XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni

Resoconto stenografico



Seduta n. 21 di Mercoledì 11 novembre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 2 

Audizione del consigliere di ambasciata, Stefano Catani, già Incaricato d'affari al Cairo
Catani Stefano , consigliere di ambasciata, Stefano Catani, già Incaricato d'affari al Cairo ... 2 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 6 
Catani Stefano , consigliere di ambasciata, Stefano Catani, già Incaricato d'affari al Cairo ... 6 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 6 
Catani Stefano , consigliere di ambasciata, Stefano Catani, già Incaricato d'affari al Cairo ... 7 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 7 
Catani Stefano , consigliere di ambasciata, Stefano Catani, già Incaricato d'affari al Cairo ... 7 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 7 
Catani Stefano , consigliere di ambasciata, Stefano Catani, già Incaricato d'affari al Cairo ... 7 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 7 
Catani Stefano , consigliere di ambasciata, Stefano Catani, già Incaricato d'affari al Cairo ... 7 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 8  ... 8  ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERASMO PALAZZOTTO

  La seduta comincia alle 12.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche tramite impianto audiovisivo a circuito chiuso, nonché via streaming sulla web-tv della Camera, come convenuto in sede di ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi.

Audizione del consigliere di ambasciata, Stefano Catani, già Incaricato d'affari al Cairo

  Preannuncio che l'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, convocato a seguire, esaminerà la nuova prassi circa la partecipazione da remoto introdotta dalla Giunta per il Regolamento.
  L'ordine del giorno reca l'audizione del consigliere di ambasciata, Stefano Catani, già Incaricato d'affari al Cairo.
  Con tale audizione, la Commissione completa l'approfondimento sull'azione della nostra rappresentanza diplomatica al Cairo, già svolto con gli ambasciatori Massari e Cantini, in quanto il consigliere Catani ha assolto alle funzioni di Incaricato d'affari nel periodo intercorrente tra le loro rispettive missioni.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta, sia a richiesta degli auditi che dei colleghi che formuleranno quesiti od osservazioni.
  Ricordo, altresì, ai colleghi la prescrizione di indossare la mascherina, anche quando prenderanno la parola, come è ormai prassi in assemblea.
  Invito il consigliere Catani a svolgere la sua relazione ringraziandolo per la disponibilità. immediatamente manifestata a collaborare con la Commissione.

