XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (V e VI)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 15 settembre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Melilli Fabio , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Melilli Fabio , Presidente ... 3 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 
Marattin Luigi , Presidente ... 11 
Gallo Luigi (M5S)  ... 11 
Brunetta Renato (FI)  ... 11 
Padoan Pietro Carlo (PD)  ... 12 
Lucaselli Ylenja (FDI)  ... 13 
Fassina Stefano (LeU)  ... 14 
Colucci Alessandro (Misto-NI-USEI-C!-AC)  ... 15 
Marattin Luigi , Presidente ... 16 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 16 
Brunetta Renato (FI)  ... 19 
Gualtieri Roberto (PD) , Ministro dell'economia e delle finanze ... 19 
Giacomoni Sestino (FI)  ... 21 
Osnato Marco (FDI)  ... 22 
Lorenzin Beatrice (PD)  ... 23 
Prestigiacomo Stefania (FI)  ... 23 
Trancassini Paolo (FDI)  ... 24 
Marattin Luigi (IV)  ... 24 
Brunetta Renato (FI)  ... 25 
Marattin Luigi (IV)  ... 25 
Melilli Fabio , Presidente ... 25 
Gualtieri Roberto (PD)  ... 25 
Osnato Marco (FDI)  ... 26 
Gualtieri Roberto (PD)  ... 26 
Prestigiacomo Stefania (FI)  ... 27 
Gualtieri Roberto (PD)  ... 27 
Melilli Fabio , Presidente ... 28

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Popolo Protagonista - Alternativa Popolare: Misto-PP-AP.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE
FABIO MELILLI

  La seduta comincia alle 12.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund .

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Ministro dell'economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund. Do il benvenuto, e lo ringrazio per la sua disponibilità, al Ministro Gualtieri, anche a nome del presidente della VI Commissione, Luigi Marattin, con il quale abbiamo ritenuto opportuno convocare congiuntamente le due Commissioni. Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori delle Commissioni, avverto che dopo l'intervento del Ministro sono previsti interventi fino a un massimo di quattro per ciascun gruppo per un tempo complessivo di otto minuti per gruppo. Sempre al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori invito altresì i rappresentanti di ciascun gruppo a comunicare al banco della Presidenza entro i primi dieci minuti della seduta i nominativi dei deputati del proprio gruppo che intendano intervenire. Lascio la parola al Ministro Gualtieri.

