XVIII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 20 gennaio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 

Audizione, in videoconferenza, dell'ambasciatore d'Italia nel Regno Unito, Raffaele Trombetta, sul tema della libera circolazione delle persone nell'area Schengen dopo la Brexit :
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 
Trombetta Raffaele , ambasciatore dell'Italia nel Regno Unito (intervento da remoto) ... 3 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 7 
Trombetta Raffaele , ambasciatore dell'Italia nel Regno Unito (intervento da remoto) ... 7 
Testor Elena  ... 8 
Ravetto Laura (LEGA)  ... 8 
Iwobi Tony Chike  ... 9 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 9 
Galizia Francesca (M5S)  ... 9 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 9 
Trombetta Raffaele , ambasciatore dell'Italia nel Regno Unito (intervento da remoto) ... 9 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
EUGENIO ZOFFILI

  La seduta inizia alle 14.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming, con modalità sperimentale, sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione in videoconferenza, dell'ambasciatore d'Italia nel Regno Unito, Raffaele Trombetta, sul tema della libera circolazione delle persone nell'area Schengen dopo la Brexit .

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza dell'Ambasciatore d'Italia nel Regno Unito, Raffaele Trombetta. Tema dell'audizione è la libera circolazione delle persone nello spazio Schengen dopo la Brexit. Abbiamo poi chiesto all'ambasciatore di fornirci alcuni elementi in merito ad eventuali sviluppi della cooperazione di polizia, essendo, come noto, la Gran Bretagna uscita anche dalle Agenzie Europol. Il Comitato aveva programmato una missione nel Regno Unito che purtroppo l'emergenza sanitaria non consente. Do la parola all'ambasciatore Trombetta, che ringrazio per aver accettato il nostro invito.

  RAFFAELE TROMBETTA, ambasciatore dell'Italia nel Regno Unito (intervento da remoto). Buon pomeriggio, presidente. Sono io che la ringrazio per quest'opportunità e per questo scambio di idee con lei e con il Comitato che lei presiede. Colgo l'occasione anche per salutare tutti gli onorevoli senatori e deputati che sono presenti a questa sessione. Credo che sia un interessante e importante momento di confronto per me particolarmente significativo e spero di poter accogliere lei e i membri del Comitato Schengen qui a Londra il prima possibile. Da parte mia è inutile aggiungere e confermare la piena disponibilità, ma anche il pieno interesse, affinché si possa svolgere questa missione, e credo che sia molto importante svolgerla. Come è noto, a seguito dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea nel gennaio del 2020 e poi con il completamento del periodo di transizione il 31 dicembre scorso, la normativa sulla libera circolazione delle persone ha cessato di applicarsi nel Regno Unito. Si tratta del punto di approdo di un percorso cominciato ben prima del referendum del 2016, sul quale, come è noto, il tema dell'immigrazione ha rivestito un'importanza non secondaria. L'obiettivo era di riguadagnare il controllo nazionale, il take back control, sulle frontiere e sulle regole di accesso al Paese. Fino al 2016, quindi fino alla data del referendum, l'arrivo di cittadini comunitari interessati a stabilirsi nel Regno Unito, in provenienza soprattutto da alcuni Paesi di nuova accessione (Polonia, Romania, i Paesi Baltici), aveva subito una crescita esponenziale, anche se va sempre rilevato che, su un totale di presenze straniere del 14 per cento, la percentuale europea non ha mai superato il 5,5-6 per cento. La Brexit, è inutile aggiungerlo, ha poi profondamente inciso su questa situazione. Pag. 4 Non è un caso che i sondaggi che precedevano il referendum dimostravano come il controllo dell'immigrazione fosse ritenuto il tema di maggiore sensibilità e priorità da un 56 per cento degli intervistati, mentre a febbraio dello scorso anno questa percentuale era scesa al 12 per cento. In tale atmosfera credo sia interessante anche dare un'occhiata alle stime dell'Osservatorio per le migrazioni, che rilevava nel 2019 come il saldo netto annuale dell'immigrazione dei Paesi europei, cioè la differenza tra nuovi arrivi e rimpatri su base annuale, si fosse ridotto passando da 148 mila nel 2016 a 50 mila unità nel 2019. La riforma della normativa sull'immigrazione è uno degli sviluppi più conclamati e ricercati della Brexit e si articola in un nuovo sistema di elaborazione, gestione, controllo delle regole di soggiorno di immigrazione, più in generale di ingressi nel Paese, intorno a tre cardini principali: l'accordo di recesso, concluso nell'ottobre del 2019; la normativa nazionale di immigrazione, così come è stata poi rivista e approvata a novembre dello scorso anno; l'accordo di commercio e cooperazione fra Unione