CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 9 agosto 2022
846.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giunta per il regolamento
COMUNICATO
Pag. 3

  Martedì 9 agosto 2022. — Presidenza del Presidente Roberto FICO.

  La seduta comincia alle 11.40.

Comunicazioni del Presidente sull'iter delle modifiche regolamentari conseguenti alla riforma costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari.

  Roberto FICO, Presidente, fa presente di aver convocato la Giunta per verificare se vi siano le condizioni per portare in qualche modo a conclusione il lavoro sulle riforme regolamentari conseguenti alla riduzione del numero dei deputati.
  Ciò alla luce del fatto che, nell'ambito delle attività consentite durante il periodo di prorogatio, espressamente indicate nella seduta dell'Assemblea dello scorso 22 luglio, «resta [...] ferma la possibilità di convocazione della Giunta per il Regolamento relativamente alle questioni di interpretazione regolamentare di cui la Presidenza ritenga di investirla. Ove si verifichi l'unanimità dei consensi dei Gruppi, possono essere convocate riunioni anche per l'esame di eventuali proposte di modifica al Regolamento, da sottoporre all'Assemblea».
  Ci si trova dunque nella necessità di verificare se vi sia l'unanimità dei Gruppi sull'obiettivo di dotare la Camera, fin dall'avvio della prossima legislatura, di un quadro regolamentare che tenga conto della riduzione della sua consistenza numerica oppure se rimettere ogni decisione alla prossima legislatura.
  Preliminarmente fa presente che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione dello scorso 3 agosto, ha approvato, su sua proposta, alcune modifiche ai regolamenti di tutela giurisdizionale volte a garantire la continuità della tutela nella fase di passaggio fra le legislature al fine di superare la mancanza di un meccanismo che garantisca, appunto in tale passaggio, la continuità dell'esercizio della funzione giurisdizionale e della tutela dei diritti riconosciuta dall'articolo 24 della Costituzione. La questione – che non si poneva al Senato in presenza di un diverso contesto normativo – era stata oggetto di valutazione anche in Giunta ed erano state formulate specifiche proposte da parte dei Gruppi e dei relatori. In attesa di svolgere la verifica odierna in ordine al complessivo percorso di riforma regolamentare, ha ritenuto indispensabile giungere comunque a una definizione normativa della materia sulla base di un esercizio delle prerogative riconosciute dall'articolo 64 della Costituzione.
  Ha dato questa doverosa informazione alla Giunta perché il tema – tra tanti altri – era compreso nel testo base da essa adottato: la questione ora, alla luce delle decisioni dell'Ufficio di Presidenza, può essere considerata risolta proprio perché definita in quella sede.
  Quanto alle riforme regolamentari ricorda il lungo e puntuale lavoro istruttorio svolto in Giunta, nella quale esso ha preso Pag. 4il via già nella seduta del 3 ottobre 2019, all'indomani dell'approvazione in seconda deliberazione della legge costituzionale alla Camera, quando la Presidenza aveva richiamato l'attenzione sulla opportunità di procedere a un'attenta e approfondita analisi degli effetti della riforma sul piano regolamentare. Nella riunione del 27 aprile scorso è stato adottato come testo base il testo elaborato dai relatori Baldelli e Fiano: esso prevede l'adeguamento dei quorum e della composizione numerica di organi della Camera così come alcuni temi messi in campo nelle proposte di modifica presentate dai Gruppi (ad esempio in tema di Gruppi e contributi ad essi destinati e di decadenza dalle cariche) ed alcune disposizioni di riforma su ulteriori temi segnalati alla Giunta.
  Fa presente che sul testo base sono stati presentati 43 emendamenti. Nel corso della relativa istruttoria sono emersi, secondo quanto gli è stato rappresentato dai relatori, alcuni punti di frizione (in particolare quanto alle modifiche alla disciplina dei Gruppi e del relativo contributo finanziario): si è quindi svolta un'intensa attività di confronto fra i relatori e i presentatori degli emendamenti, nell'ottica di pervenire alla massima condivisione possibile del testo. Gli risulta anche che siano state elaborate alcune ipotesi di riformulazione del testo, sebbene non formalizzate.
  Ora, nel mutato contesto istituzionale nel frattempo intervenuto, ritiene doveroso comprendere se vi siano le condizioni per un approdo in Assemblea della riforma, nella sua interezza o quanto meno sulle parti del testo meno «controverse» (quelle cioè su cui non sono stati sostanzialmente presentati emendamenti): è doveroso perché la mancata positiva conclusione del processo di adeguamento del Regolamento – oltre a differenziare la Camera dal Senato, che ha invece proceduto all'approvazione, peraltro quasi all'unanimità, di una riforma del suo Regolamento nella seduta del 27 luglio – significherebbe la dispersione di un lavoro complesso e approfondito.
  Per questo chiede ai componenti della Giunta di esprimersi al riguardo, per comprendere così se sia possibile giungere ad una conclusione dell'iter di riforma.