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Signori presidenti, onorevoli deputati, buongiorno. Sono molto lieto di intervenire sul cosiddetto Recovery Fund, più correttamente programma Next Generation EU, che non è esagerato definire un punto di svolta, non solo per il rilancio dell'economia in chiave di sostenibilità ambientale, sociale, di innovazione e competitività, ma anche per lo stesso processo di integrazione europea. Next Generation EU rappresenta per l'Europa e per l'Italia un'occasione irripetibile per uscire da un lungo periodo di stagnazione e dalla crisi senza precedenti che stiamo attraversando a causa della pandemia, tornando allo sviluppo e all'innovazione per investire sul futuro, per dare ai giovani nuove opportunità di lavoro e per vivere in un Paese più avanzato, più equo, più rispettoso dell'ambiente. L'importanza di ciò che è stato conseguito in Europa durante i mesi più difficili della crisi pandemica può difficilmente essere sottovalutata. Si è infatti raggiunto un accordo sul bilancio pluriennale 2021-2027, ma soprattutto si sono introdotte due modalità di finanziamento e di sostegno degli Stati membri, Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency – SURE e soprattutto il programma Next Generation EU, che si basano su emissioni di obbligazioni dell'Unione europea le quali, in particolare Next Generation EU, faranno leva sul bilancio dell'Unione.
  Dopo anni di proposte tecniche e di dibattiti sugli eurobond si è quindi trovato un primo modo per ampliare la portata della politica economica comunitaria ed effettuare ampie emissioni di titoli europei, i quali potranno giocare un ruolo di grande Pag. 4importanza, non solo nel sostegno e nel finanziamento di investimenti comuni, di politiche comuni e di misure degli Stati membri, ma anche nel mercato obbligazionario internazionale e nelle operazioni di politica monetaria della Banca Centrale Europea – BCE. Inoltre si è affermato un ulteriore principio di solidarietà, che è estremamente importante a livello politico ed economico. Ai fondi di coesione del bilancio comunitario, che sostengono lo sviluppo delle aree meno avanzate dell'Unione e che nel complesso tendono a favorire gli Stati membri con livelli di reddito nazionale pro capite inferiori alla media, Next Generation EU e in particolare la Recovery and Resilience Facility – RRF associano ora un meccanismo che sostiene in particolare i Paesi che si trovavano in condizioni più svantaggiate a livello occupazionale prima che esplodesse la crisi da COVID-19 e che quindi potevano risultare più vulnerabili. Grazie a tale meccanismo, l'Italia e altri Paesi duramente colpiti dall'epidemia, ma che anche negli anni scorsi avevano alcuni fondamentali, a partire dal tasso di occupazione, bassi – anche per l'impatto della precedente crisi – Paesi come l'Italia e la Spagna, riceveranno un flusso di risorse di grande rilievo che contribuirà a riequilibrare i livelli di reddito e occupazione all'interno dell'Unione nei prossimi anni. Come è già stato illustrato dal Ministro Amendola nella sua audizione, nei prossimi sette anni l'Italia rimarrà un Paese contributore netto al bilancio dell'UE, ma risulterà invece, e per una cifra superiore, beneficiaria netta del Next Generation EU e della Recovery and Resilience Facility. Ciò si evince considerando la differenza fra le risorse del Next Generation EU che secondo i calcoli più aggiornati dovremmo ricevere – oltre il 20 per cento dal punto di vista dei grants, dei cosiddetti «sussidi»; più del 30 per cento, più di un terzo, dal punto di vista dei prestiti – e l'attuale quota italiana del reddito nazionale UE, che determina il nostro contributo al bilancio dell'Unione ed è pari al 12,7 per cento.
  Durante il negoziato, che ha portato all'accordo del 21 luglio scorso fra i Capi di Governo sul Recovery Plan, non sono mancate come è noto discussioni e differenze di vedute, in particolare fra i cosiddetti Paesi frugali e i sostenitori di una maggiore espansione del bilancio dell'Unione e dei programmi europei di emissione di titoli e di finanziamento dei Paesi membri. Il risultato finale tuttavia, come ho già detto, è di grande rilevanza e ad esso siamo pervenuti, anche grazie allo sforzo propositivo e diplomatico del Governo italiano, alla serietà e alla coesione che il nostro Paese ha dimostrato durante la crisi pandemica. Questo successo, che appartiene a tutti noi, ci impone di essere all'altezza dell'occasione da tutti i punti di vista; innanzitutto nel continuare a gestire al meglio la fase di ulteriore riapertura del Paese e di gestione dell'epidemia e delle sue conseguenze economiche, fino a quando la crisi da COVID-19 non sarà pienamente superata; in secondo luogo nell'utilizzare al meglio le risorse del programma Next Generation EU.
  Questo programma, è opportuno ricordarlo, consiste in un supporto europeo per finanziare pacchetti di investimenti e riforme. Non può consistere in un'ondata di spesa corrente o di tagli d'imposta che non siano sostenibili nel tempo; deve invece rappresentare e determinare quel pacchetto di maggiori investimenti pubblici – rilancio dell'istruzione, formazione, ricerca e infrastrutture – e di sostegno agli investimenti privati, soprattutto in innovazione e in sostenibilità, e in riforme. Questi investimenti e queste riforme sono da tempo necessari per modernizzare e rendere al contempo più competitivo ed equo il nostro Paese.
  Data l'importanza del Recovery Plan europeo per il nostro Paese, il Governo ha da subito attribuito a questa iniziativa una valenza prioritaria. Sono note le tappe del lavoro fin qui svolto. A giugno c'è stata un'ampia consultazione con parti sociali, esperti e stakeholder; c'è stata la discussione del Piano di rilancio dell'Italia negli Stati generali, traendo anche spunto dal lavoro del Comitato di esperti in materia economica e sociale coordinato da Vittorio Colao, che ha prodotto il rapporto «Iniziative per il rilancio – Italia 2020-2022». Sulla base del piano di rilancio e di un Pag. 5lavoro di analisi della proposta di Recovery Plan presentata dalla Commissione europea, già a inizio luglio il Governo ha presentato il Programma nazionale di riforma – PNR e in esso una prima versione dell'approccio generale e degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza – PNRR previsto dal Next Generation EU. Su quel documento, il PNR, ho già avuto l'opportunità e il piacere di riferire al Parlamento nell'audizione del 28 luglio scorso. Da allora il Governo ha intensamente lavorato per precisare ulteriormente la strategia complessiva del Piano nazionale di ripresa e resilienza e la sua articolazione in sfide, missioni, cluster di progetti e ambiti di riforma e di interventi di politica economica. Mercoledì 9 settembre il Comitato Interministeriale per gli Affari Europei – CIAE ha approvato le Linee guida che il Presidente del Consiglio invierà oggi al Parlamento.
  Le Linee guida si aprono con l'illustrazione degli elementi di contesto e l'esplicitazione degli obiettivi del Piano, per passare poi a illustrare le sfide che il Paese intende affrontare e le missioni del Piano di ripresa e resilienza. Le sfide incluse nel PNRR sono il miglioramento della resilienza e della capacità di ripresa dell'Italia, la riduzione dell'impatto sociale ed economico della crisi pandemica, il sostegno alla transizione verde e digitale, l'aumento del potenziale di crescita dell'economia e la creazione di occupazione. Le sei missioni con le quali affrontare queste quattro sfide sono: la digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; la rivoluzione verde e la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità; istruzione, formazione, ricerca e cultura; l'equità sociale, di genere e territoriale; la salute. Queste sei missioni sono a loro volta suddivise in cluster o insiemi di progetti omogenei. Le iniziative di riforma individuate, che saranno complementari e collegate a questi cluster di investimenti, sono: investimenti pubblici e concessioni; pubblica amministrazione; ricerca e sviluppo; riforma del fisco; riforma della giustizia e riforma del lavoro. Come ho detto, saranno collegate a uno o più cluster di intervento.
  Le Linee guida comprendono inoltre i criteri per la selezione dei progetti che verranno finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e, senza scendere in dettagli, sono previsti: stringenti criteri di ammissibilità dei progetti; la piena coerenza con gli obiettivi strategici e macro-settoriali del PNRR e con le raccomandazioni specifiche per Paese; il significativo impatto positivo su crescita del PIL potenziale e dell'occupazione; i costi e gli impatti economici, ambientali e sociali, che dovranno essere quantificabili, motivati e ragionevoli; l'esplicitazione dei legami e della coerenza con riforme e politiche di supporto; l'indicazione della tempistica e modalità di attuazione, con target intermedi e finali; la chiara identificazione del soggetto attuatore. Se questi progetti integrano progetti già esistenti, dovranno credibilmente rafforzarli.
  In parallelo al lavoro del Governo, una task force coordinata dal Comitato tecnico di valutazione – CTV, l'organismo di supporto al CIAE, ha raccolto le proposte pervenute dalle amministrazioni e sta raccogliendo quelle degli enti territoriali – regioni e comuni. Ne ha intrapreso la sistematizzazione e organizzazione: una fase operativa assai delicata da tutti i punti di vista. A questo proposito va ricordato che la proposta di regolamento della Commissione europea attualmente è oggetto di negoziato tra il Consiglio e il Parlamento europeo. È bene sempre ricordare da questo punto di vista i passaggi istituzionali e procedurali: la Commissione ha presentato un insieme di proposte legislative e il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo politico. Sulla base di questo accordo politico, il Consiglio, che è organismo legislativo, e il Parlamento hanno avviato la fase del lavoro legislativo che dovrà portare alla formalizzazione dei due rispettivi testi e se, come sempre avviene, non saranno identici, al trilogo negoziale da cui scaturirà il testo finale. Quindi il processo legislativo di finalizzazione del Next Generation EU è ancora in corso e non si è concluso; richiederà ancora qualche settimana e probabilmente qualche mese di lavoro. Ma siccome già conosciamo la proposta legislativa della Pag. 6Commissione e conosciamo ovviamente gli elementi fondamentali di emendamento che il Consiglio europeo ha concordato, possiamo segnalare che il testo legislativo della Recovery and Resilence Facility e degli altri programmi già fissa una serie di vincoli sulla destinazione di queste risorse, ad esempio la quota minima, 37 per cento, da destinare agli investimenti e interventi in chiave ambientale ed ecologica.
  Dal punto di vista del programma di lavoro, l'obiettivo del Governo è quello di presentare alla Commissione europea, il 15 ottobre, le linee principali del Piano nazionale di ripresa e resilienza quindi non solo con le priorità, ma anche con i cluster progettuali e l'allocazione e articolazione delle risorse all'interno di questi cluster progettuali, unitamente al consueto Documento Programmatico di Bilancio – DPB. Prima di quel momento – un'altra tappa importante – il Governo approverà la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza – NADEF prevista dalla legislazione italiana e già in quel documento si discuterà come il PNRR e i connessi investimenti si andranno a inserire nella programmazione triennale di bilancio. Poi la presentazione integrale del PNRR, in cui i cluster progettuali e l'attribuzione delle risorse saranno declinati in modo granulare e dettagliato secondo la modulistica che si sta definendo anche a livello europeo, avverrà, come faranno tutti gli altri Paesi, ovviamente quando legalmente il programma sarà entrato in vigore, cioè quando sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea e quindi esisterà giuridicamente il Next Generation EU.
  Quindi il nostro obiettivo è di farci trovare pronti il primo giorno utile, senza aspettare la data di aprile, che è la data ordinaria che viene prevista nel programma. Si dice i Governi possono presentare i documenti ad aprile, ma che se vogliono possono farlo prima. Noi intendiamo farlo non solo per il Piano che allocherà le risorse e definirà i progetti, le aree progettuali e i cluster – questo lo faremo il 15 ottobre – ma anche per il Piano finale, quello con tutti i dettagli, secondo le modalità di presentazione previste dalla legislazione e dalle norme attuative europee. Vogliamo farlo il primo momento utile per essere nel gruppo di testa dei Paesi che possono presentare questo progetto. È importante quindi la fase di dialogo informale che intendiamo svolgere con la Commissione europea quando presenteremo la prima bozza a ottobre, in modo che – anche se l'interlocuzione formale, cioè la valutazione da parte della Commissione, avverrà quando il programma entrerà in vigore formalmente – questa fase preliminare ci consentirà di portarci avanti anche con questa interlocuzione già negli ultimi mesi del 2020 e quindi di accelerare ulteriormente la predisposizione del Piano finale e anche di fare in modo che poi sia un Piano i cui i tempi di attuazione e di approvazione da parte della Commissione siano più rapidi possibile.
  Adesso spiegherò quali saranno i passaggi procedurali e giuridici per l'approvazione formale del Piano. Naturalmente – avrò modo di dirlo – questa fase dal 15 ottobre alla presentazione del Piano ufficiale sarà anche un utile momento di confronto col Parlamento, in parallelo con quello con la Commissione. Quindi ci sarà una prima fase di confronto, che è quella in cui voi, oltre a reagire alle audizioni che state svolgendo, commenterete e trarrete delle indicazioni sulle Linee guida, che oggi saranno formalmente presentate; poi c'è la seconda fase – il 15 ottobre – in cui ci sarà questo documento più ampio con le cifre e con l'articolazione del Piano, Piano che noi discuteremo informalmente con la Commissione e che il Parlamento quindi avrà modo di vedere e di discutere; infine ci sarà la terza fase, quella del Piano ufficiale finale e del monitoraggio della sua esecuzione e della sua attuazione, quando esso sarà stato «validato» dalla Commissione nei tempi che ora vi dirò. Questo è importante perché il documento finale dovrà illustrare nel dettaglio non solo i progetti e gli obiettivi, ma anche tutte le tappe temporali di esecuzione e di realizzazione delle riforme e degli investimenti, cioè i target e i milestones, che sono quelli da cui poi dipende l'erogazione delle risorse. Il documento finale sarà una cosa molto ampia e Pag. 7articolata perché non dirà semplicemente che si metteranno determinate risorse su questo progetto, che sarà fatto in un certo modo, e ci sarà una scheda di qualche pagina; no, dirà proprio: «Il 15 luglio del 2022 bisogna aver raggiunto questo obiettivo». Quindi sarà un documento molto, molto ampio; questa è la differenza.
  Sul Piano definitivo e completo, secondo quanto prevede il regolamento – che verosimilmente non sarà modificato in modo significativo nel negoziato tra Parlamento e Consiglio – la Commissione europea avrà a disposizione fino a due mesi per le sue valutazioni e per proporre al Consiglio Economia e finanza – ECOFIN l'approvazione del Piano nazionale. L'ECOFIN dovrà approvare il Piano con un atto di attuazione che si chiama implementing act, ai sensi dell'articolo 291 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, da adottare a maggioranza qualificata entro quattro settimane dalla presentazione della proposta della Commissione europea. Quindi dalla presentazione formale del Piano possono passare fino a due mesi più quattro settimane, fino a tre mesi al massimo, per l'approvazione finale del Piano; e per questo è bene essere pronti a presentare il Piano. Dal momento della pubblicazione di Next Generation EU nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea – questo non dipende da noi ma dipende dal Parlamento europeo e dal Consiglio – il Piano può essere presentato e registrato formalmente ai sensi del regolamento che è entrato in vigore. Poi, dal momento in cui il Piano viene presentato, la Commissione ha fino a due mesi di tempo per le sue valutazioni e per proporre all'ECOFIN l'approvazione dello specifico Piano, ad esempio quello dell'Italia. L'ECOFIN a sua volta, per votare a maggioranza qualificata l'implementing act, ha quattro settimane.
  Posso presumere e auspicare – non voglio mettermi nei panni della Commissione – che se si è svolto già questo lavoro istruttorio precedente e informale – giuridicamente infatti il Piano esisterà solo dopo che il regolamento sarà pubblicato in Gazzetta –, se già nei mesi di ottobre, novembre e dicembre si è svolta un'interlocuzione con la Commissione e quindi il Piano finale che si presenta ha già fatto un percorso e anche un'interlocuzione, non necessariamente la Commissione europea utilizzerà integralmente i due mesi per la propria valutazione; ma questo naturalmente dipende dalla Commissione europea. Il regolamento dell'Unione europea dice a oggi che la Commissione ha a disposizione fino a due mesi per proporre all'ECOFIN l'approvazione – ECOFIN non emenda, può solo approvare o respingere – e l'ECOFIN ha quattro settimane di tempo per votare l'eventuale approvazione.
  A quel punto il Piano è approvato e da quel momento c'è la possibilità di accedere al 10 per cento dell'importo complessivo a titolo di anticipo. Questa è già una novità positiva che è stata introdotta nel negoziato. Quindi si può arrivare al 10 per cento subito e poi ci saranno le erogazioni su base semestrale legate ai milestones – ora sarò più preciso su questo. Tra l'altro si possono includere anche – questa è un'altra innovazione positiva nel negoziato al Consiglio europeo – spese sostenute a partire da febbraio 2020, purché coerenti con gli obiettivi e i criteri dello strumento RRF. Per quanto riguarda i pagamenti che vanno al di là del 10 per cento che viene concesso anticipatamente, questi saranno effettuati al raggiungimento dei milestones previsti dal Piano e lo Stato membro dovrà sottoporre alla Commissione una richiesta di pagamento su base semestrale. Quindi ogni sei mesi il Paese comunica il raggiungimento dei milestones e presenta una richiesta di pagamento. La Commissione ha due mesi di tempo per accertare il soddisfacente raggiungimento dei milestones – quindi deve accertare che non sia scritto solo sulla carta che gli obiettivi intermedi sono stati raggiunti, ma che siano stati effettivamente realizzati – sentito il parere del Comitato economico e finanziario, da adottare preferibilmente per consenso. A quel punto ci può essere l'autorizzazione al pagamento della tranche semestrale.
  In questo passaggio si inserisce la procedura del cosiddetto emergency brake, che fortunatamente non comporta il diritto di veto dei singoli Paesi, come alcuni volevano, Pag. 8 ma disciplina una procedura, che non penso sarà mai attuata. Si prevede che, qualora uno o più Stati membri ritengano che sussistano significative deviazioni rispetto al soddisfacente raggiungimento dei milestones e degli obiettivi, possano richiedere al Presidente del Consiglio europeo di rimettere la questione al Consiglio europeo, che ne discute esaustivamente. Ma questo periodo non può durare più di tre mesi e a quel punto questo freno non può impedire alla Commissione, i cui poteri attribuiti dai Trattati sono preservati relativamente all'esecuzione del bilancio e dei programmi sotto la propria responsabilità e in linea con i Trattati medesimi, di adottare una decisione con la quale si autorizza il pagamento dei fondi, conformemente al regolamento finanziario. L'autorizzazione è un atto di implementazione soggetto a procedura d'esame sulla base della comitatologia. Quindi non è richiesta l'unanimità per il pagamento. Il negoziato ha stabilito fortunatamente che il massimo che può avvenire per iniziativa di un singolo Paese è questo freno relativo, non all'approvazione dei programmi, ma alla verifica del raggiungimento degli obiettivi.
  Veniamo alle risorse disponibili per l'Italia. Le conclusioni del Consiglio europeo del 21 luglio hanno confermato la portata complessiva di Next Generation EU e modificato la sua composizione rispetto alla proposta originaria della Commissione. Il cuore del programma, la Recovery and Resilience Facility, ha visto un aumento dei fondi a disposizione dai 560 miliardi originariamente proposti dalla Commissione europea a 672,5 miliardi, di cui 312,5 costituiti da sovvenzioni – grants e 360 costituiti da prestiti – loans; mentre invece sono uscite ridimensionate, in confronto alla proposta della Commissione, altre componenti quali Horizon Europe e il Fondo per la transizione giusta – Just Transition Fund. Noto che la chiave di allocazione per l'Italia è più favorevole per New Generation EU rispetto agli altri; quindi il fatto che siano stati aumentati i fondi per Next Generation EU e ridotti per esempio quelli del Just Transition – dove noi eravamo contributori netti, cioè ricevevamo meno di quanto davamo – ci ha favorito. Questa è una delle ragioni per le quali l'Italia alla fine è riuscita inaspettatamente a ottenere più risorse di quante si pensava all'inizio. Molti osservatori dicevano che l'importo inizialmente previsto fosse una cifra di partenza e che poi l'importo effettivamente spettante sarebbe stato molto inferiore; invece l'Italia è uscita con risorse maggiori di quelle inizialmente previste, perché è aumentato il Recovery and Resilience Facility e sono stati invece tagliati altri programmi nei quali la chiave di distribuzione era per noi più «sfavorevole».
  A questi importi, quelli del Recovery and Resilience Facility, cioè 312,5 miliardi di grants e 360 miliardi di prestiti, poi vanno aggiunti ulteriori 77,5 miliardi in termini di grants previsti dagli altri strumenti di Next Generation EU – il più noto è il React EU – che portano il totale dei grants a 390 miliardi. Il totale di 390 miliardi di grants più 360 miliardi di loans è 750 miliardi, che è appunto la dotazione di Next Generation EU. Come ho ricordato, per la Recovery and Resilience Facility la quota di sovvenzioni ricevuta da ciascun Paese riflette le condizioni economiche nella fase precedente la pandemia, oltre al livello della popolazione; mentre l'ammontare dei prestiti è in funzione del livello del Reddito Nazionale Lordo, secondo i dati 2018, e non potrà superare il 6,8 per cento di tale variabile nell'arco temporale di tutto il programma. Inoltre la Recovery and Resilience Facility, per la parte relativa ai grants, verrà divisa in due fasi: la prima, pari al 70 per cento dell'importo totale a disposizione, dovrà consistere in progetti per i quali le risorse dovranno essere impegnate entro il 2022; nella seconda fase del programma, per il 2023, il restante 30 per cento delle sovvenzioni verrà allocato secondo una formula che riflette la caduta registrata dal PIL dei Paesi membri nel 2020 e la variazione complessiva registrata nel 2020-2021. Il calcolo si baserà sui dati EUROSTAT, che saranno disponibili a giugno 2022. I fondi, i commitments, relativi alla seconda fase dovranno essere impegnati entro il 2023, mentre i payments, cioè gli esborsi finali, dovranno essere effettuati Pag. 9al più tardi entro il 2026. Quindi 70 per cento sulla base di questi criteri allocativi che riguardano la situazione economica e occupazionale pre- COVID e 30 per cento parametrato invece al calo del PIL nel 2020 e nel 2021.
  Le risorse della Recovery and Resilience Facility che dovrebbero essere allocate all'Italia sono assai rilevanti, essendo stimate pari a 191,4 miliardi. Per quanto riguarda le sovvenzioni, sulla base dei parametri economici rilevanti per la prima fase del programma e delle previsioni attuali sul 2021, l'Italia riceverebbe fino a 63,8 miliardi di grants; mentre l'ammontare dei prestiti dovrebbe arrivare a oltre 127 miliardi. A questi 63,8 di grants, come dicevo, si aggiungono oltre 17 miliardi di grants previsti dagli altri strumenti, che fanno quindi salire il totale dei grants per l'Italia a 81 miliardi. Quindi 81 miliardi di grants e 127 di loans, di prestiti, per un totale di quasi 209 miliardi, che sono pari complessivamente a oltre il 28 per cento delle risorse totali del programma. Obiettivamente è un'allocazione che assegna all'Italia delle risorse cospicue.
  Veniamo al rapporto tra Piano nazionale di ripresa e resilienza e programmazione di bilancio. È ragionevole ritenere che le sovvenzioni che i Paesi membri riceveranno nel corso del programma non contribuiranno alla formazione dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione. Questo aspetto, cioè la valutazione dell'impatto sullo stock di debito pubblico, verrà chiarita da EUROSTAT a conclusione di opportune consultazioni, ma è ragionevole ritenere che i grants non comporteranno indebitamento netto aggiuntivo. Il Governo intende utilizzare le sovvenzioni, i grants, previsti dalla Recovery and Resilience Facility per conseguire un equivalente incremento netto degli investimenti pubblici, materiali ed immateriali, nel periodo 2021-2026. Ciò per far sì che oltre agli obiettivi di inclusione, sostenibilità, digitalizzazione e incremento dell'efficienza e della produttività, si sia in grado di conseguire anche un rilevante stimolo alla crescita del PIL.
  Per quanto riguarda i prestiti, che si renderanno disponibili secondo il programma Next Generation EU, il Governo è orientato a massimizzare l'utilizzo delle relative risorse. Va tuttavia considerato che i prestiti erogati all'Italia dalla Commissione europea, se non compensati da riduzioni di altre spese o aumenti delle entrate, contribuiranno ad accrescere il deficit della pubblica amministrazione e l'accumulazione di debito pubblico. Al Piano nazionale di ripresa e resilienza dovrà pertanto affiancarsi una programmazione di bilancio volta a riequilibrare la finanza pubblica nel medio termine, dopo la forte espansione del deficit prevista per quest'anno in conseguenza della pandemia e degli ingenti interventi di sostegno all'economia che sono stati realizzati con i tre successivi decreti-legge, a voi ampiamente noti, per una cifra di 100 miliardi, cioè il 6 per cento del PIL. Naturalmente in questo quadro è opportuno ricordare che l'orientamento prevalente è quello di mantenere comunque un profilo espansivo della politica di bilancio, al netto del Recovery Fund, anche per il 2021.
  Il Governo dettaglierà il sentiero di rientro del deficit per gli anni 2021-2023 nella NADEF, di prossima pubblicazione, e lo scenario programmatico includerà una previsione di utilizzo dei prestiti previsti da Next Generation EU, oltre a una valutazione e un'articolazione nel tempo dell'impatto dei grants sul PIL. Sarebbe prematuro e inopportuno anticipare oggi gli orientamenti specifici che verranno adottati dal Governo nella NADEF. Confermo tuttavia l'intendimento di conseguire una significativa discesa del rapporto debito/PIL non solo nel primo anno di recupero dell'economia, che auspichiamo sia il 2021, anno in cui ci sarà una riduzione ovvia del deficit, del debito, rispetto all'anno prima, perché nel 2020 ci sono stati dei forti interventi che si chiamano one off e quindi non ci saranno l'anno prossimo. Noi vogliamo che questa discesa continui anche negli anni successivi onde rientrare gradualmente, e quindi in modo sostenibile, sui livelli pre-pandemici e conseguire poi, su un orizzonte Pag. 10 di lungo termine, un'ulteriore riduzione.
  Il PNRR e le relative risorse avranno un rilevante impatto positivo sulle previsioni di crescita dell'economia italiana e sulle proiezioni riguardanti il rapporto debito/PIL. Infatti, se le risorse verranno orientate verso investimenti, non solo di grande portata in termini di obiettivi di sostenibilità e innovazione ma anche caratterizzati da elevati moltiplicatori in termini di crescita potenziale, il sentiero del PIL si innalzerà di svariati punti percentuali, così come sarà per l'occupazione. Il rapporto debito/PIL beneficerà inoltre del fatto che una parte del programma sarà coperta da sovvenzioni – appunto da grants, con un forte impatto sul PIL, ma non sul deficit – e non da un indebitamento aggiuntivo. Laddove gli obiettivi di bilancio rendessero necessario affiancare al Recovery Plan misure di riduzione del deficit, sarà di grande importanza selezionare interventi sulla spesa corrente, sulle entrate, tali da non inficiare lo stimolo fornito da tale Piano, ossia tali da valorizzare l'effetto di innalzamento della crescita e riduzione del rapporto debito/PIL.
  La considerazione degli impatti pone ancor più in evidenza quindi l'importanza cruciale di selezionare opportunamente i principali progetti finanziati dal Recovery Plan. È un fatto evidente: più un progetto ha un impatto economico significativo sulla crescita potenziale, più si definisce in modo virtuoso una combinazione tra aumento della crescita e dell'occupazione e riduzione sostenibile del debito, combinazione che non comporti invece la necessità di politiche eccessivamente restrittive, che possono avere un impatto negativo sulla crescita. È importante la quantità degli investimenti aggiuntivi che noi realizziamo, ma anche la qualità e il moltiplicatore che essi potranno avere, sia di breve termine ma soprattutto anche di medio e lungo termine, e la capacità di innalzare stabilmente la crescita potenziale del Paese.
  Già prima della crisi pandemica era forte l'esigenza di rilanciare la crescita del nostro Paese in chiave di sostenibilità ambientale e sociale, nonché di sciogliere i nodi strutturali e le disparità sociali e territoriali che si trascinano da lungo tempo. La pandemia ha ulteriormente aggravato la situazione economica e fatto salire notevolmente il debito, ma la risposta europea alla crisi è stata forte e incisiva, anche grazie al nostro contributo di idee e alla credibilità che l'Italia ha riconquistato. Con il Recovery Plan abbiamo ora la possibilità concreta di rilanciare gli investimenti e costruire un Paese migliore per le prossime generazioni. È necessario un salto di qualità da parte delle istituzioni e di tutte le componenti dell'economia e della società italiana. Il Governo sta lavorando con grande impegno per costruire il miglior Piano nazionale di ripresa e resilienza possibile, coinvolgendo nelle proprie riflessioni e nel proprio dibattito tutte le principali componenti della nostra società e del mondo accademico e scientifico e naturalmente coinvolgendo in primo luogo il Parlamento.
  Dobbiamo ora passare alla fase più concreta di formulazione del Piano, consapevoli che si tratta di un'occasione unica e irripetibile di un progetto che richiede riforme e investimenti mirati e sfidanti, una scelta di progetti basata sul merito e sull'efficacia che noi dobbiamo al Paese e al futuro di questo Paese e in primo luogo alle giovani generazioni. Quindi abbiamo tutti insieme una grande sfida di responsabilità. Dobbiamo avere come unico criterio nella selezione dei progetti la loro capacità di rilanciare in modo strutturale la crescita e l'occupazione di questo Paese, di ricucire le fratture territoriali e sociali del Paese e di rendere questo Paese un Paese migliore, più forte e più giusto. Abbiamo un'opportunità unica di realizzare questi obiettivi. Io auspico e sono convinto che tutti insieme mostreremo un senso di responsabilità all'altezza di questa sfida e la capacità di cogliere appieno questa occasione unica e irripetibile, non solo per superare le conseguenze della pandemia, ma anche per migliorare e rilanciare il nostro Paese e Pag. 11renderlo protagonista delle sfide del futuro.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA VI COMMISSIONE
LUIGI MARATTIN