europea e Regno Unito del 24 dicembre scorso. In primo luogo l'accordo di recesso, concluso nell'ottobre del 2019. Come è noto, tra le altre cose l'accordo regola la tutela dei diritti dei cittadini europei residenti e assicura che il regime di libera circolazione, esistente sino al 31 dicembre scorso, continui di fatto ad applicarsi nei confronti di quanti si siano registrati al cosiddetto «Settlement Status Scheme». La registrazione a questo Schema è basata sulla prova della residenza e sulla mancanza di condanne penali ed è sottratta a ogni ulteriore controllo immigratorio. Coloro che erano residenti al 31 dicembre 2020 da almeno cinque anni hanno potuto e possono ancora chiedere il settled status. Per periodi inferiori, invece, può essere concesso il pre-settled status. Al raggiungimento del quinto anno vi è la possibilità di chiedere il settled status. Preciso che i requisiti vanno posseduti al 31 dicembre 2020. La possibilità di registrarsi è estesa fino al 30 giugno 2021. Questo schema permette ai cittadini europei registrati e ai loro congiunti di continuare a beneficiare, a condizioni inalterate, di libertà di spostamenti da e per l'Unione europea, di accesso ai servizi educativi, sanitari, sociali, della libertà di stabilimento e di continuato accesso al mercato del lavoro. Inoltre, gli spostamenti da e per l'Unione europea continueranno a basarsi sul possesso della sola carta d'identità; questo almeno fino all'ottobre 2025. Preciso, per completezza e perché è rilevante, che questo vale soltanto per coloro che sono iscritti al Settlement Scheme. Per tutti gli altri, invece, il possesso del passaporto per potere entrare nel Regno Unito sarà necessario a partire dall'ottobre 2021. Purtroppo i dati più recenti sulla registrazione al Settlement Scheme saranno disponibili nei prossimi giorni, probabilmente già domani. Comunque i dati attualmente disponibili, che risalgono al 30 settembre 2020, già sono abbastanza significativi e indicano un livello di adesione abbastanza elevato. Al 30 settembre i cittadini europei iscritti erano 3 milioni 880 mila 380 su un totale di domande ricevute di 4 milioni e 62 mila. Gli italiani risultavano essere 379 mila 420 su un totale di richieste di 401 mila e 800. La comunità italiana è la terza europea per grandezza dopo Polonia e Romania. Il secondo cardine è il nuovo regime di immigrazione, che è stato varato l'11 novembre 2020 ed è entrato in vigore lo scorso primo gennaio. Va fatta subito una premessa: i cittadini europei non sono distinti da altre nazionalità e si applica, a essi come ai cittadini extracomunitari, il nuovo regime dei visti. Ribadisco, stiamo parlando non di coloro che sono già residenti nel Regno Unito, ma di coloro che intendono entrare nel Regno Unito dal primo gennaio di quest'anno. Va sottolineato che, come espressamente dichiarato dalle autorità britanniche, questo sistema di immigrazione mira a privilegiare la competenza e il talento rispetto alla provenienza di una persona. In particolare, per coloro che intendono risiedere e lavorare nel Regno Unito, il Governo britannico si è ispirato a un modello australiano e ha messo in piedi un articolato sistema per categorie di lavoratori incentrato su un punteggio da attribuire a determinate qualifiche. Pag. 5 Il principale canale di accesso al lavoro è il cosiddetto «Skilled Work Visa», un visto per lavoratori qualificati. Ai cittadini europei, come a tutti gli altri, sarà richiesto il possesso di una serie di requisiti minimi, che sono: un'offerta di lavoro; un titolo di studio o una qualifica professionale minima che sia più o meno equivalente a un diploma di scuola superiore; un'attestazione di conoscenza della lingua inglese; la disponibilità a effettuare un pagamento una tantum aggiuntivo al costo del visto per godere dell'accesso al servizio sanitario britannico. Oltre a questi requisiti minimi obbligatori, i richiedenti dovranno poi dimostrare uno o più dei seguenti titoli preferenziali per ottenere la concessione del visto, in particolare uno stipendio annuale minimo di 25 mila 600 sterline, in parte derogabile se accompagnato da un altro dei successivi criteri di preferenza, vale a dire l'offerta di lavoro in un settore in cui il Governo britannico rileva una carenza di lavoratori e il titolo di studio a livello di dottorato. Nei fatti queste misure configurano un abbassamento della soglia salariale per gli immigrati provenienti da Paesi terzi che sono arrivati o che arrivavano nel Regno Unito prima del primo gennaio di quest'anno. La soglia era infatti pari a 30 mila sterline. L'effetto netto è che, mentre si promuove una stretta dei flussi di lavoratori europei, vi è un moderato rilassamento delle precedenti restrizioni ai flussi dall'esterno dell'Unione europea. Non è necessario, invece, il visto per i cittadini europei che vogliono visitare il Regno Unito per turismo o alcune altre