XVIII Legislatura

XII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 5 di Giovedì 10 settembre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Lorefice Marialucia , Presidente ... 3 

Audizione della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, sul tema dell'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, per i profili di competenza (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Lorefice Marialucia , Presidente ... 3 
Bonetti Elena , Ministra per le pari opportunità e la famiglia ... 3 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 7 
Siani Paolo (PD)  ... 7 
Carnevali Elena (PD)  ... 8 
Noja Lisa (IV)  ... 8 
D'Arrando Celeste (M5S)  ... 9 
Bellucci Maria Teresa (FDI)  ... 10 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 11 
Bonetti Elena , Ministra per le pari opportunità e la famiglia ... 11 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 13

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Popolo Protagonista - Alternativa Popolare: Misto-PP-AP.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MARIALUCIA LOREFICE

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, sul tema dell'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, per i profili di competenza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, sul tema dell'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, per i profili di competenza. Saluto la Ministra Bonetti, ringraziandola per la disponibilità e per la tempestività con cui ha assicurato la sua presenza presso la nostra Commissione. Prima di darle la parola, avverto che alla relazione della Ministra seguirà, come di consueto, un intervento per ciascun gruppo parlamentare e, quindi, la replica della Ministra. Invito pertanto i gruppi a comunicare il nome del deputato che intenda intervenire, al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori.
  Do, quindi, la parola alla Ministra per le pari opportunità e la famiglia per svolgimento della sua relazione.

