale della zona di osservazione che è fissa sulla Terra, quindi sono geostazionari e seguono l'orbita della Terra. Abbiamo le stesse immagini con dei refresh ogni 15 minuti ed è possibile mappare l'evento di 15 minuti in 15 minuti. La risoluzione non è alta, perché stiamo parlando di risoluzione dell'ordine del chilometro. In direzione della freccia vedete un vuoto legato molto probabilmente a delle condizioni meteo e, in particolare, alla presenza di nuvole perché con questo sistema non si riesce a distinguere e a fare differenze tra l'attenuazione dovuta al plume atmosferico e quella, invece, legata alle nubi. L'altra debolezza del sistema è legata alla copertura in ore notturne, dove non è data la possibilità di verificare questi eventi. Siamo ancora sul tema delle sperimentazioni. È un percorso nuovo anche per noi, stiamo cercando di implementarlo. Io con questo avrei finito e ovviamente rimango a disposizione per altre domande.

  STEFANO LAPORTA, Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA. Grazie, ingegnere. Presidente, quella che avete visto è una dimostrazione, ma sono immagini che hanno costituito la base delle discussioni tecniche nel corso delle ore successive all'incendio all'interno del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica e poi successivamente del CCS (Centro coordinamento dei soccorsi) convocato dal prefetto di Avellino. In stretto contatto con l'Agenzia regionale campana e il Comando sia regionale sia provinciale dei Vigili del fuoco, sono state diffuse queste immagini che sono state commentate e che hanno consentito alle autorità locali l'adozione dei provvedimenti più idonei rispetto alla tutela della popolazione, oltre che alla gestione dell'evento stesso. Se posso solo permettermi, poiché li ho seguiti tutti e due, in due vesti differenti, questa slide che adesso rappresenta la debolezza del sistema è una slide tratta dall'incendio di Pomezia, se non mi ricordo male parliamo del 2017. Vedendo le immagini delle ore di luce dei due eventi a distanza di due anni, abbiamo potuto apprezzare una risoluzione che ancora presenta quelle caratteristiche di debolezza che ha segnalato l'ingegnere Numa, ma che è significativamente migliorata rispetto ai due anni precedenti. Come Sistema nazionale abbiamo istituito un tavolo specifico di referenti tecnici per quanto riguarda il programma Copernicus e le applicazioni satellitari per l'osservazione Pag. 11 della Terra. Il compito è quello di definire ancora meglio le esigenze della comunità degli utenti rappresentata dal Sistema nazionale per la protezione ambientale e inserirle nei programmi di osservazione della Terra in corso di attuazione da parte dell'Unione europea – stiamo completando ormai il programma relativo al Mirror Copernicus – proprio per segnalare una serie di specifiche tecniche che poi saranno recepite nei bandi per la realizzazione dei nuovi satelliti. Tuttavia – vi invieremo la relazione –, è visibile il miglioramento significativo già a soli due anni di distanza dei livelli di risoluzione degli incendi, tanto che nel 2019 buona parte delle operazioni di gestione rispetto allo sviluppo del fenomeno con riferimento alla qualità dell'aria si sono proprio legate a questo tipo di immagini che provenivano dai satelliti e che hanno consentito all'ARPA locale di posizionare le centraline mobili in modo da avere dei punti di osservazione rispetto allo sviluppo e alla diffusione del plume, escludendo alcune zone che in un primo momento sembravano interessate e andandoci, invece, a concentrare sulle zone che rispetto al puntino verde del capoluogo di provincia, ovvero Avellino, si sono poi rivelate quelle più interessate dai fenomeni di inquinamento atmosferico legato all'incendio che si era sviluppato. Su questo vi invieremo nel dettaglio le slide con queste immagini. Se non ci sono altre domande, sempre se lei è d'accordo, presidente, chiederei molto rapidamente all'ingegnere Pini di completare questa prima parte con una piccola esposizione che riguarda l'applicazione della legge n. 68 del 2015 e il coordinamento con le altre Forze dell'ordine. Poi chiederei ai colleghi Carella e Lupo di parlare del DPCM LEPTA e chiuderei con il Direttore Bratti per la parte relativa alle carenze del Sistema e agli aspetti da migliorare dal punto di vista delle risorse umane, infrastrutturali ed economiche.

  ALFREDO PINI, Capo Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale (ISPRA). Sì, grazie, presidente. In materia di legge sugli ecoreati voglio solo riportare molto rapidamente l'importante lavoro che è stato realizzato in ambito SNPA di raccolta di tutti i dati che afferiscono all'applicazione pratica della cosiddetta «procedura di prescrizione tecnica», che dal punto di vista operativo e del coinvolgimento del Sistema nazionale è una delle parti più importanti in termini di operatività del sistema. Probabilmente saprete che la legge n. 68 del 2015 sugli ecoreati, oltre ad avere introdotto nel nostro codice penale i reati a natura ambientale, ha anche individuato una procedura per talune violazioni di prescrizioni nell'ambito delle ispezioni ambientali e delle procedure cosiddette «speditive» o «di prescrizione tecnica» in capo agli operatori per poter risolvere le violazioni caratterizzate da una minore gravità in termini di danno ambientale. Il prerequisito è che non ci siano danni ambientali permanenti derivanti da sanzioni di questo tipo. All'interno di una linea guida che è stata recentemente aggiornata e che è disponibile sul sito dell'SNPA, il Sistema ha fatto un'ampia raccolta di circolari emanate dalle Procure della Repubblica talvolta anche in forma coordinata sul territorio e ha anche raccolto una serie di indicazioni operative per gli ispettori dell'SNPA che conducono questa attività. Questo ha consentito di migliorare molto la capacità di intervento degli operatori e soprattutto i tempi di risoluzione di talune violazioni. Ricorderete che una delle finalità della norma è evidentemente di tipo deflattivo rispetto al numero di procedimenti pendenti presso le Procure. Da questo punto di vista oggi vi è un significativo apprezzamento, una valutazione positiva anche da parte dell'Autorità giudiziaria sull'efficacia di queste azioni in termini di risoluzioni rapide di violazioni che devono avere la caratteristica di possedere un livello di impatto ambientale ridotto e di non essere causa o pericolo di danno in termini ambientali.

  STEFANO LAPORTA, Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA. Se lei è d'accordo, a questo punto chiederei al Direttore di ARPA Lombardia, Fabio Carella e al Direttore di ARPA Lazio, Marco Lupo, di illustrare la parte relativa ai LEPTA che sono parte centrale dell'attività del Sistema. Mi soffermerei anche Pag. 12 sull'approvazione del contenuto tecnico del DPCM che è stato inviato formalmente – così come approvato dal Sistema – al Ministero dell'ambiente il 23 dicembre dello scorso anno e che abbiamo poi provveduto a riportare all'attenzione anche formale del Ministro Cingolani. Secondo noi l'approvazione di questo DPCM è un tassello fondamentale anche per migliorare questo tipo di attività. Per quanto riguarda i contenuti del DPCM LEPTA, se lei permette, chiedo ai Direttori Generali presenti, Carella e Lupo, di voler rapidamente aggiornare la Commissione.

