XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (I, XI e XII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 4 dicembre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Lorefice Marialucia , Presidente ... 3 

Audizione sulle linee programmatiche della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Lorefice Marialucia , Presidente ... 3 
Bonetti Elena , Ministra per le pari opportunità e la famiglia ... 3 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 8 
Amitrano Alessandro (M5S)  ... 8 
Locatelli Alessandra (LEGA)  ... 9 
Carnevali Elena (PD)  ... 10 
Novelli Roberto (FI)  ... 11 
De Filippo Vito (IV)  ... 11 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 12 
Brescia Giuseppe (M5S) , Presidente della I Commissione ... 12 
Legnaioli Donatella (LEGA)  ... 12 
Boldrini Laura (PD)  ... 13 
Nesci Dalila (M5S)  ... 14 
Librandi Gianfranco (IV)  ... 14 
Barzotti Valentina (M5S)  ... 14 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 15 
Bonetti Elena , Ministra per le pari opportunità e la famiglia ... 15 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
DELLA XII COMMISSIONE
MARIALUCIA LOREFICE

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione sulle linee programmatiche della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione sulle linee programmatiche della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti.
  Premetto che, sulla base degli impegni della Ministra, l'audizione potrà proseguire fino alle ore 10. Faccio presente che allo svolgimento della relazione della Ministra seguirà una prima serie di interventi di un deputato per gruppo, della durata di non oltre cinque minuti ciascuno; sulla base del tempo disponibile si valuterà se procedere allo svolgimento di ulteriori interventi della medesima durata ed eventualmente alla replica della Ministra, ovvero se rinviare il seguito dell'audizione ad altra seduta.
  Pregherei coloro che sono interessati ad intervenire di comunicare i nominativi alla segreteria delle Commissioni.
  Nel ringraziare, anche a nome dei Presidenti della I Commissione, Giuseppe Brescia, e dell'XI Commissione, Andrea Giaccone, la ministra Elena Bonetti per la sua disponibilità, cedo la parola per lo svolgimento della relazione.