  ELENA BONETTI, Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Grazie, presidente. Grazie onorevoli presenti. Con piacere ho voluto rispondere alla sollecitazione e alla richiesta per questa audizione, ritenendo fondamentale oltre che doveroso un rapporto sinergico che abbiamo già avuto modo di sviluppare nel corso dell'esame della proposta di legge sull'assegno unico universale e che riprenderà con il piano più complessivo della riforma delle politiche familiari, il «Family Act», che è parte e oggetto della relazione che oggi intendo sottoporvi. Il Piano nazionale di riprese e di resilienza (PNRR) risponde all'iniziativa che è stata proposta dalla Commissione europea e successivamente approvata dal Consiglio europeo lo scorso 21 luglio 2020 – una data a noi cara anche per il passaggio parlamentare della proposta di legge con relatore l'onorevole Lepri qui presente – intitolata «Next Generation EU».
  È un momento storico importante. Ho fatto questo richiamo sulla data, perché è evidente che le istituzioni europee e nazionali, parlamentari e governative, alla luce di un accadimento storico inedito come quello che abbiamo purtroppo vissuto per lo sviluppo della pandemia da virus SARS-CoV-2 nel nostro continente, hanno oggi la responsabilità di disegnare effettivamente una progettualità di ripartenza. È una responsabilità che l'Europa si deve assumere, consapevole che dopo 70 anni di pace oggi c'è un tempo nuovo da disegnare e che debba da un lato evidenziare le criticità che questa pandemia ha messo in essere e nello stesso tempo rafforzare prospettive che valorizzino le ricchezze di cui godiamo come struttura economica e sociale e saper ridisegnare un nuovo modello e un nuovo paradigma di sistema complessivo che possa non solo aiutarci a ripartire, ma anche acquisire quella necessaria resilienza che Pag. 4in alcuni tratti abbiamo riconosciuto essere non sufficientemente forte.
  Vorrei partire dalle due parole «ripresa e di resilienza». Credo che queste due parole contengano in sé anche la direzione e la metodologia che dobbiamo applicare nel disegnare le priorità del Piano da sottoporre anche alla Commissione europea. Dico che queste due parole sono importanti, perché disegnano una dimensione strategica di collocazione delle azioni da mettere in essere. Da un lato la necessità di rinforzare reti e legami di carattere sociale-economico-finanziario-strutturale nel Paese per renderlo capace di reggere alle sollecitazioni che via via si potranno produrre, come abbiamo dimostrato comunque di saper fare grazie in particolare con la rete comunitaria familiare in questi mesi. A queste azioni che rafforzino l'oggi dobbiamo affiancare una progettualità e una prospettiva di sviluppo differente; quindi ogni azione deve vivere sia temporalmente che nel suo DNA strutturale sulle due dinamiche, l'oggi che è proattivo di un nuovo processo di futuro. Questo è fondamentale soprattutto perché per attuare questo piano a livello europeo stiamo investendo risorse ingenti che mai si erano rese disponibili per le nostre progettualità, ma sono risorse che stiamo prendendo a debito che riguardano il futuro delle nuove generazioni. Allora la responsabilità – e torno nuovamente e volutamente su questa parola: «oggi» – è quella non solo di mettere oggi al centro queste generazioni nell'interesse della nostra azione politica, ma anche far sì che tutte le azioni abbiano, sia nella fase di progettualità sia nell'analisi e nel monitoraggio effettivo della loro efficacia, come indici di valutazione l'impatto di miglioramento e di sviluppo reale. Ciò in vista della necessaria restituzione di un debito che deve essere per noi non un'ipoteca sul futuro dei nostri figli ma un fattivo investimento in una maggiore speranza e in un miglioramento delle condizioni di vita.
  Parto, nella valutazione delle linee strategiche che ho posto per le mie deleghe sul tavolo del Governo, da quattro punti fondamentali sui quali ho voluto insistere in questo tipo di progettualità. Il primo, che è ben noto a questa Commissione, quindi non mi voglio dilungare eccessivamente, è lo stato demografico del Paese e in particolare dell'Italia nel contesto europeo. Abbiamo già avuto modo tra di noi di discutere e di caratterizzare questo come uno dei nodi di criticità nevralgica che oggi l'Italia affronta, tra l'altro fanalino di coda anche nel contesto europeo. Nello stesso tempo c'è la necessità di riconoscere che un reale sviluppo del Paese può avvenire solo se riusciamo a contrastare questo dato demografico, non solo per una tenuta del sistema socioeconomico del Paese, ma anche perché solo una prospettiva di speranza che riattivi un processo positivo di carattere demografico può essere motore di quella ripartenza in termini di investimento, di sviluppo sociale, di innovazione che rimane bloccata nel nostro Paese.
  Il secondo elemento importante è il tema della disuguaglianza, di una disuguaglianza che si sta amplificando a livello territoriale, di una disuguaglianza che si sta amplificando a livello generazionale, di prospettive e di strumenti fattivi di cui possiamo disporre, una disuguaglianza ormai non più accettabile, ed è evidente, per quanto riguarda il genere. Se questi elementi forti di disuguaglianza rimangono come un dato di fatto, c'è una sfida, che anticipo, ma che deve essere caratterizzata rispetto a questo, che è il tema dell'educazione. Oggi, anche da un punto di vista educativo, riscontriamo effettive disuguaglianze nel Paese – anche intragenerazionali – per i bambini e i giovani. Da un punto di vista territoriale, basti pensare alla differenziazione dei servizi educativi che sono luogo non tanto di sostegno e di servizio sociale ma luogo educativo per i bambini, e alla disparità di presenza e di offerta nel nostro Paese, comunque sotto la media richiesta in sede europea per i servizi dell'infanzia del 33 per cento, che oggi rappresenta un elemento di mancata tutela della universalità di un diritto che andrebbe garantito e che riguarda il rispetto delle pari opportunità previsto dalla nostra Costituzione.
  Il terzo tema è quello della necessità di riconoscere oggi il valore straordinario che hanno le reti di comunità nel nostro Paese Pag. 5e in particolare riconoscere che le famiglie sono state di fatto il luogo della resilienza del nostro Paese ma che nello stesso momento oggi le famiglie, se non vengono riconosciute come soggetti protagonisti in quanto rete di relazione e di comunità, rischiano di essere invece disgregate nella loro funzionalità. Un approccio eccessivamente individualistico anche nelle politiche sociali, che caratterizza le persone solo in base alla tipologia di lavoro e alla tipologia personale, non va a incidere invece su quella che dovrebbe essere una rete di ripartenza.
  Altro tema è quello del lavoro che riguarda da un lato il tema del reddito e la necessità di riconoscere che le famiglie per il prossimo autunno e per i prossimi mesi registreranno un calo dei redditi: l'approvazione dell'assegno unico universale va nella direzione di intervenire rispetto a questo. Ma c'è un tema più ampio che è quello del lavoro delle donne.
  Quindi su queste quattro criticità abbiamo provato a costruire una proposta che individua le linee di indirizzo potenziali di sviluppo.
  Prima di entrare su questo, però, vorrei fare un'osservazione che riguarda la metodologia che abbiamo usato nell'ambito della costruzione del progetto. Accanto a questi quattro contesti di analisi su cui vogliamo intervenire, c'è una seconda valutazione e un secondo elemento che vorrei porre che è quello della necessità di definire una metodologia che comprenda anche una necessaria valutazione e quindi individuazione di indici di efficacia della progettualità. Se queste sono le quattro aree su cui vogliamo intervenire, come indice di misurabilità dell'efficacia vorremmo introdurre il tasso della crescita economica, cioè la valutazione dell'impatto sulla crescita economica delle azioni che vogliamo mettere in essere; il tasso di occupazione, in particolare quello femminile sul quale vogliamo andare a valutare in modo specifico una efficacia delle azioni con una valutazione all'interno di questo che riguardi anche l'analisi del carico di cura familiare oggi affidato sostanzialmente solo alle donne, con un monitoraggio di carattere territoriale proprio per rispondere a quel tema della disuguaglianza che ho già definito prima. Questo lo possiamo fare con indicatori di benessere della vita delle persone, di equità di genere e di sostenibilità ambientale, che ci vengono dati anche dalla Commissione europea, nonché di coesione territoriale, in termini anche di prodotto interno lordo che necessariamente deve andare a saper leggere con strumentazioni adeguate il reddito delle famiglie con i figli. Infine c'è un tema, che riguarda la finanza pubblica, di sostenibilità e di resilienza. Con il prossimo Piano l'Italia avrà a disposizione 209 miliardi, che rappresentano il 28 per cento dell'intero programma. Quindi è chiaro che l'Italia deve collocarsi in ambito europeo come una protagonista con una capacità di progettualità che possa essere davvero da apripista in tale contesto.