  FABIO CARELLA, Direttore Generale Arpa Lombardia. Ringrazio il Presidente Laporta, il presidente Vignaroli e i componenti della Commissione. Il Presidente Laporta ha chiesto a me e al Direttore Lupo di illustrare brevemente la tematica dei LEPTA, in quanto nell'ultimo anno ci siamo occupati in particolare dello sviluppo del DPCM presentato alla fine del 2020 al Ministero. I LEPTA sono sicuramente un pezzo importante della strategia di evoluzione del Sistema nazionale di protezione dell'ambiente, perché puntano essenzialmente all'omogeneizzazione qualitativa delle prestazioni del Sistema e a un correlato livello di finanziamento. Quindi, in sostanza, dicono che cosa il Sistema fa e quanto vale quello che fa. Lo strumento dei LEPTA lo ritroviamo descritto all'interno della legge n. 132 del 2016, in particolare all'articolo 9. Cito brevemente la legge: «I LEPTA e i criteri di finanziamento per il raggiungimento dei medesimi, nonché il catalogo nazionale dei servizi sono stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell'ambiente, di concerto con il Ministro della salute e sentita la Conferenza Stato-regioni. Il Ministro dell'ambiente per la redazione del DPCM. si avvale del Sistema nazionale di protezione dell'ambiente». In sintesi, attraverso i LEPTA, i criteri di finanziamento e il catalogo dei servizi, si legano tre fattori importanti della nostra attività: la domanda territoriale, ovvero ciò che il territorio chiede; il volume delle attività sia in termini quantitativi che in termini qualitativi, come qualità delle prestazioni erogate che il Sistema eroga in funzione della domanda del territorio; il finanziamento. Quindi, si cerca di mettere insieme questi tre fattori. Questo elemento di sintesi è importante per capire qual è lo scopo che ci si prefigge attraverso lo strumento dei LEPTA e perché questo strumento è ritenuto un pezzo importante della strategia del Sistema. Visto che il Sistema nazionale di protezione dell'ambiente è l'organo con cui il Ministero dell'ambiente sviluppa la proposta di DPCM, abbiamo fatto questo nell'ultimo anno insieme al collega Marco Lupo, ai colleghi di ISPRA e ai tecnici e ai giuristi del Ministero dell'ambiente. Tutto questo lavoro ha permesso, come diceva prima il Presidente Laporta, di consegnare alla fine dell'anno passato una proposta di DPCM al Ministero stesso che è stata condivisa all'interno del Sistema e che il Sistema ha approvato all'unanimità. Dal nostro punto di vista, su questa proposta si può lavorare al fine di raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti. Questa proposta di DPCM è strutturata in otto capi, 21 articoli e sette allegati. È stato predisposto uno strumento di natura giuridica concentrato in particolare sulle definizioni, sui princìpi, e sui meccanismi semplici e comprensibili di attuazione, rimandando per successivi aspetti di approfondimento a ulteriori DPCM. I Capi da 1 a 5 trattano il tema dei LEPTA, dei servizi e delle prestazioni. I LEPTA, i livelli essenziali di prestazione tecnica ambientali, sono individuati come aree di attività. Queste aree di attività all'interno del DPCM sono sostanzialmente sei: il monitoraggio dello stato dell'ambiente; il supporto tecnico istruttorio alle autorità competenti per le autorizzazioni e l'amministrazione del territorio; le attività ispettive di controllo e di verifica; il supporto nelle emergenze e nelle attività di protezione civile; il supporto generale alla governance dell'ambiente; il supporto alle attività di prevenzione collettiva e sanità pubblica esercita dal Servizio sanitario nazionale. A loro volta i LEPTA sono funzionalmente articolati in servizi e i servizi vengono erogati attraverso le prestazioni. Le prestazioni sono le attività di natura tecnica finalizzate al raggiungimento degli scopi sociali delle agenzie e di Pag. 13ISPRA. Per dare una idea è una struttura costruita con livelli diversi di approfondimento, una struttura a piramide, per cui ad ogni LEPTA corrisponde un certo numero di servizi e ai servizi corrisponde un certo numero di prestazioni. Tutto questo descrive quello che le agenzie fanno sul territorio nazionale. Le attività delle agenzie sono per la gran parte omogenee, però ci sono alcune differenze. Per dare una idea concreta, vi illustro molto rapidamente come è articolato il LEPTA relativo alle attività ispettive di controllo. Questo LEPTA è articolato in un primo servizio che riguarda le ispezioni e i controlli previsti dalle disposizioni nazionali, un secondo servizio relativo alle ispezioni e ai controlli programmati su base territoriale, un terzo servizio che riguarda le azioni di verifica ambientali complementari alle attività ispettive di controllo, un quarto servizio sulla sorveglianza e sulle attività soggette a valutazione ambientare preventiva e un quinto servizio sono le attività di supporto alle azioni della Autorità giudiziaria. Nel servizio numero 1, ovvero quello relativo alle ispezioni e controlli previsti dalle disposizioni nazionali, sono previste le prestazioni delle ispezioni delle aziende RIR di soglia superiore, delle ispezioni delle aziende RIR di soglia inferiore, le ispezioni delle aziende AIA non zootecniche e le ispezioni delle aziende AIA zootecniche. In questo modo abbiamo costruito una catena LEPTA di servizi e prestazioni che descrive tutto quello che fa il Sistema. Questo è contenuto dal Capo 1 al Capo 5 della proposta di DPCM. Nei successivi Capi, dal Capo 6 al Capo 8, sono trattati gli aspetti quantitativi, qualitativi, programmatici ed economici relativi ai LEPTA e tutti quegli elementi che, legandosi a quanto detto prima in relazione ai LEPTA di servizi e prestazioni, descrivono la domanda territoriale, la quantità di attività richieste, le modalità con cui queste attività sono svolte, i costi legati a queste attività e lo sviluppo dei programmi di lavoro: dal programma triennale del Sistema fino ai programmi e ai piani delle singole agenzie. Questo è in sostanza l'insieme della proposta che stiamo andando a sviluppare che punta essenzialmente a definire un livello minimo e omogeneo di prestazioni a cui legare l'aspetto della programmazione e del finanziamento. In attesa di avere riscontro da parte del Ministero rispetto a questa bozza di DPCM, stiamo sviluppando gli atti attuativi e regolamentativi connessi, quindi le procedure per il calcolo standardizzato dei parametri quantitativi dei LEPTA, i parametri e le modalità per l'individuazione dei processi standardizzati e i parametri operativi e le procedure per la definizione dei costi standard. In particolare, su questo ultimo punto occorre notare che abbiamo stabilito una connessione importante con una società in house pubblica che si chiama «Soget», che lavora da tempo nel campo dei costi standard, in particolare dei Comuni, delle amministrazioni locali e non solo. Attraverso la collaborazione di Soget, che ha un contratto con ISPRA, stiamo cercando di utilizzare le esperienze pregresse nel campo della definizione dei costi standard per attenerci a queste esperienze mutatis mutandis rispetto agli atti regolamentativi che noi stiamo costruendo. Vi è un'ultima cosa che occorre dire: in questo momento la bozza di DPCM è in mano al Ministero della transizione ecologica, ma noi siamo a disposizione per completare il dialogo che abbiamo già iniziato in fase di redazione della bozza per arrivare a una proposta che possa essere portata ai successivi passi di approvazione. Vi ho fatto una sintesi molto rapida. Nella documentazione che vi mettiamo a disposizione insieme al collega Lupo, avrete una descrizione più ampia di tutti i temi che ho toccato e anche una copia della proposta di DPCM che abbiamo inviato al Ministero dell'ambiente, oggi Ministero della transizione ecologica.

