XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 98 di Giovedì 25 febbraio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori.
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione del Direttore Generale Arpa Lombardia, Fabio Carella (l'audito sarà in videoconferenza) :
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Carella Fabio , Direttore Generale Arpa Lombardia ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4 
Cazzaniga Maria Teresa , Direttore Tecnico Arpa Lombardia ... 4 
Padovani Sergio , Direttore del Settore Attività Produttive e Controlli Arpa Lombardia ... 5 
Cazzaniga Maria Teresa , Direttore Tecnico Arpa Lombardia ... 7 
Carella Fabio , Direttore Generale Arpa Lombardia ... 10 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 10 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10 
Padovani Sergio , Direttore del Settore Attività Produttive e Controlli Arpa Lombardia ... 10 
Cazzaniga Maria Teresa , Direttore Tecnico Arpa Lombardia ... 11 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11 
Braga Chiara (PD)  ... 11 
Carella Fabio , Direttore Generale Arpa Lombardia ... 12 
Cazzaniga Maria Teresa , Direttore Tecnico Arpa Lombardia ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Carella Fabio , Direttore Generale Arpa Lombardia ... 13 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 

Audizione del Direttore Generale Arpa Veneto, Luca Marchesi (l'audito sarà in videoconferenza) :
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Marchesi Luca , Direttore Generale Arpa Veneto ... 14 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 17 
Braga Chiara (PD)  ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Marchesi Luca , Direttore Generale Arpa Veneto ... 18 
Tomiato Loris , Direttore Area tecnica e Gestionale Arpa Veneto ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 18 
Ferrazzi Andrea  ... 18 
Marchesi Luca , Direttore Generale Arpa Veneto ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 19 
Marchesi Luca , Direttore Generale Arpa Veneto ... 19 
Ostoich Marco , Direttore dell'Unità Organizzativa Complessa Autorizzazioni e Controlli Ambientali Arpa Veneto ... 19 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Marchesi Luca , Direttore Generale Arpa Veneto ... 20 
Tomiato Loris , Direttore Area Tecnica e Gestionale Arpa Veneto ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 13.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Direttore Generale Arpa Lombardia, Fabio Carella.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Direttore Generale Arpa Lombardia, Fabio Carella, che ringrazio per la presenza. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul fenomeno degli incendi negli impianti di gestione di rifiuti, su cui la Commissione sta svolgendo una specifica inchiesta. Comunico che l'audito ha preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta.
  Avverto che seguiranno l'audizione, attraverso la web-tv della Camera, gli studenti delle classi III B, III E e III I del Liceo Classico Torquato Tasso di Roma, a cui invio il saluto della Commissione.
  Invito il nostro ospite a svolgere una relazione, approfondendo in particolare la situazione che si registra nel territorio di competenza del suo ufficio; al termine seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento.

  FABIO CARELLA, Direttore Generale Arpa Lombardia. Ringrazio il presidente e i commissari. Abbiamo accolto con favore il vostro invito e vi ringraziamo per questo. Proseguiamo oggi un lavoro di presentazione delle attività che, come rappresentanti di Arpa Lombardia, stiamo portando avanti sul nostro territorio. Rappresentiamo uno dei pezzi del sistema pubblico che si occupa della questione in oggetto che è stata affrontata dalla nostra relazione secondo il nostro punto di vista. Partiremo dal luglio 2019, il mese in cui per l'ultima volta abbiamo avuto occasione di parlare con la Commissione di questo argomento; quindi, cercheremo di fornire un quadro evolutivo di quello che è successo da allora. Sono presenti in collegamento anche due miei colleghi: la dottoressa Maria Teresa Cazzaniga, Direttore tecnico dell'agenzia e l'ingegner Sergio Padovani, responsabile del settore attività produttive e controlli nel cui ambito viene gestita questa materia. Gli incendi rappresentano sicuramente un aspetto importante e, soprattutto, un indicatore di una situazione complessa che sta a monte del problema degli incendi. Quindi è su questa situazione complessa che noi cercheremo in questa nostra relazione di andare a porre alcuni accenti.
  La relazione è suddivisa in tre sezioni. La prima sezione parte dal problema specifico degli incendi e della gestione dei rifiuti in una situazione di emergenza, se così vogliamo descriverla. In questa situazione l'Agenzia ha delle sue competenze specifiche, e come vedremo ha sviluppato nel tempo anche una serie di strumenti che ci aiutano a essere più incisivi nell'affrontare l'argomento. A valle o a monte del problema degli incendi c'è il problema più in generale delle attività di controllo sugli impianti che gestiscono i rifiuti, attività di Pag. 4controllo che sono parzialmente di competenza dall'Agenzia e in maniera molto più estesa di competenza di altri soggetti. Faremo un affondo anche su questa attività che per noi è una attività di carattere ordinario. Come terza sezione cercheremo di dare una panoramica di come l'evoluzione della problematica degli incendi, ma più in generale la problematica dei controlli, ha suggerito all'Agenzia l'utilizzo di alcune tecnologie innovative sia in fase di controllo sia in fase di supporto agli atti autorizzativi da parte delle autorità competenti. Cercheremo di dare una prospettiva anche di come l'Agenzia della Lombardia, ma più in generale il sistema pubblico, può utilizzare i moderni strumenti per affrontare in maniera più efficace il tema del controllo degli impianti di gestione dei rifiuti, onde minimizzare poi alla fine gli effetti negativi, come gli effetti degli incendi da cui siamo partiti.
  Per rendere più facile l'esposizione, abbiamo preparato una presentazione che poi potremo lasciare agli atti della Commissione. Se va bene questa impostazione e se va bene l'utilizzo di questa presentazione, lascerei la parola alla mia collega, la dottoressa Cazzaniga, che tratterà la prima di queste tre sezioni, cioè quella che ricollega l'attività dello studio 2019 all'oggi e si focalizza sul punto di partenza della relazione, che è il tema degli incendi e più in generale delle attività in emergenza.

  PRESIDENTE. Prego.

  MARIA TERESA CAZZANIGA, Direttore Tecnico Arpa Lombardia. Diciamo che mi collego un po' all'audizione che si è tenuta in prefettura a Milano lo scorso luglio 2019. Come avviene il presidio delle emergenze in Arpa Lombardia? Abbiamo un sistema di risposta alle emergenze che si è andato consolidando nel tempo, a partire dall'inizio del 2012 fino a oggi. In caso di un'emergenza il sistema prevede che l'attivazione da parte di Arpa avvenga attraverso un numero unico che è attivato presso la sala di Protezione Civile della regione Lombardia e che è valido per tutta la regione. A questo numero accedono di norma soprattutto enti, Forze dell'ordine, Vigili del fuoco, ma anche i cittadini. Chiamano questo centralino in sala operativa e, attraverso un sistema che abbiamo condiviso con la sala operativa nel corso degli anni, in funzione dei principali scenari di segnalazione, viene attivato il referente territoriale di Arpa Lombardia. L'intervento per il personale di Arpa è direttamente sul posto. Quando è necessario avviene secondo modalità che abbiamo reso standardizzate. Se necessario avviene sul posto; altrimenti, nel caso in cui l'intervento sul posto non sia necessario, avviene attraverso contatto con i segnalanti e poi la presa in carico del problema e la realizzazione dell'intervento durante l'orario di servizio.
  Quando si parla di rifiuti in generale, gli scenari incidentali principali sono rappresentati sicuramente dai rifiuti abbandonati – le segnalazioni di questo tipo sono abbastanza frequenti – e in generale, salvo situazioni particolari, vale a dire nel caso di rifiuti che abbiano delle condizioni di trascinamento con contaminazione del suolo, il ritrovamento può essere gestito direttamente dagli enti locali. Ovviamente l'Arpa in questo frangente anche telefonicamente supporta l'azione dell'ente locale dando indicazioni sulle modalità di intervento.
  Il secondo scenario incidentale, che sicuramente è quello più impattante, è rappresentato dagli incendi. Questi possono avvenire presso impianti industriali, cioè impianti che hanno un'attività che non è correlata al ciclo del rifiuto, ma in cui l'incendio parte o coinvolge il rifiuto prodotto e quindi stoccato in attesa di essere allontanato; o presso impianti che gestiscono o trattano rifiuti, cioè quelle aziende che fanno parte della gestione del rifiuto oppure che coinvolgono rifiuti abbandonati. Per «rifiuti abbandonati» intendo anche quei rifiuti che sono mal gestiti, vale a dire che non si trovano collocati presso impianti idonei. Gli incendi di questo tipo richiedono in genere l'intervento in emergenza da parte degli operatori di Arpa, e gli interventi in emergenza da parte di operatori Arpa hanno come scopo la valutazione della presenza di criticità sulle principali matrici impattanti, cioè l'aria, la gestione Pag. 5delle acque di spegnimento e poi successivamente, non direttamente durante la fase emergenziale più acuta, la gestione dei materiali coinvolti nell'incendio e il loro corretto smaltimento.
  In questa tabella vi ho riportato gli eventi che si sono manifestati negli anni, suddivisi per categoria. In particolare, nel grafico a barre che rende di più dal punto di vista visivo il concetto trovate in giallo gli incendi che hanno interessato rifiuti presso impianti di trattamento gestione rifiuti e in azzurro quelli che invece hanno riguardato rifiuti abbandonati o caratterizzati da una cattiva gestione. Abbiamo avuto un incremento degli incendi tra il 2016 e il 2017, un numero che è rimasto pressoché identico nel 2018. Nel 2019 sono diminuiti gli incendi presso gli impianti di trattamento, ma contemporaneamente sono aumentati quelli relativi a rifiuti abbandonati. Nel 2020 il numero è diminuito in generale, tornando a livelli che sono confrontabili a quelli del 2015. In parte – forse questo è legato anche alla situazione di emergenza – va considerato che le altre situazioni emergenziali nello stesso periodo non hanno subito contrazione rispetto alle annualità precedenti.
  In questi ultimi due anni abbiamo cercato di fare tesoro dell'esperienza maturata, tesoro dal punto di vista procedurale e operativo, su due livelli. Il primo livello è stato quello di condividere con gli altri enti che con noi sono coinvolti nella gestione delle emergenze, vale a dire i Vigili del fuoco e le ATS (Agenzie di tutela della salute), una modalità in cui ciascun soggetto coinvolto nella gestione delle emergenze gestisce l'evento, assicura il massimo livello di coordinamento e di interazione decisionale. Questo è di fondamentale importanza soprattutto quando ci si rapporta con gli enti del territorio. L'altro aspetto, che invece è più di natura interna – quindi a uso degli operatori di Arpa –, ma che rappresenta sicuramente un punto di riferimento anche per gli stakeholder esterni, è stato quello di costruire un secondo documento che rappresenta per noi la base tecnica per la definizione delle azioni che gli operatori di Arpa devono mettere in atto durante le situazioni di emergenza, in particolare relative al liquido dell'incendio. All'interno di questa categoria gli incendi presso i rifiuti rappresentano di gran lunga la situazione più frequente. Ovviamente questi due documenti rappresentano per noi buone pratiche che possono essere esportate e che infatti abbiamo anche presentato ai tavoli agenziali.