  Federico FORNARO, pure assumendo l'esistenza di una larga intesa fra i Gruppi che non ponga alcun tipo di ostacolo in seno ai lavori della Giunta, rileva l'esistenza di due problemi preliminari ostativi all'approdo in Assemblea della riforma regolamentare: il primo è l'assenza di un'intesa fra i Gruppi su tutti i punti della stessa; il secondo, invece, la necessità di assicurare la maggioranza assoluta in Assemblea per l'approvazione della riforma, maggioranza che difficilmente potrà essere garantita a settembre, in piena campagna elettorale e in prossimità del voto. Per queste ragioni ritiene che non vi siano le condizioni politiche e materiali per un approdo in Aula della riforma, che rischierebbe, pure se approvata in Giunta, di non essere approvata per mancanza del numero legale in Assemblea.

  Francesco FORCINITI, rilevato che, da un punto di vista strettamente regolamentare, la mancata approvazione di una riforma che adatti i quorum alla riduzione del numero dei parlamentari comporterebbe l'onere, per i Gruppi della prossima legislatura, di rispettare le soglie attualmente previste dal Regolamento per la loro formazione, si appella alla responsabilità politica e istituzionale di tutti i Gruppi a garantire il numero legale necessario per l'approvazione in Assemblea della riforma giacché, altrimenti, rischierebbe di prodursi, sul piano della democraticità del funzionamento della Camera, un grave vulnus per la prossima legislatura, a detrimento dei Gruppi di minori dimensioni. Sul punto, infatti, evidenzia l'intrinseca ingiustizia di un ipotetico scenario in cui, a fronte di un risultato elettorale, per un certo partito politico, del quattro o cinque per cento – in astratto sufficiente a garantire, a suo giudizio, l'elezione di tredici o quattordici deputati – non sia consentito a quella stessa forza politica di costituire alla Camera il relativo Gruppo parlamentare.
  Chiarisce altresì che il proprio orientamento favorevole all'adeguamento regolamentarePag. 5 dei quorum è del tutto in buona fede e risulta estraneo a qualunque forma di conflitto di interessi, atteso che la forza politica che la propria componente rappresenta non si candiderà alle prossime elezioni.
  Dichiara, tuttavia, che premessa indispensabile all'approvazione della riforma regolamentare è lo stralcio di tutte le norme che non concernono direttamente il mero adattamento proporzionale dei quorum, attesa la delicatezza e l'alto tasso di discrezionalità politica di alcune disposizioni introdotte nel testo base dei relatori quali, in particolare, quelle relative alla disciplina dei Gruppi e dei contributi a ciascuno assegnati. Pur rilevando che anche la decisione in ordine al mero adattamento numerico dei quorum implica un certo tasso di discrezionalità politica, atteso che la riduzione di un terzo dei parlamentari impone di arrotondare per eccesso ovvero per difetto i quorum numerici, ribadisce la disponibilità della propria componente ad approvare una riforma regolamentare di tipo minimalista, volta esclusivamente ad adeguare i quorum alla riforma costituzionale che ha disposto la riduzione del numero dei parlamentari, così da tutelare il corretto funzionamento della Camera e le prerogative regolamentari e costituzionali dei Gruppi di minori dimensioni.

