XVIII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 25 luglio 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Butti Alessio , Presidente ... 3 

Seguito dell'audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, sulle linee programmatiche del suo Dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Butti Alessio , Presidente ... 3 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 3 
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 19 
Braga Chiara (PD)  ... 19 
Muroni Rossella (LeU)  ... 19 
Labriola Vincenza (FI)  ... 19 
Trancassini Paolo (FDI)  ... 20 
Ruffino Daniela (FI)  ... 20 
Binelli Diego (LEGA)  ... 20 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 20 
Braga Chiara (PD)  ... 21 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 21 
Benvenuto Alessandro Manuel , Presidente ... 21 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal Ministro Sergio Costa ... 22

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia: Misto-NcI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ALESSIO BUTTI

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera e la trasmissione diretta sulla web tv.

Seguito dell'audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, il seguito dell'audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
  Ricordo che nella seduta del 18 luglio il Ministro ha svolto la sua relazione, manifestando altresì la propria disponibilità, di questo lo ringraziamo, a tener conto in sede di replica sia delle questioni poste nel corso del dibattito, sia di ulteriori quesiti che i commissari avessero ritenuto di avanzare per le vie brevi entro un termine prefissato. Al riguardo, i testi sottoposti all'attenzione del Ministro sono a disposizione dei colleghi.
  Nel ringraziare nuovamente il Ministro per la sua partecipazione ai lavori della Commissione, gli cedo la parola. Prego, signor Ministro.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie e buonasera a tutti. Grazie di essere plastic free per quanto riguarda le bottiglie d'acqua minerale, grazie anche a chi lavora per la Commissione e ha organizzato.
  Come metodo di risposta, se siete concordi, risponderei compattando le risposte in relazione agli argomenti, così siamo anche più spediti, tenendo conto anche delle domande che sono pervenute via mail nei giorni successivi alla mia prima audizione.
  In ordine, quindi, al dissesto idrogeologico, senza riformulare le domande e citare chi le ha fatte, tanto ognuno ha memoria della propria, preme sottolineare che nell'intento di rafforzare l'azione del Ministero (del MATTM) non si è inteso sopprimere la Struttura di missione, bensì si è ritenuto di non confermare un'entità decaduta con la cessazione del precedente Governo, le cui competenze si sovrapponevano a quelle del Ministero stesso, con dispendio di energie e di risorse.
  Imprimere impulso alla realizzazione delle opere contro il dissesto idrogeologico è uno dei principali intenti di questo Dicastero, che intende prima di tutto incidere sui tempi di realizzazione delle opere, adeguando il flusso dei finanziamenti alle reali esigenze della loro attuazione.
  L'iniziativa legislativa varata dal Governo non incide sulla realizzazione del Piano di investimenti per le regioni del centro-nord, previsto dalla legge di bilancio per il corrente anno, come emerge dall'articolo 2 del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 86, che non modifica la sostanza della norma, ma si limita a porre in capo al Ministero dell'ambiente le competenze che la Presidenza del Consiglio dei ministri avrebbe esercitato tramite la Struttura di missione.
  L'azione già intrapresa da quest'ultima proseguirà con impegno uguale e, se possibile, Pag. 4 maggiore nel consueto spirito di collaborazione con le regioni, e lo potrà fare ancor meglio non appena il Ministero avrà ricevuto le consegne tecniche e il quadro delle attività già svolte e in corso. Tra parentesi, dovrebbero avvenire entro questo fine settimana o al massimo all'inizio della prossima settimana le cosiddette «consegne tecniche».
  Voglio ricordare che in questi anni sono state destinate alla messa in sicurezza del territorio molte risorse e continueremo a farlo, a cominciare da quelle da prendere in bilancio. Il recupero al Ministero dell'ambiente dell'intero ruolo e funzioni in materia di dissesto idrogeologico, tradizionalmente già dello stesso Ministero, deve peraltro connettersi al bisogno di rivisitare e allineare gli interventi di lotta e mitigazione del dissesto idrogeologico con gli scenari che si vanno prefigurando per i cambiamenti climatici.
  Su questo tema il Ministero dell'ambiente è attivamente impegnato insieme al Ministero dello sviluppo economico per la redazione del Piano nazionale integrato energia e clima, nonché per il Piano nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici, che abbiamo in fase avanzata di definizione in accordo con le regioni, con le quali stiamo esaminando – in pieno accordo peraltro – i termini e le modalità di una valutazione ambientale strategica, anche per incrociare il Piano nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici con gli altri piani di intervento, quindi con massima sinergia.
  I pur urgenti interventi progettati nel contesto del risanamento idrogeologico devono essere inquadrati sempre di più alla luce dei cambiamenti climatici, con evidenti effetti già in atto sugli assetti territoriali.
  Nel quadro di una programmazione più attenta e lungimirante proprio in relazione ai risultati ottenuti si auspica che sia possibile ridurre progressivamente i finanziamenti per la mitigazione del rischio, per destinarli viceversa alla prevenzione e alla manutenzione.
  Nell'ambito di una programmazione più attenta e lungimirante, in aggiunta ai finanziamenti destinati agli interventi strategici, così come risultati dalla condivisione con le regioni, si auspica che sia possibile destinare sempre maggiori risorse alla prevenzione ordinaria e straordinaria, che è e resta anch'essa un complesso di interventi puntuali e diffusi, non privi di minore strategicità rispetto a quanto prima riferito relativamente alle grandi opere di mitigazione del dissesto.
  Si evidenzia altresì che, per far fronte al problema della gestione delle risorse idriche nel contesto dei fenomeni siccitosi, sono stati istituiti dal Ministero dell'ambiente gli Osservatori permanenti per gli utilizzi idrici presso ciascun distretto idrografico, come supporto tecnico specialistico alle decisioni politiche sul problema della siccità che interessa i laghi e i corsi d'acqua italiani.
  L'organismo rappresenta un'applicazione reale del governo integrato della risorsa, con la partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti a livello distrettuale nella gestione della risorsa idrica, tra i quali il Ministero dell'ambiente, quello delle politiche agricole, delle infrastrutture e dei trasporti, la Protezione civile, ISPRA, ISTAT, CREA, CNR, ovviamente le regioni e l'ANBI, i consorzi di regolazione dei laghi, le aziende idriche energetiche e ambientali e le imprese elettriche.
  Gli Osservatori si configurano quindi come uno strumento di supporto alle amministrazioni centrali e alle autorità di distretto idrogeologico, alle regioni, nella gestione degli eventi di crisi e nel post emergenza, svolgendo quindi funzioni di raccordo continuo tra le istituzioni per garantire un adeguato flusso di informazioni necessarie alla valutazione dei livelli di severità degli interventi in corso, della loro evoluzione, anche in relazione ai prelievi in atto e alla definizione delle azioni più adeguate da porre in essere.
  Uno dei risultati del supporto di ISPRA è lo sviluppo di indicatori per valutare la significatività degli eventi siccitosi e della scarsità idrica (il documento è disponibile sul sito web dell'ISPRA nella sezione Linee guida). Pag. 5
  Alle domande sulla Commissione VIA-VAS questo Ministero, preso atto dei rilievi di legittimità formulati in ordine ai provvedimenti di nomina della Commissione e in particolare fatti dalla Corte dei conti, la quale ha criticato il mancato espletamento di una procedura selettiva con più atti di rilievo erariale, ha avviato un procedimento di annullamento d'ufficio nel rispetto delle garanzie partecipative previste dalla legge sul procedimento.
  All'esito del procedimento il Ministero procederà a indire una procedura selettiva per la designazione dei componenti della Commissione proprio sulla base dei criteri indicati, anche come pratica prevista dalla norma, dalla Corte dei conti.
  In ordine al contenimento del consumo del suolo occorre ricordare in via preliminare la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, approvata in sede CIPE nel dicembre del 2017, che rappresenta lo strumento di attuazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, cioè trasformare il nostro mondo per lo sviluppo sostenibile, ovviamente in Italia.
  La strategia, frutto di un ampio processo di coinvolgimento di società civile e istituzioni, definisce scelte strategiche e obiettivi per il nostro Paese nell'ambito di cinque aree: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership, cui si aggiunge una sesta area dedicata ai vettori di sostenibilità, intesi come fattori abilitanti per lo sviluppo sostenibile.
  Entro l'anno corrente dovrà essere approvato un piano di azione che specifichi indicatori e obiettivi quantificati per ciascuna scelta strategica e ciascun obiettivo della strategia nazionale. La strategia deve essere oggetto di reporting annuale da parte del Governo.
  Nell'ambito dell'area Pianeta della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile a cui ho fatto riferimento poc'anzi, un obiettivo strategico fondamentale è dedicato ad «arrestare il consumo di suolo e combattere la desertificazione». È evidente come la definizione di target dedicati e l'individuazione di meccanismi di integrazione degli stessi nell'ambito delle politiche di settore sarà quindi fondamentale per l'effettivo contenimento del consumo del suolo, oltre quanto avevo già riferito in precedenza, il 18 luglio scorso.
  Gestione della risorsa idrica e servizio idrico integrato. Come ho avuto modo di dire in altra sede, il Ministero dell'ambiente ha interloquito con il Ministero delle infrastrutture, amministrazione competente ad approvare il Piano nazionale invasi, per la definizione degli interventi relativi al settore idrico e la determinazione del primo stralcio a priorità elevata di tale sezione.
  A tale fine si è provveduto ad espletare l'istruttoria sulle proposte presentate dalle Autorità di bacino distrettuali, al fine di verificare il quadro delle esigenze e la coerenza con le pianificazioni di bacino, con particolare riguardo alle finalità strategiche di contrasto alla siccità e razionalizzazione dell'uso delle risorse idriche.
  La valutazione è stata effettuata sulla base dei criteri proposti dal mio Ministero, integrativi rispetto a quelli indicati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per la determinazione della priorità ambientale degli interventi, verificando che l'assegnazione del valore massimale cosiddetto «strategico», proposta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sulla scheda di rilevazione, fosse sostanzialmente congruente e collimante con l'assegnazione del livello massimale di priorità ambientale, determinata secondo la metodologia proposta dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  È prioritario garantire l'accesso all'acqua quale bene comune e diritto umano universale, cosa che ho recentemente ribadito in Europa, anche attraverso gli strumenti normativi europei, in particolare appoggiando la proposta di direttiva sulla qualità delle acque per il consumo umano, promuovendo il governo pubblico e partecipativo dell'intero ciclo integrato delle acque ed incentivando sistemi di riduzione degli sprechi.
  Pertanto, sul servizio idrico integrato si conferma l'impegno di un governo pubblico e partecipativo dell'intero ciclo dell'acqua. Sarà necessario rafforzare la capacità di Pag. 6vigilanza e controllo delle Autorità competenti per esercitare il dovuto monitoraggio dei privati coinvolti nella fornitura, gestione e distribuzione dell'acqua, sarà garantito al pubblico l'accesso a tutte le informazioni e ai dati ambientali.
  A tale fine occorre implementare una banca dati nazionale che raccolga e renda fruibili i dati e le informazioni relative ai prelievi, ai consumi, alle acque restituite, alla qualità della risorsa utilizzata, prodotti nell'ambito degli Osservatori distrettuali e coordinati dalla cabina di regia del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché quelli di carattere gestionale tecnico, economico, finanziario e tariffario relativi alla gestione del servizio idrico integrato, da rendicontare a cura dell'Autorità di regolazione per energia reti ed ambiente (ARERA).
  Sul piano del recupero perdite, consapevoli della necessità di incentivare la manutenzione e l'ammodernamento delle reti acquedottistiche a fronte della scarsità della risorsa che caratterizza il nostro Paese e della necessità di garantire una fornitura costante a tutti i cittadini nell'ambito delle risorse finanziarie assegnate al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 luglio 2017 a valere sul fondo di cui all'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016, è prevista una somma di 53 milioni di euro, destinata a un piano di recupero perdite in corso di definizione.
  Questo fondo è stato rifinanziato con la legge di bilancio del 2018, quindi recentemente, e prevede il finanziamento degli interventi infrastrutturali nei settori relativi alla rete idrica, alle opere di collettamento, fognatura e depurazione, alla difesa del suolo e al dissesto idrogeologico, nonché al risanamento ambientale e alle bonifiche.
