XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (XI e XII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 4 dicembre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Giaccone Andrea , Presidente ... 3 

Audizione della Ministra del lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, sulle linee programmatiche del suo dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Giaccone Andrea , Presidente ... 3 
Catalfo Nunzia , Ministra del lavoro e delle politiche sociali ... 3 
Giaccone Andrea , Presidente ... 9 
Carnevali Elena (PD)  ... 9 
Rizzo Nervo Luca (PD)  ... 9 
Zangrillo Paolo (FI)  ... 10 
Menga Rosa (M5S)  ... 11 
Durigon Claudio (LEGA)  ... 11 
Librandi Gianfranco (IV)  ... 12 
Gemmato Marcello (FDI)  ... 12 
Epifani Ettore Guglielmo (LeU)  ... 13 
Serracchiani Debora (PD)  ... 15 
Giaccone Andrea , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XI COMMISSIONE
ANDREA GIACCONE

  La seduta comincia alle 14.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra del lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, sulle linee programmatiche del suo dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione della Ministra del lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, sulle linee programmatiche del suo dicastero.
  Ricordo che, secondo le intese informali tra i gruppi, dopo la relazione della Ministra potrà avere luogo un intervento per gruppo di ciascuna Commissione per la durata di non oltre cinque minuti.
  Poiché per inderogabili impegni istituzionali la Ministra non può trattenersi oltre le 15.45, la conclusione dell'audizione avrà luogo in una seduta successiva. Peraltro, alle 16 è previsto l'inizio dei lavori dell'Assemblea.
  Anche a nome della presidente della XII Commissione, Marialucia Lorefice, e di tutti i colleghi delle Commissioni riunite, ringrazio la Ministra e le cedo immediatamente la parola.

  NUNZIA CATALFO, Ministra del lavoro e delle politiche sociali. Ringrazio i presidenti delle due Commissioni. Vi ringrazio per essere qui. Questa audizione si svolge a tre mesi esatti dal mio insediamento, mesi che mi hanno permesso di dare avvio alla nuova esperienza di Governo, continuando a lavorare sui dossier già aperti e avviando nuovi assi di intervento, necessari per rendere il mercato del lavoro ancora più vicino alle necessità dei lavoratori e delle aziende, in un mutato scenario socioeconomico nazionale e globale.
  Il contesto economico congiunturale di bassa crescita, anche a livello europeo, nel quale si è da poco insediato il nuovo Governo, ha orientato il programma di intervento verso una politica economica espansiva e di sviluppo per favorire l'incremento del potenziale di crescita e della produttività del sistema economico, l'innovazione, la sostenibilità ambientale e le infrastrutture materiali, immateriali e sociali, senza mettere a rischio l'occupazione e l'equilibrio di finanza pubblica.
  Gli obiettivi programmatici, come enunciati nel programma di Governo e nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2019, tendono al rilancio degli investimenti, pubblici e privati e alla partecipazione propositiva al progetto europeo, nonché a una rinnovata attenzione alle iniziative miranti a una più efficace protezione delle fasce più deboli della popolazione. Nella strategia di sviluppo dell'Esecutivo è centrale il cosiddetto «Green new deal» italiano ed europeo, un piano di intervento per il superamento di questa fase di debolezza dell'economia, indirizzato anche alla coesione sociale e territoriale e al benessere collettivo equo e sostenibile, attraverso il contrasto alle disuguaglianze e la promozione dei diritti.
  Per tutto ciò è necessario assicurare la partecipazione al nuovo quadro di politiche Pag. 4 di Governo, in una prospettiva proattiva per la ripresa di un percorso di sviluppo inclusivo e sostenibile del mercato del lavoro e dell'occupazione, assicurando, al contempo, una valenza centrale al rispetto della dignità e dei diritti dei lavoratori e delle persone, nonché alle esigenze delle fasce più deboli della popolazione.
  In coerenza con il richiamato contesto programmatico, comunitario e nazionale, per l'anno 2020 le priorità e gli indirizzi del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con particolare riferimento alle linee strategiche per l'azione di Governo e per il Ministero, sono: sviluppo del mercato del lavoro, tramite il miglioramento e il rafforzamento della qualità dei servizi per il lavoro e del sistema delle politiche attive del lavoro, efficacemente integrate con le politiche sociali, per la promozione dell'occupazione e dell'occupabilità delle persone, in particolare dei giovani, delle donne e dei soggetti più vulnerabili; piena operatività del Reddito di cittadinanza, quale misura per la tutela e la promozione del diritto al lavoro, alla formazione e a una esistenza dignitosa delle persone in tutte le fasi della vita, anche mediante l'implementazione delle due apposite piattaforme digitali dedicate al Reddito per l'attivazione e alla gestione dei Patti per il lavoro e dei Patti per l'inclusione sociale, necessari per garantire l'uniformità del servizio rispetto ai livelli essenziali delle prestazioni (LEP); tutela del potere d'acquisto dei lavoratori mediante l'adozione di un salario minimo orario collegato alla contrattazione collettiva nazionale, in attuazione dell'articolo 36, comma 1, della Costituzione; introduzione del principio di parità di genere nelle retribuzioni; riduzione del cuneo fiscale sul lavoro; implementazione delle protezioni individuali e collettive nei luoghi di lavoro, con particolare riferimento alla revisione della disciplina dei contratti atipici, alla riforma della rappresentanza sindacale e datoriale, dando completa attuazione all'articolo 39 della Costituzione, secondo criteri oggettivi e facilmente verificabili, e al rafforzamento delle politiche di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali; contrasto alla povertà, alle diseguaglianze e agli squilibri socioeconomici, territoriali e di genere, con un incremento del sostegno alle famiglie, ai disabili e ai non autosufficienti; recepimento in tempi ristretti delle direttive sociali adottate nel quadro del Pilastro europeo dei diritti sociali e sostegno del Governo alle ipotesi di introduzione di una direttiva quadro sul salario minimo europeo e su un sistema UE di assicurazione contro la disoccupazione; contributo fattivo del Governo italiano, sulla base della recente normativa interna sul lavoro attraverso le piattaforme, alla definizione di una direttiva nel settore del lavoro digitale; ricognizione del sistema degli ammortizzatori sociali e del sistema pensionistico attraverso il dialogo e il confronto con le parti sociali, per valutare l'opportunità di un intervento organico in questi settori.
  Nello specifico, per quanto concerne le politiche trasversali, si rende necessario migliorare l'utilizzo dei fondi europei in termini di efficienza ed efficacia finanziaria e di stretta complementarietà con le risorse nazionali, per incrementare la produttività, la crescita dell'occupazione e realizzare il contrasto alla povertà e l'inclusione sociale e territoriale delle persone in condizione di disagio. Una efficiente governance delle risorse dei fondi europei contribuisce a colmare talune lacune individuate nelle raccomandazioni del Consiglio europeo, in particolare per ridurre le disparità di sviluppo economico e sociale nelle regioni del Mezzogiorno.