  ELENA BONETTI, Ministra per le pari opportunità e la famiglia. Grazie, Presidente. È un'opportunità preziosa quella di avere l'occasione in queste Commissioni di un confronto sulle linee programmatiche, che intendo porre alla base della strategia relativa alle deleghe che mi sono state affidate.
  La scelta di far convergere sulla persona di un solo Ministro sia le deleghe alle pari opportunità sia alle politiche familiari va interpretata come una chiara progettualità politica del Governo, che vorrei qui rendere evidente. Promuovere politiche che garantiscano pari opportunità per tutti, in linea con quanto richiede l'articolo 3 della nostra Costituzione, presuppone l'attuazione di una corresponsabilità sociale e comunitaria a cui tutti siamo chiamati a partecipare, in virtù del dovere, che sempre la nostra Carta ci assegna, di concorrere al bene materiale e spirituale della nostra società. Vogliamo quindi offrire un quadro d'insieme delle nostre proposte programmatiche, che ad ogni forma di tutela di diritti di ogni persona faccia, quindi, corrispondere una responsabilità ad attuarsi nel contesto di una relazione comunitaria e sociale più ampia. Sapremo garantire diritti universali e pari opportunità per tutti solo nel riconoscimento, imprescindibile, del valore di ogni donna e di ogni uomo, da cogliere nella sua unicità e diversità. Solo nel riconoscimento del valore delle diversità è possibile attuare le pari opportunità. Una comunità si definisce, infatti, nella condivisione e nel reciproco riconoscimento dei diritti e delle responsabilità che ciascuno è chiamato a esercitare, garantire e promuovere. Pag. 4
  Nelle idee dei padri costituenti la famiglia è esattamente, e così si è sviluppata nella storia, il luogo base di carattere pre-politico in cui si definisce una visione antropologica relazionale, ed è definita come primo luogo di formazione ed esercizio di relazione sociale e di cittadinanza. È per questo che nell'ambito delle deleghe che mi sono state assegnate, pur nel rispetto della loro specificità, vorrei provare a dare una collocazione d'insieme in cui questo fondamento costituzionale sia evidente.
  Dobbiamo e vogliamo garantire quella centralità della persona umana che è alla base di tutti i diritti, consentendo scelte libere e consapevoli a tutte le donne e a tutti gli uomini, affinché ciascuno possa realizzarsi nella pienezza del proprio valore. È la grande scommessa del lavorare per una società inclusiva, in cui a tutti i cittadini siano davvero riconosciuti pari dignità sociale e pari valore, da poter offrire come contributo poi allo sviluppo di tutti. Così vogliamo valorizzare il ruolo delle famiglie, riconoscendole come pilastri fondanti della nostra comunità e generatrici di benessere per tutti, ma anche sostenendole nel processo di profonda trasformazione che esse stanno attraversando. Un processo in cui uomini, donne, generazioni diverse vanno costruendo il nuovo equilibrio di responsabilità condivise. Abbiamo quindi deciso di introdurre una visione progettuale integrata (il Family act) che ha lo scopo di investire nello sviluppo integrale della persona umana e delle famiglie come luogo primario di relazione sociale e generativa.
  Non si tratta evidentemente di relativizzare la libertà individuale di scelta in un contesto familiare, ma di attuare politiche che permettano al nostro Paese, a tutte le donne e a tutti gli uomini di acquisire una visione di speranza e di futuro, di ricominciare a desiderare e di sentirsi liberi di fare di questi desideri una scelta di vita. La libertà che vogliamo promuovere è una libertà certamente personale, ma capace di tradursi in una responsabilità verso la comunità.
  Sappiamo infatti che la visione sul breve periodo, la fatica di immaginarsi declinati al futuro hanno avuto come evidente conseguenza per troppe persone il non poter investire in scelte di vita definitive, quale è la genitorialità. Ne deriva, tra le altre conseguenze, un preoccupante calo della natalità che colpisce il nostro Paese. L'Italia si colloca agli ultimi posti dell'Unione europea con tasso di fecondità pari a 1,29 figli per donna (ultimo dato aggiornato al 2018). Ricordiamo, tuttavia, che le famiglie in Italia hanno di fatto, per un'evidente resilienza di cui sono state capaci, rappresentato quella base sociale che ha aiutato il Paese a tenere rispetto all'enorme crisi economica che si è verificata a partire dal 2008. Alla complessità di questa nuova situazione intendiamo rispondere con un intervento adeguato e capace di sviluppare al meglio la complementarietà tra l'azione pubblica e la responsabilità familiare verso un modello realmente integrale di comunità, capace di attivare processi che agiscano sull'insieme delle relazioni fondamentali delle persone. Dobbiamo promuovere la parità di diritti e di responsabilità tra uomini e donne, nel riconoscimento delle peculiarità di ciascuno, nonché un nuovo patto di alleanza tra le generazioni per garantire ai più giovani, non solo pari opportunità di cittadinanza oggi, ma anche il pieno protagonismo che ne deve conseguire. Per questo motivo anche la scelta educativa – la costruzione e l'esercizio della cittadinanza – deve essere un'azione di cui tutti ci rendiamo responsabili. Ogni bambina e ogni bambino, ogni giovane rappresentano un bene per il nostro Paese. Quindi, se la scelta della genitorialità deve rimanere libera e personale, così la nascita o l'arrivo di un nuovo cittadino devono invece essere riconosciuti come un valore e una risorsa collettiva, di cui la collettività deve farsi carico.
  Le politiche familiari e di sostegno alla genitorialità non sono politiche assistenziali, ma politiche di investimento sociale e di futuro. Questo è il cambio di paradigma necessario.
  Con il collegato alla manovra di bilancio, così come è stato dichiarato nel NADEF (Nota di aggiornamento al DEF), intendiamo strutturare una forma di sostegno Pag. 5 per ogni figlio con una erogazione mensile che non solo riorganizzi le misure ad oggi in essere che sono più frammentate e non strutturali, ma che riconosca pienamente il contributo sociale che le famiglie danno al Paese nella cura e nell'educazione dei figli. Si tratta di definire una misura che abbia un carattere di universalità, per quanto sopra detto, ma anche un impatto progressivo a sostegno dei nuclei più deboli.
  Intendiamo anche sostenere le famiglie nelle spese di carattere educativo e formativo, a partire dalla prima infanzia, arrivando fino al raggiungimento dell'età adulta, anche favorendo percorsi di empowerment giovanile. In tale direzione si collocano già le scelte, che hanno ancora un carattere embrionale e parziale, assunte nella legge di bilancio, ad oggi in discussione in Parlamento. In particolare l'assegno di natalità, corrisposto per dodici mesi, viene esteso a tutti i nuovi nati o adottati nel 2020; esso vuole rappresentare un primo embrione di quell'assegno universale, strutturale e continuativo per ciascun figlio, dalla nascita all'età adulta, che vogliamo costruire e rendere operativo a partire dal 2021.
  Un altro importante filone di finanziamento ha al centro l'educazione, a partire dai primi mesi di vita, nella consapevolezza che nei primi mille giorni si definiscono le basi della costruzione della personalità emotiva, cognitiva e relazionale di un bambino. Con la manovra finanziaria 2020 rendiamo strutturale la cosiddetta misura del bonus nido.
  Parallelamente sono anche state stanziate risorse straordinarie e necessarie per la costruzione di nuovi asili nido in tutto il Paese. In particolare, vogliamo finanziare progetti di costruzione, ristrutturazione, messa in sicurezza e riqualificazione di asili nido e scuole dell'infanzia, nell'ambito della progettazione 0 – 6, ma anche Centri polifunzionali per i servizi alla famiglia, con un'evidente e necessaria priorità per le strutture localizzate nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane.
  Si colloca sempre nella volontà di rimuovere squilibri territoriali anche il fondo per l'attuazione del Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate, che intendiamo incentivare. A gennaio 2020 inoltre verrà emanato il bando «Educhiamo», che destinerà 30 milioni di euro al finanziamento e alla promozione di progetti educativi nei territori che coinvolgano enti locali, terzo settore e associazioni. Si tratta di progetti di sostegno, di coinvolgimento di giovani, di educazione non formale dei bambini e dei ragazzi, di costruzione e di riqualificazione di luoghi. Un altro pilastro del Family act sarà quello di politiche volte all'armonizzazione dei modi e dei tempi del lavoro nella vita di una persona. Se il lavoro infatti definisce la cittadinanza, esso deve cogliere la dimensione integrale della persona. Il tempo del lavoro è nel tempo della persona, quindi, più che di conciliazione di parti di vita, si tratta di promuovere una armonizzazione e un equilibrio tra i tempi della vita e nella vita. Dobbiamo cioè promuovere una visione integrata di unità della persona in tutto il suo svolgersi.
  Tra gli strumenti per supportare il lavoratore e le lavoratrici nell'assumersi i ruoli dovuti e le relative responsabilità familiari, particolare importanza hanno i congedi di maternità e di paternità. Abbiamo voluto inserire in legge di bilancio il finanziamento di sette giorni di congedo obbligatorio per i padri; stiamo lavorando per poter estendere la stessa misura anche al pubblico impiego e, nella progettualità complessiva, per arrivare almeno ai quindici giorni nel corso del triennio.
  Altra azione di notevole importanza è la ripubblicazione dell'avviso pubblico «Conciliamo», che abbiamo esteso ad una platea di destinatari più ampia, che comprende ora le piccole e le medie imprese. L'avviso ha una dotazione finanziaria pari a 74 milioni di euro ed è volto a sostenere la realizzazione di progetti di welfare aziendale per consentire ai datori di lavoro di realizzare interventi tesi a promuovere servizi innovativi e qualificati a favore delle famiglie.