  SERGIO PADOVANI, Direttore del Settore Attività Produttive e Controlli Arpa Lombardia. Buongiorno a tutti. Nelle slide adesso io vi presenterò un po' quello che è il panorama dell'attività di controllo che Arpa Lombardia svolge sugli impianti. Come prima immagine notate la distribuzione degli impianti di trattamento rifiuti autorizzati in Lombardia. Come vedete, il parco impianti è notevole. Abbiamo più di 3.100 impianti autorizzati a svolgere operazioni di recupero e smaltimento rifiuti. Di questi, oltre 1.700 sono autorizzati in procedura ordinaria, quindi articolo 208, mentre quasi un migliaio in procedura semplificata. I 420 impianti, invece, hanno un'autorizzazione integrata ambientale. In particolare quasi 280-279 svolgono esclusivamente attività di trattamento rifiuti, quindi discariche, inceneritori, impianti di recupero, e altri 140 sono industrie che hanno un'attività principale industriale, ma che svolgono come attività secondaria il recupero dei rifiuti, in particolare le fonderie, le acciaierie, i cementifici e impianti di questa tipologia.
  Per quanto riguarda i controlli che Arpa ha svolto, nella tabella trovate i controlli svolti dal 2015 al 2020 sugli impianti di rifiuti che non hanno autorizzazione integrata ambientale. Come ha ben anticipato il Direttore generale, la competenza per i controlli su questi impianti non è ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, non è in capo ad Arpa, ma in capo alle province. Tuttavia l'Agenzia, per iniziativa o per convenzioni Arpa, per iniziativa dell'Agenzia o per convenzione con le province, ha svolto circa un centinaio di controlli negli ultimi anni e una cinquantina dal 2017 al 2018.
  Dal 2019 abbiamo sottoscritto una convenzione, come tutte le agenzie italiane, per Pag. 6svolgere un numero ulteriore di controlli proprio su queste tipologie di impianti, quindi impianti autorizzati ai sensi dell'articolo 208 con procedura semplificata. Sugli 82 controlli aggiuntivi che abbiamo svolto trovate anche l'indicazione di quante sanzioni amministrative e sanzioni penali abbiamo accertato e contestato. Per quanto riguarda però il parco industriale della Lombardia, le autorizzazioni integrate ambientali esistenti oggi sono circa 1.800, di cui circa 1.100 industrie e 730 AIA (Autorizzazione integrale ambientale) zootecniche. Su questi impianti noi svolgiamo circa 300 controlli all'anno e in particolare, per quanto riguarda la parte dei 279 AIA che trattano rifiuti, circa un centinaio di controlli tra ordinari e straordinari vengono svolti annualmente.
  In questa slide abbiamo riportato anche quali sono le conseguenze del controllo, ai sensi della legge n. 68 del 2015. Molte in ottemperanza di carattere penale sono state depenalizzate attraverso le procedure estintive, ovvero era possibile assegnare con dei verbali delle prescrizioni per risolvere le ottemperanze accertate. A fronte di questi verbali, quindi di prescrizioni, che l'Agenzia in qualità di polizia giudiziaria può svolgere, le aziende hanno versato le sanzioni amministrative pari a circa 2 milioni e 800 mila euro a fronte di un numero di prescrizioni cospicue, perché parliamo di più di 309 asseverazioni richieste da altri enti e 175 asseverazioni per gli esborsi direttamente dall'Agenzia.
  Come facciamo, invece, a tenere sotto controllo tutte quelle 1.800 attività industriali di cui parlavo prima, con Autorizzazione integrata ambientale, per le quali la competenza al controllo è di Arpa? Noi abbiamo adottato ormai da molti anni un applicativo in cui tutti i gestori inseriscono i loro autocontrolli, perché gli autocontrolli possono essere verificati e valutati oltre che da Arpa Lombardia anche da altri enti e dalla polizia giudiziaria. L'accesso all'applicativo avviene via web. Tutti i gestori inseriscono i dati dei loro autocontrolli e le analisi agli scarichi, alle emissioni, previsti dalle autorizzazioni entro il 30 aprile. Abbiamo circa trenta sezioni dove è possibile inserire informazioni in merito ai dati dai consumi energetici agli scarichi, alle emissioni in atmosfera. Abbiamo più di 190 mila dati analitici inseriti per quanto riguarda gli autocontrolli agli scarichi di acque reflue e oltre 40 mila autocontrolli sulle emissioni in atmosfera. Sono una mole di dati non indifferente. Queste informazioni ci servono, oltre che per verificare la conformità alle autorizzazioni rilasciate, anche per valutare quali possono essere i flussi di massa dei vari inquinanti emessi nell'anno da parte delle aziende, per singole tipologie di attività, con patti o a livello provinciale e anche comunale.
  Un altro strumento che abbiamo ormai dal 2004 attivo in regione Lombardia, quindi in Arpa Lombardia ma poi vedremo anche in 17 regioni d'Italia, è l'Osservatorio Sovraregionale Rifiuti (ORSO). Anche questo è stato studiato per consentire ai gestori degli impianti di inserire via web tutte le informazioni ritenute necessarie, e anche ai comuni di inserire tutti i dati sulla produzione e sulla gestione della raccolta differenziata dei rifiuti urbani. Questo applicativo viene poi utilizzato dal CONAI (Consorzio nazionale imballaggi), da Legambiente e anche da altri enti, per i consueti rapporti sulla produzione dei rifiuti e sulla percentuale della raccolta differenziata. Il collegamento a questo applicativo ormai ha coperto l'83 per cento dei comuni d'Italia (sono più di 6.600). Circa 6.500 impianti si sono già collegati e inseriscono i dati via web in questo strumento.
  Nell'Osservatorio Sovraregionale, proprio per incentivare l'economia circolare, ci sarà una sezione dedicata al riutilizzo del Market Inerti, ovvero degli aggregati riciclati. Tutti i gestori che producono aggregati riciclati dal trattamento dei rifiuti inerti inseriscono le loro produzioni, le loro tipologie, e gli utenti possono accedere e andare ad acquistare queste razioni per film e materie prime e seconde, in modo da poter incentivare il mercato del riutilizzo dei rifiuti trattati.
  Altra sezione dedicata all'ORSO è quella legata alla gestione dei fanghi in agricoltura, un aspetto molto sentito in Lombardia. Ormai da parecchi anni questa pratica Pag. 7ha portato ad avere uno spandimento che è arrivato fino a un milione di tonnellate di fanghi e gessi in agricoltura. Questo applicativo consentirà di inserire tutti i dati relativi alle analisi dei fanghi, alle analisi dei terreni dei gestori, attraverso delle notifiche via web. Queste notifiche poi possono essere valutate e verificate sia dall'autorità competente all'autorizzazione provincia e regione, sia da Arpa per le verifiche eventualmente in sede di controllo. La mappa individua le aree in cui avviene il maggiore spandimento di fanghi e di gessi, e nel secondo grafico vedete la differenza tra lo spandimento di fanghi tal quali e lo spandimento di gessi da essiccazione.
  Un altro sistema di controllo per monitorate le emissioni degli impianti più critici è la rete SME (Sistema di monitoraggio delle emissioni in continuo). Abbiamo collegato cementifici, termovalorizzatori, le centrali turbogas e le vetrerie. Sono circa 41 gli impianti collegati e 70 le linee sotto controllo. Vengono analizzati circa 2 mila parametri con una frequenza di cinque secondi; per cui circa 35 milioni di dati vengono riversati in questi sistemi. Il sistema è strutturato in modo da avere in parallelo sia il sistema dell'azienda che l'impianto di Arpa, in modo da poter verificare in tempo reale quale sia l'andamento delle emissioni di questi impianti. Queste informazioni sono importanti perché ci consentono di poter acquisire e verificare eventuali malfunzionamenti, e di valutare anche in questo caso qual è l'impatto e quindi il flusso di massa inquinante emesso da queste installazioni.
  Un'ulteriore attività rilevante che viene svolta da Arpa Lombardia è in merito al controllo delle discariche. Le discariche, a seguito della modifica entrata in vigore dalla direttiva comunitaria, nella norma nazionale hanno assegnato ad Arpa il compito di rilasciare il nullaosta per l'avvio delle operazioni di smaltimento rifiuti nelle discariche. Per rilasciare questo nullaosta, Arpa Lombardia ha deciso di effettuare tutta una serie di verifiche che diventano quasi un collaudo su tutte le varie fasi di allestimento della discarica. Per rilasciare un singolo nullaosta per ogni lotto noi svolgiamo almeno circa 12 sopralluoghi e più di 9-10 rilievi topografici; poi elaboriamo con dei modelli digitali i valori che abbiamo registrato; svolgiamo tutta una serie di prelievi, di campioni, dai teli all'argilla, alle analisi dei piezometri; e poi collaudiamo le saldature dei teli in HDPE (polietilene ad alta intensità), le verifiche geoelettriche e quant'altro.
  È un'attività molto dispendiosa – qui magari non sono molto visibili tutte le varie fasi della nostra funzione operativa –, ma che ci consente comunque di poter garantire e certificare che l'impianto è stato realizzato conformemente al progetto approvato. Questo non è poco perché su impianti che hanno estensioni di decine di migliaia di metri quadrati per ogni lotto vuol dire un intervento. Come potete vedere, i campioni che preleviamo, le battute topografiche e le verifiche delle saldature ci portano a elaborare delle sezioni e a verificare se le quote sono conformi o meno al progetto, fino ad arrivare in fase di chiusura a verificare, attraverso l'utilizzo di droni o di estrazioni totali con misure topografiche, se i rilievi, quindi le quote approvate dal profilo del progetto della discarica, sono stati rispettati oppure no. In caso contrario, per ogni fase Arpa esprime un nullaosta all'azienda per proseguire nella fase estensiva, fino ad arrivare eventualmente a bloccare alcune fasi finché non abbiamo verificato e misurato che quanto è stato autorizzato è stato effettivamente realizzato.