  Per perseguire l'obiettivo di un efficientamento della spesa è necessario potenziare l'attività di vigilanza e di controllo del Ministero, in una logica di corretta e leale collaborazione istituzionale con le Agenzie vigilate (ANPAL e INL), sui risultati da queste conseguiti, in special modo sulla gestione efficiente delle risorse trasferite, sul conseguimento degli output programmati e sugli effetti che ne derivano per il soddisfacimento dei bisogni dei cittadini. Il medesimo impegno sarà dedicato alla vigilanza sull'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche (INAPP), ai sensi del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150, ponendo la massima attenzione all'ottemperanza delle specifiche normative Pag. 5di riferimento, soprattutto con riguardo alla programmazione finanziaria e operativa, all'impiego efficiente ed efficace delle risorse trasferite e al monitoraggio del grado di realizzazione degli obiettivi finanziari e di quelli strategici.
  In aggiunta, è importante portare avanti lo sviluppo dei processi di digitalizzazione e l'implementazione di innovazioni nella gestione del lavoro pubblico (piena attuazione del protocollo informatico e dematerializzazione), dando evidenza, sia in sede di programmazione sia in sede di rendicontazione, all'impatto delle innovazioni tecnologiche sull'efficienza e sulla qualità del lavoro svolto.
  Un altro obiettivo è definire il fabbisogno di formazione e specializzazione del personale, per elevare i livelli di professionalità e adeguare l'offerta formativa alla finalità di miglioramento dell'efficienza e della qualità dell'azione amministrativa, anche attraverso l'adozione di strumenti di valutazione dell'efficacia dell'attività di formazione.
  Per quanto riguarda il capitolo «politiche per il lavoro e previdenziali», i dati diffusi dall'ISTAT il 29 novembre 2019 registrano una crescita dell'occupazione su base annua pari a 217 mila unità e un tasso di occupazione che si attesta al 59,2 per cento.
  Premesso ciò, sulla base delle recenti proposte di riforma e delle raccomandazioni europee, la strategia politica del Governo per la crescita è improntata, tra l'altro, alla realizzazione di un nuovo paradigma di sviluppo economico sostenibile a livello sociale e ambientale, basato sull'innovazione tecnologica delle infrastrutture dei sistemi economici e sociali e sul miglioramento delle competenze.
  Il recupero del potenziale di crescita dell'economia italiana, quindi, impone la riqualificazione dei servizi e delle politiche del lavoro, per elevare i livelli di occupazione e occupabilità, specialmente dei giovani, in particolare di quelli che non hanno un lavoro né seguono un percorso scolastico o formativo (NEET), delle donne e dei gruppi vulnerabili della popolazione, nonché il contrasto alla povertà e alla povertà lavorativa.
  Al fine di dare impulso al nuovo quadro di politiche e obiettivi programmatici e contribuire a dare maggiore stabilità agli incoraggianti segnali di recupero del mercato del lavoro attestati dalle recenti rilevazioni statistiche, l'azione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sarà incentrata sulla conclusione in tempi rapidi del processo di modernizzazione e riqualificazione del mercato del lavoro. Si tratta del percorso di riforma già avviato con la legge di bilancio 2019, e in particolare con il decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2019, che ha introdotto il Reddito di cittadinanza e il piano straordinario di potenziamento dei Centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro, che costituisce una priorità politica del programma del Governo e rappresenta il piano di investimenti per la riqualificazione della rete di servizi per il lavoro e dei servizi sociali, nonché del sistema di interventi di politica attiva del lavoro.
  Il Ministero, in accordo con le Regioni e i diversi soggetti competenti dell'ambito istituzionale, sociale e del lavoro, nonché l'ANPAL, l'INPS e i partner dei programmi operativi nazionali, finanziati con il Fondo sociale europeo, presterà attenzione affinché sia reso effettivamente operativo il potenziamento dei Centri per l'impiego, che include il rafforzamento sia delle unità di personale (con 11.600 assunzioni nel triennio) sia infrastrutturale. Con le disposizioni contenute nell'articolo 12 del decreto-legge n. 4 del 2019, è stato assegnato ai Centri per l'impiego un ruolo centrale per lo sviluppo di metodologie e soluzioni organizzative volte a migliorare la capacità e la qualità di erogazione dei servizi e, in particolare, la presa in carico dei soggetti più vulnerabili e a rischio di esclusione, nonché per garantire l'uniformità del servizio reso, rispetto ai livelli essenziali delle prestazioni.
  Nel contesto di questo nuovo sistema di erogazione dei servizi per il lavoro, si apre la seconda fase dell'investimento in politiche attive previsto nella norma istitutiva Pag. 6del Reddito di cittadinanza che, in linea con il Pilastro europeo dei diritti sociali, realizza l'obiettivo – più volte ribadito dall'Unione europea – di inclusione attiva e di benessere collettivo, ossia l'aumento delle possibilità di sviluppo e di una vita dignitosa per ciascun individuo, in tutte le fasi della vita, mediante l'accesso a beni e servizi. Ciò richiede, da un lato, un efficace sistema di erogazione di servizi per integrare le persone nel mercato del lavoro o nei percorsi di formazione e di transizione scuola-lavoro, in sinergia con le altre amministrazioni interessate, le Regioni e le Istituzioni formative ed educative, e, dall'altro, un altrettanto efficace sistema di erogazione dei servizi sociali personalizzati per coinvolgere, effettivamente, le persone più bisognose.
  Inoltre, nell'ambito della strategia di sviluppo dell'occupazione e occupabilità delle persone così delineata, saranno ricondotte anche le azioni del mio Ministero per una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e per la riduzione del divario di genere nei livelli di occupazione, che in Italia rimane uno dei più elevati dell'Unione europea. Contestualmente, sarà necessaria una rinnovata attenzione ai servizi di assistenza all'infanzia e alle specifiche misure di tutela per i caregiver familiari, per una migliore conciliazione tra vita lavorativa e cura, e, più in generale, alla tutela della qualità della vita.
  Come già indicato nelle linee programmatiche del Governo, è indispensabile adeguare le competenze individuali possedute dai lavoratori e dalle persone in cerca di occupazione con i fabbisogni dei datori di lavoro, per corrispondere alle esigenze dei mutamenti economici e del sistema produttivo e favorire il passaggio dall'istruzione al mondo del lavoro. Occorre perciò migliorare la qualità del sistema di istruzione e formazione e l'accesso al sistema di apprendimento e formazione, anche permanente, per valorizzare l'aderenza alla domanda delle imprese, in un contesto nazionale in cui il divario occupazionale tra lavoratori altamente qualificati e lavoratori scarsamente qualificati è tra i più elevati dell'Unione europea, e aumentare la crescita della produttività e la competitività del sistema imprenditoriale.
  A tali fini è determinante l'adozione di misure volte a potenziare l'offerta formativa verso un maggior numero di beneficiari e il coinvolgimento delle imprese per la crescita professionale degli studenti, con particolare riferimento all'apprendistato e al sistema duale, elaborando nuovi modelli, per coniugare la formazione in azienda con l'istruzione e la formazione professionale, svolta dalle istituzioni formative che operano nell'ambito dei sistemi regionali di istruzione e formazione.
