XVIII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Giovedì 26 luglio 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gallo Luigi , Presidente ... 3 

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'editoria, Vito Crimi, sulle linee programmatiche del Governo in materia di editoria (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati) :
Gallo Luigi , Presidente ... 3 
Crimi Vito Claudio , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'editoria ... 3 
Gallo Luigi , Presidente ... 10 

ALLEGATO: Dichiarazione programmatica .. ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia: Misto-NcI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI GALLO

  La seduta comincia alle 13.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata oltre che attraverso il resoconto stenografico anche attraverso la trasmissione della web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'editoria, Vito Crimi, sulle linee programmatiche del Governo in materia di editoria.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'editoria, Vito Crimi, sulle linee programmatiche del Governo in materia di editoria. Come emerso nell'Ufficio di presidenza, essendo prossima una riunione di un gruppo politico, abbiamo chiesto al Sottosegretario all'editoria Vito Crimi la cortesia di esporre la relazione entro le 14 per poi riaggiornarci per il dibattito e la successiva replica del sottosegretario.
  Ricordo che al Sottosegretario Crimi sono state delegate, tra le altre, le funzioni spettanti al Presidente del Consiglio dei ministri in materia di editoria e di prodotti editoriali, di diritto d'autore e di vigilanza sulla SIAE, nonché l'attuazione delle relative politiche. Saluto a nome di tutti il Sottosegretario Crimi, augurandogli un buon lavoro.
  La parola al sottosegretario.

  VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'editoria. Grazie, presidente. Cercherò di stare nei venti minuti in modo da consentire ai colleghi di partecipare alla loro riunione. Lascio un testo scritto che consegno al presidente e di cui potrà essere distribuita copia ai presenti. Cercherò di darne una lettura veloce, saltando le parti più dettagliate, che potrete leggere nel testo scritto.
  Il Governo di cui faccio parte è stato qualificato come il Governo del cambiamento, per sottolineare il sostanziale mutamento del paradigma politico e culturale che lo caratterizza nell'affrontare le questioni più rilevanti del nostro Paese. Tutta la nostra azione, infatti, è volta al recupero di una nuova coesione sociale intesa ad aggredire le profonde disuguaglianze che la globalizzazione prima e la profonda crisi economica poi hanno generato nel tessuto socioeconomico. La delega che mi è stata conferita, quella all'editoria, pur non intervenendo in nessuno dei punti del contratto di governo, è tuttavia strettamente intrecciata ai temi del cambiamento. Il settore dell'editoria appartiene a quegli ambiti in cui la combinazione della congiuntura economica e della trasformazione tecnologica ha provocato problematiche complesse, in cui più evidente risulta il contrasto tra l'era analogica che abbiamo alle spalle e quella digitale che il futuro ci riserva. L'editoria, dunque, è investita da una costante e rapida trasformazione che interessa le forme di fruizione delle notizie, i modelli di business, le modalità di generazione ed elaborazione dell'offerta del prodotto informativo Pag. 4 e, in ultima analisi, anche la natura stessa della professione giornalistica.
  È noto che il movimento cui appartengo ha sempre posto grande attenzione ai temi del sostegno pubblico, diretto e indiretto, al settore dell'editoria. Con grande impegno politico e comunicativo, il Movimento 5 Stelle ha ripetutamente evidenziato come il sostegno al sistema editoriale debba essere sostituito da forme di promozione di iniziative editoriali ispirate ai nuovi contesti digitali, a modelli di business più sostenibili ed aperti all'innovazione e ai contributi dei cittadini. Questa ben nota posizione, peraltro espressa sin dagli albori della nostra azione politica, non deve essere intesa in contrasto con l'affermarsi di un'informazione plurale effettivamente libera, professionale ed autorevole, in quanto tali elementi costituiscono un valore pubblico fondante della convivenza democratica. Al contrario, l'obiettivo dell'azione di governo che intendo svolgere nei prossimi mesi sarà la preservazione dei valori della libera informazione, anche attraverso un compiuto ed organico intervento sull'intero sistema del sostegno pubblico diretto e indiretto all'editoria.