  MARIA TERESA CAZZANIGA, Direttore Tecnico Arpa Lombardia. L'ultima parte della nostra presentazione vuole rappresentarvi l'applicazione di nuove tecnologie per i controlli sul territorio. Il fatto di utilizzare le nuove tecnologie a supporto dell'attività di controllo, in particolare del controllo dei rifiuti, è nato proprio a seguito dei primi incendi che hanno riguardato siti di trattamento o di stoccaggio dei rifiuti, specialmente utilizzando un'analisi retrospettiva sulle immagini del sito disponibili attraverso strumenti come Google Earth.
  Questo è l'esempio. È un impianto di trattamento rifiuti che ha preso fuoco nel Pag. 8settembre del 2017. L'analisi delle immagini da satellite e da aereo storiche aveva confermato che i rifiuti accumulati erano rapidamente aumentati negli anni, fino a superare palesemente i quantitativi autorizzati. Questa immagine ve lo mostra. Questa è un'immagine di Google Earth del 2013, in cui si può vedere che l'impianto è gestito nelle modalità dell'autorizzazione; quindi, tutti i rifiuti sono stoccati separatamente per tipologia. Nel 2016 la situazione è visibilmente peggiorata, fino ad arrivare a giugno 2017, pochi mesi prima di quando è esploso l'incendio, quando l'impianto si mostra con una distribuzione dei rifiuti piuttosto caotica.
  L'idea di utilizzare le nuove tecnologie e l'osservazione satellitare è propria anche delle indicazioni della Commissione europea. Il piano di azione delle governance ambientali del 2018 prevede proprio che la Geospatial Intelligence sia una nuova forma di controllo finalizzata a verificare la conformità ambientale, oltre che uno strumento per indirizzare in maniera più mirata le ispezioni ai siti di interesse.
  L'idea di questo progetto che abbiamo avviato sul finanziamento della regione Lombardia nel 2019 era duplice: da una parte volevamo sviluppare una strategia legata alla sorveglianza, utilizzando una mappatura periodica del territorio, applicando proprio la Geospatial Intelligence per evidenziare i casi di potenziali non conformità alle normative ambientali; dall'altra parte volevamo sviluppare una strategia di controllo su bersagli eletti, effettuati d'accordo con le strutture competenti a livello tecnico-amministrativo e le Forze dell'ordine.
  Nel grafico vi ho riportato lo schema che rappresenta un po' il flusso di questo tipo di valutazione. Parte da un incrocio tra le attività ambientali (quelle delle aziende che, per esempio, hanno un'autorizzazione), i dati che arrivano dagli strumenti di osservazione satellitare e aereo, la valutazione delle informazioni, l'individuazione di siti potenzialmente critici che vengono valutati insieme agli organi di controllo, per poi stilare un elenco di siti critici da controllare anche con strumenti evoluti quali i droni.
  Per quanto riguarda la parte di utilizzo di immagini satellitari, abbiamo da pochissimo acquisito un servizio di fornitura di immagini satellitari ad altissima risoluzione che ci consente di avere immagini del territorio aggiornate, quindi con fornitura di immagini a richiesta, per un complessivo di copertura del territorio regionale che è di circa 13 mila chilometri, pari al 15 per cento della nostra regione.
  Sulla base di queste informazioni che derivano dalle immagini, abbiamo individuato una categorizzazione degli osservabili che ci consentono di valutare l'evidente estensione delle criticità su tre livelli: criticità bassa, criticità media e criticità elevata. I criteri sono differenti per impianti autorizzati, e considerano il fatto che, per esempio, si siano verificati nel tempo forti incrementi di quantitativi di rifiuti, o il fatto che si scopra la presenza di rifiuti non autorizzati. Quanto ai siti non autorizzati si considera il fatto che ci siano oggetti attribuibili a rifiuti, o che i rifiuti si trovano in luoghi dove non dovrebbero essere, in impianti privi di autorizzazione. Anche su questo, dal 2019 a oggi abbiamo un po' evoluto la modalità con cui arriviamo ad attribuire queste classificazioni perché si possa arrivare a una valutazione automatica del rischio ambientale. Questo per stabilire una priorità dei controlli, ma anche per addestrare gli algoritmi di intelligenza artificiale che da qualche mese abbiamo incominciato a sperimentare.
  Questi sono degli esempi della differenza tra l'utilizzo di un'immagine storica disponibile liberamente su Google Earth e la possibilità di disporre di immagini on demand di tipo aggiornato. Il primo, per esempio, è il caso di una criticità individuata riferita a immagini storiche che mostrava la presenza di rifiuti abbandonati che nell'immagine recente, invece, è risolta. Il secondo è un sito in cui la criticità già rilevata da immagini storiche è stata ulteriormente confrontata. Come già detto, il fatto di riuscire a categorizzare bene queste immagini ci consente anche di sperimentare l'utilizzo dell'intelligenza artificiale per la loro interpretazione. È stato sottoscritto tra Arpa e il Politecnico un Pag. 9accordo di collaborazione per sperimentare proprio gli algoritmi di intelligenza artificiale. L'algoritmo è stato sottoposto a un processo di apprendimento e l'accuratezza della classificazione si avvicina a circa il 90 per cento, che è sicuramente un risultato molto importante e che in termini di possibilità di automobilizzare questa modalità di individuazione delle criticità potrà essere di molto aiuto.
  La valutazione dei siti critici viene effettuata congiuntamente con gli altri enti deputati al controllo. Questa modalità di valutazione è stata predisposta in maniera differente a seconda dell'organizzazione di ciascuna realtà provinciale. Per esempio, in provincia di Pavia è stato stipulato un protocollo con la Procura con l'istituzione di un Pool Ambiente di cui fanno parte Arpa, la Procura stessa e le Forze dell'ordine; mentre in provincia di Brescia la valutazione è fatta da Arpa e dai Carabinieri forestali nell'ambito del Nucleo Ambiente attivato presso le prefetture.
  Le modalità sono comuni. Sulla base dell'elenco dei siti critici che viene dall'individuazione delle immagini satellitari e che individua tre livelli di criticità, la valutazione del Nucleo Ambiente o del Pool ambiente individua i siti critici da sottoporre al controllo, che sono in una percentuale molto più piccola; quindi circa il 5 per cento dei siti che vengono individuati come potenzialmente critici sono quelli che poi vengono attenzionati con un controllo specifico.
  Un altro aspetto importante, relativo alla fase del controllo, è stato quello di inserire nelle fasi di controllo l'utilizzo dei droni che vengono utilizzati con due modalità. La prima è una modalità che potremmo dire di intelligence: vengono utilizzati per dirimere le incertezze che derivano dalla forte interpretazione, vale a dire per confermare l'effettiva presenza di rifiuti abbandonati. La seconda è una modalità di vero e proprio supporto ai controlli (in parte l'ingegnere Padovani ve l'ha già fatto vedere): forniscono informazioni molto accurate su estensioni, altezza, volume del cumulo dei rifiuti, tipologia di rifiuti, con errori nelle stime volumetriche inferiori all'1 per cento.
  Ovviamente, li abbiamo utilizzati sia all'esterno, per sorvoli esterni, sia anche all'interno di capannoni o sottotettoie. Vi ho portato alcuni esempi. Questa è una modalità di intelligence. Si è fatta la valutazione delle immagini del sito, 2017, 2018 e 2019. Si vedono sulla parte destra i cumuli di rifiuti. Questa è l'area, la posizione da cui è stato fatto decollare il drone, e queste sono le immagini raccolte, le quali hanno permesso di individuare le aree di stoccaggio dei rifiuti, ma anche di stimare in pochissimo tempo tipologia dei rifiuti stoccati e volumi stoccati. Analogamente, questo è un impianto produttivo che recupera legno. Al suo interno, nell'ambito di un controllo ordinario, è stata fatta la stima dei cumuli dei materiali stoccati. È un'area immensa. Per i grandi impianti sicuramente i droni rappresentano l'unico strumento in grado di fornire in poco tempo una stima accurata dei volumi dei rifiuti accumulati, garantendo anche la sicurezza degli operatori coinvolti.
  L'altro aspetto è quello, per esempio, che viene utilizzato nel caso delle discariche, nelle fasi soprattutto di collaudo e riempimento delle stesse. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di un approccio di questo tipo nel controllo? Il vantaggio è che l'approccio forte e interpretativo è estremamente efficace per individuare almeno in una fase preliminare le principali situazioni di non conformità. Ha una potenzialità operativa molto elevata, soprattutto nel momento in cui non lo si tiene da solo, ma lo si combina con l'utilizzo dei droni, soprattutto nelle fasi di supporto alla programmazione dei controlli, in particolare per gli impianti di trattamento dei rifiuti. Poi, per il fatto che utilizza queste nuove tecnologie, questo approccio ci consente, come abbiamo detto, di stimare ed esaminare grandi superfici in tempi molto ridotti. Veniamo agli svantaggi. Se non ci sono stoccaggi esterni l'osservabilità da satellite non serve a nulla. Le immagini che sono liberamente disponibili con una sensibilità adeguata in alcuni casi non sono molto aggiornate. La disponibilità delle immaginiPag. 10 molto sensibili di Google Earth sono però aggiornate in maniera diversa a seconda dell'interesse dell'operatore economico di avere gli aggiornamenti. Il fattore meteo sicuramente è molto limitante quando si utilizzano queste tecnologie perché il volo non può essere realizzato con questi strumenti. Poi ci sono limitazioni per intere aree della nostra regione che sono inibite al volo aereo.
  In termini di prospettiva, al di là del progetto e della conclusione che questo progetto avrà, questa modalità di approccio al tema dei controlli sicuramente è una modalità che può essere applicata in maniera estensiva. Sicuramente l'utilizzo e la disponibilità di immagini dal satellite aggiornate e con sensibilità adeguata, soprattutto con servizi on demand su specifiche aree, può consentire di rendere ancora più efficace questo tipo di approccio. La sperimentazione che abbiamo fatto con l'intelligenza artificiale, nel momento in cui diventerà ingegnerizzata, vale a dire diventerà in automatico, ci consentirà di velocizzare e automatizzare in larga misura il riconoscimento dei siti critici o potenzialmente critici; poi abbiamo visto che anche l'utilizzo dei droni può diventare un vero e proprio strumento di lavoro, al pari di tanti altri che ormai abbiamo imparato a usare.