  Andrea GIORGIS manifesta, in via preliminare, il proprio apprezzamento per la delibera dell'Ufficio di Presidenza con cui è stata disposta la continuità della tutela giurisdizionale nelle fasi di passaggio fra le legislature, dimostrandosi la soluzione prescelta condivisibile sia dal punto di vista prettamente tecnico, sia sul piano del metodo in concreto seguito.
  Ciò premesso, per quanto riguarda il piano delle riforme regolamentari esprime profondo rammarico per l'arresto dell'iter di riforma regolamentare, uno dei tanti nefasti effetti dell'interruzione anticipata della legislatura: ritiene, infatti, inevitabile prendere atto che fra le molteplici conseguenze negative derivanti dalla scelta irresponsabile di concludere anticipatamente la legislatura vi è anche, oltre all'interruzione dell'azione di Governo, anche l'interruzione dei lavori parlamentari.
  Pur dichiarando di comprendere la proposta formulata dal collega Forciniti di procedere, secondo un approccio minimale, al solo adattamento proporzionale dei quorum, riconosce come la riforma regolamentare di cui la Camera necessita abbia carattere ben più generale e coinvolga molteplici istituti su cui purtroppo, a causa della chiusura anticipata della legislatura, derivante – ribadisce – da una scelta irresponsabile di alcuni Gruppi, non è stato possibile trovare un'intesa.
  Rileva come il Regolamento vigente contempli già una serie di clausole di flessibilità, quali ad esempio quelle relative alla possibilità di costituire Gruppi in deroga, che permetteranno, pur in assenza dell'adattamento dei quorum, l'avvio della prossima legislatura così da consentire l'operatività della nuova Camera affinché questa, prontamente, possa disporre le opportune modifiche regolamentari necessarie per tutelare e rafforzare il ruolo istituzionale e le funzioni – in particolar modo quella legislativa e quella di indirizzo politico – del Parlamento.

  Tommaso FOTI chiarisce anzitutto come, a suo avviso, la riforma del Regolamento avrebbe potuto essere serenamente conclusa prima della crisi di governo; del resto, lui stesso aveva formulato, in tempi non sospetti, al Presidente una richiesta di convocare la Giunta al fine di proseguire e concludere l'iter di riforma regolamentare.
  Esprime forti perplessità in ordine al rimedio, indicato dal collega Giorgis, del ricorso all'istituto dell'autorizzazione dei Gruppi in deroga, atteso che tale strumento, che pure richiede una delibera ad hoc dell'Ufficio di Presidenza (peraltro non scontata), interviene solamente sul piano della costituzione dei Gruppi e non anche su tutte le altre disposizioni del Regolamento che condizionano una determinata facoltà o legano il ricorso ad una certa prerogativa all'osservanza di un preciso quorum numerico.
  Preso atto dell'interesse manifestato da alcuni Gruppi di avviare la prossima legislatura attraverso un ampio ricorso allo Pag. 6strumento della costituzione dei Gruppi in deroga e sottolineato comunque il rischio di una consistenza numerica molto ampia del Gruppo misto, pone l'accento sulla necessità, per i Gruppi responsabili dell'arresto dell'iter di riforma regolamentare, di assumersi la responsabilità politica di tale decisione, non dovuta, diversamente da quanto sostenuto dal collega Giorgis, all'arresto della legislatura, ma alla precisa volontà politica di alcuni Gruppi, come dimostrano l'ampio tempo avuto a disposizione – circa due anni e mezzo – e il fatto che al Senato la riforma regolamentare è stata invece definitivamente approvata; tale ultima considerazione, infine, lo induce a sottolineare la peculiarità derivante dal fatto che, alla Camera, gli stessi Gruppi, presenti anche al Senato, evidentemente non condividono il medesimo orientamento in ordine alla necessità di procedere alla riforma del Regolamento.

