XVIII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Mercoledì 27 novembre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 2 

Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, sulle linee programmatiche del suo dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 2 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 2 
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 12 
Occhionero Giuseppina (IV)  ... 12 
Labriola Vincenza (FI)  ... 13 
Foti Tommaso (FDI)  ... 14 
Parolo Ugo (LEGA)  ... 16 
Cunial Sara (Misto)  ... 18 
Gagliardi Manuela (Misto-C10VM)  ... 19 
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 20 

ALLEGATO: Relazione depositata dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 21

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO MANUEL BENVENUTO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera e la trasmissione diretta sulla web-tv.

Audizione del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa sulle linee programmatiche del suo dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa sulle linee programmatiche del suo dicastero.
  La presenza del Ministro è anche l'occasione per acquisire dal dicastero competente elementi di riflessione sulla normativa che regola la cessazione della qualifica di rifiuto («end of waste»). Il tema è stato oggetto di un'indagine conoscitiva che ha impegnato la Commissione negli ultimi tre mesi e che viene a conclusione oggi, con le considerazioni che il ministro Costa riterrà di fare nel corso del suo intervento.
  Ricordo che, come di consueto, dopo l'intervento introduttivo del Ministro sarà concessa la parola ad un rappresentante per gruppo e, successivamente, agli altri deputati che ne facciano richiesta, compatibilmente con i tempi disponibili per la replica del Ministro.
  Nel ringraziare il Ministro per la sua partecipazione ai lavori della Commissione, gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie presidente. Ringrazio innanzitutto per l'opportunità che mi date di illustrare, a distanza di poco più di un anno, le linee programmatiche del mio Ministero e gli obiettivi che ho intenzione di continuare a perseguire sino alla conclusione di questa legislatura, con il vostro supporto e le indicazioni che proverranno da voi e dal Parlamento intero.
  Prima di illustrarvi le priorità del mio dicastero, vorrei fare una premessa di sistema sulla rinnovata attenzione ambientale, confermata da questo Governo sin dalle sue prime scelte e dalla comune volontà di realizzare la transizione verso un cosiddetto «cambiamento verde», che rappresenta oggi la sfida di maggiore rilevanza per il nostro futuro.
  L'Italia è chiamata a dare un segnale forte e immediato che si possa tradurre in azioni all'avanguardia sul piano nazionale, europeo ed internazionale in genere. La nostra azione si colloca all'interno della strategia di sviluppo declinata nel programma di governo con il nome di «green new deal» che intende dare avvio ad un disegno teso a cogliere le opportunità sul piano sociale ed economico che da tale transizione possono derivare per l'intero Paese, e portare avanti un piano di investimenti pubblici sinergici a quelli privati, quindi non esclusivi, rafforzando con i fatti il binomio ecosostenibilità/investimenti.
  Realizzare il green new deal comporta, infatti, un radicale cambio di paradigma culturale che sia orientato all'azione e che deve trovare, nel quotidiano e negli sforzi congiunti di tutti noi, cittadini e istituzioni, la cornice per compiere scelte consapevoli Pag. 3e responsabili. Come sapete, come primo passo del green new deal, il 10 ottobre il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto-legge «clima»: il primo decreto-legge nella storia della Repubblica italiana in materia ambientale e, nello specifico, in materia climatica che mette in campo una serie di azioni di sistema volte a contrastare l'emergenza climatica a trecentosessanta gradi. Voi sapete che è stato recentemente approvato al Senato e che quindi approderà alla Camera nei prossimi – credo – dieci giorni. Sapete bene che contiene delle questioni molto interessanti agli articoli 1 e 1-bis, in particolare l'orientamento programmatico ultra annuale, che supera addirittura lo schema di legislatura per andare nelle legislature a seguire. In più, a dimostrazione della consolidata visione pluriennale, c'è anche la modifica, apportata in sede dibattimentale, che trasforma il CIPE in CIPESS (Comitato interministeriale per la programmazione economica di sviluppo sostenibile), che vuol dire dare anche lo strumento programmatico nelle mani del Governo. In più tutti gli altri articoli che vanno dalla riforestazione urbana, per fare un esempio, alle zone economiche ambientali (ZEA), piuttosto che alla macchinette mangiaplastica o altri temi che conoscete meglio di me.
  Più in generale, tutelare l'inestimabile patrimonio naturale del nostro Paese, proteggere la qualità di vita dei nostri cittadini e far entrare la sostenibilità nel cuore delle nostre imprese e della pubblica amministrazione come motore di sviluppo e innovazione significa, almeno a mio parere, inserire la salvaguardia dell'ambiente e della biodiversità fra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale all'interno di ogni altra politica. Ogni altra politica è figlia di questi articoli 1 e 1-bis di cui abbiamo detto. Nell'ambito della Carta costituzionale sapete che c'è un'opzione, che c'era già nel precedente Governo e che viene ribadita in questo Governo, di modifica dell'articolo 9 della stessa Carta costituzionale. Riorientare il nostro intero sistema alla riconversione energetica, all'economia circolare e alla protezione dell'ambiente; rilanciare le politiche di sostenibilità e – io soggiungo – di ecosostenibilità in Italia e nel Mediterraneo, i processi di green economy e le nuove professioni verdi in grado di coniugare tutela dell'innovazione, start up e impresa giovanile; agire adesso con il conforto dei dati e il sostegno della comunità scientifica per contrastare l'inquinamento ai cambiamenti climatici, il consumo del suolo, la desertificazione, l'esaurimento delle risorse naturali – soprattutto dell'acqua –, la perdita di biodiversità, l'impoverimento degli ecosistemi terrestri e marini. È questo l'articolato quadro di azioni in cui il Ministero si trova ad operare sul piano nazionale e nei rapporti con amministrazioni centrali ed enti territoriali, portatori di interessi organizzati, cittadini dell'oggi e del domani sia a livello nazionale che a livello internazionale.
  Consentitemi adesso di fare, dopo questa premessa, un rapido cenno su alcune delle attività condotte nel breve arco temporale in cui si è articolato il mio mandato. Lo faccio perché, essendo stato riconfermato nel Governo cosiddetto «Conte 2», ritengo che ci sia una continuità d'azione di quanto fatto nel cosiddetto Governo «Conte 1», di questo pezzettino di «Conte 2» e di quello che si intende fare in futuro. Questo per dare un senso di continuità, indipendentemente dalla compagine di Governo, ma come senso di continuità operativa.
  Prima di individuare i macro obiettivi su cui il Ministero intende focalizzare i propri sforzi nei mesi a seguire, ritengo doveroso menzionare alcuni risultati ottenuti assieme, anche grazie al proficuo rapporto costruito con l'intero arco costituzionale. Mi permetto di aggiungere un'osservazione: voi sapete quanto cerco di essere il più possibile inclusivo senza mai guardare ai colori e alle appartenenze, cosa che secondo me, almeno nel settore ambientale, produce molti risultati.
  La lotta ai cambiamenti climatici ci ha visto agire non solo per migliorare le performance del nostro Paese, ma anche come soggetti chiave del dialogo internazionale con gli altri Paesi in ambito multilaterale ma anche bilaterale. A livello nazionale le azioni avviate sono molteplici. Nella scorsa Pag. 4legge di bilancio – come sapete – sono stati rafforzati gli incentivi per l'efficientamento energetico degli edifici pubblici, degli ospedali e delle scuole, ed è stata allargata la platea dei destinatari. Il 4 giugno 2019 è stato lanciato il «clean air dialogue», con la Commissione europea, cofirmataria, gli altri dicasteri competenti e le regioni, per avviare una nuova modalità di leggere e risolvere i problemi dell'inquinamento delle città, con riferimento ovviamente alla qualità dell'aria, che ci vede peraltro in infrazione europea. Il documento firmato con l'Unione europea ci aiuta a uscire finalmente dalle infrazioni europee. Il 28 agosto dell'anno corrente, a distanza di dieci anni dall'ultima nomina, è stata rinnovata la nuova Commissione VIA/VAS, grazie ad una procedura trasparente che ha visto partecipare milleduecento candidature circa per la selezione di quaranta profili, i più idonei, che adesso sta vedendo l'ultimo miglio amministrativo, in cui stiamo raccogliendo le cosiddette «incompatibilità amministrative» per poter firmare l'atto contrattuale. Tra l'altro aggiungo, con soddisfazione penso di tutti, che per la prima volta in questa Commissione sono stati aggiunti anche tre medici esperti di medicina per l'ambiente, cosa che prima non c'era. Oltre, ovviamente, a una serie di expertise, dall'ingegneria ambientale alla biologia, alla biologia marina, piuttosto che alla forestazione e quant'altro. Prima c'era forse una concentrazione eccessiva di cosiddetti amministrativi.
  In ambito internazionale l'Italia ha riaffermato il proprio ruolo guida ottenendo la pre COP (la Conferenza delle parti) della Conferenza sul clima per il 2020. Vi dico che probabilmente si terrà in ottobre del 2020, la città la stiamo negoziando. In ottobre perché la COP 26 Glasgow 2020 è stata fissata dal Regno Unito per novembre. In genere si fa a dicembre. Quest'anno si terrà nella seconda settimana di dicembre quella che era prima programmata in Cile e che si svolgerà invece a Madrid, il Regno Unito ha ritenuto di anticiparla. In più abbiamo costituito e inaugurato il Centro per il clima e lo sviluppo sostenibile per l'Africa. Siamo l'unico Paese al di fuori del continente africano ad avere un Centro per lo sviluppo sostenibile per l'Africa, tutto sovvenzionato dalle Nazioni Unite, ma questo per un motivo molto preciso: perché il continente africano, che tra l'altro è il nostro dirimpettaio, è anche quel continente più aggredito dai mutamenti climatici, ma anche il meno responsabile dei medesimi mutamenti. Quindi rappresenta un fronte importante dove l'Italia diventa, ormai istituzionalmente definito dalle Nazioni Unite, il grande facilitatore rispetto al continente africano, che è una cosa molto importante. Immaginate tutta la fascia del Sahel e tutto ciò che riguarda il percorso delle migrazioni climatiche, ma non solo.
  Rilanciare il ruolo del nostro Paese in tale ambito ci serve, pragmaticamente, per ottenere obiettivi sempre più ambiziosi da parte della comunità internazionale per un futuro più sostenibile, come le nuove generazioni ci chiedono a gran voce. In questo senso mi piace condividere con voi il fatto che abbiamo ottenuto, nell'ambito della pre COP, che si terrà in ottobre dell'anno prossimo, anche per la prima volta nella storia, la COP dei giovani. Sarà organizzato sempre con le Nazioni Unite, con il settore giovani delle Nazioni Unite; sarà organizzato in Italia e segnerà il solco di ciò che i giovani formalmente e strutturalmente chiedono alla COP, che si terrà a Glasgow.
  E ogni volta, a partire dalla COP 26, con questa intuizione italiana, si terrà la COP dei giovani. Al pari abbiamo ottenuto anche, nella negoziazione internazionale, quello che noi chiamiamo «evento Africa»: in relazione a quanto vi ho detto poc'anzi, noi ospiteremo, probabilmente a fine primavera, inizio estate, un evento a Roma – in questo caso vi dico già la città – insieme alla Farnesina; l'intero continente africano viene in Italia per parlare della propria necessità di intervento internazionale sui mutamenti climatici, ovviamente in Africa.
  Sono due riconoscimenti, insieme alla pre COP, fondamentali e significativi, perché vengono istituiti per la prima volta nella storia. Non era mai successo prima ed è una bella soddisfazione italiana.
  Riguardo al dissesto idrogeologico sono stati compiuti diversi passi in avanti per Pag. 5sbloccare risorse e consegnare ai cittadini un referente istituzionale unico. Con uno dei primi decreti-legge della legislatura, il decreto-legge n. 86 del 2018, abbiamo riportato in capo al Ministero dell'ambiente tale competenza ed è stato varato il primo Piano «Proteggi Italia», una sorta di Piano Marshall contro il dissesto, per mettere in sicurezza il nostro territorio e mobilitare 6,5 miliardi di euro per la prevenzione. Ricordiamo che questo è uno stanziamento per la sola prevenzione, perché complessivamente sono circa 11,5 miliardi. La quota differenziale tra i 6,5 miliardi e gli 11,5 miliardi, quindi circa 5 miliardi, sono invece per l'emergenza, quindi vanno alla Presidenza del Consiglio, a Borrelli per essere chiari. Invece i 6,5 miliardi rimangono al Ministero dell'ambiente. Questo ci ha consentito, anche attraverso la Cabina di regia «Proteggi Italia» presso la Presidenza, ci ha permesso anche di comprimere i tempi amministrativo-burocratici di assegnazione delle risorse. Tant'è vero che io ho già firmato in ragione di 700 milioni di euro circa l'autorizzazione per progetti cantierabili: vi ricordate, io lo dissi già all'inizio della legislatura, io voglio progetti cantierabili, qualcosa di molto concreto. Sono arrivati, stanno arrivando e ogni volta che arrivano vengono finanziati praticamente in tempo reale. Già abbiamo finanziato in questi sei mesi, quindi in pochissimo tempo, 700 milioni, per circa cinquecento interventi su tutto il territorio nazionale. Ovviamente, ogni volta che arriveranno, faremo altri finanziamenti. Adesso ancora non ci sono arrivati. Per quando accadrà che superino il plafond, perché voi sapete che c'è il pro-quota annuale, abbiamo già aperto la negoziazione con BEI per poter, per quelle regioni che superano, adire la BEI per non lasciare nessun progetto non disponibile, non solvente.
  In questo quadro abbiamo anche depositato il disegno di legge governativo «cantiere ambiente», su cui chiederò la vostra attenzione nel momento in cui verrà sul tavolo parlamentare – adesso è incardinato alla Commissione ambiente del Senato, quindi immagino che subito dopo la legge di bilancio inizieranno le audizioni – che sostanzialmente semplifica e accelera tutti gli interventi prioritari per mitigazione del rischio e adattamento. Il disegno di legge crea quel meccanismo di contingentamento dei tempi di progettazione e di sviluppo dei cantieri, sempre per il concetto di cantieri immediatamente apribili, dando anche una possibilità ai comuni, che oggi si trovano in grande difficoltà, di dare un 30 per cento anticipato: ricordiamo tutti che il 70 per cento della superficie italiana afferisce ai comuni con meno di cinquemila abitanti, che sono però anche i più esposti mediamente al rischio di dissesto idrogeologico e che hanno – poveretti – a volte veramente un solo geometra a scavalco tra due o tre comuni, con grandi difficoltà. Hanno anche difficoltà di assistenza – noi abbiamo previsto una task force gratuita –, ma hanno proprio difficoltà a poter pagare i progettisti per poter fare le progettazioni dei progetti cantierabili.