  FABIO CARELLA, Direttore Generale Arpa Lombardia. Con questo abbiamo terminato la relazione che avevamo preparato. Siamo ovviamente disponibili a eventuali domande o integrazioni. Ringraziamo la Commissione.

  PRESIDENTE. Si è prenotato l'onorevole Alberto Zolezzi, prego.

  ALBERTO ZOLEZZI. Sì, grazie. Ringrazio per l'audizione. Ricordo i primi esempi che ci erano stati mostrati. È un po' che seguiamo questa questione. Ricordo gli esempi di utilizzo del drone portati avanti da Fabio Cambielli, che adesso è ad Arpa Brescia. In Lombardia, secondo i dati ISPRA, vengono prodotti oltre 28 milioni di tonnellate di rifiuti e ne vengono importate circa 12 milioni e ci sono cento inceneritori. Volevo sapere se per caso avete notato se ci sono stati più incendi o incidenti negli impianti dedicati alla gestione di rifiuti importati o se non avete fatto questo rilievo. Parliamo di incendi, anche di effetti ambientali, e mi chiedevo se in generale avete pensato di estendere il monitoraggio delle emissioni anche alle diossine, agli altri interferenti endocrini, non solo per quanto riguarda la fase dell'incendio ma anche in generale, visto che tutti i giorni c'è questa combustione mondiale di rifiuti. Non ci sono solo polveri e ossido di azoto, e sappiamo che bene che si monitorano diossine un paio di volte all'anno, quando va bene. Vista la situazione eccezionale, volevo capire se pensate di estendere il monitoraggio, che poi riguarda anche gli incendi. Prima avete fatto vedere la mappa dello spandimento dei fanghi e avete parlato dei gessi. Volevo capire se adesso c'è un sistema di tracciabilità anche dei gessi di defecazione, che mi risulta non si sappia mai dove e quando vengono sparsi.

  PRESIDENTE. Prego, decidete voi chi debba rispondere.

  SERGIO PADOVANI, Direttore del Settore Attività Produttive e Controlli Arpa Lombardia. Rispondo io, Padovani. Per quanto riguarda il numero di impianti di incenerimento o termovalorizzatori, sono 13 in Lombardia, quindi 11 più 2 che recuperano direttamente energia. Per quanto riguarda il monitoraggio delle diossine, la rete SME è in continuo; non consente di misurare parametri come diossine o come metalli, ma solo i macroinquinanti come l'SO2 (biossido di zolfo) o le polveri totali. Sugli impianti di incenerimento, ma anche sulle acciaierie, in Lombardia sono stati installati degli autocampionatori che campionano in continuo le diossine. Noi svolgiamo un controllo ogni anno o due in base alla programmazione triennale su questi impianti. Vengono effettuate delle verifiche sull'attendibilità del sistema di monitoraggio dell'emissione, la verifica dell'attendibilità del dato, e questo viene svolto su tutti questi impianti.
  Per quanto riguarda l'aspetto relativo all'importazione dei rifiuti, la produzione Pag. 11dei rifiuti speciali in Lombardia è di oltre il milione di tonnellate, mentre quella dei rifiuti urbani è di circa 25 milioni di tonnellate. È chiaro che la produzione di rifiuti è anche determinata dal numero di aziende e di attività produttive presenti, e questo è sempre un aspetto rilevante. I rifiuti importati spesso sono rifiuti che vengono riutilizzati in industria. Faccio l'esempio dei rottami ferrosi. Gran parte delle acciaierie lavorano quasi esclusivamente con rottami. Possono essere o rottami che derivano da un pretrattamento o in alcuni casi anche rottami come rifiuti. Allo stesso modo gli impianti che lavorano il legno tirano tonnellate di rifiuti legnosi, che poi vengono utilizzati in questi impianti.
  La questione fanghi e gessi è una questione che in Lombardia è sotto attenzione ormai da anni, da quando il Comitato tecnico regionale aveva individuato le prime norme tecniche da garantire: prima dello spandimento in agricoltura i fanghi dovevano essere trattati in impianti dedicati. In altre regioni i fanghi dai depuratori vanno direttamente in agricoltura. In Lombardia questo è vietato, devono essere prima trattati. I quantitativi sono notevoli. A fronte del blocco che c'è stato nel 2017-2018 e poi con la legge Genova, i produttori e i gestori di questi impianti hanno spostato – l'ho portato nel diagramma – la produzione dal trattamento di fanghi per l'utilizzo degli stessi in agricoltura (che sono quindi ancora rifiuti e che quindi sono mappati e verificati attraverso le notifiche) al gesso, che non essendo un rifiuto non è sottoposto a preventiva notifica. Su questo aspetto noi siamo ancora in attesa e auspichiamo che la norma nazionale, che ormai è in fase di rielaborazione da molti anni, riesca a consentire anche agli organi di controllo di poter avere la certezza sull'utilizzo di questi gessi o carbonati (adesso si è passato dai gessi ai carbonati), quindi di avere la tracciabilità anche di queste frazioni. In alcune province, in particolare nella provincia di Pavia, hanno inserito come prescrizione agli impianti che producono gessi di comunicare anche l'utilizzo di questi. Nel nostro applicativo abbiamo previsto la possibilità di inserire anche le notifiche dei gessi; però non essendo un obbligo normativo deve prima esserci il passaggio istituzionale, un passaggio giuridico e forte. Non possiamo applicare delle prescrizioni al di fuori di quelle che sono le norme nazionali o regionali. Altri aspetti non me li ricordo.

  MARIA TERESA CAZZANIGA, Direttore Tecnico Arpa Lombardia. Sull'aspetto degli incendi che potrebbero aver riguardato i rifiuti di importazione devo dire che la maggior parte si sono manifestati presso gli impianti di trattamento e gestione di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata o indifferenziata in stoccaggio. Quindi, la maggior parte degli incendi ha riguardato impianti che trattano rifiuti di provenienza locale.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Braga.