  Per questo ritengo che sia strategico e importante che la riforma integrata delle politiche familiari approvata dal Consiglio dei Ministri e che sarà oggetto nei prossimi mesi del dibattito in questa Commissione, cioè il «Family Act», risulti elemento fondante di innovazione e di progettualità complessiva, perché si propone di fatto un elemento di investimento sulla genitorialità contro il declino demografico, un sostegno all'educazione per sanare le disuguaglianze di cui ho detto e un sostegno del lavoro femminile con una metodologia integrata che ricomprenda tutti gli indicatori che ho appena menzionato. Affermare oggi che il «Family Act» può entrare ed entra dentro questa progettualità di ripartenza e resilienza, è in linea con quel cambio di paradigma che più volte abbiamo auspicato e voi avete sollecitato. Il Governo ha ascoltato la vostra sollecitazione, cioè che le politiche familiari di investimento sulla genitorialità, l'educazione e le reti sociali e familiari devono essere viste come uno strumento proattivo di sviluppo del Paese, sociale, economico e in qualche modo anche culturale. All'interno di questo, ritengo importante riconoscere che l'assegno unico universale sia considerato strumento davvero di sostegno, di ripartenza e di sviluppo, attraverso una riforma integrata come quelle che l'Europa ci ha chiesto. Pag. 6
  Partiamo dalla riforma fondamentale, quella delle reti di comunità e riforme in umanità. Poter collocare l'assegno all'interno di questo ampio piano di progettualità e di ripartenza significa che quell'assegno è uno strumento proattivo proprio per il suo carattere di sostegno e di sviluppo, e nella sua definizione anche di universalità, che vada veramente a raccogliere quegli elementi di indirizzo che ho voluto inizialmente porre, primo tra tutti il tema demografico ed educativo.
  Il secondo elemento che vorrei invece sottolineare nell'ambito delle linee che ho voluto porre all'attenzione del Governo in questa fase di prima redazione della bozza delle linee guida, riguarda il tema dell'equità di genere.
  La parità di genere è vista come il secondo grande obiettivo su cui costruire l'intero piano di ripartenza e di resilienza per il nostro Paese. Significa innanzitutto introdurre una valutazione trasversale di impatto di tutte le politiche che metteremo in essere sotto questa lente. Nella promozione della parità di genere, attraverso le politiche familiari, attraverso le politiche lavorative, attraverso direzioni di sviluppo di carattere formativo, che sono i tre principali pilastri su cui le azioni che ho proposto si sono strutturate, si va a sanare un divario che è inaccettabile per i diritti costituzionalmente riconosciuti nel nostro Paese, rappresentato dal privare un pezzo della popolazione, quella femminile, del diritto di accedere al lavoro e del dovere di contribuire fattivamente. Serve un riconoscimento pieno di dignità e di cittadinanza al mondo femminile in quanto unitariamente femminile, quindi senza chiedere alle donne di scegliere pezzi della propria femminilità a seconda di una scelta lavorativa o più familiare su cui costruire un progetto di vita, anche per un progetto di sviluppo socioeconomico per il Paese. Sappiamo che oggi meno di una donna su due lavora, di nuovo con una disparità nelle regioni del Sud dove abbiamo una donna su tre che lavora, ed è evidente che questo gap va sanato, sia per riattivare un mercato del lavoro che sia veramente animato da tutte le potenzialità che abbiamo nel nostro Paese sia perché attraverso questa tutela di un diritto avremmo di fatto un miglioramento complessivo del PIL ma anche un sistema più efficiente e capace di entrare nel contesto europeo a testa alta.
  Credo che affermare che l'equità di genere sia un asse strategico di intervento sia un passo storico per il nostro Paese e quindi è una direzione sulla quale vogliamo procedere nei prossimi anni proprio perché costituisce un motore di sviluppo. Rispetto a ciò c'è il tema del lavoro, ne parlerà anche sicuramente la collega, la Ministra Catalfo, quindi il tasso di occupazione, il gap retributivo, la formazione e le competenze femminili. In particolare ragioniamo su nuovi strumenti che nell'ambito del lavoro possano aumentare la presenza femminile. Sono quelli già introdotti nel «Family Act», ma vorrei esplicitarli, per esempio il tema della decontribuzione. C'è una necessità di sostegno alle piccole e medie imprese femminili, non solo di sostegno economico ma anche di accompagnamento attraverso strumenti adeguati.
  Credo sia necessario ricordare che dobbiamo anche attivare un percorso specifico di formazione per il mondo femminile per abilitare le donne a essere protagoniste di quei contesti che sono i contesti di sviluppo dei lavori del futuro su cui il Piano di ripartenze e di resilienza si dovrà confrontare e che richiedono come competenze principali quelle delle STEM (Science, technology, engineering, and mathematics) e in generale delle competenze digitali che oggi vedono le donne nel nostro Paese meno presenti degli uomini. Anche su questo si ripropone un divario territoriale che di nuovo non è accettabile. È chiaro che la disuguaglianza poi porta di fatto alla non efficienza del sistema oltre che a un non rispetto di quel mandato costituzionale che ci chiede di rimuovere gli ostacoli per raggiungere questa uguaglianza: un processo di solidarietà e di responsabilità è l'unico motore reale di sviluppo.
  Nell'ambito delle azioni che riguardano le donne, va riconosciuta la necessità di interagire su piani differenti, essere consapevoli che c'è un percorso e un divenire nella vita delle donne e che quindi occorre Pag. 7mettere in campo azioni in questa direzione fin dalla prima infanzia. Non è l'oggetto di questa audizione, ma ricordo che il fatto che l'Italia sia stata scelta dall'Europa come luogo di un progetto pilota sulla Child guarantee ci permetterà di integrare questa azione di carattere educativo-formativo con quel tipo di progettualità.
  Accanto a questo c'è la formazione nelle materie STEM, la diffusione su tutto il territorio nazionale e la riqualificazione di strutture per i servizi educativi per la prima infanzia, l'accompagnamento formativo delle donne durante tutto il loro arco di vita e in tutti i contesti lavorativi nelle quali le donne si possono trovare. Non è da trascurare all'interno di questo contesto – ieri in Senato c'è stata l'approvazione di una risoluzione che accolgo come importante sollecitazione – il tema dell'empowerment femminile, oggi da promuovere anche come principale strumento di contrasto alla violenza maschile contro le donne che rimane una piaga ancora troppo presente nel nostro Paese, che ha visto in questi mesi un aggravamento, rispetto alla quale noi dobbiamo dare una risposta importante.
  Io penso davvero che oggi il Paese abbia una possibilità grande e importante di disegnarsi, alla luce di una propria identità profonda nel contesto europeo, facendosi nuovo anche nello sviluppo politico, economico e sociale. Torno a ripetere che la nostra capacità di lavorare sulle reti di comunità, di investimento sociale, sull'equità come motore di sviluppo e non solo come un appiattimento, chiede però anche la responsabilità di sapere che laddove ci sono dei divari non possiamo fare parti uguali tra disuguali. Per esempio sulla questione femminile le azioni positive per le donne che tendano a colmare questo divario sono necessarie, così come è necessario lavorare sul tema delle famiglie, perché se oggi il tema delle reti di comunità delle famiglie è sottorappresentato rispetto agli investimenti pubblici, la priorità va data in questo senso. Quindi il piano, in uno sviluppo organico, deve decidere anche quali sono le azioni positive di incidenza e se queste sono, come abbiamo deciso le azioni di sviluppo principale, richiedono anche una concretezza di risorse per metterle in atto.