attività per un periodo massimo di permanenza di 180 giorni in un anno. Il Governo britannico sta valutando se aggiungere, oltre al possesso del passaporto dall'ottobre 2021, anche un regime di autorizzazione elettronica di viaggio sul modello dell'ESTA (Electronic System for Travel Authorization) americano o di quello europeo dei viaggi, ETIAS (European Travel Information and Authorization System). Aggiungo anche che l'Home Office ha rivisto in chiave restrittiva la normativa in materia di espulsione dal Paese e dal primo gennaio di quest'anno anche i cittadini europei – ripeto, non i residenti – potranno fare oggetto, al pari di altre nazionalità, di espulsioni in caso di condanne penali con pena superiore a dodici mesi o in caso di reati che suscitino allarme sociale. Un'ultima veloce riflessione sul nuovo regime di immigrazione riguarda l'evoluzione successiva della normativa britannica in materia. La riforma dello scorso novembre prevede ampi poteri di delega all'Esecutivo e un limitato coinvolgimento del Parlamento britannico. In pratica l'Home Office per via di decretazione potrà regolamentare le tipologie di visto esistenti, i requisiti minimi per ciascuna tipologia e introdurre e/o abrogare tetti numerici annuali. Tali variazioni saranno poi oggetto di una procedura di silenzio assenso e non sottoposte a scrutinio e voto parlamentare. La richiesta di voto potrà eventualmente trattare solo la conferma o il rigetto. Non è prevista la possibilità di apportare emendamenti. L'ultimo cardine di cui parlavo all'inizio è l'accordo dello scorso 24 dicembre fra l'Unione europea e il Regno Unito, l'Accordo di Commercio e Cooperazione. Per espressa volontà britannica, questo accordo non contiene un vero e proprio capitolo sulla mobilità delle persone. Contiene però una serie di misure relative agli spostamenti temporanei per attività economiche, come ad esempio la partecipazione a riunioni, conferenze o alla manutenzione di impianti e macchinari. Per svolgere queste attività non sarà necessario un visto se il soggiorno non supera i sei mesi. Bisogna comunque dimostrare le motivazioni dei propri viaggi in caso di controllo alle frontiere. Dall'accordo del 24 dicembre discendono anche alcune categorie di visto, come quelle relative al trasferimento dall'Unione europea al Regno Unito di dipendenti di impresa appartenenti allo stesso gruppo o quella dei lavoratori in servizi coperti da accordi internazionali, inclusi i servizi previsti dall'accordo stesso. Se mi consente, presidente, vorrei ora fare qualche riflessione sulla cooperazione in materia di polizia. Uno dei punti della regolamentazione post Brexit ha riguardato proprio i futuri rapporti con l'area Schengen e la cooperazione di polizia. Ovviamente è noto al Comitato che il Regno Unito, pur non facendo Pag. 6parte dell'area Schengen, in passato ha comunque mantenuto fino al 31 dicembre un elevato livello di interazione con i Paesi dell'area Schengen, grazie anche alla partecipazione al sistema di scambio di informazione di polizia SIS II (Sistema d'Informazione Schengen). Occorre però tenere presente che il contenuto dell'intesa raggiunta con l'Unione europea il 24 dicembre riflette il fatto che l'Unione europea collabora ormai con un Paese terzo fuori da Schengen e che non accetta, come dicevamo, la libera circolazione delle persone. Comunque, due delle precondizioni poste al Regno Unito sono state accolte. Mi riferisco all'impegno di rispettare la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e di permetterne l'efficacia nei rispettivi ordinamenti. Poi si condiziona la cooperazione a un solido quadro di protezione dei dati personali, come definito in base a una decisione di adeguatezza della Commissione europea sul nuovo regime di protezione britannica. Si è comunque deciso, nelle more della decisione di adeguatezza, di dare piena applicazione alla parte sulla sicurezza interna. Considerato che, al primo gennaio 2021, la normativa britannica di tutela dei dati personali era identica a quella europea e che i disallineamenti, pur prevedibili in futuro, non dovrebbero materializzarsi troppo rapidamente. La cooperazione di polizia copre tre aree principali. In primo luogo, lo scambio di informazione e l'accesso alle banche dati. In particolare, per quanto riguarda la cooperazione Prüm, l'intesa raggiunta prevede un meccanismo molto simile a quello previsto inizialmente da parte europea. L'accordo sul PNR (Passenger Name Record) regola il trasferimento di queste informazioni dall'Ue verso il Regno Unito, definendo anche le salvaguardie applicabili. La seconda area di cooperazione riguarda i rapporti con Europol ed Eurojust ed è sostanzialmente in linea con quanto previsto da queste agenzie per la collaborazione con Stati terzi. Nello specifico è previsto il distacco reciproco di funzionari. Il Regno Unito però non farà parte del management delle due agenzie, né