  Mi è ben noto che gli ultimi interventi normativi in materia hanno perseguito, anche grazie alla spinta operata dalle forze di opposizione, l'obiettivo di una maggiore trasparenza e maggiore rigidità di requisiti per l'erogazione dei contributi, di cui beneficiano quotidiani e periodici costituiti da cooperative di giornalisti ovvero appartenenti a enti no profit. Non disconosco che il risultato è stato quello di ridurre il peso per i contribuenti di tale sostegno pubblico, ma non posso non rilevare che, anche dopo questi interventi normativi, perdurano ancora alcune anomalie. Basti pensare che sull'intero ammontare della contribuzione diretta, che a valori 2016 si attestava intorno ai 63 milioni di euro, solo cinque quotidiani nazionali – Avvenire, Libero, Italia Oggi, Il Manifesto e Il Foglio – assorbono circa il 31 per cento dell'intero stanziamento, creando un'asimmetria concorrenziale obiettiva con altri quotidiani nazionali che, in ragione del loro assetto societario, non possono accedere alla contribuzione diretta. Al netto di queste singolarità, devo peraltro sottolineare, per onestà intellettuale, che beneficiano della contribuzione diretta prevalentemente piccoli quotidiani e periodici fortemente radicati nelle diverse realtà territoriali del nostro Paese: sono circa una settantina e attingono al rimanente 70 per cento. Quindi, capite la differenza tra la concentrazione su alcune testate e il resto. Si tratta di aziende vitali e presenti nei mercati di rispettivo riferimento. Le copie vendute da queste aziende su base annua sono oltre 95 milioni (sono dati elaborati sulla base delle dichiarazioni certificate delle società di revisione) che, a fronte di un contributo relativamente modesto, offrono un'informazione professionale che coinvolge significative fasce di popolazione, impiegando circa 1600 giornalisti e poligrafici, tutti regolarmente assunti e retribuiti sulla base dei vigenti contratti collettivi nazionali di lavoro, requisiti rigidi che sono stati introdotti per l'accesso alla contribuzione diretta.
  L'intervento organico che intendo promuovere con il consenso di tutto il Governo cercherà di tenere conto di questo network, costituito dalle piccole realtà editoriali che promuovono l'informazione professionale sul territorio, senza tuttavia sottrarle all'esigenza di assecondare l'onda lunga dell'innovazione e della decontribuzione statale. Non mi nascondo che la dinamica storica della contribuzione pubblica – come evidenziato dal grafico che è allegato nella relazione che consegno, elaborato dal Dipartimento – costituisce la testimonianza del fatto che i fasti del passato sono ormai un mero ricordo, anche grazie al costante impegno moralizzatore delle varie forze politiche, incluso il Movimento 5 Stelle, per il quale sono infatti scomparsi i finanziamenti ai fogli di partito e a quelli specializzati.
  L'accesso è adesso soggetto a griglie più rigide, sia per quanto riguarda i vincoli contrattuali per i giornalisti, che devono essere tutti assunti a tempo indeterminato, sia per quel che concerne il rapporto tra copie diffuse e copie effettivamente vendute. Ma questo intervento, volto a sostenere Pag. 5 l'offerta di informazione, non è ancora sufficiente, perché mira a sostenere singole aziende editoriali ma non si propone, a mio avviso, come efficace strumento per traghettare il sistema dalla carta stampata verso i nuovi orizzonti dell'informazione digitalizzata e condivisa. Bisogna definire le direttrici di questo radicale cambiamento per creare le condizioni affinché si possa sviluppare nel sistema italiano un'editoria indipendente, favorendo quelle attività editoriali che ottemperano a particolari oneri di trasparenza quanto ai loro collegamenti verso settori industriali estranei a quello dell'informazione pura. In tal senso, un primo obiettivo potrebbe essere quello di introdurre l'obbligo, per le testate registrate presso l'AGCOM, di indicare con chiarezza l'assetto proprietario completo. E quando dico con chiarezza, intendo con la massima chiarezza dell'effettiva titolarità.