  PRESIDENTE. Ringrazio la Ministra per la sua relazione, e do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questioni o formulare osservazioni. Per il Partito democratico intervengono due colleghi, dividendosi il tempo a disposizione.

  PAOLO SIANI. Grazie, Ministra. Ho molto apprezzato la sua relazione, soprattutto quando parla di valutazione di quello che stiamo preparando e di efficacia, perché sono le due parole magiche che ci fanno capire se quello che stiamo pensando e poi proponendo serva davvero e non siano piuttosto cose inutili che rappresenterebbero per i nostri figli un disastro, perché avremo servizi che non funzionano e il debito che aumenta. Noi stamattina abbiamo ascoltato anche il Ministro della sanità e molte parole coincidono nelle vostre relazioni. Ci sono molti legami. Io se mi posso permettere, vorrei chiederle di prendere in mano la situazione; cioè lei ha una funzione importante, perché se quello che lei ci ha detto, che riguarda l'ambito della prevenzione e le famiglie, riesce a funzionare, avremo delle ricadute positive sicuramente per la sanità come per l'educazione. Voglio dire, se noi riusciamo a fare davvero un piano per la famiglia per cui stiamo declinando nella sua prima manifestazione l'assegno unico, se riusciamo a mettere in campo davvero azioni che siano da un lato sostegno, dall'altro servizi per le famiglie, avremo certamente meno povertà, meno abbandono scolastico, meno ignoranza e anche più salute. Avremo famiglie e bambini che sapranno scegliere cosa mangiare ed evitare il cibo spazzatura e quindi avremo l'obesità che andrà diminuendo.
  Quindi credo che davvero bisogna che vi parliate in Consiglio dei Ministri e che le azioni vengano messe insieme e nella stessa catena, però una parte sicuramente è nelle sue mani. Se lei riesce a far capire che l'intervento deve essere fatto molto precocemente sulle famiglie e sui neonati, e qui il discorso della qualità è decisivo, vedrà che gli altri capiranno che se noi investiamo Pag. 8 un euro alla nascita – ce lo ha detto Ackerman, ma tutti lo sapete – quell'euro a undici anni renderà molto di più. Addirittura varrà undici o dodici euro. Quindi la riflessione che mi veniva sentendo le sue parole, e ancora ho nella mente le parole del Ministro Speranza, è esattamente questa, di provare a mettere al centro la famiglia e l'infanzia. Lei non ha parlato di asili nido per esempio, però c'è bisogno che questo gap venga assolutamente colmato, perché accanto all'assegno unico dobbiamo necessariamente mettere i servizi per le famiglie, servizi di qualità che mancano, come lei ha detto bene, al Sud Italia. Se questo gap noi lo saniamo, veramente questo debito sarà una sciocchezza ripagarlo nei prossimi anni, perché avremo servizi eccellenti e quindi avremo molta meno spesa in ambito sociale e sanitario. Per cui la ringrazio molto e questo è il mio suggerimento, la mia riflessione; lei deve far capire che se agiamo presto in prevenzione, tutto il resto viene molto più facilmente e con molta più produttività.