avrà un accesso diretto alle banche dati quali ad esempio SIENA. Potrà comunque partecipare alle squadre investigative comuni, le cui operazioni saranno però soggette alla normativa europea. L'accordo regola infine la consegna che sostituisce nei rapporti con il Regno Unito il mandato di arresto europeo. Ci sono, rispetto al mandato di arresto europeo, tre differenze fondamentali: la consegna può essere rifiutata per reati politici; uno Stato membro può rifiutarla per propri cittadini, da motivare però per contrasto con disposizioni costituzionali o di valore fondamentale; infine è richiesta la doppia incriminazione con eccezioni più limitate rispetto a quelle che sono previste per il mandato d'arresto europeo. È prevista però la possibilità di rinuncia da parte di singoli Stati membri. Le intese raggiunte in materia di cooperazione di polizia, di recente sono state oggetto di un'audizione di alcuni esperti presso la Camera dei Lords. Il giudizio complessivo delle intese è stato positivo, però con due caveat significativi dal punto di vista britannico. In primo luogo è stato sottolineato che, sempre dal punto di vista britannico, il limite principale delle intese risiede nel fatto che il Regno Unito non ha più accesso al sistema SIS II, il Sistema di Informazione Schengen. L'Accordo prevede lo scambio di informazioni di carattere operativo, ma con meno obblighi rispetto alla situazione attuale e soprattutto non garantisce che tale scambio avvenga in tempo reale come è il caso attuale del SIS II. L'altro punto debole che è stato evidenziato nell'audizione presso i Lords riguarda la decisione di adeguatezza del quadro di protezione dei dati. La discrezionalità di cui gode la Commissione Europea nelle valutazioni di questi esperti potrebbe comportare un monitoraggio di fatto delle disposizioni britanniche, tenendo anche presente che gli standard che sono richiesti ai Paesi terzi sono normalmente più elevati rispetto a quelli imposti agli Stati membri. Vorrei concludere, presidente, con un riferimento alla collettività italiana nel Regno Unito, soprattutto per quanto riguarda l'impatto che su di essa ha avuto la pandemia. Al momento stimiamo nel Regno Unito una comunità di circa 700 mila persone, che comprende anche i doppi Pag. 7cittadini. Gli iscritti all'AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all'Estero) al 31 dicembre del 2020 erano 448 mila 457, con un dato in aumento annuale tra il 7 per cento della circoscrizione di Edimburgo e il 15 per cento della circoscrizione di Londra, un dato che è dovuto anche all'emersione negli ultimi anni che le regolarizzazioni del dopo Brexit stanno stimolando. La nostra è, come si sa, una collettività che presenta una varietà e una complessità che la rendono un unicum nel suo genere. Una buona parte dei nostri cittadini è fortemente radicata nel Regno Unito. Metà degli italiani iscritti all'AIRE in Inghilterra e Galles non è nata nel nostro Paese. Anche chi è nato nel Regno Unito e risiede in questo Paese da più di dieci anni è improbabile che decida di rientrare in Italia, avendo costruito una rete di rapporti e un attaccamento alla realtà britannica. D'altro lato è bene tenere presente il grado di stagionalità e temporaneità di alcuni nostri connazionali, in particolar modo studenti, sia che siano residenti sia che siano coinvolti in programmi di mobilità, ma anche i ricercatori universitari con contratti di collaborazione a breve termine, lavoratori del settore dell'ospitalità, in generale le professionalità che prevedono un'alta mobilità internazionale. Noi abbiamo riscontrato, nelle prime fasi dell'emergenza, come queste categorie siano state quelle più pronte a voler rientrare nel nostro Paese, in Italia. Nei mesi di marzo e aprile, nei mesi più acuti della pandemia, abbiamo assistito circa 30 mila nostri connazionali che sono rientrati in Italia, questo grazie a una task force che abbiamo organizzato tra ambasciata e i nostri consolati operanti nel Regno Unito. Adesso resta da vedere quanti di questi connazionali che sono rientrati in Italia vogliono tornare qui nel Regno Unito nei prossimi mesi, soprattutto coloro che hanno già fatto richiesta e ottenuto il settled o il pre-settled status. In un'ottica di breve termine, gli effetti della pandemia, soprattutto il suo impatto economico, continueranno a dominare le preoccupazioni dei nostri cittadini nel Regno Unito. Quanto questo poi possa determinare e orientare le scelte di più lungo periodo resta da vedere, ma è prevedibile che quello del rientro in Italia non sia un fenomeno di grosse dimensioni. Ciò che mi sento di assicurare è che la rete diplomatico-consolare nel Regno Unito continuerà a fornire il massimo sostegno ai nostri connazionali e continuerà anche a vigilare affinché i loro diritti siano pienamente tutelati. La ringrazio, presidente, e ringrazio anche i membri del Comitato per l'attenzione.