  Ma non c'è solo la contribuzione diretta a incidere sul sistema editoria. Esistono forme diverse di sostegno indiretto, quali IVA agevolata, rimborsi di spese telefoniche, spese postali agevolate, obbligo per le pubbliche amministrazioni di pubblicare avvisi di gare e aggiudicazioni sui quotidiani. Ancora, esistono convenzioni o acquisizioni di prodotti da parte di enti pubblici a vari livelli, forme di contribuzione diretta o indiretta deliberate dalle regioni nell'ambito delle proprie competenze. Questa pluralità di elementi a sostegno dell'editoria afferisce a diversi ministeri, dipartimenti, comparti, creando effettivamente una difficoltà a reperire informazioni certe su quanto incidono, nell'ambito di ciascun prodotto editoriale, i contributi pubblici. C'è da dire che l'insieme di tutti questi contributi pubblici, la cui cifra complessiva non è indifferente e supera di gran lunga quanto investito in altri settori industriali, non è stato proficuamente utilizzato dagli operatori per un corretto accompagnamento verso le nuove frontiere dell'innovazione. Ogni cambiamento tecnologico epocale porta con sé una crisi del sistema previgente e perché il cambiamento avvenga senza lasciare feriti sul campo, gli Stati intervengono per garantire un processo di trasformazione il più possibile indolore. Ma gli attori devono essere in grado di utilizzare questo sostegno per governare questa trasformazione. Purtroppo ciò non è accaduto; sta accadendo ora, ma molto in ritardo.
  Sull'insieme di strumenti a sostegno dell'editoria, bisogna quindi fare una riflessione complessiva, una riorganizzazione che consenta innanzitutto la centralizzazione della loro gestione, affinché sia facilmente verificabile, con massima trasparenza, la reale incidenza nei bilanci delle aziende. È comunque mia intenzione proporre a questa Commissione parlamentare, e all'omologa in Senato, una riflessione sul trasferimento del contributo dall'editore al sistema editoria nel suo complesso, privilegiando la domanda anziché l'offerta. Immaginiamo interventi volti a sostenere la ricerca di informazioni di qualità, quindi la cultura dell'informazione; spostare i contributi dal sostegno diretto agli editori al cittadino, che decide di acquistare un abbonamento a un quotidiano. In sostanza, vogliamo provare a spostare il sostegno direttamente all'editore che, magari grazie anche a quel sostegno fa degli utili, ad un sostegno ai cittadini, che possono quindi essere invogliati a cercare informazione di qualità. Questo è anche un processo culturale di trasformazione. È possibile ovviamente modulare tale intervento individuando un target di fruitori e utilizzatori – giovani, studenti, anziani: questo sarà nella dialettica parlamentare – oppure un target di prodotti editoriali, ad esempio quelli che già soddisfano i requisiti rigidi per l'accesso al sostegno diretto, oppure le modalità (sconto applicato dall'editore, contributo diretto, voucher, detrazione di imposta e altro); vorremmo introdurre un meccanismo che faccia rinascere la voglia di informarsi attraverso strumenti che fanno informazione di qualità.
  Qualità. Definire l'informazione di qualità, non è un compito facile e si rischia di infilarsi in meccanismi di valutazione soggettiva. Per informazione di qualità, mi riferisco a quell'informazione che per sua natura dovrebbe essere verificata e indipendente, quel prodotto editoriale che ha Pag. 6un direttore responsabile, un editore e quindi una linea ben definita di responsabilità che rispondano dell'eventuale diffusione di informazioni non veritiere, non verificate o diffamanti. Mi riferisco esclusivamente ai requisiti oggettivi oggi previsti per le testate di fatto registrate. L'obiezione che mi può essere fatta è sicuramente quella che in rete tutto è concesso: non c'è un modo per definire ciò che è informazione di qualità e girano spesso informazioni false, ed è vero. Accade, ma non è diverso da quello che accade nel mondo reale. Si tratta delle bufale, delle frottole, oggi le chiamiamo «fake news», ma sono sempre esistite. Come ci si difende? Sicuramente non mettendo il bavaglio alla rete; non ci si difende cercando di arginare lo tsunami dell'innovazione con un secchiello bucato, ma creando cultura, educando i nostri ragazzi ad un approccio critico al messaggio, che sia veicolato attraverso gli organi di stampa tradizionali, attraverso i social, la rete nella sua interezza, o i servizi di messaggistica istantanea. In questo ambito, la scuola deve rivestire un ruolo essenziale. Rivolgo a voi l'invito a riflettere il più presto possibile su come intervenire affinché i nostri ragazzi siano preparati a saper interpretare in modo corretto i mille stimoli informativi che ricevono quotidianamente. Ecco, questo esula dalle competenze delle deleghe che mi sono state concesse. L'invito, in questo caso, lo rivolgo in particolare alla Commissione cultura.