  ELENA CARNEVALI. Innanzitutto condivido perfettamente; se stiamo caricando un debito sulle spalle delle nuove generazioni, è perché dobbiamo restituire altrettante condizioni di benessere sui tre pilastri che ha toccato: genere, generazionale e territoriale. Lei ha assestato il tiro rispetto alla prima versione che noi abbiamo potuto avere del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, in cui non avevamo visto molto sui temi della disuguaglianza di genere. Quindi ho apprezzato il fatto di avere individuato tra le tante indicazioni che lei ci ha fornito una centralità. Non a caso siamo il penultimo Paese in Europa per tassi di occupazione, e credo ultimo per la possibilità che diamo in termini di parità e soprattutto di sostegno a quell'equilibrio di genere nell'accesso ai servizi e tempi di cura. Sono temi che abbiamo già affrontato e sui quali non vado oltre.
  Faccio una proposta di lavoro che sono certa che lei condivide e so che già fa parte della metodologia del suo lavoro. La Francia ha fatto della possibilità di stesura del piano un grande momento di discussione nazionale, quindi è un bene che non abbiamo più la data del 15 di ottobre ma quella di gennaio per la presentazione delle schede. Una delle indicazioni che l'Unione europea ci pone è che l'utilizzo di queste risorse deve rappresentare un piano strategico di cambiamento e di fattibilità che viene misurato proprio dall'attendibilità oltre che dalla valutazione delle schede progettuali con molto tempismo. A un pezzo di lavoro ci siamo già con le proposte di legge. Dovremo accelerare soprattutto per essere coerenti con quello che presentiamo.
  Toccherò solo ed esclusivamente la questione della parità di genere. Sono d'accordo; deve essere la cifra che misura le azioni che mettiamo in campo, misurabili dal punto di vista dell'impatto. La Banca europea (BCE) ci ha detto più volte quali potenziali di PIL perdiamo per il mancato investimento, proponendoci degli step che sono praticabili. Chiudo, perché ho pochissimi minuti, sul tema della violenza di genere e sull'educazione. Abbiamo sempre detto che è un tema che drammaticamente misuriamo ancora oggi e lo misuriamo quotidianamente. Mi permetto un ultimissimo tema, la questione della disabilità e delle vulnerabilità. La riguardano, perché incidono soprattutto nella sfera educativa delle persone e della società. All'interno di quel lavoro delle reti di comunità le chiedo e spero di poter dare i contributi necessari per poter inserire un'attenzione particolare a una parte di popolazione che noi riteniamo importante.

  LISA NOJA. Grazie, Ministra. Credo che la sua relazione ci dia il senso di come il disegno sia organico ed è molto importante, perché forse nel nostro Paese è la prima volta che viene portato avanti un disegno così organico che riguarda la famiglia e che tiene insieme finalmente le politiche per la famiglia in un'ottica di emancipazione della donna, di promozione della parità di genere e, aggiungo, di promozione economica del nostro Paese, perché poi il gap e la disparità che ci sono fra i generi sappiamo che hanno un riflesso molto importante sulla crescita economica del nostro Paese. Tiene insieme il tema del calo demografico con la necessità di portare avanti politiche di promozione della parità di genere, proprio Pag. 9 perché i due elementi sono legati. All'interno di questo quadro organico e molto articolato che lei ci ha descritto e che credo sia un'opportunità unica per il nostro Paese e direi irripetibile, su due aspetti io sono sicura che lei pone la sua attenzione e sarebbe bello poter portare avanti un lavoro insieme. Uno riguarda il tema dei carichi di cura, cioè nell'ambito della promozione della parità di genere tenere conto di quelle famiglie in cui ci sono delle situazioni legate a necessità di cura di uno dei componenti della famiglia, io penso in particolare ai bambini con disabilità o comunque ai bambini con bisogni speciali. Noi sappiamo che sono le donne in genere a pagare il prezzo più alto per la cura e in questo senso i servizi e la promozione di servizi per l'infanzia devono tenere in conto in maniera molto profonda queste esigenze particolari, essere flessibili, essere accessibili, essere adeguati, perché è il modo attraverso cui scaricare le donne da un peso che gli impedisce spesso la possibilità di realizzarsi, perché l'impegno è talmente gravoso che addirittura le aspirazioni personali vengono messe in secondo piano.
  L'altro elemento, sempre nell'ambito di questa sua promozione delle attività che lei porterà avanti, è l'attenzione a un'altra categoria particolare, che è quella delle libere professioniste in quanto molto spesso gli strumenti che sono stati pensati in passato erano strumenti utili per le donne che avevano un lavoro dipendente. Le libere professioniste hanno delle esigenze spesso diverse, hanno delle esigenze di flessibilità molto maggiori, hanno una difficoltà a trovare tutela nella vita concreta. Io appartengo alla categoria degli avvocati e cito la possibilità di vedere applicate le norme che riguardano la facoltà di spostare le udienze per una donna in maternità. Ci sono dei temi molto specifici che riguardano le libere professioniste che spesso fanno un po' più fatica a far sentire la loro voce, perché sono a volte meno organizzate e fanno lavori più complicati da inserire in schemi e che tuttavia sono spesso le donne più in difficoltà nella conciliazione tra le esigenze della famiglia e le esigenze del lavoro. Quindi questi due elementi, il peso della cura e l'attenzione alle libere professioniste, spero che saranno temi su cui nell'ambito dell'articolato programma e progetto che lei ci ha illustrato troveranno uno spazio e un'attenzione particolari e su questo volevo richiamare la sua attenzione.