  Noi abbiamo previsto, appunto, in questo disegno di legge «cantiere ambiente» la possibilità di dare un 30 per cento anticipato proprio per queste motivazioni. Quindi rappresenta una risposta molto concreta, molto veloce. Abbiamo fatto i conti che in questo modo questa norma taglia di circa il 70 per cento i tempi che occorrono attualmente per aprire un cantiere. Quindi veramente molto smart.
  Poi arriverà ovviamente in sede parlamentare e la si potrà arricchire come meglio si riterrà. Quindi non vi annoio oltre illustrandola. Aggiungo un passaggio: per agevolare la progettazione abbiamo anche creato un fondo specifico per aiutare i territori a individuare concretamente gli interventi più opportuni delle opere cantierabili. E già nel disegno di legge è previsto uno stanziamento di 135 milioni di euro per aiutare i comuni più piccini che hanno questa difficoltà.
  Per quanto attiene alla prevenzione e al contrasto dei danni ambientali e alla lotta alle terre dei fuochi, voi sapete che è stata istituita una Cabina di regia nel novembre del 2018; l'abbiamo rivisitata a fronte delle problematiche emerse quest'estate; la stiamo rinegoziando anche con il territorio, come simbolo di ciò che potrà avvenire nel resto Pag. 6d'Italia. Magari vi aggiornerò nelle prossime settimane, perché è in evoluzione in quanto la stiamo negoziando proprio in questo periodo. Però stiamo inserendo in modo vigoroso, oltre la regione competente, quei comuni che vogliono materialmente aderire a determinate condizioni. Se io ti do le telecamere – giusto per farvi un esempio concreto – tu comune mi devi assicurare il controllo della telecamera, altrimenti ti do le telecamere e finisce lì. Diventa un bene d'archivio, invece di diventare un bene utilizzabile. Però, con il vostro permesso, vi aggiornerò nelle settimane successive, perché siamo in una fase ancora elaborativa.
  L'implementazione di una strategia di economia circolare con l'obiettivo di medio-lungo periodo di rifiuti zero e una revisione del ciclo dei rifiuti e delle misure antinquinamento passa per una sfida culturale per tutti i cittadini, che deve essere sostenuta e accompagnata da scelte politiche pubbliche misurate e azioni di sensibilizzazione. Ricorderete tutti la campagna di sensibilizzazione «plastic free» che vi ha visti attori principali – vedo infatti che la vostra è una Commissione plastic free e me ne compiaccio – però a livello più strutturale abbiamo cancellato il sistema SISTRI, che a nostro parere pur essendo una buona idea, oggettivamente non funzionava, o almeno non funzionava come si immaginava dovesse funzionare, ma costituiva però un aggravio molto forte per le aziende: lo stiamo cambiando, siamo proprio all'ultimo miglio per cambiarlo con un nuovo sistema di tracciabilità molto meno costoso, gestito in semi-house o in house dal Ministero dell'ambiente, perciò anche molto meno costoso, che stiamo trattando insieme al sistema di verifica delle movimentazioni sul territorio di merci, che già è tracciato. Qui si tratterebbe di rifiuti, piuttosto che di merci, ma lavoriamo per analogia. Quindi stiamo cercando di abbassare il livello di stress dei trasportatori. Su questo ci darà una grandissima mano, e già ce la sta dando, tutto il sistema dell'Albo nazionale dei gestori, che ringrazio per questo.
  Poi voi sapete che c'è tutto il tema dell’end of waste. Magari in coda lo approfondirò. Sto firmando dei decreti, poi c'è stata la recente norma di settembre dell'anno corrente, però, dato che c'è un prosieguo – come ha detto il presidente – io vi lascio il carteggio e comunque mi riservo di discuterne più approfonditamente, perché ci sono dei temi che prenderebbero tutto il tempo a disposizione.
  Per quanto riguarda l'amianto sapete che ho ritenuto opportuno istituire una commissione di esperti di alto profilo, guidata dal dottor Guariniello, che sappiamo tutti essere un patrimonio giuridico dell'Italia e un esperto della materia, con il fine di preparare delle proposte, che intendo sottoporvi non appena il presidente Guariniello avrà terminato il suo lavoro con la commissione – ritengo più o meno per fine anno terminerà, il tempo poi di elaborarle con il nostro Ufficio legislativo – per aggiornare tutta la norma amianto che in questo momento zoppica. Ovviamente la parte dell'ambiente è elaborata da noi, poi c'è la parte che riguarda il Ministero della sanità, che ovviamente metterò a disposizione del collega della sanità.
  Per quanto riguarda la salvaguardia della natura degli ecosistemi e del mare abbiamo voluto imprimere una rinnovata attenzione anzitutto verso il sistema delle aree protette, occasione diffusa di sviluppo e di educazione ambientale per i territori, con un impulso anche negli investimenti. Come voi ricorderete, prima gli investimenti su queste materie il Ministero dell'ambiente li dava un po’ a spaglio, adesso io – come condiviso con voi – li ho concentrati, per cui questo è il primo anno nella storia del Ministero dell'ambiente che vengono concentrate le risorse nei parchi nazionali, in ragione, quest'anno, di 85 milioni extra ordinem, più i 10-12 milioni – recito a memoria – della cosiddetta gestione ordinaria. Quindi stiamo parlando di qualcosa di simile a 100 milioni di euro.
  In questo modo si dà la possibilità di fare una progettazione e si avvia un grande rilancio dei parchi nazionali. Tutti i parchi nazionali hanno partecipato al bando, quasi tutti hanno visto soddisfatte le loro richieste, Pag. 7 e sono stati attori principali, nel senso che non ho imposto io cosa dovevano fare: ho dato loro lo spazio per esporre le proprie proposizioni e ogni Parco mi ha proposto quanto riteneva, che è diverso per ogni Parco, perché anche la geografia è ovviamente diversa. Quest'anno conto di concentrare ancor di più le risorse e di superare i 100 milioni di euro, ovviamente distribuiti come abbiamo detto.
  Abbiamo, in particolare, individuato altri siti per la designazione completa delle cosiddette ZSC, le zone speciali di conservazione. Voi sapete che è aperto, contro l'Italia una procedura di infrazione, e già nell'anno 2018 io ho firmato oltre duemila nuove zone speciali di conservazione. Vi aggiorno a braccio: adesso ne mancano, perché stamattina ne ho firmate altre quattro, più o meno settanta in ordine alle più di tremila che mancavano. Ormai stiamo definitivamente uscendo dalla procedura di infrazione e stiamo procedendo con grande velocità. Devo dire che non è merito solo del Ministero dell'ambiente, della mia struttura, ma anche delle regioni che ho fortemente sensibilizzato e che mi stanno dando risposte. Devo dire la verità, tutte le regioni, non ce n'è una diversa dall'altra, mi stanno dando queste risposte. Quindi stiamo lavorando molto in questo senso.
  Abbiamo anche altre questioni come le Alpi Giulie e l'area del Po grande che hanno avuto il nuovo riconoscimento UNESCO, che mi sembra una cosa significativa da tutti i punti di vista, che ci riporta anche a quell'opzione del decreto-legge Clima che sono i caschi verdi. Non hanno nulla di militare, è una terminologia per evocazione: sono esperti di ISPRA, università, magari anche del CUFA (Comando Unità forestali, ambientali a agroalimentari dell'Arma dei Carabinieri), che aiutano però le riserve MAB-UNESCO a poter gestire meglio il loro territorio in un piano programmatico, quando si trovano molto spesso in difficoltà o economica o progettuale.
  Quindi noi gratuitamente mettiamo a disposizione l’expertise che abbiamo. Non c'è una militarizzazione delle riserve, lo voglio chiarire.
  Così come non posso che ringraziarvi come Commissione e come ramo del Parlamento per l'approvazione della legge cosiddetta «salva mare», perché avete fatto uno splendido lavoro. Adesso andrà al Senato; è una norma molto attesa e molto gradita, e soprattutto molto trasversale perché nasceva da quella che per quota parte era la cosiddetta opposizione di un tempo – vedo davanti a me l'onorevole Muroni che era una delle firmatarie – ed è stata accettata dall'allora compagine di Governo. Oggi il Governo è diverso, ma non è questo che conta, bensì la trasversalità della Commissione. Questo è un bel riconoscimento e di questo io veramente vi sono grato.
  Non dimentichiamo di tutto quanto fatto per le procedure di infrazione in ambito ambientale. Ho fortemente voluto che si creasse un rapporto sinergico con la Commissione europea per l'ambiente, sfociato in diversi incontri bilaterali, tecnici e politici, coinvolgendo attivamente tutti gli attori responsabili delle procedure di infrazione ambientale, tra cui alcune di notevole impatto sulla vita quotidiana dei cittadini. Pensate alle acque reflue e alla qualità dell'aria. Abbiamo – come ho detto prima – definito il «clean air dialogue» che – insieme all'Unione europea (l'abbiamo negoziato insieme a loro) ci aiuta finalmente a uscire dall'infrazione.
  Così come abbiamo anche risistemato, nel decreto-legge «clima», la vicenda della depurazione delle acque. Con il commissariamento, l'Unione europea ha osservato che avevamo quattro infrazioni europee sulla qualità delle acque e che soffrivamo di un'iperfetazione giuridica tale per cui i poteri assegnati al commissario erano a geometria variabile. Ovvero può fare delle cose per una determinata infrazione, ne può fare altre per un'altra. Questo è frutto di un sovrappiù giuridico, e legislativo ovviamente, degli ultimi dieci anni. Con il decreto-legge «clima» abbiamo – d'accordo con l'Unione europea, negoziando con loro le misure per uscire dall'infrazione europea – stabilito un solo percorso giuridico per il commissario alla qualità delle acque con poteri uguali per tutte le infrazioni, in modo tale che si abbia un Pag. 8referente unico, una modalità unica e, finalmente, anche un monitoraggio unico del sistema di tutela e di uscita dalle infrazioni. Questo con grande soddisfazione del commissario europeo uscente, Karmenu Vella, ma anche con il commissario europeo entrante, Sinkevičius, che ho incontrato e che conferma l'eredità della vecchia Commissione in ordine all'apprezzamento per l'Italia, che sta cominciando un percorso serio, rigoroso e anche molto contingentato per uscire dalle infrazioni europee.
  Anche grazie al vostro supporto, dal punto di vista legislativo, sono state individuate le risorse per il primo concorso al Ministero dell'ambiente, che dal 1986, dalla sua nascita, non ha mai fatto un concorso. Noi abbiamo sempre operato con mobilità, comandi, distacchi e chi più ne ha più ne metta. Adesso finalmente abbiamo avuto, grazie a voi perché in legge di bilancio, l'anno scorso, l'abbiamo ottenuto, il raddoppio della pianta organica del Ministero dell'ambiente e tra pochi giorni, il 18 e 19 dicembre di quest'anno, partiranno le prime prove scritte al FORMEZ per le prime assunzioni, che avranno un tempo tecnico – credo – di circa una decina di mesi.
  Così come la riorganizzazione del Ministero che nasce già nel 2018 e si estrinseca adesso, dal 1° gennaio 2020, con una norma che ci consente – e di questo sono grato a tutta la Commissione per le indicazioni che mi ha voluto cortesemente fornire – di avere, per la prima volta nella storia del Ministero dell'ambiente, una Direzione generale del mare, una Direzione generale sull'economia circolare e una Direzione generale sui rifiuti. Questa è oggi una Direzione generale che non guarda più al mondo dei rifiuti, ma guarda finalmente al mondo delle cose da fare e non delle cose dalle quali difendersi. Mi sembra una bella cosa, insieme al rinnovo organizzativo, ai Dipartimenti e quant'altro.
  Cerco di andare più veloce per rispettare i tempi che mi sono stati dati, ma temo di non riuscire a farcela. Se per voi va bene, considerato che avete dopo impegni pressanti, io vi enuncerei ciò che non è contenuto nella relazione, che deposito, e poi parlerei dell’end of waste, riservandomi di appuntare tutte le vostre domande e, nei tempi dati, di rispondere così come è possibile.
  Il primo obiettivo del nuovo corso del governo «Conte 2» è sicuramente la qualità dell'aria, il clima e le rinnovabili. Quindi PNIEC (Piano piano nazionale integrato energia e clima) 2030, che è stato definito dall'Unione europea come tra i migliori tre dell'Unione, che comunque è soggetto a rilievi, e noi lo stiamo già rivedendo (ha completato da poco l’iter in Commissione VAS), così come abbiamo firmato come Paese la cosiddetta «neutralità climatica al 2050». Il resto lo potrete leggere nel documento, se concordate.
  Sulla qualità dell'aria abbiamo già firmato accordi di programma, secondo me molto interessanti, con le regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto, Lazio, Umbria e Sicilia meno di dieci giorni fa; stiamo per chiudere con Toscana e Campania. Con le altre regioni che ne hanno necessità siamo in dirittura d'arrivo.
  Il secondo obiettivo è la prevenzione e la messa in sicurezza del territorio contro il dissesto e il rischio idrogeologico. Io aggiungo anche tutto il tema della desertificazione.
  Non vi ripeto ciò che vi ho detto del disegno di legge «cantiere ambiente», perché ve l'ho detto nelle premesse, però in realtà l’hardcore di questo percorso è proprio quello. Ormai i fondi ai commissari straordinari/presidenti della regione li stiamo dando tutti, non appena ci arriva un progetto: non abbiamo più nulla, nel senso che ci arrivano i progetti, il tempo tecnico di firmare le carte e i fondi arrivano. Abbiamo il tema però di strutturare il sistema, perché tu puoi comprimere i tempi fino a un certo punto, poi ci vogliono delle leggi. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri, ora è al Senato, immagino che all'inizio dell'anno nuovo vi dovrebbe arrivare sul tavolo.
  Terzo obiettivo è la prevenzione e il contrasto ai danni ambientali, alle ecomafie, alle terre dei fuochi. Anche qua molto rapidamente vi dico che stiamo rinegoziando questo discorso delle terre dei fuochi, e vi aggiornerò nelle prossime settimane; Pag. 9 contemporaneamente avevamo già nel precedente Governo iniziato a predisporre alcuni disegni di legge, raccogliendo la concertazione quasi completa di tutti i Ministeri interessati, però è chiaro che, cadendo il Governo e formandosene un altro, il percorso deve ricominciare. Quindi abbiamo ricominciato a diramare i testi e stiamo lavorando sul disegno di legge «risanambiente» (bonifiche), sul «tutelambiente» che cerca di prevenire più che di curare il danno e poi sul «terra mia», il disegno di legge che ha un peso più specifico di ordine repressivo. Vi parlai del danno, del DASPO ambientale, piuttosto che del concetto di confisca allargata, che dovrebbe chiudere finalmente poi tutto il percorso. Adesso siamo in quella fase.
