CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 23 settembre 2020
440.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
COMUNICATO
Pag. 253

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 23 settembre 2020. — Presidenza della presidente Martina NARDI.

  La seduta comincia alle 13.45.

Variazione nella composizione della Commissione.

  Martina NARDI, presidente, comunica che, per il gruppo del Partito Democratico, cessa di far parte della Commissione il deputato Marco Lacarra e, per il medesimo gruppo, entra a farne parte il deputato Serse Soverini.

Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico.
Nuovo testo C. 1824 Liuni.

(Parere alla XIII Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Angela MASI (M5S), relatrice, avverte che la Commissione è chiamata ad esprimere Pag. 254il parere di competenza sulla proposta di legge C. 1824 Liuni, nel testo risultante dalle proposte emendative approvate dalla XIII Commissione agricoltura, che reca disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività florovivaistiche.
  Ricorda che il testo trasmesso si compone di 19 articoli ed è il risultato dell'attività emendativa svoltasi nella Commissione di merito all'esito del dibattito e di un'approfondita istruttoria che ha compreso lo svolgimento di un nutrito ciclo di audizioni, nell'ambito del quale sono state audite le organizzazioni agricole, il CREA, il Consiglio dell'Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali, il Collegio nazionale degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati, il Collegio nazionale dei periti agrari e dei periti agrari laureati e le principali associazioni rappresentative del settore.
  Fa preliminarmente presente che la normativa attuale relativa al florovivaismo è composta da diversi provvedimenti che disciplinano solo alcuni aspetti della materia. Segnala che, pur essendo l'Italia un Paese esportatore netto di piante, alberi, arbusti e di fogliame e fronde e vantando il settore una produzione pari a 2,6 miliardi di euro, negli ultimi anni si è manifestata una forte crisi che ha ridotto il numero di aziende operanti e delle superfici coltivate nonostante, come sottolineato dalla relazione illustrativa, i prodotti del florovivaismo siano idonei a contribuire a determinare un miglioramento dell'equilibrio ecologico dei territori urbani e del benessere degli abitanti nonché di diventare motore di sviluppo sostenibile.
  Per tali ragioni, la proposta di legge in titolo persegue la finalità di introdurre, racchiudendole in un unico contesto normativo, norme in materia di coltivazione, promozione, valorizzazione, comunicazione, commercializzazione, qualità e utilizzo dei prodotti dell'attività florovivaistica.
  L'articolo 1 reca la definizione delle attività del settore florovivaistico e della filiera florovivaistica, indicandone la tipologia di prodotto (comma 2), individuando (comma 3) cinque macro-comparti produttivi (floricoltura intensiva, produzione di organi di propagazione, vivaismo ornamentale, ortofrutticolo e non ornamentale) e specificando che la filiera florovivaistica comprende sia le attività di tipo agricolo che le molteplici attività di supporto alla produzione, quali quelle di tipo industriale e di servizio (comma 4), includendo, in tale ambito, la logistica, i trasporti, le società e gli enti coinvolti nella creazione di nuove varietà vegetali, le attività di consulenza e di assistenza tecnica, le attività di progettazione, realizzazione e manutenzione del verde ornamentale urbano, extraurbano e forestale, i manutentori del verde e degli impianti ortofrutticoli (comma 5).
  L'articolo 2 reca disposizioni sull'istruzione di base, la formazione e l'innovazione nel settore florovivaistico, prevedendo l'istituzione, con decreto del Ministro dell'istruzione, di concerto con il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da emanarsi entro centottanta giorni dall'entrata in vigore del provvedimento in esame, di un Programma finalizzato all'adozione di percorsi didattici per la scuola dell'obbligo volti a sensibilizzare sulle tematiche ambientali e, nello specifico, sull'importanza di un'adeguata presenza del verde in ogni contesto, sia esso rurale o urbano (comma 1). Dispone (al comma 2) che, con intesa in Conferenza Unificata, siano previsti i requisiti professionali degli operatori del settore prevedendo, comunque, che questi siano in possesso dell'attestato di partecipazione a corso di formazione professionale abilitante ovvero della laurea in scienze agrarie, forestali o equipollenti o del diploma di perito agrario, agrotecnico o equipollenti. Il comma 3, inoltre, dispone che il Ministero competente favorisca iniziative per lo sviluppo della produzione ecosostenibile attraverso bandi di concorsi di idee, ovvero istituisca premi per la realizzazione di pareti vegetali urbane totalmente ecosostenibili, per aziende e giovani diplomati in discipline attinenti il florovivaismo.Pag. 255
  L'articolo 3 prevede interventi per il settore distributivo florovivaistico attraverso l'individuazione, all'interno del Piano Nazionale per il Settore Florovivaistico, di siti regionali atti all'istituzione di piattaforme logistiche nonché di mercati all'ingrosso di snodo e relativi collegamenti infrastrutturali (comma 1), la semplificazione per il mutamento della destinazione d'uso di manufatti al fine della loro trasformazione in rivendite di fiori e piante (comma 2) nonché detrazioni (al 36 per cento per il 2020) fino a 500 euro per l'acquisto di fiori e piante da interno. Segnala che il predetto comma 1 reca disposizioni sostanzialmente uguali a quelle di cui al successivo articolo 10 (che presenta una rubrica del medesimo tenore dell'articolo in commento): fa presente che entrambi gli articoli sono stati inseriti in fase di esame delle proposte emendative, approvate nel corso della stessa seduta e osserva che la Commissione di merito dovrà quindi intervenire per omogeneizzare il testo.