  CELESTE D'ARRANDO. Grazie alla Ministra Bonetti. Sicuramente questo è un momento fondamentale per l'Italia in quanto l'emergenza ha messo in evidenza quello che comunque era già presente come tessuto sociale sia per quanto riguarda la condizione della donna sia per quanto riguarda la condizione di tutte quelle persone che hanno delle fragilità, che possono essere non solo le persone con disabilità. Ricordiamo anche che abbiamo un tessuto familiare, quella rete familiare che lei ci ricordava, che vive non solo la fragilità economica ma anche quelle fragilità sociali e di relazione all'interno dei nuclei familiari che non sono più quelli di tanti anni fa, quando la famiglia rappresentava davvero il nucleo fondante della società e le relazioni all'interno erano molto diverse da quelle di oggi.
  Sicuramente, come diceva anche lei, la disparità tra la condizione di genere, quindi la condizione della donna nel lavoro e nella famiglia oggi può avere una prospettiva diversa che deve essere incentivata. La questione molto particolare della donna nasce anche dal fatto che non bisognerebbe considerare la persona in base al proprio genere o in base a una condizione di disabilità, ma soprattutto nell'ambito lavorativo bisognerebbe cambiare un po' quello che è il punto di vista e quindi allargare alla considerazione e alla valutazione di quelle che sono le capacità e le competenze della persona che messe al servizio della società, del mondo del lavoro e anche dell'imprenditoria possono essere veramente un volano per l'economia e non solo, anche per una qualità della vita migliore e di benessere sociale.
  Vado direttamente alle domande. Chiedo se state pensando di prevedere delle risorse per le famiglie che hanno al loro interno persone con disabilità, anche attraverso un sostegno ai caregiver familiari. Lei lo ha detto nel suo intervento. Oggi come oggi il Pag. 10caregiver familiare è rappresentato prevalentemente dalle donne e molto spesso vivono una condizione assolutamente di stress e soprattutto anche di chiusura rispetto al mondo esterno e con tutto questo ci sono delle conseguenze che non sono solo di tipo sociale ma anche psicologico e sanitario. Quindi intervenire in questo ambito consentirebbe anche di investire in quello che noi definiamo «promozione della salute». Nell'ottica della digitalizzazione, che è uno dei punti indicati dalla Commissione europea, chiedo se si è pensato alla realizzazione di una rete attraverso la quale si possono incrociare i dati. Quello che è emerso da diverse analisi che abbiamo fatto è che spesso non abbiamo i dati delle persone con disabilità e delle condizioni sociali per capire qual è il quadro delle complessità dal punto di vista sociale. Lavorare in questo senso ci consentirebbe di rispondere in maniera più efficace e più efficiente a quello che è il fabbisogno sociale, con un utilizzo razionale e mirato delle risorse non solo economiche ma anche di personale, strumentali e delle prestazioni, perché i livelli essenziali delle prestazioni sono un elemento fondamentale.
  Inoltre chiedo se si è pensato di individuare delle figure professionali innovative che si occupino dell'assistenza familiare, perché, come diceva lei, la rete della comunità, la rete familiare è importante, ma spesso non ci sono degli strumenti e molto spesso i cittadini non conoscono gli strumenti che hanno a disposizione per poter avere una progettualità. Su questo mi collego al concetto del budget di salute, che non è solo dal punto di vista sociosanitario, ma può essere una modalità, uno strumento innovativo dove si mette al centro la persona e dove si pensa alla persona all'interno di un progetto di reintegrazione nella comunità in cui vive. Io penso ai casi sociali, a quelle persone che perdono un lavoro, che magari hanno dei figli con delle criticità, non solo come la disabilità ma anche di altro genere, e una progettualità intorno che prenda in considerazione le loro esigenze è fondamentale, soprattutto coinvolgendole in quello che si può costruire, perché coinvolgendo le persone, esse si sentono anche parte attiva di quel processo di cambiamento e di futuro.
  Chiedo anche se per il sostegno alla genitorialità e per garantire le pari opportunità nell'ottica dei temi su cui la Commissione europea ritiene importante agire, come l'inclusione sociale e l'imprenditoria femminile, se avete previsto l'adozione di misure che includono l'implementazione di servizi che permettono di conciliare tempi casa-lavoro, cioè quali sono gli strumenti che effettivamente possono aiutare a conciliare questi due mondi che in questo momento non comunicano in maniera efficace. Infine, vorrei sapere se ritenete di intervenire su una riorganizzazione di quei servizi sociali destinati alle famiglie, consentendo una reale e concreta accessibilità agli stessi, perché spesso i servizi sociali presentano una disomogeneità non solo interregionale ma anche intraregionale e tra comuni ed è quindi necessario lavorare sulla comunicazione, sull'informazione e soprattutto sulla relazione.