  Eugenio SAITTA, in via preliminare, ricorda che proprio in questa sede, all'inizio dei lavori, era stato fatto presente come ogni Giunta per il Regolamento di ciascuna legislatura passata avesse aspirato ad approvare una riforma regolamentare ma, puntualmente, non vi fosse riuscita. Pur rilevando l'assoluta eccezionalità della situazione politica e istituzionale attuale, derivante dall'approvazione della riforma costituzionale con cui è stata disposta la riduzione del numero dei parlamentari, ribadisce, in linea con le considerazioni svolte dal collega Foti, l'inadeguatezza dello strumento dell'autorizzazione dei Gruppi in deroga a risolvere tutti i problemi che si porranno. Sul punto, ricorda che, in una prospettiva volta a restituire maggiore funzionalità e razionalità ai lavori parlamentari, il testo presentato dai relatori interviene su molteplici disposizioni, andando così ben al di là del mero adattamento numerico dei quorum; in tale ottica esprime la propria disponibilità, se però vi è l'impegno di tutte le forze politiche a trovare una sintesi fra le diverse istanze, a mantenere un approccio ambizioso e, pertanto, a procedere ad una più generale riforma del Regolamento che vada oltre il mero adattamento numerico dei quorum.
  Sottolinea, in ogni caso, ove non via il consenso degli altri Gruppi in tal senso, la necessità di procedere, quantomeno, all'adattamento dei quorum, così da mettere in sicurezza i lavori della prossima Camera.
  Pur riconoscendo la serietà del problema posto dal collega Fornaro relativamente alla necessità di garantire in Assemblea la maggioranza assoluta per l'approvazione della riforma, chiarisce come tale difficoltà pratica possa e debba essere superata da un'assunzione di responsabilità dei Gruppi e dei singoli parlamentari, chiamati ad una scelta di maturità politica e istituzionale: in tale ottica potrebbe ipotizzarsi una iscrizione all'ordine del giorno della seduta del 13 settembre in cui comunque i Gruppi dovranno assicurare la presenza dei deputati necessaria per garantire la conversione del decreto-legge cosiddetto «Aiuti-bis».
  Ribadisce, infine, la disponibilità del proprio Gruppo a lavorare in seno alla Giunta per proseguire e concludere l'iter di riforma regolamentare e, in Assemblea, per garantire la approvazione del testo a maggioranza assoluta.

  Marco DI MAIO, unendosi alle considerazioni svolte dal collega Giorgis, manifesta il proprio apprezzamento per la delibera con cui l'Ufficio di Presidenza ha disposto la continuità degli organi interni di tutela giurisdizionale nel passaggio fra due legislature.
  Per quanto concerne, invece, le riforme regolamentari, esprime forti perplessità sulla reale possibilità di approvare, a soli quarantasette giorni dalle elezioni, una riforma del Regolamento, anche di tipo minimale, in quanto volta a disporre il solo adattamento dei quorum.
  Ribadisce come, fin dall'inizio dei lavori, il proprio Gruppo intendesse approvare in Giunta e portare il prima possibile in Assemblea l'adeguamento dei quorum derivante dalla riduzione del numero dei parlamentari, per discutere le restanti riforme in un secondo momento. Ciò premesso, rilevato con rammarico che tale scenario non si è concretizzato per ragioni che non ritiene opportuno ripercorre in questa sede, dubita fortemente della reale Pag. 7possibilità di garantire a settembre i numeri necessari per l'approvazione in Assemblea: difficilmente, infatti, tali numeri potranno essere in concreto garantiti se solo si pensa al significativo numero di parlamentari che non potranno essere presenti perché impegnati in campagna elettorale o che difficilmente si recheranno alla Camera, ove non ricandidati.
  Nel paragonare l'iter di riforma regolamentare seguito al Senato con quello della Camera, non può essere sottovaluta la circostanza che il Senato abbia concluso la definizione del testo in Giunta prima della crisi di Governo e del conseguente scioglimento delle Camere: per questa ragione ritiene che la strada più corretta sia quella di rimettere la responsabilità politica della riforma del Regolamento alla Camera della prossima legislatura, che certamente potrà attribuire la massima priorità all'adeguamento dei quorum conseguente alla riduzione del numero dei parlamentari.