  Tornando al sistema editoria, è evidente che la riflessione che dovrà essere svolta, con il sostegno di tutti gli attori della filiera dell'editoria, è quella di trovare strumenti per contrastare la perdita di peso economico del settore industriale nel suo complesso: nell'ultimo decennio, il calo dei ricavi complessivi è di circa il 50 per cento. Decrescita che mette in gioco un intero comparto che produce un bene di valore strategico e sociale, cruciale per il buon funzionamento del sistema democratico, che vale circa 4 miliardi di fatturato all'anno.
  Le inserzioni pubblicitarie sono la principale fonte di introito per la maggior parte delle testate. In questa direzione si muove il regolamento appena pubblicato, che avvia il credito d'imposta per le aziende che incrementano le proprie inserzioni pubblicitarie. Un sistema che privilegia le piccole aziende locali, le start up e le testate locali. So che è stato molto contestato, nella precedente legislatura, questo tipo di approccio. Eppure devo sottolineare come nella formulazione del regolamento fatto dal Dipartimento insieme al MISE e al MEF, siano stati previsti tetti del 5 per cento e del 2 per cento, per la stampa e per la parte TV, nel caso in cui si debba superare il plafond disponibile, di un tetto massimo di accesso da parte del singolo soggetto, per evitare quella possibile eccessiva concentrazione nella ricezione del contributo del credito d'imposta. Con il regolamento si cerca quindi di moderare quei pericoli evidenziati nella fase di approvazione di quella legge che, ricordo, riguardava il 2017-2018; siamo a luglio 2018, quindi parliamo di qualcosa già avviato dalle imprese in forza di una legge esistente. Il regolamento, ovviamente, va a disciplinare il periodo 2017-2018 perché i fondi sono solo per questi due anni; il Parlamento, in sede di legge di bilancio, dovrà decidere sul rifinanziamento del 2019.
  Va rivisto anche il sistema dei tetti alla raccolta pubblicitaria, ma anche la trasparenza degli inserzionisti. È innegabile che a volte alcuni di loro svolgono un ruolo essenziale tra le fonti di finanziamento di un prodotto editoriale, con una facoltà indiretta di controllo sulla testata, attraverso la semplice minaccia di far venir meno il proprio apporto finanziario. Ciò è ancor più grave, perché a esercitare questo potere indiretto sono aziende di Stato.
  Non dimentichiamo nel sistema l'anello più debole: il distributore finale, gli edicolanti, una preziosa rete distribuita nel territorio che ha dovuto sottostare agli obblighi derivanti da un mercato regolato, obblighi che ancora gravano su di essi, ma che non rispondono più alla logica conseguenza di quell'esclusività che hanno di fatto perso. Occorre prevedere una serie di interventi per valorizzare questa rete spesso presente nei luoghi più lontani, trasformandoli in punti di servizio, luoghi di primo accesso da parte dei cittadini a servizi della pubblica amministrazione. È anche immaginabile Pag. 7 un loro coinvolgimento in quel processo di formazione delle nuove generazioni al valore di un'informazione di qualità, con progetti che li vedano coinvolti insieme alle scuole nella formazione.