  Il Ministero farà ogni possibile sforzo per perseguire la realizzazione di investimenti sul servizio idrico integrato di natura pubblica, con particolare riferimento alla ristrutturazione della rete idrica, anche attraverso l'implementazione e il finanziamento di un Piano nazionale perdite, garantendo la qualità dell'acqua, le esigenze e la salute di ogni cittadino.
  Inoltre, l'attuazione degli investimenti sugli impianti idrici, acquedottistici, fognari e di depurazione, finanziati con contributi del Ministero, sarà assicurata attraverso un'attività di due diligence tecnica ed economico-finanziaria preliminare sulle proposte progettuali presentate dalle regioni e dagli enti di governo d'ambito, al fine di valutare l'efficacia, la realizzabilità e la sostenibilità ambientale, economico-finanziaria e tariffaria, come peraltro dicevo poc'anzi, in coerenza con gli obiettivi ambientali previsti dalla pianificazione d'ambito e dal Piano di gestione delle acque.
  Si deve peraltro evidenziare che il comparto idroelettrico è caratterizzato da diverse questioni in parte tra loro connesse, che ne rendono la gestione oggettivamente articolata. Con particolare riferimento al rinnovo delle concessioni, si collegano e aggiungono infatti altre criticità, come la manutenzione delle infrastrutture esistenti e l'impatto degli impianti idrici più piccini.
  Una gestione organica di questi aspetti e la capacità di trovare soluzioni operative efficaci sarà quindi cruciale, perché l'idrico, oltre a coprire una quota tuttora importante della produzione elettrica green, è anche in grado di svolgere un'importante funzione di bilanciamento, a fronte della forte crescita attesa delle altre rinnovabili non programmabili.
  Come Ministro dell'ambiente devo specificare che le soluzioni adottate dovranno in ogni caso essere compenetrate con altri aspetti e priorità ambientali. Mi riferisco, per esempio, alla difesa della qualità dei corpi idrici, che, se trascurata, potrebbe peraltro portarci verso una costosa procedura di infrazione europea.
  In merito alla pianificazione integrata mi preme rassicurare sul fatto che, come voi certamente già saprete, il Ministero ha investito moltissimo su tale questione. L'acqua è, infatti, un bene che, se da un lato rappresenta un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale, dall'altro ha sempre generato e continuerà a generare dei rischi che oggi possono e devono essere gestiti in modo diverso dal passato. Pag. 7
  In questo contesto si inseriscono oggi i nuovi piani di gestione delle acque e del rischio di alluvioni, che sono stati approvati nell'ottobre del 2016 sotto il coordinamento anche contenutistico degli uffici del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  Il Ministero, nell'ambito del programma CReIAMO PA, a valere sul PON Governance 2014-2020, ha previsto una specifica linea di intervento, finalizzata al generale rafforzamento della capacità istituzionale della governance tra gli attori coinvolti nella definizione dei contratti di fiume, al fine di promuovere una più ampia, efficace e corretta diffusione di tale strumento per la gestione integrata e partecipata dei bacini o dei sottobacini fluviali e per la realizzazione degli stessi.
  Nel progetto è stata prevista la realizzazione di un Osservatorio nazionale dei contratti di fiume, con funzioni di indirizzo e orientamento strategico, guidata dal Ministero con esperti del settore e amministrazioni regionali. Tale struttura risponde in particolare al fabbisogno di armonizzazione degli approcci su scala locale, regionale e nazionale, oltre che alla necessità di colmare un gap conoscitivo sui contratti fiume a vari livelli. Il progetto è attualmente in corso di attuazione.
  Economia circolare e rifiuti zero. Per quanto concerne il tema dell’end of waste, si rappresenta che con sentenza n. 1229 del 2018 il Consiglio di Stato ha affermato che solo i regolamenti ministeriali sono atti idonei a stabilire i criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto, non avendo riconosciuto il potere di valutazione «caso per caso» ad enti ed organizzazioni diverse dallo Stato.
  Tale decisione sta avendo un impatto notevolissimo in quanto, consapevoli della spiccata valenza ambientale dell’end of waste le autorità competenti, che sono sostanzialmente le regioni o le autorità delegate, hanno ritenuto di poter rilasciare provvedimenti autorizzatori contenenti i criteri specifici fissati nel rispetto delle condizioni previste dall'articolo 184-ter, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006, le cosiddette «autorizzazioni» denominate atecnicamente, caso per caso.
  Tuttavia tale possibilità è stata tuttavia messa in dubbio dal Consiglio di Stato con la predetta sentenza, la quale sta determinando il blocco dei procedimenti autorizzatori, generando altresì incertezze sulla legittimità di quelli già rilasciati e ad oggi in corso di validità. Al fine di superare la situazione determinatasi, si rende necessario un intervento normativo che disciplini le modalità alternative all'emanazione di specifici decreti ministeriali immediatamente utilizzabili fino alla data di entrata in vigore di questi ultimi, attraverso cui istituire meccanismi per la cessazione della qualifica di rifiuto «caso per caso».
  Ciò al fine di dare massima diffusione all'istituto dell’end of waste, di dare una più approfondita attuazione ai princìpi europei in materia di economia circolare e società del recupero e riciclo, di rispettare la gerarchia dei rifiuti, disincentivando il conferimento in discarica dei rifiuti, nonché al fine di conseguire gli obiettivi di riduzione di tali conferimenti, come individuati nel contesto comunitario.
  L'emendamento in preparazione consentirà dunque, nelle more dell'emanazione dei decreti ministeriali, ai quali faccio riferimento da Ministro, meccanismi di end of waste immediatamente operativi, che permettano di non procrastinare ulteriormente la realizzazione dell'economia circolare, l'affermazione delle attività di recupero e riciclo, la riduzione del conferimento in discarica dei rifiuti, così come l'Unione europea più volte ci ha sollecitato.
  Per quanto concerne il tema del recepimento delle modifiche recentemente approvate al cosiddetto «pacchetto rifiuti», si rappresenta che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha intenzione di avviare un processo di consultazione fra tutti gli stakeholder per le diverse tematiche oggetto di modifica. Vista la portata delle modifiche e tenuto conto delle esigenze di favorire la transizione verso l'economia circolare, il recepimento delle direttive comporterà un'ampia revisione di tutta la normativa di settore, in Pag. 8un'ottica di armonizzazione e principalmente di semplificazione.
  Con riferimento alla disciplina della responsabilità estesa del produttore, si ritiene opportuna una riforma del sistema alla luce delle modifiche della direttiva n. 98 del 2008 dell'Unione europea, che ha visto l'inserimento di un nuovo articolo, l'8-bis, nel quale sono contenuti i criteri minimi degli schemi di responsabilità estesa.
  Inoltre, con riferimento alla difficoltà di allocare i materiali riciclati sul mercato, si rappresenta che se da un lato il Ministero si adopera per l'adozione di regolamenti end of waste per i materiali assorbenti, per il pulper della carta, per la carta da macero, per il plasmix, il pastello di piombo e materiale da costruzione e demolizioni, dall'altro il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha pubblicato per il secondo anno consecutivo un bando per il finanziamento di attività di ricerca per favorire lo sviluppo di nuove tecnologie produttive avanzate e di riciclaggio per quelle filiere del rifiuto che ancora non trovano sbocchi sul mercato.
  Per quanto riguarda i consorzi di bonifica, fatta salva la funzione istituzionale sostenuta dalla contribuenza consortile, si deve rammentare che il decreto legislativo n. 152 del 2006 assegna ai consorzi un importante ruolo nei settori della tutela e del risanamento del suolo e del sottosuolo, del risanamento idrogeologico del territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto, della messa in sicurezza delle situazioni a rischio e della lotta alla desertificazione, quindi per noi sono riferimenti assoluti, seppure vadano riorganizzati.
  Riforma legge sui parchi. In merito alla riforma della governance dei parchi nazionali, essendo gli stessi degli enti pubblici non economici, non si può operare un decentramento, sono già enti indipendenti con una propria dotazione organica, autonomia di bilancio e propria sede.
  Ciò non toglie che la gestione delle aree protette debba garantire un costante confronto con il territorio e le autorità locali per uno sviluppo sostenibile. D'altra parte, l'istituzione di aree contigue, che ha effetto anche rispetto alla disciplina dell'attività venatoria in zone adiacenti ai parchi nazionali, richiede il coinvolgimento delle regioni interessate (è la norma che lo prevede), atteso che allo stato della normativa vigente i confini delle aree contigue sono determinati dalle regioni, d'intesa con l'ente gestore delle aree protette.
  Su questo punto è necessario un approfondimento, vista la scarsa applicazione della norma in questione sul territorio nazionale (le aree contigue rischiano di essere un problema). Da un punto di vista finanziario, nell'attuale sistema il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare contribuisce per la quota delle spese obbligatorie e per i progetti speciali di biodiversità. Una trasformazione dell'attuale modello comporterebbe una diversa allocazione delle risorse finanziarie in termini di assegnazione.
  Sull'attuale modello di governance sono peraltro in corso alcuni approfondimenti, che da subito ho avviato: la migliore professionalità per la figura istituzionale del presidente dell'Ente parco nazionale e le competenze a lui assegnate, e la razionalizzazione del procedimento di nomina (ho chiesto di alzare sempre al massimo l'asticella della nomina, cioè persone che hanno curriculum assolutamente di profilo, che è il primo elemento, tutto il resto rileva molto poco); l'opportunità di procedere ad una riorganizzazione o comunque riverifica dell'Albo dei direttori dei parchi nazionali. La motivazione è la medesima di cui abbiamo detto poc'anzi per i presidenti, più il livello è alto, più la qualità dei parchi sarà alta.
  La razionalizzazione delle procedure di predisposizione e approvazione del Piano e del Regolamento del parco per uno snellimento delle procedure amministrative (oggi è complicato, molto lento e molto faticoso): la procedura di individuazione e disciplina delle aree contigue, oggi demandate alle singole regioni e che potrebbe essere prevista (ma sono aperto a qualsiasi valutazione in contraddittorio) direttamente in mano all'Ente parco, però verifichiamolo assieme.
  È utile poi segnalare l'ipotesi di un processo di trasformazione delle aree marine protette in parchi nazionali marini, la cui Pag. 9natura di ente andrebbe individuata nell'alveo del diritto positivo, che dovrebbe tenere conto della presenza di piante organiche a regime, costi di funzionamento, oneri finanziari complessivi, nomina di una governance adeguata e, comunque, con la prioritaria necessità di riconoscere un ruolo primario agli enti locali interessati, essendo il loro coinvolgimento un presupposto irrinunciabile, alla luce dell'esperienza, per una gestione efficace.
  Per quanto concerne i parchi interessati dagli eventi sismici nel corso del 2017, è stato costituito presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un tavolo di coordinamento con gli enti Parco Gran Sasso, Monti della Laga, Monti Sibillini, Federparchi e ISPRA, finalizzato ad assicurare un raccordo operativo delle attività dei medesimi parchi volte al recupero del patrimonio identitario delle comunità colpite dagli eventi sismici, nell'ambito del quale sono stati definiti gli interventi prioritari e i relativi finanziamenti.
  Bonifiche dei siti di interesse nazionale (SIN), delle aree dismesse e dei cosiddetti «siti orfani». Il Ministero sta approfondendo le criticità connesse alle bonifiche dei SIN, che ne rallentano lo sviluppo e la conclusione. Non bisogna però sottovalutare la complessità degli interventi di bonifica soprattutto nei siti in esercizio e in aree occupate dagli impianti produttivi. In questi casi è necessario un coordinamento, sul quale stiamo lavorando come Ministero competente in materia di bonifica con le autorità competenti al rilascio delle autorizzazioni che abilitano all'esercizio dell'attività (si pensi per esempio all'AIA regionale).
  Queste ultime infatti sono titolari del potere di riesame dell'autorizzazione sulla base dei risultati dei controlli, che dovrebbero avere anche la funzione di individuare le fonti di contaminazione. Basti pensare alle tubazioni sotterranee o non sotterranee che collegano per esempio le varie sezioni impiantistiche.
  In linea generale, nell'ottica di una maggiore semplificazione e speditezza del procedimento amministrativo, sto valutando alcuni interventi normativi specifici in materia di bonifica per i siti contaminati di interesse nazionale. Il Ministero sta inoltre valutando come intervenire una volta accertato che il sito è effettivamente un sito orfano.
  L'idea sulla quale ho aperto un tavolo di confronto intraministeriale (mi riservo sempre di tenervi aggiornati) allo stato è in fase embrionale, ma potrebbe essere quella (uso il condizionale perché ci stiamo lavorando) di creare una sorta di programma nazionale di bonifica dei siti orfani, che individui intanto quali siti sono, le attività e gli interventi da realizzare, le priorità sulla base di criteri predeterminati anche in ragione delle criticità sanitarie connesse al sito, le risorse economiche e il soggetto attuatore.