  L'articolo 4, nel recare la definizione di attività agricola florovivaistica, specifica che essa è esercitata dall'imprenditore agricolo, come definito dall'articolo 2135 del codice civile nonché anche dall'imprenditore agricolo professionale (IAP), con qualsiasi tecnica e con l'eventuale utilizzo di strutture fisse o mobili, e che consiste nell'attività diretta alla produzione e alla manipolazione del vegetale (commi 1 e 2). L'attività di produzione e di vendita comprende anche talune prestazioni accessorie quali la stipulazione di contratti di coltivazione degli esemplari arborei destinati alle aree verdi urbane, il trasporto e la messa a dimora con garanzia di attecchimento che riguarda anche gli appalti a verde nonché le operazioni colturali che riguardano la manutenzione degli spazi a verde nel territorio urbano pubblico e privato (comma 3). Il comma 4 prevede che le aziende vivaistiche già attive nell'accrescimento di specie forestali possono stipulare accordi con le amministrazioni pubbliche regionali per produrre materiale forestale certificato. Il comma 5 demanda a un decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, da emanare di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sentita la Conferenza Stato-regioni, la definizione degli aspetti tecnici relativi all'insediamento delle strutture di protezione e delle principali figure professionali che operano nell'ambito nel settore, in particolare nell'ambito della produzione, della manutenzione e della commercializzazione.
  L'articolo 5 disciplina i distretti florovivaistici, prevedendo che le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano possono individuare tali distretti quali ambiti territoriali, zone vocate o storicamente dedicate alle attività florovivaistiche al fine di beneficiare di premialità legate ai Fondi per lo sviluppo rurale (comma 1). Una volta costituiti i distretti, le regioni e le province autonome adeguano i contenuti dei piani di gestione del territorio locali ai fini della loro corretta applicazione (comma 4).
  Nell'articolo 6 viene riformato il Tavolo tecnico del settore florovivaistico dando ad esso un'organizzazione più agile, attraverso l'istituzione di un Osservatorio per i dati statistici ed economici (commi 8 e 9), che analizza anche l'aspetto dell'import-export e di un Osservatorio del vivaismo ornamentale, frutticolo e del verde urbano e forestale (commi 10 e 11), con il compito di esprimere pareri, di promuovere la qualità dei materiali vivaistici e di stimolare l'applicazione dei migliori protocolli per rendere più efficienti e sostenibili gli impianti a verde. Il Tavolo ha il compito di coordinare, promuovere e valorizzare le attività del settore florovivaistico. In tal senso il comma 2 prevede che esso svolga funzioni di: coordinamento delle attività di filiera e delle politiche nazionali e locali per il settore, anche attraverso l'adozione di specifici atti di indirizzo; promozione e internazionalizzazione del settore e della filiera; monitoraggio dei dati economici e statistici; monitoraggio dell'evoluzione del vivaismo ornamentale, orto-frutticolo e del verde urbano e forestale; studio delle varietà storiche coltivate nei distretti territoriali e definizione di azioni di conservazione e valorizzazione delle varietà vegetali Pag. 256tipiche locali; attività consultiva e di indirizzo su temi specifici, anche legati ad emergenze fitosanitarie; promozione di progetti innovativi e nel campo della ricerca, anche in collaborazione con il mondo universitario e gli enti di ricerca; elaborazione di progetti specifici da attivare con la creazione di fondi dedicati al settore. Il comma 3 stabilisce le modalità di nomina dei componenti del Tavolo e la loro durata in carica. Il comma 4 prevede che sia composto da rappresentanti: di Ministeri (tra i quali uno dello sviluppo economico), delle regioni, delle organizzazioni professionali agricole, delle associazioni del settore florovivaistico, della cooperazione, dei mercati generali e delle associazioni di categoria del commercio e della grande distribuzione, dei collegi e degli ordini professionali; inoltre il tavolo può estendere la partecipazione ai propri lavori, per specifici argomenti in qualità di osservatori, a rappresentanti di alcune organizzazioni ed enti come, tra gli altri, consorzi, sindacati, istituzioni di ricerca e università. Ai partecipanti del Tavolo e degli Osservatori non spettano compensi né rimborsi di spese comunque denominati. I membri del Tavolo contribuiscono alla predisposizione e alla modifica del Piano nazionale del settore florovivaistico e partecipano alla sua approvazione (comma 13) mentre le funzioni di supporto e di segreteria sono assicurate dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (MIPAAF), senza ulteriori aggravi finanziari (comma 14).
  L'articolo 7 radica la competenza sulle tematiche relative alla filiera del florovivaismo presso un ufficio dirigenziale non generale del MIPAAF, che monitora la corretta attuazione di quanto disposto dal provvedimento in esame.
  L'articolo 8 istituisce un coordinamento permanente di indirizzo e orientamento per il florovivaismo e la green economy cui fanno parte i rappresentanti dei Ministeri delle politiche agricole, alimentari e forestali, dell'ambiente e tutela del territorio e del mare, della salute, dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico.