  PRESIDENTE. La ringrazio, ambasciatore. Prima di dare la parola ai colleghi senatori e deputati che sono qui in presenza – ma vedo anche l'onorevole Perconti e l'onorevole Galizia, che saluto, collegati attraverso il sistema di videoconferenza della Camera – volevo farle una domanda, una considerazione, un apprezzamento e un ringraziamento. I giorni precedenti il Natale l'hanno vista con il suo staff, con i consolati impegnati H24, per l'assistenza ai nostri connazionali bloccati nel Regno Unito. Volevo ringraziare lei, tutti i suoi funzionari, il capo dell'Unità di Crisi della Farnesina, Stefano Verrecchia per la gestione di quei difficili momenti. Nonostante le critiche al Governo per la gestione di determinati aspetti della comunicazione, sono contento che in questo momento non riceviamo più sollecitazioni da parte dei nostri connazionali che lamentavano di essere bloccati. Sappiamo che l'Unità di Crisi e i vostri uffici avete lavorato tanto e bene. Volevo rivolgerle una domanda rispetto allo stato di salute dei nostri connazionali: dalle autorità sanitarie UK avete un report rispetto ai contagi che riguardano i nostri connazionali e gli iscritti AIRE? Avete un quadro di massima rispetto ai nostri connazionali, se e quando sono entrati in contatto con questo virus?

  RAFFAELE TROMBETTA, ambasciatore dell'Italia nel Regno Unito (intervento da remoto). Presidente, innanzitutto la ringrazio per le parole che mi fanno molto piacere, come ovviamente faranno piacere ai colleghi dell'ambasciata e dei consolati di Londra e di Edimburgo che si sono molto prodigati e sono tuttora molto impegnati. Abbiamo istituito una task force che continua Pag. 8 a essere operativa, attraverso la quale continuiamo ad assistere e a dare informazioni. In alcuni casi purtroppo quello che possiamo fare è solo dare delle informazioni; non possiamo intervenire direttamente se non ci sono le condizioni per poterlo fare. Riguardo al quesito che mi ha posto, a essere sincero non abbiamo questo tipo di dati. Ognuno di noi, compresi noi della rete diplomatico-consolare, ha il proprio medico di fiducia, il nostro servizio medico, che ci guida e che eventualmente ci assiste, ciò vale anche per i vaccini. Noi siamo intervenuti in alcuni casi specifici e continuiamo a farlo. Soprattutto il consolato di Londra ha creato un rapporto con alcuni medici italiani diventati punti di riferimento per alcuni casi di particolare delicatezza. L'ambasciata, ma soprattutto i consolati, interviene nell'assistere i nostri connazionali quando viene chiesto e nei limiti in cui è possibile. Non ci sono però per noi, come non ci sono per nessun'altra nazionalità (questo sia bene inteso), delle statistiche o comunque dei dati precisi su quanto la pandemia abbia colpito i nostri connazionali.

  ELENA TESTOR. Grazie, ambasciatore. Le rivolgo i miei ringraziamenti per il grande lavoro che è stato fatto nel periodo di Natale per i nostri connazionali. Volevo rivolgerle alcuni quesiti sul quadro che lei ci ha descritto, anche in relazione agli accordi che si sono tenuti per la definizione della Brexit. Mi pare che da parte del Governo inglese ci sia stata una forte definizione sul tipo di persone che si recheranno in Inghilterra, a differenza di altre a cui probabilmente questa possibilità sarà negata. Mi riferisco, per esempio, allo scambio Erasmus che c'era tra gli studenti italiani e gli studenti inglesi. L'anno scorso c'è stato uno scambio di 54 mila studenti, di cui 44 mila venivano dall'Unione europea e 9 mila invece partivano dall'Inghilterra per venire verso l'Europa. Oltre a togliere la possibilità ai ragazzi di imparare una lingua, credo che all'Inghilterra porti una mancanza di PIL (prodotto interno lordo). Questi ragazzi, oltre a imparare una lingua, consumavano, acquistavano. Oltre a essere una fonte di scambio culturale, per il Regno Unito erano anche una fonte di introito. È stata fatta una scelta anche per quanto riguarda i lavoratori, perché, come ha detto, per poter avere il visto bisognerà avere dei requisiti. Ha parlato di lavoratori qualificati e di pagamento di una tantum per i servizi sanitari. Come verranno erogati i servizi sanitari per chi si recherà in Inghilterra? C'è incertezza anche per i ragazzi che approfittavano di un lavoro sotto i 25 mila pound che è stato stabilito come lo stipendio inferiore per i ragazzi che lavoravano nel settore della ristorazione, dei negozi. Si è puntato esclusivamente a persone che vengono da fuori, ma che hanno un'alta specializzazione in determinati settori. Vuol dire che è stata fatta decisamente una scelta. In più volevo sapere maggiori informazioni sulla questione dei dazi che saranno inseriti tra Unione europea e Regno Unito. Grazie.