  Si intende inoltre rafforzare l'attività di controllo nei Siti di interesse nazionale, e al riguardo la modifica normativa potrebbe intervenire attribuendo alla competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la fase di controllo del rapporto efficienza ed efficacia degli interventi di messa in sicurezza di emergenza, misure di prevenzione e progetti di bonifica, potere prescrizionale quindi del Ministero in fase di controllo, definizione di uno specifico regime sanzionatorio in relazione alla mancata ottemperanza delle prescrizioni imposte dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ci stiamo lavorando, è un'ipotesi, verrete aggiornati continuamente.
  Si precisa inoltre che la trasformazione di alcuni SIN in SIR è avvenuta in attuazione di una specifica legge, la n. 134 del 2012, con la quale sono stati modificati i criteri per l'individuazione e la perimetrazione dei SIN, previsti dall'articolo 252 del decreto legislativo n. 152 del 2006.
  A tal proposito, va segnalato che il citato articolo 252 regola le procedure di bonifica di una particolare categoria di siti inquinati, i cosiddetti «Siti di interesse nazionale», ai quali il legislatore ha ritenuto opportuno dedicare un'autonoma disciplina, diversa da quella ordinaria, proprio in considerazione della loro peculiare caratteristica di essere portatori di quello che Pag. 10è stato qualificato come un interesse nazionale, il quale in quanto tale travalica l'ambito locale e regionale.
  In merito alle risorse stanziate a favore degli ex SIN a valere sul Programma nazionale di bonifica, il decreto ministeriale n. 468 del 2001, si evidenzia inoltre che le stesse sono state in gran parte lasciate nella disponibilità dei soggetti beneficiari per la realizzazione degli interventi già programmati nei SIN. Si precisa altresì che le discariche soggette alla procedura di infrazione comunitaria sono state finanziate dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nell'ambito delle risorse di cui alla legge di stabilità del 2014 e poi del 2016, per un totale di 89.487.705 euro complessivi.
  Successivamente l'articolo 22 del decreto-legge n. 113 del 2016, convertito con la legge n. 160 del 2016, ha previsto che tutte le risorse finanziarie statali destinate a qualsiasi titolo alla messa a norma delle discariche abusive oggetto della sentenza di condanna, non ancora impegnate, ancorché già trasferite alle amministrazioni locali e regionali o a contabilità comunque speciale, siano revocate ed assegnate a un Commissariato straordinario, nella persona del Generale dell'Arma dei Carabinieri Giuseppe Vadalà.
  In esecuzione di quanto previsto dalla predetta normativa, rispetto allo stanziamento di cui alle leggi di bilancio 2014 e 2016 sono stati trasferiti a questo Commissario straordinario 84.425.465.05 euro, quindi quasi l'intera somma che evidentemente non era stata spesa, mentre i restanti 5 milioni di euro sono stati assegnati a favore della Regione Abruzzo, che aveva già maturato la progettualità idonea.
  Si fa presente, infine, che qualora le risorse già assegnate al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non fossero sufficienti a garantire la completa realizzazione di questi interventi, per le eventuali, ulteriori risorse si procederà nell'ambito del cosiddetto Piano operativo, a valere dai fondi FSC 2014-2020, approvato dal CIPE nel 2016 e dai suoi addendum, approvati dal CIPE nel 2017 e nel 2018.
  Quanto alle proposte di modifica della legge n. 68 del 2015, i cosiddetti «ecodelitti», ovviamente non riguardano solo il Ministero dell'ambiente perché ci sono competenze di altri ministeri; tutto ciò che vi dirò non è esclusivo o non può partire dalla mia penna, c'è un lavoro trasversale tra ministeri e tra ministri, nel caso di specie parliamo del Ministero della giustizia.
  In merito alle problematiche evidenziate, l'azione del Ministero sarà rivolta al rafforzamento delle misure già previste nell'ordinamento, per prevenire e reprimere i reati ambientali attraverso una parziale riforma della legge n. 68 del 2015. In particolare, come ho avuto già modo di dire ma ripeto molto volentieri, per inasprire la risposta sanzionatoria per i reati ambientali attualmente contravvenzionali, già previsti dalla legge. Come dissi e ribadisco, penso per esempio agli articoli 256 e 259 del decreto legislativo n. 152 del 2006, relativa alla gestione illecita dei rifiuti e al traffico illecito non organizzato di rifiuti.
  Prevedere il sequestro e la confisca dei beni frutto di reati ambientali, reati delitto in questo caso, come già prevista dall'ordinamento per i beni acquisiti dalla criminalità organizzata tramite attività illecite, una sorta di quella che si chiama atecnicamente «confisca allargata»; applicare il Daspo, ovvero un ordine di allontanamento al massimo fino a due anni nei confronti di chi si renda responsabile di trasporto abusivo, abbandono, sversamento, combustione illecita dei rifiuti nei pressi, in particolare, di istituti scolastici, luoghi di cultura, parchi pubblici, mercati, siti turistici, ferrovie, aeroporti, stabilimenti balneari o nelle campagne.
  Introdurre la possibilità di arresto in flagranza differita per gli illeciti ambientali più gravi, inasprire le previsioni relative al delitto di combustione illecita di rifiuti e roghi tossici, riorganizzare il sistema e le competenze di polizia ambientale, al fine di rafforzare le attività di indagine riguardanti la protezione dei boschi, il settore riguardante i rifiuti, gli animali da affezione, i selvatici o gli esotici, e la repressione e la prevenzione dei reati ambientali in genere. Infine agevolare e velocizzare il Pag. 11sequestro dei beni per chi inquina e ritiene di non pagare.
  Sistema nazionale di protezione ambientale, di cui alla legge n. 132 del 2016. In data 18 gennaio 2018 il presidente dell'Ispra e del Consiglio del Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (SNPA) ha trasmesso al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un documento di lavoro per la definizione del Catalogo nazionale dei servizi e del repertorio delle prestazioni erogati dal servizio nazionale e degli aspetti propedeutici alla determinazione dei parametri qualitativi e quantitativi dei servizi e prestazioni ambientali e dei relativi costi standard.
  Conclusa la fase preliminare, dal febbraio 2018 sono in pieno svolgimento le attività dell'articolazione organizzativa del Consiglio del Sistema nazionale di protezione per l'ambiente, incaricato di istruire il tema dei livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali (LEPTA), finalizzato a sviluppare i risultati fin qui conseguiti elaborando i contenuti tecnici del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 9, comma 3, della legge 132 del 2016, tramite – questa è una cosa importante – l'approfondimento di criteri e metodologie per la definizione dei vari aspetti dei LEPTA.
  Il Consiglio ha inoltre avviato nel 2017 riflessioni ed approfondimenti sul tariffario unico nazionale, che ha condotto alla predisposizione di un quadro di analisi comparato dei tariffari delle 21 agenzie e di ISPRA medesima e a valutazioni preliminari sulle tematiche del finanziamento del sistema.
  Per quanto concerne il Regolamento contenente «Disposizioni sul personale ispettivo del Sistema nazionale di protezione ambientale», ivi compresi gli ufficiali di polizia giudiziaria, nel febbraio 2017 il presidente Ispra ha trasmesso al Ministero uno schema di Regolamento, predisposto con il contributo di ARPA e APPA. Lo schema di Regolamento, a valle dell'intesa con la Conferenza Stato regioni del 21 dicembre 2017, è stato quindi trasmesso al MATTM e al Dipartimento per gli Affari Giuridici e Legislativi della Presidenza del Consiglio dei ministri (DAGL).
  Successivamente il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha richiesto ad ISPRA integrazioni e modifiche del testo (l'ho fatto io appena dopo il giuramento) nella relazione di analisi dell'impatto per la regolamentazione, sulla base delle richieste istruttorie formulate dalla Presidenza del Consiglio. Le integrazioni e modifiche sono state fornite dall'ISPRA in data 2 maggio, ma io ho richiesto un approfondimento nel giugno del 2018 e l'ISPRA a breve ci fornirà risposta, tenendo conto che, a mio avviso, è necessario che gli ispettori ambientali siano dei tecnici.
  Codice degli appalti e criteri ambientali minimi (CAM). In merito alle varie proposte di ulteriori modifiche al nuovo Codice degli appalti occorre ricordare la perdurante necessità di svolgere le procedure di acquisto, soprattutto per quanto riguarda le gare di importi significativi, valorizzando l'offerta più vantaggiosa, individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo o sulla base dell'elemento del costo, seguendo un criterio di comparazione costo/efficacia quale il costo del ciclo di vita. Si tratta infatti di una scelta strutturale adottata dalle direttive comunitarie che hanno originato il nuovo Codice degli appalti.
  Per quanto riguarda l'applicazione dei CAM, elemento significativo del Codice degli appalti, oltre a confermare il massimo impegno del MATTM, che a tal fine ha da poco stipulato un protocollo con l'ANAC per il monitoraggio degli acquisti della pubblica amministrazione, che è recentissimo, appare utile ricordare che l'articolo 34 del Codice degli appalti prevede l'obbligo (non la facoltà) di applicare le specifiche tecniche e le clausole contrattuali recate dai CAM, che sono entrambi criteri di selezione che tutti gli offerenti devono rispettare, pena l'esclusione dalla gara, mentre per quanto riguarda i criteri di aggiudicazione che le stazioni appaltanti devono inserire nei capitolati di gara, lo stesso articolo 34 prevede che le stazioni appaltanti, per definire i citati criteri di aggiudicazione, tengano conto anche dei criteri Pag. 12premianti indicati dai CAM, quindi la verità è che i CAM si devono applicare e noi abbiamo chiesto all'ANAC di aiutarci in questo, perché ci teniamo molto.
  Problematiche ambientali relative a Venezia. Nel corso del tempo il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha stanziato a favore del sito di bonifica di interesse nazionale (SIN) Venezia Porto Marghera oltre 750 milioni di euro; rispetto a tale somma il Ministero ha già trasferito per le opere di marginamento delle macroisole Venezia Porto Marghera oltre 650 milioni dei 750.
  In data 26 novembre 2016 tra il sindaco del comune di Venezia e il Presidente del Consiglio dei ministri è stato siglato il Patto per la città di Venezia, nel quale è prevista la realizzazione delle opere di completamento rete marginamento delle macroisole del SIN di Porto Marghera, per un importo complessivamente stimato in 250 milioni di euro, di cui 72 a carico del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e 178 ancora da individuare.
  Dette risorse ministeriali sono disciplinate nel Piano Operativo Ambiente FSC 2014-2020, approvato dal CIPE con la delibera 55 del 2016, nell'ambito del quale tra gli altri è previsto il sotto-piano «Interventi per la tutela del territorio e delle acque».
  Le citate risorse a carico del Ministero dell'ambiente consentiranno il completamento dei marginamenti delle due macroisole, Nuovo Petrolchimico e Fusina, individuati dalle amministrazioni interessate quali interventi prioritari e urgenti. Si segnala, al riguardo, che sono in corso di definizione gli adempimenti necessari per consentire l'erogazione delle risorse e l'avvio delle opere.
  Al fine di assicurare il tempestivo avvio degli interventi oggetto del patto, il 31 gennaio 2017 è stato stipulato apposito protocollo d'intesa per l'attuazione del Patto per lo sviluppo della città di Venezia tra il sindaco della città e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. In attuazione del predetto protocollo, in data 26 gennaio 2018 è stata istituita una cabina di regia per il SIN Porto Marghera, volta a garantire il raggiungimento degli obiettivi e delle finalità degli atti sopra richiamati.
  Il 10 maggio 2018 si è tenuta la prima riunione della cabina di regia, nel corso della quale è emersa la necessità di procedere alla puntuale ricognizione delle risorse a vario titolo assentite per gli interventi dell'area Venezia Porto Marghera e dei relativi strumenti di programmazione esistenti.
  Procedure di infrazione. Per quanto riguarda la questione delle procedure d'infrazione, consegno formalmente alla Presidenza le procedure di infrazione, in modo che se ne abbia perfetta memoria. Mi sono permesso di aggiungere brevi cenni sull'iter, poi c'è il quadro sinottico su tutte le procedure d'infrazione e le Pilot, le pre-infrazioni.
  Per quanto riguarda la questione relativa alle infrazioni comunitarie in materia di depurazione, resta ferma l'intenzione di procedere alla realizzazione di una task force coordinata dall'Ufficio di Gabinetto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con il contributo dell'Ufficio legislativo e dei referenti delle Direzioni generali competenti per materia, e, ove opportuno e necessario, un rappresentante delle regioni coinvolte nella procedura di infrazione medesima, per seguire ogni procedura e stabilire una roadmap con tempi certi per la sua soluzione, anche attraverso l'esercizio del potere sostitutivo.
  In tal senso per le due procedure di infrazione in materia di acque reflue urbane già interessate da sentenze di condanna da parte della Corte di giustizia europea, il Governo, così come previsto dal decreto-legge n. 243 del 2016, all'articolo 2, ha provveduto a nominare un unico Commissario straordinario come scelta anche di good governance, accentramento di funzioni e di coordinamento e realizzazione in capo ad un unico organo istituzionalmente competente, auspicata formalmente dalla stessa Commissione dell'Unione europea.