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro per la sua esposizione. Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. Propongo, se il Ministro è d'accordo, che dopo i primi cinque o sei interventi ci sia una prima replica e poi un successivo giro di domande e interventi, a cui ovviamente farà seguito l'ulteriore replica del Ministro.

  LUIGI GALLO. Grazie, Ministro. Man mano che andiamo avanti con le audizioni parlamentari, sul Recovery Fund emergono in trasparenza alcuni punti e aspetti interessanti che devono entrare nel dibattito pubblico. Molto si è parlato, anche da parte degli attori che abbiamo ascoltato in audizione, del tema degli investimenti e della capacità di intervenire sulla crescita economica, che ci dà anche un riferimento chiaro su quali possono poi essere, al di là degli assi che sono ben definiti anche nel Recovery Plan, le scelte da fare nell'indicazione dei progetti per lo sviluppo del Paese. Alcune le ha citate il Ministro e sono ben chiare: la digitalizzazione, l'evoluzione verde e la transizione ecologica, con una scelta economica ben precisa. Quello su cui forse bisogna svolgere un approfondimento è il tema delle riforme, che anche lei ha citato. Quando si va a osservare il tema delle riforme del lavoro e il tema delle riforme della giustizia che accompagna questo processo, è chiaro che diventa un dibattito politico importante, a cui bisogna dedicare un successivo momento di riflessione e di indirizzo, che questo Parlamento ha la necessità di fare. Per questo, quando affrontiamo il tema dell'istruzione, della formazione, della ricerca e della cultura, che è anche uno degli assi importanti e strategici su cui dobbiamo investire per le nuove generazioni e che ha la capacità di svolgere un effetto volano sugli investimenti e sull'occupazione – che dobbiamo far crescere – allora si apre il dibattito. Se noi vogliamo intervenire, ad esempio, sulla povertà educativa e culturale di questo Paese – Save the Children indica che 1,2 milioni di minori sono coinvolti da questo problema e si stima che dopo l'emergenza COVID questa cifra sia aumentata di un altro milione –, se dobbiamo fare degli interventi per modernizzare anche il lavoro e capire quali debbano essere le regole del lavoro agile, visto quello che abbiamo potuto osservare durante questa fase delicata con lo smart working, tutto questo diventa un dibattito che va fatto prima in Parlamento.
  La domanda è: come arriva questo dibattito all'interno della Commissione europea e quali vincoli in questi casi, se presenti, sono all'interno delle riforme che noi andremo a realizzare per accompagnare i processi di investimento? Perché è chiaro che se stiamo pensando a una ristrutturazione del modello di sviluppo del Paese per adeguarci a tanti aspetti innovativi, stiamo parlando anche di ristrutturazione delle infrastrutture sociali. La ristrutturazione delle infrastrutture sociali è forse più importante e lì c'è un tema: quali saranno i nostri parametri di riferimento? Mentre i parametri economici sono ben chiari a tutti, sulle riforme delle infrastrutture sociali i parametri di riferimento ci sono, ma forse vanno resi espliciti. Utilizzeremo il benessere equo e sostenibile – BES? Utilizzeremo altri tipi di parametri? Sono già in legge di bilancio ma poco valorizzati, non entrano nel dibattito pubblico in maniera forte. Quindi bisogna capire se noi vogliamo seguire questa strada. Questa è la domanda.

  RENATO BRUNETTA. Ho certamente apprezzato l'esposizione del Ministro Gualtieri e ho anche apprezzato la metodologia che ci viene dall'Europa, a cui noi ben volentieri dovremmo accedere; però questo mi permette anche di porre la prima domanda. Se si tratta di una metodologia così attenta (piani, schemi, stati di avanzamento, decisione), mi viene immediatamente da chiederle, signor Ministro, se sulle misure che abbiamo votato in questo Parlamento, su proposta del Governo, nei Pag. 12quattro o cinque decreti-legge dall'inizio della pandemia ad oggi, per le quali sono stati stanziati 100 miliardi di euro, abbiamo a disposizione una due diligence, un controllo sul tiraggio dei singoli provvedimenti, che sono numerosissimi, alcuni buoni, altri meno buoni, alcuni cattivi, ma lasciamo perdere il giudizio? È vero che il «bonus vacanze» ha avuto un tiraggio pari al 10 per cento? Le chiedo questo perché c'è molto malessere all'interno del nostro Paese dovuto a promesse che poi non vengono mantenute, dato che non ci sono più risorse.
  Venendo alla seconda domanda, mi piacerebbe sapere se nella strumentazione di bilancio ci sarà qualcuna di queste risorse. Lei ha parlato delle Linee guida che saranno presentate in Parlamento oggi o domani, dopo l'approvazione del Consiglio dei ministri. Non si tratta dei PNRR, ma delle Linee guida. Le Linee guida saranno correlate, se ho ben capito, alla NADEF, e la NADEF ne terrà conto in termini di tendenziali, probabilmente. Ho qualche dubbio rispetto al fatto che le Linee guida possano essere quantificate sui tendenziali. Per quanto ne so, i tendenziali dovrebbero tener conto di norme; le Linee guida non sono norme. Le Linee guida semplici verranno presentate entro il 27 settembre, con la NADEF; le Linee guida plus, cioè quelle più corpose, comprensive delle quantificazioni – ma non ancora il PNRR –, saranno presentate il 15 ottobre, contestualmente al Documento programmatico di bilancio. Anche questo è solo un ragionamento, perché non credo che quelle risorse dovrebbero essere considerate e individuate ai fini delle risorse disponibili nella legge di bilancio, ai fini della definizione dello scostamento che deve essere votato; quindi risorse aggiuntive non ce ne sono rispetto a quelle proprie del bilancio italiano. A gennaio o a febbraio arriverà il PNRR e sarà conclusa la ratifica da parte di tutti i Parlamenti europei – poi parliamo anche di questo – del documento europeo relativo alla strategia europea rispetto alle risorse proprie di cui si sta discutendo in queste ore al Parlamento europeo. In queste ore al Parlamento europeo – ieri, oggi e domani – si deciderà sulle risorse proprie. Poi ci sarà la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea e poi partirà il gioco. Il gioco parte, quindi, a gennaio, ma le risorse non sono ancora disponibili perché sono subordinate all'approvazione del PNRR. Tutto questo ci porta a dire che nella legge di bilancio, che noi dovremmo presentare la notte del 15 ottobre, non ci sarà un euro dei 209 miliardi delle risorse europee. Lei ha parlato solo di questi 209 miliardi di euro. E gli altri? Quelli messi a disposizione da SURE, dalla Banca europea per gli investimenti e dal MES? Non ne ha mai parlato e non credo sia una dimenticanza. Evidentemente c'è una ragione metodologica. In realtà questi altri strumenti non riguardano il PNRR; sono strumenti diversi, ma sono loan, sono prestiti a tasso agevolato e, quindi, comparabili con i loan previsti dall'Europa sui 209 miliardi di euro. Dove sono collocate le risorse di SURE, della Banca europea per gli investimenti e soprattutto del MES? Entreranno nella legge di bilancio? Entreranno nella NADEF, che è la madre del Documento programmatico di bilancio, oppure no? Questo è il tema. Su tutti questi quesiti, le chiederei gentilmente, signor Ministro, risposte puntuali. Riassumendo, vorrei sapere se c'è una due diligence sui 100 miliardi di euro già impegnati, un modo per garantire trasparenza, magari un sito internet, e tranquillizzare i cittadini sull'utilizzo di queste risorse e, soprattutto, vorrei chiarimenti sulle risorse diverse dai 209 miliardi di euro, di cui ci ha parlato, ossia quelle relative a SURE, Banca europea per gli investimenti e MES, infatti il potenziale di quelle risorse ammonta a quasi 100 miliardi di euro. Dove li collochiamo? Altrimenti, noi abbiamo una legge di bilancio assolutamente priva di risorse incrementali.