  CHIARA BRAGA. Sì, grazie. Ringrazio anch'io il dottor Carella, la dottoressa e il dottor Padovani di Arpa Lombardia per l'audizione molto interessante. Credo che poi sarà utile anche acquisire la documentazione per avere a disposizione i dati che ci sono stati forniti. Io avrei tre domande. La prima riguarda il livello di condivisione delle loro basi informative, delle loro basi dati – in particolare quelle di cui ci hanno parlato nell'ultima parte dell'intervento – con altri enti locali di assistenza. Penso soprattutto ai piccoli Comuni, che come sappiamo sono parecchi in Lombardia, che non hanno una struttura particolarmente solida e numerosa di agenti della polizia locale che possano effettuare un controllo efficace del territorio. Vorrei sapere se questi dati che voi ricostruite vengono condivisi anche con gli enti locali.
  La seconda riguarda la prima parte dell'audizione, rispetto agli episodi di incendi che avete rilevato in questi anni. Volevo sapere se come Agenzia provvedete a trasmettere sempre notizia di reato alla Procura della Repubblica quando intervenite a seguito di un evento di incendio delle varie nature che ci avete descritto.
  Infine la terza. Purtroppo a distanza forse non ho focalizzato bene i numeri sulle slide che sono passate un po' velocemente.Pag. 12 Se ho letto bene, mi pare che l'applicazione della legge n. 68 del 2015 abbia fatto rilevare un livello molto alto di sanzioni amministrative e penali. Mi pare che tra i controlli che vengono effettuati e le sanzioni che vengono comminate ci sia una corrispondenza abbastanza significativa. Volevo capire se mi confermate questa lettura. Volevo capire anche in quale misura e con quale forma quei 2 milioni e 800 mila euro, se ricordo bene, di sanzioni amministrative che sono state introitate concorrono a sostenere l'attività dell'Arpa. Mi rendo conto che quest'ultima è una domanda un po' retorica.

  FABIO CARELLA, Direttore Generale Arpa Lombardia. Comincio a rispondere io sulla terza domanda. L'attività che noi abbiamo fatto dall'inizio della comunicazione di questa legge effettivamente ha portato e porta tuttora all'emissione di un numero molto elevato di sanzioni. Ricordo che nel caso della legge n. 68 del 2015 il pagamento della sanzione è una condizione imprescindibile perché il soggetto possa essere ammesso alla procedura estintiva. Non basta che assolva le prescrizioni che sono state date, ma deve anche pagare la sanzione, cosa che quasi regolarmente avviene. In questo momento tutte le sanzioni che abbiamo incassato le abbiamo postate a bilancio in un fondo specialmente costituito, e sono lì intangibili, perché purtroppo la norma, la legge n. 68 del 2015, non ha definito l'utilizzo di queste cifre. Nel dubbio che queste cifre possano essere utilizzate in un modo piuttosto che in un altro, come Agenzia abbiamo deciso di congelarle. Da un certo punto di vista ovviamente questo non è l'ideale; non credo che fosse neanche l'intendimento del legislatore quando ha promulgato questa legge. Però purtroppo questo pezzo è gravemente mancante. È chiaro che gli utilizzi potrebbero essere diversi; potrebbero essere utilizzi che noi direttamente potremmo fare in termini di attrezzature più che di personale. Però sicuramente in termini di attrezzature potremmo intervenire. Essendo denaro pubblico derivante da un'attività di controllo, è necessario dal nostro punto di vista che ci siano delle indicazioni ben chiare a livello legislativo sul loro utilizzo. Non per niente, sia come Agenzia ma anche come Assoarpa, che è la nostra associazione di categoria di tutte le agenzie, abbiamo più volte chiesto al legislatore di esprimersi sul punto e abbiamo tentato più volte di inserire anche all'interno di veicoli normativi, come per esempio la finanziaria, una definizione. Purtroppo devo rilevare che fino a questo punto risposte non ne abbiamo avute. Noi continuiamo a fare il nostro lavoro, continuiamo a emettere sanzioni, continuiamo a cumulare i proventi e continuiamo a tenerli congelati. Sugli altri punti possono intervenire i colleghi.

  MARIA TERESA CAZZANIGA, Direttore Tecnico Arpa Lombardia. Per quanto riguarda i casi di incendio, spesso, soprattutto in quelli più critici, la situazione è presidiata direttamente dalle Forze dell'ordine; quindi poi la denuncia e l'eventuale sequestro degli impianti o delle aree coinvolte vengono fatti in autonomia. Nel caso invece ci sia la necessità di provvedere con una comunicazione di notizie di reato, da parte di Arpa questa viene fatta soprattutto in quei casi in cui viene effettuata una valutazione successiva dell'evento incidentale che magari ha causato o ha scatenato l'incendio. Si tratta comunque di incendi di minori dimensioni, perché magari si ricostruisce una mancata ottemperanza di norme delle prescrizioni autorizzative.
  Per quanto riguarda i dati di Arpa Lombardia, l'accesso all'applicativo AIDA (Applicativo Integrale Di Autocontrollo) è stato dato a tutti i Comuni nel cui territorio sono collocate le aziende. Tutti i Comuni che hanno un'azienda con un'autorizzazione integrata ambientale, anche quelli più piccoli, hanno ricevuto una password con cui possono accedere e scaricare i dati. I dati elaborati più interessanti dal punto di vista della valutazione complessiva sono pubblicati sul sito di Arpa. L'applicativo ORSO è popolato in prima misura dai Comuni, e quindi è già di per sé uno strumento che può essere utilizzato. Da qualche anno comunque facciamo tutta una serie di rielaborazioni e di valutazioni che sono messe a disposizione di tutti gli Enti del territorio, che possono liberamente essere fruite e Pag. 13utilizzate per gli strumenti di pianificazione territoriale, la valutazione della qualità dell'ambiente e così via.

  PRESIDENTE. Grazie. Non vedo altre richieste di intervento. Io volevo semplicemente chiedere dal punto di vista del fenomeno degli incendi – sia dal punto di vista del numero di incendi, delle quantità, ma soprattutto anche della difficoltà che avete avuto eventualmente in epoca di pandemia – come è evoluta la situazione, come era prima del Covid-19, come è stata durante il lockdown, come è adesso e come è la prospettiva futura.

  FABIO CARELLA, Direttore Generale Arpa Lombardia. Diciamo che in linea generale noi siamo riusciti a mantenere un livello di organizzazione dell'Agenzia che ci ha consentito, anche nei momenti della pandemia più dura, quella del marzo e dell'aprile dell'anno scorso, comunque di continuare un'azione di sorveglianza sugli impianti. Anche senza poterci recare di persona abbiamo inventato, se si può dire così, degli strumenti per tenere la situazione sotto controllo, seppure a distanza. Nel mese di maggio, quando si sono allentate le misure di lockdown, abbiamo ripreso l'attività normale. Chiaramente sto sempre parlando di impianti di nostra competenza, cioè di impianti autorizzati in AIA. Bisogna sapere che esiste una grande fetta, come si diceva all'inizio, di impianti che gestiscono i rifiuti che non sono AIA e che dovrebbero essere controllati dalle province. Quale sia il livello di controllo da parte delle province noi non lo sappiamo perché questi dati a noi non arrivano.
  Per quel che riguarda il fenomeno degli incendi, anche qui noi in periodo di pandemia siamo riusciti comunque a mantenere il servizio di sorveglianza in emergenza in pronta disponibilità, sia durante l'orario di ufficio, sia in notturna, sia il sabato e la domenica. Come ha mostrato prima la mia collega, in realtà nell'anno 2020 il numero degli incendi è drasticamente calato; per cui dal nostro punto di vista non ci sono stati problemi a gestire anche quelle poche situazioni che si sono verificate. Che si siano verificate per la pandemia o meno è tutto da vedere; però come si diceva prima le altre emergenze ambientali, per esempio gli sversamenti di corpo idrico, non sono diminuite nel corso del 2020 a seguito della pandemia, e in certi casi forse sono aumentate.
  Il fatto che ci sia stato questo disaccoppiamento tra fenomeni di incendi diminuiti e altri fenomeni rimasti costanti ci fa pensare che forse, almeno per quest'anno e per il prossimo – perché anche quest'anno nei primi due mesi non abbiamo avuto segnalazioni di questo tipo – ci sia una diminuzione. Speriamo sia una diminuzione costante e reale. Non vorrei con queste mie parole adesso essere profeta negativo, però onestamente i dati che noi registriamo sui nostri applicativi – perché noi tutti i dati degli interventi dell'agenda li mettiamo sui nostri applicativi – ci dicono che nel 2020 e all'inizio del 2021, cioè gennaio e febbraio, per adesso fenomeni non ne abbiamo avuti in maniera così rilevante come negli anni precedenti. Sicuramente questo anche per interventi che sono stati messi in campo da tutti, cominciando dalla magistratura alle Forze dell'ordine, alle prefetture, e anche ovviamente all'Agenzia. Ritengo che, almeno guardando i dati, gli interventi coordinati del sistema abbiano comunque avuto sugli incendi il loro effetto. Poi lì c'è tutto un problema di gestione dei rifiuti non legato agli incendi che va comunque sorvegliato, perché non vorrei che poi si desse troppa enfasi al tema degli incendi e non si guardasse al problema della quotidiana mal gestione del tema rifiuti, che secondo me è altrettanto importante.

  PRESIDENTE. Sicuramente. Io vi ringrazio della corposa relazione. Vi preghiamo di inviarcela, così la possiamo utilizzare al meglio. Vi ringrazio e ci aggiorniamo.