  STEFANO CATANI, consigliere di ambasciata, Stefano Catani, già Incaricato d'affari al Cairo. Ringrazio il presidente e la Commissione tutta per avermi voluto audire in relazione al mio periodo come Incaricato d'affari ad interim nella Repubblica Araba d'Egitto.
  Permettetemi in apertura di dire che mi sono riconosciuto nelle parole qui recentemente utilizzate dal Segretario generale della Farnesina sull'impegno del Ministero degli affari esteri per contribuire al meglio delle nostre capacità alla ricerca della verità. Quel «noi non desisteremo», in riferimento al lavoro che spesso si svolge dietro le quinte, senza riflettori della stampa, in silenzio, e l'assicurazione che da quando abbiamo appreso di questa drammatica vicenda non abbiamo mai smesso di porre la questione come la nostra priorità anche nei rapporti con l'Egitto, riflettono anche il mio pensiero e posso dire che sono i principi che hanno, nel mio piccolo, ispirato la mia azione al Cairo in quei mesi.
  Vorrei inoltre anche io esprimere la mia vicinanza alla famiglia di Giulio Regeni, alla quale sempre, nel corso dei miei anni in Egitto, e da allora ogni volta – e capita spesso ancora oggi – che ripenso a quanto accaduto è andato il mio pensiero e la mia sincera ammirazione per la forza dimostrata a fronte del dolore inimmaginabile che ritengo solo la perdita di un figlio, di un fratello, nel tragico modo che conosciamo può arrecare.Pag. 3
  La mia relazione riguarderà il periodo nel quale ho svolto le funzioni di Incaricato d'affari ad interim presso l'Ambasciata d'Italia al Cairo, ovvero da aprile 2016 a settembre 2017, i diciassette mesi in cui ho assicurato la reggenza della nostra sede diplomatica. Si è trattato di un periodo estremamente complesso e delicato come proprio in questa sede ha ricordato il Presidente Gentiloni e questo sia per quanto riguarda le relazioni bilaterali, molto tese, sia per quanto attiene alla situazione interna egiziana che in quei mesi fece registrare frequenti e spesso gravi attentati unitamente a un quadro economico sociale difficile con frequenti manifestazioni e disordini anche in centro al Cairo.
  Per quanto riguarda il mio periodo di servizio in Egitto, vorrei premettere che feci domanda sul posto di vice capo missione presso l'Ambasciata d'Italia nel settembre del 2015, in quanto si trattava di un Paese di grande rilievo, in un'area dove non avevo ancora prestato servizio e che giudicavo di particolare interesse. Ho assunto le mie funzioni presso l'Ambasciata d'Italia il 30 marzo del 2016, pochi giorni prima pertanto dell'8 aprile, giorno, come sapete, della decisione del Governo di richiamare a Roma per consultazioni l'ambasciatore Massari.
  Nove giorni dopo il mio arrivo – ricordo che ero ancora alloggiato in un albergo – mi sono trovato quindi a reggere la sede in qualità di Incaricato d'affari ad interim. Ovviamente si trattava per me e per i colleghi di uno sviluppo inaspettato e per certi versi sconcertante. Si passava all'improvviso dalla guida di un ambasciatore esperto, con prestigiosi incarichi alle spalle e in quella sede da tre anni a quella di un incaricato d'affari appena arrivato. Devo in questa sede dare atto a tutti i colleghi del Ministero degli affari esteri e delle altre amministrazioni dello Stato in servizio al Cairo che hanno assicurato il loro impegno incondizionato in quei mesi difficili.
  La situazione nel Paese come dicevo era piuttosto complessa, un quadro di sicurezza alquanto precario con attentati che si susseguivano con una cadenza quasi settimanale anche in zone centrali e semicentrali del Cairo. L'ambasciata si trova in pieno centro, a poche centinaia di metri da piazza Tahrir lungo la Corniche, il viale cittadino a più corsie che corre lungo il Nilo, in posizione esposta e circondata da un alto muro, un T-wall che la difende. Tra gli attentati terroristici più gravi, ricordo quello dell'11 dicembre di quell'anno alla cattedrale copto-ortodossa del Cairo e quello della domenica delle Palme del 2017 alle chiese copte di San Giorgio a Tanta nel delta del Nilo e di San Marco ad Alessandria che causarono decine di morti e centinaia di feriti. A seguito di quest'ultimo attentato fu anche proclamato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale, per la prima volta dall'estate del 2013. Ricordo che il 30 giugno di quell'anno ebbe luogo la rivolta che portò alla deposizione del presidente Morsi.
  Come si ricorderà, inoltre, nel luglio dell'anno precedente si era verificato l'attentato dinamitardo al nostro consolato al Cairo che causò ingenti danni all'edificio e la morte di un cittadino egiziano.
  Il clima era molto teso. Ricordo che ricevemmo pochi giorni dopo la partenza dell'ambasciatore una lettera anonima che ci annunciava l'intenzione di effettuare un attentato terroristico contro l'ambasciata. Visto quanto accaduto solo pochi mesi prima al nostro consolato la cosa fu presa molto seriamente.
  Permettetemi a questo proposito di ringraziare in questa sede l'Arma dei Carabinieri e gli altri apparati dello Stato che ci hanno garantito in ogni momento, con grande professionalità, in quel contesto così difficile, la serenità necessaria per poter svolgere il nostro lavoro.