  Al Commissario sono affidati i compiti di coordinamento e realizzazione degli interventi diretti ad assicurare l'esecuzione delle citate sentenze di condanna. Per coadiuvare l'azione del Commissario è stata Pag. 13nominata dal Ministero, da circa tre mesi, la segreteria tecnica, ai sensi del comma 10, articolo 2, del citato decreto-legge n. 243 del 2016, convertito con modificazioni nella legge n. 18 del 2017.
  A valle delle dovute valutazioni sarà mia cura prevedere la task force della struttura del Commissario straordinario unico, un meccanismo di raccordo tecnico ed istituzionale. Tale task force permetterebbe di affiancare le regioni, mai di scavalcarle, per superare insieme il problema delle infrazioni.
  Sempre sul tema delle procedure di infrazione, è intenzione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avviare un confronto con i servizi tecnici della Commissione europea attraverso specifici incontri bilaterali, tesi a rafforzare ulteriormente lo scambio di informazioni sullo stato di attuazione degli interventi, e condividere le linee decisionali assunte, in modo tale da accelerare l'uscita dal meccanismo delle infrazioni.
  Rispetto al quadro originario degli agglomerati ritenuti in infrazione anche nell'ultimo contenzioso avviato, l'assidua informativa che è stata effettuata nei confronti degli uffici di Bruxelles ha comunque consentito di ridurre il numero di casi attenzionati da quasi 600 a 274. Non è un risultato che ci soddisfa appieno, ma è un modo per partire.
  Sempre nell'ambito dei PON Governance 2014-2020, il Ministero ha predisposto il progetto «Mettiamoci in riga», in cui è prevista una linea di intervento finalizzata al rafforzamento della governance delle istituzioni titolari delle competenze in materia di servizio idrico integrato e trattamento delle acque reflue urbane, con specifico riferimento alle iniziative funzionali al superamento del contenzioso comunitario in materia specifica. Inoltre, proprio per consentire la realizzazione degli interventi individuati dalle stesse regioni come necessari alla risoluzione delle infrazioni comunitarie in materia di acque reflue, sono state già assegnate ingenti risorse.
  Sono stati assegnati 1 miliardo e 776 milioni di euro per la realizzazione di 183 interventi nelle regioni Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Nella legge di stabilità 2014 è stato istituito un apposito fondo di circa 90 milioni di euro per 132 interventi, i Patti per il sud firmati con le regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e le Città Metropolitane di Catania e Reggio Calabria hanno finanziato interventi necessari alla risoluzione del contenzioso comunitario per un costo complessivo di 1 miliardo e 892 milioni di euro.
  Infine, la delibera CIPE n. 55 e quelle successive hanno approvato gli addendum per il Piano Operativo Ambiente, a cui già facevo riferimento poc'anzi, in cui sono previsti ulteriori 550 milioni di euro per il superamento del contenzioso in essere, quindi risorse significative.
  Cambiamenti climatici ed energie rinnovabili. Con l'entrata in vigore dell'Accordo di Parigi è globalmente riconosciuta la necessità di passare ad una concreta fase di implementazione che impegni i Governi nella mitigazione, ma anche nell'adattamento. A tale proposito il nostro Paese si è dotato di una propria strategia per l'adattamento.
  È comunque necessario che tale impegno vada oltre le sole misure e politiche dei Governi nazionali e coinvolga tutta la società civile. In questo contesto un'attenzione crescente è rivolta verso il contributo che settore privato e municipalità possono assicurare per contenere le emissioni e contrastare l'aumento delle temperature, affinché rimanga entro la soglia dei 2 gradi centigradi. Nella lotta ai cambiamenti climatici, quindi, il ruolo delle città e delle autorità locali è centrale.
  Consapevole dell'importanza del ruolo di contesti urbani e municipalità nell'ambito della lotta ai cambiamenti climatici e nel raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si sta impegnando per diffondere consapevolezza ed attivare meccanismi virtuosi a sostegno di municipalità, governi locali e imprese su tutto il territorio nazionale.
  In particolare, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha avviato una collaborazione con il Pag. 14Carbon Disclosure Project, organizzazione internazionale che fornisce a municipalità, imprese e investitori un sistema globale di misurazione e rendicontazione ambientale, volta a incrementare il numero di municipalità e aziende che fanno monitoraggio e gestiscono attivamente i propri rischi legati al clima e al loro impatto.
  Tenendo traccia di questo monitoraggio, il Governo punta a stimolare una crescita economica sostenibile e a basso tenore di carbonio, in linea con l'obiettivo di adempiere all'Accordo di Parigi e, se possibile, utilizzarlo come trampolino di lancio.
  Il 3 ottobre 2018 si terrà a La Spezia il convegno «Raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi. Una sfida globale che passa attraverso un impegno locale», organizzato dal Segretariato delle Nazioni Unite per la lotta ai cambiamenti climatici in collaborazione con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, durante il quale verrà presentata una relazione a cura del Carbon Disclosure Project per ragionare su quanto il Paese sta facendo in termini di azione per il clima, con particolare riferimento alle azioni volontarie degli attori non statali ed al loro essenziale contributo per il raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi.
  È un momento importante di riflessione con esperti nazionali e non solo su tre livelli di conoscenza: l'inquadramento nazionale e internazionale e le sue prospettive, come cambiano le cose per chi opera sul piano professionale e come ognuno di noi può contribuire allo sviluppo sostenibile. Le recenti modifiche ai target europei su energia rinnovabile ed efficienza energetica, così come le prospettive di maggiore ambizione relativa alle emissioni di CO2, che ho presentato in Europa il mese scorso per quanto riguarda in particolare le autovetture nuove e i Van, di fatto impongono una rivisitazione della strategia energetica nazionale in tempi brevi, di cui occorrerà tener conto già nell'ambito della redazione del Piano energia e clima.
  Abbiamo inoltre allo studio la possibilità di articolare in un unico disegno di legge i criteri per la definizione delle norme, che consentano il raggiungimento degli obiettivi europei in stretto coordinamento con il recepimento del pacchetto per l'economia circolare.
  È del tutto evidente che il tema dei cambiamenti climatici rivoluzionerà, se non lo sta già facendo, molti degli assetti fin qui conosciuti, ed è altrettanto evidente che la questione riscuote una fortissima attenzione dalle istituzioni comunitarie. Affrontare da protagonisti per tempo e per bene la questione dei cambiamenti climatici vuol dire anche studiare e impegnarci per vedere in anticipo come valorizzare appieno le nostre vocazioni produttive e territoriali, pur nel quadro dei cambiamenti già in atto.
  Su questo ieri ho incontrato l'omologo francese, Nicolas Hulot, che è perfettamente allineato sul percorso che l'Italia sta disegnando. È stato un incontro molto significativo, molto forte, che riguarda l'innalzamento dell'ambizione europea e anche dell'ambizione italiana nel contesto europeo.
  Per quanto concerne i costi ambientali indiretti, mi accingo a trasmettere ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio il secondo Catalogo sui sussidi favorevoli e dannosi da un punto di vista ambientale. Si tratta di un documento che necessariamente alimenterà lo studio di misure atte a riequilibrare la politica fiscale, al fine di attribuire il cosiddetto «giusto valore» alla qualità ambientale, in modo che questa venga riflessa nei prezzi, anche se solo parzialmente, e sia capace di orientare scelte di produzione e consumo sostenibili.
  Deve inoltre considerarsi che la progressiva riqualificazione del nostro patrimonio immobiliare è un passaggio ineludibile per raggiungere i target stabiliti al 2030 per l'efficienza energetica. L’Ecobonus sarà lo strumento chiave per sostenere e accelerare gli interventi dei privati, in particolare per il settore residenziale.
  Bonifiche amianto negli edifici. Quello dell'amianto è un tema che considero centrale, sul quale il Ministero ha avviato molte linee di azione, che intendo portare avanti e implementare. Le risorse stanziate dallo Stato in materia di amianto nel corso degli ultimi anni si suddividono in tre linee Pag. 15di azione: finanziamenti per le bonifiche dei siti di interesse nazionale contaminati da amianto, credito d'imposta concesso ai soggetti titolari di reddito d'impresa, finanziamento della progettazione preliminare e definitiva per interventi di bonifica da amianto in edifici pubblici.
  Un'altra linea di attività è stato il credito d'imposta. L'articolo 56, commi 1 e 6, della legge n. 221 del 2015, attribuisce ai soggetti titolari di reddito d'impresa un'agevolazione fiscale pari al 50 per cento del costo dell'intervento effettuato nell'anno 2016 su beni e strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato. Sono state presentate in totale 953 istanze per accedervi, il Ministero ha ammesso all'agevolazione interventi in ragione di circa 16.400.000 euro su un totale di 17 milioni, quindi il fondo è stato quasi esaurito, il che vuol dire che l'idea era buona.
  Oltre alle attività di cui innanzi che a voi sono ben note e già realizzate, si segnala la delibera 11 del 2018 del CIPE, che è un addendum alla numero 55, delibera nella quale è previsto il sotto-piano «Interventi per la tutela del territorio e delle acque».
  Nell'ambito del citato piano per il settore bonifica è prevista l'attuazione di un piano nazionale di interventi di bonifica da amianto negli edifici pubblici, finalizzato in particolare alla rimozione e smaltimento dello stesso negli edifici scolastici ed ospedalieri. Detto piano prevede un investimento di 390 milioni di euro.
  Il Ministero si è recentemente dotato di una piattaforma informatica per la digitalizzazione del flusso informativo dalle regioni relativamente al censimento della presenza di amianto sul territorio nazionale, denominata «Infoamianto PA». All'interno di questa banca dati sono già confluite tutte le informazioni relative ai siti contaminati da amianto trasmesse negli anni precedenti.
  Nel frattempo ho in animo già da settembre di costituire una commissione di esperti sull'amianto, per semplificare le procedure che ci consentano di liberarci in modo definitivo e strutturale dell'amianto. Ci saranno esperti provenienti dalla pubblica amministrazione e non solo, tutti ovviamente a titolo gratuito, che ci daranno una linea che poi presenterò a questa commissione.
  Gestione integrata dei rifiuti. Si rappresenta in via preliminare che il 17 gennaio dell'anno corrente sono stati avviati presso la Commissione europea a Bruxelles i lavori di revisione della direttiva n. 59 del 2000, «Impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi e i residui del carico». È stata presentata una prima proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che abroga la direttiva 2000/59/CE e modifica la direttiva 2009/16/CE e la direttiva 2010/65/UE. La proposta è stata adottata ufficialmente il 16 gennaio dell'anno corrente nell'ambito del pacchetto di economia circolare all'interno della strategia delle plastiche.
  Una delle più importanti novità della direttiva consiste nell'introduzione dei rifiuti accidentalmente pescati dai pescatori equiparati ai rifiuti delle navi (articolo 2, lettera c) e lettera a)). Se rammentate, nel mio intervento della scorsa settimana ne avevo parlato, per superare queste limitazioni. Tale introduzione, considerata dalla Commissione europea necessaria nell'ambito dell'attuazione delle direttive quadro sulla strategia marina, va nella direzione dell'attuazione delle macromisure individuate in tema di rifiuti marini nell'ambito del programma di misure.
  Per quanto quindi concerne la problematica dei marine litter l'Italia ha posto sempre molta attenzione sul tema e condivide la crescente preoccupazione a livello mondiale per quello che inizialmente è stato considerato un problema di tipo quasi esclusivamente estetico, collegato alla semplice deturpazione di spiagge e fondali, e che invece si è rivelato una delle principali minacce degli ecosistemi marini. A livello nazionale il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è stato individuato come capofila delle amministrazioni coinvolte, con il ruolo di coordinamento nonché di partecipazione alle riunioni del gruppo «Trasporti marittimi», che si sono svolte in maniera abbastanza sostenuta nei primi mesi di quest'anno, ma Pag. 16ancora adesso, a giugno e luglio corrente, e che io ho anche accelerato in questo senso.
  Il mio Ministero in questa logica – ribadisco quanto ho detto la volta scorsa – ha l'intento forte di depositare (qui siete gli interlocutori privilegiati) una norma per la tutela del mare dai rifiuti di plastica, anticipando la direttiva europea che non vedrebbe la luce sul territorio nazionale prima di cinque anni da oggi e che abbiamo già valutato positivamente, però ovviamente cinque anni sono troppi da attendere, quindi magari la anticipiamo. Ovviamente verrà in questa Commissione e auspico il maggior confronto e il maggior dialogo possibili per farla approvare quanto prima.
  Ci sono state delle domande sulla regolazione dei livelli delle acque del lago di Como, da parte dell'onorevole Butti e dell'onorevole Foti. La questione è già oggetto di attenzione da parte della competente Autorità di distretto idrologico. Ai sensi dell'articolo 63, comma 11, del decreto legislativo n. 152 del 2006 viene assegnato al Distretto idrografico del fiume Po il compito di sovraintendere la gestione dei grandi laghi regolati.