Audizione del Direttore Generale Arpa Veneto, Luca Marchesi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del DirettorePag. 14 generale Arpa Veneto, Luca Marchesi, che ringrazio per la presenza. L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sul fenomeno degli incendi negli impianti di gestione di rifiuti, su cui la Commissione sta svolgendo una specifica inchiesta. Comunico che l'audito ha preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico e della seduta. Invito il nostro ospite a svolgere una relazione di approfondimento in particolare relativamente alla situazione che si registra sul territorio per quanto riguarda gli incendi della vostra regione. Le chiedo di dirci quali sono, vista l'importanza che negli ultimi anni ha avuto questo fenomeno, la vostra nuova organizzazione e lo sviluppo della questione dei controlli, sia preventivi sia anche post, su questo fenomeno rilevante nella vostra regione.

  LUCA MARCHESI, Direttore Generale Arpa Veneto. Grazie a lei, presidente. Buongiorno a lei e a tutti gli onorevoli parlamentari componenti della Commissione. Grazie per questo invito a riferire su un tema certamente delicato e importante che ha interessato negli ultimi anni diverse aree del nostro Paese. Sono presenti con me l'ingegnere Loris Tomiato, che è il direttore dell'area tecnica gestionale di questa Agenzia per l'ambiente, e il dottor Marco Ostoich, che è il responsabile della nostra struttura che si occupa di autorizzazioni e in particolare di rifiuti, compresa la parte di vigilanza sui dati e sulle informazioni, ai quali chiederò il permesso di intervenire per approfondimenti più tecnici. Preciso anche in apertura, per completezza di informazioni, che io vengo oggi audito in quanto Direttore generale dell'Agenzia, ma essendo stato chiamato ad altro incarico da poco oggi figuro come Commissario straordinario dell'Agenzia. Questo semplicemente per correttezza formale degli atti, ma in sostanza non cambia la natura della mia audizione.
  Il tema degli incendi in questa regione è divenuto di attualità, come la Commissione sa bene, a partire dal 2018, e il Veneto è stata una delle regioni maggiormente interessate da questo fenomeno. Potremmo dire come prima affermazione complessiva che questo fenomeno è in riduzione. Adesso vedremo alcuni elementi a supporto di questa affermazione. Resta certamente un punto di attenzione per noi e anche un tema di lavoro che ci vede coinvolti in una proficua e continua collaborazione con le Forze dell'ordine e le Procure. Il lavoro svolto con il Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente in questi anni, sia col Nucleo operativo ecologico di Treviso che con quello di Venezia, ha portato l'Agenzia a collaborare anche ad attività di indagine che hanno individuato come l'incendio fosse sostanzialmente una modalità di illecito smaltimento dei rifiuti che si è diffusa più o meno in concomitanza con il ben noto blocco di alcune quote di mercato di esportazioni, in particolare per la plastica ma non solo.
  Questa Agenzia ha già presentato alla Commissione una prima relazione che copriva gli eventi dal 2017 al luglio 2019. Successivamente abbiamo fornito un documento integrativo che copre il periodo 2019-2020, rispetto al quale io adesso farò ampio riferimento. Poi magari, presidente, vi faccio avere alcune slide che mi sembra più semplice seguire. Non le proietterò ora, ma ve le farò avere.
  Come elemento di inquadramento iniziale ricordo quali sono i compiti delle agenzie in questo settore. Le agenzie si muovono a livello di controllo preventivo, con la formulazione di specifiche proposte di parere e prescrizioni ambientali nella fase di autorizzazione degli impianti; poi si muovono a livello successivo in accordo con le amministrazioni provinciali per quello che riguarda i fattori di controllo. Naturalmente parliamo sia di controllo ambientale in senso proprio, ordinario e fisiologico, sia di forme di controllo che riguardano la patologia dei sistemi produttivi e quindi le ipotesi di reato. In questo caso i nostri funzionari sono investiti della qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria.
  Su questo, se mi consente una piccolissima digressione, segnalo alla Commissione un tema che certamente conosce bene. La regolamentazione della figura dell'ispettore ambientale, figura molto importante per le Arpa, è stata introdotta dalla legge n. 132 Pag. 15del 2016, ma è ancora in fase di completamento nella sua disciplina, perché quella norma fa riferimento a un decreto del Presidente della Repubblica da emanare contenente un Regolamento per le funzioni ispettive. Questo lo dico perché è un tema per noi sensibile, delicato. Prima della legge n. 132 del 2016 vi era addirittura giurisprudenza che considerava dubbia la legittimità della qualifica di UPG (Ufficiali di polizia giudiziaria) per le Arpa. Questo vulnus è stato sanato in parte dalla norma, ma necessita di una norma di attuazione che è questo decreto del Presidente della Repubblica.
  Lo segnalo perché in taluni contesti ogni tanto questo problema riemerge, e quindi c'è anche un problema di prove che vengono formate, di ispezioni, di accesso alla legge n. 68 del 2015, di prescrizioni asseverate: un'attività che si fonda tutta sul presupposto che esistano e che siano legittimi gli UPG dell'Arpa. Noi abbiamo dovuto ricorrere in Veneto, anche a seguito di alcune sollecitazioni degli organi professionali, a un autorevole parere dell'Avvocatura di Stato e della prefettura di Venezia, che ha il compito di coordinare le prefetture del Veneto, al fine di chiarire, almeno in questa fase, la legittimità del nostro operare con funzioni di polizia giudiziaria. Certamente l'approvazione del decreto di cui parlavo sarebbe un elemento di definitiva chiarezza e rafforzerebbe in maniera definitiva e inequivocabile l'azione di controllo che le agenzie possono fare, tra cui anche l'Agenzia che dirigo.
  Tornando alla situazione del Veneto, il contesto del Veneto è di importante produzione in particolare di rifiuti speciali. Infatti, siamo la seconda regione italiana in termine di produzione di rifiuti. Il Veneto è anche una regione che ha un grande capacità di raccolta differenziata ed è la regione che da questo punto di vista ha le percentuali più alte d'Italia. Secondo l'ultimo dato consolidato del 2019, siamo intorno al 75 per cento di raccolta differenziata. Certamente, è una regione in cui i rifiuti sono tanti.
  In questo momento gli impianti AIA autorizzati nella nostra regione sono 848 ai diversi livelli di autorizzazione tra le nazionali, le regionali e le provinciali, distribuite con una maggiore frequenza sulle province di Verona, di Vicenza, di Treviso e di Padova.
  Nel periodo entro il quale la Commissione ci ha chiesto di osservare, si sono verificati un numero di incendi minore rispetto al periodo precedente. Faccio una rapida ricognizione. La provincia di Belluno ha visto due episodi di entità modesta nella discarica di Cortina. La segnalo perché – come è noto – Cortina è teatro in questi giorni dei Mondiali e prospetticamente delle Olimpiadi invernali, oltre a essere una località turistica di grande prestigio. Tuttavia, sono stati incendi piuttosto modesti. La provincia di Padova, invece, è una provincia di rilevanza maggiore e nell'autunno del 2019 abbiamo iniziato a livello provinciale una serie di azioni di controllo specifiche su impianti di gestione che trattano materie plastiche e affini con la verifica della presenza del CPI (certificato di prevenzione incendi) e degli impianti di videosorveglianza. Questo tipo di azioni di controllo preventive rispetto al verificarsi di incidenti ha consentito di segnalare ai Vigili del fuoco alcune situazioni delicate da attenzionare e da verificare rientranti nella parte di prevenzione che poi descriverò più avanti. Il 30 ottobre si è poi intervenuti per un incendio di un capannone adibito a deposito di rifiuti già sotto sequestro da parte dei Carabinieri. Questo è stato l'episodio più rilevante del quale si sono interessate le Forze dell'ordine e la Procura della Repubblica.
  La provincia di Rovigo ha visto il verificarsi di due episodi – uno a ottobre del 2019 e uno ad aprile del 2020 – che riguardavano i rifiuti non pericolosi nella discarica Taglietto di Villadose.
  La provincia di Treviso non è stata interessata nel periodo osservato da incendi di impianti di gestione dei rifiuti e possiamo dire la stessa cosa per la provincia di Venezia.
  Venezia è stata teatro di un episodio di un incendio molto rilevante, ovvero l'incendio della 3V Sigma – credo sia stato portato anche all'attenzione di questa Commissione – Pag. 16che, tuttavia, non è stato relativo alla gestione dei rifiuti pur essendo un evento di notevole entità di impatto ambientale. Credo che sia stato già all'attenzione della vostra Commissione, ma sono comunque disponibili ampi documenti e materiali che vi possono consentire una visione di questo problema. Altri incendi minori hanno riguardato la provincia di Venezia, ma non erano riferiti a piani di gestione dei rifiuti.
  Segnalo che a settembre del 2020 abbiamo fatto un intervento a supporto di Arpa Friuli-Venezia Giulia per un incendio che riguardava un impianto di gestione dei rifiuti urbani nel comune di Aviano, al di fuori del Veneto in provincia di Pordenone. Collaborare con l'Agenzia limitrofa è una cosa che talvolta accade sugli eventi di confine.
  In provincia di Verona abbiamo avuto tre incendi che sono descritti nella relazione: uno riguarda un capannone contenente RAEE (rifiuti da apparecchi elettrici ed elettronici) e si tratta, quindi, di rifiuti speciali pericolosi e non nel comune di Angiari; un altro riguarda invece il comune di Belfiore sempre in provincia di Verona; un altro nel comune di Sommacampagna. Sono tre episodi verificatisi tra l'ottobre del 2019 e il mese di aprile 2020.
  La provincia di Vicenza non ha avuto episodi nel 2019, ma tre eventi nel 2020, di cui due nel medesimo impianto. I due eventi sono avvenuti a distanza di quattro o cinque mesi, il primo ad aprile 2020 e il secondo a settembre 2020 nell'impianto Futura Srl di Montebello che, trattandosi del medesimo impianto, è stato anche particolarmente osservato dal Comando Carabinieri NOE (Nucleo operativo ecologico) di Treviso. L'Arpa è stata attivata immediatamente in entrambi casi e ha lavorato a supporto delle Forze dell'ordine in tutte le fasi di spegnimento e post spegnimento con la tipica attività legata alla gestione degli incendi, quindi un'attività di campionamento speditivo nell'immediato, un monitoraggio con alto volume per la ricaduta di microinquinanti a distanza di tempo maggiore e il governo delle acque di spegnimento, che sono un altro tipico problema degli incendi.
  In provincia di Vicenza c'è stato anche un terzo episodio che riguarda un altro impianto, la ditta Sit Spa di Sandrigo, in cui il 19 maggio è andata a fuoco una parte di imballaggi in plastica e anche qui l'intervento è stato presidiato dall'Agenzia. Questi sono gli eventi.
  Credo che ci sia un altro elemento di interesse per la Commissione, ovvero l'attività di prevenzione che abbiamo fatto, a cui ho accennato prima parlando di Padova. Da questo punto di vista, abbiamo già avuto modo di parlare alla Commissione del nostro tavolo regionale e credo che ne abbia riferito anche il comandante Dattilo dei Vigili del fuoco. Quella del tavolo regionale istituito con una delibera di giunta a gennaio del 2018 – all'inizio della stagione degli incendi negli impianti di rifiuti – è stata un'esperienza positiva. Si tratta di un tavolo che vede partecipare: la Direzione ambiente; la Direzione protezione civile e la Polizia locale; la Direzione prevenzione e, quindi, la sanità; l'Arpa; l'università di Padova, in particolare la facoltà di ingegneria; la Direzione dei Vigili del fuoco; gli Enti locali attraverso l'ANCI (Associazione nazionale comuni italiani); i Carabinieri del NOE.
  Questo tavolo ha attivato quattro linee di lavoro. La prima linea riguarda la definizione di linee guida tecniche per definire le caratteristiche, i requisiti e le prescrizioni finalizzate a prevenire gli eventi emergenziali presso gli impianti di gestione dei rifiuti. La seconda linea di lavoro è finalizzata a fornire le indicazioni ai sindaci per la comunicazione durante l'emergenza. Questo è un fatto molto delicato che tocca direttamente la paura e la sensibilità dei cittadini. Una terza linea di lavoro è stata dedicata a fare una analisi complessiva di valutazione di follow-up degli eventi incidentali accaduti in Veneto. La quarta linea di lavoro riguarda, invece, la sorveglianza sul territorio e la formazione da parte della Protezione civile, della Polizia locale e del NOE.
  Per quanto riguarda la prima di queste linee, che forse è la più interessante dal punto di vista della prevenzione, è stata elaborata una checklist con l'applicazione di un metodo a indici di rischio – che può essere illustrata dal dottore Ostoich o dall'ingegnere Tomiato – in cui sostanzialmente si formulano alcuni indici di pericolosità del processoPag. 17 dal punto di vista del rischio di evento incidentale con combustione. Questo metodo non è molto diverso dalla metodologia del cosiddetto «fire and explosion index». Si stimano sia gli elementi di rischio legati alla natura delle sostanze trattate, sia quelli legati al processo e in questo modo si verifica un livello di rischio degli impianti.
  Con questa metodologia, con questa checklist, sono state avviate una serie di attività e di sopralluoghi che servono a individuare sul territorio le situazioni di particolare attenzione. In particolare, verso la fine del 2018 e l'inizio del 2019 sono stati effettuati sopralluoghi conoscitivi in diversi impianti di gestione e di trattamento dei rifiuti collocati sul territorio regionale e sono state verificate alcune criticità, su cui sono state date indicazioni per il loro superamento. Le criticità si riconducono alla scarsa presenza di sistemi di rilevazione di fumo, di fiamme e di temperatura, alla scarsa efficienza dei sistemi antincendio e alle misure di compartimentazione. Si tratta di tutta una serie di elementi utili a coprire le ulteriori azioni di prevenzione che possiamo sviluppare in futuro.
  Un'altra cosa importante da dire è che su indicazione della prefettura di Venezia – che ha un ruolo di coordinamento delle prefetture del Veneto – si è avviata dalla fine del 2019 la valutazione dei rischi di incendio negli impianti di gestione rifiuti proprio attraverso l'applicazione del metodo a indici individuato dal tavolo di lavoro regionale. Questa attività è stata avviata sempre in collaborazione con Arpa e con i nostri dipartimenti provinciali.
  I nostri dipartimenti provinciali rappresentano un presidio molto attento del territorio. Abbiamo servizi di pronta disponibilità attivi 24 ore su 24, 365 giorni all'anno sia per la parte territoriale sia per la parte analitica, potendo così attivare anche le strutture di laboratorio, in particolare per le matrici aria e acqua, e quindi un sistema di controllo piuttosto evoluto.
  Le attività di controllo sugli impianti dei rifiuti finalizzati alla prevenzione degli incendi sono cresciute negli anni anche per effetto di un protocollo tra ISPRA e le Arpa – immagino che ve ne abbiano già parlato anche altri colleghi – che consiste in un programma operativo di dettaglio costruito nell'ambito del sistema nazionale di protezione ambientale con ISPRA e anche in raccordo con il Ministero che ha messo a valore il sistema delle agenzie su un programma comune che ha contenuti comuni e quindi ha anche lo scopo di innalzare il livello di competenza, di conoscenza e di omogeneizzazione dell'approccio tra le varie Regioni italiane. Non è un mistero che la situazione della protezione dell'ambiente sconti differenze notevoli tra una parte e l'altra del nostro territorio regionale anche dal punto di vista della capacità delle strutture operative. Questo riguarda diversi aspetti della pubblica amministrazione, tra cui anche l'organico delle agenzie.
  In questo lavoro di benchmarking e di collaborazione finalizzato anche alla crescita complessiva del sistema, questa è stata un'attività che per i numeri può apparire non imponente, perché parliamo di 160 controlli previsti a livello complessivo del protocollo e per il Veneto parliamo di 12 o 15 controlli. Sono numeri che possono non apparire imponenti, ma li cito perché stanno all'interno di un piano nazionale di sviluppo e di potenziamento dei controlli sui rifiuti che è di interesse anche per lo scopo di innalzamento delle capacità operative.
  Inoltre, è noto che la legge n. 132 del 2018 ha introdotto l'obbligo dei piani di emergenza interni ed esterni per gli impianti di stoccaggio dei rifiuti. L'Agenzia è impegnata anche in questo lavoro, che è governato dalle prefetture e che rappresenta una delle attenzioni principali che abbiamo in questo momento.
  Queste cose che vi ho sinteticamente descritto sono in parte nella relazione già trasmessa e in parte in un documento che, presidente, consegnerei per via telematica oggi. Mi fermerei qui, a meno che abbia dimenticato qualcosa di rilevante e, in questo caso, chiedo ai miei colleghi di segnalarmelo. Mi rimetterei alle vostre domande, provando a rispondere per quanto riusciamo ora oppure a far seguire elementi informativi successivi.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Abbiamo delle domande. Prego, onorevole Braga.