  Per quanto riguarda i singoli interventi, continuerà l'impegno a mettere a regime la sperimentazione dell'assegno individuale di ricollocazione, quale misura di politica attiva del lavoro, erogata sul territorio nazionale tramite la rete pubblico/privata dei servizi per il lavoro. Inoltre, si richiamano l'esperienza del cosiddetto «Bonus occupazione Sud», riconosciuto ai datori di lavoro che assumono con contratto di apprendistato o a tempo indeterminato nelle regioni ad alto tasso di disoccupazione meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e in transizione (Sardegna, Abruzzo, Molise), e gli incentivi per i giovani NEET nel programma «Garanzia giovani».
  Per garantire la qualità del lavoro nel nuovo contesto di trasformazione del mercato dovuto al progresso tecnologico, è necessario prevedere un nuovo sistema di tutele e di protezione sociale che si affianchi a quello previsto per i lavoratori subordinati e collaboratori coordinati e continuativi, rivolto alla platea di quelli che sono reclutati attraverso le piattaforme digitali.
  In tale prospettiva si inserisce l'istituzione dell'Osservatorio nazionale del mercato del lavoro presso il Ministero e la stipula della convenzione del 19 settembre 2019 tra Ministero, INPS, INL, Confindustria, CGIL, CISL e UIL, per l'attuazione del Testo unico della rappresentanza, finalizzata al rinnovamento del sistema della rappresentanza sindacale e datoriale. Secondo il medesimo approccio di proficuo dialogo sociale e istituzionale, è prevista l'introduzione Pag. 7 di un salario minimo orario (vigente in ventidue Paesi su ventotto dell'Unione europea), politica ufficialmente prescritta dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), che valorizzi la contrattazione collettiva nazionale fissando una soglia minima di retribuzione oraria inderogabile. In tal modo si intende intervenire sulle condizioni del mercato del lavoro, aggredendo il dumping salariale e rendendo le condizioni di lavoro più dignitose, soprattutto con riguardo ai lavoratori che sono costretti a vivere con salari sotto la soglia di povertà. Infatti, come evidenziato nel recente rapporto Eurostat «In-work poverty in the EU» del 16 marzo 2018, in Italia il fenomeno dei «working poors» (i lavoratori il cui reddito è inferiore alla soglia di povertà relativa) è in crescita. Nella medesima ottica di tutela del potere d'acquisto dei lavoratori autonomi, è mia intenzione favorire norme finalizzate a garantire l'effettività del principio dell'equo compenso.
  Il confronto istituzionale con le parti sociali connoterà l'azione del Ministero anche per quanto riguarda la valutazione della riduzione della tassazione sul lavoro (il cosiddetto cuneo fiscale), già prevista dal disegno di legge di bilancio 2020, e gli interventi per assicurare la parità di genere nelle retribuzioni.
  Il medesimo approccio di dialogo sociale e istituzionale connoterà l'azione del Ministero nella realizzazione degli interventi in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. A tale proposito si intende realizzare un piano straordinario di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro lanciato con l'istituzione, il 23 settembre 2019, di uno specifico tavolo con le parti sociali, i rappresentati della Conferenza Stato-Regioni, dell'INAIL, dell'INL, dell'INPS, e il Ministero della salute, per la completa attuazione e l'aggiornamento del Testo unico sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
  Particolare attenzione sarà prestata al contrasto del lavoro sommerso mediante un attento monitoraggio delle misure finora adottate e l'attuazione di ulteriori interventi volti ad affrontare e prevenire il fenomeno del caporalato.
  A tal fine il Ministero promuoverà lo sviluppo di sinergie con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministero dell'interno, l'Ispettorato nazionale del lavoro e le amministrazioni regionali e territoriali interessate, per la realizzazione del piano triennale, il cui testo è di imminente approvazione. Tale piano prevede dieci assi d'intervento per rendere effettive le misure esistenti e, in particolare, quelle di prevenzione e vigilanza, attraverso la messa a punto di un sistema informativo per incrociare domanda e offerta di lavoro e rendere trasparente la selezione dei lavoratori. A ciò si aggiungono, fra gli altri, strumenti per garantire protezione e assistenza del lavoratore, attività di informazione e sensibilizzazione, vigilanza e contrasto agli abusi, filiera produttiva agroalimentare e Rete del lavoro agricolo di qualità.
  Un'attenzione particolare sarà riservata alla salvaguardia dei livelli occupazionali e alle misure di sostegno al reddito dei lavoratori coinvolti nelle aree di crisi industriale complessa.
  L'impegno dell'Amministrazione sarà altresì mirato a garantire la tutela economica e normativa di alcune categorie di lavoratori la cui carriera lavorativa è caratterizzata da una elevata discontinuità: quelli che operano tramite piattaforme digitali, i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità e i lavoratori disabili.
  In linea con il programma di Governo, il Ministero avvierà un processo di analisi e rivalutazione del regime sperimentale di pensionamento anticipato per migliorare la sua potenzialità e portata applicativa. Come primi interventi nel disegno di legge di bilancio 2020 è stata confermata «Quota 100» e prorogate «Opzione donna» e «APE sociale». Inoltre, sarà necessario prestare attenzione alle forme di prestazioni previdenziali per i giovani, per fare fronte alla fragilità e discontinuità delle carriere lavorative.
  Infine, per quanto concerne le politiche sociali, l'urgenza di intervenire è stata certificata dal report ISTAT «La povertà in Italia» del 26 giugno 2018, secondo cui, nel 2017, 1,778 milioni di famiglie residenti, in Pag. 8cui vivono 5,058 milioni di individui, versava in condizione di povertà. Un trend cresciuto in modo esponenziale dal 2008, quando il numero di persone in povertà assoluta era pari a 2,1 milioni. Inoltre, secondo alcuni dati raccolti da Save the Children, in Italia ben il 25 per cento dei minori è a rischio povertà, soprattutto nelle regioni del Sud, e vive in condizioni di deprivazione materiale, e spesso anche culturale, sociale e relazionale.
  Per far fronte a tale contesto negativo è stato introdotto, con l'articolo 11 del decreto-legge n. 4 del 2019, il Programma nazionale di contrasto alla povertà e al disagio sociale, che adotta un approccio di inclusione attiva. Si tratta di una misura che assicura l'integrazione tra l'erogazione del sostegno economico e l'adesione a un progetto personalizzato di inclusione sociale, ossia il Patto per l'inclusione sociale, definito dai servizi sociali sulla base dei bisogni e delle risorse delle famiglie beneficiarie, che include anche l'adesione a un percorso formativo o di reinserimento lavorativo, messo a punto in raccordo con i Centri per l'impiego e la Rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro. L'ottica è quella di accompagnare la famiglia in tutto il percorso nei servizi fino all'affrancamento dalla condizione di povertà, assicurare metodologie di intervento uniformi e appropriate su tutto il territorio nazionale, nonché costruire progettualità innovative che accompagnino efficacemente i cittadini nel loro percorso di fuoriuscita dalla condizione di esclusione sociale, come previsto dalle linee guida per la definizione dei Patti per l'inclusione sociale, adottate con decreto del 23 luglio 2019.