  La questione inerente alle criticità stagionali dei livelli idrometrici del lago di Como è stata pertanto affrontata anche nel corso di recenti riunioni dell'Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici del Distretto idrografico del fiume Po. L'Autorità distrettuale ha previsto un'attività specifica di aggiornamento degli studi sulla regolazione e la gestione dei laghi prealpini, compreso quindi anche il lago di Como, come dichiarato dall'Autorità distrettuale stessa. Obiettivo dello studio sarà quello di approfondire tutti gli aspetti relativi alla regolazione, sia per laminare le piene che per sostenere le magre del fiume Po. Saranno valutati anche modelli gestionali che tengano conto delle esigenze locali.
  Si evidenzia che il Ministero ha richiesto all'Autorità sanitaria distrettuale del fiume Po che rimetta quanto prima la progettualità che lo stesso intende sviluppare nell'ambito delle risorse, di cui al decreto-legge n. 193 del 2016, che sono finalizzate anche per queste attività. Si segnala infine che da oltre un ventennio viene coordinato dall'ISPRA ogni anno un censimento dell'avifauna acquatica svernante sui principali corpi idrici nazionali, compreso ovviamente il Lago di Como. Questa componente faunistica costituisce un buon indicatore della salute delle acque, quindi appena avrò i carteggi verranno sicuramente depositati.
  Gestione dei rifiuti radioattivi. Con riferimento a questa delicata tematica segnalo che presso il Ministero dell'ambiente e presso il Ministero dello sviluppo economico sono in corso i procedimenti amministrativi per l'emanazione del Programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi e per la localizzazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi.
  Il programma nazionale illustra come l'Italia intende attuare la propria politica nazionale per la gestione responsabile e sicura del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi quando questi derivano da attività civili. La redazione dello schema di programma, effettuata congiuntamente dal Ministero dell'ambiente e dal Ministero dello sviluppo economico, è stata ultimata nel 2015, ma per la sua natura e per i suoi contenuti è stato ritenuto opportuno sottoporre lo stesso schema a procedura di VAS.
  Al riguardo si è già ottemperato alla redazione del Rapporto preliminare, del Rapporto ambientale, della Sintesi non tecnica e dell'Analisi delle risultanze della consultazione pubblica nazionale e transfrontaliera. Attualmente si stanno ultimando gli adempimenti relativi alla redazione della Dichiarazione di sintesi, successivamente il programma nazionale dovrà essere approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sentiti il Ministro della salute, la Conferenza unificata e l'ISIN (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione).
  Si evidenzia inoltre che è in corso la gestione degli adempimenti previsti dalla procedura di infrazione europea per la mancata trasmissione del programma nazionale alla Commissione europea, nell'ambito della quale, nella sessione del maggio Pag. 172018, la Commissione ha deciso di adire la Corte di giustizia ex articolo 258.
  Per quanto concerne la localizzazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, si rappresenta che la SOGIN S.p.A. ha definito una proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) alla localizzazione di questo sito, ai sensi dell'articolo 27, comma 1 del decreto legislativo 31 del 2010, tenendo conto dei criteri della guida tecnica 29 dell'ISPRA e dei criteri fissati in materia dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica.
  Ai fini della validazione dei risultati cartografici e della verifica della coerenza degli stessi con i criteri sopra indicati, la proposta della CNAPI deve essere trasmessa al Centro nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione dell'ISPRA, che svolge in via transitoria le funzioni e i compiti dell'Autorità di regolamentazione competente (ISIN), che è prossima a prender corpo. Successivamente il predetto Centro nazionale deve trasmettere la relazione di validazione al Ministero dell'ambiente e al Ministero dello sviluppo economico.
  Ad oggi, i predetti Ministeri sono in attesa di ricevere la suddetta Relazione di validazione e verifica sul recente aggiornamento apportato dalla SOGIN alla proposta CNAPI. Questo aggiornamento si è reso necessario a causa di aggiornamenti su alcune cartografie di base, utilizzate per la redazione della proposta in questione. Non appena arriverà, alcune scene di luoghi potenzialmente individuabili potrebbero cambiare perché ci sono degli aggiornamenti cartografici di cui non si può non tenere conto (ovviamente come lo saprò io, lo saprete anche voi).
  Regolamentazione sul combustibile solido secondario. Si rappresenta che allo stato non sono previste attività di revisione del decreto relativo ai CSS. Ciononostante, se la Commissione ritiene, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è disponibile all'approfondimento di specifiche questioni che si dovessero presentare, per cui c'è la massima disponibilità in questo senso.
  Incendi boschivi. Per quanto riguarda la problematica degli incendi boschivi comunico che in data 9 luglio 2018, quindi proprio pochi giorni fa, è stato siglato un protocollo d'intesa per le attività antincendio boschive e tutela delle aree protette statali tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, l'Arma dei Carabinieri e il Dipartimento dei Vigili del fuoco. Tale protocollo focalizza gli ambiti dell'intesa geograficamente limitati alle aree naturali protette statali, cioè parchi nazionali e riserve naturali dello Stato, cioè ciò che rientra nella mia specifica competenza, perché il resto del territorio per questa materia rientra nella competenza del Ministero delle politiche agricole, alimentari e del turismo.
  Si evidenziano inoltre le diverse competenze delle singole istituzioni cointeressate agli incendi boschivi, che devono promuovere sinergie fra le stesse, cosa che sta avvenendo. In buona sostanza, il protocollo che è stato firmato consente di superare quel gap informativo e operativo tra Carabinieri forestali, all'epoca Corpo forestale dello Stato, e Vigili del fuoco, in modo tale che quel gap, che l'anno scorso non ci ha aiutato, quest'anno si azzeri o almeno si limiti moltissimo. Scambio informativo, chi fa cosa e come lo fa, e anche scambio con gli enti regione, che – non dimentichiamo – hanno la competenza specifica.
  Per quanto riguarda la pianificazione antincendio boschivo nelle aree protette statali, si fa presente che ormai tutte le suddette aree sono dotate di un proprio piano antincendio boschivo pluriennale, che viene aggiornato e revisionato alla sua scadenza e sul quale noi vigiliamo con molta attenzione, affinché tutte le aree non abbiano mai a farlo scadere. Inoltre, sul sito web del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è presente una pagina dedicata alle attività antincendio boschivo nelle aree protette statali, sistematicamente aggiornata e consultabile da tutti.
  Con riferimento agli incendi presso gli impianti di rifiuti, le cosiddette «piattaforme», vi comunico che recentemente su mia richiesta il Ministro dell'interno ha ritenuto di firmare una direttiva per consentire di inserire le piattaforme di rifiuti Pag. 18presenti su tutto il territorio nazionale nell'ambito dei cosiddetti «Piani coordinati di controllo del territorio», in acronimo PCCT, che consentano un sovrappiù di vigilanza esterna, così come si prevede già per norma per i cosiddetti «obiettivi sensibili». Penso per esempio alle dighe e a quegli obiettivi che possono suscitare allarme nel cittadino.
  Ringrazio il Ministro degli interni che ha aderito alla mia richiesta, in quanto l'ho sempre considerato sito sensibile in relazione ai fumi emessi dagli incendi. Penso ai fumi di plastiche che possono ricadere sui cittadini che si trovano nelle zone limitrofe, sulle coltivazioni agricole delle zone limitrofe o con l'effetto deriva del vento arrivare anche a volte a chilometri, e mi sembra una prima, immediata, buona risposta.
  Mi piacerebbe pensare anche di trovare con il vostro aiuto delle risorse in legge di bilancio, per consentire di utilizzare dei fondi agevolati con un credito d'imposta ad esempio per gli imprenditori che gestiscono le piattaforme, per mettere presso gli impianti l'antincendio da fumi. Oggi negli impianti di stoccaggio dei rifiuti c'è la tutela prevista dalla legge n. 81 del 2008 per le maestranze, che qualora si sprigioni un incendio salvaguarda le maestranze, non la tutela per i rifiuti, ma cosa si può fare per i rifiuti? L'impianto che abbassa i fumi. Non è un obbligo di legge, è una spesa da sostenere, se noi favoriamo gli imprenditori, possiamo ottenere che qualora dovesse prendere fuoco o essere messo fuoco ad un impianto di stoccaggio (non ho detto per caso l'una e l'altra opzione) almeno i fumi non ci sono.
  Tutela del paesaggio. Per quanto concerne la tutela del paesaggio che non rientra nella competenza del Ministero per i beni e le attività culturali, si ricorda che nell'ambito dell'area Pianeta della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, che poc'anzi ho già richiamato, la scelta strategica «creare comunità e territori resilienti, custodire i paesaggi e i beni culturali» articola obiettivi sulla dimensione urbana, che contempla la rigenerazione urbana e la riqualificazione sostenibile di edifici e spazi aperti, continuità della rete ecologica urbana, mobilità sostenibile e sulle comunità locali, quindi è ben declinata.
  Al riguardo, il Forum per lo sviluppo sostenibile, che il Ministero ha il compito di organizzare per il coinvolgimento continuo della società civile nell'attuazione della strategia e dell'agenda 2030, potrà costituire il luogo importante in cui focalizzare tale tema con il contributo di tutte le istituzioni e le parti civili, in un'ottica di governance multilivello.
  Programmi di educazione ambientale. Come è noto, nel 2014 l'Italia si è dotata di una Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e del relativo piano nazionale. Questa contiene un compendio di conoscenze scientifiche e di misure, e fornisce un quadro generale dei problemi derivanti dagli impatti dei cambiamenti climatici, utili alle autorità competenti nel processo di individuazione delle necessarie azioni di adattamento nazionale.
  In tale contesto è stato previsto di migliorare l'istruzione e la sensibilizzazione per quanto riguarda la mitigazione del cambiamento climatico, l'adattamento alla riduzione dell'impatto e l'allerta tempestiva. In particolare, già dal 2014 l'Italia si è dotata delle nuove linee guida sull'educazione ambientale, frutto del lavoro coordinato tra il Ministero dell'ambiente e dell'istruzione. Dall'epoca l'offerta di iniziative educative è legata a programmi ISPRA, ARPA e APPA, che hanno registrato 579 stage o tirocini, 229 corsi di formazione e oltre 6.000 partecipanti.
  Aggiungo che è mia intenzione sviluppare ulteriormente il concetto e i princìpi di educazione ambientale, partendo in particolare dagli asili e via via arrivando all'università (e non il contrario) e su questo mi sono già attivato in modo non ancora formale, ma informale, con il Ministro dell'istruzione, per immaginare qualche percorso nei Piani dell'offerta formativa (POF) di formazione degli istituti, per individuare plessi scolastici dove iniziare un percorso di formazione di tipo sperimentale e poi via via vedere il reporting di questa formazione.
  Aggiungo che ho individuato una piccola risorsa per fornire nelle scuole, dall'asilo in Pag. 19poi, dispenser per l'acqua alla spina, per rimanere nei ringraziamenti che ho fatto prima e che ribadisco adesso della plastic free, perché iniziamo da loro. Sono persuaso che potrebbe essere l'occasione, fornendo anche piccole borracce in alluminio riciclato a questi bimbi, per iniziare un percorso, che peraltro avvio insieme alla società civile (penso a Legambiente in particolare) nella logica del Camminiamo insieme.
  Aggiungo come comunicazione finale che ieri sono stato all'Unesco, perché c'è un argomento importante che riguarda formazione, educazione, assistenza e capacity building, proponendo i Caschi verdi per la protezione della natura, che non è una struttura militare. Premetto che la Francia ha già aderito nel bilaterale di ieri e l'Unesco si è mostrata più che entusiasta.
  L'idea è di prendere gli esperti che l'Italia ha (ricercatori, professori universitari, tutti coloro che lavorano nello Stato e non solo nella pubblica amministrazione) e tutti i siti iscritti nel patrimonio dell'Unesco (l'Italia ne ha 30 e altri in progress, ma nel mondo sono oltre 1.000) e metterli a disposizione di chi, sotto l'egida dell'Unesco ritenga di voler approfittare dell’expertise italiana per sviluppare la formazione, l'educazione ambientale e i siti Unesco, di protezione naturale (penso ad esempio ai geoparchi), che consenta di far crescere i medesimi siti, ma anche una coscienza ambientale mondiale.
  L'Unesco mi è sembrato entusiasta, arriverà al Consiglio esecutivo dell'Unesco a ottobre di quest'anno e dovrebbe essere votata in via definitiva, se tutto procede, se saprò lavorare bene, a marzo del 2019. Penso che sia una bella conquista per il Paese Italia, perché sono gli esperti italiani riconosciuti a livello mondiale, non è cosa del Ministero, è cosa del Paese Italia.
  Se ho dimenticato qualcosa, vi chiedo scusa, sono pronto a fare ammenda e a rispondere, però ho esaurito le risorse fisiche.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO MANUEL BENVENUTO