  Altro elemento fondamentale del sistema editoria, peraltro di stretta pertinenza della mia delega, è quello dell'informazione primaria, vero e proprio sistema nervoso dell'informazione professionale. Com'è noto, il Dipartimento dell'informazione e dell'editoria da lungo tempo svolge il ruolo di centrale di acquisto dei servizi di agenzia, nell'interesse di tutte le pubbliche amministrazioni statali, stanziando rilevanti risorse, più di 46 milioni di euro, per garantire un'informazione primaria adeguata, affidabile e pluralista alla PA. Di recente, il tema dell'acquisizione di questi servizi è assurto anche agli onori della cronaca, perché, per effetto del nuovo sistema di individuazione dei fornitori dei predetti servizi, non più attraverso procedure negoziate e bilaterali, bensì attraverso procedure competitive di carattere europeo, talune agenzie nazionali hanno sopportato difficoltà operative che hanno inciso anche sui lavoratori. Il sistema delle procedure negoziate presentava diversi inconvenienti, più volte ricordati anche dai miei predecessori proprio davanti a questa Commissione in analoga occasione (ricordo quella del Sottosegretario pro tempore Legnini), e non possiamo dimenticare che riduceva anche gli elementi di concorrenzialità e di efficienza dell'intero sistema.
  Nel corso dell'ultimo biennio, pertanto, sono stati fatti importanti passi in avanti sulle modalità per selezionare i fornitori dei servizi. Con l'entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti, a seguito di una complessa istruttoria effettuata anche con l'ANAC, il Dipartimento ha ritenuto di non dare continuità alla procedura negoziata, ma ha provveduto a tale individuazione mediante procedure competitive. Tuttavia, la consapevolezza di dover contemperare l'esigenza di rispetto della normativa sugli appalti con quella di garantire un ragionevole grado di pluralismo, principio di diretta derivazione costituzionale, ha permesso di strutturare le gare in un numero elevato di lotti: 15, 10 per l'Italia e 5 per l'estero (nella relazione trovate la tabella definitiva con le assegnazioni). L'idea di fondo alla base dell'impostazione adottata è stata la necessità di garantire il pluralismo delle fonti di informazione, rispettando, nello stesso tempo, i princìpi di economicità, imparzialità e parità di trattamento imposti dalla normativa europea e nazionale in materia di acquisizione dei servizi. Le gare si sono svolte nel corso del 2017; alcune aggiudicazioni non sono andate a buon fine per vari motivi. Ad oggi sono in corso 14 contratti, inizialmente stipulati con una durata semestrale e successivamente rinnovati fino al 31 marzo 2019. L'ultimo lotto verrà assegnato nei prossimi giorni. L'impegno complessivo annuo è di circa 46 milioni di euro. Considerate che l'impegno nel 2016 era stato di 50 milioni di euro, quindi c'è stata già una riduzione in questo senso. A ciò va aggiunto che sono state acquisite complessivamente 11.900 licenze per servizi rispondenti alle esigenze espresse dagli utilizzatori, garantendo in un orizzonte triennale stabilità occupazionale per 941 giornalisti. Dobbiamo spiegare con chiarezza che quello delle agenzie di stampa di informazione primaria è un servizio che viene fornito alle pubbliche amministrazioni in quanto accede all'informazione primaria. Così come accedono all'informazione primaria aziende e giornali, anche la pubblica amministrazione ha esigenza di accedervi. L'anomalia che si è verificata negli anni passati risiede nel fatto che alcune aziende, tra le entrate del proprio bilancio, avevano come principale cliente lo Stato. Le agenzie di stampa devono essere presenti sul mercato e devono essere in grado di presentare i loro prodotti per essere competitive. La parte della pubblica amministrazione deve essere non necessaria alla sopravvivenza di quelle agenzie, altrimenti diventa un vero e proprio contratto diretto.