  È opportuno evidenziare che, per ottenere un reale cambiamento, è indispensabile innanzitutto cambiare l'approccio culturale del mondo del lavoro nei confronti Pag. 6dell'esperienza stessa della maternità, che oggi non viene considerata per la sua capacità di costruire competenze personali, che possono essere ampiamente valorizzate e riutilizzate nel campo professionale. È nostra volontà, quindi, investire su strumenti che favoriscono il ritorno al lavoro delle madri, mettendo in campo anche incentivi e percorsi di aggiornamento e formazione anche all'autoimprenditorialità femminile, da attuarsi anche durante il periodo di congedo. Rientra in questo obiettivo il progetto della Carta per l'accesso all'alfabetizzazione e alla formazione informatica per le donne in periodo di congedo di maternità, che sarà collegata al cosiddetto bonus «Mamma domani», rifinanziato nella legge di bilancio.
  Intendiamo sostenere la flessibilità d'orario e una flessibilità di spazi (il cosiddetto «smart working»). Questi obiettivi, insieme ad altri, faranno parte di un'ampia strategia nazionale sulla parità di genere, su cui mi soffermerò tra un po'.
  Vorrei anche sottolineare un tema importante che ci sta molto a cuore, perché l'armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro passa anche dal sostegno alle famiglie per la cura delle persone non autosufficienti, che vanno valorizzate anch'esse nella loro piena dignità e nella responsabilità che devono svolgere come cittadini. Questa rappresenta, evidentemente, una delle principali sfide del rinnovamento del sistema di welfare per il nostro Paese.
  In collaborazione con il Presidente del Consiglio e con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali stiamo lavorando per dare risposta anche su questo fronte, soprattutto nella direzione di costruire un più unitario percorso che ricomponga l'offerta di misure e di servizi per tutte le persone non autosufficienti.
  Stiamo procedendo alla ricostituzione dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia, che avrà come primo obiettivo la stesura del nuovo Piano nazionale sulla famiglia.
  Sempre nell'ambito delle politiche familiari e delle deleghe ad esso assegnate c'è il capitolo dell'infanzia e dell'adolescenza. Se è vero che l'educazione è l'impegno a liberare l'unicità e la bellezza che ciascuna persona porta in sé, siamo chiamati a promuovere un nuovo protagonismo dei giovani e dei bambini nel nostro Paese, anche nei processi decisionali che li riguardano. Questo è uno degli appunti che ci è stato fatto anche dal monitoraggio dell'ONU sull'attuazione della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Il progetto «Educhiamo» va esattamente in questa direzione. Intendiamo coinvolgere in modo fattivo anche le nuove generazioni nella stesura del nuovo Piano sull'infanzia e l'adolescenza, di cui a brevissimo vi dirò.
  Dobbiamo però essere altrettanto consapevoli che la povertà è una tra le maggiori cause responsabili – anche se evidentemente non l'unica – della privazione dell'opportunità di crescita e di formazione dei bambini. La conseguenza è un impatto negativo sul loro futuro e sullo sviluppo delle loro capacità. Intendo quindi elaborare, coinvolgendo un ampio insieme di soggetti e di istituzioni, uno specifico piano di intervento integrato sui primi mille giorni di vita dei bambini, un periodo – come abbiamo già detto – straordinario in cui si costituiscono le fondamenta dell'esistenza. Stiamo ricostituendo anche l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, che sarà chiamato alla stesura del nuovo Piano nazionale sempre riferito agli interventi sull'infanzia e l'adolescenza. All'interno di questo si collocherà anche il Piano nazionale di prevenzione e contrasto dell'abuso e dello sfruttamento sessuale dei minori, che dobbiamo di nuovo rinnovare. Su quest'ultima tematica ricordo la recente pubblicazione di un avviso pubblico da parte del Dipartimento per le politiche della famiglia, volto a finanziare progetti per la protezione e sostegno di minori vittime di abuso e di sfruttamento sessuale.
  In qualità di Ministra per le pari opportunità e la famiglia presiedo anche la Commissione per le adozioni internazionali. Vogliamo attivare un'adeguata politica che rilanci il sostegno e sostenga le adozioni internazionali, certamente con un rafforzamento della CAI, ma anche attivando azioni finalizzate e integrate, volte a questo obiettivo. Sono già in corso di istruttoria Pag. 7due decreti: uno per la riapertura dei termini per dare l'opportunità a più famiglie adottive di presentare l'istanza di rimborso; un altro concernente la semplificazione sulla procedura di rimborso delle spese sostenute da parte delle famiglie e l'aumento dei tetti di rimborso – di circa 1.000,00 euro almeno – rispetto alle attuali cifre previste. Stiamo inoltre progettando azioni che possano essere di sostegno e accompagnamento alle famiglie nei primi anni dall'avvio dell'adozione.
  Per quanto riguarda le pari opportunità vorrei porre al centro e all'inizio di questo capitolo più specifico il tema dell'empowerment femminile. È un tema che evidentemente è centrale, come è stato evidenziato anche all'interno dell'Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030. Vi ricordo inoltre che nel vertice dei capi di Stato e di Governo, che si è svolto lo scorso agosto, il tema della parità di genere è stato incluso nella dichiarazione finale, e in questo ambito è stata siglata la «Biarritz Partnership for Gender Equality». Inoltre vi ricordo che, nell'indirizzo programmatico della nuova presidente della Commissione europea, vi è l'invito ad avviare una coerente e ambiziosa strategia in tutta Europa per l'uguaglianza di genere. Dotare l'Italia di una Strategia nazionale sulla parità di genere appare, dunque, quanto mai opportuno e necessario. A tal fine attiveremo un percorso partecipato che includa, oltre alle istituzioni e al mondo del lavoro, anche il mondo associativo e i territori e che consenta al nostro Paese di adottare un Piano strategico nazionale sulla parità di genere entro la fine del 2020. In questo spazio troveranno luogo molte delle iniziative – alcune sono già state evidenziate, altre lo saranno a breve – che potrebbero essere le seguenti: un prosieguo di misure per promuovere l'accesso ai percorsi di studio nei settori delle STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) da parte delle ragazze; iniziative volte a facilitare la diffusione di modalità di lavoro agile, sia nel contesto privato sia nella pubblica amministrazione; misure per lo sviluppo dell'imprenditoria femminile; misure volte a rimuovere le barriere che ancora impediscono alle donne di accedere alle posizioni di vertice e di responsabilità nei diversi settori produttivi. In tal senso, auspico il rinnovo della legge n. 120 del 2011 (cosiddetta Golfo-Mosca) e l'estensione della percentuale delle quote di genere nei Board almeno al 40 per cento, come indicato anche in sede europea.
  È evidentemente importante però, come focus particolare, attuare politiche che rimuovano quel cosiddetto «gender pay gap» che è ancora troppo alto nel nostro Paese, non tanto e semplicemente per una differenza salariale oraria, quanto per il fatto che le donne sono meno inserite nel mondo del lavoro e lavorano meno degli uomini.
  È prioritario, evidentemente, anche l'obiettivo di un impegno per una piena attuazione della Convenzione di Istanbul. Per questo saremo chiamati ad elaborare un nuovo Piano strategico nazionale, in quanto l'attuale Piano è in scadenza nel 2020. Stiamo completando l'attuazione delle misure previste dal conseguente piano operativo sulla violenza; abbiamo riconvocato la cabina di regia in due sedi e con la stessa abbiamo individuato le azioni che vanno a completamento dell'attuazione del piano operativo. In particolare, segnalo lo stanziamento dei 30 milioni da destinare alle Regioni per il finanziamento dei servizi antiviolenza, che si pone a completamento della procedura (credo oggi stesso di poter firmare finalmente il DPCM di riparto).
  Affrontare il tema della violenza economica è uno degli obiettivi che ci siamo dati anche nella campagna per la giornata del 25 novembre. Tra le misure attivate abbiamo proposto un nuovo progetto di microcredito («Microcredito di libertà»), investendo 1 milione di euro come fondo di garanzia per le donne vittime di violenza che devono ricostruire una loro esperienza di vita autonoma. È fondamentale inoltre affrontare il tema dell'eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro, anche attraverso il recepimento e l'applicazione della Convenzione ILO 190, approvata lo scorso giugno.
  Oltre al Piano nazionale di contrasto alla violenza maschile contro le donne, il Dipartimento per le pari opportunità è Pag. 8chiamato a coordinare, monitorare e valutare gli esiti delle politiche di contrasto alla tratta di esseri umani e di prevenzione, e protezione sociale delle vittime. In tal senso intendiamo riattivare gli organismi di governance e predisporre un nuovo Piano nazionale antitratta. Dobbiamo valutare, anche per sollecitazioni internazionali ricevute in tal senso, gli effetti del decreto Sicurezza e del decreto Sicurezza-bis sul sistema antitratta e siamo chiamati alla creazione di una banca nazionale di dati sulla tratta di esseri umani.
  Analogamente, il Dipartimento svolge un importante ruolo nella promozione della parità di trattamento e nella rimozione della discriminazione fondata sulla razza o sull'origine etnica, attraverso la collaborazione con l'UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali). Le principali linee di indirizzo su cui intendiamo lavorare in questo senso riguardano innanzitutto il contrasto all'hate speech, il contrasto alla discriminazione basata sulla razza o sull'origine etnica, con un particolare riguardo all'obiettivo di determinare una percezione diffusa del fenomeno migratorio meno conflittuale, favorendo uno sguardo di solidarietà umana e accogliente. Vogliamo inoltre proseguire, in modo fermo e tenace, il contrasto alle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere; per cui intendiamo continuare il lavoro con le associazioni LGBT (lesbian, gay, bisexual, transgender), ricostituire un organismo di consultazione permanente e collaborare con il Parlamento affinché presto possa essere introdotta all'interno dell'ordinamento italiano una norma che contrasti efficacemente l'omotransfobia.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministra Bonetti. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questioni o formulare osservazioni. Avverto che il tempo a disposizione di ciascun gruppo è di cinque minuti.