  Anche la situazione economica e sociale era molto complessa. Il governo egiziano era impegnato nella negoziazione di un prestito da 12 miliardi di dollari con il Fondo monetario internazionale, che poi ottenne, ma che comportò forti tagli alla spesa pubblica, in particolare ai sussidi – quello sui carburanti, particolarmente importante per gran parte della popolazione, fu drasticamente ridotto – e l'introduzione di un'imposta sul valore aggiunto che all'epoca non c'era. L'inflazione in conseguenzaPag. 4 crebbe rapidamente fino a raggiungere il 30 per cento nei primi mesi del 2017 e vi furono pesanti ripercussioni sul tenore di vita di larghe fasce della popolazione, sicuramente le meno abbienti, ma fu colpita anche la classe media. In aggiunta le entrate derivanti dal settore turistico, una delle principali fonti di reddito per il Paese, avevano fatto registrare un pesante calo. Si pensi che nel 2010 i turisti italiani avevano superato il milione di presenze, mentre in tutto il 2016 il flusso di turisti del nostro Paese non arrivò a superare quota 57.000: praticamente un crollo del 95 per cento rispetto ai massimi di qualche anno prima.
  In tale contesto, sempre nel mese di aprile del 2016, il giorno 15 e poi il giorno 25, migliaia di persone scesero in strada al Cairo per manifestare contro la decisione del Governo di cedere all'Arabia Saudita le isole di Tiran e Sanafir, situate all'imbocco del golfo di Aqaba. Si trattò delle maggiori proteste dall'estate del 2013, e mai più superate da allora, con migliaia di manifestanti e molti arresti tra cui quello di Ahmed Abdallah, di cui parlerò oltre quando mi riferirò più specificamente all'azione dell'ambasciata.
  Questo in estrema sintesi il quadro ambientale in cui ci siamo trovati a operare a partire dall'aprile del 2016, quando, a poco più di una settimana dal mio arrivo al Cairo, rilevata l'assenza di sviluppi significativi nelle indagini sulla tragica morte di Giulio Regeni e dello stallo venutasi a creare, l'allora Ministro degli affari esteri Gentiloni dispose, su decisione del Governo, il richiamo a Roma per consultazioni dell'ambasciatore Massari. Come osservato in questa sede dallo stesso presidente Gentiloni, la decisione del Governo era stata di inviare all'Egitto un messaggio politico chiaro e netto di insoddisfazione, abbassando il livello di presenza diplomatica italiana al Cairo. Come è stato ricordato nelle precedenti audizioni, in quei 17 mesi di assenza dell'Ambasciatore d'Italia, l'attenzione si concentrò sulle attività investigative, nel contesto dell'assistenza giudiziaria internazionale con incontri tra organi inquirenti dei due Paesi e quattro richieste di assistenza giudiziaria internazionale vennero avanzate dalla Procura della Repubblica di Roma.
  In quei medesimi mesi l'azione dell'ambasciata si svolse in sintesi secondo le seguenti linee. Innanzitutto uno stretto coordinamento con il Ministero degli esteri, di cui ringrazio anche in questa sede i vertici per la guida e l'attenzione sempre mostrata nei miei confronti in quei mesi. Per quanto riguarda più specificamente l'azione dell'ambasciata in relazione al caso di Giulio Regeni effettuai in quei mesi i passi che mi fu chiesto di svolgere, al livello che mi era consentito in quanto incaricato d'affari ad interim, quindi non politico ma di funzionari, a sostegno dell'azione e delle richieste della nostra magistratura. Al contempo, ci tengo a sottolinearlo, in ogni sede e in ogni occasione, con i miei interlocutori al Ministero degli esteri egiziano e a margine di ogni incontro, riunione o evento partecipassi, reiteravo la richiesta di verità e giustizia che veniva all'unisono da Governo, Parlamento e opinione pubblica italiana oltre che dalla famiglia di Giulio Regeni.
  Quotidianamente, quindi, in maniera capillare ribadivo alle personalità egiziane che avevo occasione di incontrare agli eventi cui partecipavo, esponenti del mondo politico, diplomatico, culturale o economico, il nostro messaggio, semplice, ma al contempo forte e senza sfumature: «Chiediamo la verità e quindi l'avvio di una seria cooperazione giudiziaria. Attenzione, dicevo ai miei interlocutori, il tempo non affievolirà la forza della nostra richiesta». Il medesimo messaggio lo ripetevo anche ai colleghi stranieri in servizio al Cairo, europei e non, perché riferissero alle proprie capitali che anche nel corso dei mesi che si susseguivano, la nostra richiesta nei confronti delle autorità egiziane restava ferma immutata.
  In quei mesi ho sempre tenuto un profilo basso. Non ho mai dimenticato di essere un semplice incaricato d'affari ad interim. Il richiamo dell'ambasciatore è una decisione forte che ha una valenza anche simbolica molto marcata nelle relazioni tra Stati, punta anche a creare un'assenza. Tale assenza doveva essere evidente anche nella capitale egiziana. Come ho ricordato, Pag. 5la decisione del Governo era stata di inviare all'Egitto un messaggio politico chiaro e netto di insoddisfazione, abbassando il livello di presenza diplomatica italiana al Cairo. Le relazioni bilaterali a livello politico erano congelate e ciò doveva essere chiaro ed evidente a tutti in Egitto. Comportarsi come se non fosse stata presa una tale decisione avrebbe potuto vanificare l'effetto di quella scelta politica. Di lì la decisione, concordata con il Ministero degli affari esteri, di non partecipare agli eventi pubblici cui ero invitato in luogo dell'ambasciatore, a meno che non fossero di mera natura tecnica. No ai contatti con la stampa e alle interviste. Come ho detto prima, nello stesso tempo, partecipavo assiduamente a un ampio ventaglio di eventi, a margine dei quali ribadivo con capillarità e perseveranza il messaggio del nostro Governo.
  Sulla stessa linea si situava il non utilizzo da parte mia della residenza dell'ambasciatore. Io vivevo in un appartamento in affitto. In ambasciata lavoravo nel mio ufficio, quello del numero due della sede, mentre quello dell'ambasciatore rimase chiuso per tutto il tempo. Nella residenza non furono organizzati per tutto il periodo eventi conviviali, pranzi, ricevimenti. Il messaggio che intendevo dare all'esterno e all'interno era chiaro.