  Simone BALDELLI, ascoltati con attenzione gli interventi svolti dai colleghi, ritiene necessario consegnare al dibattito alcune considerazioni.
  Anzitutto tiene a ricordare di aver fatto presente nelle aule parlamentari, sin dai tempi del referendum costituzionale, la necessità sia di una riforma di adeguamento del Regolamento alla ridotta composizione numerica della Camera, sia di una riduzione del numero dei componenti degli organi bicamerali previsti dalla legge.
  Al riguardo, ognuno può raccontare la sua versione della storia, ma la verità è che se si fosse scelto l'indirizzo di procedere da subito agli adeguamenti numerici, la questione delle riforme si sarebbe conclusa in ben altri tempi. Invece sono intervenute visioni diverse e sono state introdotte questioni politiche che hanno generato un contenzioso testimoniato dal numero di emendamenti presentati al testo-base (ossia 43), comunque tanti nell'ambito di un procedimento di riforma regolamentare.
  Su questi emendamenti è stata svolta un'attività di ascolto da parte dei relatori. Ma per risolvere le questioni, occorre mettere in campo il massimo delle capacità di mediazione, da parte di tutti. Personalmente, ritiene di averlo fatto. Rileva che su questioni come la disciplina dei contributi finanziari ai Gruppi e in particolare sulla questione del Gruppo misto non si sono realizzate mediazioni in tempo utile, cioè prima della crisi di governo e dello scioglimento delle Camere, laddove – a suo avviso – sarebbe bastato uno sforzo aggiuntivo da parte di chi ha posto sul tavolo quei temi aggiuntivi, magari attraverso la rinuncia a quella che appariva come una forzatura sul Gruppo misto.
  Sta di fatto che, evidentemente, e non certo per propria responsabilità, non si sono realizzate le condizioni per un risultato utile.
  Ritiene che in questo momento, se si raggiungesse un'intesa per una riforma limitata agli adeguamenti numerici, volta a mettere in sicurezza l'avvio della prossima legislatura senza le incognite legate alle autorizzazioni dei Gruppi in deroga (su cui il collega Foti – appartenente ad un Gruppo che certamente non avrà bisogno di autorizzazioni in deroga per costituirsi nella prossima legislatura – ha richiamato l'attenzione), vi sarebbero le condizioni per un'approvazione rapidissima in Giunta e subito dopo, già nel pomeriggio di oggi, in Assemblea. Non procedere in questo modo, incaponendosi invece sulle proprie battaglie, tradisce, a suo avviso, una concezione proprietaria delle Istituzioni, senza spirito di servizio nei confronti delle stesse: si tratta di una concezione già emersa la scorsa settimana quando un'intesa unanime, raggiunta fra i Gruppi per consentire l'esame in Assemblea della proposta di legge a sua prima firma n. 3387, recante la riduzione del numero dei componenti di organi parlamentari bicamerali (licenziata all'unanimità e senza emendamenti dalla Commissione), è venuta meno in quanto il Gruppo PD, a un certo punto, ha inspiegabilmente ritirato il suo consenso. Si trattava di una proposta di legge semplicemente volta a garantire, nella prossima legislatura, la ricostituzione delle Commissioni bicamerali con un numero di componenti adeguato alla riduzione dei parlamentari, fornendo una risposta di buon senso ad un problema oggettivo, che poco ha di Pag. 8politico: se su un simile tema è stato impossibile giungere ad un'intesa, figurarsi se lo sarebbe ora sulla riforma del Regolamento, tema di per sé connotato da ben maggiore politicità e sul quale il Gruppo PD ha posto la questione, politicamente molto rilevante, delle norme contro i cosiddetti cambi di casacca, pretendendo di includerla nel testo nei termini esatti da esso indicati.
  Osserva che questo è il momento in cui ognuno deve assumersi le proprie responsabilità a fronte della richiesta del Presidente di verificare se vi siano le condizioni per una riforma del Regolamento che almeno investa gli adeguamenti numerici necessari, in primis quelli relativi alla formazione dei Gruppi: per parte sua, e a differenza di altri (Proteste del deputato Fiano), ritiene di aver lavorato con generosità per superare le ragioni di incaglio del percorso riformatore finora registratesi.