  Per quanto riguarda le bonifiche vi dico che dal primo gennaio 2020, nell'ambito della riorganizzazione ministeriale, avremo anche qui una Direzione generale esclusivamente dedicata alle bonifiche. Oggi non è così. Oggi abbiamo una Direzione generale che si occupa del dissesto idrogeologico e delle bonifiche, che è eccessivo, perché parliamo di qualcosa di troppo grosso: non si riesce a seguire bene tutto. Invece grazie alla norma, che voi cortesemente avete votato, ho l'opportunità di cambiare il sistema organizzativo e dal primo gennaio avremo anche questo. Fermo restando che noi utilizziamo fondamentalmente per le bonifiche gli FSC (Fondi di sviluppo e coesione). Le risorse sono tante, l'Unione europea ci dice che c'è la massima disponibilità a darci tutte le risorse che occorrono, qualora si predispongano i progetti. Però bisogna completare l'iter dei progetti, il meccanismo ritorna sempre lì. Ecco perché una Direzione generale votata a quello, perché così abbiamo un interlocutore per tutti i SIN, per tutti i siti orfani che oggi hanno un interlocutore a mezzo servizio, perché la direzione si occupa anche del dissesto. Dal primo gennaio invece l'avremo a pieno servizio.
  Quarto obiettivo è la transizione ecologica dell'Italia verso un'economia circolare. Però io aggiungo, prima di parlarvi dell’end of waste, anche tutto ciò che riguarda i Criteri ambientali minimi (CAM). Vorrei che l'anno 2020 fosse l'anno dei CAM che cubano 170 miliardi, ma che oggi hanno uno sviluppo di circa il 15/20 per cento, quindi c'è tanto che si può fare per la tutela ambientale, e anche per creare un indotto fantastico. Immaginate il differenziale da coprire quant'è. Mi riferisco anche per il GPP (Green Public Procurement): gli acquisti della pubblica amministrazione in ordine alla tutela ambientale, che è già norma dello Stato e che però, nelle stazioni appaltanti, non è ancora forte. Lo dico perché vorrei che questo entrasse, con il vostro aiuto, in quello che la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (NADEF) ci ha consentito di avere: il collegato ambientale, che con l'inizio dell'anno sicuramente troverete tra i vostri lavori e che io vorrei che spingesse molto l'economia italiana in questa direzione, avendone le cubature economiche e le possibilità.
  Non dimentichiamo che le tecnologie ambientali italiane sono le prime al mondo da questo punto di vista, e mi sembra che su questo possiamo fare un grandissimo lavoro. Inoltre ovviamente nel 2020 abbiamo come obiettivo quello di ridefinire, nell'ordinamento nazionale, tutto il pacchetto cosiddetto «rifiuti» del pacchetto ambiente dell'Unione europea che dobbiamo recepire necessariamente, e che vogliamo recepire.
  Vado sempre più veloce. Il quinto obiettivo è la valorizzazione del patrimonio ambientale e paesistico, quindi mi riferisco in particolare ai parchi nazionali. Vi ho già illustrato il concetto di ZEA (zone economiche ambientali), che troverete nel decreto-legge «clima» già dalle prossime settimane nell'agenda dei vostri lavori, ma tutto il sistema rete Natura 2000, le zone speciali di conservazione (ZSC) – come vi ho detto, ormai stiamo per uscire dalla procedura di infrazione – così come incrementare il patrimonio MAB-UNESCO.
  Vi ho già illustrato la questione, collegata con i soggetti che la possono sostenere, cioè i caschi verdi, e con il ruolo di player fondamentale di ISPRA e del sistema agenziale in questa vicenda, così come delle aree marine protette. Pag. 10
  È mia aspirazione avere altre quattro nuove aree marine protette nella legge di bilancio di quest'anno, e di coinvolgere sempre di più gli enti locali per poterne fare altre. Abbiamo una necessità, per esempio penso alla Puglia dove forse riusciamo a fare nel 2021 – prima è impossibile – l'area marina protetta più grande d'Italia, lungo tutta la costa di fronte all'Albania per intenderci. Sono – vado a memoria – nove comuni, tra i quali in questo momento due ancora sono un po’ «freddini». Ho intenzione di coinvolgerli. Lo dico perché diventa un'occasione molto importante e ci pone al centro, anche internazionale, della tutela ambientale marina, fermo restando che non danneggi il mondo della pesca, perché è dimostrato che, dove c'è una pesca compatibile con l'area marina protetta, il trend degli affari addirittura cresce. Per cui è una preoccupazione che non rileva in questo senso ed è dimostrabile scientificamente.
  Sesto obiettivo: la crescita sostenibile, innovativa e ambientalmente virtuosa del Paese, puntando ad uno sviluppo di qualità, alla tutela del territorio e della salute dei cittadini, con il miglioramento e la semplificazione dei sistemi di valutazione ambientale. Qua rientra in quello che ho detto all'inizio del mio incontro – non vi leggo tutto, perché il tempo non ce lo consente – che significa in buona sostanza articolo 1 e 1-bis del decreto-legge «clima»: la programmazione pluriennale, che supera il concetto di Governo e supera il concetto di legislatura. Qui parliamo di decenni. Questo ci consente di pianificarlo bene oltre che di progettarlo. Poi c'è tutto il tema di diffondere i sistemi di certificazione europea a basso impatto (ELMAS, Ecolabel e quant'altro), e tutto il sistema green, anche con brand green (un green Italy da questo punto di vista), che ci consente di utilizzare, in una logica produttiva, i brand che abbiamo per la cosiddetta ecologia integrale. Voi sapete meglio di me che è un tema che appartiene al mondo della Chiesa, che lo vede sotto un certo aspetto e che noi decliniamo dal punto di vista laico.
  In conclusione, vi posso assicurare, com'è nel mio stile che è il più istituzionale possibile, anche per la mia storia professionale (io ho sempre l'abitudine di ascoltare e di condividere con tutti), che a me interessano le migliori idee: non mi interessa una bandierina, non mi è mai interessato, e chi mi conosce lo può confermare. Se c'è una buona idea, la si sposa e, se la si può condividere, la si condivide. Talvolta voi mi avete rappresentato, a giusta ragione, che io sono un po’ assente da questa Commissione: cercherò di essere più presente possibile; consentitemi il concetto di «possibile», perché talvolta io non riesco ad essere presente nemmeno di notte a dormire. Ci sono a volte giornate incredibili come queste degli ultimi due mesi, per motivi ovviamente legati alla legge di bilancio, al decreto-legge «clima» e per altre vicende che leggete sui giornali, per cui a volte è complicato. Vi assicuro la mia massima disponibilità e lo assicuro alla Commissione nella sua totalità, non solo ad alcuni dei suoi membri.
  Sull’end of waste, facendo proprio i salti mortali, nel nostro ordinamento la disciplina europea sulla cessazione della qualifica di rifiuto è recepita – chiariamo un attimo il passaggio – dall'articolo 184-ter del cosiddetto TUA, il testo unico ambientale, il quale indica le condizioni che devono ricorrere perché un rifiuto cessi di essere tale. Tuttavia in passato la disposizione non indicava il procedimento da adottare per raggiungere nella pratica l'attuazione dell’end of waste, così si è determinato un impasse a seguito della sentenza del Consiglio di Stato del febbraio del 2018, che ha richiesto un necessario intervento legislativo volto a consentire alle autorità competenti il rilascio dei provvedimenti autorizzatori contenenti i criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto, nel rispetto di criteri e condizioni puntualmente definiti ed uniformi.
  Sapete che c'è stata una norma inserita nella legge di conversione del decreto-legge cosiddetto «sblocca cantieri», la legge 14 giugno 2019, n. 55, ma in realtà la norma che ha definito meglio l’end of waste è quella intervenuta con la legge di conversione del decreto-legge recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la Pag. 11risoluzione di crisi aziendali, la legge n. 128 del 2 novembre 2019, che ha riscritto la disciplina inerente alla cessazione della qualifica di rifiuto apportando modifiche ed integrazioni all'articolo 184-ter, di cui dicevo poc'anzi.
  Segnatamente il recente intervento normativo consente, in mancanza di criteri specifici adottati con appositi decreti del Ministero dell'ambiente, che le autorizzazioni, di cui agli articoli 208, 209 e 211 di cui al Titolo III-bis, della Parte II, del Testo unico ambientale (TUA), siano rilasciate o rinnovate nel rispetto delle condizioni di cui all'articolo 6, paragrafo 1, della direttiva n. 2008/98, nonché sulla base di criteri dettagliati, definiti nell'ambito dei medesimi procedimenti autorizzativi che includono: materiali di rifiuto in entrata ammissibili ai fini delle operazioni di recupero; processi e tecniche di trattamento consentiti; criteri di qualità per i materiali di cui è cessata la qualifica di rifiuto, ottenuti dalle operazioni di recupero in linea con le norme di prodotto applicabili, compresi i valori limite per le sostanze inquinati, se ne necessitano; requisiti affinché i sistemi di gestione dimostrino il rispetto dei criteri relativi alla cessazione della qualifica di rifiuto, compresi il controllo della qualità, l'automonitoraggio e l'accreditamento, se del caso; infine, un requisito relativo alle dichiarazioni di conformità.
  Inoltre la legge n. 128 del 2019 ha introdotto, dopo il comma 3, dell'articolo 184-ter, del testo unico ambientale (TUA), ulteriori disposizioni volte a disciplinare un meccanismo di controllo a campione ex post, volto a verificare la conformità delle modalità operative e gestionali degli impianti di riferimento, ivi compresi i rifiuti in ingresso, i processi di recupero e le sostanze o oggetti in uscita, agli atti autorizzatori rilasciati, nonché alle condizioni di cui al comma 1, del predetto articolo di riferimento.
  Vi risparmio tutta la procedura di controllo, perché è una procedura tecnica, e vi dico che le autorizzazioni, di cui agli articoli 208, 209 e 211 del testo unico ambientale, in essere alla data in entrata in vigore della legge n. 128 del 2019 o per le quali è in corso un procedimento di rinnovo che risultano scadute, ma per le quali è presentata l'istanza di rinnovo entro centoventi giorni dalla predetta entrata in vigore della norma, sono fatte salve e sono rinnovate – questo è importante – nel rispetto del citato articolo 184-ter.
  In ogni caso si applicano gli obblighi di aggiornamento di cui al comma 7, nei termini e con le modalità del comma previsto. I nuovi obblighi di comunicazione si applicano anche alle autorizzazioni già rilasciate alla data in entrata in vigore della legge n. 128. Parliamo di comunicazione.
  Le autorità competenti effettuano i prescritti adempimenti nei confronti dell'ISPRA nel termine di centoventi giorni dalla predetta data di entrata in vigore. Inoltre, al fine del rispetto dei principi di trasparenza e di pubblicità, la disposizione normativa introdotta dalla norma de quo ha istituito presso il Ministero dell'ambiente il registro nazionale per la raccolta delle autorizzazioni rilasciate, che prima non c'era, e delle procedure semplificate, concluse ai sensi dell'articolo 184-ter. A tal fine le autorità competenti, al momento del rilascio, comunicano al Ministero dell'ambiente i nuovi provvedimenti autorizzatori emessi, riesaminati e rinnovati, nonché gli esiti delle procedure semplificate avviate per l'inizio di operazioni di recupero dei rifiuti. Le autorità competenti provvedono agli adempimenti di cui alla norma.
  Da ultimo, al fine di assicurare lo svolgimento delle attività istruttorie concernenti l'adozione dei decreti previsti nell'articolo di riferimento, è istituito un gruppo di lavoro presso il Ministero dell'ambiente. Quindi l'abbiamo anche un minimo rinforzato.
  Presso il Ministero dell'ambiente è già operativa una piattaforma informatica («MonitorPiani»), utilizzata dalla Direzione generale rifiuti (che prossimamente sarà «per l'economia circolare») per le attività di rendicontazione alla Commissione europea sullo stato delle procedure di predisposizione dei piani regionali di gestione dei rifiuti. Questo collima perfettamente con il pacchetto rifiuti e con ciò che Pag. 12la Commissione ambiente ci ha chiesto, anche per rimanere fuori dall'infrazione. Al fine della realizzazione del registro delle autorizzazioni e in attesa degli sviluppi del registro elettronico nazionale – che è il punto di caduta – la piattaforma «MonitorPiani» sarà implementata con una sezione dedicata proprio all'articolo di cui trattasi.
  Chiudo aggiornandovi sull'iter della procedura autorizzatoria di alcuni decreti end of waste, che sono sul tavolo del Ministro.
  Gomme vulcanizzate: Istituto superiore di sanità e ISPRA hanno formulato un parere definitivo sulle modifiche apportate alla prima bozza di decreto a seguito delle osservazioni dell'Unione europea, il decreto è stato inviato dal mio Ufficio legislativo al Consiglio di Stato per il parere definitivo prima della pubblicazione. Quindi siamo proprio all'ultimo miglio per le gomme vulcanizzate. Voi sapete che è già stato firmato quello dei prodotti assorbenti per la persona. Il pastello di piombo è in attesa del parere dell'Istituto superiore di sanità per poterlo poi depositare in Consiglio di Stato. Plastiche miste: di nuovo Istituto superiore di sanità ISS e Consiglio di Stato. Carta da macero: stessa cosa. Rifiuti inerti da spazzamento delle strade: stessa cosa. Quindi siamo a buon punto per questi quattro, ma in un ottimo punto per le gomme vulcanizzate: ce la dovremmo fare proprio all'inizio dell'anno.
  Stiamo abbastanza bene, perché entro al massimo tre mesi da oggi, dovremmo definire per il passaggio a ISPRA e all'Istituto superiore di sanità i rifiuti da costruzione e demolizione, che rappresentano oltre cinquantuno milioni di metri cubi su base annua, tantissimo. Poi abbiamo i rifiuti di gesso, il pulper, il soil washing, gli oli alimentari esausti, i fanghi da frazione organica del rifiuto solido urbano (FORSU), le plastiche miste dal recupero chimico, i rifiuti tessili, il vetro sanitario, vetroresina, ceneri d'alto forno e rifiuti d'acciaieria. Per questi si stima che occorra, da oggi, un tempo compreso tra nove e dieci mesi.
  Quindi nel corso dell'anno prossimo, tranne intoppi di natura giuridico-amministrativa, tutti questi, complessivamente diciassette, per oltre cinquantacinque milioni di metri cubi su base annua, non saranno più rifiuti, ma saranno materie prime seconde e quindi usciranno dal sistema dei rifiuti, entreranno nell'economia circolare, ed è il motivo per cui io ho costituito una Direzione generale economia circolare. Ce l'ho fatta, Presidente?