  In tale ottica, è mia intenzione concentrare l'attenzione sulla realizzazione in tempi brevi del rafforzamento dei Centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro e sulla piena operatività dei servizi sociali dedicati, così come definiti dal piano per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà per la riduzione delle disuguaglianze a livello territoriale e per l'attuazione dei livelli essenziali su tutto il territorio nazionale. Tali interventi sono necessari per sviluppare modelli organizzativi, competenze e strumenti per incrementare nei territori la capacità di operare in rete e realizzare quanto previsto nei Patti per il lavoro, per la formazione e per l'inclusione sociale.
  Con il medesimo obiettivo, sarà prestata particolare attenzione all'operatività della piattaforma GePI, di cui al decreto del 2 settembre 2019, che traduce a livello informatico le indicazioni delle Linee guida e consente di gestire la verifica dei requisiti di residenza e soggiorno e degli obblighi connessi al Reddito di cittadinanza.
  Parallelamente, l'azione di Governo si concentrerà sul rafforzamento di misure volte alla tutela e alla promozione dei diritti delle persone con disabilità e dei componenti dei loro nuclei familiari; obiettivi individuati anche durante l'incontro con la Rete per la protezione e l'inclusione sociale e confluiti al centro del Piano per la non autosufficienza 2019/2021.
  Sempre nel quadro degli interventi di tutela dei diritti sociali delle persone, il mio Ministero sarà impegnato a concludere il percorso avviato per la piena attuazione e operatività della riforma del Terzo settore, che prevede l'attivazione di processi di integrazione condivisa e partecipativa con gli enti del Terzo settore e gli altri portatori di interesse. In tal senso, si provvederà alla piena operatività, attraverso l'adozione dei decreti attuativi, di quanto previsto dalla legge 6 giugno 2016, n. 106, concernente il Codice del Terzo settore, l'impresa sociale e la responsabilità sociale, e al monitoraggio delle innovazioni normative introdotte, che prevedono, tra l'altro, un approccio multidisciplinare mediante forme di collaborazione tra gli enti del Terzo settore e tra questi ultimi e le pubbliche amministrazioni, anche per assicurare un più efficiente utilizzo delle risorse finanziarie pubbliche, comunitarie, nazionali e regionali. Al contempo, proseguirà il lavoro avviato con riguardo al Fondo di garanzia e per il credito agevolato dedicato alle imprese sociali.
  Occorre inoltre assicurare servizi maggiormente qualificati, inclusivi e uniformi su tutto il territorio nazionale e sostenere le attività delle associazioni appartenenti al Pag. 9Terzo settore e delle agenzie sociali, che rappresentano un presidio fondamentale per la tenuta sociale del Paese.
  Inoltre, sarà dedicata attenzione alle misure di sostegno alle famiglie (assegno universale), con particolare attenzione alle famiglie numerose e prive di adeguate risorse economiche e a quelle con persone disabili, mediante la creazione di una dote, anche di ordine fiscale, distribuita sulla base di criteri inclusivi e universalistici, e con il miglioramento dei servizi per la famiglia, come gli asili nido.

  PRESIDENTE. Ho già alcuni iscritti a parlare.
  Prego, collega Carnevali.

  ELENA CARNEVALI. Ringrazio la Ministra per l'esaustiva relazione. Io mi concentrerò esclusivamente sulle questioni che riguardano le deleghe sulle politiche sociali.
  Io sono convintissima di quello che lei ha già affermato relativamente a quanto ancora abbiamo da impegnarci, in particolare qui l'accenno è alle politiche del lavoro per l'occupazione femminile: noi dobbiamo fare in modo che le donne non siano più nelle condizioni di scegliere tra maternità e lavoro. Non ha fatto cenno all'impegno al quale il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sarà chiamato rispetto al percorso, attualmente in corso presso la Commissione Affari sociali, che riguarda l'assegno universale e la dote unica. Su questo siamo certi che ci sia la necessità di mettere in campo un'infrastruttura politica forte a sostegno delle famiglie, a sostegno della genitorialità, a sostegno delle donne, soprattutto a sostegno anche dei servizi.
  Chiudo velocemente su due questioni che mi stanno altrettanto a cuore. Sulla prima faccio un riferimento veloce, che sarà poi integrato dal collega Rizzo Nervo. Non lasciamo nel dimenticatoio la proposta di legge relativa all'emersione del lavoro delle assistenti familiari. Fanno parte di una rete informale, ma la più vicina alle famiglie: 850 mila, di cui 350 mila sono lavoratori in nero/grigio, quindi credo che sia utile riproporre anche questo tema all'interno del Piano sulla non autosufficienza.
  Sulla questione legata alla disabilità, credo che l'inserimento lavorativo sia una delle richieste più forti che viene dal mondo della disabilità, e credo che, al di là delle disponibilità finanziarie maggiori contenute nella legge di bilancio, possiamo, anche in virtù delle modifiche che sono già state fatte nella legge n. 68 del 1999, essere più incisivi e riuscire a fare in modo di garantire più occupazione anche per le persone con disabilità.

  LUCA RIZZO NERVO. Ringrazio la Ministra per la sua relazione. Completo ciò che ha introdotto la collega Carnevali relativamente alle responsabilità ministeriali che afferiscono alle politiche sociali, partendo da un dato di riferimento: il fatto che la XVII legislatura (che abbiamo alle spalle) è stata una legislatura in cui si è fatto fronte, soprattutto da un punto di vista finanziario, da un punto di vista della creazione dei fondi ad hoc, a molte questioni, a molti bisogni emergenti, recuperando un gap in termini di risorse, di priorità. Penso al Fondo «Dopo di noi»; penso – come è stato richiamato – al Fondo sui caregiver; penso al Fondo di contrasto alla povertà, questione ancora aperta, come anche lei segnalava facendo riferimento ai dati ISTAT; penso anche al Fondo per la non autosufficienza. Stiamo parlando complessivamente di oltre 7 miliardi che nella XVII legislatura sono stati destinati alle politiche sociali. Oggi, come anche lei diceva, c'è la necessità su molte di queste questioni – la collega Carnevali ha citato il tema dei caregiver – di tradurre quei fondi in politiche di sistema. Sicuramente sul tema dei caregiver dobbiamo compiere il passo definitivo per riconoscere quelle responsabilità familiari, quella responsabilità di assistenza e di cura che oggi non trovano ancora pieno riconoscimento.