  LAURA RAVETTO. Ambasciatore, buon pomeriggio. Davvero grazie. Io ho seguito attentamente e avrei alcune domande specifiche e alcune precisazioni ove fosse possibile. Mi rendo conto che lei non può esprimerci un giudizio post Brexit, cioè se a seguito di questa situazione la posizione del Regno Unito è migliorata o peggiorata. Mi interessa invece che lei potesse fornirci degli indicatori che potessero farci comprendere se vi siano dei pro e contro. Da mesi il mercato si prepara a questa situazione. I valori immobiliari sono aumentati o sono diminuiti? I prezzi delle case sono scesi o sono saliti? Vediamo spesso i filmati dei camion in attesa, in uscita, in entrata. C'è sofferenza da questo punto di vista? Sull'altro fronte ci sono stati miglioramenti? L'approvvigionamento di vaccini, molto più efficiente rispetto agli altri Paesi europei, può essere anche dovuto al fatto che non hanno avuto vincoli a livello europeo come invece li abbiamo avuti noi nel reperimento della diffusione delle dosi? Noi sappiamo che per le società con sedi in altri Paesi rispetto al Regno Unito c'era la possibilità del cosiddetto «passaporto europeo», ossia potevano avere delle succursali con conseguenti grandi benefici. È cambiato qualcosa? Se è cambiato, come è cambiato? Inoltre volevo chiederle se può Pag. 9spiegarmi se chi vorrebbe partecipare ai corsi universitari, rispetto non a chi già faceva l'università nel Regno Unito, rientra nel concetto di autorizzazione annuale oppure deve fare un settlement diverso. Infine vorrei sapere se sui ricongiungimenti familiari ci sono state delle innovazioni rispetto al passato o se le regole sono rimaste le medesime.

  TONY CHIKE IWOBI. Io mi limito a ringraziarla per la sua presenza, soprattutto per gli scambi di idee. Alcuni di questi accordi raggiunti con la Comunità europea sono ricchissimi e condivisibili. Nell'ambito del Settlement Scheme vedo che l'Inghilterra tende a incentivare l'immigrazione di qualità che il nostro partito cerca di incentivare in Italia, nell'ambito del nostro progetto politico che speriamo venga replicato anche in Italia. Sono componente anche della Commissione Affari esteri del Senato e ritengo sia molto importante l'ulteriore potenziamento delle nostre reti consolari, in modo particolare in questo momento di delicata crisi sanitaria, al fine di garantire ulteriore assistenza ai 700 mila nostri concittadini nel Regno Unito. Auguro a tutto il suo staff e a tutta la rete consolare nel Regno Unito un buon lavoro, auspicando che presto possiamo venire a trovarvi dove operate.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Galizia, collegata in videoconferenza.