  PRESIDENTE. Avete ricevuto un feedback da parte del Ministero?

  FABIO CARELLA, Direttore Generale Arpa Lombardia. Ufficialmente no. Come diceva prima il Presidente Laporta, dopo il suo insediamento abbiamo immediatamente fatto presente al nuovo Ministro la strategicità e l'urgenza che ha per noi l'approvazione di questo DPCM, unitamente a Pag. 14quello che si citava prima, ovvero il decreto del Presidente della Repubblica sugli ispettori ambientali, che è altrettanto importante. Confidiamo di poter ricevere a breve un feedback decisivo per avviare le attività.

  STEFANO LAPORTA, Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA. Presidente Vignaroli, se mi permette, anche all'interlocuzione della Commissione con il Governo vogliamo affidare una previsione a cui noi diamo grande importanza, contenuta nel PNRR (Piano nazionale per la ripresa e la resilienza) nella versione 12 gennaio – e che ci auguriamo venga mantenuta – nella Missione 5 relativa alla parte Ambiente e Salute, dove era prevista una misura specifica – allora era stata inserita su proposta del Ministro Speranza, con il parere favorevole del Ministro Costa – per finanziare un progetto ambiente e salute che riguardava, sia il potenziamento della rete laboratoriale – uno degli oggetti principali della legge n. 132 del 2016 – sia proprio un finanziamento, seppur iniziale, dei LEPTA. Su questo noi stiamo continuando a monitorare la situazione, ma ci permettiamo di affidare anche questo messaggio alla Commissione bicamerale perché il grado di interlocuzione della vostra Commissione con il Governo è senz'altro più incisivo del nostro. Questa misura era già contenuta in un finanziamento iniziale che non completava quell'analisi che il collega Carella vi ha prospettato, ma sicuramente rappresentava un segnale iniziale molto importante per ragionare, sia in termini di potenziamento dei laboratori sia in termini di attuazione dei LEPTA, ma soprattutto per continuare a lavorare su questo rapporto tra ambiente e salute, che è quanto mai decisivo. Sempre se lei è d'accordo, andrei rapidamente a completare il quadro affidando le risposte alle ultime domande che lei mi ha posto, non solo rispetto alle risorse che ci servono, ma anche al tema della collaborazione istituzionale con le altre Forze dell'ordine, al nostro Direttore generale Bratti.

  PRESIDENTE. Riguardo al decreto sui LEPTA, cosa cambierà rispetto alla prevenzione del fenomeno degli incendi? Inoltre, che atteggiamento hanno le regioni rispetto a questi standard?

  STEFANO LAPORTA, Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA. Per quanto riguarda cosa cambierà, come diceva prima il collega Carella, uno dei sei LEPTA riguarda proprio le attività ispettive e di controllo che, assieme all'attuazione del regolamento ispettori, permetterà alcune significative implementazioni nelle attività tecniche, ma soprattutto saremo in grado di potere elaborare una strategia nazionale perché avremo completato tutti gli strumenti propedeutici che ci consentiranno di ragionare con le agenzie, non solo condividendo gli strumenti tecnici di lavoro a cui faceva il collega Bini nella prima parte dell'audizione. Si avrà inoltre un contesto di riferimento relativo al finanziamento, ma soprattutto alla omogeneizzazione delle prestazioni tecniche che andranno ancora più ad affinarsi e che quindi a quel punto potranno essere anche sinergizzate e inserite in un contenitore strategico anche in un'ottica di sussidiarietà tra le diverse esperienze regionali che in parte già governa il Sistema. Infatti, in molti casi, potremmo avere necessità di apporti sussidiari di una agenzia rispetto ad un'altra. Secondo me questa sarà la considerazione più importante da un punto di vista generale. Qual era l'altra domanda, presidente?

  PRESIDENTE. Anche ai fini dell'omogeneizzazione, qual è stata la risposta delle Regioni?

  STEFANO LAPORTA, Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA. Sulle regioni, non abbiamo avuto una interlocuzione ancora formale. Ovviamente, ci affidiamo e ci fidiamo dei feedback che ci vengono forniti dalle agenzie regionali. Come le diceva prima il collega Carella, il documento sui LEPTA è approvato all'unanimità, tutte le agenzie regionali che hanno avuto modo di confrontarsi con le strutture delle Regioni lo hanno condiviso. Al momento non abbiamo Pag. 15 motivo di ritenere che l'interlocuzione che si dovrà svolgere in sede di Conferenza Stato-regioni potrà determinare un effetto contrario. Sicuramente potrà aiutarci a migliorare il testo e a implementarlo ulteriormente, ma sulla base delle nostre interlocuzioni non riteniamo ci siano atteggiamenti contrari. Tanto più che – credo che adesso ne parlerà anche il Direttore – si era provato a inserire nella legge di bilancio un emendamento di iniziativa parlamentare che andava proprio a potenziare il personale del Sistema nazionale della protezione dell'ambiente, definendo meglio l'ordinamento e l'inquadramento professionale. Questo emendamento era stato sottoscritto da tutti i partiti presenti in Parlamento, poi non è stato possibile inserirlo per altro tipo di ragioni, però nella relazione esplicativa conteneva anche questo tema dell'attuazione dei LEPTA. È stato motivo di grande soddisfazione per noi il fatto che la proposta emendativa è stata presentata dall'onorevole Braga e sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari. Volevo ringraziare per l'attenzione che tutti i partiti hanno avuto su questo tema. Se ho risposto alle sue domande e se lei mi permette, la prego di autorizzare il Direttore Bratti.