  Un altro tema che io mi permetto di segnalare, a cui lei ha fatto un accenno, è quello della non autosufficienza. Si è fatto un percorso importante, dopo – lo ricordo – l'azzeramento avvenuto nel 2011 del Fondo per la non autosufficienza, oggi assestato sui 450 milioni; rimane la percezione, Pag. 10 a cui ci richiamano tutti i soggetti che si occupano di non autosufficienza, i sindacati, di una risposta ancora frammentata, disomogenea, e infine inadeguata, anche fra le diverse responsabilità istituzionali, nei diversi livelli territoriali. Dunque questo, che è un grande tema di equità sociale perché distingue fra le famiglie che possono avere o meno una risposta, credo debba essere fatto oggetto di un impegno da parte del legislatore, ma anche del Ministero, quindi su questo le chiedo un approfondimento particolare; in particolare, ad esempio, sulla possibilità di addivenire a dei livelli essenziali di prestazioni per la non autosufficienza, quindi con la specifica di questo ambito.

  PAOLO ZANGRILLO. Signora Ministra, io ho ascoltato con attenzione la sua relazione e trovo che non vi sia proprio nulla da eccepire. Lei ha fatto un elenco direi assolutamente esaustivo dei temi che vanno aggrediti per cercare di affrontare la questione lavoro (questione centrale nel nostro Paese) in modo efficace.
  Vede, però, signora Ministra, se noi dovessimo realizzare tutto quello che lei ha elencato, ci vorrebbe una legislatura di trent'anni e un Governo che condivide dei valori e dei principi, che quindi è solido, è saldo, è capace di procedere con celerità e in modo virtuoso. Non mi pare che esista nessuna di queste due condizioni: né la durata della legislatura né la tenuta di una coalizione di Governo che mi sembra del tutto sfilacciata e incapace di produrre delle politiche sulle quali vi sia coesione.
  Ministra, siccome lei ha esordito dicendo che si muoverà in linea con quello che è successo con il precedente esecutivo, quindi con riferimento all'azione del suo predecessore, che peraltro è anche il capo politico del suo partito, l'onorevole Di Maio, mi soffermo, anche per brevità, su due temi. La politica sul lavoro che ha caratterizzato la gestione, la governance dell'onorevole Di Maio è stata caratterizzata dal decreto Dignità e dal Reddito di cittadinanza. Purtroppo, di nuovo cercando di essere concreti e quindi di scendere dalla teoria alla pratica, devo constatare che questi due provvedimenti hanno dimostrato nei fatti di essere fallimentari.
  Il decreto Dignità aveva l'obiettivo di combattere la flessibilità, definita «precariato», costringendo gli imprenditori a non ricorrere più o a ridurre i contratti a tempo determinato, per andare verso delle soluzioni che garantissero stabilità nei rapporti di lavoro; purtroppo i dati che ci vengono consegnati oggi dall'INPS e dall'ISTAT confermano che la flessibilità in Italia nell'ultimo anno non ha subito alcuna variazione. Questo significa che chiamare gli imprenditori «prenditori» e raccontare che la soluzione del lavoro e della stabilità del lavoro consiste nel rendere più onerosi e più faticosi da realizzare i contratti a tempo determinato è una bugia. È una delle solite bugie che si raccontano per avere successo nei comizi e sui palchi.
  Se parliamo di Reddito di cittadinanza, la situazione è ancora più grave. Io sul Reddito di cittadinanza vorrei evitare di esprimere quello che pensa Paolo Zangrillo, ma le leggo brevemente un report di SVIMEZ, l'associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, che risale a venti giorni fa.
  «Scarso, se non nullo, l'impatto del reddito di cittadinanza sul mercato del lavoro. Secondo le analisi SVIMEZ – che partono dai dati forniti da INPS e da ISTAT – il reddito di cittadinanza sta allontanando dal mercato del lavoro anziché richiamare persone in cerca di occupazione. L'avvio a luglio della nuova fase dei Centri per l'impiego e dei navigator al momento non ha modificato in alcun modo la tendenza. Un secondo problema è che il trasferimento monetario spiazza il lavoro, perché tende ad alzare il salario di riserva e, di conseguenza, disincentiva il beneficiario ad accettare posti precari, occasionali e a tempo parziale».
  Sul reddito di cittadinanza – io ho fatto un'interrogazione, alla quale lei, Ministra, non mi ha dato risposta – sarebbe opportuna un'operazione verità, perché bisogna smetterla di raccontare delle bugie. Lei adesso ricopre una posizione importante, fa il Ministro, ha una responsabilità di governo, quindi il suo obiettivo non è raccogliere consenso, ma portare a casa risultati. Pag. 11 Pensare che nella manovra di bilancio del 2020 sono dedicati 8 miliardi di euro a un provvedimento che sta dimostrando tutta la sua inefficacia e sta dimostrando di essere una narrazione onirica, significa prendere in giro non l'opposizione, ma gli italiani. Significa prendere in giro quelle persone alle quali stiamo dicendo che la soluzione ai loro problemi non sta nell'assistenza a vita, ma sta nell'opportunità di avviare un percorso inteso a reintrodurre queste persone nel mondo del lavoro.
  Ministra, io mi aspetto nella replica da parte sua una valutazione attenta su quello che ha fatto il Governo precedente e – come dice lei – «in continuità» il suo Governo sta facendo a proposito dei temi del lavoro, perché, per quello che vediamo noi fino a oggi, ci sono tanti racconti fantastici, ma la realtà non ha alcun riscontro rispetto a questi racconti.
  Un'ultima cosa, per non rubare altro tempo ai colleghi. Apprendo da Il Corriere del Mezzogiorno, in un'intervista che ha rilasciato lei ieri, che nei prossimi tre anni nel Mezzogiorno ci saranno cinquecentomila nuovi posti di lavoro. Di nuovo, per essere concreti, se nella replica ci racconta dove li troviamo questi cinquecentomila nuovi posti di lavoro, sarebbe gradito.

  ROSA MENGA. La ringrazio, signora Ministro, per la sua relazione esaustiva. Lei giustamente ricordava come tra le linee programmatiche, quindi tra gli obiettivi prioritari del suo dicastero, vi sia quello di dare piena attuazione e piena operatività al Reddito di cittadinanza. A me piace ricordare come sia stato inteso proprio da lei, tra gli altri ideatori, come uno strumento di politica attiva del lavoro, ma anche – oserei dire forse soprattutto – come uno strumento di contrasto alla povertà e come uno strumento di inclusione sociale.
  In tal senso – non me ne vorrà il collega Zangrillo che è intervenuto poc'anzi – i dati, che proprio l'altro giorno ha reso noti il presidente dell'INPS, il professor Tridico, ci dicono che ci stiamo muovendo nella giusta direzione. A soli sei mesi dall'entrata in vigore del decreto istitutivo del reddito di cittadinanza, l'INPS ha calcolato una riduzione pari a circa l'8 per cento dell'intensità di povertà, pari a circa il 60 per cento del tasso di povertà, e una riduzione dell'1,5 per cento dell'indice di disuguaglianza.