  L'articolo 9 prevede che, con decreto del Ministro delle politiche agricole, venga adottato, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, il Piano nazionale del settore florovivaistico. Il Piano fornisce alle regioni e alle province autonome gli indirizzi in ordine alle misure e agli obiettivi del settore, anche al fine del loro recepimento nei singoli piani di sviluppo rurale (PSR) (comma 2). Il piano, di durata triennale, individua, in particolare, le politiche da attuare in materia di: aggiornamento normativo, formazione professionale, valorizzazione e qualificazione delle produzioni, ricerca e sperimentazione, innovazione tecnologica, gestione ottimizzata dei fattori produttivi – specialmente quelli legati alla tecnica agronomica, promozione di coltivazioni e installazioni a basso impatto ambientale e a elevata sostenibilità, certificazione di processo e di prodotto, comunicazione, promozione, internazionalizzazione, logistica, informazione a livello europeo (comma 3). In esso possono essere inoltre individuate le strategie di realizzazione del verde urbano con l'obiettivo di ridurre le superfici asfaltate. Il comma 5 dispone che per l'attuazione di quanto previsto si provvede nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente.
  Come precedentemente segnalato, rammenta che l'articolo 10 (interventi per il settore distributivo florovivaistico) reca disposizioni sostanzialmente uguali a quelle di cui all'articolo 3 (che presenta una rubrica del medesimo tenore), comma 1: ricorda che entrambi gli articoli sono stati inseriti in fase di esame delle proposte emendative, approvate nel corso della stessa seduta e osserva che la Commissione di merito dovrà quindi intervenire per omogeneizzare il testo.
  Un'istanza particolarmente avvertita è quella della definizione della qualità delle produzioni e dei marchi (articolo 11), in grado di fornire una riconoscibilità, da parte del mercato, delle produzioni florovivaistiche: a tal fine le regioni, anche d'intesa con il MIPAAF, possono istituire, nel rispetto della normativa internazionale, marchi finalizzati a certificare il rispetto di standard di prodotto o di Pag. 257processo per i prodotti florovivaistici (comma 1). Inoltre, il citato Ministero promuove i marchi nazionali che le aziende florovivaistiche possono adottare a livello singolo o collettivo in ambito regionale, interregionale o di distretto florovivaistico e promuove e favorisce la stipulazione di specifici protocolli e la redazione di disciplinari di coltivazione biologica sostenibile (comma 2).
  Ai sensi dell'articolo 12 il MIPAAF predispone, avvalendosi delle risorse disponibili a legislazione vigente, un «Piano di Comunicazione e Promozione», sulla base degli obiettivi elaborati dal tavolo di settore, in cui ricomprendere in modo organico tutte le diverse azioni di valorizzazione del settore.
  L'articolo 13 definisce e regolamenta i centri per il giardinaggio. Si tratta di aziende agricole che operano nel settore e forniscono beni e servizi connessi all'attività agricola. Sono luoghi aperti al pubblico, corredati di punto vendita, normalmente dotati di serre e di vivai, impegnati in attività di produzione e di vendita organizzata al dettaglio alle quali è affiancata un'offerta di prodotti connessi, complementari e strumentali al settore (comma 1). L'armonizzazione a livello nazionale delle normative regionali vigenti viene demandata a un regolamento del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali da emanarsi, previa intesa in sede di Conferenza permanente, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del provvedimento all'esame (comma 2).
  L'articolo 14 disciplina l'attività di manutentore del verde, prevedendo che entro novanta giorni dall'entrata in vigore del provvedimento in esame debba essere adottato un regolamento per l'attuazione del comma 2 dell'articolo 12 della legge 26 luglio 2016, n. 154.
  L'articolo 15, in considerazione delle peculiarità e dell'importanza di inserire esemplari arborei di buona qualità nel verde urbano ed extraurbano, prevede che le amministrazioni possono stipulare accordi quadro, per la durata massima di sette anni, ai fini della stipula di contratti di coltivazione, applicabili esclusivamente per la messa a dimora di piante arboree, con aziende florovivaistiche che si occupino della coltivazione, della preparazione della pianta, della fornitura, della sistemazione del sito di impianto, della messa a dimora della pianta e della sua cura fino al momento dell'attecchimento (comma 1). Il contratto di coltivazione può essere redatto anche sotto forma di sponsorizzazione e a tal fine le amministrazioni, con propri atti, individuano le aree potenzialmente sponsorizzabili: le aree in oggetto mantengono comunque la funzione ad uso pubblico (comma 2). Per favorire lo sviluppo del verde urbano e di migliorare le aree verdi urbane i comuni possono utilizzare le risorse del Fondo per gli investimenti degli enti territoriali di cui al comma 122 dell'articolo 1, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (comma 3).
  L'articolo 16 prevede che il MIPAAF incentivi la costituzione di organizzazioni di produttori del settore florovivaistico anche a livello interregionale.
  In base all'articolo 17 il MIPAAF è chiamato, acquisito il parere del Tavolo e in base alle indicazioni del Piano, a coordinarsi con le regioni per individuare criteri di premialità e misure dedicate alle aziende florovivaistiche nell'ambito dei piani di sviluppo rurale nonché specifiche misure ed interventi adeguati e dedicati alle aziende florovivaistiche nell'ambito dei PSR al fine di supportare lo sviluppo del settore a livello locale (comma 1). Le regioni possono dare attuazione alle predette disposizioni nei rispettivi PSR (comma 2).
  L'articolo 18 contiene una clausola di salvaguardia volta ad assicurare il rispetto delle autonomie delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano mentre, infine, l'articolo 19 individua la copertura finanziaria prevedendo che: il MIPAAF è chiamato a destinare una quota delle risorse disponibili, nel limite massimo di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022, per le attività di comunicazione e di promozione del settore (comma 1); una quota delle risorse iscritte nello stato di previsione del Ministero, nel limite massimo Pag. 258di 1 milione di euro, per il predetto triennio, è destinata al finanziamento di progetti di ricerca e di sviluppo del settore (comma 2).
  Formula quindi una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1).