  Nel quadro delle funzioni a me delegate dal Presidente del Consiglio dei ministri rientra anche la tutela del diritto d'autore. Il quadro giuridico sul diritto d'autore è centrale per la promozione Pag. 8della creatività, dell'innovazione e dell'accesso alla conoscenza e all'informazione. Nell'economia dell'informazione e della comunicazione digitale, il diritto d'autore è oggetto di una continua riflessione originata dalle nascenti opportunità messe a disposizione dalla tecnologia e dai nuovi modelli con cui i contenuti digitali vengono distribuiti e fruiti, nell'ambito dei quali gli over the top assumono un ruolo decisamente preponderante. Sotto questo profilo, ben comprendo che la sfida che si pone è quella di trovare modalità e regole perché si individui il punto di equilibrio tra i diritti di libera espressione e di informazione, resi possibili dall'accesso diffuso alla rete, che garantiscono ai cittadini il diritto a informarsi e la possibilità di fruire di un'offerta culturale differenziata, e l'esigenza di tutela dei legittimi diritti degli autori e produttori di contenuti che sono il frutto dell'ingegno e della creatività umana. La sfida è di particolare rilevanza nel nostro Paese, a ragione del peso dell'industria della cultura e della creatività. L'industria nel 2015 ha registrato un valore economico complessivo di 47,9 miliardi di euro, pari al 2,96 per cento del PIL nazionale, con un tasso di crescita, rispetto all'anno precedente, del 2,4 per cento dei ricavi diretti. Si tratta del terzo settore in Italia per occupazione, con 880.000 occupati diretti. Troverete i riferimenti di questi dati nella relazione allegata. Senza contare un altro aspetto, rappresentato dal fatto che il complessivo minore volume d'affari del comparto cultura e spettacolo accresce il divario tra grandi autori e artisti capaci di ottenere un reddito soddisfacente dalla loro attività ed artisti e autori più giovani e innovativi che all'inizio della loro carriera sono i più bisognosi di una tutela che ne garantisca la sopravvivenza.
  Nell'ultimo mese ha suscitato grande interesse il tema della riforma europea del copyright, anche per le proteste dei colossi del web e delle piattaforme digitali che hanno scioperato, come nel caso di Wikipedia, oscurando i propri contenuti, fino al giorno del voto del 5 luglio scorso, all'esito del quale la proposta di direttiva europea sarebbe potuta passare ai negoziati tra Parlamento e Consiglio dei ministri, avviandosi al via libera definitivo. Come ben sappiamo, ciò non è accaduto; il Parlamento europeo ha votato contro e la proposta di direttiva sarà ora oggetto di un ripensamento a partire dal prossimo settembre. Vorrei solo ricordare che quando si cerca di regolamentare un settore in continua evoluzione come questo, si rischia di arrivare a regolamentare qualcosa che, nel momento in cui si vara, è già superato da altre modalità.
  Il testo sottoposto all'esame del Parlamento europeo prevedeva l'introduzione sia di un nuovo diritto a favore degli editori per ricevere la remunerazione dei motori di ricerca che linkano i propri contenuti utilizzando uno snippet (articolo 11) sia l'obbligo, per gli intermediari della comunicazione, di predisporre filtri per i contenuti immessi dagli utenti, al fine di eliminare quelli in violazione del copyright (articolo 13). Tra i diversi stakeholder si sono dichiarati favorevoli le imprese che hanno sofferto maggiormente la cannibalizzazione dei propri contenuti on line, quindi dagli editori ai produttori musicali, i quali sostengono, rispettivamente, che contrastare la pratica d'uso dei cosiddetti snippet eviterebbe la dispersione di traffico e il dirottamento di rilevanti introiti pubblicitari verso le grandi piattaforme. In sostanza, si sostiene che l'introduzione di un filtro automatico agli upload proteggerebbe gli artisti dalla diffusione gratuita delle proprie opere, affrontando la tematica del cosiddetto value gap. Ritengo tuttavia che non si possa prescindere dalla criticità oggettiva costituita dall'impatto che tali misure hanno sulla libertà della rete, oggi spazio aperto anche per le realtà con meno visibilità, in quanto essa assicura, come mai prima d'ora, la circolazione libera di contenuti culturali e informativi fortemente differenziati, che non deve incontrare ostacoli anche tecnicamente non gestibili da tutti gli operatori. È da tenere infine presente che le regole poste in essere dalla proposta di direttiva potrebbero risultare in concreto inapplicabili in un mondo in Pag. 9continuo divenire. Si pensi, a titolo esemplificativo, a quale rivoluzione potrebbe apportare l'avvento della tecnologia della blockchain, che consente di tracciare la genesi e il percorso dei prodotti del web. In questo ambito intendo pertanto seguire con la massima attenzione il successivo iter della direttiva – e invito a fare altrettanto le Commissioni – al fine di favorire l'individuazione di misure alternative che, in un'ottica di lungo periodo e con una forte attenzione agli aspetti distintivi dell'industria italiana della cultura, permettano di perseguire l'obiettivo di una più equa ripartizione del valore nell'ambito della filiera dei prodotti oggetto del copyright.