  PIETRO CARLO PADOAN. Ringrazio il signor Ministro. Molte delle domande che volevo porre sono state anticipate dall'onorevole Brunetta, quindi le ripeterò solo in parte. Innanzitutto, vorrei spendere una parola di apprezzamento sulla sua esposizione. Ho molto apprezzato il suo tentativo di mettere assieme tre cose che devono Pag. 13essere messe assieme, ma è difficile farlo, cioè il quadro macroeconomico, le scelte dei singoli progetti e le compatibilità di finanza pubblica, al di là del PNRR, coinvolgendo il bilancio pubblico. Queste cose vanno tenute assieme proprio per dare coerenza a tutto questo sforzo molto importante che l'Italia sta avviando, rispondendo così all'Europa in modo efficace ed esaustivo.
  Detto questo, ci sono molte cose su cui vorrei chiederle precisazioni. Lei ha detto giustamente che oggi non può anticipare tutto. Mi scuserà se la sollecito a farlo, per quanto sia possibile. Il primo punto riguarda i criteri. Lei ci ha elencato le Linee guida, che a un uditore comune – un uomo di strada, un passante – risultano molto complesse. La domanda banale che viene in mente è la seguente: in base a che cosa sarà effettivamente giudicato un determinato progetto, considerando tutte le Linee guida che vengono presentate e i loro intrecci? Già mi spaventa immaginare la tabella a doppia entrata con tutti questi criteri e vedere se in un determinato riquadro c'è un progetto o no. Quindi non prenda la mia domanda come una provocazione. Piuttosto le chiedo se non sarebbe utile avere accanto alle Linee guida criteri più semplici. Provo a fare la seguente proposta. Consideriamo due criteri: il primo criterio valuta quanto un determinato progetto impatta sulla produttività del Paese e, quindi, sulla crescita; il secondo criterio valuta quanto tempo richiede l'attuazione del progetto. Poi si potrà verificare se il progetto è coerente con altri criteri più complessi e necessari.
  Un'altra questione riguarda i tempi. I tempi di esborso, che lei ci ha ricordato in modo molto puntuale, hanno un impatto sul legame con il bilancio dello Stato – di cui ora dirò –, ma anche su quello che l'onorevole Brunetta ricordava, cioè le altre fonti di risorse europee, in particolare SURE e MES nonché eventuali investimenti e misure di agevolazione provenienti dalla Banca europea per gli investimenti. Sarà intenzione del Governo accelerare, laddove è possibile, l'utilizzo di risorse fuori dal PNRR per colmare vuoti temporali e non vuoti sostanziali?
  Questo mi porta alla domanda successiva, che riguarda il legame tra questa operazione complessa e quella di bilancio «normale», se così si può definire. Io penso che ci sarà – mi corregga se sbaglio – molta interazione fra il PNRR e il processo di bilancio in senso stretto, in senso tradizionale, non solo per ragioni di tempistica, ma anche per ragioni di strumenti. Lei all'inizio della sua esposizione ci ha ricordato che il PNRR e Next Generation EU non possono essere usati per abbattere le tasse o per operazioni analoghe di parte corrente. Questo è vero ed è importante, però pone un problema. Infatti, come lei sa molto bene, alcune riforme richiedono anche sostegni in termini di agevolazioni fiscali nella fase iniziale. Quindi, inevitabilmente, si pone il problema di come raggiungere l'obiettivo di riforma strutturale mettendo assieme risorse di investimenti del PNRR e agevolazioni fiscali. Credo che sia inevitabile che ci sia un legame di questo tipo.
  Infine, vorrei porle una domanda sul debito. Il debito, ovviamente, è salito a causa dell'impatto dello shock dovuto al coronavirus. Mi auguro che cominci a scendere. Paradossalmente, l'importante – lo sappiamo molto bene – non è quanto è alto il debito ma dove va, e quindi in che misura il debito scenderà. Da questo punto di vista, vorrei chiederle – anche se mi rendo conto che è una domanda impertinente – come il Ministero dell'economia e delle finanze valuta nel medio termine la sostenibilità del debito, al di là di quello che succederà quest'anno e l'anno prossimo. In proposito, le chiedo se ci sono considerazioni legate alla crescita nominale. Per esempio, un'eventuale perdurante apprezzamento dell'euro avrà impatti sulla dinamica nominale del PIL? E questo produrrà problemi per il debito? Mi permetto di sollecitare risposte a domande in questo senso anche se mi rendo conto che sono premature.

  YLENJA LUCASELLI. Buongiorno, Ministro. Lei ha concluso il suo intervento dicendo che costruiremo un Paese migliore per le future generazioni. Io però non ho Pag. 14capito come, probabilmente sarà stato un mio limite, anche se non lo credo. Non ci ha illustrato nella sostanza e in termini semplici come verranno utilizzati questi soldi. Sappiamo che la valutazione che verrà fatta sul progetto italiano deve necessariamente seguire le Linee guida e che Bruxelles, con le raccomandazioni, ha già dato un po' la rotta che dovrebbe seguire l'Italia. Ci vorrebbe la riforma del fisco, del lavoro, della giustizia e la riduzione del debito, a cui andrebbero indirizzate tutte le entrate straordinarie, e il taglio strutturale della spesa pubblica. Io, però, non ho capito come il Ministero intende affrontare queste tematiche e quindi come intende raggiungere questi obiettivi. Quindi, questa è la mia prima domanda.
  La seconda domanda è relativa al rilancio del Sud. Vorrei capire quante risorse verranno indirizzate al Sud. Abbiamo sentito in audizione i rappresentanti di ENI, ENEL e Banca d'Italia e lo stesso Commissario Gentiloni: tutti ci hanno detto che è fondamentale che ci sia il rilancio del Sud perché ci possa essere un rilancio nazionale. Quindi volevo capire quante risorse verranno destinate al Sud e in che modo verranno utilizzate.
  Per quanto riguarda la terza domanda, sappiamo che la copertura dei fondi comunitari avviene emettendo dei titoli di debito garantiti, che sono poi rimborsati dal bilancio dell'Unione europea attraverso, sostanzialmente, due alternative: una è quella delle nuove entrate e l'altra è quella dei versamenti degli Stati in base al reddito lordo. Questo, in soldoni, si traduce, da una parte, in nuove tasse e, dall'altra, in versamenti maggiori da parte dell'Italia, considerato che l'Italia è il terzo contributore dell'Unione, ciò, quindi, costerebbe quasi la metà dell'intero beneficio. Vorrei capire in che modo ciò impatterà sulla percentuale dei sussidi a fondo perduto che erano stati indicati e destinati alle imprese italiane.
  Le pongo, infine, un'ultima domanda. In questi giorni dagli organi di stampa si è appreso che esiste un file in cui sono stati indicati oltre 500 progetti con idee molto diverse provenienti da tutti i Ministeri. Si va da 50 milioni di euro per un acquario a Taranto a 14 milioni di euro per il rifacimento di Piazza di Montecitorio, oltre poi il rifacimento dei riscaldamenti dei Ministeri e una serie di altre cose che indubbiamente non servono all'Italia in questo momento. Siccome su questo non c'è chiarezza e siccome il Ministro Amendola ha più volte smentito che esista questo file, che siano stati presentati questi progetti, io su questo punto vorrei un'estrema chiarezza. Vorrei capire se sono arrivati progetti dai Ministeri, quali sono e qual è la posizione del Ministro rispetto a queste questioni.

  STEFANO FASSINA. Ringrazio il Ministro per l'esposizione. Tutti siamo assolutamente convinti e condividiamo la necessità di arrivare a una svolta, a una ripresa consistente, sostenibile e qualificata in termini ambientali e in termini di innovazione tecnologica. Ovviamente, come il Ministro ha ricordato, i contenuti specifici dei progetti e del Piano nonché i tempi di realizzazione sono una condizione necessaria per perseguire l'obiettivo. Purtroppo non sono una condizione sufficiente. Io vorrei concentrarmi, date anche le responsabilità del Ministro dell'economia e delle finanze, sulle altre condizioni affinché il PNRR possa produrre risultati. Una delle altre condizioni – cito ovviamente solo dei titoli, non avendo tempo di entrare nel merito – è la politica monetaria. Siamo in una situazione di deflazione sostanziale, al di là del più o meno 0,1. C'è un problema molto serio per quanto riguarda il tasso di cambio, che è stato il principale driver di crescita dell'economia europea nel corso degli ultimi trent'anni. La politica monetaria è un fattore decisivo. Sarà decisivo capire in che modo la Banca centrale europea affronterà il quadro globale. Sarà decisivo capire come verrà gestito l'ammontare di risorse acquistato dalle banche centrali nazionali in questi mesi e in questi anni per il sostegno della politica monetaria. Sarà decisiva – e vengo alla seconda condizione di contesto, che può dare senso agli interventi del PNRR – la regolazione e, innanzitutto, la regolazione bancaria. Si susseguono gridi di allarme da parte del sistema bancario, non solo italiano, a proposito di una regolazione nefasta che è stata introdotta Pag. 15 prima del COVID, ma che può avere effetti devastanti. Mi riferisco ovviamente al calendar provisioning, che può fare dei danni enormi per quanto riguarda la ripresa. Non ha molto senso che, da un lato, si intervenga attraverso politiche di bilancio espansive sull'economia reale e, dall'altro, si tengano in piedi regole che massacrano l'economia reale. C'è la questione aperta dell'unione bancaria. Se non ho letto male i resoconti della stampa, mi pare che se ne sia parlato anche all'ECOFIN di Berlino. Ovviamente, ai fini dell'impatto macroeconomico, tali contenuti saranno decisivi per quanto riguarda l'unione bancaria.
  Infine, c'è la parte che riguarda le politiche di bilancio. I grant – come lei giustamente ricordava – non dovrebbero essere contabilizzati da Eurostat; ci mancherebbe altro. Non sarebbero più grant se fossero contabilizzati con un qualche rilievo sul debito pubblico. Il punto è che, rispetto alla caduta dell'economia reale che abbiamo registrato, sono comunque poca cosa, cioè poco più di un punto di PIL all'anno per quattro anni. Per carità, è uno strumento preziosissimo e va utilizzato nel migliore dei modi, ma stiamo parlando di risorse piuttosto contenute rispetto all'ordine di grandezza che abbiamo di fronte. Vorrei capire se c'è qualche spazio per fare in modo che i loan siano aggiuntivi, perché se sono semplicemente sostitutivi in un quadro di regole che rimane invariato, per quanto sia stata rinviata la sua applicazione al 2022, è chiaro che diventano poca cosa. Ci consentono, per carità, un'importante riduzione di spesa in termini di interessi, ma sarebbe poca cosa se il quadro delle regole di finanza pubblica, ossia il Patto di stabilità e crescita e il fiscal compact, non viene revisionato. Non sarebbe un'eresia fare in modo che i loan rimanessero loan, ma fossero fuori dal calcolo del deficit rilevante, cioè si applicasse una sorta di golden rule circoscritta soltanto ai loan che arrivano da Next Generation EU. Se non è così, diventa complicato. In uno scenario di deflazione, tale per cui non si capisce da dove si possa ripartire, in cui la maggior parte delle risorse non è aggiuntiva, è complicato recuperare un percorso di rientro del debito pubblico, al di là di quello che si può fare. Ritengo, e concludo, che vada posta attenzione sulle condizioni di contesto (politica monetaria, regolazione bancaria, regolazione di finanza pubblica), perché, per carità, tutti gli strumenti sono utili e dobbiamo applicarli al meglio – non voglio ridimensionarne la rilevanza –, però dobbiamo essere in grado di circoscriverli e perseguire le condizioni di contesto, altrimenti i risultati non arrivano.