  PRESIDENTE. Sono sincero, in questa Commissione sono alcune settimane che stiamo rasentando la perfezione, come in questo caso, e proprio adesso ci tengo particolarmente, perché è giusto che ogni gruppo possa avere il tempo per poter almeno porre delle domande.
  Do quindi ora la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questioni o formulare osservazioni.

  GIUSEPPINA OCCHIONERO. Grazie presidente. Io cercherò di essere brevissima. La prima sarà più che altro una riflessione. Lei ha prestato e continua a prestare molta attenzione all'ambiente, quindi ritengo che sia giusto farlo per l'agenda di Governo, per cui la ringrazio personalmente, a nome credo anche di tutti gli altri commissari.
  Apprezzo e condivido anche quanto ha detto circa la necessità, rispetto a questi temi, di superare gli ostacoli e i recinti partitici per cercare di apportare miglioramenti continui al tema dell'ambiente che è caro a tutti noi, perché è lo «scatolone» in cui tutti noi viviamo.
  Lei ha parlato, tra i vari punti, di plastic free, di plastic tax, ha parlato di azioni all'avanguardia, di necessità di azioni che coinvolgano non solo il tessuto locale, ma anche quello nazionale e, ancor di più, quello europeo, e ha parlato di ecosostenibilità, collegata al necessario investimento per il miglioramento e lo slancio continuo di attività produttive, per cui mi chiedo: nel discorso della plastic free è chiaro che è necessario sempre più, secondo me, in maniera forte un programma di accompagnamento non solo culturale, ma per arrivare all'eliminazione della plastica è necessaria la rigenerazione della stessa attraverso azioni concrete, che possano anche aiutare tutti Pag. 13gli imprenditori che vivono di plastica. Quindi mi chiedo quali sono le azioni concrete che il Governo intenda mettere in campo.
  Un altro punto che mi interesserebbe sviluppare è quello che riguarda la riconversione e la riqualificazione idrica, oltre a quella energetica. Lei ha parlato chiaramente della realizzazione di un «green new deal», su cui siamo tutti d'accordo. Anche su questo rifletto sulla riqualificazione idrica, anche alla luce dell'eccessiva urbanizzazione e delle crescenti attività agricole intensive, che forse portano ad una trasformazione artificiale dei corsi d'acqua, creando problemi di sicurezza sia idrica sia rispetto ai problemi di scarsa qualità ecologica. Forse sarebbero necessarie delle strategie innovative di gestione del territorio e delle tecniche di intervento sui corsi d'acqua, anche in relazione al più grave e grande problema, purtroppo attuale, della prevenzione del rischio idrologico e di dissesto idrologico di cui purtroppo le cronache tutti i giorni ci parlano.

  VINCENZA LABRIOLA. Grazie presidente. Ministro, ci manca quando non viene, quindi accogliamo volentieri la sua proposta di venire in Commissione, quando è disponibile.
  Vado per punti, molto sinteticamente. Per quanto riguarda il sistema energetico nazionale adesso c'è una competenza che è in capo alle regioni; lei non pensa che per avere una visione di energia, anche per andare incontro alle richieste dei trattati firmati, come gli accordi di Parigi 2015, la competenza sulla strategia energetica nazionale debba tornare in capo al Ministero dell'ambiente?
  Per quanto riguarda la demolizione e la bonifica delle aree industriali dismesse, questo tema è stato inserito, su indicazione del gruppo di Forza Italia, nel parere della relatrice di maggioranza, se non sbaglio nel decreto-legge fiscale: che strategie il Governo intende mettere in campo per poter dare un segnale forte sul recupero di queste aree industriali dismesse e, conseguentemente, le bonifiche? C'è un piano che prevede il Governo o, nell'ottica della collaborazione tra Ministero e Governo, possono anche arrivare delle indicazioni da parte delle opposizioni, anche con una proposta di legge? O in tal senso il Governo intende promulgare un decreto?
  Per quanto riguarda il destino delle piattaforme offshore dismesse e gli impianti di trivellazione, il mondo scientifico si divide tra opportunità di conservazione delle specie marine ed eliminazione delle stesse: qual è l'intenzione, l'idea del Ministro su questa tematica?
  Lascio alla fine il caso Ilva, giusto per fare un paio di osservazioni. Sulle cosiddette «tasse etiche» (plastic tax, sugar tax) quello che a noi più di tutto è saltato all'occhio è come queste non vadano a coprire un fondo per il recupero ambientale, non vengano utilizzate dal suo Ministero per fare interventi di politiche ambientali, ma vadano a finire nella fiscalità generale, quindi, se qualcuno paga, per quanto riguarda le tasse ambientali, secondo noi sarebbe opportuno che queste risorse fossero in capo al Ministero per accelerare alcune politiche su cui siamo in ritardo.
  Per quanto riguarda il caso Ilva si parla spesso ultimamente dello scudo penale, ma si vuole mettere più che altro una norma generale. Su questo punto io non sono molto d'accordo perché mi sembrerebbe una forzatura e mi sembrerebbe che con questa norma generale si andasse a stralciare il principio «chi inquina paga», perché siamo consapevoli che lo scudo penale lì serve per produrre in primis e, conseguentemente, per ambientalizzare. Tant'è vero che la norma inserita dal governo «Conte 1» non andava bene neanche ad ArcelorMittal, che avrebbe risentito degli effetti della modifica della norma sullo scudo penale. Quindi, secondo noi, questa modifica più generale della norma straccerebbe il principio «chi inquina paga». Aspettiamo di vedere come evolve la situazione, anche perché non penso che, pur richiedendo la sua ennesima audizione sul tema specifico, lei possa venire, visto che la situazione è ancora aperta e si aspetta di capire in che direzione il Governo vada.
  Le domande sarebbero tante, però vorrei proporre una sfida. C'è una mia proposta Pag. 14 di legge che riguarda una Commissione d'inchiesta sulle bonifiche, per capire quali sono i meccanismi per cui spesso le bonifiche si bloccano. Ricordiamo che nel caso Ilva, a fronte di 2 miliardi, sono stati spesi dai commissari straordinari in quattro anni solo 600 milioni. Le somme sono sempre queste, quindi secondo noi una Commissione d'inchiesta che indaghi i meccanismi che non funzionano nelle bonifiche sarebbe un'ottima indicazione, un'ottima strada da perseguire. Poi si può cambiare anche con un'indagine conoscitiva, però capire quali sono i cavilli tecnici per cui le bonifiche in questo Paese non riescono ad andare avanti mi sembra opportuno. Spesso poi le toppe sono peggio del buco, perché la messa in sicurezza passa spesso come bonifica andando a causare solo danni. Penso che il punto sul tema dovremmo farlo.

  TOMMASO FOTI. Grazie presidente. Io ringrazio innanzitutto i colleghi Butti e Trancassini per avermi dato l'opportunità di interloquire direttamente con lei.
  Faccio una premessa di questo tipo: io ho seguito con attenzione, anche sotto il profilo politico, quanto lei ha detto in termini di apertura e ritengo che il suo sia, però, un Ministero prettamente politico e di scelte politiche, quindi mi permetto di sottolineare al riguardo che fino ad oggi – e non è passato poco, a dire il vero, dall'inizio della legislatura – ogni proposta che Fratelli d'Italia ha fatto in termini ambientali, se è andata bene, è stata respinta. In altri casi si è preferito scegliere la strada dell'inammissibilità della proposta.
  Mi permetto di dire che mi auguro che in quel provvedimento che è oggi al Senato, il disegno di legge «cantiere ambiente», ci sia anche la possibilità di poter trovare almeno un terreno di confronto, atteso che fino ad oggi – devo dirlo sinceramente – ce n'è stato poco. Ce n'è stato poco anche con lei direttamente, e ritengo che ce ne sarà ancora meno, atteso che purtroppo lei è dotato soltanto di un Sottosegretario che si deve dividere, tra l'altro, tra Camera e Senato. Quindi sotto questo profilo, rispetto al passato, vi è e vi sarà anche un deficit di rapporto sotto il profilo numerico, perché poi sappiamo benissimo che Camera e Senato si riuniscono più o meno, come Commissioni, negli stessi orari e il «ne bis in idem» penso che mai come in questo caso valga.
  Mi permetto di fare alcune osservazioni. Non farò qui il processo all'idea della plastic tax, anche se debbo dire che, per come è stata impostata e rappresentata, è un «fuor d'opera». Lei sa meglio di me che vi sono addirittura dei distretti industriali all'avanguardia nella plastica e che oltretutto hanno il pregio di essere esportatori di materia a riguardo, quindi intervenire in questo modo, direi un po’ draconiano, con una norma che tra l'altro giova poco all'ambiente e seppellisce l'industria mi sembra un raro esempio di miopia politica.
  Al di là di questa valutazione, debbo dire che la sua idea di creare delle nuove Direzioni generali non necessariamente penso vada a realizzare un obiettivo, che invece è un obiettivo prima di tutto politico e poi legislativo. Faccio un esempio. Lei ha parlato dell’end of waste, noi abbiamo affrontato il tema in un'indagine conoscitiva: non voglio anticipare il risultato, però mi sia consentito di dirle che tutti coloro che abbiamo audito hanno espresso tonnellate di critiche nei confronti del Ministero dell'ambiente e dei modi con i quali ci si rapporta con lo stesso Ministero.
  Penso che sotto questo profilo, anche sotto il profilo meramente didattico, non sarebbe male se, una volta che è stata istituita la Direzione per l'economia circolare, qualcuno prenda il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva che verrà fatto da parte di questa Commissione con tutti gli allegati e se lo legga, perché non sarà solo un elemento di arricchimento personale, ma – io penso – gioverebbe anche al funzionamento del sistema, soprattutto del Ministero in quanto tale.
  Lo dico perché l'idea che passa è che si sia creato, tra politica sulla plastica, economia circolare, una serie di barriere allo sviluppo, anche economico, di questo Paese che non deve e non può passare. Non possiamo passare come una macchina per divieti. Possiamo passare come un Parlamento che si occupa di alcuni temi e contempera Pag. 15 le esigenze dell'opinione pubblica, così come le esigenze del mercato.
  Proprio per questo ragionamento, so che lei non si è espresso al riguardo, vi sono anche delle uscite da parte di alcuni suoi colleghi che hanno, a cascata, delle conseguenze per quanto riguarda il Ministero da lei diretto. Il ministro Patuanelli dice che si deve chiudere il settore delle estrazioni degli idrocarburi e preannuncia il «phasing out». L'aumento della produzione delle rinnovabili, fino quantomeno al 2050, non sarà in grado di sostituire totalmente le fonti fossili: allora come diventa possibile sostenere una neutralità climatica di questo processo, quando sappiamo benissimo che vi saranno delle maggiori emissioni prodotte dal processo logistico di importazioni, via mare, di gas e petrolio? Già questo è un manifesto di natura politica, ma sappiamo benissimo che, sotto il profilo tecnico, non realizzerà alcuna questione e alcun saldo positivo, per cui mi chiedo perché farlo.
  Vado a un altro tema che lei ha affrontato. Oggi devo dire che, contrariamente al presidente Conte, lei almeno uno spaccato l'ha fatto. Ieri erano 11,5 miliardi a disposizione, in generale, per quanto riguarda la vicenda delle frane e quant'altro, lei oggi almeno ha correttamente spacchettato dicendo che 5 miliardi sono per le emergenze, 6,5 miliardi sono per gli interventi strutturali. Anche sotto questo profilo, Ministro, le faccio notare che essere quasi a una parità di stanziamenti tra emergenze e interventi strutturali significa purtroppo che gli interventi strutturali non sono mai stati fatti e che il lato delle emergenze ormai sta scavalcando ogni intervento strutturale. Ma anche sotto questo profilo lei diceva che cercheremo di modificare la natura degli interventi per togliere burocrazia: a me pare – lo dico spogliandomi della veste di deputato e avendo una certa esperienza amministrativa, perché sono stato trentanove anni in Consiglio comunale, quindi qualcosa penso di averlo maturato, solo perché sono entrato a diciannove, e a preferenze, non per cooptazione – che vi sia una grossa difficoltà degli enti locali. E le sto parlando di un comune capoluogo, pensi ai comuni che – come ha detto lei – non hanno neanche, spesso e volentieri, il tecnico comunale e hanno i segretari comunali a scavalco, gente che segue tre, quattro, cinque, sei comuni in una settimana, si figuri che situazione c'è, che sono praticamente impossibilitati nell'accedere a questi contributi.
  Io personalmente penso – e glielo dico chiaramente – che sarebbe di gran lunga più produttivo cercare un accordo con le singole regioni, fare delle conferenze dei servizi sui singoli interventi e poi delegare anche a stazioni appaltanti, come potrebbero essere quelle della provincia, che un'esperienza ce l'hanno a riguardo, perché, una volta che abbiamo stabilito il finanziamento, attenzione che poi c'è tutta la parte della gara che spesso diventa peggio della parte propedeutica.
  Anche sotto questo profilo l'accorciamento della filiera può passare anche attraverso l'utilizzo di enti che, non essendo stati aboliti, un'esperienza l'hanno maturata al riguardo, e – non vorrei sbagliare – forse hanno ancora una competenza specifica al riguardo, al di là della riforma Delrio. La riforma Delrio non ha spogliato del tutto le province della materia ambientale, come non le ha spogliate da alcune altre materie, tipo le scuole e i lavori pubblici.
  L'ultima questione che mi permetto di porre è quella delle bonifiche. Sotto il profilo delle bonifiche ce ne sono di vari livelli, io però mi permetto di farle una proposta/sfida: lasciamo anche una quota parte per i comuni, che hanno dei problemi di bonifiche da parte di privati che magari sono falliti e quant'altro, per andare all'esproprio di quei terreni a condizione che la bonifica poi porti a realizzare un'area verde in quella zona. Io dico: c'era un'industria, era un'industria insalubre di prima classe, è fallita, ci sono 1,5 milioni, 2 milioni di euro da spendere per riuscire a fare la bonifica, benissimo! Una volta che avete fatto la bonifica, poi non è che andate a realizzare degli appartamenti, delle case o quant'altro. Realizzate un parco.
  Caffaro: guardi, mi porta su un terreno che conosco bene, perché Caffaro è entrato Pag. 16la prima volta all'inizio degli anni Duemila come percorso di bonifica e attualmente Caffaro, come tutta la provincia di Brescia, sappiamo in che condizioni è. Diciamo che è quella che è andata meglio dei siti individuati, ma anche con i siti individuati lei sa che ad ogni finanziaria se ne sono aggiunti due o tre, in compenso le risorse a disposizione sono sempre rimaste le stesse. Quindi le faccio questa richiesta, proprio su quegli interventi di bonifica che non sono compresi in quell'elenco delle bonifiche chiamiamole principali, strutturali, ma di quelle bonifiche che potrebbero servire ai singoli territori, dove molto spesso l'assenza di risorse fa lasciare uno status quo che è dannoso per l'ambiente e, soprattutto, per coloro i quali poi lo frequentano al di là dei divieti che ci sono.