  Sempre d'intesa con il Ministero degli affari esteri, ho garantito personalmente, con i colleghi che seguivano il dossier, un'assidua partecipazione e un impulso all'attività dell'Unione europea in difesa dei diritti umani in Egitto e al coordinamento europeo in materia. Un importante strumento in tale esercizio è quello del monitoraggio in tribunale dei casi che vedono coinvolti difensori dei diritti umani e persone accusate di reati di opinione. In quest'ambito abbiamo seguito il caso di Ahmed Abdallah, presidente della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (ECRF) ONG che si occupava di sparizioni forzate in Egitto e che forniva consulenza legale alla famiglia di Giulio Regeni. Abdallah era stato arrestato il 25 aprile del 2016, durante l'ondata di arresti che erano seguiti alle citate manifestazioni contro l'accordo che prevedeva la cessione delle isole Tiran e Sanafir all'Arabia Saudita. Abdallah fu trattenuto in carcere in custodia cautelare rinnovata ogni quindici giorni per mesi, e a fine giugno iniziò anche uno sciopero della fame per denunciare l'ingiustizia del suo arresto.
  Come ambasciata, d'intesa con la Farnesina, seguimmo fin dalle sue prime fasi il suo caso sollevandolo in sede di coordinamento UE in loco. In virtù di tale nostro impulso il procedimento nei confronti di Abdallah fu incluso nel programma UE di monitoraggio delle udienze cui l'ambasciata partecipò sempre con un proprio funzionario. Ci tengo a evidenziare che anche quando l'impegno degli altri Paesi membri andò scemando nel corso dei mesi noi siamo stati gli unici sempre presenti ad ogni udienza fino al rilascio, che avvenne il 10 settembre del 2016 quasi cinque mesi dopo l'arresto. Con pari assiduità in quei mesi presenziammo anche alle udienze del monitoraggio UE relative ad altri casi.
  Credo inoltre utile, per contribuire a fornire ai componenti della Commissione un quadro il più possibile completo, menzionare anche l'azione di assistenza consolare a connazionali svolta in quei mesi. Si verificarono in quel periodo un certo numero di situazioni nelle quali i nostri connazionali furono fermati nelle circostanze più diverse. Da parte nostra siamo sempre intervenuti con la massima rapidità raggiungendoli immediatamente ovunque si trovassero a qualsiasi ora del giorno o della notte, attivando ogni canale a nostra disposizione e abbiamo risolto positivamente ognuno di quei casi in poche ore.
  Permettetemi di menzionarne brevemente solo uno, quello che vide il fermo di due pescherecci italiani provenienti da Mazara del Vallo e dei relativi equipaggi, avvenuto nel novembre 2016 e che ebbe eco mediatica anche in Italia. Fummo avvertiti in piena notte del fermo dei natanti che vennero condotti nel porto di Alessandria. Ricordo ancora la voce sinceramente preoccupata dell'allora presidente del distretto pesca di Sicilia Giovanni Tumbiolo, che si fece interprete anche dell'angoscia delle famiglie dei marittimi e delle autorità locali. Intervenendo molto rapidamente, riuscimmo a ottenere il rilascio dei due pescherecciPag. 6 in meno di 20 ore. Fu un grande sollievo.
  Naturalmente in quei mesi l'ambasciata continuò a occuparsi di questioni consolari, come i molti casi delicati di minori contesi e di tutto ciò che fa parte del lavoro quotidiano di una sede all'estero, e questo, ci tengo a sottolinearlo, con la massima attenzione alla sicurezza del personale, vista la situazione generale e i ricorrenti attentati terroristici cui ho fatto cenno. Inoltre, come sapete anche dalla documentazione che vi è stata inviata, in quel periodo abbiamo continuato a riferire alla Farnesina sulle condizioni del Paese.
  Queste, a grandi linee, le direttrici lungo le quali si articolò l'azione dell'Ambasciata d'Italia al Cairo tra aprile 2016 e settembre 2017. Il 14 agosto del 2017, dopo 16 mesi di assenza di un nostro capomissione in Egitto, il Governo decise l'invio dell'ambasciatore Cantini al Cairo. L'ambasciatore arrivò nella capitale egiziana il 13 settembre e assunse le sue funzioni il giorno successivo. La mia lunga incaricatura d'affari si concludeva. La stessa decisione venne assunta dalle autorità egiziane che contestualmente inviarono a Roma il loro nuovo ambasciatore, dopo il richiamo per reciprocità del predecessore avvenuto nel 2016.
  Spero di aver restituito un quadro, nella sua necessaria sinteticità, sufficientemente completo della situazione all'epoca e dell'attività dell'ambasciata di cui sono stato reggente in quei 17 mesi. Resto a disposizione dei componenti della Commissione per ogni approfondimento fosse ritenuto necessario. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie consigliere Catani. Invito i colleghi commissari di intervenire per formulare quesiti, osservazioni o domande di chiarimenti. Eventuali richieste a intervenire in forma segreta potranno essere concentrate dopo aver esaurito gli interventi in forma pubblica.
  Se non ci sono richieste di intervento da parte dei colleghi, le pongo io un paio di domande.
  Nel periodo della sua reggenza dell'ambasciata ci furono segni tangibili di malumore da parte delle autorità egiziane al di là delle rimostranze verbali? Ha potuto verificare un'insofferenza da parte egiziana circa la mancanza di un ambasciatore in carica? Quali sarebbero potute essere le reazioni in caso di inasprimento delle misure da parte italiana, tenuto conto che sarebbe trascorso più di un anno e mezzo prima del ritorno dell'ambasciatore italiano in Egitto?
  Un'altra domanda, cui in parte ha risposto, riguarda il fatto che lei ha sottolineato che in ogni occasione, a margine di ogni incontro, ebbe modo di ribadire la posizione del governo italiano. Gli incontri che lei ha tenuto con le autorità egiziane erano solo di natura tecnica o c'erano stati altri passaggi di natura politica che aveva svolto con le autorità egiziane, ovviamente non quelli pubblici cui ci ha detto di non aver preso parte?