  ALESSANDRO AMITRANO. Cercherò di essere brevissimo, anche se ci sono molti temi all'ordine del giorno, ma andrò spedito su alcuni elementi che, secondo me e secondo l'XI Commissione, sono molto importanti.
  Ministra, come lei ha ben detto, occorre valorizzare il ruolo delle famiglie, perché la famiglia rappresenta il nocciolo duro della nostra società, la formazione sociale per eccellenza – l'articolo 2 della Costituzione rinviene proprio nelle formazioni sociali il nucleo iniziale in cui si dispiega la personalità dell'individuo – e occorre fare una seria riflessione a monte di quello che è il concetto di famiglia, anche in considerazione dell'enorme crisi demografica, alla quale ha fatto riferimento, che il nostro Paese sta vivendo. In questo senso, quindi, è opportuno, a mio avviso, interrogarsi sulla qualità e sulla validità di quelle scelte politiche che sono state finora fatte per sostenere i nuclei familiari, anche cercando, il più possibile, di adeguare tutti quei futuri interventi verso un modello di famiglia che sta cambiando. In tal senso ho molto apprezzato, anche per il lavoro che ho svolto da quando sono entrato in Parlamento, tutto quello che si sta facendo in merito ai congedi di paternità, per cercare di favorire la partecipazione delle donne in ambito lavorativo, anche sotto il profilo della parità retributiva, oltre che di opportunità sul lavoro e per quanto concerne il trattamento previdenziale. Da questo punto di vista il tema del congedo di paternità, che a livello europeo ci viene richiesto di potenziare e di migliorare, viene già affrontato in questa legge di bilancio. Nella scorsa legge di bilancio abbiamo dato, con il lavoro di tutti i gruppi politici, la possibilità di migliorarlo e di portarlo a cinque giorni, ora a sette; avevo predisposto una proposta di legge delega – che lei sicuramente conoscerà – per portarlo almeno a dieci, come ci richiede l'Unione europea. Sicuramente – come lei dice – portarlo a quindici sarebbe ancora meglio. È chiaro che rappresenta un costo importante, quindi ci rendiamo conto delle difficoltà di conciliare le tante cose che si devono fare con l'esiguità delle risorse finanziarie. Inoltre, come lei giustamente dice, un altro importante elemento sta nella risoluzione sulla Nota di aggiornamento al DEF, che abbiamo approvato lo scorso 10 ottobre, proprio Pag. 9 per andare a implementare tutti quegli interventi a favore delle famiglie con il cosiddetto «family act»: sicuramente l'estensione del «bonus bebè», la rimodulazione del bonus per gli asili nido e, soprattutto, l'istituzione di un fondo per la creazione di asili nido. Io vengo dal Sud, e da noi la disponibilità di asili nido per le famiglie è a dir poco scarsa, per non dire alle volte inesistente. Questo è lo stato dell'arte, e ci dobbiamo impegnare tutti nel cercare di migliorare la situazione.
  Un ultimo passaggio, Ministra, lo vorrei fare per quel che riguarda la parità di genere nelle retribuzioni, perché noi come Commissione lavoro siamo chiamati a parlare anche di lavoratori e di lavoratrici, e in Italia viviamo ancora una situazione di grave disagio per quel che riguarda la parità retributiva, anche in ambito pensionistico. Questo sta avendo delle ripercussioni nel mondo del lavoro per quanto riguarda soprattutto le persone più svantaggiate. Sicuramente aiutare le famiglie, anche con l'implementazione di quello che probabilmente sarà il lavoro del futuro, il cosiddetto «smart working», è molto importante.
  Ci sono tante cose che potrei continuare a dire su tutti i punti che lei ha toccato, e non possiamo, per i tempi che abbiamo, dilungarci più di tanto, per cui vorrei lasciare l'occasione a qualcun altro, anche del mio gruppo, di poter intervenire, non avendo esaurito i miei cinque minuti, e la ringrazio per essere qui e per avere illustrato a tutti noi le linee programmatiche.