  ALESSANDRO BRATTI, Direttore Generale ISPRA. Buonasera al presidente, ai commissari e a tutti i colleghi. Innanzitutto parliamo di controlli perché la necessità di lavorare insieme alle altre Forze di polizia è assolutamente fondamentale. Da un paio di anni abbiamo attivato una convenzione con l'Arma dei carabinieri, a quel tempo basata sull'attività dei Carabinieri forestali. Tale convenzione è scaduta, ma la stiamo rinnovando con un indirizzo molto forte sulla parte, invece, dei controlli e sul tema delle verifiche delle mission trading. L'anno scorso abbiamo svolto oltre 120 ore di formazione per l'Arma dei carabinieri, ne siamo contenti anche se è molto impegnativa perché serve per condividere alcune basi di carattere tecnico che, abbinate alle loro capacità investigative, possono consentire di effettuare verifiche e controlli migliori sul territorio. Stiamo anche concludendo una convenzione con la Guardia di finanza per l'utilizzo dei loro mezzi aerei e navali per cercare di aumentare l'attività di controllo, spingendola più sull'attività di carattere preventivo.
  Come è stato detto dai vari colleghi, non c'è dubbio che, rimanendo nel settore dei controlli, vi sia l'idea di poter avere migliaia di persone sul territorio che controllano e verificano altrettanti migliaia di impianti. Non parliamo solo di impianti di autorizzazione ambientale integrata ma, come hanno ricordato i colleghi, vi sono migliaia di impianti in Italia in autorizzazione semplificata che di fatto sfuggono a un controllo capillare. Penso ci sia la necessità di attuare una politica sui controlli diversa rispetto a quella seguita sino ad oggi, basata molto sull'ex post, oppure, come ricordava il collega Pini, su tutta una serie di considerazioni più di carattere ambientale, come giustamente fa l'Agenzia per l'ambiente. Inoltre, vi è anche la necessità di introdurre delle condizioni diverse nella programmazione. La conoscenza del gestore è importante, anche se si tratta di impianti che da un punto di vista ambientale possono essere potenzialmente meno pericolosi di altri.
  A mio parere, è necessario sviluppare molto di più delle sinergie tra le varie forze, anche se le agenzie lavorano più sui controlli di carattere tecnico-preventivo e molto meno su quelli di carattere ex post che, invece, a volte interessano notizie di reati su cui poi intervengono i Carabinieri e altre Forze di polizia. Se si riuscisse a mettere in campo un'attività di intelligence, quest'ultima potrebbe essere molto utile e potrebbe garantire dei controlli a valle più mirati. Se questi controlli fossero associati all'utilizzo delle nuove tecnologie, a mio parere si potrebbe dare delle risposte più efficaci rispetto all'attività che viene svolta oggi. Non tutto può essere fatto in questo modo, ma buona parte sicuramente sì.
  Così come, presidente, mi permetto di dire, è necessario anche sbloccare i fondi. L'ingegnere Pini ha parlato delle pratiche estintive della legge n. 68 del 2015. Ricordo che – si tratta di una discussione che noi più volte abbiamo intavolato con il Ministero a suo tempo – in circa tre anni sono Pag. 16diventati oltre dieci i milioni di euro che riguardano le sanzioni correlate alle parti estintive della legge n. 68 del 2015. Si tratta di risorse che potrebbero essere impiegate non solo dal sistema agenziale, ma anche dalle altre forze che eventualmente esercitano il controllo di questi impianti, e che aiuterebbero, soprattutto se finalizzate a potenziare le assunzioni all'interno del sistema.
  Il collega Carella ha parlato dei LEPTA in maniera molto dettagliata. Io vi dico che è un ragionamento molto grossolano, se vogliamo, ma che poi credo troverà benefici nel lavoro che stiamo facendo anche con SOSE (Soluzioni per il sistema economico Spa), una società che si occupa di costi standard, con la quale avevamo fatto alcune simulazioni. Oggi il sistema per poter garantire dei livelli essenziali tecnici per la tutela ambientale sul territorio ha necessità di colmare un gap dal punto di vista economico che ruota attorno ai 150-200 milioni di euro, che sono in buona parte personali: c'è poco da girarci intorno. Se ne sta parlando molto: abbiamo la necessità di introdurre delle forze nuove nella pubblica amministrazione. Io credo che le prime forze che devono essere introdotte sono quelle che hanno delle caratteristiche tecniche atte a garantire in ambito sanitario e ambientale quel controllo, quelle verifiche, quel monitoraggio del territorio di cui abbiamo assolutamente bisogno.
  A circa cinque anni dall'approvazione della legge n. 132 del 2016 crediamo che almeno il regolamento sugli ispettori ambientali dovrebbe essere approvato in tempi più brevi. Si tratta di un regolamento che, di fatto, non prevede nemmeno un contributo di carattere economico, ma esclusivamente ordinamentale e, attraverso il quale, si fa un po' di chiarezza sulle figure che devono svolgere le ispezioni. Si tratta di un tema che deve essere definitivamente risolto in tempi non brevi ma brevissimi, perché dopo cinque anni avere ancora questa mancanza rappresenta una carenza molto forte.
  È cambiato il Governo, è iniziata una nuova interlocuzione che speriamo sia fruttifera da questo punto di vista. C'è la necessità di sbloccare anche il tema dei LEPTA anche se quella quantità economica non è disponibile, ma almeno il DPCM potrà consolidare un tipo di attività e un tipo di lavoro che oggi, come è stato dimostrato, viene comunque realizzato con grande fatica. Bisogna trovare dei livelli omogenei e discutere tra i vari direttori e tra i tanti tecnici impegnati sul territorio. Se questo tipo di collaborazione fosse sancita da ulteriori provvedimenti normativi, per noi tutti sarebbe molto più semplice svolgere il nostro lavoro.
  Concludo con la richiesta alla Commissione di farsi portatrice di alcune istanze, perché credo che tutto il Paese possa beneficiare di un lavoro più capillare, più moderno, più efficiente, più efficace rispetto ai controlli e al monitoraggio sul territorio.

  PRESIDENTE. A voi quanti soldi arrivano? E come sono divisi? In parte a livello nazionale e in parte a livello regionale? Vorrei ci parlaste del vostro budget. Su questo budget ci sono stime? È in aumento? In diminuzione? Come è variato nel corso degli anni? Potete fornirci qualche informazione sul decreto «Sicurezza» degli impianti, articolo 26-bis del decreto-legge n. 113 del 2018? Come sta evolvendo?