  PRESIDENTE. Grazie Ministro. Noi abbiamo pochi minuti prima che inizi l'Aula e abbiamo ancora l'Ufficio di Presidenza, però se ogni Gruppo vuole aggiungere rapidamente qualcosa non c'è alcun problema. Prego, onorevole Braga.

  CHIARA BRAGA. Grazie, presidente. Ringrazio il Ministro per le risposte, su alcune magari avremo modo con altri passaggi di approfondire i temi che ha trattato, però ce n'è una che le avevamo fatto come gruppo del Partito Democratico a cui non ha dato risposta, che è la richiesta di informazioni riguardo all'istruttoria svolta dal suo Ministero rispetto ai contenuti del Piano ambientale, contenuto nell'offerta presentata dall'acquirente Mittal su ILVA.
  In particolare, quali sono i punti critici e carenti e quali sono le richieste di miglioramento avanzate dal suo Ministero?

  ROSSELLA MURONI. In questo caso sono io che aggiungo una cosa e non lei a non aver risposto, però, siccome ho depositato un'interrogazione parlamentare su quanto sta avvenendo in Piemonte (lo avevo segnalato nella scorsa audizione) in occasione dei lavori di costruzione di un edificio nel sito della Sorin Site Management, nell'area industriale di Saluggia, quindi si parla di rifiuti nucleari, vorrei capire a che punto siamo rispetto alla vicenda dell'individuazione dei siti di stoccaggio, che tempi ci sono e soprattutto – detta molto sinceramente – se non si intenda intervenire sulla SOGIN, visto il lavoro che non si sta facendo. Grazie.