  FRANCESCA GALIZIA(intervento da remoto). Grazie, presidente. Volevo ringraziare l'ambasciatore per la sua presenza oggi, per averci illustrato una situazione che, a quanto pare, non è affatto semplice da gestire e sicuramente rappresenta una separazione dolorosa. Sono molto preoccupata per i nostri studenti, mi dispiace che venga persa l'opportunità dell'Erasmus, come già è stato detto dai miei colleghi. Si tratta non solo di un'esperienza formativa – lo dico perché anch'io ho studiato all'estero – che riguarda l'apprendimento di una lingua, ma è molto di più perché consente di creare un'identità europea. I ragazzi, provenienti da diverse parti dell'Europa, si incontrano in uno stesso luogo, condividono le diverse culture e magari concepiscono una vera e propria cultura europea. Per il Regno Unito, secondo me, è una grande perdita. Tra i punti salienti della Brexit ci sono stati alcuni temi molto delicati, tra cui la pesca. So che è un settore forse distante da lei, ma lo pongo come un esempio. All'inizio si è partiti da richieste molto stringenti sul mare di pertinenza della zona della Gran Bretagna che non era permesso raggiungere dai pescherecci europei. Oggi si è raggiunto un accordo nettamente migliorativo rispetto alla proposta che prevedeva l'80 per cento della produzione del pescato da parte dei pescherecci europei. Oggi ci sarà una riduzione del 25 per cento, però dopo i primi cinque anni transitori tutto verrà rimesso nelle mani di accordi annuali, addirittura tra i diversi Paesi. Come per il settore della pesca, ce ne sono altri in cui ci saranno accordi bilaterali che avranno durata breve. Cosa pensa di questo tipo di impostazione? In cinque anni possono cambiare tante cose. Penso sia difficile un ritorno indietro. Secondo lei come si può continuare ad avere ottime relazioni tra l'Italia e l'Inghilterra anche in riferimento a Europol, come aveva sottolineato il nostro presidente? Nel corso della loro audizione dei rappresentanti di Europol, avevano espresso preoccupazione circa la possibilità di perdere dati importanti nei loro database e personale altamente qualificato proveniente dalla Gran Bretagna. Volevo conoscere le sue opinioni. Sicuramente voi avrete un aggravio di lavoro. Volevo sapere se avete delle istanze in un momento così delicato in cui, immagino, tanti italiani vengono a bussare alla vostra porta per chiedervi informazioni e assistenza e magari non avete le risorse necessarie.

  PRESIDENTE. Ambasciatore, a lei la parola per la replica.

  RAFFAELE TROMBETTA, ambasciatore dell'Italia nel Regno Unito (intervento da remoto). Ringrazio per le interessanti domande. Sarà un piacere accogliere lei e il Comitato quando sarà possibile organizzare Pag. 10 una visita a Londra. Per quanto riguarda l'Erasmus, tutti avremmo preferito che il negoziato prevedesse una continuazione dell'attuale sistema. Prima della pandemia, quando ancora si poteva girare liberamente, sono stato in varie università, sia a Oxford sia in Scozia, e tutti i responsabili delle università mi hanno segnalato l'importanza di avere studenti italiani ed europei in generale. Non soltanto sotto il profilo delle rette universitarie, ma soprattutto per la varietà di contributi che potevano dare gli studenti provenienti dall'Unione europea. Ciò che soprattutto li preoccupa è mantenere questo livello di interazione e di scambio che è uno scambio culturale. Ciò detto, le università sono ancora aperte a studenti europei e italiani. Rimane la questione della retta universitaria. Per chi si è iscritto a quest'anno accademico, continueranno a valere le rette previste in passato, quelle riconosciute anche per i cittadini britannici. Per chi si iscriverà a partire dall'anno prossimo, si entrerà nel sistema extracomunitario e quindi con rette più alte. Francamente non credo che cesserà il flusso di studenti italiani verso il Regno Unito. È una ricchezza reciproca che non si può perdere. Per quanto riguarda l'erogazione dei servizi sanitari, per coloro che sono residenti e sono iscritti al Settlement Scheme le cose non cambiano. C'è la piena e totale assistenza, così come è stato fino ad adesso e come è garantita ai cittadini britannici. Per coloro che entreranno con le categorie di visto di cui vi ho parlato, c'è la possibilità di beneficiare dell'assistenza sanitaria pagando un'una tantum. Riguardo agli aspetti commerciali, l'accordo del 24 dicembre in quanto tale non prevede dazi, un accordo a zero tariffe e zero quote. Prevede però tutta una serie di controlli, controlli sugli standard, sanitari e fitosanitari, e soprattutto sulle regole di origine. Io credo che quanto sta emergendo in questi primi giorni sia soprattutto l'impatto che possono avere le regole di origine sia per le esportazioni dal Regno Unito presso l'Unione europea sia al contrario. Questo effettivamente può incidere sul flusso commerciale fra l'Unione europea e il Regno Unito. Può incidere anche sul costo del prodotto, laddove contenga una parte prodotta in un Paese terzo e che quindi indirettamente produce un dazio. In merito ai quesiti posti