  ALESSANDRO COLUCCI. Ringrazio il Ministro per la relazione di questa mattina. Desidero partire da un tema molto importante, che è relativo al contesto delicato in cui ci troviamo. Secondo le notizie di oggi, il debito pubblico sale a 2.560 miliardi di euro e, se abbiamo compreso bene, viene chiesto ai Ministeri di individuare tutte le risorse disponibili per impegnarle. La prima domanda è capire le intenzioni del Governo su questo tema: quali previsioni sta facendo e quali iniziative sta intraprendendo per arginare e contenere un elemento sul quale so che il Ministro è sempre molto attento, ossia il livello del nostro debito pubblico.
  Altro elemento importante, rispetto alla relazione del Ministro, sono i settori su cui ci ha annunciato l'impegno del Governo: le infrastrutture e lo sviluppo. Si tratta di alcuni argomenti già illustrati anche dai colleghi che mi hanno preceduto, quindi non ci tornerò. In pratica, i titoli su cui vuole impegnarsi il Governo sono sempre importanti ed affascinanti. È successa la stessa cosa quando si trattava del decreto «Cura Italia», del decreto «Rilancio», del decreto «Liquidità», salvo poi renderci conto nella sostanza che i 109 miliardi di euro stanziati sono stati indirizzati ad assistenzialismo e nazionalizzazioni e che il tema delle imprese è stato, a nostro giudizio, molto trascurato. Da qui parte tutto il dibattito che si è sviluppato nella fase estiva sul debito buono e sul debito cattivo. Allora, visto che stamattina si è parlato di risorse molto importanti, significative e corpose, ci piacerebbe comprendere in questa occasione su che cosa concretamente punterà Pag. 16 il Governo. Per noi la priorità sono le imprese.
  Le rivolgo un ultimo quesito: considerato che il nostro Paese con difficoltà spende le risorse europee, immagino che in questo caso il Governo e il Ministro si siano attrezzati. Il tema della rendicontazione sui progetti e di come verranno utilizzate le risorse è sicuramente una questione molto importante; si tratta di una domanda un po' tecnica, ma credo sostanziale.

  PRESIDENTE. Invito il Ministro Gualtieri a intervenire per la replica.

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Ringrazio i deputati intervenuti per le domande; si tratta di osservazioni molto pertinenti e puntuali. L'onorevole Gallo ha svolto una considerazione importante sui vincoli delle riforme e sui parametri per la valutazione di investimenti che hanno un forte impatto non esclusivamente economico, come le infrastrutture sociali. Questo è un punto di grande importanza, anche perché l'inclusione è uno dei grandi obiettivi di Next Generation EU. Come ho detto, per noi costituisce una delle missioni e il Governo non mancherà di perseguire obiettivi sociali. Gli indicatori utilizzati saranno in primis quelli istituzionalmente definiti, per esempio il BES, che noi, tra i primi, abbiamo inserito e che è un indicatore molto importante. Ma saranno utilizzati anche indicatori specifici, per esempio indicatori sull'impatto ambientale. Quindi, la valutazione relativa ai progetti non sarà esclusivamente quantitativa. Approfitto per sottolineare che, per esempio, le infrastrutture sociali, a loro volta, non hanno solo un impatto qualitativo, ma anche economico. Le infrastrutture sociali – come, ad esempio, la dotazione di asili nido all'altezza di quella dei Paesi più avanzati d'Europa – non solo rendono la società più giusta e più coesa, ma hanno anche un forte impatto sul PIL e sulla crescita. Inoltre, se si sostiene l'occupazione femminile sul lato della domanda e dell'offerta e si liberano le donne dal lavoro domestico di cura non pagato, non solo si fa un atto di giustizia rispetto all'equità di genere, ma si affrontano le principali carenze strutturali dell'economia italiana. Sostenere le donne è una grande riforma strutturale: è giusto sotto il profilo sociale e politico, ma anche sotto il profilo economico. Quindi, da una parte ci saranno gli indicatori, non esclusivamente economicistici o legati al tradizionale indicatore di PIL, e, al tempo stesso, nella nostra concezione di cosa sono riforme strutturali, consideriamo riforme che abbiano un impatto positivo e che rafforzino l'equità di genere, quella sociale e territoriale. Si tratta di riforme che sono non solo giuste, ma anche necessarie da un punto di vista economico. L'idea di questo Governo è che un Paese più equo è anche un Paese che cresce di più.
  L'onorevole Brunetta ha posto alcuni punti molto significativi. Cominciamo da ciò che già abbiamo fatto. Naturalmente siamo a settembre, quindi gli effetti di alcune delle misure che abbiamo introdotto terminano alla fine dell'anno – altre misure sono state prorogate – e il tiraggio finale potrà essere verificato alla fine dell'anno. Per esempio, per la cassa integrazione o per la liquidità garantita è difficile valutare quanto sarà la spesa effettiva prima della fine dell'anno, quando cioè si tireranno le somme. Però, è giusto anche monitorare tali misure in corso d'opera e operare una serie di carotaggi, cosa che noi stiamo facendo. Poi può essere utile anche cercare di costruire una tavola sinottica che metta insieme fonti diverse e in questo senso colgo il suggerimento dell'onorevole Brunetta. Per esempio, l'INPS svolge una valutazione e un monitoraggio e pubblica i dati da cui risulta il tiraggio di una serie di misure. Da ciò risulta che il tiraggio di alcune misure è cospicuo. Non parlo della celeberrima indennità per i lavoratori autonomi, che ha avuto un tiraggio molto ampio, e in alcuni casi, come è noto, eccessivo, ma di altre misure, che vanno ricordate come molto importanti, come il cosiddetto «bonus baby sitter» – ormai la parola «bonus» ha una connotazione spregiativa – e i congedi parentali, che sono stati utilizzati e hanno avuto un buon tiraggio. Comunque, quando si introducono Pag. 17tante misure e si fa una stima previsionale, è praticamente impossibile indovinare esattamente quale sarà il livello di spesa di ciascuna di esse. Ci sono alcune misure – poche, devo dire – che hanno avuto un tiraggio parzialmente inferiore alla previsione e ce ne sono altre che ne hanno avuto uno superiore. Anche in questo caso bisogna aspettare, perché tali misure sono in vigore fino alla fine dell'anno. Faccio un esempio: il fondo perduto per le imprese ha attirato più di quanto avevamo stanziato. Mi accingo ad utilizzare la normativa, che richiederà anche un passaggio parlamentare e, quindi, allungherà leggermente i tempi – lo dico non in modo polemico –, al fine di soddisfare l'ultima tranche delle richieste al fondo perduto, che non sono state pagate perché abbiamo speso tutta la cifra stanziata. Si tratta, quindi, di una misura che ha funzionato molto bene – spero sia riconosciuto da tutti – e il merito va all'Agenzia delle Entrate e a SOGEI, che hanno messo in atto un meccanismo molto efficiente, tecnologico e innovativo, che ha prodotto una misura rapida e anche più granulare di quella di altri Paesi. Noi siamo andati a modulare il sostegno alla perdita di fatturato, cosa che altri Paesi, che non hanno la fattura elettronica, non hanno potuto fare. In questo caso la misura è andata così bene che «ha tirato» più dello stanziamento e ci sono alcune centinaia di milioni di euro che dovremmo aggiungere, spostandoli da misure che hanno tirato temporaneamente meno. Poi risarciremo anche questi altri ambiti. Quindi questo rende l'esercizio sicuramente interessante. Quello che posso dire, se si guarda all'ampiezza della moratoria, è che sarà superiore alle previsioni.
  Complessivamente, io penso che alla fine dell'anno questi 100 miliardi di euro, saranno in larghissima parte arrivati a terra, come sono già arrivati a terra. Non condivido questa presunta scarsa attenzione alle imprese. Basta vedere i numeri: il 40 per cento dei 100 miliardi di euro, ossia 40 miliardi, sono destinati alle imprese, senza contare la cassa integrazione, che è un sostegno ai lavoratori, ma anche alle imprese, che hanno avuto un sostegno relativo al costo del lavoro. Se si sommano poi le misure relative all'IRAP, al fondo perduto, alle bollette, agli affitti e varie altre misure, le imprese hanno giustamente ricevuto un sostegno consistente, che era necessario assicurare. Fortunatamente ci siamo avvantaggiati e non ci siamo limitati – contrariamente a quello che alcuni hanno detto – solo alle misure di sostegno immediato, ma abbiamo già predisposto le misure relative alla «fase due». C'è stato il dialogo con la Commissione e domani presenterò l'operatività piena della misura per il sostegno alla capitalizzazione delle PMI del segmento tra 5 e 50 milioni di euro di fatturato. Si tratta di una misura relativa alla «fase due», ma noi già siamo in grado di farla partire, perché l'abbiamo già prevista a maggio. Se avessimo aspettato, allora avremmo aspettato altri mesi. Nel decreto «Rilancio» e ancora di più nel decreto «Agosto», ci sono già misure che vanno oltre il sostegno immediato al reddito individuale o d'impresa, che pure era necessario erogare in modo considerevole durante l'emergenza del lockdown.
  Per il patrimonio destinato, i tempi saranno quelli che ho descritto in precedenza; ciò ci permetterà di passare dalla fase liquidità alla questione solvency e avere quindi strumenti di equity e quasi-equity, a sostegno della qualificazione delle imprese. Tale operazione sarà effettuata da alcuni Paesi con le risorse per il Recovery Plan, ma noi abbiamo potuto già anticiparla. Riguardo il sostegno agli investimenti, il cosiddetto «110 per cento» è una misura che in forma più limitata è nel piano francese, ma noi l'abbiamo già inserita nel decreto «Rilancio», quindi è già avviata ed è bene che si possa partire con qualche mese di anticipo. Educatamente dissento dalla rappresentazione dell'utilizzo e dell'efficacia dei 100 miliardi di euro, che ha descritto l'onorevole Lucaselli, ma è pienamente legittimo da parte dell'opposizione enfatizzare i problemi più che i risultati positivi raggiunti dalle misure del Governo.
  Tornando alla domanda dell'onorevole Brunetta, condivido l'idea che in corso d'opera potremmo provare a sistematizzare e rendere più leggibili i dati che già arrivano, Pag. 18ad esempio, dalla task force liquidità e dall'INPS, che redigono un report settimanale, per ottenere dati più ordinati e predisporre, entro la fine dell'anno, una due diligence, una verifica, dal punto vista sia quantitativo che qualitativo, dell'impatto di queste misure. Inoltre, è riconosciuto anche a livello internazionale che queste misure hanno avuto un impatto positivo sull'economia italiana e hanno aiutato a sostenere il sistema produttivo e del lavoro di fronte a una crisi pesantissima. Dopo la caduta molto forte del secondo trimestre, il rimbalzo nel terzo trimestre appare superiore alle previsioni precedentemente effettuate; questa è la ragione per cui, giustamente, a livello nazionale ed europeo, non si sono commessi gli errori del passato e si è dispiegata una manovra anticiclica molto robusta dal punto di vista fiscale, nel senso di bilancio.
  Riguardo le altre domande dell'onorevole Brunetta, entriamo in un contesto molto tecnico, ma importante, riguardo al nesso tra Next Generation EU e legge di bilancio. Ora, questo è un punto delicato, ma importante. Posso anticipare che molto probabilmente i grant non andranno strettamente in bilancio, ma andranno in tesoreria, al pari dei fondi europei, che non rientrano nel bilancio, ma rappresentano naturalmente risorse per il nostro Paese. Nella nostra programmazione di bilancio, sia nella NADEF sia nel disegno di legge di bilancio, non ci potrà non essere – e ci sarà – un riferimento alle risorse del Next Generation EU. Come si fa se giuridicamente questo strumento non esiste ancora? Questo problema ricorre una volta ogni sette anni anche quando si entra nel nuovo settennato del bilancio a lungo termine europeo: spesso in occasione dell'esame della legge di bilancio il processo di approvazione del bilancio europeo non è ancora concluso e, quindi, formalmente i fondi europei non ci sono ancora, eppure noi ne teniamo conto nelle nostre previsioni macroeconomiche. Quindi, anche in questo caso, faremo delle stime che terranno conto di queste risorse. In questo scenario, le risorse che saranno disponibili, avranno un impatto, che non potrà non essere considerato negli indicatori programmatici del PIL. Considerato che le previsioni sono tendenziali e programmatiche, potremmo valutare di prevedere un quadro programmatico in senso stretto e un quadro programmatico che tiene conto del fatto che queste risorse saranno disponibili, al di là della classificazione contabile, anche perché ci sarà un intreccio profondo con le scelte tecnicamente e strettamente di bilancio.
  Vengo, dunque, al tema posto dall'onorevole Fassina, che è giusto. Premessa questa differenza tra grant e loan, un conto è che i loan vadano esclusivamente a sostituire risorse che già sono nel tendenziale, e in questo caso c'è una riduzione del costo del finanziamento, cioè degli interessi, peraltro non disprezzabile, perché parliamo di 120 miliardi di euro; un altro conto è che questi loan si usino in modo più ampio, per esempio finanziando investimenti che possono – in modo misurabile – temporaneamente magari avere un impatto aggiuntivo sul deficit, per poi ridurlo, perché rendono una riforma o un investimento più efficace. Faccio un esempio: un rafforzamento della digitalizzazione della pubblica amministrazione può portare anche a una migliore efficienza della stessa. Questo è un investimento che poi si compensa nel medio periodo. Ancora più forte può essere il nesso con una riforma fiscale o con altri tipi di riforma. Ci sono, ad esempio, finanziamenti di housing sociale che possono avere un rientro a un tasso molto basso. Il concetto di investimento può essere modulato in modo diverso: considerare le risorse disponibili alla pari dei grant, obiettivamente, è un po' eccessivo, si tratta di 120 miliardi di euro aggiuntivi di deficit, di debito. Altrimenti si possono investire tali risorse utilizzandole esclusivamente a copertura di spese già stanziate, purché eleggibili (alta velocità o altri investimenti che rientrano pienamente nei criteri). C'è anche una via intermedia: da una parte, si sostengono gli investimenti e, dall'altra, si utilizzano le risorse disponibili in modo modulare. Qui c'è anche una riflessione da fare rispetto al loro ruolo dal punto di vista dei criteri, non di indebitamento, ma, come Pag. 19diceva l'onorevole Fassina, rispetto al loro passaggio da relevant factor a strumento strutturale. Ci sono delle modalità intermedie e questo richiede un'interlocuzione e anche una nostra verifica interna rispetto alla costruzione del ruolo dei loan nella pianificazione di bilancio al fine di massimizzarne l'impatto positivo sulla crescita, ma, allo stesso tempo, di evitare una crescita eccessiva del deficit e del debito.
  Per tornare alle domande dell'onorevole Brunetta, ci sarà un'interrelazione tra il bilancio e Next Generation EU anche nella fase preliminare. Nelle Linee guida approvate dal Comitato interministeriale per gli affari europei, che riceverete oggi formalmente, non ci sono i numeri relativi alle risorse, ma ci sono le missioni, le sfide e i criteri. I numeri relativi all'articolazione temporale e al rapporto tra grant e loan cominceranno ad arrivare nella NADEF, poi vi saranno i cluster progettuali, con la definizione delle risorse. Si tratta di un percorso simile a quello posto in atto dalla Francia, che non è il Piano di ripresa è resilienza, quello sarebbe più ampio. Si tratta della definizione di linee e ambiti che si mescolano con la politica di bilancio – che non c'entra nulla con il Recovery Fund – e i fondi europei. Non si può fare un'equiparazione, anche perché le risorse sono inferiori, ma, per capirci con chi ha avuto modo di prendere visione del piano francese, si tratta di una cosa simile. Quello è ciò che noi vorremmo fare il 15 ottobre, quindi la definizione dei numeri, delle cifre e dei progetti, magari senza la definizione dettagliata dell'articolazione e delle milestone, ma con una chiara articolazione del Piano, mentre il Piano che sarà presentato alla Commissione sarà presumibilmente molto corposo. Ogni progetto al suo interno dovrà essere molto dettagliato, definendo milestone e tappe. Questo è un lavoro che nessun Paese presenterà presto. Se riusciremo a presentare i nostri progetti appena Next Generation EU sarà pubblicato, saremmo stati effettivamente molto efficienti e molto rapidi e sicuramente tra i pochi Paesi che avranno colto la prima ondata di opportunità di presentazione.
  Poi c'è l'ulteriore tema degli altri programmi, tra cui quelli interni a Next Generation EU, ma che non riguardano il Recovery Plan, per esempio REACT-EU, di cui dobbiamo tenere conto, perché non rientra nei criteri di valutazione che vi ho descritto. Next Generation EU è più ampio rispetto alla Recovery and Resilience Facility, ma in quel caso si tratta di grant. Ad esempio, c'è una riflessione – che io apprezzo e considero positiva – sull'opportunità di sostenere con queste risorse anche la decontribuzione per il Mezzogiorno. Ovviamente, c'è da tener conto anche degli strumenti ulteriori rispetto a Next Generation EU, che a loro volta si distinguono tra quelli «comunitari» e quelli che non fanno capo all'Unione europea, come il MES, e dobbiamo tenere conto anche di questo aspetto. Abbiamo ottenuto SURE, attraverso cui sono state accettate quasi tutte le misure introdotte dal Governo, dai 600 euro ai congedi parentali e così via. Si tratta semplicemente di una fonte di finanziamento più economica di quelle misure già approvate dal Parlamento. In quel caso le risorse che entreranno andranno a ridurre il costo di finanziamento, quindi il minor costo per interessi, che nel corso dei quindici anni abbiamo stimato essere di 5 miliardi e mezzo di euro.