  STEFANO LAPORTA, Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA. Presidente, rispetto alla prima domanda farei una distinzione generale: come sistema dobbiamo distinguere l'organizzazione giuridica dell'ISPRA e l'organizzazione delle agenzie. L'ISPRA è un istituto superiore di ricerca (così è inquadrato giuridicamente) che ha dei compiti e un'autonomia che derivano proprio da questa natura, e che è finanziato attraverso un capitolo di bilancio ordinario e quindi con fondi provenienti dal MEF (Ministero dell'economia e delle finanze), ma che poi vengono girati su un'apposita partita di bilancio, un apposito capitolo di bilancio, una partita di giro, dal Ministero della transizione ecologica. Anche questo trasferimento di fondi, per quanto fosse certo – Pag. 17perché fa parte di somme stabilite nelle cosiddette «tabelle allegate alla legge di bilancio», quindi l'entità era certa –, nel corso degli anni non è stato sempre semplice perché solo negli ultimi tempi abbiamo poi raggiunto un accordo con il MITE (Ministero della transizione ecologica) per un trasferimento di queste risorse che costituiscono circa l'85-90 per cento del bilancio complessivo dell'istituto in un'unica soluzione. Lei pensi che quando io qualche anno fa sono diventato Direttore generare questi soldi venivano trasferiti in quattro tranche trimestrali che spesso erano precedute da un cospicuo scambio di note e spesso anche con qualche ritardo, tanto ritardo che un anno siamo stati costretti a un'anticipazione di cassa attivando l'apposito fido dell'istituto cassiere, e non sfugge che questo porta poi a spese ulteriori. Comunque, questa situazione si è andata ormai normalizzando negli ultimi due o tre anni e siamo riusciti ad avere questo contributo ordinario in un'unica soluzione. Poi c'è una parte – magari su questo chiederei ai direttori di entrare un po' più nel merito – che per quanto riguarda ISPRA proviene da progetti di ricerca, progetti europei o finanziamenti per attività specifiche, e che porta complessivamente il bilancio dell'istituto a variare, ma siamo tra i dieci e i quindici milioni in più l'anno rispetto al contributo ordinario. Noi abbiamo calibrato tutta una serie di attività ordinarie, compresa l'assunzione di personale a tempo indeterminato, sulla base della capacità che ci deriva dal bilancio ordinario. Questo perché dobbiamo garantire certezze, e quindi tutte le spese correnti sono su quei capitoli. Noi sotto questo profilo funzioniamo così. Adesso magari il Direttore dirà che ci sono un paio di provvedimenti in itinere che ci consentiranno, anche qui, di sbloccare delle situazioni assunzionali. Grazie all'incremento di contributo ordinario che abbiamo avuto tra il 2017 e il 2018, grandi problemi sulla situazione attuale non ne abbiamo. Certo, visto in prospettiva abbiamo qualche esigenza ulteriore.

  PRESIDENTE. Questo fondo di denaro a quanto ammonta annualmente? È costante nel tempo, è in aumento, in diminuzione?

  STEFANO LAPORTA, Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA. Sandro, vuoi intervenire tu? Il bilancio è di 99 milioni.

  ALESSANDRO BRATTI, Direttore Generale ISPRA. Il bilancio di ISPRA è complessivamente di 110-112 milioni di euro. Il contributo del Ministero è aumentato nel corso degli ultimi quattro anni di circa 8-9 milioni di euro. L'istituto fino a 7-8 anni fa aveva seri problemi dovuti a una mancanza di trasferimento adeguato, come ricordava il presidente. Vi ricordo che ci sono circa 87 miliardi di fondi sulla parte linea 2 transizione ecologica, e buona parte sono impianti che devono subire una valutazione di impatto ambientale per quanto essi siano innovativi. Abbiamo già discusso con il Ministero e, tra l'altro, ci sono anche emendamenti in corso nel decreto «Ristori» di questi giorni al Senato. Abbiamo la necessità urgentissima di potenziare quell'attività di valutazione di impatto ambientale perché allo stato attuale non saremmo assolutamente in grado di far fronte con le tempistiche del Recovery Fund alle necessità di valutazione che ci arriveranno dalla nuova impiantistica.
  Poi, invece, per quanto riguarda le agenzie, credo che i due colleghi siano ampiamente titolati per poterne parlare. Vi dicevo prima che abbiamo fatto un conto: è dai 750 milioni a 800 milioni di euro il costo complessivo del sistema. Varia da regione a regione, ma forse è più opportuno che ne parlino i colleghi Lupo e Carella.

  MARCO LUPO, Direttore Generale Arpa Lazio. Sì, magari su questa parte posso intervenire io, visto che il collega Carella ha illustrato la questione dei LEPTA. Le agenzie, intanto, sono finanziate dalle Regioni. Anche qui c'è una situazione molto eterogenea. La stragrande maggioranza delle agenzie viene finanziata attraverso il fondo sanitario. Ormai praticamente tutte, credo anche la Sicilia, sono passate a questo Pag. 18meccanismo. La Sicilia era l'unica al di fuori del fondo sanitario.
  Non vi sono delle percentuali omogenee, si tratta di finanziamenti che sono rimasti all'incirca non modificati nel tempo; quindi non si fa riferimento a delle percentuali precise rispetto al fondo sanitario. Questo ha determinato una situazione di grande eterogeneità. Io faccio l'esempio della mia Regione, della regione Lazio, che per superficie e popolazione può essere paragonata all'incirca all'Emilia. Il Lazio ha una dotazione organica di 500 persone circa; l'Emilia al netto dei provinciali che ha assorbito recentemente ce l'ha di 1.000. Ci sono situazioni molto diversificate. Le agenzie del sud sono molto meno strutturate di quelle del centro-nord. Il finanziamento comunque è interamente a carico delle Regioni.
  In un contesto di questo tipo, cioè con delle differenze così forti in termini di risorse destinate e di personale destinato alla protezione ambientale, è chiaro che parlare di un livello omogeneo di prestazione ambientale su tutto il territorio nazionale diventa impossibile. È chiaro che la sfida è quella che abbiamo cercato di cogliere nella bozza del DPCM LEPTA: non determinare un livellamento verso il basso, ma un livellamento verso l'alto, cioè fare in modo che tutte le agenzie raggiungano quei livelli di prestazione che alcune agenzie oggi garantiscono.
  Ne approfitto per sollecitare anche da parte mia la sensibilità del presidente Vignaroli, che so essere molto attento a queste questioni. È veramente complicato oggi assolvere a tutte le funzioni crescenti che vengono assegnate al sistema e far fronte alla sfida che ci aspetta del Recovery, che il Direttore Bratti ha ricordato, se l'ambiente non si tutela investendoci delle risorse. Non è sufficiente per tutelare l'ambiente prevedere una norma e assegnare alle ARPA o al sistema una funzione. Se si vuole tutelare l'ambiente bisogna destinargli delle risorse. Pensare di investire nel nostro Paese 300 miliardi parlando di transizione ecologica e non investire 1 euro nel sistema di protezione ambientale, che peraltro deve valutare tutte le opere che passano attraverso il Recovery, penso sia un controsenso.
  Speriamo che anche questa audizione possa rappresentare l'occasione per sensibilizzare chi di dovere a fare un po' più di attenzione al rafforzamento del sistema di protezione ambientale che molto spesso, invece, secondo il nostro parere non è adeguatamente supportato. Basti pensare che un D.P.R. come quello sugli ispettori ambientali, che peraltro è indispensabile per poter nominare un ufficiale di Polizia giudiziaria, dopo cinque anni è ancora nei cassetti del Ministero. Credo che questa sia una cosa che debba fare riflettere.