  UGO PAROLO. Grazie presidente. Signor Ministro, io ero intervenuto anche in occasione della sua prima audizione, nel governo «Conte 1», quello originale, e all'epoca ho avuto modo di apprezzare il programma che lei aveva illustrato e anche successivamente – non ho difficoltà a riconoscere pubblicamente, abbiamo avuto modo di conoscerci e di portare avanti anche alcuni temi che riguardavano la comune attività – ho apprezzato la sua modalità, anche pragmatica, di svolgere il ruolo di Ministro, e non a caso è uno dei pochi Ministri confermato nel ruolo. Questo naturalmente ci fa molto piacere. Lei peraltro ha illustrato una gran parte dell'attività svolta con il Governo precedente, quindi non può che trovare il nostro consenso.
  Ci sono naturalmente delle questioni che ci vedono su posizioni differenti, come è legittimo che sia, soprattutto in relazione alle forze politiche che sostengono la maggioranza. Un tema è quello generale dei rifiuti con una visione che non sempre coincide con quella del Ministero e con quella di alcune forze di maggioranza; un altro tema è quello per esempio dell'utilizzo del ciclo integrato delle acque, della questione acqua pubblica. Ho portato due temi generali, ma ne potremmo portare altri. Però ci sono tante tematiche che ci devono vedere uniti, perché – e qui mi rifaccio a quello che lei dice spesso – l'ambiente non può permettersi divisioni, soprattutto perché è una tematica che poi riguarda le future generazioni.
  In relazione a quello che lei ha detto, mi permetto di dire che forse ha dimenticato un aspetto. Anzi, prima le dico che ha toccato delle questioni che sono sicuramente condivisibili: una visione internazionale della politica in tema di ambiente è assolutamente necessaria – pensiamo al tema del «plastic free», alle polemiche che sono nate in questi giorni in Italia e a quello che ha detto proprio adesso il collega che mi ha preceduto in relazione agli effetti che si possono produrre sul sistema economico – ma, se dimentichiamo o fingiamo di non vedere che il tema vero è la modalità con cui queste questioni vengono trattate dai Paesi emergenti, evidentemente non risolviamo alcun problema. Quindi assolutamente positiva questa visione.
  Assolutamente condivisibile una visione di carattere programmatico che vada oltre una visione dell'arco temporale della durata del Governo, però forse un tema che dovrebbe trattare con maggiore attenzione è quello della comunicazione. Alcune misure che potrebbero anche avere degli aspetti positivi, se comunicati in maniera sbagliata – e mi rifaccio ancora in questo caso all'intervento del collega Foti – possono produrre degli effetti devastanti. Banalizzo, ma per capirci, il tema della cosiddetta tassa sulle merendine che è stato banalizzato: se con forza si fosse detto che i maggiori introiti che vanno a colpire le grandi multinazionali sarebbero stati destinati, per esempio, ai piccoli imprenditori a «chilometro zero» che producono le merendine in aree interne, in aree di montagna, in modo tale da renderli competitivi nei confronti delle scuole per fornire dei cibi di qualità ai nostri cittadini, probabilmente questa misura sarebbe stata compresa in maniera assolutamente diversa. Ho fatto semplicemente un esempio, ma ce ne sono tanti altri.
  Lei giustamente ha parlato di una visione a lungo termine. Io le vorrei dire che intanto un'occasione la perdiamo con il decreto-legge «clima», perché – come lei sa – questo importante provvedimento, che Pag. 17lei stesso ha definito strutturale, di durata pluriennale, anche oltre la durata del Governo, questo ramo del Parlamento dovrà approvarlo senza poter intervenire in alcun modo, perché non ci sono i tempi. Quindi personalmente capisco assolutamente la scelta dello strumento del decreto-legge come forma per legiferare, però lei capisce che questa, a tutti gli effetti, può configurarsi come una legge-quadro, quindi sarebbe stato molto più corretto, anche per le finalità che io so che lei condivide con serietà, per consentire di raggiungere queste finalità, avere un ampio dibattito e un contributo da parte di tutti. Questo non sarà possibile purtroppo sul decreto-legge «clima». Perdiamo un'occasione.
  Vorrei vederla in maniera positiva e, siccome è in itinere il collegato ambientale, da questo punto di vista io le chiederei la possibilità di avere i tempi e i modi di condividere dentro il collegato ambientale tante questioni che oggi non potremo discutere per necessità di scadenza del decreto-legge. Qui ci sono delle tematiche che, a mio modo di vedere, potremmo certamente approfondire e affrontare: una è quella della semplificazione che lei più volte ha citato. Non sarà semplice, condivido le osservazioni del collega Foti. Noi abbiamo un sistema strutturato che sostanzialmente si basa sulla mancanza di fiducia: lo Stato non si fida degli enti locali; gli enti locali non si fidano dei cittadini; i cittadini non si fidano dello Stato, quindi costruiamo un impalcato normativo che mira soprattutto a impedire sempre che qualcuno faccia il furbo invece che mirare a far funzionare le cose. E smontare questo sistema non è assolutamente facile. Si può tentare qua e là di fare qualcosa.
  Così come, per stare nel buonsenso, mi rendo conto che non sarà possibile rivedere integralmente la legge-quadro sui parchi, la n. 349 del 1991. Stiamo parlando di una legge che ha trent'anni, però nel collegato ambientale potremmo toccare delle norme che potrebbero consentirci di adeguare, almeno nelle parti più critiche, questa legge, anche con la nuova visione che abbiamo sulle aree protette, che lei più volte peraltro ha illustrato.
  Lei ha parlato dei fondi che sono stati garantiti ai parchi, fondi extra rispetto ai fondi ordinari, e giustamente ha aggiunto che quasi tutti i parchi hanno avuto modo di poterne usufruire. Lei sa, io sono, in modo forse anche del tutto immeritato, presidente del Comitato di coordinamento del più grande parco nazionale (il parco dello Stelvio), che è affidato alla gestione degli enti locali che si autofinanziano, soprattutto grazie alle due province autonome di Trento e Bolzano. Ora, che questo parco non debba avere diritto ai fondi ordinari è pacifico, ma, se il Parlamento o il Governo dispongono di fondi straordinari, questi devono andare anche a quel parco. E qui, per un cavillo interpretativo degli uffici, purtroppo sembra che non sia possibile procedere.
  Le vorrei dire un'ultima cosa. Le zone economiche ambientali che sono previste nel decreto-legge «clima» sono un inizio, sono un'idea assolutamente positiva: sarebbe il caso di allargarle non solo alle imprese, ma anche ai cittadini che intendono restare nei territori e che intendono investire in qualità ambientale. Ovviamente mi rendo conto che questo, soprattutto per la Ragioneria dello Stato, comporta un costo. In realtà non sarebbe così, perché il prodotto maggiore introdotto garantirebbe la copertura, ma sappiamo che la visione ragionieristica è questa. Questo è uno stimolo a fare di più.
  L'ultimo appunto. Il suo Ministero si chiama Ministero dell'ambiente, del territorio e del mare, non dico che dovrebbe chiamarsi anche della montagna, però le ricordo che il 50 per cento del territorio del nostro Paese è montagna. Io vengo da una regione che è la prima in Italia in tema di produzione agricola. Tutti pensano alla Lombardia come una regione industriale: è la prima regione agricola; è la prima regione come patrimonio forestale; è la regione che ha i più grandi laghi d'Italia, però questa regione, che ha dieci milioni di abitanti, ha nove milioni di abitanti che risiedono nel 50 per cento del territorio e un milione che risiede nel rimanente 50 per cento. Questa è sostanzialmente la fotografia del nostro Paese, non solo della regione Lombardia. Pag. 18Credo che il Ministero dell'ambiente dovrebbe occuparsi anche di questa cosa, soprattutto anche chiedendo, in armonia con quello che prevede la convenzione europea del paesaggio – questo glielo avevo ricordato anche nella prima audizione –, di occuparsi anche di paesaggio.
  Il paesaggio non è un aspetto settoriale e solo di carattere culturale: non può essere trattato solo come una materia culturale, ma è una materia trasversale che comprende più tematiche, così come viene definito correttamente dalla convenzione europea del paesaggio, e starebbe a suo agio al Ministero dell'ambiente, perché lì potrebbe essere trattato in maniera adeguata, e sicuramente tante questioni le risolveremmo in maniera più adeguata.

  SARA CUNIAL. Grazie presidente. Ringrazio il Ministro che è sempre così disponibile e attento anche ad accogliere le istanze di noi parlamentari, ma anche – io lo so – delle diverse istanze locali. Lo ringrazio in particolar modo perché ha nominato – e so che lei ha a cuore questo aspetto – la parola «biodiversità».
  Riallacciandomi a tutti gli interventi che abbiamo sentito, non ultimo a quello del collega, sulla biodiversità stiamo attenti a quello che sta avvenendo, perché c'è una sorta di apertura al mondo degli OGM, in particolar modo di quelli che sono stati considerati ed equiparati agli OGM dalla Corte di giustizia europea, ossia gli NBT (new breeding technologies). Questo nell'ottica di una prevista resistenza ad eventi e cambiamenti climatici. Questo sappiamo – l'ha detto la Corte di giustizia europea – che provocherebbe un grosso problema alla nostra biodiversità, oltre a tutto il discorso del made in Italy. Quindi io le chiedo anche, in sinergia con il Ministero dell'agricoltura, di occuparsi di questa cosa.
  La ringrazio anche di aver parlato di consumo di suolo. Come lei sa, io vengo dalla regione Veneto. Consumo di suolo non significa solo cementificazione selvaggia, su cui ritornerò tra due minuti, ma anche il discorso delle monocolture intensive. Ritorniamo al concetto di biodiversità, ma io ritengo, e spero e mi auguro anche che il programma parlamentare, adesso al Senato, proceda con la famosa legge sul consumo di suolo, perché si possa anche inserire questo aspetto che nella regione Veneto purtroppo sappiamo essere centrale.
  Cementificazione selvaggia, l'ho nominata prima. Sappiamo che è collegata all'amianto e sappiamo che dobbiamo controllare anche quello che è stato fatto finora. Quindi noi abbiamo sottoposto diverse volte anche al Ministero dell'ambiente le criticità e le inottemperanze di diverse grandi opere di cui il nostro territorio sta soffrendo. Si parla della Valdastico sud, che sappiamo essere stata oggetto di problemi giudiziari proprio per il discorso dell'amianto, fino alla superstrada pedemontana veneta. Io lo ribadisco al Ministro dell'ambiente proprio in questa sede, perché purtroppo i problemi idrogeologici che abbiamo avuto in questi cantieri, in particolar modo sulla superstrada pedemontana veneta proprio in questi giorni, aprono delle voragini laddove è già successo anche qualche incidente mortale purtroppo.
  Ritorno al discorso che mi è piaciuto più di tutti: la giustizia climatica abbinata a quella sociale. Bene l'attenzione per l'Africa, ma ricordiamoci che siamo su un territorio che – come è stato ricordato anche dai colleghi – io ritengo fragile. L'ha ribadito anche lei.
  Nella risoluzione che ho presentato all'attenzione della Camera, che però andrà abbinata alla risoluzione Muroni sul clima, ho inserito il tentativo di creare una specie di rete di pratiche virtuose, perché ci sono moltissimi comuni i cui sindaci hanno già agito localmente, e io credo che sia questa la direzione da prendere. Se è vero che la giustizia climatica è associata alla giustizia sociale, deve essere anche associata ad una sorta di delega non solo ai sindaci ma anche, e soprattutto, alle popolazioni locali di poter prendere effettivamente delle decisioni consapevoli sul proprio territorio.
  Io ringrazio il Ministro per l'apertura, però casi come quello del sindaco di Malles spero che non accadano più. Non so se sa che cosa è successo al sindaco di Malles. Il sindaco di Malles ha indetto un referendum consultivo tra i suoi cittadini, che è stato Pag. 19contestato anche da diverse associazioni di categoria, per quanto riguarda la riduzione di fitofarmaci e pesticidi sul proprio territorio. Io spero e mi auguro che queste cose non accadano. Lo dico perché vengo da una zona, il comune di Conegliano, che è inserita in un'area dichiarata patrimonio UNESCO, in cui sta avvenendo la stessa cosa, e se si va nell'ottica della giustizia sociale, questa non può essere divisa dalla democrazia diretta, quindi la libertà della gestione condivisa dei beni comuni.
  Grazie anche per il discorso dell’end of waste, su cui si è concentrato. Le ricordo, l'avevo già fatto presente anche al suo Sottosegretario, il caso del cementificio di Pederobba che è diventato un vero e proprio inceneritore per quanto riguarda gli pneumatici. Quindi spero che ci sia anche un superamento abbastanza veloce di queste criticità, perché sempre sul Piave abbiamo un'altra criticità in questo momento, che ho segnalato al suo Ministero, sempre in zona UNESCO, in zona, con la candidatura del Grappa MAB-UNESCO, per quanto riguarda il progetto delle casse di espansione per le piene del fiume Piave che so aver ricevuto una sovvenzione recentemente dal suo Ministero. Spero che questa cosa venga fermata il prima possibile, anche sentendo la popolazione locale, perché questo progetto va ad interferire all'interno di una zona SIC (sito di interesse comunitario) e una zona ZPS (zona di protezione speciale).
  Nella risoluzione che ho associato ho tentato di inserire, anche provocatoriamente, una valutazione di resilienza per quanto riguarda la possibilità di gestire un indicatore nuovo, innovativo, proprio per cercare di avere una programmazione a lungo termine sulla resilienza di opere e programmi nelle procedure di VIA, di VAS e magari anche di VIS (valutazione di impatto sanitario). Lo dico perché vengo dalla provincia di Vicenza, lei conosce benissimo il caso PFAS. Questo ci darebbe l'opportunità di avere anche delle tutele nei processi di autorizzazione della produzione e messa in commercio di agenti sia chimici che anche fisici, proprio per far entrare degli indicatori più incisivi ed evitare quello che è successo nella zona di Vicenza, che non è solo una zona circoscritta all'impianto produttivo, ma è molto più ampia. Anzi, sta coinvolgendo diversi settori anche economici.