  Questi sono dei dati confortanti che ci dicono che ci stiamo muovendo nella giusta direzione, in linea con quanto già fatto dal suo predecessore, il ministro Di Maio. Ci dicono, però, anche che, per proseguire in questa direzione, è necessario rendere più efficace lo strumento del Patto per l'inclusione sociale. Faccio particolare riferimento – e in tal senso le pongo la domanda – alla maggiore inclusione sociale di quei nuclei familiari al cui interno vivono persone affette da disabilità. Purtroppo i dati riportati dall'ISTAT nella giornata di ieri (Giornata internazionale per la disabilità) sono meno confortanti e ci dicono come proprio i soggetti disabili, quindi i soggetti più fragili, vivano ancora emarginati e abbiano ancora maggiori difficoltà nell'accesso al mondo del lavoro, al mondo della formazione, più in generale, e anche alla vita di relazione, e rimuovere questi ostacoli li faciliterebbe nell'inserimento sociale e lavorativo. Quindi, con particolare riferimento a quei nuclei familiari, già gravati da difficoltà economiche, nei quali vive anche un soggetto disabile, le chiedo quali ulteriori strumenti, in affiancamento al reddito di cittadinanza, il suo dicastero intende implementare per incoraggiare queste famiglie e per aiutarle a contrastare l'emarginazione.

  CLAUDIO DURIGON. Abbiamo ascoltato la relazione della Ministra, che però si è mantenuta sul generale, non è entrata nello specifico dei temi.
  Credo che siano da capire le correlazioni che ci sono tra INPS e Ministero, perché più volte sentiamo e vengono riportate sui giornali le posizioni del presidente Tridico, che propone orari diversi di lavoro, propone attività diverse per il mondo del lavoro, ed esprime pensieri diversi. Questo mi preoccupa perché non li trovo in linea – penso ai pilastri sulla previdenza – con la sua relazione. Quindi la prego, visto che lei vigila su quell'ente, di relazionarsi con il presidente Tridico affinché non sovrapponga la sua posizione politica a quello che Pag. 12lei giustamente deve fare come Ministro del lavoro.
  Altro tema importante, su cui a mio avviso manca chiarezza, è cosa si vuole fare sulla sicurezza sul lavoro. Noi veniamo da tantissimi incidenti gravi, con aumenti altissimi di morti sul lavoro, quindi ritengo che ci sia bisogno di un decreto attuativo nel più breve tempo possibile, che possa arginare questa famosa emergenza. So che avete fatto un tavolo, sempre con il presidente Tridico (molto presente nelle attività del Ministero), però penso che il Ministro debba porre in essere subito con forza un'attività per affrontare questa situazione gravosa degli incidenti sul lavoro.
  Altro tema è la previdenza. Capire l'opinione del Ministero su quale sia la forma più giusta e più adeguata tra assistenza e previdenza. Quindi l'istituzione di tavoli che possano andare a individuare i lavori usuranti, dei tavoli che individuino il post «Quota 100», nata per creare una formula di previdenza che andava incontro a tutti coloro che lavoravano in condizioni di disagio e purtroppo con la legge Fornero non hanno potuto lasciare il lavoro.
  Ultima domanda, Ministra. Io spero davvero che rimettiate mano al decreto Dignità, che sicuramente ha fatto delle cose positive dal punto di vista delle assunzioni a tempo indeterminato, ma è anche vero che ha creato un vulnus sull'attività. Quindi credo che sia giusto, come in alcuni tavoli anche l'allora ministro Di Maio ha annunciato, ridare alla contrattazione collettiva la competenza in materia di causali. Spero che lei ne convenga e che continui il percorso avviato dal suo predecessore.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Signora Ministro, la ringrazio per l'esposizione sulle linee programmatiche. Le voglio trasmettere, come imprenditore, la mia stima per la competenza che ha dimostrato negli anni con delle proposte innovative. Però le faccio notare questo fatto. Gli imprenditori, gli investitori, coloro che devono fare in modo che le linee programmatiche che lei ha esposto diventino una realtà, nel senso che il nostro Paese abbia la possibilità di avere più lavoro, hanno bisogno di poche cose: hanno bisogno della stabilità e della serietà della politica.
  Lei ha fatto un lavoro eccellente, proponendo delle cose eccellenti, ma ci sono altri politici che spaventano gli investitori con delle idee che non vanno bene a coloro che devono venire in Italia a investire o vogliono rischiare i propri capitali. L'aggravamento delle pene per i reati tributari rappresenta un problema molto serio per chi deve investire. Non perché non ci debbano essere le pene, ma perché non devono essere aggravate. La discussione molto frivola e molto superficiale sulla prescrizione dei reati non piace agli imprenditori. Quindi le chiedo di tener presente, nella sua valutazione e nella discussione politica, anche di questi problemi, se vogliamo tutti insieme aiutare questo Paese.

  MARCELLO GEMMATO. Io ho ascoltato con estremo interesse la sua relazione e le dico che da italiano sarei ben felice che tutto ciò che lei ha detto – ho preso degli appunti: disciplina dei contratti atipici, salario minimo, parità di genere, reddito di cittadinanza, riduzione del cuneo fiscale... molte cose che entrano anche in contrasto tra loro, anche se non dal punto di vista strettamente di bilancio – trovasse un compimento, perché sono italiano e tengo ovviamente alla nostra nazione.
  Da persona che vive invece questo tempo e fa politica, mi permetto di sottolineare alcune criticità. Ministra, nel suo intervento – non me ne voglia – ho sentito parlare poco di Sud, se non in maniera legata al Reddito di cittadinanza. Io non vorrei – questo è un mio dubbio – che questa classe politica pensi che con quello che noi definiamo il «metadone di Stato» (il Reddito di cittadinanza) si possano riassumere l'alfa e l'omega dei problemi del meridione. Le voglio comunicare i dati SVIMEZ. Negli ultimi diciotto anni, cioè nel terzo millennio, dal 2000 in poi, si sono perse due milioni di persone che sono emigrate dal Sud. In particolare, una metà sono giovani, molti di questi sono laureati. Quindi assistiamo all'ignominia generale di un'emigrazione di massa verso il Nord, peggio ancora verso l'estero; non abbiamo più un'immigrazione legata a forza lavoro, Pag. 13ma alle menti che si formano nel meridione, con spese sociali per le famiglie e per le istituzioni meridionali, che poi vanno a far arricchire altre parti dell'Italia o, peggio ancora – lo ripeto –, dell'Europa, se non del mondo. Qual è l'azione che questo Governo intende intraprendere per ridurre questa sperequazione in tema di lavoro fra Nord e Sud?
  Io non ho sentito parlare, Ministra, per esempio, delle quasi duecento vertenze: le cito in primis l'Ilva, che è la vertenza per definizione al meridione, è il problema del meridione. Non voglio ripetere dati triti e ritriti rispetto al PIL, rispetto all'autosufficienza legata alla produzione dell'acciaio italiano in chiave europea, se non mondiale. Non ho sentito parlare di altre importanti vertenze: Mercatone Uno. Cosa si intende fare rispetto a dei lavoratori che purtroppo stanno subendo il fatto che lo Stato – e non voglio riaprire un'altra ferita profonda per noi – abbia garantito per una società che aveva sede legale a Malta e capitale sociale di 10 mila euro, affidandole un asset della distribuzione privata italiana strategico? E mi potrei dilungare molto a citarne diverse altre.