  MARIA TERESA BELLUCCI. Ringrazio il Ministro per l'attenzione che ci ha dato e per la relazione che ha fatto. Cercherò di andare per punti e di essere molto sintetica, poi se ci sarà la necessità, potremo integrare con altri incontri oppure con altri canali. Un aspetto che pongo all'attenzione del Ministro è quello della protezione dei minori, quindi in età evolutiva. Lei ha parlato di prevenzione e allora credo che lei abbia veramente una stretta competenza, in collaborazione con il Ministro della salute, quando parliamo di protezione dell'età evolutiva, perché oggi rappresentavo al Ministro Speranza che la salute in età evolutiva, quando parliamo di diseguaglianze, vive una fase troppo lunga di caduta vertiginosa; cioè il diritto alla salute e alla cura dei minori è assolutamente più precario e drammaticamente insufficiente rispetto alla tutela degli adulti. Questo lo dimostra la situazione in cui si trovano le nostre strutture di neuropsichiatria infantile, la scarsità drammatica di medici, di psicologi, di personale sociosanitario in genere e il rischio di chiusura di alcune strutture. A dire questo non è Fratelli d'Italia. Noi raccogliamo la richiesta di aiuto Pag. 11drammatica che da anni viene proposta. La situazione dal punto di vista statistico è drammatica in questi servizi. Questo significa che rispetto alla necessità che c'è, soltanto un sesto dei bambini che hanno bisogno ricevono una prima visita, per non parlare poi delle cure che diventano una totale chimera. Parliamo di disturbi dell'apprendimento ma anche molto più gravi, di disturbi psicopatologici molto gravi che ci sono in età evolutiva che non hanno alcun tipo di assistenza. Perché lo dico anche a lei? L'ho detto al Ministro Speranza, ma lei si occupa di protezione della famiglia e quindi anche dei bambini. Allora credo che su questo ci debba essere una priorità, perché in questo momento di pandemia se hanno sofferto tutti i pazienti cronici, i pazienti oncologici, chi soffre di sclerosi multipla – ci siamo occupati tanto di questo – ma certamente chi ulteriormente ne ha sofferto sono proprio i più piccoli a cui non sono state garantite le giuste cure. Quindi le chiedo veramente, anche in maniera accorata, di poter dare uno spazio di attenzione a tutto questo insieme al Ministro Speranza. Inevitabilmente mi collego su un altro tema che è il tema della violenza sui minori, perché anche in questa fase di pandemia ciò che sono aumentate sono le violenze sui minori, la pedopornografia, tutto quello che viaggia online e nel deep web. Ci sono delle inchieste drammatiche come l'ultima inchiesta della Procura di Firenze. Passando invece a un altro aspetto che riguarda l'aiuto ai più piccoli e anche alle famiglie, sappiamo della possibilità di chiusura di alcune scuole, di alcune classi. D'altronde l'abbiamo sentito anche dalla Ministra dell'Istruzione che il rischio zero non esiste, ed è un'affermazione di buon senso. Allora ci vuole un'attenzione ai congedi retribuiti, al bonus per i baby-sitter, a tutta una serie di misure che devono essere pensate e che non possono essere di certo oggetto di distrazione da parte di questo Governo in questa fase. Un'altra cosa è l'assegno unico. Noi di Fratelli d'Italia abbiamo certamente votato a favore, ma sappiamo come ci sia una problematica legata al costo complessivo. Mancano 11 miliardi, quindi all'interno di questi 209 miliardi che arriveranno ci potrà essere una risposta o auspichiamo che ci sia una risposta. Un altro aspetto è certamente quello della disabilità, perché se parliamo di diseguaglianze, una delle ricadute maggiori è stata proprio legata alle persone disabili e alle famiglie delle persone disabili. Allora anche qui serve un'attenzione a quei lavoratori disabili che sono stati ancora troppo poco considerati soprattutto riguardo alle tutele che gli debbono essere riconosciute, che magari sono state riconosciute in qualche modo, come sappiamo, fino al 31 luglio, ma oggi il lavoratore disabile o, immunodepresso vive comunque una situazione di assenza di tutele. Ci dovrebbe essere secondo noi un'attenzione su questo unitamente all'attenzione ai caregiver familiare, tema che ho sollevato in più occasioni, perché ritengo che sia il familiare che la persona disabile debbano avere uno spazio di priorità, insieme agli altri di cui ho parlato precedentemente, all'interno di risorse così importanti che devono essere destinate sicuramente alla protezione dei più fragili. La ringrazio per l'ascolto.

  PRESIDENTE. Mi sembra che non ci siano altre domande da parte dei colleghi, quindi essendosi conclusi gli interventi, chiedo alla Ministra se intende replicare. Prego, Ministra.