  STEFANO CATANI, consigliere di ambasciata, Stefano Catani, già Incaricato d'affari al Cairo. Per quanto riguarda la prima domanda sul richiamo dell'ambasciatore fu sicuramente, come dicevo, una decisione forte e come tale fu avvertita in Egitto. Ebbe certamente effetto nei confronti delle autorità egiziane. Personalmente non posso dire di aver registrato atteggiamenti nei miei confronti che potessero far pensare ad altro che a normali relazioni diplomatiche, perché, e su questo mi ricollego alla seconda domanda, i miei contatti erano sempre a livello diplomatico, quindi a livello di funzionari. I passi cui accennavo sono sempre stati svolti al Ministero degli esteri, che era sostanzialmente l'unica amministrazione cui avevo accesso, e a livello di funzionario, quindi non di politico. Quando mi riferivo a incontri esterni, si trattava di riunioni, conferenze, convegni, a margine dei quali magari incontravo anche esponenti del mondo politico, verso cui non perdevo l'occasione per ribadire questo messaggio, che era sempre lo stesso.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande ne aggiungerei un'altra io. Ci può chiarire quali erano state le richieste della nostra autorità giudiziaria? Durante il periodo di assenza dell'ambasciatore, abbiamo registrato come Commissione che ci Pag. 7sono stati una serie di passaggi importanti nella cooperazione giudiziaria. Volevo quindi capire con lei se questi passaggi erano stati preceduti da incontri con le autorità egiziane, quali erano in quel momento i rapporti sul terreno della cooperazione giudiziaria e quindi anche l'attività che l'ambasciata ha svolto per favorire la cooperazione giudiziaria.