  PRESIDENTE. Infatti era proprio qui che volevo arrivare. Mi domando se in questo futuro decreto, in questi futuri decreti, sia previsto un sistema di tamponamento. Se una regione non dà adeguate risorse, voi in generale come ISPRA e SNPA avete un fondo di garanzia che possa in qualche modo compensare rispetto al budget di cui potete disporre? Avete previsto un sistema per compensare queste differenze economiche?

  MARCO LUPO, Direttore Generale Arpa Lazio. Presidente, un lavoro di questo tipo non si può fare all'interno di un DPCM. Il DPCM deve definire i livelli essenziali di prestazione; poi, in termini molto semplicistici, deve definire il costo unitario di ogni prestazione sulla base di costi standard; dopo di che è chiaro che nell'approvazione del DPCM, che deve passare comunque dalla Conferenza Stato-regioni, dal Ministero dell'economia e dal Ministero della salute, occorre trovare una sintesi anche per quanto riguarda le risorse da investire. Noi avevamo fatto al precedente Ministro anche una quantificazione, che ha ricordato prima il Direttore Bratti, di quello che secondo noi è necessario per livellare e garantire un livello omogeneo su tutto il territorio nazionale, non solo in termini di risorse finanziarie ma anche in termini di norme che garantiscano al sistema di reclutare le necessarie professionalità. Adesso non voglio aprire anche questa questione, ma il problema della pubblica amministrazione Pag. 19 è che non è facile reperire le professionalità necessarie per stare al passo con l'evoluzione tecnologica che caratterizza i nostri tempi. Però, limitandoci alla parte finanziaria, è chiaro che una volta individuati i livelli essenziali di prestazione ambientali il confronto deve essere sulla parte economica, cosa che non è demandata dalla legge al DPCM, e quindi non potevamo inserirlo là dentro.

  PRESIDENTE. Se fisso un livello qualitativo tendente all'alto, ma una regione non garantisce il finanziamento all'agenzia regionale, cosa succede? Questa uniformità e questi standard di alto livello rimangono lettera morta? Oppure si utilizzerà il fondo destinato a ISPRA, quei 112 milioni di euro, per compensare e tamponare alcune difficoltà?

  ALESSANDRO BRATTI, Direttore Generale ISPRA. No, non c'entra niente. Mi scusi, presidente. Ci sono 100 milioni nel bilancio, ma ISPRA non fa solo controlli ambientali; ISPRA fa una serie di attività molto diversificate che riguardano le questioni ambientali, non solo il tema dei controlli. I 100 milioni di euro e oltre sono il budget che occorre all'istituto, così come i 75 milioni di euro di ARPA Emilia Romagna. Adesso parlo dell'Emilia Romagna perché ho fatto il Direttore e mi ricordo più o meno qual era il bilancio dell'agenzia. Ma quelli sono quasi tutti stipendi e un po' di attività di funzionamento delle agenzie.
  Il tema del raggiungimento dei LEPTA è un tema più complesso. Noi ci siamo ripromessi e stiamo garantendo in ogni caso degli standard qualitativi, omogenei, su tutto il territorio con uno sforzo non indifferente perché le agenzie e anche noi siamo in difficoltà. Se si vogliono raggiungere dei livelli ottimali in base alle norme vigenti – e le norme vigenti comunque vengono rispettate –, se si vuole raggiungere uno standard più elevato di quello attuale, c'è la necessità di fare un investimento. Noi adesso abbiamo definito i criteri, le caratteristiche, e stiamo lavorando per definire questi livelli. Dopo di che è evidente che occorre un investimento, che è un investimento fatto fondamentalmente di professionalità, lo hanno detto anche i colleghi. Noi abbiamo bisogno di investire. Il nostro è un capitale umano, noi abbiamo bisogno di investire sul capitale umano, quindi di introdurre delle forze professionali giovani, di un certo livello, all'interno delle diverse agenzie. Poi è chiaro che ci sono agenzie che sono più attrezzate e agenzie che sono meno attrezzate perché hanno una storia diversa, quindi c'è la necessità di intervenire in maniera diversificata.
  È un percorso che non è banale, è un percorso lungo. Però, ripeto, va sostenuto, se non altro nelle parti regolamentative. Poi noi siamo ben consapevoli che i fondi sono difficili da trovare. Come ricordava Marco Lupo, in un provvedimento sul Recovery che vale oltre 87 miliardi di euro – fermiamoci alla parte linea 2, transizione ecologica (qualcosa c'è nella linea 6, come veniva ricordato dal presidente Laporta, sulla parte dei LEPTA dei laboratori) – è necessario implementare questa forza lavoro di livello. Noi non abbiamo dei soldi a disposizione per intervenire. Allo stato attuale non abbiamo nessun fondo e abbiamo un deficit professionale molto forte, soprattutto all'interno delle agenzie regionali. Questo è il quadro.

  PRESIDENTE. Visto che non avete un budget nazionale per tamponare le differenti realtà regionali, c'è nella pratica l'aiuto tra le varie agenzie? Faccio un esempio banale a caso: se a una regione manca il microscopio x e l'altra regione ce l'ha, c'è uno scambio o di personale o di strumentazione? Immagino che almeno questo avvenga.

  STEFANO LAPORTA, Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA. Sì.

  PRESIDENTE. Avviene a titolo gratuito oppure c'è sempre un corrispettivo? Se la Regione che ha già un budget basso riceve personale o strumentazione da un'altra Regione, da un'altra agenzia, deve comunque pagare? A livello pratico come funziona?