  Diego BINELLI (LEGA) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere della relatrice.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva, all'unanimità, la proposta di parere della relatrice (vedi allegato 1).

  La seduta termina alle 13.50.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 23 settembre 2020.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.50 alle 14.10.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

  Mercoledì 23 settembre 2020. — Presidenza della presidente Martina NARDI. — Interviene la sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico Alessia Morani.

  La seduta comincia alle 14.25.

  Martina NARDI, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche attraverso impianti televisivi a circuito chiuso. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.

5-04632 Benamati: Sulla strategia industriale della Sematic S.p.a.

  Maurizio MARTINA (PD) rinuncia a illustrare l'interrogazione di cui è cofirmatario.

  La sottosegretaria Alessia MORANI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

  Maurizio MARTINA (PD), replicando, si dichiara soddisfatto per la risposta fornita che segnala l'interesse del Ministero, che ritiene essenziale, ad accompagnare lo sforzo delle maestranze e dei lavoratori, volto a mantenere le attività in questione presso lo stabilimento di Osio, ed evitare la loro delocalizzazione verso Paesi che assicurano un basso costo del lavoro. Ribadisce che quello di Osio è un insediamento sociale e produttivo importante e per tale motivo si aspetta che anche la regione Lombardia dia segnali concreti di interessamento e coinvolgimento. È dell'avviso che debbano essere realizzate con convinzione politiche attive per il mantenimento delle attività produttive sul nostro territorio anche perché le delocalizzazioni legate ai bassi salari devono essere ritenute inaccettabili. Auspica quindi che si applichi con decisione ogni sforzo e si percorra ogni strada possibile per consolidare e proteggere le realtà produttive italiane. Conclude dicendosi certo che il Governo farà la sua parte mentre, ribadendo che bisogna fare di tutto per mantenere queste attività sul territorio, resta in attesa di novità da parte regionale.

5-04633 Squeri: Sul prezzo unico nazionale dell'energia elettrica.

  Luca SQUERI (FI) illustra l'interrogazione in titolo.

  La sottosegretaria Alessia MORANI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

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  Luca SQUERI (FI), replicando, si dichiara soddisfatto per la risposta ottenuta e ringrazia la rappresentante del Governo per la ricostruzione dei fatti e per l'esposizione di elementi che non erano a sua conoscenza. Osserva che, purtroppo, è la struttura stessa del mercato in questione ad essere soggetta a tali anomalie. Ritiene tuttavia che resti impregiudicata la problematica di come le fonti energetiche alternative possano e debbano supplire alle esigenze del mercato elettrico. Osserva, infine, che il processo di una più ampia liberalizzazione del mercato elettrico deve essere affrontato con maggior prudenza al fine di attenuare il rischio che simili situazioni e anomalie si ripetano a danno dei consumatori.

5-04634 Sut: Sulla proroga delle misure finalizzate a favorire l'efficientamento energetico degli edifici.

  Luca SUT (M5S) illustra l'interrogazione in titolo, rimarcando, in particolare, che le misure previste dalla legge n. 296 del 2006 (articolo 1, commi 344 e 349) sono al momento previste solo fino al 31 dicembre 2020, generando incertezza tra coloro che hanno attualmente in corso lavori, oggetto delle previste agevolazioni, che difficilmente termineranno entro la predetta scadenza.

  La sottosegretaria Alessia MORANI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

  Luca SUT (M5S), replicando, si dichiara soddisfatto per la risposta ottenuta. Per quanto attiene al rinvio al dibattito parlamentare in sede di discussione della prossima legge di bilancio, evocato da ultimo dalla rappresentante del Governo, circa la proroga delle misure previste dalla legge n. 296 del 2006 (articolo 1, commi 344 e 349), auspica che tale proroga sia inclusa nel testo base del disegno di legge bilancio che nelle prossime settimane sarà trasmesso alle Camere, anche al fine di dare un giusto senso di sicurezza a quei cittadini e a quelle imprese che hanno in corso interventi e lavori, per i quali sono possibili tali detrazioni, che non possono essere ultimati entro la fine del 2020 e che probabilmente dovranno essere prolungati nel 2021.

  Martina NARDI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 14.45.

DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 23 settembre 2020. — Presidenza del vicepresidente Andrea GIARRIZZO.

  La seduta comincia alle 18.

Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.
(Rilievi alla V Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund in oggetto.