  RENATO BRUNETTA. SURE è stato perfezionato?

  ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'economia e delle finanze. Sì, SURE è stato perfezionato e a dicembre arriverà la prima tranche. Quindi, se l'Italia deciderà di accedere al MES – conosciamo tutte le posizioni in campo e le loro articolazioni –, la modalità di accesso è simile a quella prevista per SURE, nel senso che si definiranno delle spese eleggibili dal punto di vista sanitario, spese non necessariamente già fatte, ma strettamente connesse al contenimento della pandemia nell'ambito sanitario, e tali spese si finanzieranno a un costo più basso, grazie a queste risorse. Un'altra cosa ancora sono gli interventi della Banca europea per gli investimenti, perché in quel caso si tratta di progetti Pag. 20privati, che, anche tramite Cassa Depositi e Prestiti, possono collegarsi al nostro sistema di garanzie, che potremo rafforzare con il nuovo strumento della Banca europea per gli investimenti. Se in questo caso non decidessimo di fare così, allora vi saranno semplicemente dei finanziamenti della Banca europea per gli investimenti a favore delle imprese e questa sarà comunque cosa buona, ma non entra nella manovra di bilancio, magari si terrà conto del suo impatto economico in una stima. Se invece lo strumento predisposto della Banca europea per gli investimenti sarà utilizzato anche per coprire – lo dico solo ipoteticamente – una parte delle garanzie previste, sarà possibile liberare altre risorse. Questo era per rispondere a una domanda molto precisa e tecnica, quindi dovevo dare una risposta altrettanto precisa.
  Tornando al cosiddetto «bonus vacanze», alla data dell'11 settembre ultimo scorso sono stati generati 1,5 milioni di tax credit bonus, che corrispondono a circa 660 milioni di euro. Questa somma è già impegnata, e ci sono ancora vari mesi davanti a noi, quindi non è ancora possibile effettuare un bilancio finale. Ad oggi siamo – ripeto – a 660 milioni di euro, quindi al termine dell'anno si farà la somma e si vedrà esattamente a quanto ammonterà la cifra finale – che potrebbe del resto non coincidere con il totale delle risorse stanziate, potendo anche essere di poco superiore a quello che si pensa e si ritiene, ma ciò naturalmente dipenderà da una serie di fattori. Questo è per dire che noi effettuiamo tutto il monitoraggio richiesto, ma per fare i conti bisogna poi necessariamente attendere che il periodo di utilizzabilità di alcune misure sia terminato, altrimenti risulta impossibile fare un conto effettivo. Venendo ora alle domande poste dall'onorevole Padoan, solo in parte sovrapponibili ai quesiti sollevati dall'onorevole Brunetta, per quanto attiene in particolare alla opportunità di disporre di criteri più semplici, informo che la Commissione europea pubblicherà venerdì delle guideline, in cui saranno esposti più dettagliatamente i criteri di sostegno ai Paesi e che renderanno anche più chiari i parametri per la misurazione dell'impatto sotto i vari profili. Però anche noi, nella individuazione dei criteri di selezione, cui ho già accennato nella parte introduttiva, cercheremo di capire, proprio a partire da questa base, quali possano essere i criteri principali e più semplici. Padoan ha toccato un altro punto tecnico: a parità di impatto dei grant, visto che ci può essere uno sfasamento tra l'anticipo di cassa del Paese e il saldo, a parità di esito finale ci possono essere delle fasi ondulatorie dell'impatto sul deficit, che può salire e poi scendere, perché ci può essere una sfasatura tra l'anticipo dello Stato e il saldo da parte della Commissione. In tale quadro, credo che Padoan suggerisse correttamente il fatto che i loan possono anche aiutare a questo riguardo. Il tema della sostenibilità del debito è per noi cruciale e crediamo che questo Piano rappresenti una opportunità unica anche per indirizzare verso un sentiero di riduzione il nostro debito, che rimane comunque sostenibile, ma dalla cui riduzione ovviamente beneficerebbe l'intera economia italiana in termini di minore spesa per interessi. Ricordo in proposito che il fatto di dover destinare una somma troppo elevata al servizio del debito costituisce ancora una sacca di inefficienza del nostro bilancio. Ma ridurre il debito, senza contemporaneamente sostenere la crescita attraverso appropriati interventi, soprattutto sul fronte degli investimenti, costituisce un'operazione molto complessa che può anche non produrre un'effettiva riduzione del rapporto debito/PIL, come peraltro abbiamo già avuto modo di osservare nel corso degli anni passati. La presente opportunità deriva esattamente dalla congiunzione di questi elementi, che noi dobbiamo saper cogliere. Venendo poi ad alcune domande sollevate, tra gli altri, dagli onorevoli Padoan e Fassina in merito alla politica monetaria, rammento che quest'ultima, come noto, è attribuita alla competenza esclusiva della Banca centrale europea, giacché il Governo non costituisce un attore della politica monetaria, almeno secondo l'ordinamento attuale. Aggiungo che io sono molto fiducioso nella capacità della Banca centrale europea di condurre efficacemente la politica monetaria, anche Pag. 21tenendo pienamente conto del quadro globale e massimizzandone quindi l'efficacia nell'ambito degli obiettivi attribuiti alla Banca centrale europea, pur sapendo che in essa diversi fattori giocano un ruolo, tra cui l'impatto che le varie politiche monetarie e di bilancio hanno sui tassi di cambio, ma anche da questo punto di vista ripongo piena fiducia nel lavoro della Banca centrale europea. Per quanto riguarda la regolazione bancaria siamo altrettanto fiduciosi, ma saremo comunque attivi nell'assicurare che si eviti un effetto prociclico della regolazione prudenziale, o dell'attività microprudenziale dal punto di vista della vigilanza. Anche in questo caso siamo fiduciosi che l'SSM, ossia il Meccanismo di vigilanza unico, l'EBA e la Commissione europea, secondo i rispettivi ruoli, sapranno valutare opportunamente le migliori modalità, com'è sinora avvenuto. Abbiamo infatti introdotto una serie di deroghe che hanno consentito di evitare un effetto prociclico, dal punto di vista della supervisione o regolatorio, che ha accompagnato questa fase di politica economica. I vari aspetti della questione sono molto tecnici ed io sono disponibile a discuterne con voi, ma non oggi perché il loro approfondimento richiederebbe molto tempo. Mi permetto però di sintetizzare che il Governo è pienamente attento e fiducioso in ordine al fatto che sarà possibile accompagnare le varie fasi e i vari scenari che si presenteranno nel prossimo futuro in modo coerente con l'obiettivo, da un lato, di vigilare sulla qualità degli attivi delle banche e sull'adeguata dimensione del capitale, che costituiscono un fattore in sé di stabilità, e, dall'altro, di evitare che si verifichi un impatto prociclico, che contraddirebbe l'obiettivo della stabilità finanziaria, la quale a sua volta risulta funzionale a un livello adeguato di crescita e di reattività dell'economia. Lo stesso vale per l'Unione bancaria europea, che è un obiettivo positivo da raggiungere, o più precisamente il suo completamento, posto che essa già esiste ma è tuttora incompiuta, e quindi sia il backstop al Fondo di risoluzione unico sia la garanzia dei depositi rappresentano fattori certamente positivi, ed è altresì evidente che le modalità e le condizioni per realizzare questi obiettivi devono anch'esse essere coerenti con la stabilità finanziaria. Ci sono dunque tanti aspetti e tante questioni in campo, ma da essi non traggo motivi di allarme e di preoccupazione, anzi sono fiducioso che, come l'Unione europea ha saputo fare un grande salto in avanti dal punto di vista della politica fiscale con il Recovery Fund, altrettanto potremo fare anche rispetto all'Unione bancaria. Credo invece di aver già risposto all'onorevole Fassina sui loan, anche se 81 miliardi aggiuntivi di grant non sono proprio irrilevanti dal punto di vista macroeconomico, ma – come in precedenza detto – cercheremo di massimizzare l'impatto dei loan. Sul livello del debito pubblico e sulla rendicontazione delle imprese credo che di avere già in qualche misura risposto all'onorevole Colucci e alla deputata Lucaselli, cui devo tuttavia un'altra risposta importante. Noi intendiamo assegnare al Sud una quota consistente di risorse, superiore alla percentuale del PIL o a quella della popolazione, in modo tale da disporre di una quantità adeguata di risorse che renda credibile l'obiettivo di un rilancio dell'economia meridionale, che è condizione essenziale per il rilancio complessivo dell'economia del Paese. Da questo punto di vista, la scelta di avviare una fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno è davvero molto significativa e potrà dispiegare i suoi effetti positivi quanto più e nella misura in cui si accompagnerà a investimenti e riforme tese ad aumentare il tasso di produttività del Mezzogiorno. E quest'ultimo, man mano che aumenterà, consentirà altresì un graduale phase out, assumendo come termine di riferimento un arco decennale per la predetta fiscalità di vantaggio.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE
FABIO MELILLI

  SESTINO GIACOMONI. Ringrazio il Ministro per l'ampia e dettagliata relazione, nonché per le risposte approfondite. Mi soffermo sulla frase del Ministro, laddove Pag. 22ha affermato che serve un salto di qualità. Noi di Forza Italia abbiamo sempre offerto la massima collaborazione istituzionale e siamo pronti a fare insieme a lei il salto di qualità, ma per farlo servono una visione e un progetto per il futuro del Paese. Purtroppo, i 561 progetti polverosi, tirati fuori dai ministeri, non costituiscono un salto di qualità. Non è possibile che il rifacimento di un impianto elettrico di un Ministero possa essere considerato come un salto di qualità. Io sono convinto che, per fare il salto di qualità, occorra sostenere il nostro sistema produttivo. Dobbiamo cioè sostenere la patrimonializzazione delle nostre imprese. Caro Ministro, io credo che questo lei oggi possa farlo, perché, dovendo emanare il decreto attuativo relativo allo strumento denominato «Patrimonio Destinato», istituito dal decreto-legge n. 34 del 2020, meglio noto come decreto «Rilancio», non può non rammentare che presso codesta Commissione bilancio della Camera è stato approvato un emendamento all'articolo 27 del citato decreto-legge, volto a prevedere, nell'ambito di Patrimonio Destinato, anche la possibilità di raccogliere il risparmio privato. Perché le richiamo questo passaggio? Perché lei in questo modo può trasformare Patrimonio Destinato in un vero e proprio fondo sovrano. Questo è il salto di qualità, perché con un fondo sovrano, nel quale rientrano risorse pubbliche, risorse private ed anche una parte dei fondi del Recovery Fund, lei potrà senz'altro sostenere la patrimonializzazione delle imprese, rendendo queste ultime più resilienti alle sfide e capaci di conquistare i mercati. La invito quindi a fare presto e bene sul decreto attuativo, perché ritengo che limitare Patrimonio Destinato solo al salvataggio delle imprese in crisi sia un errore, o meglio, non costituisca quel salto di qualità atteso. Mi piacerebbe pertanto sapere da lei in che tempi verrà emanato il decreto attuativo e se finalmente potremo istituire anche nel nostro Paese un fondo sovrano.