  Dopo che Emanuele FIANO, interrompendo, ha chiesto al collega Baldelli di chiarire a chi abbia inteso riferirsi, rivendicando con forza che egli – ove il riferimento debba essere inteso a lui, in quanto co-relatore – ha sempre svolto le sue funzioni con disciplina e onore, Simone BALDELLI precisa di non aver fatto riferimento al co-relatore Fiano, la cui disponibilità e buon carattere avrebbero invece, a suo avviso, consentito la conclusione positiva dell'iter di riforma; si riferiva ad altri e soprattutto all'atteggiamento intransigente di chi intendeva subordinare le sorti della riforma regolamentare ad esigenze diverse; ribadisce di aver personalmente fatto il massimo, e con la massima generosità, per giungere ad una soluzione di mediazione e di averlo fatto anche rinunciando alla sua visione e alle sue impostazioni originarie.
  Conclusivamente, si potrebbe ora a suo avviso giungere rapidamente ad una riforma condivisa sui soli quorum, ove sia verificata in questa sede, con la massima chiarezza, la disponibilità di tutte le forze politiche a rendere un servizio alla prossima legislatura: in questo senso il suo impegno c'è.

  Emanuele FIANO sottolinea che i relatori hanno adempiuto, con disciplina e onore, al loro compito operando perché, attraverso il confronto delle idee, pur diverse in partenza, e con ogni sforzo di mediazione rispetto alle diverse proposte originarie avanzate, si pervenisse ad una soluzione. Anche facendo passi indietro rispetto alle proprie originarie posizioni: in proposito, quanto al suo Gruppo, ricorda che nella proposta di riforma n. 22 avanzata a prima firma del collega Giorgis erano contenuti diversi temi – quali, ad esempio, la disciplina dell'istituto del voto a data certa o la modifica della disciplina della questione di fiducia, con particolare riferimento al decorso delle 24 ore – che costituivano punti qualificanti della linea del Gruppo PD ed ai quali, in nome appunto dello sforzo di mediazione, esso ha dovuto rinunciare; esattamente come altri hanno dovuto rinunciare ai propri. I passi indietro rispetto alle proprie posizioni originarie, insomma, sono stati fatti da tutti e due i relatori.
  I problemi che si sono verificati nell'iter della riforma prescindono dalla volontà dei relatori o dei rispettivi Gruppi di appartenenza, dipendendo piuttosto da una questione che riguarda il Gruppo Misto, presentatore di numerosi emendamenti agli articoli 14 e 15 del testo-base, e il tema dei disincentivi economici ai passaggi di gruppo: si era anche, da parte sua, immaginato di riprendere, al fine di risolvere la questione, la disciplina dei deputati non iscritti ad alcun Gruppo contenuta nella citata proposta di riforma Giorgis n. 22 (del tutto analoga a quella approvata nei giorni scorsi dal Senato e in qualche modo presente anche nel Parlamento europeo) ma, purtroppo, il lavoro, nonostante i ripetuti tentativi, si è incagliato sulle questioni politiche poste dal Presidente del Gruppo Misto e anche dal collega Forciniti, per risolvere le quali sarebbe stato necessario più tempo di quanto ce ne sia stato a disposizione prima della crisi di governo. A scanso di equivoci, e per doverosa chiarezza, tiene a precisare che il tema, posto dal Gruppo PD, di superare il fenomeno di abnorme aumento della consistenza numerica del Pag. 9Gruppo Misto verificatosi in questa legislatura, disincentivando i passaggi di gruppo e la conseguente frantumazione della geografia parlamentare, non costituisce una questione di bandiera del suo Gruppo, ma un'esigenza evidente dell'Istituzione nel suo complesso.
  Sia poi chiaro: il suo Gruppo non ha mai messo i bastoni fra le ruote alle riforme, ma ha sempre formulato proposte volte a giungere ad una sintesi.
  Oggi però la Camera si trova in una situazione politica, istituzionale e tecnica che dovrebbe essere evidente a tutti: si tratta di una questione di legittimazione sostanziale (non certo solo formale) della Camera in periodo di prorogatio, questione che non si è posta al Senato perché – come detto dal collega Di Maio – l'accordo fra le forze politiche sul contenuto della riforma regolamentare di quel ramo del Parlamento è intervenuto in Giunta prima della crisi di governo e dello scioglimento delle Camere. Ed allora, ritiene che la proposta avanzata dal collega Baldelli di approvare con grande rapidità – fermi restando comunque i necessari passaggi procedurali e senza sottovalutare le questioni specifiche già avanzate da alcuni membri della Giunta su alcuni punti – una riforma più limitata rispetto al testo-base debba essere in realtà avanzata e attuata nella prossima legislatura, nelle cui prime settimane di vita potrà a suo avviso procedersi, con la stessa rapidità richiamata dal collega, alla approvazione della riforma stessa. Ma ora, non essendo purtroppo riusciti a risolvere tutti i problemi posti sul testo base (e sì che forse sarebbero bastati pochi giorni di tempo in più per farlo, se la crisi non avesse interrotto la legislatura), è pensabile por mano ad una riforma regolamentare in Assemblea a pochi giorni dalle elezioni, nel bel mezzo di una campagna elettorale infuocata, con tutti i rischi connessi al voto segreto (che potrebbe determinare, attraverso esiti casuali dei voti sulle proposte di principi e criteri direttivi, lo scardinamento del testo) e al raggiungimento della maggioranza assoluta? È pensabile, in questo contesto, approvare una riforma che introduca anche alla Camera, come al Senato, la disciplina dei deputati non iscritti ad alcun Gruppo?
  Quanto al confronto con il diverso esito della riforma al Senato, occorre considerare che, oltre al diverso contesto regolamentare in quel ramo del Parlamento, frutto di una riforma approvata nella scorsa legislatura, vi è stata lì sicuramente una spinta più forte legata all'impatto ben più rilevante che il taglio dei parlamentari avrà su quel Consesso.
  Non condivide infine lo scenario e le preoccupazioni avanzate dal collega Foti in ordine ai rischi di un avvio problematico della prossima legislatura, in particolare quanto alla formazione dei Gruppi, e in ordine alle asserite difficoltà di poter avviare e concludere rapidamente una riforma dei quorum regolamentari all'inizio della prossima legislatura.