  MANUELA GAGLIARDI. Ho capito di avere pochissimo tempo, quindi cercherò di andare per titoli. Intanto so che il signor Ministro ha a cuore gli argomenti che sto per segnalargli.
  Innanzitutto mi ha fatto molto piacere che lei oggi abbia parlato di dissesto idrogeologico, perché indubbiamente è il tema più di attualità in queste ultime settimane, perché il maltempo che ha colpito il nostro Paese ha evidenziato una grande criticità che il nostro territorio oggi manifesta. Veniamo da troppi anni di incuria, quindi quello che le chiedo è che forse anche la ripartizione delle risorse, così come lei ce le ha delineate oggi (circa metà nelle emergenze e circa metà nella programmazione), andrebbero un po’ riviste. Io le chiederei di puntare un po’ i piedi in questo momento all'interno del Governo e di chiedere di avere più risorse economiche per il territorio, perché siamo giunti, a mio avviso – e spero di non apparire catastrofista –, ad un punto di non ritorno.
  Si sta creando un meccanismo perverso per cui diventano talmente tante le emergenze che diventa impossibile, con quelle risorse programmatorie, che probabilmente sono quelle che si tramandano di anno in anno, agire sul sistema, quindi fare interventi strutturali. Credo che il suo compito più importante in questo momento, per salvare il nostro Paese dal dissesto generalizzato, sia proprio quello di capire quale sia il metodo per poter fare interventi strutturali, tamponando ovviamente le emergenze, sperando che siano sempre meno ovviamente e non sempre di più, anche se i dati ci dicono che tendono ad aumentare.
  Io vengo dalla Liguria e al Governo sono state fatte richieste quindici giorni fa per 60 milioni di euro come stato di emergenza, di cui 17 di somme urgenze, e ora ne è stata inviata un'altra nelle scorse ore per 300 milioni, e 60 per le somme urgenze. Sono cifre molto importanti. La Liguria è una regione piccola, quindi, se la devo Pag. 20mettere a confronto con le altre regioni d'Italia, pur avendo delle criticità particolari, mi rendo conto che appesantiamo molto il sistema nazionale. Però è vero che ci sono delle necessità che vanno tamponate.
  Ho sentito parlare nelle ultime ore da illustri membri della maggioranza di una necessità di sburocratizzazione generalizzata, che naturalmente è un tema che io personalmente condivido, che ritengo fondamentale che il nostro Paese in questo momento affronti. Le vorrei chiedere tra le sue deleghe, nelle sue materie, in cosa pensa che si debba intervenire per ridurre la burocrazia, per accelerare tutti quei procedimenti che oggi invece sono appesantiti.
  Abbiamo avuto modo di parlare la scorsa settimana in Aula, durante il question time, dei roghi dei rifiuti, anche su questo le chiedo se è possibile una riflessione ulteriore, per capire se c'è un orientamento da parte del Ministero o del Governo di ragionare per lo meno sul far lavorare a pieno regime, aumentare un po’ l'attività degli impianti già esistenti, per evitare che poi venga dato fuoco a quei capannoni, che sappiamo abbandonati, in mano alla criminalità organizzata, perché anche quel sistema va spezzato. Lei lo sa meglio di me, da appartenente alle forze dell'ordine. Anche in questo le chiedo quale sia l'orientamento del Governo.
  In ultimo una domanda che le faccio perché non ne sono a conoscenza, quindi magari esiste. Sui territori spesso ci troviamo a dover affrontare delle situazioni problematiche date dai comitati che contrastano la realizzazione di impianti, però è naturale che, per poter chiudere i vari cicli dei rifiuti – e lei sa bene che lo dobbiamo fare, anche per non andare incontro alle sanzioni della Comunità europea – siamo costretti a realizzare degli impianti, e parlo dalla biodigestione in su. Quindi non parlo di impianti che necessariamente poi sono criticati a più livelli. Però – chiedo – anche nella biodigestione esiste un'informativa ufficiale da parte del Ministero che consente ai cittadini di avere informazioni chiare, che provengano da una fonte ufficiale sopra tutte le altre? Perché il cittadino è confuso: da una parte c'è il gestore o il realizzatore dell'impianto, che nega l'esistenza di problemi di inquinamento dello stesso; dall'altra c'è il comitato, sostenuto da studi scientifici, che sostiene che invece quell'impianto inquina o inquinerà. Pertanto mi domando se esista un'informativa, una sorta di brochure, di linee guida del Ministero e, se per caso non ci fossero, se si potesse attivare un meccanismo per poterle costruire, così da rendere i cittadini tutti informati allo stesso modo.

  PRESIDENTE. Io ringrazio i gruppi di maggioranza per aver rinunciato all'intervento e chiedo a ogni gruppo, se ci fossero richieste ulteriori a quelle già presentate, di inviarle alla segreteria della Commissione, che provvederà a inoltrarle al Ministro per le risposte.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.

Pag. 21

ALLEGATO

  Caro Presidente, Cari Deputati,

  ringrazio voi tutti, anzitutto, per l'opportunità che mi date per illustrare nuovamente, a distanza di poco più di un anno, le linee programmatiche del Ministero dell'ambiente e gli obiettivi che ho intenzione di continuare a perseguire sino alla conclusione della Legislatura, con il vostro, necessario, supporto e le indicazioni che verranno dal Parlamento.

  Prima di illustrarvi le priorità che il mio Dicastero si è prefisso, vorrei fare una premessa di sistema sulla rinnovata attenzione ambientale – confermata, dal nuovo Governo, sin dalle sue prime scelte – e dalla comune volontà di realizzare la transizione verso un cambiamento ’verde’, che rappresenta oggi la sfida di maggiore rilevanza per il nostro futuro e per la qualità di vita dei nostri figli.

  L'Italia è chiamata a dare un segnale forte, immediato, che si possa tradurre in azioni all'avanguardia sul piano nazionale, europeo ed internazionale. La nostra azione si colloca all'interno della strategia di sviluppo declinata nel programma di governo, il «Green New Deal», che intende:

   dare avvio ad un disegno teso a cogliere le opportunità sul piano sociale ed economico che da tale transizione possono derivare per il nostro Paese;

   portare avanti un piano di investimenti pubblici sinergici a quelli privati, rafforzando coi fatti il binomio sostenibilità–investimenti.

  Realizzare il «Green New Deal» comporta, infatti, un radicale cambio di paradigma culturale che sia orientato all'azione e che deve trovare nel quotidiano – e negli sforzi congiunti di tutti noi, cittadini ed Istituzioni – la cornice operativa per compiere scelte consapevoli e responsabili.
  Come sapete, come primo passo concreto del Green New Deal il 10 ottobre il Consiglio dei ministri ha approvato il «Decreto Clima», il primo decreto-legge in materia ambientale che mette in campo un'azione di sistema volta a contrastare l'emergenza climatica a 360 gradi, attraverso:

   il «Bonus mobilità» per favorire il ricambio di auto e ciclomotori inquinanti, l'acquisto di biciclette e il trasporto pubblico;

   incentivi per l'allestimento dei «Green corner» e per la riforestazione urbana;

   pubblicità dei dati ambientali attraverso un unico portale «informaAmbiente»;

   fondi per le preferenziali e per gli scuolabus.

  Più in generale, tutelare l'inestimabile patrimonio naturale del nostro Paese, proteggere la qualità di vita dei nostri cittadini e far entrare la sostenibilità nel cuore delle nostre imprese e della pubblica amministrazione, come motore di sviluppo e innovazione, significa:

   inserire la salvaguardia dell'ambiente e della biodiversità tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale e all'interno di ogni altra politica;

   riorientare il nostro intero sistema alla riconversione energetica, all'economia circolare, alla protezione dell'ambiente;

   rilanciare le politiche di sostenibilità in Italia e nel Mediterraneo, i processi di green economy e le nuove professioni «verdi» in grado di coniugare tutela ed innovazione, start up e impresa giovanile;

   agire adesso, con il conforto dei dati ed il sostegno della comunità scientifica per contrastare inquinamento e cambiamenti climatici, consumo di suolo, desertificazione, esaurimento delle risorse naturali – soprattutto dell'acqua – perdita di biodiversità ed impoverimento degli ecosistemi terrestri e marini.

  È questo l'articolato quadro di azione in cui il Ministero si trova ad operare, sul piano nazionale – nei rapporti con Amministrazioni Pag. 22 centrali ed Enti territoriali, portatori di interessi organizzati, cittadini dell'oggi e del domani – e su quello europeo e internazionale.

  Consentitemi adesso di fare, insieme a voi, un rapido cenno su alcune delle attività condotte nel breve arco temporale in cui si è articolato il mio mandato.
  Prima di individuare i macro-obiettivi su cui il Ministero intende focalizzare i propri sforzi nei mesi a venire, ritengo infatti doveroso menzionare alcuni dei risultati ottenuti insieme, anche grazie alla collaborazione avviata e al dialogo con molti di voi.

  Numerose erano le sfide che mi ero posto nel luglio dello scorso anno.

  1. La lotta ai cambiamenti climatici ci ha visto agire non solo per migliorare le performance del nostro Paese ma anche come soggetti chiave del dialogo internazionale con gli altri Paesi in ambito multilaterale e bilaterale.
  A livello nazionale le azioni avviate sono molteplici: nella scorsa legge di bilancio, come sapete, sono stati rafforzati gli incentivi per l'efficientamento energetico degli edifici pubblici, degli ospedali e delle scuole, ed è stata allargata la platea dei destinatari;
  Il 4 giugno è stato lanciato il «Clean Air Dialogue» con Commissione europea, altri dicasteri competenti e Regioni per avviare una nuova modalità di leggere e risolvere i problemi dell'inquinamento delle città, con una prospettiva comune in tema di qualità dell'aria fatta di programmazione, impegni e supporto ai territori;
  Il 28 agosto, a distanza di dieci anni dall'ultima nomina, è nata la nuova Commissione VIA-VAS grazie ad una procedura trasparente che ho fortemente voluto con il primo avviso pubblico bandito, l'esame di 1200 candidature e la selezione dei 40 profili più idonei.

  In ambito internazionale, l'Italia ha riaffermato il proprio ruolo guida ottenendo la pre-COP della conferenza sul Clima del 2020, promuovendo accordi con Paesi in via di sviluppo e inaugurando, il 28 gennaio scorso, il Centro per il clima e lo sviluppo sostenibile dell'Africa, per la salvaguardia della fascia, quella del Sahel, più aggredita dalla desertificazione e dal cambiamento climatico.

  Rilanciare il ruolo del nostro Paese in tale ambito ci è servito nel negoziato condotto in sede europea per alzare le percentuali di tagli alle emissioni di auto e van, e ci serve, pragmaticamente, per ottenere obiettivi sempre più ambiziosi anche da parte della Comunità Internazionale, per un futuro più sostenibile che le nuove generazioni ci chiedono a gran voce.

  2. Riguardo al dissesto idrogeologico, sono stati compiuti diversi passi in avanti per sbloccare risorse e per consegnare, a cittadini ed Enti territoriali, un referente istituzionale unico:

   con uno dei primi decreti-legge della Legislatura, l'86 del 2018, abbiamo riportato in capo al Ministero tale competenza, ed è stato varato il Piano «Proteggi Italia», il Piano Marshall contro il dissesto, per mettere in sicurezza il nostro territorio e mobilitare 6,5 miliardi con le prime risorse, pari a 315 milioni, già stanziate lo scorso luglio con il Piano Stralcio per finanziare 263 interventi caratterizzati da urgenza e indifferibilità;

   in questo quadro, il disegno di legge «Cantiere Ambiente» – su cui chiedo la vostra attenzione – intende semplificare ed accelerare gli interventi prioritari per la mitigazione del rischio, con previsioni volte a finanziare, agevolare e velocizzare progettazione e realizzazione degli interventi, valorizzando il ruolo di tutti gli enti preposti alla programmazione del territorio;

   il dialogo con i territori è stato preservato e potenziato confermando i presidenti delle Regioni come commissari, affiancandoli con gli esperti di specifici Nuclei operativi di supporto (NOS) e con una Segreteria tecnica del Ministero che monitorerà l'andamento delle attività;

   per agevolare la progettazione abbiamo inoltre creato un Fondo ad hoc per aiutare i territori e le Autorità di bacino a individuare e proporre concretamente gli Pag. 23interventi più opportuni, e per incrementare il numero di opere cantierabili, che ammonta a 135 milioni di euro l'anno.

  3. Per quanto attiene alla prevenzione e contrasto dei danni ambientali e lotta alle terre dei fuochi abbiamo lavorato come sapete su due principali fronti:

   è stata creata una Cabina di regia per attuare e monitorare il piano, firmato nel novembre 2018 a Caserta, con precise azioni individuate da ogni Amministrazione competente;

   nella legge di bilancio dello scorso anno abbiamo potenziato le risorse per la bonifica dei siti orfani per il triennio.

  La guerra contro il traffico illecito dei rifiuti ed i roghi va vinta insieme, ed insieme dobbiamo fare un fronte comune; per questo intendo estendere la sperimentazione già avviata e convocare, caso per caso, sindaci di comuni e città metropolitane, presidenti di regioni e province.
  Ho inoltre provveduto a istituire una commissione interna per identificare nuove misure normative per prevenire e reprimere i reati ambientali, con una parziale riforma della legge 68/2015, finalizzata a inasprire la risposta sanzionatoria per i reati ambientali contravvenzionali.
  È stata, infine, data una cornice normativa – e insieme un rinnovato ambito di azione – al ruolo del commissario di governo per le bonifiche per la messa in sicurezza dei siti in procedure d'infrazione.

  4. L'implementazione di una strategia di economia circolare, con l'obiettivo di medio-lungo periodo di rifiuti zero e di una revisione del ciclo dei rifiuti e delle misure antinquinamento, passa per una sfida culturale per tutti i cittadini che deve essere sostenuta e accompagnata da scelte di politiche pubbliche misurate ed azioni guida e di sensibilizzazione.
  Tra le azioni di sistema, ricorderete il lancio della campagna «plastic free» a cui hanno aderito centinaia di privati ma, soprattutto, di enti pubblici;
  Sempre a livello di sistema abbiamo agito avviando l'ideazione a progettazione di un sistema di tracciatura del ciclo di rifiuti alternativo al SISTRI, mai entrato efficacemente in funzione, per rendere più semplici gli obblighi e per digitalizzarne i passaggi;
  All'adozione dei primi decreti per un'efficace regolazione della cessazione della qualifica di rifiuto è seguita, nelle scorse settimane come sapete, l'intesa raggiunta sulla norma «End of Waste» per dare impulso all'economia circolare nel nostro paese e sostenere un'intera filiera di aziende italiane leader nella tecnologia green che coniugano, nei fatti, riciclo e riduzione dello smaltimento dei rifiuti con la creazione di posti di lavoro;
  Anche sull’amianto ho ritenuto opportuno istituire una commissione di esperti di alto profilo, guidata dal dott. Guariniello, con il fine di preparare delle proposte – che intendo sottoporvi – per aggiornare la normativa alla luce della letteratura scientifica più recente e delle iniziative promosse in ambito europeo e a livello regionale.