  Gianluca BENAMATI (PD), relatore, illustra lo Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, sul quale la X Commissione è chiamata a formulare rilievi, alla V Commissione, per le parti di competenza. Ricorda, preliminarmente, che per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19 la Commissione europea, a fine maggio, ha presentato un ampio pacchetto di proposte approvato, con modifiche, dal Consiglio europeo lo scorso 21 luglio volto ad associare il futuro Quadro finanziario pluriennale (QFP) con uno specifico impegno per la ripresa nell'ambito dello strumento Next Generation EU (NGEU). Tra di esse segnala che per il Pag. 260bilancio UE 2021-2027 viene prospettata una riduzione di risorse complessive pari a 25,7 miliardi di euro, limitando la spesa complessiva all'1 per cento del reddito nazionale lordo dell'UE-27 mentre per Next Generation EU, il nuovo strumento dell'UE che dovrebbe raccogliere fondi sui mercati per canalizzarli verso programmi destinati a favorire la ripresa economica e sociale, sono previsti 390 miliardi per sovvenzioni e 360 miliardi per prestiti. L'ammontare di Next Generation EU è suddiviso per sette programmi, tra i quali, di particolare interesse della X Commissione, il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF), per complessivi 672,5 miliardi di euro, Horizon Europe, il programma per la ricerca e l'innovazione (cui vengono assegnati 5 miliardi di euro); InvestEU, che unisce tutti gli strumenti finanziari UE (cui sono destinati 5,6 miliardi di euro), e il Fondo per una transizione giusta (JTF), che sostiene l'uscita dai combustibili fossili (con 10 miliardi di euro).
  Osserva che nell'ambito del Next Generation EU, il più importante strumento previsto è senza dubbio il dispositivo per la ripresa e la resilienza, che dovrebbe rendere disponibili per il nostro Paese risorse complessivamente ammontanti a 208,6 miliardi di euro, di cui 127,6 a titolo di prestiti e 81 sotto forma di sovvenzioni. L'ammontare dei sussidi sarà calcolato in due tranche, pari rispettivamente al 70 per cento (che deve essere impegnata negli anni 2021 e 2022) e al 30 per cento (che deve essere interamente impegnato entro la fine del 2023 e sarà calcolato nel 2022) del totale. I Piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR) degli Stati membri potranno essere presentati per la prima valutazione da parte della Commissione europea nel momento in cui il dispositivo entrerà in vigore, presumibilmente non prima del 1o gennaio 2021, ferma restando la data del 30 aprile 2021 come termine ultimo per la presentazione dei Piani. Considerato che, di fatto, la RRF diverrà operativo nella seconda metà del 2021, è stata prevista la possibilità di ottenere prefinanziamenti nel 2021 per un importo pari al 10 per cento dell'importo complessivo. Inoltre, potranno essere incluse spese fatte a partire da febbraio 2020 se coerenti con gli obiettivi e i criteri dello strumento RRF. I programmi di spesa finanziati dal dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) dovranno essere completati entro il 2026.
  Il dispositivo per la ripresa e la resilienza individua le seguenti priorità: promuovere la coesione economica, sociale e territoriale dell'Unione migliorando la resilienza e la capacità di aggiustamento degli Stati membri; attenuare l'impatto sociale ed economico della crisi, favorendo l'inclusione territoriale e la parità di genere; sostenere le transizioni verde e digitale, contribuendo in tal modo a ripristinare il potenziale di crescita delle economie dell'Unione, a incentivare la creazione di posti di lavoro nel periodo successivo alla crisi da Covid-19 e a promuovere una crescita sostenibile. La proposta della Commissione europea stabilisce i criteri di ammissibilità dei progetti che gli Stati membri potranno inserire nei rispettivi PNRR. La condizione primaria affinché i progetti presentati siano ammissibili è che essi facciano parte di un pacchetto coerente di investimenti e riforme ad essi correlate. I progetti e le iniziative di riforma dovranno essere allineati con le Raccomandazioni specifiche indirizzate al Paese dal Consiglio e con le sfide e le priorità di policy individuate nell'ambito del Semestre europeo, in particolare quelle legate alla transizione verde e digitale. È inoltre essenziale che vi sia coerenza tra i contenuti, gli obiettivi del PNRR e le informazioni fornite nel Programma Nazionale di Riforma, nel Piano Energia e Clima (PNIEC), nei Piani presentati nell'ambito del Just Transition Fund e negli accordi di partenariato e altri programmi operativi della UE.
  Ricorda che per il 2020 il Documento di economia e finanza (DEF) è stato presentato dal Governo alle Camere in una versione più sintetica, comprendente le sole prime due sezioni (schema del Programma di stabilità e Analisi e tendenze della finanza pubblica), mentre la presentazione Pag. 261dello schema del Programma nazionale di riforma (PNR) – la terza sezione del DEF – e dei principali allegati è stata posticipata ad un momento successivo al completamento delle misure economiche più urgenti e al perfezionamento della strategia di riapertura delle attività produttive, in modo da rapportare le politiche del Governo e le iniziative di riforma non solo alle Raccomandazioni specifiche del Consiglio europeo al Paese (CSR) approvate nel 2019, ma anche alla proposta da parte della Commissione europea per le Raccomandazioni 2020. In questo quadro il Governo, nel giugno scorso ha predisposto un piano di rilancio costruito intorno a tre linee strategiche: modernizzazione del Paese; transizione ecologica; inclusione sociale e territoriale, parità di genere.
  Tali linee strategiche sono state sviluppate lungo nove direttrici di intervento tra le quali segnala, come di particolare interesse della Commissione, quelle concernenti: un Paese completamente digitale; un Paese con infrastrutture sicure ed efficienti; un tessuto economico più competitivo e resiliente; un piano integrato di sostegno alle filiere produttive; maggiori investimenti in ricerca e formazione.
  Nella seduta del 29 luglio scorso, le Assemblee di Camera e Senato hanno approvato le misure prospettate nel Programma nazionale di riforma 2020, con le risoluzioni n. 6/00124 e n. 6/00126 che impegnano il Governo, tra l'altro, ad adottare rapidamente un Piano per la ripresa nazionale coerente con gli obiettivi delineati nel PNR e con le recenti strategie dell'Unione europea in tema di transizione digitale ed ecologica, da condividere in Parlamento e far vivere nel Paese, che ponga le basi per l'utilizzo, in una logica di integrazione dei fondi già attivati, del NGEU, del QFP 2021-2027 e dei fondi strutturali, nonché di tutte le risorse che saranno messe a disposizione del nostro Paese nei prossimi mesi per gli interventi finalizzati a ridurre l'impatto della crisi su imprese e cittadini, e a dotare il PNRR di contenuti specifici.