  Simone BALDELLI chiede al Presidente di verificare formalmente, in questa sede, la disponibilità dei Gruppi su un'ipotesi di riforma regolamentare minimale da concludere in Giunta molto rapidamente, anche in pochi minuti, rinunciando alla presentazione degli emendamenti: pur sapendo che, se ci fosse un'adeguata disponibilità delle parti a riconsiderare le disposizioni del testo più controverse e le proprie posizioni al riguardo, vi sarebbero margini per discutere anche un testo più ampio, ritiene che ora debba con priorità e urgenza farsi una verifica sulla percorribilità di un testo minimale.

  Tommaso FOTI concorda sulla richiesta del collega Baldelli, volta ad una verifica a viso aperto sulla disponibilità dei Gruppi ad una riforma che abbia ad oggetto gli adeguamenti numerici conseguenti alla riduzione del numero dei parlamentari: trova davvero imbarazzante che la stessa Camera che ha approvato la riforma costituzionale non sappia individuare ed approvare le conseguenti misure di adeguamento del proprio Regolamento che incidono sul funzionamento degli organi interni (in primis dei Gruppi).
  È ovvio che se tale verifica darà esito negativo, la riforma dovrà essere fatta nella Pag. 10prossima legislatura, ma certo non in tempi così rapidi come qualche collega ha prefigurato e certamente non in tempi compatibili con quelli previsti dal Regolamento per la formazione dei Gruppi.

  Federico FORNARO non comprende il senso della richiesta del collega Baldelli, posto che nemmeno sugli adeguamenti numerici risulta un accordo fra i Gruppi: ricorda in proposito, infatti, che i relatori, nel testo-base, hanno operato una scelta di adeguamento non strettamente proporzionale, su cui andrebbe fatto un approfondimento e un confronto. È davvero ipotizzabile licenziare in pochi minuti un testo, sia pur minimale, che affronta questioni per la cui istruttoria non sono bastati due anni?