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  STEFANO LAPORTA, Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA. Presidente, ho capito la domanda. Come dicevo all'inizio, c'è un principio di sussidiarietà che ispira poi tutto il sistema rispetto alle eventuali carenze di un'agenzia. Questo si è esplicitato in varie situazioni attraverso il ricorso a infrastrutturazioni, per esempio come ricordava correttamente lei, laboratoristiche. Se ci sono delle carenze in alcune Regioni si è cercato di fare fronte anche ricorrendo innanzitutto a infrastrutture secondo criteri di prossimità regionale, a meno che non siano infrastrutture altamente specialistiche. Noi stessi, per esempio, quando abbiamo avuto il problema dell'incendio del laboratorio a Castel Romano – purtroppo ISPRA in questi quattro mesi è stata colpita due volte da eventi incendiari, per fortuna senza vittime e per fortuna anche casuali – ci siamo avvalsi per alcune analisi dei laboratori delle ARPA a noi territorialmente più vicine. C'è un costo di prestazione che viene in qualche modo riconosciuto, ma spesso si tratta di indagini che hanno dei costi già pagati dagli stessi esercenti. Per quanto riguarda l'avvalimento di personale, abbiamo avuto alcuni casi in cui è stato inviato in missione dai direttori; in altri casi sono stati riconosciuti semplicemente i costi della missione, e quindi delle spese di vitto, alloggio e viaggio. Ma quel tipo di operazione prestata nell'ambito dell'altra agenzia è stata riconosciuta dal Direttore regionale che ha prestato le risorse umane come attività straordinaria della propria agenzia. Quindi, il criterio c'è. Per approfondire ulteriormente, nella fase successiva si potrebbe pensare, come avevamo peraltro già fatto – il Direttore Bratti lo ricorda meglio di me – anche a istituire una sorta di fondo di perequazione che consenta di avere una situazione che possa far fronte a queste situazioni straordinarie; però nel DPCM LEPTA, una volta stabiliti i LEPTA e finanziati poi successivamente, non c'è la possibilità che ci siano Regioni che se ricevono una somma non la danno per quel determinato tipo di intervento. Credo che la sua preoccupazione fosse legata a creare una sorta di meccanismo di garanzia per cui, una volta stabilita l'esigenza o una prestazione e magari con il finanziamento LEPTA stabilita quella risorsa, si sia sicuri che questa risorsa vada effettivamente a finanziare tutte le Regioni secondo criteri stabiliti negli allegati tecnici dai LEPTA stessi. Questo è previsto, ma potrebbe essere ulteriormente rinforzato con una previsione di un fondo di perequazione che, peraltro, non è una idea nuova, perché già tre o quattro anni fa la avevamo immaginata proprio per iniziare a precostituire questi LEPTA. Sono abbastanza confidente che, approvati i LEPTA con il DPCM e trovata la forma di finanziamento, poi si metta a punto il meccanismo per cui questi fondi arrivino realmente a destinazione superando eventuali farraginosità burocratiche e amministrative da parte di singole realtà regionali. Lei poi aveva chiesto una risposta sull'articolo 26, sull'attuazione di una previsione specifica che era nel decreto «Sicurezza» e che riguardava il controllo integrato del territorio. Su questo con qualche battuta conclusiva, se lei ha ancora tempo e me lo permette, chiederei al collega Pini di darle la risposta.

  PRESIDENTE. Sì, prego. Non so se vuole intervenire prima l'onorevole Patassini o aspettiamo la risposta del decreto «Sicurezza». Prego, onorevole Patassini, così poi chiudiamo.

  TULLIO PATASSINI. Ringrazio il presidente e tutto lo staff di ISPRA per la relazione approfondita ed esaustiva. Chiaramente sulle questioni più prettamente legate all'organizzazione del personale a livello nazionale e territoriale credo spetti all'autonomia dell'istituzione poter operare al meglio, come sono soliti fare anche in questa sorta di mutuo supporto tra di loro. Auspichiamo che anche le Regioni facciano la loro parte, perché la tutela ambientale è un interesse di tutti i cittadini, dal nord al sud, dall'est all'ovest. Poi è chiaro, altre questioni potrebbero essere demandate al Ministero della funzione pubblica e agli organi più competenti e più appropriati su questo. Un aspetto, invece, sul quale vorrei sottoporre l'attenzione del presidente, del Pag. 21Direttore di ISPRA, riguarda il fatto che durante l'inchiesta sui rifiuti COVID-19, che questa Commissione ha licenziato qualche tempo fa, si è verificata l'esigenza di ponderare un giusto livello di controlli con la tutela dell'ambiente, soprattutto in situazioni emergenziali. È evidente che non possiamo andare a controllare durante il picco della pandemia il flusso di rifiuti indifferenziati che magari viene non correttamente suddiviso e razionalizzato, e chiaramente spetta anche agli organi controllori utilizzare sia un buonsenso operativo, sia una prospettiva in termini di prevenzione più che di repressione. Nella futura attività di ISPRA, e soprattutto negli accordi con gli organi di Polizia, pensate sia questa la strada che intendete perseguire nel prossimo futuro?

  PRESIDENTE. Onorevole Potenti.

  MANFREDI POTENTI. Grazie, presidente. Rispetto ai dati che ci avete fornito delle ispezioni compiute nelle varie sedi di impianti, esiste una relazione complessiva che potrebbe esserci utile per attingere anche ad alcune informazioni specifiche afferenti a ulteriori attività che potremmo compiere grazie al lavoro che avete elaborato?

  STEFANO LAPORTA, Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA. Per quanto riguarda il tema dei rifiuti COVID-19 – poi magari su questo parlerà rapidamente anche la collega Frittelloni – noi abbiamo esaminato la situazione che si poteva verificare con la pandemia anche per quanto riguarda, come la Commissione ricorda, lo smaltimento dei dispositivi medico-chirurgici di prima esigenza, le mascherine e i guanti. Insieme all'Istituto superiore di sanità abbiamo emanato delle linee di condotta e comportamento che andavano proprio in questo senso, cioè di assicurare un corretto smaltimento, ma nell'ottica di prevenire eventuali situazioni di smaltimento non corretto e non conforme. Complessivamente, rispetto al tema della gestione dei rifiuti in epoca COVID-19, non abbiamo segnali di situazioni diverse dal passato o di incremento di alcune situazioni. Evidentemente le stiamo monitorando con attenzione, ma riteniamo sia la prevenzione l'approccio giusto, perché quando arriviamo alla repressione significa già intervenire sulla patologia. Presidente, rapidamente, su questi due temi se mi permette do la parola ai colleghi Pini e Frittelloni per chiudere.

  VALERIA FRITTELLONI, Direttore del Centro nazionale dei rifiuti e dell'economia circolare (ISPRA). Io posso dire come ci siamo regolati in questo anno in cui abbiamo fatto i controlli con tutti i colleghi delle agenzie, sia sugli impianti end of waste sia sugli impianti con procedura semplificata per le attività di vigilanza e controllo legate al Ministero. Abbiamo preparato molto bene i controlli, anche avendo dei contatti con gli operatori, proprio a scopo preventivo e visto che c'era una difficoltà oggettiva anche di andare sugli impianti in molte zone del Paese. La verifica documentale precedente al controllo ispettivo sull'impianto è stata molto accurata. Viene sempre fatta, anche in situazioni ordinarie, ma in questo ultimo anno si è prestata particolare attenzione a questa fase preliminare della visita ispettiva proprio per limitare al massimo la presenza presso gli impianti e anche oggettivamente per creare meno problemi possibili agli operatori che già erano in una fase di difficoltà lavorativa. Abbiamo cercato, come ha detto l'onorevole Patassini, di applicare il buonsenso, pur senza rinunciare all'attività di controllo.