  ALESSANDRA LOCATELLI. In queste linee programmatiche la cosa che mi fa più piacere è l'aumento di due giorni del congedo di paternità, che peraltro era già stato aumentato da quattro a cinque dal Ministro Fontana, perché poi per il resto devo dire che le priorità mi colpiscono molto.
  Innanzitutto all'inizio di questa relazione è stato affrontato molto velocemente il tema della famiglia, tema che non riguarda solo le parole, su cui tutti possiamo essere d'accordo. In questa relazione si parla di pari opportunità; si parla di futuro migliore; si parla di tutela dei minori, dei bambini, dei fanciulli, delle famiglie, che devono avere la priorità; si afferma che non possiamo trascurare il fatto che ci possa essere un inverno demografico, anzi che sia già in corso la decrescita in questo Paese, però poi sento parlare delle misure che vengono prese da questo Governo e non c'è assolutamente niente. Tutto quello che lei ha citato è tutto quello che già era previsto in passato: misure già esistenti, che non mettono altri soldi in tasca delle famiglie o in tasca dei cittadini italiani, e che quindi lasciano tempo solo a pensare che stiamo facendo dei bei discorsi, ma che questo Governo non ha nessuna intenzione di fare reali politiche per la famiglia.
  Lei si è soffermata – e mi fa piacere – a dire che non si tratta di politiche di sostegno al reddito, ma di politiche che investono sul futuro: no, si tratta del fatto che dobbiamo fare delle politiche reali sulla famiglia, e per farle bisogna mettere mano al portafoglio. Non si può semplicemente pensare di dire: «mi piacerebbe che un domani le nostre famiglie potessero mettere al mondo più bambini, perché sono un bene prezioso», eccetera; semplicemente si tratta di sedersi in Consiglio dei ministri, di confrontarsi e di dire: «questa è una priorità per il nostro Paese».
  Le misure che lei ha citato, a partire dal bonus bebè e dalla carta famiglia per il primo figlio, potrebbero, dovrebbero – ci auguriamo – essere attuabili nel 2021, ma i fondi che voi avete messo a disposizione non potranno essere sfruttati neanche nel 2030 in questo modo, perché – abbiamo svolto audizioni al riguardo in XI Commissione, e lei avrà letto sicuramente le relazioni che sono state presentate, ha anche partecipato in un'occasione – sa benissimo che l'investimento è altissimo. Non prendiamo in giro non tanto noi – che tanto siamo qui, ci diciamo delle cose, un giorno ce le diciamo, un altro giorno ci viene detto il contrario – quanto le famiglie, gli italiani, perché non c'è nessuna risorsa in più a disposizione. Non sarà possibile attuare l'assegno famiglia probabilmente neanche nel 2021. Mi fa piacere che sia un'idea comune trasversale, anche perché abbiamo approvato in Parlamento delle mozioni su questo tema, però non è che possiamo Pag. 10scorrere velocemente, con qualche riga, le linee programmatiche che riguardano la messa a disposizione delle risorse per le famiglie, e poi arrivare a parlare di quello che facciamo nei confronti dell'Europa, dei tavoli, dei piani, eccetera. Bisogna soffermarsi a riflettere sul fatto che si tratta semplicemente di fondi non sufficienti.
  Non è stata fatta una scelta di coraggio da parte di questo Governo. Non lo so se dipende da lei, dai suoi colleghi, dal Presidente Conte, però c'è un problema di insufficienza di risorse messe a disposizione da questo Governo per le famiglie. A me fa piacere che stiate pensando a tante cose. L'avviso pubblico «#Conciliamo», meno male che lo ripubblicate: è stato sospeso, doveva essere già in erogazione, doveva già essere pubblicato da mesi, e non è stato fatto. Parlate di family act: che cosa prevede? Tutte misure già presenti. I soldi del bando «Educhiamo» da dove li prendete? Fanno parte anche quelli della somma prevista, auspicabile per il 2021? Se fanno parte della somma auspicabile per il 2021, che cosa facciamo per il 2020? Ci sono le stesse cose del 2019, del 2018 e del 2017. Però ci sono i due giorni in più del congedo di paternità: mi fa piacere, ma c'è da fare molto di più.
  Per quanto riguarda le adozioni, il rafforzamento del CAI è necessario, ma non ho sentito parlare, per esempio, di semplificazioni delle procedure, che sono altrettanto necessarie, altrimenti tutto si ferma. E non ho sentito parlare di quanto annunciato il 25 novembre, vale a dire l'attuazione del fondo a disposizione per gli orfani del femminicidio: è stato pubblicizzato, annunciato, vi sono stati comunicati stampa; dov'è? Dov'è questo decreto? È stato firmato, ce l'abbiamo in Commissione, arriva? A volte mi chiedo se alle parole vedremo mai seguire i fatti.

  ELENA CARNEVALI. Innanzitutto devo dire che io, invece, sono molto convinta dalla matrice culturale che sta alla base della relazione della Ministra Bonetti, e l'intervento che mi ha preceduto della collega della Lega mi offre l'occasione per alcune puntualizzazioni. Mi ci soffermo brevemente, perché poi vorrei entrare nel merito di quello che la Ministra ci ha illustrato. In quattordici mesi l'unica cosa che abbiamo visto sono 100 milioni per le famiglie, non c'è stato nient'altro. Quindi, a fronte di tante parole che abbiamo ascoltato nei quattordici mesi precedenti, non abbiamo visto nient'altro che quello che era già in campo, più questi 100 milioni al titolo «Famiglie», a differenza dei 600 milioni investiti adesso e di una visione integrata che da tempo volevamo vedere.
  Detto questo, vengo alla relazione della Ministra. In particolare, devo dire che il superamento di politiche frammentarie e una visione strategica è l'obiettivo che tutti abbiamo deciso di perseguire, e l'assegno universale e la dote unica sono volti al raggiungimento di questo obiettivo. Mi ha fatto molto piacere la sottolineatura relativa ai mille giorni, che peraltro segna uno dei contenuti all'interno dell'assegno universale e della dote unica.
  Mi rendo conto dell'ampiezza degli argomenti che ha dovuto affrontare, ma richiamo la sua attenzione sul tema del contrasto al bullismo e agli atti di violenza nei confronti, in particolare, dei minori e degli adolescenti. Ritengo che una delle tematiche che dovremmo guardare con particolare attenzione sia proprio quella relativa a questa fase di crescita esistenziale, che si intreccia con le politiche educative di competenza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e che attiene anche agli abbandoni scolastici.
  La seconda domanda è sul ruolo dei consultori: nell'ottica di coniugare libertà e responsabilità sociale nel sostegno alle politiche genitoriali che ruolo pensa possano avere i consultori. Condivido molto le proposte sul rafforzamento delle politiche adottive, e credo che la legge di bilancio interverrà con uno stanziamento di 2 milioni. Ritengo necessario anche dedicare attenzione alle famiglie affidatarie.
  Concludo per lasciare spazio alle colleghe sulle politiche delle pari opportunità, in particolare alla collega Boldrini. Credo meriti una sottolineatura la situazione delle famiglie con minori in condizioni di disabilità. Questo è un capitolo, al pari di Pag. 11quello sulla non autosufficienza, che merita un approfondimento specifico.