dall'onorevole Ravetto, riguardo all'impatto della Brexit, è presto per valutazioni dopo meno di tre settimane, posso però segnalare che l'Ufficio nazionale del bilancio, un organo indipendente incardinato nel Ministero dell'economia, ha fatto già da tempo previsioni secondo cui nei prossimi quindici anni, soltanto come conseguenza della Brexit, il PIL britannico potrebbe calare del 4 per cento rispetto a quello che sarebbe stato il dato se il Regno Unito fosse rimasto nell'Unione europea. Penso che sia una fotografia e non un'analisi dinamica, bisogna vedere come si svolgeranno nei prossimi anni i rapporti con l'Unione europea e che tipo di conseguenza avrà sull'economia del Paese. Riguardo ai valori immobiliari, credo che in questo momento l'impatto più forte sia dovuto alla pandemia anziché alla Brexit. Soprattutto Londra, da quello che mi risulta, sta registrando un calo dei valori immobiliari, mentre invece aumenta il costo medio delle case, soprattutto in periferia o in campagna. Credo che sia un dato registrabile anche in Italia. Si cercano più spazi e ci si allontana un po' dal centro. Per quanto riguarda il passaporto europeo, presumo che ci si riferisse ai passaporti per le società finanziarie e per chi opera sui servizi finanziari. Non è stato possibile concederlo per una serie di linee rosse che erano state poste fin dall'inizio dal Regno Unito nel negoziato e che inevitabilmente hanno limitato il perimetro della collaborazione. Ciò detto, il Regno Unito ha già concesso l'equivalenza agli operatori europei, mentre si aspetta ancora di avere una decisione da parte della Commissione Europea sull'equivalenza per quanto riguarda gli operatori britannici, tenendo presente comunque che è una decisione unilaterale della Commissione europea e che può essere eventualmente ritirata. Circa il ricongiungimento familiare, valgono sostanzialmente le stesse regole. Per i connazionali residenti attualmente nel Regno Unito, il ricongiungimento familiare vale sia per coloro che sono in questo momento con i Pag. 11titolari del settled status, sia con coloro che, con il giusto motivo e con le giuste cause, possono ricongiungersi successivamente. Ringrazio il senatore Iwobi per il sostegno, come hanno fatto del resto anche gli altri intervenuti, al lavoro che facciamo nel Regno Unito. Ringrazio anche per il riferimento al potenziamento della rete consolare. Vorrei precisare che il Ministero degli esteri si è già mosso da questo punto di vista. È stata già decisa da tempo la riapertura del consolato a Manchester, chiuso alcuni anni fa e sicuramente questo consente ai connazionali – parliamo di circa 70 mila connazionali che gravitano intorno a Manchester – di avere un riferimento più immediato e vicino rispetto al consolato di Londra, ma consente anche in parte di liberare delle risorse per il consolato di Londra. È sicuramente una decisione importante per la nostra collettività. Per quanto riguarda la parte bilaterale, farei due osservazioni. Relativamente a Europol, a parte il fatto che la collaborazione tra Regno Unito ed Europol continuerà, mi preme sottolineare l'importanza dell'operazione bilaterale che si stabilisce. Noi abbiamo qui un ufficiale di sicurezza che collabora da tempo e sono fortemente convinto che il suo ruolo aumenterà nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, proprio per tutte quelle circostanze in cui è necessaria la cooperazione fra le forze di polizia. Il fatto che il Regno Unito non faccia più parte di Europol cambia qualcosa, ma in parte rafforzerà l'importanza della cooperazione bilaterale operativa che viene svolta quotidianamente dall'ufficiale di collegamento, dall'ufficiale di sicurezza. Per quanto riguarda più in generale la parte bilaterale, non c'è alcuna contraddizione tra il rispetto degli accordi che sono stati firmati dall'Unione Europea e il rafforzamento della cooperazione bilaterale fra i due Paesi. Stiamo lavorando su questo. C'è tutta una serie di aree dove è auspicabile che sia rafforzata la cooperazione fra i due Paesi, quest'anno in modo particolare, considerando che con il Regno Unito condividiamo l'organizzazione del vertice annuale sui cambiamenti climatici, la Conferenza delle Nazioni Unite, la COP26, che si svolgerà, come saprete, nel Regno Unito, a Glasgow, nel mese di novembre. Noi organizzeremo alcuni eventi preparatori. È l'anno in cui tra l'altro condividiamo le presidenze dei due consessi internazionali più importanti: il G7 nel Regno Unito e il G20 in Italia. C'è spazio, c'è modo e c'è l'intenzione da parte nostra di lavorare perché sia rafforzata la cooperazione bilaterale con il Regno Unito. Ringrazio ancora per questa opportunità, ma soprattutto anche per le belle parole che lei, presidente, e gli altri membri del Comitato avete voluto rivolgere alla collettività italiana qui, a chi li rappresenta e sarà mio piacere portare questo messaggio di saluto da parte sua e da parte del Comitato. Vi aspetto a Londra, spero il prima possibile.

  PRESIDENTE. Grazie, ambasciatore. Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.05.