  In questo contesto, la Commissione bilancio ha convenuto sull'opportunità di predisporre una relazione all'Assemblea ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, al fine di consegnare alla Camera una base di lavoro che possa favorire la deliberazione di appositi atti di indirizzo al Governo, prima della presentazione da parte del Governo stesso del Recovery Plan. La Commissione bilancio ha quindi predisposto, in seno al proprio Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, una proposta di relazione all'Assemblea, sottoposta alle Commissioni di settore, ai fini della formulazione da parte di queste ultime di rilievi ed osservazioni.
  Ricorda, peraltro, che la X Commissione attività produttive, ai fini della formulazione dei predetti rilievi, ha svolto specifiche attività conoscitive.
  Ricorda altresì che il Governo ha, infine, trasmesso alle Camere una proposta di linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza nella giornata del 15 settembre scorso. Da essa emerge che il PNRR dell'Italia si baserà sul predetto piano di rilancio predisposto dal Governo nel giugno scorso, volto a: migliorare la resilienza e la capacità di ripresa dell'Italia; ridurre l'impatto sociale ed economico della crisi pandemica; sostenere la transizione verde e digitale; innalzare il potenziale di crescita dell'economia e la creazione di occupazione. Il piano dovrebbe essere strutturato su sei missioni: l) Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; 2) Rivoluzione verde e transizione ecologica; 3) Infrastrutture per la mobilità; 4) Istruzione, formazione, ricerca e cultura 5) Equità sociale, di genere e territoriale; 6) Salute.
  L'obiettivo del Governo è presentare alla Commissione europea le linee principali del PNRR con le priorità e i primi progetti, il 15 ottobre, unitamente al Documento programmatico di bilancio (DPB). Prima di quel momento, il Governo presenterà alle Camere la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF), in cui si illustrerà come Pag. 262il PNRR e i connessi investimenti si andranno ad inserire nella programmazione triennale di bilancio. La bozza di PNRR, che sarà presentata alla Commissione europea a ottobre, consentirà di avviare l'interlocuzione già negli ultimi mesi del 2020 e di accelerare la predisposizione del PNRR, che illustrerà progetti e obiettivi con relative tappe di esecuzione e realizzazione di riforme.
  Per quanto riguarda la missione n. 1, Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, il Governo intende dotare ciascun cittadino e ciascuna impresa di un'identità digitale unica nonché potenziare le infrastrutture tecnologiche e completare la rete nazionale di telecomunicazioni ottica e gli interventi per lo sviluppo delle reti 5G. Sul versante della competitività e resilienza del sistema produttivo si mira a rafforzare e modernizzare le imprese, favorendone la trasformazione digitale e la patrimonializzazione (in particolare delle micro e piccole imprese), potenziando gli strumenti finanziari disponibili e promuovendone l'internazionalizzazione. Un'attenzione particolare dovrà essere riservata alla promozione dell'industria culturale e del turismo, vero asset strategico dell'Italia. A questo proposito, sottolinea che la crisi del settore turistico nell'attuale pandemia ha reso immediatamente percepibile la sua rilevanza economica (al turismo è direttamente riconducibile, rispettivamente, più del 5 per cento del PIL e oltre il 6 per cento dell'occupazione e le imprese che svolgono attività economiche riconducibili al turismo sono più di un milione, di cui il 90 per cento ha fino a 4 addetti). Segnala che nel corso delle audizioni svolte dalla Commissione, per consentire alle imprese turistiche di fronteggiare la crisi, è stato suggerito di creare una piattaforma turistica italiana, sottraendo tale potenzialità commerciale a soggetti fiscalmente residenti all'estero, rivedere il calendario scolastico per evitare di concentrare la lunga pausa solo nel periodo estivo, orientare l'offerta universitaria italiana offrendosi come luogo di studio a studenti europei, rivedere la formazione in campo turistico e investire su un sistema attrattivo nel settore del medical tourism, soprattutto in campi nei quali il clima può giocare un ruolo importante.
  Per quanto concerne la missione n. 2, Rivoluzione verde e transizione ecologica, il Governo ritiene necessario intensificare il proprio impegno per far fronte ai nuovi e più ambiziosi obiettivi europei di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
  La missione n. 3, Infrastrutture per la mobilità, richiede investimenti e una maggiore efficienza dei processi autorizzativi. Incentrata sulla rete ferroviaria AV-AC, con il completamento dei corridoi TEN-T, su interventi sulla rete stradale e autostradale, comprende interventi finalizzati alla promozione dell'intermodalità logistica integrata per le merci e di una mobilità a supporto del turismo lento e sostenibile, con specifico riferimento alle ferrovie turistiche.
  Per quanto concerne la missione n. 4, Istruzione, formazione, ricerca e cultura, segnala che il PNRR, per quanto riguarda la ricerca, comprende azioni volte a supportare i giovani ricercatori, a potenziare la ricerca di filiera e le infrastrutture di ricerca, a promuovere l'integrazione tra ricerca pubblica, mondo produttivo e istituzioni. Le linee guida fanno espresso riferimento anche all'obiettivo di rafforzare la partecipazione delle imprese italiane a progetti e alleanze europee e internazionali di collaborazione su progetti di innovazione tecnologica, compresi i cosiddetti hub tecnologici. Un esempio tra questi è quello degli «Importanti progetti europei di interesse comune» (IPCEI), che riguardano sei obiettivi strategici: a) veicoli connessi verdi e autonomi; b) salute intelligente; c) industria a bassa emissione di carbonio; d) tecnologie e sistemi ad idrogeno; e) Internet delle cose industriali; f) sicurezza informatica. Un'altra leva di intervento riguarda la prospettata istituzione di crediti di imposta per gli investimenti innovativi e verdi, anche attraverso la promozione delle certificazioni ambientali, con un'attenzione particolare alle imprese che mettono in atto investimenti Pag. 263rivolti alla transizione da un modello di produzione lineare a quello circolare.