  VINCENZA LABRIOLA. Grazie, presidente. Ringrazio il Ministro per le delucidazioni che ci ha dato in merito alle domande che avevamo posto, mi unisco alla richiesta dell'onorevole Braga sulla questione ILVA, perché dalle ultime note di Pag. 20stampa sembra che il Vicepresidente Di Maio si sia preso anche il suo Ministero, lei non è intervenuto sia sul piano ambientale, sia sui rilanci connessi alla Mittal.
  Mi rendo conto che la situazione non può essere liquidata in quattro parole, quindi, se lei potesse, le chiederei di fare un'audizione riferita solo a questo argomento, per avere chiaro lo scenario che abbiamo davanti. La situazione è complessa, la stampa magari arriva più veloce di noi, ma vorremmo avere delle informazioni dalla viva voce del Ministro. Grazie.

  PAOLO TRANCASSINI. Sottolineo un passaggio del suo intervento e poi una richiesta. Quando lei ha parlato del Daspo, ha sottolineato una serie di siti particolari nei quali deve essere più forte la risposta dello Stato e ha concluso genericamente «e nelle campagne», che francamente rispetto all'indicazione di tutta la sua narrativa associa un termine estremamente generico ad altri molto più specifici, perché campagna è tutto ciò che non è costruito, tutto ciò che è periferia. Magari va bene, però a quel punto non ha senso quella sottolineatura iniziale.
  Per quanto riguarda il discorso del POF, che trovo molto interessante, credo che però su questo vadano messe le risorse, perché la storia del POF finisce sempre in questo modo: lo Stato dà delle indicazioni, si fanno delle strategie che arrivano nelle scuole, le scuole poi non hanno i mezzi e spesso non si riesce a farlo perché genitori e Comune non ci mettono i soldi, oppure si hanno strategie diversificate a seconda di dove sta la scuola, quindi su questo è il caso di mettere qualche risorsa.