  MARCO OSNATO. Oggi il Premier Conte, dalla città di Norcia, dove ha incontrato gli studenti, ha detto che il Governo andrà a casa se non riuscirà a vincere la sfida del Recovery Fund. Mi sembra che siate purtroppo sulla buona strada, e lo dico perché mi sembra che vi siate innamorati un po' troppo del mezzo, che di fatto è diventato il fine. Vi galvanizzate molto – come emerge anche dalla discussione – sul metodo e poco sull'obiettivo, che invece dovrebbe costituire il faro dell'azione politica. Se la presentazione delle Linee guida deve avvenire oggi, capisco la difficoltà ad anticipare qualcosa. Ma proprio oggi su «la Repubblica» leggiamo le parole del Ministro in cui dice che sono pervenute di richieste di finanziamento per circa 700 miliardi di euro a fronte di una disponibilità di risorse che ammonta invece a poco più di 200 miliardi di euro. Non mi è parso che, andando in giro, ci abbiano chiesto molto riguardo ai grant, ai loan o a Next Generation EU, tutti elementi importanti, che non voglio assolutamente sminuire, ma che sottintendono evidentemente indebitamenti e strutture finanziarie ed economiche molto complicate. Ripeto, quello che possiamo fare è capire le ragioni in base alle quali adottiamo scelte così decisive e impegnative per il nostro Paese. Lei giustamente ha detto che non bisogna avere una «pioggia» di spesa corrente, ma piuttosto definire gli investimenti pubblici da affiancare a quelli privati. Ma quali? E in che modo? Ha altresì detto che bisogna fare una presentazione integrale di cluster e di risorse dettagliate in modo granulare. Sinceramente, io faccio un po' fatica a richiamare i dati che ho sentito oggi riportare da Confcommercio, quando segnala che l'86 per cento dei sostegni alle loro aziende è stato inefficace, che un'impresa su tre delle loro associate è a rischio e che le imprese stesse hanno ancora delle code di cassa integrazione dal mese di marzo. Vorrei capire se sui temi fondamentali della vita degli italiani – quali la salute, il lavoro, la casa e lo sviluppo – ci sono delle prospettive serie. Penso per esempio a Federcasa, che ha chiesto uno stanziamento, pari al 2 per cento, sull'edilizia sociale. Lei ha parlato di housing sociale, però io sono sempre dubbioso quando se ne parla giacché nella mia esperienza ho sempre visto grandissimi convegni sull'housing sociale ma poco mattone. Vorrei inoltre capire se, per rilanciare Pag. 23il commercio, c'è qualcosa sulla cedolare fissa per i contratti commerciali, il che costituirebbe un bel volano. Riguardo alle infrastrutture, lei ha parlato giustamente di stanziamenti per il Sud – e noi ne siamo entusiasti – ma è inutile fare una fiscalità di vantaggio se poi non ci sono quelle infrastrutture, quali strade, ferrovie o porti, che consentano alle aziende interessate di sfruttare questa fiscalità di vantaggio e di potersi insediare. C'è una qualche volontà di colmare questo gap infrastrutturale? C'è la volontà di completare anche le infrastrutture del Nord? Ricordo che, per esempio, in Veneto l'alta velocità è ancora un miraggio e nel Nord-Est, ma non solo, ci sono ancora difficoltà nel raggiungere porti e autostrade. Questo è il mio dubbio. Aspetterò dunque la presentazione di oggi ma, come ci ha ricordato il commissario Arcuri, il tempo è molto prezioso e temo che il tempo cominci a tramutarsi in un'attesa eccessiva da parte delle aziende e dei cittadini italiani.

  BEATRICE LORENZIN. Signor Ministro, sono rimasta molto soddisfatta dalla sua relazione e, com'è stato già ripetuto, anche dal dettaglio delle sue risposte. Considero assai importante un passaggio del suo intervento, laddove ha ribadito che non si procederà ad interventi «a pioggia». In tale quadro, speriamo inoltre si possa addivenire ad una visione complessiva che ci permetta di superare la logica dei silos nella serie di interventi che verranno inseriti nel Recovery Plan, che costituisce un'occasione irripetibile per l'Italia. Noi abbiamo l'opportunità di superare alcuni nodi che ci portiamo avanti da più di vent'anni e di trasformare questo dramma in un'opportunità di rilancio per il Paese. Tanto premesso, ci sono però delle questioni che riguardano il metodo. A differenza del collega che mi ha preceduto, ritengo che il metodo sia infatti fondamentale. Se gli obiettivi sono chiari e condivisibili da parte di tutti, oltre al fatto che i dati sono forniti direttamente dall'Europa, il metodo diventa estremamente importante, non solo sul fronte del monitoraggio degli interventi che saranno adottati, ma anche su quello della nostra capacità di superare le criticità storiche del nostro Paese per rispettare il timing, la tempistica importantissima di questo grande progetto di ricostruzione. Volevo dunque sapere se il suo Ministero – che ha una grande tradizione nella programmazione economica, oltre che in quella finanziaria – intenderà attivamente seguirne gli sviluppi e mantenere dentro un insieme coerente le singole, differenti misure secondo quella visione complessiva, cui ho testé accennato, che superi la logica dei silos, altrimenti rischiamo di non riuscire a raggiungere gli obiettivi prefissati nel loro massimo potenziale espansivo. Il secondo punto è legato alle riforme istituzionali che accompagneranno questo pacchetto di investimenti. È emerso in maniera lampante, sia durante l'emergenza COVID sia, e ancor più, durante le audizioni, che ci sono delle cose che devono essere aggiustate. Lei ha parlato di un investimento per il Sud superiore alla logica del riparto. Questo è un aspetto fondamentale, però è ovvio che necessita di talune misure di accompagnamento. Per quanto riguarda il sistema sanitario nel suo complesso, il Recovery Plan reca un capitolo dedicato per l'appunto alla salute, che credo sia utilizzabile in modo molto significativo soprattutto per quanto concerne gli investimenti, la ricerca, il trasferimento tecnologico, la realizzazione di nuovi IRCCS, equiparando in tal modo il Sud al Nord e creando un volano che potrebbe equivalere ad un rapporto da 1 a 146. Ministro, queste risorse arriveranno non subito, se tutto va bene, e questo Piano sarà quindi valido per il futuro. Oggi invece il MES ci potrebbe veramente aiutare ad attuare il Piano nazionale di prevenzione, nonché potrebbe fornire le risorse necessarie a consentire gli interventi occorrenti in una fase ancora di grande incertezza dal punto di vista sanitario. Sul vaccino, infine, dovremo purtroppo aspettare ancora e i tempi non si prospettano quelli che speravamo tutti.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Ministro, la ringrazio per la sua relazione. Sarò brevissima anche perché lei ha già risposto in coda al suo intervento alla domanda principale che le volevo porre sul Mezzogiorno, sebbene la sua risposta non Pag. 24sia stata esaustiva. Lei infatti ha solo accennato alla possibilità di finanziare un forte intervento per la decontribuzione al Sud. Io vorrei avere in proposito qualche elemento di maggior dettaglio e soprattutto ritengo che un intervento del genere debba essere finalizzato non soltanto alle nuove attività, ma anche a quelle già esistenti, che sono in grande sofferenza. Tutti sappiamo che questa pandemia ha accentuato il divario economico e sociale tra Nord e Sud, quindi se non c'è una clausola molto precisa per cui si aumenteranno le risorse da investire al Sud, senza basarsi pertanto meramente sul dato storico, noi non potremo mai pensare di recuperare questo gap. In particolare le voglio porre, e la prego di non evitare la risposta, perché ad essa io attribuisco molta importanza, la seguente domanda: cosa pensate di fare del progetto del ponte sullo Stretto di Messina? Ne abbiamo sentite di ogni genere in queste settimane. Io immagino che al vostro interno un dibattito su tale questione si sia comunque svolto e credo essenziale in proposito una sua parola di chiarezza, senza quindi eludere la domanda. So bene che non si tratta di un ambito di sua diretta competenza, ma in questo caso io non sto parlando dell'ospedale di Siracusa, bensì di un'infrastruttura assai più significativa e importante. Io penso inoltre che ciò corrisponda a quello che lei diceva, cioè al rilancio dello sviluppo del Mezzogiorno e alla riduzione del divario tra Nord e Sud. Questa mattina in televisione un esponente del PD – non fa parte del Governo, ma appartiene alla vostra stessa parte politica – ha detto che questo tipo di opere non saranno ricomprese, a domanda specifica, nel Recovery Plan. Io penso che probabilmente non era un conoscitore della problematica, ma questo genere di opere di quale tipo non faranno parte? Del terzo, del quarto, o del quinto tipo? Lo chiedo a lei.

  PAOLO TRANCASSINI. Ministro, io la ringrazio per la disponibilità di avere partecipato oggi a questa audizione, ma non per la sua relazione, che è stata prettamente tecnica. Debbo infatti dire che anche una persona non proprio padrona del mezzo, come il sottoscritto, i dati che lei ci ha fornito oggi li può tranquillamente ricavare da una veloce e superficiale ricerca su internet. Noi ci aspettavamo invece e ci aspettiamo tuttora una relazione politica. Ci aspettavamo idee più chiare da parte del Governo e, soprattutto, vorremmo capire se siete intenzionati a seguire lo stesso metodo che è stato adottato fino ad oggi, ossia il metodo con il quale avete speso oltre 100 miliardi di euro, o se almeno, rispetto agli insuccessi del passato, siate adesso disponibili a un'apertura. Lei ha detto infatti che non dobbiamo fare interventi «a pioggia», bensì cercare di individuare soluzioni e realizzare interventi. Io credo però che dovremmo anche avere l'umiltà di sottolineare che in passato siete stati molto più bravi sulla propaganda, molto più bravi sui titoli con i quali avete definito i vostri decreti-legge rispetto alla sostanza. Le sto dicendo questo perché solitamente lei alle mie domande non risponde e le derubrica a semplice propaganda. Le faccio allora l'esempio di un fatto, di un argomento che lei ha trattato proprio questa mattina. Quando le è stato fatto notare che il «bonus vacanza» non è stato un grande successo, lei ha elencato tutti gli altri bonus e poi ha detto che era impossibile indovinare tutte le previsioni. Ecco, il punto è proprio questo: che il «bonus vacanze» sarebbe stato un insuccesso non gliel'ha detto soltanto l'opposizione, ma tutte le associazioni di categoria. Federalberghi, davanti a questa stessa Commissione, ne ha parlato per oltre un'ora e mezza. Io mi auguro quindi che lei prenda questo impegno e che magari questa volta mi risponda assicurando che per il Recovery Fund e per tutti gli altri investimenti ci sarà la capacità e l'umiltà di condividere le scelte con le opposizioni, evitando così errori come quello commesso con il «bonus vacanze».