  Ricorda che in questa direzione appaiono andare anche alcune segnalazioni emerse nel corso delle audizioni sull'utilizzo delle risorse del Recovery Fund, come quella di riservare alle imprese innovative il 10 per cento delle risorse, in modo da creare un Paese attrattivo per giovani talenti ovvero di adottare misure per favorire il tech transfer tra università ed enti di ricerca privati, con agevolazioni fiscali per chi investe e diffonde conoscenze in Italia, anche istituendo un credito di imposta per chi collabora con università, centri di ricerca e strutture sanitarie. Una sollecitazione settoriale emersa nel corso delle audizioni riguarda il settore automobilistico, che ha segnalato l'esigenza di una politica di sostegno, anche finanziario, per partecipare a progetti su Ipcei (con riferimento alle batterie e allo sviluppo delle auto pulite), nonché di rafforzare il credito di imposta a favore delle aziende per lo sviluppo e la sperimentazione volte all'uso di fonti energetiche rinnovabili (idrogeno verde) e la creazione di hub nazionali sperimentali dove sperimentare alte tecnologie in dimensione reale.
  Ricorda, in ultimo, che nel corso dell'audizione del Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, svoltasi lo scorso 9 settembre, sono state indicate le seguenti quattro principali finalità degli investimenti in ricerca e sviluppo: favorire i grandi progetti di ricerca e sviluppo; promuovere e rafforzare le catene strategiche del valore; piano per le tecnologie emergenti; creazione di una rete di competenza HPC (High Performance Computing) nel settore energetico. Il Ministro ha anche rimarcato la necessità di un drastico incremento negli investimenti in capitale umano e nella formazione professionale affinché le imprese dispongano di personale capace di cogliere le opportunità derivanti dall'innovazione delle linee produttive. Ha infine rilevato – in relazione al tema delle risorse finanziarie di origine europea – che oltre al Recovery Fund, restano fermi gli stanziamenti contenuti nel programma Horizon Europe.
  Per quanto riguarda la missione n. 5, Equità sociale, di genere e territoriale, il Governo, tra le altre azioni, intende riservare un'attenzione particolare all’empowerment femminile (in termini di formazione, occupabilità ed autoimprenditorialità) nonché incentivare le capacità imprenditoriali attraverso la costituzione di un Fondo per le micro e piccole imprese femminili.
  Per quanto riguarda la missione n. 6, Salute, il PNRR, tra gli altri interventi, intende offrire un contributo importante anche attraverso il sostegno alla ricerca medica, immunologica e farmaceutica.
  Nella sua proposta di relazione all'Assemblea la V Commissione bilancio espone alcune indicazioni di carattere generale e metodologico, volte a definire i criteri su cui basare il processo di selezione degli interventi nei diversi ambiti, nonché a individuare modelli organizzativi per la gestione ottimale delle fasi di programmazione, gestione e realizzazione dei progetti e finalizzate a individuare i settori prioritari di intervento su cui concentrare le risorse, utili ai fini dell'elaborazione del PNRR, emerse nel corso dell'attività conoscitiva da lei svolta. Per quanto riguarda gli ambiti di interesse della nostra Commissione segnalo, di seguito, alcune tematiche affrontate nella predetta proposta di relazione all'Assemblea.
  In tema di produttività, investimenti e crescita, sottolineata l'importanza delle indicazioni fornite il 17 settembre scorso dalla Commissione europea in merito alle cosiddette «European flagships», ovvero progetti che affrontano questioni comuni a tutti gli Stati membri, richiedono investimenti significativi, creano occupazione e crescita e sono strumentali alla duplice transizione verde e digitale, la proposta di relazione ricorda che, per quanto riguarda l'Italia, l'obiettivo primario è quello di colmare i divari strutturali che il nostro Paese registra, rispetto alla media UE, in termini di produttività e investimenti.Pag. 264
  Sotto tale profilo evidenzia, innanzitutto, che la crescita del nostro Paese dipende strettamente dalla crescita del fatturato delle sue aziende. Sono le aziende a produrre ricchezza e benessere, ma il fatturato di tali aziende può crescere solo se messe in condizione dal nostro sistema economico di disporre di un vantaggio competitivo dato dalle condizioni ambientali più idonee per consentire alle imprese di svolgere la loro attività, quali la riduzione della pressione fiscale, il rilancio delle infrastrutture, la velocizzazione del funzionamento della giustizia, la valorizzazione del capitale umano, la tutela della salute pubblica, gli investimenti in ricerca e innovazione e il contrasto alla criminalità organizzata.
  Le risorse del PNRR dovrebbero, quindi, essere orientate alla realizzazione di un programma di riforme e investimenti – anche finalizzati al superamento delle procedure di infrazioni comunitarie in corso – che permetta al nostro Paese di creare un terreno fertile affinché le imprese possano riuscire ad essere realmente competitive a livello europeo e internazionale con un effetto moltiplicatore virtuoso tale da rafforzare gli investimenti privati senza che le risorse pubbliche siano disperse in mille rivoli come accadeva in passato.
  Nel 2019, infatti, la produttività del lavoro italiana ha registrato un incremento pari a 1,2 punti percentuali rispetto al valore del 2010, a fronte di un incremento medio di circa 8 punti percentuali di Germania, Francia e Spagna. Si tratta di una situazione resa ancor più grave dall'emergenza dovuta alla pandemia da Coronavirus che ha colpito profondamente l'economia italiana: a metà 2020 il PIL è tornato a livelli osservati all'inizio del 1993. In termini pro capite, il PIL è sceso ai valori registrati alla fine degli anni ’80. Sull'insoddisfacente dinamica della produttività italiana incidono anche le barriere nell'accesso ai mercati, come ripetutamente rilevato nelle Raccomandazioni del Consiglio rivolte all'Italia negli ultimi anni. A tale riguardo viene evidenziata la necessità di affrontare le restrizioni alla concorrenza, in particolare nel settore del commercio al dettaglio e dei servizi alle imprese, anche mediante una nuova legge annuale sulla