  ROBERTO NOVELLI. È stata una relazione ampia, che inevitabilmente non è potuta entrare nel merito di ogni singolo punto, così come forse sarebbe stato giusto.
  Mi soffermo innanzitutto sul tema degli asili nido. Quello degli asili nido – lo sappiamo tutti – è uno dei gravi problemi ai quali, nell'ambito dell'economia, del bilancio e della funzionalità della famiglia, in molte aree del nostro Paese non si riesce a dare una risposta. Credo sia arrivato il momento di uscire dalla comunicazione pura, dai proclami, e di rappresentare quelle che sono le reali opportunità e prospettive in ordine a quanto lei ci ha detto. Vorrei sapere qual è il piano degli investimenti, come intendete agire per quanto riguarda gli investimenti necessari per tutti gli asili nido che intendete realizzare nel nostro Paese. Sappiamo che ci sono delle aree in cui c'è la quasi totale assenza di queste strutture, e creare queste strutture comporta degli investimenti importanti. Credo sia giusto, signor Ministro, che voi abbiate ben chiaro qual è il bisogno di asili nido in ogni singola area del Paese, e che in una prospettiva di un certo numero di anni ci diciate anche quali sono gli investimenti che intendete fare per realizzarli davvero.
  Venendo alla seconda questione che intendo affrontare, ho ascoltato con attenzione la relazione e ho sentito dire poco sulle donne disabili per quanto riguarda il loro inserimento nel mondo del lavoro. Sappiamo che la disabilità comporta un ulteriore disagio, che è legato all'inserimento della persona disabile nel circuito lavorativo; sappiamo anche che all'interno di questo disagio la donna soffre doppiamente, perché, se guardiamo le percentuali, seppur risicate, di persone disabili che riescono ad essere inserite all'interno del circuito lavorativo, vediamo che le donne soffrono doppiamente di questo problema.
  Vi è un altro tema, di cui non sento mai parlare, relativo alla violenza sulle donne. C'è un problema legato anche alla recidiva. Il maschio che fa violenza, al di là dell'aspetto punitivo, quindi della punizione legata alla sanzione penale, molto spesso non viene rieducato, reintegrato (e lo prevede la Convenzione di Istanbul, come lei sa bene). Vorrei sapere se è vostra intenzione, per ridurre le recidive, quindi per ridurre il rischio che il maschio torni ad esercitare violenza, organizzare un sistema, coordinato dallo Stato, per il trattamento e il reinserimento degli uomini maltrattanti.
  Per quanto di sua competenza credo che sarebbe inoltre importante ricordare un aspetto del tema legato alla denatalità. I numeri li conosciamo tutti, sappiamo la situazione in cui questo Paese si viene a trovare, ma molto spesso ci dimentichiamo che un aiuto alle famiglie che vogliono avere figli, ma non possono avere figli, potrebbe essere realizzato anche facilitando l'accesso delle famiglie in termini di costi e di servizi per la procreazione medicalmente assistita. La domanda per la procreazione medicalmente assistita è molto alta, peraltro compensa in parte la denatalità, ma le coppie che vogliono accedervi molto spesso, soprattutto in alcune aree del Paese, si trovano in estrema difficoltà, anche per i costi che devono sostenere. Quindi, per quanto di sua competenza, richiamo la sua attenzione anche su questo aspetto.
  Un tema che è stato riportato in questi giorni alla luce da diversi quotidiani riguarda le mutilazioni genitali femminili. In Italia sembra che da quando è entrata in vigore la legge n. 7 del 2006, che ha introdotto il reato di pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili, vivano 80 mila donne mutilate: ogni anno 4-5 mila bambine rischiano in Italia di essere vittime di questa pratica orrenda. Le chiedo di fare un focus anche su questo che è un problema serissimo, nascosto, che però crea sofferenze e danni permanenti a queste bambine, future donne.

  VITO DE FILIPPO. Noi che sosteniamo il Governo non vorremmo recitare un rituale di adesione superficiale, ma è del tutto evidente che la relazione della Ministra, avendone ascoltate altre nei mesi precedenti sul tema della famiglia, che è un luogo di citazione della politica ma quasi mai di azione, per la prima volta mi sento di dire che c'è una visione di sistema. Il punto «cosmico» della famiglia, rappresentato Pag. 12 nel sistema che viene descritto nell'ottima relazione della Ministra, mi sembra che si individui in maniera strategica, strutturale e prospettica con grandissime speranze per le politiche che possiamo mettere in campo. Questo impianto culturale lo condivido totalmente.
  Ho sentito qualche intervento di colleghi dell'opposizione sul tema della disabilità, delle famiglie che hanno contesti e gestioni di fenomeni abbastanza complicati, ma nei mesi scorsi ci sono stati provvedimenti cosiddetti «universali» che hanno clamorosamente fallito anche con questo tipo di impostazione. Questa nuova impostazione, che noi condividiamo e sosterremo con grande convinzione, non è soltanto fondata su un impianto culturale assolutamente rigoroso, perché il Family act è una grande novità, ed è solo questo il metodo che ci consentirà di affrontare emergenze così grandi come quelle della denatalità, del bassissimo tasso di fecondità, che colloca purtroppo il nostro Paese ai livelli più bassi nelle graduatorie a livello internazionale. Basterà leggere con attenzione la prossima legge di bilancio per rendersi conto che, a pochi mesi dall'insediamento di questo Governo, gli spunti, assolutamente rilevanti in termini finanziari, che sosterranno questa strategia sono già di per sé una grandissima novità per le politiche per la famiglia nel nostro Paese.
  Non solo un impianto culturale, una sostanza anche finanziaria, non solo un luogo di citazioni per la famiglia, ma anche uno straordinario luogo di azione che – io mi sento di dire – rappresenta un cambiamento di marcia assolutamente rilevante nelle politiche del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Con l'intervento dell'onorevole De Filippo abbiamo concluso il primo giro di interventi per gruppo, a questo punto io darei spazio, considerando però che alle 10 la Ministra deve andar via, agli altri interventi.

  GIUSEPPE BRESCIA, Presidente della I Commissione. Io vorrei porre l'accento su una questione molto puntuale alla quale tengo in particolar modo – la Ministra lo sa, perché ci siamo già confrontati nella Commissione Affari costituzionali dove è stato avviato l'esame di una proposta di legge sul tema a mia prima firma –, la questione dell'indipendenza dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (UNAR). L'Ufficio dovrebbe svolgere un ruolo molto importante nel monitoraggio di tutto ciò che avviene in quel settore, soffre di una dipendenza dal Governo, quindi purtroppo l'efficacia della sua azione è molto dipendente da questo aspetto. Ci sono anche una direttiva europea e delle raccomandazioni dell'ECRI, del Consiglio d'Europa, del Consiglio dei diritti umani dell'ONU che chiedono che sia reso indipendente e autonomo questo ente. Appello a cui si uniscono tutte le associazioni che si occupano di questo tema.
  Aggiungo che questa è un'occasione importante che abbiamo in questo momento storico di compiere un passo in avanti, perché oggi abbiamo delle condizioni politiche per poter rendere l'UNAR indipendente; domani qualcun altro potrebbe anche decidere di cancellarlo, se volesse. Quindi non dobbiamo perdere questa occasione. Vorrei sentire dal ministro Bonetti, che ha accennato nella sua relazione ad una collaborazione con l'Ufficio stesso, il suo pensiero su questa tematica.