  Ministra, innanzitutto parole di chiarezza rispetto al meridione. La mia domanda è: cosa intende fare, al netto del Reddito di cittadinanza? E qui le cito anch'io dati SVIMEZ, le posso anche dare un report che è stato presentato qui alla Camera dei deputati: «Al Sud la misura allontana dal lavoro i cittadini. L'impatto è scarso o persino – sto leggendo testualmente – nullo rispetto al mercato del lavoro, al punto che potrebbe persino disincentivare dal cercare un'occupazione». Io mi chiedo: avete fatto un check, una verifica a sei mesi dall'entrata in vigore del Reddito di cittadinanza? Non lo dico in chiave polemica, lo dico in chiave fattuale. Io vorrei capire: è stato fatto questo, si è prodotta ricchezza, si è prodotta occupazione o non si è prodotta ricchezza e si è prodotta disoccupazione? Facciamocele queste domande, perché una politica sana dovrebbe porsele.
  Come anche, Ministra, l'ho sentita parlare in generale del sistema della formazione, quindi dell'università, quindi dell'aderenza dei curricula universitari alla domanda di lavoro da parte delle aziende. Mi permetto di segnalare che, se volessimo cercare di avvicinare domanda e offerta, lo dovremmo fare con i medici specializzandi. Oggi c'è un vuoto di medici specializzati che vadano nelle corsie a curare i pazienti, però, per contro, abbiamo tanti laureati in medicina che non accedono alle scuole di specializzazione: perché non finanziare queste scuole, quindi dare la possibilità ai nostri specializzandi di specializzarsi e, quindi, di rendere un servizio alla nostra nazione, anche in tema di sanità?

  ETTORE GUGLIELMO EPIFANI. Qualche osservazione di merito, partendo anche dalle cose che la Ministra ha illustrato. Naturalmente sapendo qual è il quadro che abbiamo di fronte a noi, quindi cercando di concentrarci sull'essenziale delle cose da costruire.
  Io parto dalla sicurezza del lavoro. Lei giustamente ha ricordato il tavolo aperto con le parti sociali, l'obiettivo attraverso il tavolo di arrivare a una revisione del Testo unico; io vedo da questo punto di vista tre problemi sostanziali: il primo riguarda il tema dei controlli e delle ispezioni, che fa acqua. È un sistema in cui concorrono troppi soggetti, spesso non in relazione l'uno con l'altro, nazionali e locali, con criteri interpretativi delle norme diversi e senza la possibilità di avere una banca dati unica. Quindi il terreno del controllo. Il secondo riguarda il terreno della formazione, che non va rivolta soltanto al lavoratore. Bisogna fare una formazione anche per i piccoli e piccolissimi imprenditori e artigiani. Quanti artigiani, proprietari di piccole imprese, muoiono perché disattenti essi stessi rispetto ai rischi legati alla propria attività? La questione della latteria che abbiamo visto in pianura padana. Il terzo è il meccanismo premiale che è un po’ datato. Almeno di queste tre cose, secondo me, dovremmo venire a capo. Siccome abbiamo una proposta di legge in Commissione Lavoro, l'abbiamo tenuta ferma, adesso c'è la legge di bilancio, ma a gennaio, a febbraio dovremo decidere cosa fare. Vorrei evitare che ognuno facesse le Pag. 14sue cose, perché non va bene. Quindi, se il Governo fosse in condizione di accelerare il tavolo, di predisporre un testo, tenendo conto anche della discussione che c'è stata in Commissione, noi potremmo arrivare a primavera con un decreto-legge che almeno su queste tre questioni interviene in maniera efficace. Sarebbe anche un segnale coerente con quello che il Governo ha detto in occasione dell'insediamento – lei tra i primi –, che il tema della sicurezza è una priorità.
  Il secondo punto riguarda la previdenza. Io l'ho detto più volte, sono critico su «Quota 100», avrei preferito l'età anagrafica e i lavori usuranti, però c'è un tema su cui credo che tutti concordiamo: la vera questione è la previdenza dei giovani di oggi per il futuro. Su questo non c'è discussione. Noi stiamo creando una previdenza in cui i giovani di oggi andranno in pensione a settantacinque anni con pensioni da fame. Questo non riguarda il voto di oggi o il consenso di oggi, riguarda la proiezione del Paese da qui a trent'anni, da qui a quarant'anni. Ma, se noi lo diciamo e non creiamo mai i presupposti per costruire un modello che pensi ai giovani di oggi, pensando al futuro, non ne usciamo vivi. Ci scanneremo tra «Quota 100» e un altro meccanismo, tra questa o l'altra questione, e il tema fondamentale resta eluso. La cosa che le chiederei è di fare anche un'operazione culturale, di verità, perché, quando scadrà «Quota 100», andrà messo mano al sistema previdenziale, se non altro per lo «scalone» che si determinerà. Quindi l'occasione comunque di evitare altri errori per il futuro e di mettere al centro di una revisione previdenziale il tema dei giovani, secondo me è davvero un tema costituente del rapporto intergenerazionale del futuro del Paese.
  Qui abbiamo anche il tema – se ne parlava in altri versanti – dei trasferimenti per lavori di qualità dal Sud al Nord. La verità è più grave. Un ingegnere aerospaziale di Napoli che va a lavorare all’Aermacchi di Varese, guadagna 1.800 euro al mese. Lo stesso ingegnere trova a Stoccarda, dopo sei mesi, lo stesso lavoro a 4 mila euro. Se io mi devo spostare da Napoli a Varese, ho dei costi; se mi devo spostare da Napoli a Stoccarda, ho dei costi, ma, se la differenza tra i due guadagni è decisamente superiore, vado a Stoccarda. Quindi i giovani che noi abbiamo formato li perdiamo, perché non è vero che tornano. Una volta che si inseriscono in quei sistemi di altissima qualificazione, restano là. Ora non è il cuneo fiscale da solo la risposta, però è evidente che dobbiamo stare attenti anche a questa questione.
  La terza osservazione. Qui abbiamo delle crisi che stanno scoppiando. So bene che il tavolo prevalente è quello del MISE, però la prego di riflettere su questo fatto. Prendiamo le tre crisi più note. Alitalia. La si prende o non la si prende a seconda dei costi che ci sono. Lufthansa è pronta a prenderla, se gli occupati da diciottomila si riducono di qualche migliaio. Ilva. L'anno scorso undicimila assunti, adesso – dice Mittal – «se sono cinquemila, io continuo». Unicredit che non perde, ma guadagna e che ti spiega che per avere un utile di un miliardo all'anno deve ridurre il personale di ottomila unità. Che cosa succede in tutte e tre le vertenze? Una cosa semplice: che il livello dell'occupazione non è la conseguenza di un piano industriale o di riorganizzazione o ristrutturazione, come è stato in modo classico, ma diventa l'obiettivo della dinamica dell'impresa. Diventa il cuore. Così non va bene, perché così si rovesciano le parti, e il costo del lavoro e l'occupazione, che peraltro rappresentano nel fatturato di un'azienda sempre meno, rispetto a venti o a trent'anni fa, diventano il cuore del problema. È proprio culturalmente un modello sbagliato.