  Per combattere le nostre sfide ho ritenuto – e ritengo – cruciale mobilitare tutte le risorse del Paese: università, ricerca e comunità scientifica, forze dell'ordine e magistratura, associazioni, società civile ed imprese.

  5. Per quanto riguarda la salvaguardia della natura, degli ecosistemi e del mare, abbiamo voluto imprimere una rinnovata attenzione anzitutto verso il sistema delle aree protette – occasione diffusa di sviluppo e di educazione ambientale per i territori – con un impulso anche negli investimenti che si è tradotto in risorse aggiuntive per 80 milioni di euro.
  Abbiamo in particolare individuato nuovi siti ed avviato a completamento la designazione delle Zone Speciali di Conservazione, per chiudere definitivamente la procedura d'infrazione: in poco più di un anno abbiamo quasi terminato tale attività, designando circa 2.100 siti;
  Sono aumentati gli sforzi per la prevenzione e il contrasto degli incendi nelle aree protette, anche attivando, con enti gestori ed autorità di pubblica sicurezza, specifiche collaborazioni; Pag. 24
  La valorizzazione delle aree protette è passata anche per nuovi riconoscimenti UNESCO, come le «Alpi Giulie» e «l'Area del Po Grande», eccellenze nella gestione sostenibile e di cura della biodiversità, oggi inserite nei circuiti internazionali delle Riserve della Biosfera;
  A tutela degli ecosistemi marini, come sapete, proprio la scorsa settimana la Camera ha inoltre approvato il disegno di legge «Salvamare» per il recupero dei rifiuti in mare, coinvolgendo pescatori e operatori marittimi nell'azione di contrasto al marine litter, e per iniziare a ripulire il mare dalla plastica.

  6. Per la riduzione delle procedure d'infrazione in ambito ambientale, sin da settembre è stata resa operativa presso il Gabinetto una specifica task force attiva su tale tema.

  Ho fortemente voluto che si creasse un rapporto sinergico con la Commissione europea, sfociato in diversi incontri bilaterali tecnici e politici, coinvolgendo attivamente tutti gli attori responsabili delle procedure d'infrazione ambientali tra cui alcune di notevole impatto sulla vita quotidiana dei cittadini, come quelle relative alle acque reflue o alla qualità dell'aria.
  Proprio su tali temi abbiamo impresso una forte accelerazione, con il rafforzamento ad esempio dei poteri del Commissario depurazione nello «Sblocca cantieri» oltre che con il già menzionato «Clean Air Dialogue» per costruire risposte comuni con tutte le Amministrazioni.
  L'attuale trend positivo di riduzione delle procedure, che ha visto cinque contenziosi archiviati, deve stimolarci a fare di più, per garantire a tutti i cittadini italiani il medesimo diritto all'ambiente di cui godono i loro vicini europei.

  Anche grazie al vostro supporto, con la legge di bilancio 2019 sono state individuate le risorse per indire il primo concorso del Ministero dal 1986, dalla sua stessa istituzione, ed abbiamo avviato una trasformazione profonda nell'organizzazione della macchina ministeriale. In particolare:

   lo scorso 9 agosto è stato pubblicato il primo bando di concorso del Ministero proprio per la selezione di quelle competenze tecnico-scientifiche – tra cui biologi, economisti ed ingegneri ambientali, naturalisti, geologi, ecc. – che ritengo indispensabili per fondare decisioni e politiche ambientali;

   con il decreto-legge dello scorso 21 settembre, il n. 104 del 2019 in corso di conversione, è stata portata a completamento la nuova organizzazione del Ministero, che abbiamo deciso di avviare già avviato nel 2018, frutto di un ragionato riordino delle attribuzioni tra strutture di primo livello ed al fine di potenziarne competenze, e capacità di intervento e di reazione.

  In entrambi i casi si tratta di processi da ultimare nei prossimi mesi, e che rappresentano passi decisivi per rinnovare l'Amministrazione nel profondo, renderla più moderna, efficiente e vicina ai cittadini, e consegnarla alle future generazioni.

UN IMPEGNO CHE SI RINNOVA: LE LINEE PROGRAMMATICHE PER IL DICASTERO

  Come vedete, le sfide individuate poco più di un anno fa si sono già trasformate in programmazione, priorità ed azioni concrete, ma se molto è stato fatto, molto altro è ancora da fare.

  Gli obiettivi che il Ministero dell'ambiente intende portare avanti nella Legislatura in coerenza con il programma del nuovo Governo ed il Green New Deal, riguardano sei sfide che rappresenteranno altrettante linee direttrici e di azione per gli anni a venire:

   1) Qualità dell'aria e lotta ai cambiamenti climatici, puntando su decarbonizzazione, mobilità sostenibile, rinnovabili, efficienza energetica.

   2) Messa in sicurezza del territorio contro il dissesto idrogeologico, contrasto Pag. 25al consumo del suolo, governo e tutela dell'acqua bene comune.

   3) Prevenzione e contrasto ai danni ambientali e alle terre dei fuochi, intensificando controlli, azioni di recupero, interventi di bonifica e risanamento.

   4) Transizione ecologica dell'Italia verso l'economia circolare, e modernizzare i sistemi di gestione dei rifiuti e la loro tracciabilità.

   5) Nuovo patto per proteggere e valorizzare i patrimoni naturalistici del Paese, per rafforzare le aree protette e la difesa del Mediterraneo.

   6) Crescita sostenibile, innovativa e ambientalmente virtuosa del Paese, sviluppo di qualità, miglioramento e semplificazione dei sistemi di valutazione ambientale.

  Questi 6 macro-obiettivi riguardano il complesso di azioni da portare avanti per assicurare il benessere e la qualità della vita dei cittadini e garantire un futuro al nostro capitale naturale.
  Tale quadro si completa con l'obiettivo strutturale di innovare la governance istituzionale ambientale per migliorarne efficienza e funzionamento.

  Il primo obiettivo riguarda le politiche su qualità dell'aria, clima e rinnovabili in cui si inseriscono le attività istradate con il già richiamato Decreto Clima che verranno attuate, già nei prossimi mesi, in un impegno comune che coinvolge tutti noi.
  Elevare i livelli di qualità dell'aria e far fronte ai cambiamenti climatici – promuovendo processi di decarbonizzazione e mobilità sostenibile, energie rinnovabili ed efficienza energetica – richiede la partecipazione di cittadini, imprese ed istituzioni, a livello centrale e territoriale.

  Tale sinergia appare cruciale per il rafforzamento delle politiche di riduzione della CO2 e di lotta all'inquinamento atmosferico segnatamente in ambito urbano.

  Per supportare e sviluppare le politiche e i programmi in materia di clima ed energia, il Ministero sarà chiamato nei prossimi mesi a:

   attuare il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima 2030, che verrà presentato entro il prossimo dicembre, per rispettare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra e incremento di rinnovabili ed efficienza energetica, e rilanciare le ambizioni dell'Accordo di Parigi;

   contribuire alla predisposizione della Strategia di lungo termine per la riduzione dei gas a effetto serra al 2050;

   promuovere la produzione e l'utilizzo delle rinnovabili e incrementare l'efficienza energetica, recependo le nuove Direttive europee di settore;

   proseguire la riqualificazione ed efficientamento energetico degli edifici pubblici, favorendo altresì il retrofit degli edifici.

  Mi preme, altresì, sottolineare i primi risultati ottenuti per il miglioramento della qualità dell'aria con gli accordi firmati con le regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto, Lazio e Umbria. Sono inoltre in fase di negoziazione gli accordi con Toscana, Sicilia e Campania; saranno poi avviate interlocuzioni e negoziazioni anche con altre Regioni.

  La promozione dei sistemi di mobilità sostenibile – in particolare i sistemi di mobilità esclusivamente a energia elettrica e basati sulle fonti rinnovabili – rappresenta un fattore cruciale avuto riguardo ai fattori inquinanti con ripercussioni dirette sulla qualità della vita dei cittadini.

  Nel solco delle iniziative già avviate dal Ministero in passato si intende:

   promuovere misure per incentivare lo sviluppo di reti ciclabili urbane ed extra urbane e della «sharing mobility» ed incentivare l'installazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici;

   implementare le politiche che favoriscano, sistemi di propulsione elettrica, batterie più efficienti e sostenibili, e carburanti alternativi.

Pag. 26

  Il secondo obiettivo è consolidare ed estendere le azioni di prevenzione e messa in sicurezza del territorio nazionale contro il dissesto ed il rischio idrogeologico, accentuare e promuovere nuove misure per il contrasto al consumo del suolo, migliorare gestione e tutela dell'acqua, quale bene comune e diritto umano universale.

  La messa in sicurezza del nostro territorio è stata una delle priorità già lo scorso anno, sin dai miei primi giorni al Ministero, per le ripercussioni non solo sull'ambiente, ma anche sull'incolumità delle persone, nonché su infrastrutture e tessuto economico e produttivo del Paese.
  Occorre agire su infrastrutture, governance e gestione delle aree più fragili e, soprattutto, sulle opere già cantierabili.

  In coerenza con l'opera avviata con il disegno di legge «CantierAmbiente» – attualmente all'esame di questa Aula – il Ministero intende proseguire nella sua azione per:

   realizzare una riforma delle Autorità di distretto e ridisegnare la governance del sistema per rendere incisiva l'azione e calibrarne le attività in base alle peculiari caratteristiche del dissesto idrogeologico di ogni regione e comprensorio;

   dare piena attuazione alle direttive in materia di acque, per garantirne la tutela quali-quantitativa a vantaggio della popolazione e dell'ambiente;

   sostenere gli investimenti per ridurre sprechi e dispersioni tramite l'introduzione di nuove tecnologie, e per ristrutturare le reti idriche;

   sviluppare il sistema di controllo e monitoraggio dell'acqua.

  Tali iniziative sono volte anche a favorire l'attuazione di maggiori investimenti su impianti idrici, acquedotti, impianti fognari e di depurazione cui assicurare un'attività di due diligence preliminare sulle proposte progettuali presentate dalle Regioni e dagli Enti di governo degli ambiti territoriali ottimali (EGATO).

  Inoltre, dopo la prima incisiva riforma avviata sul tema del dissesto e del rischio idrogeologico, altra priorità da portare avanti con decisione è il contrasto al consumo e allo spreco di suolo e ai processi di desertificazione, su cui so che state già lavorando dal punto di vista normativo, con:

   il lancio di una cabina di regia nazionale con il supporto dell'ISPRA ed il coinvolgimento dei dicasteri competenti, delle Regioni e dei Comuni italiani;

   il sostegno ad interventi normativi per il riuso dei suoli edificati, per la rigenerazione del patrimonio insediativo ed infrastrutturale esistente, con misure di incentivazione per soggetti pubblici e privati che realizzino interventi di recupero, riuso e rigenerazione urbana.

  Nel medesimo quadro il Ministero intende assicurare sostegno tecnico al Governo nella riforma del Testo Unico dell'edilizia per semplificare tale disciplina, adeguarla alle esigenze di sostenibilità ambientale, e favorire i processi di riduzione del consumo del suolo e di rigenerazione urbana.

  Il terzo obiettivo riguarda sia la prevenzione e contrasto ai danni ambientali, alle eco-mafie e alle terre dei fuochi – che intendiamo potenziare anche intensificando i controlli e le azioni di recupero – sia la messa a sistema degli interventi di bonifica, riqualificazione, risanamento e ripristino dei siti inquinati, per dare ai cittadini un quadro certo su tempi e responsabilità, ad ogni livello.

  Lasciatemi ricordare, ancora una volta, che le azioni di contrasto ai reati ambientali e alle ecomafie richiedono una particolare incisività e determinazione in chiave di prevenzione e repressione: questo significa andare fino in fondo nel recupero delle sanzioni che si tradurranno in risorse necessarie per risanare. Questo significa attuare il principio «chi inquina paga».

  Dobbiamo approntare una azione più efficace e più risolutiva per liberare le terre dei fuochi, rafforzare il presidio del territorio e sul territorio procedere – ed insistere Pag. 27 – con un'azione mirata con enti locali, consorzi e associazioni di categoria come quelle del settore agricolo.

  Nella logica «roghi zero», e di collaborazione istituzionale con tutti gli enti, e con le Regioni come accennato, intendiamo promuovere anzitutto un efficace sistema di sorveglianza ed elevare i livelli di azione di contrasto alla criminalità ambientale, il Ministero ha intenzione di:

   potenziare strutturalmente le azioni finalizzate alla prevenzione e all'accertamento del danno ambientale, nonché alla gestione dei contenziosi;

   monitorare attentamente l'andamento delle azioni di risarcimento e ripristino in sede civile e penale, anche mediante l'adozione di ordinanze per la riparazione;

   presentare proposte normative per inasprire la risposta sanzionatoria dello Stato (introducendo un «daspo ambientale»);

   potenziare i sistemi di indagine e le competenze di polizia ambientale d'intesa con le altre Amministrazioni competenti;

   attivare ulteriori interventi di monitoraggio e analisi, anche avvalendosi delle esistenti tecnologie di rilevamento e controllo offerte ad esempio al Geoportale Nazionale.

  Per la bonifica ed il recupero dei siti inquinati, ivi incluse le aree industriali dismesse, occorrerà:

   imprimere un'accelerazione delle procedure di bonifica dei siti inquinati, e assicurare tempi certi, agli interventi di bonifica, riqualificazione, risanamento e ripristino;

   intervenire con delle proposte anche a carattere normativo per implementare i sistemi di controllo sulle attività potenzialmente inquinanti, la circolarità delle informazioni ambientali e la partecipazione dei cittadini a tale monitoraggio;

   potenziare le attività di monitoraggio anche nell'attuazione dei programmi degli interventi in materia di bonifica dei siti inquinati d'interesse nazionale (SIN) e contaminati;
   presentare ulteriori proposte per rendere accelerare le procedure di bonifica dei siti inquinati ed individuare ulteriori risorse utilizzare per le bonifiche dei siti orfani;

   proseguire l'aggiornamento dei criteri per la messa in sicurezza, la caratterizzazione e la riqualificazione dei siti inquinati, anche potenziando l'uso dell'analisi di rischio sanitario-ambientale, strumento fondamentale di supporto alle decisioni nella gestione di tali siti.

  Per quanto riguarda l'amianto, insieme al lavoro portato avanti dalla commissione guidata dal dott. Guariniello, ho intenzione di istituire una regia unica presso il Ministero per coordinare strumenti e progettualità già avviate negli anni passati come l'infrastruttura «INFO AMIANTO», il sistema web-based per la gestione dei procedimenti amministrativi in aree contaminate da amianto.

  Con il quarto obiettivo intendiamo proseguire la transizione ecologica dell'Italia verso l'economia circolare, modernizzare e migliorare i sistemi di gestione dei rifiuti, e la loro tracciabilità, anche per generare nuovi posti di lavoro nel segno dell'Agenda europea 2030 e della eco-innovazione, e con l'obiettivo di medio-lungo periodo di rifiuti zero.