  Sul tema del diritto d'autore – mi avvio alla conclusione – non si può non parlare di SIAE. Di concerto con il Ministro per i beni culturali, abbiamo deciso di adottare ogni iniziativa legislativa per rendere effettiva la liberalizzazione del sistema di gestione dei diritti d'autore. Non è un'operazione semplice, ne siamo consapevoli, in quanto ci sono due elementi critici, che possono essere superati ispirandosi anche a modelli già in uso in altri Paesi. Innanzitutto il sistema di vigilanza, che oggi è in carico a SIAE e che deve continuare a essere garantito in modo capillare, e il sistema di collecting, che deve semplificare e non complicare la vita degli operatori del settore, ai quali devono essere messi a disposizione strumenti o piattaforme in grado di superare le eventuali difficoltà derivanti da un'eccessiva parcellizzazione del mercato. Parcellizzazione che non ci aspettiamo, ma, a differenza di chi ci ha preceduto – che invece dava tutto per scontato affidandosi a discutibili capacità predittive – riteniamo ancora necessario prevenire eventuali distorsioni che dovessero verificarsi.
  Permettetemi di chiudere questo intervento con un particolare riferimento alla professione del giornalista. Sull'Ordine dei giornalisti ci siamo più volte espressi, in particolare sulla sua effettiva utilità. Sono in attesa dell'autoriforma annunciata, che è in corso di esame in seno all'Ordine stesso, per valutarne gli effetti prima di intraprendere iniziative sul tema. Ritengo comunque doveroso che si debba intervenire a tutela della professione del giornalista e per tale motivo sosterrò ogni iniziativa volta a superare il precariato del giornalismo, a tutelare le fonti e a tutelare il giornalista dalle cause per diffamazione di carattere intimidatorio.
  Altra cosa che mi sento di aggiungere è che qualunque intervento volto a modificare il sistema di sostegno all'editoria dovrà essere effettuato con una tempistica tale da consentire alle imprese di adattarsi e di adeguare i propri progetti industriali alle modifiche apportate. Quindi, non ritengo che si possano apportare modifiche in un momento «x», dicendo «da domani succede questo», ma tutto deve essere fatto in modo da evitare uno shock al sistema industriale, con inevitabili conseguenze anche in termini occupazionali. Tutto deve essere graduato e reso il più possibile indolore.
  Infine – è una cosa di ieri – mentre stavo chiudendo il testo di questa relazione, ho appreso che il gruppo Athesia di Bolzano ha acquisito il quotidiano L'Adige. Con questa acquisizione, direttamente o indirettamente tramite società controllate, un'unica proprietà è in possesso dei principali quattro quotidiani della regione Trentino-Alto Adige. È solo un esempio, perché ciò può accadere o accade in altre regioni.
  Ricordo a tutti che la legge n. 67 del 1987, all'articolo 3, comma 1, lettera b), prevedeva che è considerato dominante nel mercato editoriale chi controlla un numero di testate con un numero di copie superiore al 50 per cento di quelle edite in quella regione. Questo comma è stato abrogato dalla legge Gasparri, legge che – ovviamente non è competenza del Dipartimento e delle mie deleghe – andrebbe rivista nel suo complesso. Però mi impegno sicuramente a proporre, nel più breve tempo possibile, che sia ripristinato il testo originale del comma 1, lettera b), per prevedere anche a livello regionale un limite alla concentrazione delle proprietà delle testate giornalistiche, perché questo andrebbe in contrasto col pluralismo che Pag. 10è un diritto costituzionalmente garantito. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Vito Crimi e tutti i commissari presenti a questa audizione. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della nota contenente la dichiarazione programmatica depositata dal Sottosegretario (vedi allegato). Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.10.

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