  ELENA BONETTI, Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Grazie, Presidente. Grazie davvero per le osservazioni e le sollecitazioni che ritengo tutte di interesse e me le sono appuntate, non solo formalmente, lasciatemelo dire con franchezza. Credo che davvero vadano ulteriormente a precisare e a integrare una progettualità che è in fase di costruzione. Oggi non siamo ancora alla descrizione dei progetti puntuali ma delle linee guida e credo tuttavia sia importante focalizzare, anche alla luce delle vostre sollecitazioni, alcuni punti. Condivido assolutamente, come ho avuto modo di dire, l'impostazione rispetto alla quale se l'educazione è l'elemento primario di sviluppo, deve essere assunta come azione collettiva e di corresponsabilità tra Pag. 12le famiglie e tutti i soggetti che costruiscono la comunità, comprese le istituzioni, in questa fase di progettazione. Sono altrettanto convinta che se lavoriamo in una dimensione temporale in divenire, l'intervento educativo di sostegno, di promozione ed emancipazione, quindi di empowerment, nei confronti dei bambini sia un atto necessario senza il quale questo processo di sviluppo non si può attuare. Quindi le azioni che vadano non solo a colmare quei gap educativi territoriali, ma a incidere con progettualità specifiche sulla prima infanzia sono, nelle mie intenzioni, azioni prioritarie da inserire in questo piano. Non l'ho esplicitato, ma certamente un Piano nazionale che vada a implementare quel primo progetto che avevamo anticipato nella legge di bilancio, ma che evidentemente deve essere completato, cioè di garanzia, quindi riqualificazione e costruzione di reti educative territoriali nell'ambito di quanto previsto dal decreto legislativo n. 65 del 2017, deve essere una delle azioni prioritarie. Quindi un piano straordinario asili nido che avevo chiamato «Piano dei servizi educativi per l'infanzia nell'ottica dello 0-6». Integrato, sono d'accordo, per poter intercettare le situazioni di criticità e fragilità, compreso il tema di una protezione in senso ampio dei minori con particolare attenzione a un sostegno di carattere psicologico e sociosanitario.
  Credo che ragionare anche su un'integrazione tra l'educazione alla salute e il tema sanitario, non per medicalizzare tutto ma anzi al contrario per promuovere una tutela della salute integrale della persona, che come abbiamo visto in questi mesi comprende l'aspetto fisico, sanitario, psichico ed emotivo e che deve essere collocata in una propria integralità, va assolutamente in questa direzione, compresa una lotta alla violenza contro i minori che è uno dei fenomeni purtroppo ancora più taciuti e tabù nell'opinione pubblica ed è per questo che, al di là di questo piano, c'è la progettualità di un nuovo osservatorio di contrasto alla pedofilia e alla pedopornografia che si sta insediando nel mio Ministero per attuare un piano strategico in questa direzione.
  Credo che l'equità di genere vada davvero rilevata come una delle azioni strategiche di questo Piano. Va posta attenzione sul fatto che le azioni di indirizzo e di sviluppo non siano alla fine foriere di ulteriore discriminazione per le donne. Oggi, per esempio, alcuni settori, come il green, vedono le donne meno protagoniste. Quello che dobbiamo fare è abilitare il mondo femminile anche attraverso competenze specifiche e promozione di attività lavorative, convinti che non solo si tratti di un'uguaglianza da tutelare, ma che quel mondo femminile nell'ambito di settori innovativi sui quali la Commissione europea e l'Europa tutta vogliono investire potranno essere elemento di ulteriore qualificazione e sviluppo. Il tema in particolare di una armonizzazione delle tipologie delle lavoratrici e dei lavoratori, in particolare delle lavoratrici, è fondamentale. Il tema delle libere professioniste deve essere affrontato in questa direzione e considerato come uno dei pilastri fondanti, sapendo che oggi il tema dei carichi di cura, del riconoscimento complessivo di una responsabilità del carico di cura nella famiglia ma anche di una corresponsabilità sociale di condivisione di questa cura, è esattamente nell'ottica della progettualità che stiamo portando avanti sia nel «Family Act» che nelle azioni che si stanno mettendo in campo. Questo poi è collegato al tema del caregiver e quindi al tema della disabilità, che è una delega della Presidenza del Consiglio che io condivido per la parte delle pari opportunità e famiglia.
  Occorre lavorare sempre, credo sia la prospettiva che si debba avere nella creazione di questo piano, da un lato, sui nodi di centralità, di qualificazione familiare ma nello stesso tempo anche sulla rete connettiva delle diverse responsabilità e soggettività che agiscono su questo sistema. Il modello complessivo di tutto il piano rimane questo. Ricordo anche che per quanto riguarda il tema dei caregiver c'è un disegno di legge in discussione al Senato che va esattamente in questa direzione. Il tema della disabilità però, sono d'accordo, va focalizzato con una particolare attenzione, sapendo però che ha non solo una sua Pag. 13specificità ma anche una necessaria trasversalità. Per esempio il tema (è oggetto di una mozione che è stata approvata alla Camera dei deputati a prima firma dell'onorevole Noja) della violenza contro le donne disabili è ulteriormente discriminante, cioè ci sono delle doppie discriminazioni. Di fronte a questa multidimensionalità delle discriminazioni e delle disuguaglianze va applicata un'azione positiva multidimensionale per arrivare a un'equità veramente armonica e complessiva.
  Ultimi temi che mi pare siano stati spesso sottolineati sono quelli dell'assegno, della conciliazione, dei servizi educativi e della genitorialità. Non li ho specificati, perché sono i pilastri del «Family Act», gli elementi e le direzioni condivise sui quali andare a investire. Il tema dei servizi di conciliazione riguarda due aspetti. Da un lato c'è l'armonizzazione del tempo di vita e lavoro, dall'altro gli investimenti in quelle infrastrutture sociali che permettono una riorganizzazione per passare dallo smart working allo smart living, cioè un'integrazione di nuovi sistemi «umanizzati» di lavoro che rientrano in una maggiore organicità sia urbana sia di tempi collettivi della comunità sia di organizzazione dei servizi educativi ma soprattutto dei servizi alla persona e in generale poi di tutto il mondo lavorativo e produttivo.

  PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente la Ministra Bonetti e tutti i colleghi deputati.
  Dichiaro conclusa l'audizione odierna.

  La seduta termina alle 14.55.