  Tra le iniziative avviate verso questo cambiamento rientrano, ad esempio, gli incentivi per i prodotti sfusi inseriti nel D.L. Clima che ho già menzionato e che sono parte di una più ampia strategia per la riduzione dei rifiuti e dello spreco alimentare che il mio dicastero intende con forza perseguire.
  Più volte ho ricordato che avviare il Paese verso un orizzonte di economia circolare rappresenta una sfida culturale con cui i cittadini, Istituzioni e sistema produttivo sono chiamati a misurarsi poiché mette in discussione i parametri sociali ed economici della contemporaneità.

Pag. 28

  Come ho menzionato, proprio a tal fine lo scorso anno avevo lanciato la campagna «plastic free» per bandire l'uso della plastica, specialmente monouso, in tutte le amministrazioni pubbliche.
  Il settore pubblico deve dare il primo esempio e confrontarsi con questa sfida ed il nuovo paradigma ch'essa impone e che impone a tutti noi: dismettere la cultura del rifiuto per abbracciare la cultura del riciclo e del riuso.

  Per incidere in maniera significativa e durevole, vogliamo avviare un confronto serrato con cittadini ed operatori, e promuovere un approccio integrato basato su tutta la catena del valore, e che vada dalla progettazione dei prodotti fino al loro consumo. A tal fine occorrerà già nei prossimi mesi:

   ripensare gli strumenti economici utilizzando la fiscalità e gli incentivi all'innovazione in favore dell'economia circolare, sulla scia di quanto già fatto per progetti di ricerca e sviluppo per la riconversione dei processi produttivi e sui prodotti da riciclo e riuso;

   avviare un confronto con i Consorzi nazionali per il riciclo dei rifiuti per adeguare la loro organizzazione ai nuovi principi e alle nuove regole dell'economia circolare;

   adottare ulteriori incentivi per indirizzare virtuosamente l'operato dei cittadini – penso anche a una «carta verde» – per l'acquisto di prodotti a bassa importanza ambientale attraverso crediti d'imposta e detrazioni;

   potenziare le attività relative al monitoraggio sull'adozione e l'attuazione dei piani regionali di gestione dei rifiuti, anche avvalendosi dell'Albo nazionale dei gestori ambientali;

   definire in modo ancora più chiaro e diffondere i criteri di circolarità e Criteri Ambientali Minimi (CAM) aggiornati per gli acquisiti delle pubbliche amministrazioni.

  Il Ministero intende inoltre proseguire il piano di interventi già avviato in tema di rifiuti:

   avviare il processo di revisione del «Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti» nell'ottica di migliorare prevenzione, riciclo, e recupero energetico, e per rendere residuale lo smaltimento in discarica;

   promuovere e raggiungere obiettivi ambiziosi di raccolta differenziata, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale ed introdurre il nuovo «Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti»;

   potenziare i controlli sulle importazioni ed esportazioni di rifiuti anche con la revisione del Piano nazionale delle Ispezioni e un aggiornamento del SISPED (il Sistema informatico di raccolta dati per le ispezioni sulle spedizioni di rifiuti autorizzate);

   completare l'attuazione in Italia del «Pacchetto Economia Circolare» ed essere tra i primi a recepire, altresì, la Direttiva UE 904/2019 dello scorso giugno sulla riduzione dell'incidenza di alcuni prodotti di plastica sull'ambiente.

  L'Italia deve continuare a essere capofila di un'Europa sempre più libera dalla plastica e deve sfruttare questa occasione per introdurre norme più stringenti e strumenti di controllo più serrato verso gli imballaggi di materiale plastico non rispondenti ai vigenti dettati normativi.

  Il quinto obiettivo è quello di promuovere un Nuovo Patto a tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale e paesaggistico del Paese, attraverso un rafforzamento della governance delle aree e delle azioni di difesa del Mediterraneo.
  Anche in preparazione del Quadro Globale sulla Biodiversità Post-2020, occorre imprimere nuovo slancio alla tutela e salvaguardia delle nostre risorse naturali e promuovere una conoscenza più profonda del patrimonio ambientale, del paesaggio e delle tradizioni storico-culturali e sociali che le aree protette del nostro meraviglioso Pag. 29Paese offrono, sia in ambito terrestre che marino.

  Il sistema dei parchi e tutte le aree protette rappresentano un irrinunciabile presidio a difesa delle nostre ricchezze naturali e, insieme, della nostra coscienza ambientale poiché in grado di raggiungere le nuove generazioni in ogni angolo del Paese. I parchi nazionali e tutte le aree protette rappresentano un capitale ambientale su cui investire sia in termini sociali sia in termini di ricerca.

  In linea con tale quadro, il Ministero si propone di:

   individuare strumenti per promuovere la fiscalità di vantaggio anzitutto nei parchi nazionali, anche attraverso la creazione di «zone economiche ambientali»;

   sviluppare azioni di sistema di turismo sostenibile e rendere più accessibili le aree protette anche ai diversamente abili;

   operare una verifica sulla governance dei Parchi Nazionali, anche introducendo parametri di contabilità ambientale ed ecologica nei relativi bilanci, e sviluppando meccanismi in grado di assicurare continuità gestionale e di programmazione;

   attuare compiutamente la Rete Natura 2000, completando la designazione dei siti a mare e delle Zone Speciali di Conservazione, e rafforzandone l'integrazione, anche sotto il profilo giuridico, con i parchi nazionali e le aree protette già istituite;

   valorizzare il capitale naturale, le conoscenze tradizionali e la straordinaria diversità bio-culturale italiana, anche in ambito UNESCO e nelle sue reti di siti di eccellenza, mettendo a sistema l'iniziativa «Caschi verdi per il patrimonio naturale» promossa insieme all'ISPRA.

  Per la tutela del patrimonio faunistico e floristico, occorrerà portare avanti ulteriori azioni per:

   favorire la deframmentazione degli habitat e la nascita di corridoi ecologici;

   rafforzare il contrasto al bracconaggio anche con sanzioni più stringenti e monitorare l'andamento delle specie selvatiche a rischio ed il monitoraggio sul commercio di specie protette, anche potenziando la cooperazione con le Forze di Polizia competenti;

   avviare un dibattito per l'aggiornamento della Strategia nazionale per la biodiversità per assicurare un contributo italiano al Quadro Globale Post-2020 e agli impegni da assumere nel prossimo decennio – tra cui l'obiettivo di «zero specie estinte» – per rilanciare la tutela e la promozione del capitale naturale e rafforzare la protezione della biodiversità.

  Per quanto attiene alla tutela del mare occorrerà:

   concentrare gli sforzi per istituire nuove aree marine protette internazionali e per creare la prima «ECA» nel Mediterraneo la cosiddetta «area ad emissioni controllate»;

   introdurre ulteriori strumenti per contrastare l'inquinamento da plastiche e da materiali non biodegradabili, nell'azione di sistema già avviata con il disegno di legge «SalvaMare» contro il fenomeno del «marine litter»;

   aggiornare le procedure per il controllo e la prevenzione degli impatti sugli ambienti marini mediante il rilascio di autorizzazioni, pareri e nulla osta;

   proseguire ed accelerare gli sforzi già avviati in tema di Pianificazione Spaziale Marittima a livello europeo, e nel quadro della Convenzione di Barcellona.

  La Convenzione di Barcellona è la cornice internazionale di riferimento per la lotta all'inquinamento marino e costiero, e per la protezione di biodiversità ed ecosistemi, in un sistema chiuso come il Mediterraneo e quindi strettamente interconnesso.
  L'Italia torna protagonista anche in questo importantissimo quadro regionale: dal 2 al 5 dicembre 2019, infatti, si terrà a Napoli la prossima Conferenza delle Parti Pag. 30della Convenzione, che riunisce tutti i 21 Paesi rivieraschi del Mediterraneo, oltre alla UE, e a cui tutti voi siete invitati.

  Il sesto obiettivo, mira a sostenere una crescita sostenibile, innovativa e ambientalmente virtuosa del Paese, puntando ad uno sviluppo di qualità a tutela del territorio e della salute dei cittadini, che passa anche per il miglioramento e la semplificazione dei sistemi di valutazione ambientale.
  Si tratta forse dell'obiettivo più a lungo termine e che impegna il Ministero dell'ambiente a diventare il vettore della transizione ecologica del Paese.

  La qualità dello sviluppo si riflette sui meccanismi virtuosi per guidare la straordinaria economia e creatività italiana, con incentivi e premialità, non solo divieti e controlli, ed è la chiave di volta per tenere insieme tutela dell'ambiente e dei nostri territori, salute dei cittadini e crescita economica.

  Guidare la transizione ecologica del nostro sistema socioeconomico all'insegna della «bioeconomia» – mettendo al centro delle valutazioni economiche l'impatto su risorse naturali ed ecosistemi, ed il tempo per la loro rigenerazione – deve riflettersi nelle strategie nazionali e territoriali di sviluppo, in un quadro armonico in cui occorre:

   avviare una semplificazione sul piano normativo e amministrativo, per la sburocratizzazione e razionalizzazione del sistema di procedure e autorizzazioni;

   potenziare, al tempo stesso, il sistema di valutazioni ambientali per favorirne trasparenza e partecipazione dei cittadini, con un adeguamento ai nuovi scenari tecnologici e gestionali, ed una corresponsabilizzazione dei soggetti autorizzati;

   sostenere la riforma del sistema fiscale in chiave ambientale, in ambito nazionale e d europeo, per accompagnare il sistema economico verso forme di consumo e produzione sostenibili;

   eliminare, progressivamente, i sussidi dannosi per l'ambiente, che rappresentano una fonte di iniquità intergenerazionale poiché compromettono le nostre risorse nel prossimo futuro;

   attuare la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, a supporto ed in diretto contatto con le Regioni ed i relativi piani, e delle iniziative promosse nel quadro dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

  Investire su eco-innovazione, eco-competitività e sulla cultura della sostenibilità significa favorire le condizioni affinché imprese, professionisti e lavoratori possano piantare radici salde oggi per proiettarsi nell'economia eco-compatibile, a bassi costi ed esternalità negative del domani.
  Sul piano operativo e nell'immediato, intendiamo:

   diffondere i sistemi di certificazione europea (Emas, Ecolabel ecc.) a basso impatto per le imprese per una sempre maggiore attenzione alle prestazioni ambientali anche sotto il profilo dei costi e delle opportunità collegate;

   sostenere le iniziative di formazione di competenze «green», trasversali a tutti i settori economici in ogni percorso educativo, professionale e di base;

   elaborare di indicatori che valutino e dimostrino la redditività delle misure «green», e percorsi in grado di fiscalità di vantaggio in settore chiave della «green economy».

  Da ultimo voglio soffermare la vostra attenzione sull’obiettivo strutturale ovvero quello di innovare lagovernance istituzionale ambientale per migliorarne efficienza e funzionamento.
  A inizio Legislatura ci siamo posti il compito di potenziare il Ministero con nuove competenze, con le prime assunzioni, ma anche con innovazione tecnologica e digitalizzazione dei processi, procedure trasparenti e meccanismi di informazione in tempo reale per i cittadini.

  Tale azione è funzionale a dare maggiore voce ai temi ambientali nell'agenda nazionale, ma anche a superare quei cortocircuiti inter-istituzionali che si traducono spesso in una fuga dalle responsabilità Pag. 31 nei riguardi dei cittadini e a intercettare le opportunità che si celano dietro le politiche di protezione dell'ambiente e la transizione ecologica.

  In quest'ottica, innovare la governance istituzionale ambientale significa anche:

   rafforzare gli strumenti per il coordinamento con le Regioni e gli Enti territoriali;

   potenziare il ruolo delle politiche di coesione e la partecipazione all'Unione europea;

   consolidare l'azione di sistema per prevenire ed azzerare le procedure di infrazione.

  Se lo scorso anno sono state poste le premesse per fare del Ministero un modello di sostenibilità sociale ed ambientale, nei prossimi mesi occorrerà accelerare tale potenziamento:

   completando le procedure concorsuali e procedendo alle prime assunzioni di personale nella storia del Ministero, con un'attenzione marcata a quei profili tecnici;

   attivando, a favore del personale di ruolo progressioni, verticali e percorsi formativi volti a potenziare le specializzazioni;

   promovendo l'innovazione tecnologica dell'Amministrazione in ogni sua funzione, ed in particolare avuto riguardo al Geoportale Nazionale e all'interscambio di informazioni e dati tra tutte le componenti del sistema ambiente in Italia;

   potenziando la partecipazione di tutti cittadini e assicurando l'accesso civico generalizzato.

  Il cambio di passo per rendere il Ministero il luogo pubblico e partecipato in cui si forma l'interesse generale non rappresenta solo una modalità per assicurare maggiore trasparenza.
  Rappresenta anche, a mio avviso, uno degli strumenti con cui la politica può recuperare credibilità e mostrare a tutti di essere davvero al servizio della collettività.

  Già lo scorso anno, con il decreto n. 257 del 2018, ho voluto rendere il Ministero una casa di vetro e da oltre un anno è possibile per qualsiasi cittadino conoscere gli interessi che interloquiscono con il Ministero e capire, di conseguenza, come si è formata la decisione pubblica.

  Per altro verso rafforzare la capacità di reazione e dei meccanismi di coordinamento interni significa proseguire in questo percorso di crescita, assicurando processi interni più spediti grazie a una razionalizzazione nella distribuzione dei compiti.

  E serve a dare risposte più rapide e diffuse ai cittadini: penso alle situazioni di crisi ed emergenza ambientale, alle attività di informazione, educazione e formazione ambientale penso a quanto già su accennato in tema di procedimenti di valutazione.

  C'è molto altro da dire ma, per ragioni di tempo, credo sia opportuno rinviare alle prossime settimane ed ai provvedimenti su cui intendo attirare la vostra attenzione ed ottenere il vostro consiglio.

  Più in generale lasciatemi dire che si tratta di un quadro programmatico ambizioso quello che ho provato a tratteggiare, e che vincola la mia persona, il dicastero che dirigo, le sue migliori risorse e tutti noi ad essere vettori di cambiamento.
  Occorre iniziare da singoli fatti concreti, come il Decreto Clima, passi in avanti per l'appunto, che insieme a voi possiamo fare diventare una moltitudine.

  Confido nel sostegno che mi avete già accordato in questo primo anno per attivare una crescita generale della nostra comunità basata su innovazione e su dati scientifici e obiettivi, sui diritti e sulla dignità dei cittadini, e su nuove opportunità per famiglie, persone e giovani, in modo inclusivo e in tutto il territorio nazionale.

  Grazie.