Pag. 18

  CHIARA BRAGA. Grazie, presidente. Sarò molto breve. Ringrazio il commissario Marchesi – gli faccio anche gli auguri per il nuovo incarico – e i suoi collaboratori per la relazione molto interessante. Faccio anche a lui alcune domande che ho fatto prima al direttore Carelli che riguardano il fenomeno in generale. In relazione agli eventi di incendi, la prima domanda è se l'Arpa trasmette sempre e in ogni occasione la notizia di reato alla Procura della Repubblica per tutti gli eventi e gli incendi in cui è chiamata a intervenire.
  Per quanto riguarda la seconda domanda, invece, le volevo chiedere se, rispetto all'applicazione della legge n. 68 del 2015 in particolare, c'è una stima che è in grado di fornirci in questa sede del rapporto tra i sopralluoghi, le verifiche e i controlli effettuati e le sanzioni che vengono irrogate, quelle amministrative e quelle penali. In particolare, come vengono trattati gli importi rispetto al bilancio dell'Agenzia nelle sanzioni amministrative?

  PRESIDENTE. Prego, può rispondere.

  LUCA MARCHESI, Direttore Generale Arpa Veneto. Se ho capito bene, la seconda parte della domanda si riferisce alla destinazione delle cifre introitate. Su questo ultimo punto ad oggi le somme vengono accantonate non essendo chiara la titolarità di questo introito. Ci sono stati diversi tentativi di introdurre per via parlamentare una disciplina chiara su questa materia, ma non sono mai andati a buon fine. L'Agenzia ha accantonato queste cifre laddove sono state introitate da Arpa, mentre in taluni casi le disposizioni sono state di versamento all'erario e quindi queste cifre sono state gestite diversamente. Questa potrebbe essere un'importante fonte di finanziamento del sistema dei controlli perfettamente in linea anche con il principio comunitario di chi inquina paga.
  Rispetto alla prima parte della sua domanda la segnalazione di reato viene fatta ordinariamente o dall'Agenzia o dai Vigili del fuoco o da altre Forze dell'ordine soprattutto quando si interviene in seconda battuta. Non so se l'ingegnere Tomiato voglia dire qualcosa.