  ALFREDO PINI, Capo Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale (ISPRA). Posso rispondere, invece, alla domanda che riguarda i documenti in cui sono disponibili le informazioni che riguardano le attività di controllo. Confermo che noi abbiamo delle relazioni annuali sulle attività di controllo che vengono svolte. I numeri che ho citato sono contenuti nella relazione per l'anno 2019, che è in approvazione da parte del Consiglio, ma penso che non ci siano difficoltà a renderli disponibili sin da subito nella versione Pag. 22 sottoposta a Consiglio SNPA per l'approvazione per l'anno 2019. Trovate i dati e anche la collocazione geografica degli impianti nei quali sono state svolte le ispezioni. Sono documenti abbastanza voluminosi. Poi, non appena approvati in sede di Consiglio nazionale di sistema, vengono anche pubblicati sul sito dell'SNPA. Quindi, ad esempio, i dati dell'anno 2017 e degli anni antecedenti comunque sono disponibili sul sito del sistema SNPA, ma provvederemo a farveli avere anche per le annualità antecedenti. Presidente, se ha piacere posso veramente chiudere con quattro numeri, esattamente quattro numeri che però sintetizzano bene la discussione che c'è stata sulle risorse umane e finanziarie del sistema. Il piano triennale del sistema SNPA 2021/2023 ha in premessa proprio quattro numeri. Il primo è il numero di addetti del sistema SNPA per abitante, o meglio, per 10 mila abitanti italiani, che è il parametro tipico che viene utilizzato come intensità dei sistemi di protezione. Noi del sistema SNPA siamo circa due addetti per 10 mila abitanti. L'altro numero interessante è quanto costa questo sistema. Gli ultimi dati, i dati più aggiornati, quelli del piano triennale 2021/2023, che ovviamente si riferiscono agli anni precedenti, calcolano il costo medio pro capite per abitante del sistema, quindi quei 750-800 milioni che diceva il Direttore Bratti ripartiti su tutti gli abitanti italiani in 13 euro per abitante. Vi do, solamente per termine di paragone, gli stessi numeri per il Sistema sanitario nazionale: a fronte dei due addetti per 10 mila abitanti, il Sistema sanitario nazionale ne ha 190 per 10 mila abitanti. Il costo pro capite per cittadino dei sistemi dell'SNPA è di 13 euro, e il costo a carico del sistema pubblico del Sistema Sanitario è 1.850 euro: 13 euro contro 1.850 euro. Questo per avere un'idea delle risorse complessive in termini numerici, in termini di costi, dell'SNPA, del Servizio nazionale per la protezione ambientale.

  PRESIDENTE. Perfetto. Per concludere, non so chi vuole rispondere sui piani di sicurezza degli impianti.

  ALFREDO PINI, Capo Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale (ISPRA). Chiedo scusa, avevo dimenticato l'articolo 26-bis. Sull'articolo 26-bis noi non abbiamo come sistema nazionale una competenza diretta, come è noto, perché prevede la predisposizione dei piani di emergenza interni e dei piani di emergenza esterni sotto la vigilanza del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. Noi abbiamo dato dei contributi a livello di singole prefetture quando ci è stato chiesto in termini di dislocazione e numerosità degli impianti. Così come siamo stati coinvolti in un recente evento in cui sono state discusse e sono state presentate le linee guida che il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco ha predisposto e per le quali noi abbiamo dato dei contributi molto minimali, peraltro, in termini di parti ambientali. Non ho però dati sul sistema complessivo di attivazione, e devo dire che anche il numero di attivazioni da parte delle prefetture o dei Corpi dei Vigili del Fuoco nei confronti di ISPRA è, per quanto a me noto – ma credo che anche i colleghi di ISPRA presenti possono confermare –, estremamente limitato.

  PRESIDENTE. Non so se ho capito bene o male, ma di fatto l'attuazione di questo decreto «Sicurezza» del 26-bis non sta dando i risultati sperati?

  ALFREDO PINI, Capo Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale (ISPRA). In realtà, le dicevo, non è sotto la competenza del sistema.

  PRESIDENTE. Voi però siete coinvolti, avete la percezione.

  ALFREDO PINI, Capo Dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale (ISPRA). Gli impianti di trattamento rifiuti forse, ma credo che le informazioni in nostro possesso siano molto ridotte.

  STEFANO LAPORTA, Presidente di Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente SNPA. Noi abbiamo lavorato con il Pag. 23Dipartimento dei Vigili del fuoco, soccorso pubblico, del Ministero dell'interno; con il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco per la redazione di linee guida che servissero a uniformare o a dare comunque un format e che poi, attraverso le articolazioni provinciali del Ministero dell'interno, potevano essere fornite a tutti i titolari e gestori degli impianti. Se le notizie che ho sono vere, credo fosse stato presentato anche un DPCM a gennaio, ancora con il vecchio Governo, poco prima che ci fosse il cambio di Governo, il DPCM che ancora non è stato approvato, anche perché lo seguiva per la Presidenza del Consiglio – non so per quale ripartizione di competenze – il Dipartimento Casa Italia. Poi, come sapete, il Capo del Dipartimento è stato destinato a svolgere le funzioni di Capo del Dipartimento della Protezione civile, per cui questi temi di emergenza esterna riflettono delle linee guida il cui DPCM è alla firma del Presidente del Consiglio. Sbloccando quello, a cascata si dovrebbe poi sbloccare tutto il meccanismo territoriale. Per quello che noi sappiamo, le linee guida sono praticamente pronte, devono essere solo distribuite, con i format della pianificazione di emergenza.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste e considerazioni, vi ringrazio innanzitutto per la lunga e approfondita relazione. Come sempre, vi rimandiamo sicuramente ad altre occasioni. Intanto vi ringrazio e vi auguro buon lavoro.

Esame della proposta di relazione sul SIN Venezia – Porto Marghera e sui dragaggi dei grandi canali di navigazione portuale (Relatori: on. Vignaroli, on. Licatini, on. Potenti).

  PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno continua con l'esame della proposta di relazione sul SIN di Venezia, Porto Marghera e sui dragaggi dei grandi canali di navigazione portuale. Ricordo che l'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi ha convenuto sull'opportunità di predisporre una relazione sul SIN di Venezia Porto Marghera. Comunico di avere presentato insieme agli altri relatori, l'onorevole Licatini e l'onorevole Potenti, una proposta di relazione che sarà trasmessa a tutti i componenti della Commissione via e-mail. Il termine per la presentazione delle osservazioni e delle proposte di modifica è fissato per giovedì 15 aprile ore 15. Se nessuno chiede di intervenire, rinvio il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.