  L'ultima osservazione. La sollevo nuovamente, perché so che il tema è delicato e ci divide. Parlando di licenziamenti collettivi, devo aggiornarvi che, dopo il tribunale di Milano che ricorre alla Corte costituzionale, anche la Corte d'appello di Napoli l'altro giorno è ricorsa alla Corte costituzionale e a Strasburgo (Corte di giustizia europea), perché è evidente: su un licenziamento individuale la differenza basata su quando entri, se hai la tutela piena o meno, diventa una scriminante soggettiva, ma se io ho cinquecento licenziamenti e Pag. 15licenzio chi ha l'articolo 18 e chi non ha l'articolo 18, i due costi non sono uguali. E se tengo gli anziani per evitare i costi faccio il contrario di quello che mi converrebbe fare. Entra in contraddizione anche con il sistema di convenienza dell'impresa. Quindi è un tema che so che divide, ma vi prego di credere che è un tema che scoppierà.

  DEBORA SERRACCHIANI. Grazie, Ministra, per l'audizione di oggi. Non ripeterò le cose già dette anche dal collega Epifani, che condivido. Alcuni titoli, però, rispetto all'intervento che lei ha fatto e che sono di particolare interesse per il Partito Democratico.
  Parto dal lavoro che la Commissione Lavoro sta facendo e che ha già impostato. Noi abbiamo qui in discussione una proposta di legge, a firma Gribaudo e Cantone, a cui è abbinata anche quella Polverini, che riguarda la rappresentanza sindacale: noi riteniamo che sia assolutamente necessario fare un punto sulla rappresentanza sindacale, anche perché il tema del salario minimo non può prescindere da una regolamentazione chiara sul tema della rappresentanza sindacale.
  Abbiamo un tema, particolarmente caro alla collega Cantone, ma credo che debba esserlo a tutti noi, legato al fatto che le chiediamo formalmente di riconvocare il tavolo delle pensioni. Era un tavolo con le parti sociali che aveva permesso di raggiungere un accordo importante, anche dei punti di equilibrio; non tutti questi punti di equilibrio sono poi, nel corso del tempo, rientrati nell'azione di Governo, per tutta una serie di motivi, legati anche alla copertura finanziaria, ma è un tema che deve tornare al centro dell'interesse del Governo, anche perché su alcune di queste questioni ci siamo spesi molto.
  C'è un altro tavolo – e qui sottolineo l'interesse e il grande lavoro fatto nella precedente legislatura, e anche in questa, dalla collega Gribaudo – sul tema dei professionisti. Noi siamo particolarmente attenti al tema dell'equo compenso, e su questo le chiederemmo di attivare il tavolo previsto dall'articolo 17 della legge n. 81 del 2017, con le associazioni dei professionisti e gli Ordini, proprio per iniziare a ragionare in modo puntuale su un lavoro già avviato, sul quale dobbiamo iniziare a dare risposte chiare. Apro una piccola parentesi sui professionisti. Attenzione al tema della gestione separata, perché i professionisti già iscritti a Ordini chiedono di non dover essere obbligati anche al pagamento della gestione separata. Sa che ne avevamo già parlato, su questo credo che il Governo debba prendere una posizione.
  Così come ritengo debba essere chiarita la stabilizzazione dei precari ANPAL. È stata una battaglia fatta in questa Commissione da tanti di noi, e credo che debba essere oggi l'oggetto di una definizione chiara e trasparente, anche perché è stato – ed è – uno dei temi sul tavolo.
  Noi abbiamo incardinato in Commissione Lavoro, anche qui a prima firma Gribaudo – ma direi con una larga condivisione –, il disegno di legge sulla parità salariale. È un tema caro a tutte le forze politiche, a cui sarà abbinato anche un altro testo di legge di maggioranza; noi riteniamo che la Camera debba, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, iniziare a lavorare in modo molto forte e determinato sul tema della parità salariale, che è uno dei temi su cui questa maggioranza si è spesa molto. Accanto a questo, anche se è a cavallo tra più Ministeri, ma riteniamo che sia di competenza soprattutto del Ministero del lavoro, c'è il tema dei congedi parentali, sui quali ovviamente non credo sia sufficiente un emendamento – lo dico con grande sincerità – in manovra di bilancio: credo che serva, invece, un respiro molto più largo.
  Ci sono due temi particolarmente cari al collega Lepri, che le sottolineo. Il primo è il tema del Terzo settore, rispetto al quale mancano – lo sappiamo – molti decreti attuativi della riforma, e bisogna essere certi che vengano applicati i decreti che già sono stati fatti. Su questo, Ministra, c'è una enormità di soggetti interessati, che sono spesso complementari al sistema sociale nel quale noi tutti ci muoviamo, e credo sia opportuno rimettersi in movimento su una riforma, quella del Terzo settore, che tanti attendevano e che adesso non può rimanere a metà del guado. L'altro tema particolarmente Pag. 16 caro è quello dell'assegno unico. Su questo, anche qui, riteniamo che siano delle competenze a cavallo fra più Ministeri, ma, attenzione, crediamo che il Ministero del lavoro debba esserne protagonista, anche perché all'interno dell'assegno unico c'è il tema del riordino del sistema degli assegni familiari e dei carichi di famiglia, che non sono assolutamente coordinati fra loro e che, anzi – come ha spiegato anche il presidente Tridico qualche giorno fa –, meritano attenzione, perché il corretto utilizzo dei fondi per gli assegni familiari deve essere un tema che rientra anche nella costruzione dell'assegno unico.
  Io ho lasciato per ultime due questioni. Le dico solo per titoli, e la prego di non prenderla come un rimprovero. È una sollecitazione. Su «Quota 100» ha già detto il collega Epifani, non dico altro. Sul Reddito di cittadinanza siamo tutti convinti che sia necessario uno strumento di lotta alla povertà, e ne abbiamo condiviso, per quanto possibile, pur dai banchi dell'opposizione allora, un miglioramento del testo; lei sa benissimo oggi, Ministra, che però il Reddito di cittadinanza va assolutamente riequilibrato, riordinato e rimesso nelle condizioni di servire puntualmente per le politiche attive del lavoro, a partire dall'utilizzo dei «navigator» e da tutte le dinamiche legate alle agenzie per il lavoro delle diverse regioni. Vorremmo – ma lo ha già detto il collega Epifani, lo dico solo per titolo – che, nella logica della sicurezza del lavoro, si partisse da un grande piano nazionale strategico sulla sicurezza sul lavoro, che è uno dei temi che più volte abbiamo sollevato.

  PRESIDENTE. Io ho ancora come iscritti a parlare: il collega Bagnasco, la collega De Lorenzo, la collega Locatelli e la collega Bucalo. Direi però, visto che sono le 15.45, di terminare la seduta. Aggiorniamo l'audizione con le ultime domande ed eventualmente la replica.
  Ringrazio ancora la Ministra e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.45.