  DANIELA RUFFINO. Grazie, presidente. Signor Ministro, nel mio intervento nella precedente audizione avevo chiesto come immagina di intervenire sulla riduzione del rischio, dalla sua relazione non ho percepito modalità e tempi, e forse la parte che preoccupa maggiormente è quella delle risorse. Non ho percepito questo, sono grata se ci dà un calendario, ergo risorse, tempi, modalità.

  DIEGO BINELLI. Grazie, Ministro, la ringrazio per la sua relazione molto esaustiva e dettagliata, che denota l'impegno in materia ambientale, che ci trova pienamente d'accordo.
  Vorrei porre alla sua attenzione una questione di cui lei è già a conoscenza, quella relativa alla gestione del «Progetto Lupo» e del «Progetto Orso» nella provincia autonoma di Trento. Io provengo da una realtà di alta montagna, il mio paese parte da una quota di 800 metri e arriva all'ultima frazione che è a quota 1700 metri, il comune di Pinzolo a Madonna di Campiglio, dove la convivenza tra gli insediamenti umani e il lupo e l'orso sta peggiorando.
  So che la questione è già alla sua attenzione, quindi vorrei chiederle di non impugnare i provvedimenti adottati dalla provincia autonoma di Trento, che danno sostanzialmente una delega al territorio nella gestione di queste problematiche, il che non vuol dire la soppressione degli animali problematici, ma una gestione più oculata della presenza di questi animali, che creano problemi sia da un punto di vista turistico che per l'agricoltura e per la sicurezza dei cittadini.
  L'invito che le faccio è quello di valutare di delegare alle due province autonome di Trento e Bolzano la gestione di questi progetti.
  Un piccolo inciso sui CAM, che sono una bellissima cosa, però ad oggi gli enti pubblici fanno fatica ad applicarli, quindi bisognerà aiutare gli enti pubblici nell'applicazione vera dei CAM. È vero anche che questi sono dei costi per gli enti pubblici, quindi forse varrebbe la pena di individuare delle forme agevolative, per esempio l'applicazione di un'IVA agevolata sulle voci di spesa che riguardano espressamente i CAM, per compensare gli aumenti di costi per gli enti pubblici, visto che per gli investimenti oggi i soldi sono sempre meno. Grazie.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ringrazio per questi ulteriori spunti, in taluni casi credo letteralmente, considerato che ci abbiamo lavorato meno di una settimana, che non ci sia stato il tempo, ma risponderò al più presto, datemi il tempo tecnico Pag. 21per rispondere al più presto. Chiedo scusa se in qualche caso abbiamo dimenticato qualcuno, in altri faremo una riflessione ulteriore sugli altri spunti che sono pervenuti. Grazie.

  CHIARA BRAGA. Nemmeno sul piano ambientale ILVA ci dice qualcosa?

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. No, se vuole posso farle una battuta, però è chiaro che è una battuta. Nel caso di specie, personalmente, voglio capire bene la questione della bonifica dei suoli... cioè ogni minuto che arriva prima per togliere il polverino rispetto al 2023 (a memoria, visto che vado a braccio) è qualcosa di guadagnato per il benessere dei cittadini, il 2023 mi sembra veramente tanto distante. Tutti abbiamo davanti agli occhi le immagini di quelle polveri che girano su YouTube, tra l'altro 2-3 giorni fa l'ultima volta, che fanno impressione.
  Parlo dei suoli, occorre capire bene se i suoli sono effettivamente tutti bonificati o quota parte dei suoli, voglio capire (parlo per me, ovviamente per la parte ambientale, non posso parlare di altro) e approfondire molto bene anche la questione del corpo idrico, cioè delle due falde, la falda superficiale e la falda profonda, che significa anche trasporto a mare di quanto...
  Questi sono elementi che vanno approfonditi tecnicamente prima di tutto, al di là di chi ha fatto cosa, non entro nel merito, però per fare questo approfondimento c'è bisogno di studiare bene i carteggi. Questa settimana (credo venerdì pomeriggio) ho una riunione di natura squisitamente tecnica per approfondire questi temi, e via via posso tenervi aggiornati.
  Se però non salvaguardiamo e coniughiamo l'aspetto ambientale con l'aspetto sanitario e con altri – a mio parere, però devo leggere ancora – credo che i cittadini abbiano a rimetterci troppo, se non tutto, e non mi pare il caso.
  Questa però è una risposta a braccio, come vede quasi atecnica. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. La ringrazio per l'assoluta disponibilità che ha fornito alla Commissione e per la documentazione depositata, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato). Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.30.

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ALLEGATO

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