  LORIS TOMIATO, Direttore Area tecnica e Gestionale Arpa Veneto. Volevo solo precisare che l'Arpa spesso si trova nel doppio ruolo di PG (polizia giudiziaria) operante e di autorità asseverante. Quando noi facciamo l'attività di polizia giudiziaria e poi prevediamo anche l'asseverazione delle prescrizioni, in sostanza le somme introitate vengono accantonate. Quando, invece, facciamo l'asseverazione per la PG operante diversa Arpa, come NOE, Corpo forestale o anche la Polizia locale, allora a quel punto viene introitata dalla PG operante diversa da Arpa.

  PRESIDENTE. Bene. Si era prenotato il senatore Ferrazzi.

  ANDREA FERRAZZI. Buongiorno presidente. Ringrazio il commissario del Veneto. Ci ha fornito i dati sugli incendi, sono interessanti e li approfondiremo ulteriormente. Tuttavia, vi è un altro tema che vale la pena approfondire anche alla luce delle disposizioni che sono state spiegate velocemente sul controllo del territorio e sul tema della prevenzione. In Veneto ci sono parecchie migliaia di capannoni abbandonati. A detta di alcuni investigatori con cui ho parlato personalmente, questo potrebbe essere uno dei motivi per cui il fenomeno degli incendi non è così sviluppato in quanto, essendo a disposizione innumerevoli capannoni, non c'è nemmeno la necessità di appiccare gli incendi perché la disponibilità di spazio è talmente elevata che ne elimina la necessità.
  Volevo capire se avete dei dati da questo punto di vista, se secondo voi c'è un sufficiente controllo del territorio, se c'è un'ispezione sufficiente e se ci sono le persone adeguate a rispondere a questa domanda, perché noi assistiamo con continuità a nuovi capannoni che vengono individuati pieni di rifiuti e spesso anche con rifiuti speciali. Infatti, è delle scorse settimane la notizia del capannone in provincia di Treviso piuttosto che di Padova. Ne ho visitati alcuni in provincia di Venezia con l'innesco già pronto e con le taniche in caso di urgenza di incendi. La sensazione che ho è quella di una situazione che non vede il fenomeno degli incendi in maniera così grave, ma contemporaneamente c'è la possibilità che questo derivi da Pag. 19quello che dicevo pocanzi. Volevo sapere quale fosse la posizione dell'Arpa. Grazie.

  LUCA MARCHESI, Direttore Generale Arpa Veneto. A mio giudizio l'osservazione è molto centrata. Le condizioni di mercato e di geopolitica che hanno innescato alla fine del 2017 il fenomeno degli incendi non sono sostanzialmente mutate. Ci sono ampie quote di mercato estero che non sono più in grado di accogliere flussi di rifiuti e quindi per taluni operatori che non operano in legalità rimane la tentazione di trovare dei meccanismi di smaltimento illecito che si concretizzano spesso non più nell'incendio ma nel deposito e l'abbandono in strutture. Questo è corretto.
  La capacità di controllo territoriale di questo fenomeno presuppone un enorme impegno fisico sul territorio che non è affidabile alla sola Agenzia e che probabilmente non è nemmeno affidabile alle sole Forze dell'ordine. In questa fase stiamo valutando due tipi di percorsi. Il primo è quello di un maggiore coinvolgimento degli enti locali che per loro natura hanno una capacità di controllo capillare del territorio semplicemente in termini di segnalazione. Vi è anche una frontiera tecnologica da esplorare: oggi attraverso la rilevazione aerea o satellitare che ormai è evoluta e non avviene più soltanto tramite fotografie, ma con rilevazione di spettro è possibile fare un monitoraggio del territorio molto avanzato.
  Per citare un tema molto attuale anche rispetto alla fase parlamentare che sta attraversando il Governo, la transizione digitale, l'evoluzione tecnologica e la transizione ecologica sono strettamente legate. Una delle cose che stiamo valutando – ci sono già state esperienze lombarde fatte sull'ortofoto, mentre noi stiamo pensando a una frontiera ulteriore di fotografia multispettrale – è di provare a fare delle osservazioni da satellite che consentano di potenziare il controllo territoriale con modi e tecnologie innovative, perché le ripeto, senatore, che non sarebbe realistica l'idea che si possa capillarmente controllare un territorio ampio, complesso e articolato come quello Veneto e come quello di altre Regioni italiane con i nostri 800 dipendenti, tra cui gli ispettori che sono una quota marginale.

  PRESIDENTE. Si è prenotato l'onorevole Alberto Zolezzi.

  ALBERTO ZOLEZZI. Ringrazio il commissario Marchesi. Se è possibile vorrei che ci facesse una breve sintesi sul numero degli incendi che ci sono stati dal 2017 in poi, dato che ha parlato di una diminuzione. Volevo sapere se vi risulta che siano stati individuati dei responsabili e se è stata individuata una linea criminale o una linea tecnica, se venivano bruciati solo a scopo di smaltimento già preordinato o se perché in qualche modo a un certo punto la filiera di smaltimento si interrompeva o quant'altro. Mi risulta che il famoso discorso a cui ha accennato anche lei, secondo il quale la Cina dal 2018 riceve meno rifiuti, in realtà guardando i dati internazionali, l'Italia non ha subìto un particolare decremento della possibilità di smaltire i suoi rifiuti rispetto alle filiere che avevano in precedenza.

  LUCA MARCHESI, Direttore Generale Arpa Veneto. Non abbiamo un'evidenza diversa da quella che abbiamo detto prima, nel senso che questo tipo di ritorno è proprio delle Forze dell'ordine e non riguarda il nostro modello di osservazione. Quello che le riferivo prima era un sentiment generale che a volte ricaviamo dalle interlocuzioni con le Forze dell'ordine, ma che non sono riferite a specifiche indagini.
  Sui numeri, chiederei a Tomiato e Ostoich se hanno modo di fare un confronto tra il numero di quest'ultimo anno che era nell'ordine di 9 unità e un periodo di osservazione precedente. Non so se Ostoich sia in grado di fornire queste informazioni all'onorevole, altrimenti la integriamo a stretto giro.

  MARCO OSTOICH, Direttore dell'Unità Organizzativa Complessa Autorizzazioni e Controlli Ambientali Arpa Veneto. Direi che integriamo questo dato per non dare dei dati non precisi. Quello che abbiamo notato è che effettivamente c'è stata una riduzione, ma è una sensazione che poi trasformiamo in numeri precisi. Concordo pienamente sul fatto che il ritorno è quello delle Forze dell'ordine e dei procedimenti giudiziari che non necessariamente ci tornano indietro.

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  PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento. Avrei un'ultima questione che riguarda il Covid-19. Per quanto riguarda i controlli e la situazione degli incendi, cosa è cambiato tra il prima e il dopo? Com'è la situazione in quest'ultima fase, in questo ultimo periodo?

  LUCA MARCHESI, Direttore Generale Arpa Veneto. L'effetto Covid-19 coincide con l'anno 2020. Come dicevamo prima, la sensazione è quella di una riduzione, ma non abbiamo particolare motivo di ritenere che ciò sia legato ai fenomeni di lockdown.
  Dal punto di vista della produzione dei rifiuti – un punto su cui si temeva all'inizio dell'epidemia – i dati dell'osservatorio non sono ancora disponibili, però dalle prime indagini non appare una voce di incremento di produzione di rifiuti rilevante, quella dei DPI (dispositivi di protezione individuale), delle mascherine di comunità o di questi oggetti. Da questo punto di vista questo è un allarme rientrato.
  Su questo l'Agenzia ha anche dato un contributo nella gestione della fase pandemica di tipo diretto, perché ci siamo dedicati a produrre gel, piuttosto che a fare test sulle mascherine di importazione, ma soprattutto è stato un contributo di tipo indiretto, avendo aiutato a comprendere l'effetto ambientale di alcune pratiche di sanificazione delle strade piuttosto che di gestione degli impianti di depurazione. Abbiamo diverse linee di attività anche a supporto prospettico della gestione della pandemia, ma direi che non sono direttamente riconducibili al traffico, alla gestione o al ciclo dei rifiuti. Forse l'ingegnere Tomiato ha un'integrazione rispetto a quello che ho detto.

  LORIS TOMIATO, Direttore Area Tecnica e Gestionale Arpa Veneto. Volevo solo integrare per la Commissione con un parere legato ai gruppi di lavoro, a cui il commissario ha precedentemente accennato, soprattutto quello che doveva in sostanza immaginare una linea guida. Il gruppo si è fermato nella fase finale prima di presentare una proposta di delibera alla giunta regionale perché giace in sede governativa una linea guida verticale sulle attività di prevenzione degli incendi perché – come è noto – le attività di gestione rifiuti non sono attività soggette alla prevenzione degli incendi.
  Se uscisse questa linea guida verticale a livello nazionale eviteremo al Veneto di intraprendere una strada isolata nel normare delle competenze che sono, invece, delle competenze di livello nazionale, cioè l'antincendio. Potremo invece – cosa che già facciamo nelle istruttorie – porre enfasi sulla parte della security e dell'emergency, cioè la parte collegata all'anti inclusione, alla videosorveglianza e agli interventi in emergenza, non riuscendo a essere cogenti in materia di autorizzazione dei rifiuti per gli aspetti dell'antincendio.

  PRESIDENTE. Grazie. Non ci sono richieste di intervento. Vi ringrazio per la relazione e dichiaro chiusa l'audizione. Grazie.

  La seduta termina alle ore 15.