  LUIGI MARATTIN. Ministro, come hanno lasciato supporre i colleghi dell'opposizione, e da ultimo lo stesso onorevole Trancassini, lei oggi sarebbe dovuto venire qui con il Piano già definito. Ma questa pretesa ovviamente non tiene conto – oltre al fatto che nessun Paese europeo sinora ha presentato il Piano, giacché anche la Francia Pag. 25ha fatto qualcosa di leggermente diverso, come ricordava peraltro il Ministro stesso – della tempistica relativa alla predisposizione di questi piani e di quanto impegnativa sia la sfida che questa classe dirigente è chiamata ad affrontare. A me piacerebbe – e trasformo questa mia considerazione in una domanda molto semplice al Ministro – che oggi di fronte a queste Commissioni ciò fosse stato sufficientemente chiaro. Io sarei stato molto contrariato da un Piano presentato oggi, o in queste settimane, perché ciò avrebbe significato non avere colto la sfida. Vorrei invece porre l'attenzione non su ciò che succederà con il Recovery Plan, ma su quello che succederebbe se noi sbagliassimo questo calcio di rigore; ed anzi, proprio in ragione della tempistica in cui ora ci troviamo, quest'ultima è forse l'unica cosa su cui dobbiamo concentrarci per non fallire nella missione. E qual è la missione? La missione è individuare e contribuire a risolvere le cause che rendono l'Italia l'unico Paese occidentale che da circa trent'anni non cresce: non cresce come PIL nominale, che il Governatore Visco ci ha ricordato essere lo stesso del 1993; non cresce come PIL pro capite, che è lo stesso del 1983; non cresce neppure come produttività del lavoro e produttività totale dei fattori, che più o meno sono le stesse da metà degli anni Novanta. Quindi, o noi prendiamo questi soldi e ci chiediamo come e quanto questi soldi possano aiutare a rimuovere – nell'ambito delle regole che ci sono state date – quegli ostacoli che ci rendono l'unico Paese occidentale del genere; oppure, che succede se questo calcio di rigore lo sbagliamo, perché magari adottiamo per questi 209 miliardi di euro le stesse regole che questo Paese ha sempre avuto quando ha gestito la spesa pubblica, vale a dire una remunerazione più o meno proporzionale del consenso acquisito o da acquisire? Se noi sbagliamo questo calcio di rigore, noi usciremo da questa pandemia – dite pure voi la data, ad esempio il giorno in cui saremo tutti vaccinati o il giorno in cui si sarà completato un minimo di rimbalzo – con un debito pubblico probabilmente intorno al 160 per cento in rapporto al PIL, ma potrebbe anche essere superiore a tale ultima cifra. Se noi falliremo la sfida di cui sopra, cioè se tireremo il calcio di rigore in tribuna, il tasso di crescita dell'economia italiana sarà simile a quello registrato in media negli ultimi trent'anni, vale a dire dagli anni Novanta ad oggi, collocandosi quindi ad un valore inferiore e non di poco all'1 per cento, posto che in detto periodo temporale, senza considerare i due anni di profonda crisi, gli outlier del 2009 e del 2020, il tasso di crescita medio è stato per l'appunto più vicino allo zero che all'1 per cento. Ai Paesi che hanno un debito pubblico in rapporto al PIL del genere e un tasso di crescita del genere succede una sola cosa, in un arco di tempo anche non troppo lungo.

  RENATO BRUNETTA. Non la dica, onorevole Marattin.

  LUIGI MARATTIN. Non la dico. Questo è ciò che succederà se noi nei prossimi quattro mesi falliremo questa sfida. Ecco, la mia domanda al Ministro è se condivide questa mia considerazione.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al Ministro, consentitemi di ringraziare i colleghi delle Commissioni bilancio e finanze, tanto della maggioranza quanto dell'opposizione, perché credo sia stato svolto un lavoro molto puntuale. La mia considerazione è una sorta di domanda implicita: oggi noi abbiamo ricevuto dal Ministro Gualtieri la notizia per cui ci sarà un altro passaggio, uno step successivo, che investirà in modo significativo il Parlamento – ed è bene che si proceda in tal modo, con un certo gradualismo – e che concernerà un modello che lo stesso Ministro ha definito simil francese. Credo pertanto che questa potrà costituire un'altra occasione per le Camere, senza che esse occupino spazi che non sono propri delle aule parlamentari, per approfondire, anche oltre la discussione sulla Nota di aggiornamento del DEF prima e sul disegno di legge di bilancio dopo, i grandi temi che caratterizzeranno il Recovery Plan.

  ROBERTO GUALTIERI. Onorevole Giacomoni, su Patrimonio Destinato la discussione Pag. 26 ora sarebbe un po' fuori tema e del resto in parte l'abbiamo già svolta nel corso di una precedente audizione arricchita dai vostri utili contributi. Vorrei solo chiarire che la decisione della Commissione europea è prevista in questa settimana, quindi già nella settimana successiva potremo sottoporre il testo del decreto attuativo al Consiglio di Stato. Intanto, vi ricordo che c'è una modalità di sostegno non di mercato, il cosiddetto Temporary framework, che appunto non opera a condizioni di mercato: in pratica, se c'è un rischio di perdite più alto se ne fa carico il bilancio dello Stato, proprio perché si tratta di una modalità non di mercato. Per fondo sovrano invece che cosa si intende? Si intende forse chiedere ai finanziatori privati di agire in una modalità non di mercato? Ma non credo, onorevole Giacomoni, che lei intendesse ciò. O si intende forse chiedere ai contribuenti di compensare gli investitori privati? Ma credo che non sia nemmeno questo ciò cui lei faceva riferimento, onorevole Giacomoni. Quindi, la modalità di mercato è altra cosa rispetto ad una modalità di sostegno. Nella modalità di mercato è perfettamente possibile immaginare – ma questo è un lavoro ampio, tecnico – un concorso di risorse tra quelle messe a disposizione dalla Cassa depositi e prestiti Spa e quelle private per sostenere gli investimenti, ma questa è una cosa distinta dalle condizioni eccezionali e temporanee in cui la Commissione europea consente interventi sull'equity o sul quasi-equity a condizioni non di mercato. Onorevole Osnato, lei invece ha accennato ad una serie di interventi, tra cui quelli relativi alle opere essenziali per affrontare il gap infrastrutturale, che noi certamente – questo glielo posso confermare – realizzeremo.

  MARCO OSNATO. L'importante è che voi facciate questi interventi, senza limitarvi agli annunci.

  ROBERTO GUALTIERI. In proposito, le ricordo che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha presentato un documento piuttosto corposo, sebbene comprendo l'esigenza di mantenere un minimo di dialettica politica. Però, è bizzarro che io debba rassicurare che ci saranno gli interventi infrastrutturali, giacché essi costituiscono una delle missioni, ci sono carte voluminose e la stessa Ministra De Micheli ne ha parlato, quindi è evidente che ci saranno interventi infrastrutturali, che peraltro saranno realizzati a prescindere, in quanto sono già stati in parte finanziati. Naturalmente non ci saranno solo gli interventi infrastrutturali, che rappresentano solo una tra le varie missioni, ma essi avranno certamente un loro ruolo. Mi permetto di ribadire un concetto: noi comunque faremo questi interventi. Trovo anche abbastanza bizzarra questa leak, questa fuga di notizie, dal momento che sono state pubblicate su alcuni quotidiani parti di una documentazione ormai molto datata, totalmente preliminare, che appartiene a una fase completamente superata del lavoro, che è naturalmente già progredito, e che presenta un interesse abbastanza relativo. Tengo tuttavia a precisare che noi non faremo centinaia di microprogetti, ma individueremo pochi, grandi progetti, i quali ultimi a loro volta saranno collegati non da una logica a silos bensì strutturata per missione, in cui ciò che conta non è la logica burocratica del singolo progetto ma l'obiettivo complessivo che si vuole raggiungere, che spesso richiede l'intreccio tra varie azioni di investimento, di riforma e di policy, in linea con quanto è stato specificato nelle Linee guida che abbiamo approvato e sulle quali attendiamo anche un contributo da parte del Parlamento, come lo attendiamo su tutte le fasi successive di questo percorso. Con questo penso di aver risposto anche all'onorevole Lorenzin sulla logica dei silos. Il Ministero dell'economia e delle finanze svolgerà il suo ruolo nel quadro di questo assetto collegiale che ci siamo dati e che al tempo stesso vuole realizzare una forte capacità di ascolto e di raccolta delle questioni. Si è fatto anche cenno, in maniera probabilmente ironica, alla presunta intenzione di sostituire i termosifoni in questo o quel ministero. Certo sarebbe assurdo presentare centinaia di microprogetti sulla revisione dei sistemi di riscaldamento Pag. 27 dei singoli ministeri, ma vi informo che il progetto francese che tanti hanno giustamente elogiato contiene, tra i suoi vari capitoli, anche quello sull'efficientamento energetico degli edifici pubblici. Questo per dire che un progetto di efficientamento energetico degli edifici pubblici può di per sé costituire anche un investimento, realizzabile magari attraverso i loan, dal momento che all'inizio esso avrà un costo ma poi determinerà un risparmio, posto che la bolletta si pagherà di meno. In altre parole, non è necessariamente in contraddizione con la visione anzidetta il fatto che si ascolti quali siano le esigenze di efficientamento energetico. Ho fatto solo un esempio, giacché non voglio prefigurare alcunché considerato che non è questa la sede per dire se si farà questo o quel progetto. Da questo punto di vista, anche le ironie non sono particolarmente appropriate rispetto al fatto che persino quella fase di richiesta di presentazione di esigenze coerenti con le policy delle varie amministrazioni, che è stata parziale e ampiamente superata, si è rivelata comunque utile, nel senso che, quand'anche non saranno quegli specifici progetti ad essere riproposti, essi costituiranno tuttavia una delle fonti, assieme alle Linee guida, a partire dalle quali si definiranno i grandi progetti che saranno al centro del Recovery Plan. Tra questi, nel testo che riceverete, una delle missioni è proprio quella della salute: si tratta in particolare di una missione ad hoc che intreccerà vari aspetti, dall'innovazione tecnologica e dal sostegno ad una filiera che è tra quelle più strategiche e ad alto moltiplicatore, su cui l'Italia sta acquisendo un ruolo importante, sino al versante delle infrastrutture sociali, comprendenti il Welfare, un nuovo modello sanitario, la sanità di prossimità e tutti quegli altri interventi che, come abbiamo visto nell'esperienza del contrasto al Coronavirus, consentono di aumentare non solo l'efficacia e l'efficienza di un capitolo del nostro welfare, ma la resilienza complessiva di un Paese di fronte a un rischio pandemico, che ora noi dobbiamo considerare a pieno titolo tra i rischi su cui ci dobbiamo attrezzare dal punto di vista della resilienza. Vorrei sottolineare, a proposito di quei decreti-legge che non hanno avuto solo un orientamento immediato, che nel decreto-legge cosiddetto «Agosto» abbiamo introdotto il finanziamento di alcune attività di ricerca ambiziose ed avanzate, come ha ricordato anche il commissario Domenico Arcuri, relative proprio al trattamento del Coronavirus. Sono stati un'azione e un lavoro lungimiranti che, proprio per non attendere i tempi del Recovery Plan, abbiamo deciso di rendere da subito operativi, al pari del lavoro che si sta compiendo sui vaccini. Per quanto concerne il Mezzogiorno, credo di aver già detto. Il nostro obiettivo, lo ripeto, è quello, da un lato, di rendere permanente per il prossimo decennio, sia pure con un graduale décalage, la fiscalità di vantaggio – una misura che non necessita peraltro di ulteriori discussioni, giacché è già chiaramente definita nella norma vigente – dall'altro, di realizzare quelle infrastrutture indispensabili ad aumentare la produttività del Mezzogiorno e a rendere non più necessaria una fiscalità di vantaggio nel medio periodo. Il punto mi sembra abbastanza chiaro.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Avete paura a parlare del ponte sullo Stretto di Messina?

  ROBERTO GUALTIERI. Onorevole Prestigiacomo, non abbiamo paura di parlare del ponte. Ma come ho avuto già modo di precisare, oggi io non sono qui a parlare dei singoli progetti. Quando faremo un'audizione sui progetti, ne potremo discutere. Oggi stiamo facendo un'audizione sulle priorità, sulle Linee guida e sulle questioni di metodo, che non rappresentano peraltro un aspetto secondario. Quanto infine alle considerazioni svolte dal presidente Marattin, io vorrei rafforzare questo concetto. Noi tutti – non solo il Governo e il Parlamento, ma anche tutte le forze sociali, produttive e intellettuali di questo Paese – abbiamo davanti a noi un appuntamento con la storia, un dovere e un'opportunità che non dobbiamo mancare. Da un lato, è un'opportunità straordinaria e positiva per rendere il nostro Paese più forte, più giusto, Pag. 28 più innovativo, più coeso e più sostenibile; dall'altro, è evidente che non cogliere questa opportunità farebbe pagare al Paese intero – e non solo al Governo, che naturalmente sarebbe il primo responsabile – un prezzo molto pesante. Poi naturalmente possiamo discutere e dare corso alle polemiche quotidiane, ma invito tutti a un senso di responsabilità e di consapevolezza in merito al fatto che la qualità e un criterio che risponda a questi e non ad altri requisiti costituiscono, nella selezione e nella scelta dei progetti, un interesse comune. Se non faremo così, non sarà questo o quel ministro od organo dello Stato o maggioranza politica ad essere più debole, ma l'intero Paese; se invece faremo la scelta giusta e tireremo in porta il calcio di rigore avremo adempiuto a una funzione storica estremamente importante. Avremo un Paese migliore per tutti, per chi governerà, per chi sarà temporaneamente alla maggioranza o all'opposizione e, soprattutto, per i cittadini italiani. Questa è una sfida che non può che essere una sfida comune e il Governo intende affrontarla con la massima determinazione. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Gualtieri. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.30.