  STEFANO CATANI, consigliere di ambasciata, Stefano Catani, già Incaricato d'affari al Cairo. Ad esempio in occasione dell'invio di rogatorie alle autorità giudiziarie egiziane, mi è stato chiesto di fare dei passi che io svolgevo però sempre a livello di Ministero degli esteri e di funzionari, nei quali sottolineavo l'aspettativa che a quelle richieste della nostra magistratura fosse dato seguito in maniera esauriente e rapida.

  PRESIDENTE. Quindi tutti i passaggi che ci sono stati in quel periodo si sono svolti autonomamente nel rapporto tra le procure, non c'è stata un'intermediazione dell'ambasciata per favorire l'invio e la trasmissione di atti da parte della Procura egiziana a quella italiana?

  STEFANO CATANI, consigliere di ambasciata, Stefano Catani, già Incaricato d'affari al Cairo. C'è stata limitatamente a questi interventi che facevo presso il Ministero degli esteri a livello di funzionari, i quali poi evidentemente avrebbero riportato a chi di dovere queste nostre richieste, ma io non avevo accesso alla Procura.

  PRESIDENTE. Sono pervenute due domande dai colleghi che ci seguono da remoto che vertono sullo stesso argomento. Lei ha fatto riferimento al coordinamento europeo sul monitoraggio per i diritti umani e quindi anche ai rapporti con gli altri Paesi dell'Unione europea. L'onorevole Pettarin e l'onorevole Quartapelle chiedono quali sono stati i rapporti con gli altri Paesi europei, se lei ha chiesto un supporto diretto agli altri Paesi europei e soprattutto qual è stato l'esito del monitoraggio europeo. Lei ha fatto riferimento a un impegno che è andato via via scemando da parte degli altri partner europei, quindi come valuta questo rapporto e lo strumento del monitoraggio rispetto all'Egitto?

  STEFANO CATANI, consigliere di ambasciata, Stefano Catani, già Incaricato d'affari al Cairo. Il mio riferimento allo scemare della presenza degli altri Stati riguardava in particolare il caso Abdallah. In generale si tratta invece di uno strumento che quando io ero lì funzionava molto bene. Ovviamente vedeva la partecipazione di alcuni Stati più che di altri, ma le riunioni erano regolari ed era uno strumento che a mio modesto avviso funzionava. Noi in quel periodo, e questo ci tengo a sottolinearlo, abbiamo sempre partecipato, non soltanto per Abdallah, ma anche negli altri casi. Ho menzionato in particolare il caso Abdallah perché l'impulso venne da noi, anche in ragione del legame che si era creato con il caso Regeni.
  Per quanto riguarda gli altri Paesi in loco – io partecipavo alle riunioni degli ambasciatori – quando c'erano imminenti visite di personaggi politici e, come sapete dalla documentazione, ce ne sono state nel corso di quei mesi, da parte mia sottolineavo l'aspettativa che si parlasse anche del nostro caso.

  PRESIDENTE. Trattandosi di un pezzo della nostra indagine, ha avuto riscontro di una solidarietà da parte europea e dagli altri partner europei? Come ha valutato l'impegno in quei mesi nell'esercitare in qualche modo una pressione? È stata esercitata nei confronti delle autorità egiziane sia dai partner europei, sia da parte dei funzionari dell'Unione europea direttamente presenti in Egitto, ovvero della Rappresentanza dell'Unione europea in Egitto?

  STEFANO CATANI, consigliere di ambasciata, Stefano Catani, già Incaricato d'affari al Cairo. Da parte dell'Unione europea ci fu appunto il caso di Abdallah, in cui reagirono al nostro impulso e quindi da quel punto di vista si sono attivati e di questo va loro dato atto. Non ho particolari elementi rispetto ad attività e passi specifici di altri Pag. 8capimissione che si possano riferire al nostro caso. No, di questo sinceramente non ho notizie.

  PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni, passerei alla seduta segreta. Dispongo la disattivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e della web-tv.
  (La Commissione prosegue in seduta segreta)

  PRESIDENTE. Dispongo la riattivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e della web-tv.
  (La Commissione riprende in seduta pubblica)

  PRESIDENTE. Ringrazio il consigliere Catani per la disponibilità e per le preziose informazioni che ci ha fornito, e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.10