  DONATELLA LEGNAIOLI. Grazie, Presidente. Signora Ministra, io vengo a chiedere più in dettaglio tre cose, molto mirate.
  Sono a chiedere delucidazioni in merito al part time verticale, cosiddetto «ciclico», perché – come è noto – l'INPS opera un distinguo tra il part time orizzontale e il part time verticale, perché nel primo c'è un lavoro parziale ma ogni giorno, mentre nel secondo e ci sono dei giorni scoperti, non è continuativo. Questo porta l'INPS a valutare un distinguo nella contribuzione pensionistica, però la Corte di giustizia europea – che si è pronunciata – ha ritenuto questo criterio dell'INPS discriminante, e secondo noi è una discriminazione ancora più forte perché i lavoratori in questo part time verticale sono in maggioranza donne, soprattutto le operatrici che lavorano nelle scuole. Su questo noi abbiamo depositato una proposta di legge e chiedo a lei come Pag. 13pensa di procedere su questo fatto che è molto importante, perché c'è una discriminazione.
  Il secondo punto. In Italia persiste una netta sperequazione nel trattamento del lavoratore e della lavoratrice; riteniamo che una misura per gli asili nido aziendali oppure una convenzione per favorire l'accesso agli asili sarebbe importante e vorremmo sapere su questi punti come ritenete possibile intervenire e se ritenete di iniziare a discutere per adottare le opportune iniziative per procedere in tal senso. Questa è un'altra cosa che ci preme sottolineare, perché dare la possibilità alle lavoratrici, alle mamme, di avere gli asili aziendali o una convenzione negli asili privati sarebbe un aiuto fondamentale.
  Il terzo punto, già anticipato da alcune colleghe, è il calo della natalità, una delle criticità del nostro Paese, fattore peraltro che pesa moltissimo sull'economia italiana. La domanda è diretta: sono state pianificate delle iniziative per incentivare la natalità? Se sì, quali e quali sono i risultati attesi.
  Mi permetta di dire un'ultima cosa – mi ricollego a quanto detto dalla collega Locatelli –; se non si stanziano delle somme per la famiglia su questo, fattore essenziale per arrivare a un risultato, io credo che non si vada avanti. Un esempio. Il Governo in Polonia, che ha lo stesso problema della denatalità, l'ha fatto suo come primo punto quando si è insediato. Per far capire quanto questo Paese abbia ritenuto prioritario affrontare il problema: lo stipendio medio di un lavoratore in Polonia è circa 500 euro, per ogni figlio nato lo Stato ha riconosciuto la stessa somma e in pochi mesi il tasso di natalità ha avuto un'impennata. Con questo voglio dire voglio che, se non si stanziano delle somme importanti, non certamente assistenzialistiche, il problema della denatalità non può risolversi. Quindi chiedo a lei, Ministra, cosa intende fare su questo.

  LAURA BOLDRINI. Signora Ministra, la ringrazio per averci portato una boccata di discontinuità: siamo passati dal pezzo di terra per il terzo figlio in legge di bilancio a una strategia di parità di genere. Mi sembra che sia evidente l'approccio diverso, articolato, che vuole dare una risposta alle esigenze delle donne nel nostro Paese.
  Bene anche la volontà di estendere il congedo di paternità da quattro – mi pare – a sette giorni, con la prospettiva di arrivare alla media europea dei quindici.
  Si parlava di libertà e di natalità, io penso che in mezzo a queste due condizioni ci sia proprio il lavoro, perché una donna si sente ben disposta a fare figli quando sa di poter offrire loro un futuro, dunque l'occupazione non solo serve alla libertà degli individui e delle donne in primis, anche per uscire dai contesti violenti, ma serve anche – Ministra, lei lo sa bene – per stimolare e sostenere la natalità del nostro Paese, che – sono d'accordo con le colleghe che mi hanno preceduto – rappresenta un vero problema.
  Io non esito a definire la condizione occupazionale nel nostro Paese una vera emergenza nazionale. Noi abbiamo dei livelli di occupazione nel Sud, in particolare in Sicilia, del 29 per cento, a fronte del 62 per cento di occupazione a livello europeo. Con queste percentuali regionali siamo gli ultimi in assoluto nella scala dell'occupazione femminile. I penultimi a livello nazionale. Quindi, se vogliamo veramente fare sul serio, facciamo un piano straordinario per l'occupazione e l'imprenditoria femminile, con maggiore accesso al credito, e sosteniamo le aziende che vogliono dare lavoro alle donne. Penso che questo sia fondamentale. Credo che nella legge di bilancio abbiamo un'occasione per dimostrare una strada, un percorso.
  Mi permetto di dire che l'approccio inclusivo oggi, Ministra, prevede anche di parlare di famiglie, al plurale. Viviamo in un Paese in cui tanti sono i divorzi, le separazioni, in un Paese che ha la legge sulle unioni civili, dunque io penso che sarebbe giusto parlare di famiglie. Una mamma che tira su un figlio da sola è famiglia, Ministra, così come un papà che tira su un figlio da solo, così come una coppia dello stesso sesso. Quindi io ritengo che sarebbe giusto includere tutte le famiglie che esistono nel nostro Paese. Pag. 14
  Mi permetto di segnalare alcune criticità, che lei conosce molto bene, ma che è giusto ricordare anche in quest'aula. I Centri antiviolenza – come lei sa – hanno delle difficoltà nel recepimento degli stanziamenti: c'è un meccanismo regionale, purtroppo, farraginoso, e io la invito, signora Ministra, a puntare la sua attenzione su come riuscire a rendere più fluido quel meccanismo, perché ci sono delle criticità che penalizzano molto i Centri antiviolenza che fanno un enorme lavoro nel nostro Paese. Le Case delle donne, le Case internazionali delle donne, i luoghi aggregativi delle donne sono oggi in crisi ovunque: sono sotto sfratto, non vengono riconosciuti come bene comune. Un'altra sollecitazione che le faccio: consideri questi luoghi patrimonio comune da salvaguardare, perché non sono solo le mura, sono le esperienze, sono i trascorsi. Chi ci ha lavorato ha impiantato un sistema di soccorso per le donne, che altrimenti non avrebbero altre strutture a cui rivolgersi.
  Aggiungo che noi alla Camera stiamo lavorando su diverse proposte di legge di suo interesse e di sua competenza. Ad esempio abbiamo un provvedimento sulla parità salariale della collega Gribaudo, quindi su questo dovremo lavorare; mi ha fatto piacere che la collega Fregolent abbia proposto un emendamento sul decreto fiscale per l'estensione della legge Golfo-Mosca che ha dato ottimi risultati; io stessa ho presentato una proposta di legge per ratifica della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro sull'eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro (la prossima settimana la esaminiamo in Commissione Affari esteri); e poi il provvedimento sull'omotransfobia, a firma Zan, che è stato incardinato in Commissione giustizia, insieme alla proposta del collega Scalfarotto. Anche su questo testo stiamo facendo un percorso che spero il Governo vorrà sostenere, perché l'Italia, anche in questo caso, è tra gli ultimi Paesi a non avere una legge sulla omotransfobia.

  DALILA NESCI. Io sono convinta che per mettere al centro la famiglia e le famiglie – come si diceva – bisognerebbe prima avere la consapevolezza, come politica, che dovremmo indirizzare le politiche economiche verso la piena dignità della persona, che alcune tesi economiche neoliberiste negano in principio. Abbiamo innalzato i principi economici come prevalenti su ogni aspetto della vita sociale e umana. Pertanto questo dovrebbe modificarsi negli indirizzi del Governo e del Parlamento.
  Il tema delle risorse, più risorse. Ogni Governo vuole impegnarsi su questo, però anche il tema di come vengono spese le risorse dalle regioni diventa cruciale, quindi le chiedo se ci può fornire un resoconto dettagliato di come sono stati utilizzati dalle regioni i fondi previsti dalla legge n. 119 del 2013. Lei ha parlato, nella sua relazione, di un riparto che ha recentemente firmato, quindi vorrei chiederle: a quale si riferiva; se ci dà un resoconto sulle regioni che li hanno utilizzati, sulle relazioni che ogni regione ha portato a sostegno dell'utilizzo di questi fondi; se ha notizia e conoscenza di episodi all'interno delle regioni legati ai ritardi nell'utilizzo.
  Un altro focus. Poiché recentemente è stata avviata la nuova cabina di regia per la prevenzione e il contrasto alla tratta degli esseri umani per la definizione del nuovo Piano nazionale antitratta 2019/2021, se ci spiega bene come stanno andando i lavori all'interno di questa cabina di regia.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Signora Ministra, apprezziamo totalmente il Piano famiglia; le ultime novità in tema di bonus nido e costruzione nuovi asili saranno accolte con grande favore dalle famiglie, il loro costo è un tema davvero molto sentito.
  Solo una richiesta in relazione alle politiche di investimento sulla natalità. Riceviamo molte sollecitazioni sull'alto costo dei pannolini per i neonati, diminuire l'IVA è un tema difficile, ma magari un contributo per l'acquisto sarebbe una buona cosa.
  Per il resto il suo lavoro, analitico e professionale, sicuramente interverrà sulla denatalità e sulla situazione critica delle famiglie italiane.