  Eugenio SAITTA dichiara la disponibilità del Gruppo MoVimento 5 Stelle ad una iniziativa volta a mettere in sicurezza, sul piano regolamentare, la prossima legislatura, a tal fine prospettando anche la possibilità che il Presidente avanzi una sua proposta che tenga conto delle diverse sensibilità emerse.

  Francesco FORCINITI ritiene non rinunciabile l'obiettivo di pervenire ad una riforma contenente i necessari adeguamenti numerici, da calibrare – in favore dell'esercizio massimo delle prerogative dei deputati e dei Gruppi – in modo proporzionale, ma con arrotondamenti per difetto: se l'accordo unanime delle forze politiche sussistesse, si potrebbe – nell'interesse dell'Istituzione e prevedendo le difficoltà che la Camera, nell'avvio della prossima legislatura, incontrerà per procedere rapidamente ad una riforma regolamentare – concludere il lavoro della Giunta in poche ore su un testo che ritiene debba comunque essere improntato a una adeguata sensibilità verso i Gruppi più piccoli.

  Simone BALDELLI ritiene che debbano essere banditi gli infingimenti e si debba verificare qui ed ora se vi sia o meno il consenso unanime, comprensivo della rinuncia alla presentazione degli emendamenti, su un testo di riforma minimale. Al collega Fornaro ricorda che, come già chiarito in altra occasione, la proposta, contenuta nel testo-base dei relatori, di adeguamento a 14 del quorum di 20, era frutto di una mediazione fra le varie proposte di segno diverso avanzate dai Gruppi; ribadisce la necessità che siano comunque adeguati anche tutti gli altri quorum. Prende comunque atto che i Gruppi finora intervenuti hanno dato la loro disponibilità a procedere nella direzione da lui auspicata: è ovvio che chi rifiutasse di dare ora il proprio consenso se ne assumerà la responsabilità.

  Federico FORNARO afferma l'assoluta inaccettabilità del tono usato dal collega Baldelli, che lo costringe a controbattere che, contrariamente a quanto asserito da quest'ultimo, la responsabilità dell'arresto dell'iter di riforma regolamentare sarebbe imputabile, semmai, ai relatori.

  Marco DI MAIO condivide le considerazioni del collega Fornaro e ribadisce la propria contrarietà ad un'ipotesi di riforma regolamentare che, in tempi ristrettissimi e ad un passo dalle prossime elezioni, rischia di non essere approvata in Assemblea per l'oggettiva difficoltà di garantire il quorum necessario: ammette, in proposito, di non essere in grado di assicurare la presenza della totalità dei deputati appartenenti al proprio Gruppo.
  Chiarisce, inoltre, che se l'intento sotteso alla richiesta di procedere, in pochissimi minuti, a deliberare in Giunta la riforma regolamentare è quello di scaricare la responsabilità politica sui Gruppi contrari, trasformando così il tema delle riforme regolamentari in un'occasione per fare campagna elettorale, tale richiesta non può trovare il sostegno del proprio Gruppo.
  In ogni caso, ritiene che non vi siano le condizioni per poter procedere, nemmeno più avanti, ad una riforma regolamentare, attesa l'oggettiva e indiscutibile difficoltà di garantire a metà settembre, in piena campagna elettorale, la maggioranza assoluta in Assemblea. Tuttavia, fa presente che, ove dovesse registrarsi l'unanimità dei consensi Pag. 11delle forze politiche in seno alla Giunta, non sarà certo il suo Gruppo a porre il veto sulla soluzione così individuata, per quanto appaia forzata.

  Roberto FICO, Presidente, precisa che, come Presidente della Camera, ha ritenuto la convocazione della Giunta atto doveroso al fine di verificare se vi siano i presupposti per procedere, in periodo di prorogatio, all'esame e all'approvazione del testo-base dei relatori o di un'altra proposta più limitata di riforma del Regolamento, e di chiarire le diverse posizioni. Non può che prendere atto, con rammarico, che in questa sede tali presupposti – ossia un'intesa unanime dei Gruppi per portare in Aula una proposta – non sussistono, né con riferimento ad una riforma più limitata, né ad una più ampia.

  La seduta termina alle 12.35.