  VALENTINA BARZOTTI. Ministra, grazie. Ci tengo intanto a complimentarmi per Pag. 15questo approccio di visione integrata donna/lavoro e non più una separazione. È semplicemente una necessità di conciliare vita e lavoro.
  In quest'ottica richiamo la sua attenzione sul discorso del mobbing di genere, in particolare del mobbing da maternità sul luogo di lavoro. I dati dell'Osservatorio sul mobbing ci dicono che il fenomeno è in preoccupante ascesa e al momento è di difficile contrasto. Trattandosi di condotte reiterate, è necessario agire non soltanto sulla cultura del lavoro, ma compiendo tutta una serie di interventi, tra i quali – non per ultimo – una revisione e un ripensamento del ruolo della consigliera di parità a tutti i livelli.

  PRESIDENTE. A questo punto, essendosi conclusi gli interventi dei colleghi, do la parola alla Ministra Bonetti per la replica.

  ELENA BONETTI, Ministra per le pari opportunità e la famiglia. Grazie, Presidente. Grazie davvero per le sollecitazioni, gli spunti, le domande e le criticità evidenziate che mi danno modo di ritornare, per meglio specificare, su alcuni punti che già avevo evidenziato oppure di approfondirne altri che nella trattazione complessiva della relazione avevo risolto con un breve accenno.
  Mi scuso se non sarà organica nella risposta, ma vorrei veramente toccare tutti i punti su cui mi avete sollecitato. Partirei dal tema della centralità della famiglia, anzi delle famiglie, come è stato giustamente evidenziato, ma come io stessa dico abitualmente, in quanto credo che, davvero, oggi la politica che siamo chiamati ad esercitare debba prendere in considerazione la vita di tutti e di ciascuno nel nostro Paese. Quindi, quando parlo di valorizzare le diversità, significa che voglio dare piena cittadinanza a ciascuno. Condivido con voi un punto di vista che consideriamo prioritario, ad esempio, nell'ambito delle politiche familiari: il bene primario, principale e centrale dei bambini e dei minori. Questo non ce lo chiede solo la Convenzione internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ma credo sia veramente un elemento di umanità, che ci deve caratterizzare. Quindi, i diritti delle bambine e dei bambini vanno tutelati a prescindere dai contesti di vita nei quali si trovano inseriti. Anzi, a maggior ragione, dobbiamo garantirli laddove i contesti sono più fragili.
  Vengo ora al tema delle politiche familiari e di contrasto alla denatalità. Il piano che ho esposto vuole risolvere questo problema, e lo vuole risolvere in modo integrato, sapendo che non basta un assegno mensile per sollecitare una maggiore adesione alla scelta della genitorialità nel nostro Paese. Probabilmente – come è stato evidenziato – si tratta di mettere in campo azioni complessive, che assecondino quella libertà di scelta del tutto personale – soprattutto femminile, ma anche nella dimensione di coppia, quindi anche maschile – di aprirsi alla genitorialità, integrandosi con la possibilità di autonomia nel mondo del lavoro da parte delle donne, di un mondo del lavoro che sia in grado di considerare questa scelta della maternità non come un vulnus nella carriera di una persona, da evitare, ma come qualcosa da valorizzare socialmente. È chiaro che questo significa attuare politiche che garantiscano modi e tempi di lavoro in cui la maternità non si inserisce come un momento di criticità, ma come un pezzo della costruzione, anche professionale, della vita di una donna. Questo lo si può fare in tanti modi, sicuramente gli incentivi possono servire; certamente bisogna cambiare il linguaggio lavorativo; certamente bisogna cambiare i tempi e le modalità di svolgimento anche dei part time, dello smart working, come è stato evidenziato: è un lavoro grosso, che non compete a me soltanto come Ministero, ma che sicuramente faremo, in particolare nell'ambito del Piano nazionale sulla parità di genere, ma anche con l'empowerment generale del mondo femminile, che vogliamo prevedere anche nel Family act.
  Su cosa abbiamo fatto già per le famiglie e qual è la progettualità messa in campo. Devo sottolineare che su 7 miliardi che il Governo aveva a disposizione nel disegno di legge di bilancio – come ben Pag. 16sapete, gli altri 23 miliardi sono stati utilizzati per bloccare l'aumento dell'IVA, che sarebbe stato un danno enorme a tutte le cittadine e i cittadini del nostro Paese, in particolare ai nuclei familiari fragili – ben più di 600 milioni sono stati destinati come risorse aggiuntive al capitolo «Politiche familiari». È vero che le misure di cui stiamo parlando erano già incardinate nell'ordinamento, erano misure già esistenti, che noi abbiamo modificate, ampliate e rese più appetibili, ci ha permesso di evitare quel blocco amministrativo che ci avrebbe impedito di attuare tali misure a partire dal 1° gennaio 2020. Cosa che invece accadrà. Quali sono queste misure. Il cosiddetto «bonus bebè» diventa un assegno universale di natalità, che andrà a tutti i nuovi nati, e, mentre la legge di bilancio 2019 prevedeva 80 euro per le famiglie con meno di 25 mila euro di ISEE, noi abbiamo garantito 120 euro per le famiglie che vanno dai 7 ai 40 mila euro di ISEE, raggiungendo il 90 per cento circa delle famiglie del nostro Paese, come dimostrano i dati ISTAT, che certificano l'appartenenza a tali nuclei familiari; abbiamo mantenuto il contributo di 160 euro per le famiglie sotto i 7 mila euro di ISEE; abbiamo esteso il contributo di 80 euro, che prima era erogato solo alle famiglie più povere, alle famiglie sopra i 40 mila euro di ISEE. Per quanto riguarda il «fondo asili nido», che prima erogava un contributo di appena 1.500 euro, abbiamo raddoppiato i finanziamenti per garantire al 60 per cento delle famiglie del nostro Paese un contributo di 3 mila euro annui; di 2.500 euro alle famiglie tra i 25 mila e i 40 mila euro di ISEE; e di 1.500 euro alle restanti famiglie. Quindi abbiamo allargato la platea e aumentato in modo consistente le risorse stanziate.
  Non siamo riusciti a introdurre un assegno di questa natura per tutti i figli (cosa che faremo dal 2021), perché siamo persone responsabili, e una misura di questo tipo ha necessità di una ristrutturazione e riorganizzazione della disciplina fiscale e di quella in materia di contributi alle famiglie che non può rischiare di essere fatta in modo approssimativo. Tuttavia, nell'ottica della chiarezza dell'indirizzo politico che abbiamo voluto assumere, abbiamo istituito un fondo (attivo dal 2021) di più di 1 miliardo di euro, che andrà implementato. Io mi auguro, in particolare, che le politiche che sono state negli anni scorsi adottate a sostegno, ad esempio, delle generazioni anziane in particolare, quindi della previdenza degli anziani, possano essere rimodulate a maggior vantaggio delle nuove generazioni e delle famiglie. Questa non è una decisione solo governativa, ma sarà una decisione da prendere in ambito parlamentare.
  Per quanto riguarda le altre misure messe in atto, il bando dei 30 milioni di euro per i progetti educativi, sono previsti nel disegno di legge di bilancio, nel capitolo relativo alle politiche familiari: non sono quelli che ho già menzionato in relazione all'assegno di natalità, né quelli per gli asili nido, né quelli, ingenti, che abbiamo dovuto stanziare per rifinanziare da zero il congedo parentale. Ricordo che il congedo parentale nella legge di bilancio 2019 era stato finanziato fino a dicembre 2019 e, pertanto, l'abbiamo dovuto rifinanziare da zero. È vero che il congedo per i papà costa tanto, costa di più di quello per le mamme, perché nel nostro Paese gli uomini, purtroppo, guadagnano più delle donne. E questo è un problema. Però con questo abbiamo dovuto fare i conti. Siamo riusciti a finanziare solo sette giorni. Per quanto riguarda i 30 milioni di euro stanziati dal disegno di legge di bilancio, essi saranno a disposizione e messi in campo dal 1° gennaio 2020.
  Per quanto riguarda la costruzione di nuovi asili nido, questa, certamente, dovrà essere fatta con un'attenzione particolare alle zone degradate. È prevista dall'articolo 8, commi 24 e 25, del disegno di legge di bilancio, che stanzia 2,3 miliardi in dodici anni e dispone la presentazione nel 2020 – sono stati presentati anche degli emendamenti a riguardo dei progetti, che verranno attivati a partire dal 2021. Sono progetti che devono essere volti alla costruzione dei nuovi asili nido, ma anche alla riqualificazione di scuole dell'infanzia che possono essere riconvertite in asili nido, che è una Pag. 17delle misure che sembra essere di maggiore realizzabilità.
  Abbiamo voluto reintrodurre anche il finanziamento alla progettazione dei cosiddetti «Centri polifunzionali». In questo mi collego alla sollecitazione sui consultori. È evidente che, in alcune zone degradate o, comunque, isolate del Paese, la necessità di proporre servizi sociosanitari alle famiglie in forma integrata è una delle sfide che dobbiamo saper affrontare. Banalmente, per quanto riguarda il fenomeno della violenza contro le donne, se ci fosse una possibilità di accesso ad un consultorio più prossimo, probabilmente ci sarebbero delle sentinelle territoriali ulteriori. Quindi io sono d'accordo con la sollecitazione di un maggiore incentivo alla presenza dei servizi rivolti alle donne nell'ambito territoriale. Probabilmente in alcuni contesti, per rendere sostenibile tutto questo, la sfida è di creare dei luoghi che – come è stato richiamato – non siano solo le mura, ma siano anche luoghi che diventino esperienza di condivisione per quanto riguarda il mondo femminile e il mondo familiare, che abbiano una loro integrità. Il luogo educativo che vogliamo realizzare per i figli può essere lo stesso luogo di formazione, di acquisizione di competenze, di solidarietà, di legami relazionali, che sono quelli che vanno attivati per sostenere le donne in alcune zone del nostro Paese.
  Per quanto riguarda la conciliazione vita/lavoro, che ho detto vorrei iniziare a chiamare «armonizzazione dei tempi di vita», per ragionare in modo adeguato sui tempi e modi del lavoro, abbiamo rifinanziato il bando «Conciliamo», che era riservato alle grandi aziende del nostro Paese, anche se il nostro Paese ha una maggiore presenza di piccole e medie aziende e di piccole e medie imprese, nelle quali c'è un'alta percentuale di imprenditoria femminile. Vi ricordo che, a fronte di un dato molto negativo sul lavoro femminile nel nostro Paese – una donna su due lavora (in Europa sono due donne su tre) –, abbiamo, rispetto all'Europa, un'alta percentuale di imprenditoria femminile (siamo al 16 per cento, rispetto a una media europea del 10 per cento). Significa che, nel nostro Paese, l'imprenditoria femminile è presente, anche se è, però, un'imprenditoria circoscritte alle piccole e medie imprese. Ecco perché la sospensione di quel bando, finalizzata a renderlo più capace di rispondere alla reale esigenza del nostro Paese, è stata una delle prime azioni che abbiamo messo in campo. Alla scadenza di questo bando di 74 milioni di euro, apriremo un tavolo di consultazione sul mondo del lavoro con le aziende e le piccole e medie imprese, per concertare una riflessione condivisa sulla valorizzazione del lavoro femminile e su una maggiore armonizzazione dei tempi di vita delle persone.
  All'interno di questo tema c'è anche quello delle donne con disabilità, che richiede un'attenzione che dobbiamo implementare, con l'idea che non si tratta soltanto di dare dei sussidi di sostegno alle famiglie, ma anche di valorizzare pienamente le potenzialità, certamente anche i bisogni, le attese e i desideri del mondo femminile, in particolare, ma anche dei disabili. La delega sapete che non appartiene a me, la disabilità è rientra nelle competenze della Presidenza del Consiglio dei ministri; io ho la competenza sui fondi del caregiver, che verranno a breve sbloccati con un decreto che è in fase di redazione e di raccolta di pareri.
  Fondi antiviolenza a favore delle donne. Nell'ambito della cabina di regia che abbiamo convocato, abbiamo deciso di riconfermare l'ipotesi dello stanziamento di 30 milioni di euro per i Centri antiviolenza a livello regionale. È vero che c'è un problema rispetto al fatto che, anche se oggi firmerò il decreto e, quindi, questi soldi arriveranno alle Regioni, che dovranno presentare i loro progetti, accade che, a livello regionale, nell'ambito della legittima autonomia regionale, questi possano essere utilizzati con criteri diversi, oppure bloccati prima della erogazione. Quindi, abbiamo valutato, come cabina di regia, di mettere in campo quest'anno un monitoraggio puntuale rispetto di questo fenomeno, perché sappiamo che non tutti i fondi già erogati dallo Stato sono stati spesi dalle Regioni. Questa azione di monitoraggio è necessaria al fine di garantire, non solo che i fondi Pag. 18vengano effettivamente erogati, quindi utilizzati, ma anche che i criteri con cui vengono ripartiti dalle Regioni siano in linea con il Piano strategico nazionale.
  Le azioni sollecitate riguardanti il piano antiviolenza (mutilazioni genitali femminili e rieducazione maschile) sono già previste nel Piano nazionale della strategia contro la violenza alle donne e certamente verranno attuate. Al tavolo delle associazioni coinvolte partecipano alcune realtà che hanno il proprio «core» nel tema delle donne immigrate – e il tema delle mutilazioni genitali femminili è all'interno di questo –, e altre che si occupano, di concerto con i Centri antiviolenza femminile, del recupero rieducativo degli uomini violenti.
  La cabina sulla tratta non l'abbiamo ancora attivata. Siamo stati impegnati. È però in agenda tra le cose da attuare nel brevissimo termine. Non è stata più riattivata, in questo senso ci muoveremo a breve, così come abbiamo fatto per quanto riguarda la cabina di regia antiviolenza.
  C'erano altre domande. Il tema dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR). Io ritengo che nel nostro Paese debba essere garantita l'attenzione rispetto alla non discriminazione, che è la finalità di fondo dell'UNAR, tuttavia ritengo anche che la politica debba assumersi pienamente la responsabilità, rispondendone al Paese, dell'attuazione delle politiche antidiscriminatorie. Quindi, laddove si dovesse optare per la costituzione di un'Autorità garante, si dovrebbe riassegnare al Dipartimento per le pari opportunità tutta la competenza nell'ambito della promozione di politiche antidiscriminatorie. Altrimenti, mancherebbero la gamba proattiva e l'assunzione di responsabilità della politica in tal senso.
  Ultimo flash su IVA sui pannolini e via dicendo. Ho già avuto modo di dire che la modifica dell'IVA per quanto riguarda i pannolini per la prima infanzia purtroppo, ad oggi, non è in nostro potere a causa di un regolamento europeo. È chiaro che possiamo attivarci nella contrattazione a livello europeo per la modifica della tabella dei beni sui quali possiamo ridurre l'IVA. Tuttavia, nell'ambito del riordino delle politiche familiari, una delle intenzioni che abbiamo è – sempre nella valutazione da qua al 2021 – di prevedere che alcune spese possano essere rimborsate alle famiglie. O almeno detratte. Questa spesa è certamente una di queste, come tante altre che riguardano la cura e l'educazione nella prima infanzia.
  Ricordo anche che però – e torno all'inizio – i fondi per i nuovi nati quest'anno sono stati significativamente aumentati: 120 euro al mese per dodici mesi, che coprono, rispetto allo zero o agli 80 euro che si prendevano prima, una minima parte del costo sostenuto per l'acquisto di questi beni.

  PRESIDENTE. A nome delle Commissioni e dei presidenti Giaccone, Brescia e mio ringraziamo la Ministra Bonetti per essere intervenuta in audizione sulle linee programmatiche e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.