concorrenza. Si sottolinea che altrettanto determinante ai fini di un recupero della produttività per unità di lavoro impiegato è una decisa inversione di rotta nell'investimento in capitale umano e in ricerca, le due delle principali determinanti della competitività della nostra economia trascurate nel recente passato. L'Italia, infatti, nell'ambito dei paesi OCSE si distingue per essere tra quelli che hanno la più bassa spesa per istruzione in rapporto alla spesa pubblica totale. Inoltre, a fronte di aumenti di spesa in questo settore negli ultimi dieci anni in Paesi come la Germania, la Francia e il Regno Unito, il nostro Paese ha registrato una diminuzione complessiva di tale spesa nello stesso arco temporale. Ciò ha inevitabilmente influenzato i livelli di istruzione che risultano sensibilmente più bassi rispetto a quelli esistenti nell'Unione europea: nel 2019 il 19,6 per cento della popolazione italiana di età compresa tra i 25 e i 64 anni aveva conseguito un titolo di studio terziario, a fronte del 31,6 per cento della media registrata nell'Unione europea, e il 27,7 per cento dei giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni aveva conseguito la laurea, rispetto al 39,4 per cento dell'Unione europea. Il basso livello di laureati e, più in generale, la mancanza di una formazione scolastica adeguata si traducono in costi sociali ed economici rilevanti per il Paese. In questa prospettiva, appare quindi necessario prevedere interventi di supporto al diritto allo studio volti a sostenere soprattutto i nuclei familiari con disagio economico e sociale.
  La proposta di relazione osserva che tra i fattori che determinano il ritardo tecnologico del nostro Paese vi e’ inoltre il basso livello di investimenti in ricerca e sviluppo che in Italia hanno rappresentato nell'ultimo decennio una quota rispetto al PIL inferiore di circa la metà rispetto a quella registrata nell'Unione europea. In questo contesto il livello trascurabile degli investimenti in istruzione, da una parte, e Pag. 265in innovazione, dall'altra, rischia di innescare un circolo vizioso che amplifica il ritardo produttivo del Paese.
  Viene altresì rimarcato che, alla strutturale debolezza della produttività totale dei fattori, dal 2014 si è aggiunta la decisa contrazione del processo di accumulazione del capitale. La spesa per investimenti ha presentato nel corso dell'ultimo decennio uno sviluppo poco favorevole con un andamento, grosso modo, analogo a quello generale dell'attività economica. Dopo essersi fortemente ridotti per effetto della crisi nel biennio 2008-2009, gli investimenti hanno segnato una nuova profonda caduta nella successiva recessione e la risalita degli anni seguenti è stata lenta, con un recupero complessivo meno ampio di quello registrato nel resto dell'UEM. Inoltre, per quel che riguarda le tipologie di capitale, si rileva che il nostro Paese presenta una situazione comparativamente favorevole per gli investimenti in macchinari, mezzi di trasporto, materiali ICT e armamenti, mentre segna un gap ampio e crescente sia per le costruzioni, sia per la spesa in capitale immateriale (prodotti della proprietà intellettuale), la cui incidenza sul PIL risulta nel 2019 molto inferiore rispetto alla media UEM (3,1 per cento contro 4,9 per cento); in tal senso viene sottolineato che la componente pubblica ha giocato un ruolo di indebolimento della dinamica del processo di accumulazione del capitale. Se rapportata al PIL, dal 2008 al 2019 la quota di investimenti pubblici italiani è scesa di circa un punto percentuale (da 3,2 per cento a 2,3 per cento) attestandosi su un livello inferiore di quello dell'area euro (pari al 2,8 per cento nel 2019), mentre gli investimenti privati, invece, hanno registrato una moderata ripresa, principalmente nelle attrezzature, pur rimanendo sostanzialmente al di sotto del livello pre-crisi e della media della zona euro.
  La proposta di relazione segnala che, a tale proposito, è stato evidenziato dalla Banca d'Italia che l'effetto moltiplicativo sul PIL degli interventi sarebbe massimo in caso di destinazione prioritaria delle risorse del PNRR a finalità di investimento, trattandosi della tipologia di spesa pubblica che, in base all'evidenza empirica, fornisce lo stimolo più elevato alla crescita del prodotto, stimando che, nel caso di integrale utilizzo dei fondi europei del Next Generation EU per interventi aggiuntivi riguardanti esclusivamente progetti di investimento, potrebbe registrarsi un aumento cumulato del livello di PIL di circa 3 punti percentuali entro il 2025. Destinare la più ampia parte delle risorse a spese ad alto effetto moltiplicativo e a carattere addizionale appare perciò essenziale per gli investimenti pubblici, tenendo conto del fatto che l'espansione del capitale pubblico e il miglioramento della qualità dei servizi destinati a imprese e famiglie ha effetti positivi, nel lungo periodo, sulla redditività del capitale privato e, quindi, sulla produttività generale e sul potenziale di crescita dell'economia nel suo complesso.
  Per quanto concerne gli interventi volti a promuovere investimenti privati, la proposta di relazione ritiene che occorre delineare strumenti capaci di attivare le risorse in modo rapido ed efficace. A tal fine appare preferibile definire misure che si traducano in meccanismi agevolativi automatici, sulla base di criteri di accesso semplici e chiari, che riducano al minimo l'attività di intermediazione delle amministrazioni pubbliche e, conseguentemente, le scelte discrezionali nella individuazione dei soggetti destinatari dei benefici anche attraverso la previsione di misure fiscali mirate e temporanee. Pertanto, le risorse del PNRR dovranno servire per formulare e attuare un programma di riforme e investimenti che permetta all'Italia di creare sul territorio nazionale, a partire dalla Capitale, un ambiente idoneo affinché le imprese possano nascere, crescere e creare ricchezza. Un programma il cui successo potrà essere valutato nella misura in cui ogni euro di risorse pubbliche investito genererà un incremento più che proporzionale di investimenti privati così da permettere al nostro Paese di recuperare quel gap di produttività e di crescita che ormai lo affligge da oltre un decennio. Pag. 266
  Secondo la proposta di relazione, in questo quadro appare necessario favorire e sostenere la graduale riconversione delle produzioni «mature» ossia di quelle produzioni per le quali l'Italia nel prossimo futuro non potrà mantenersi competitiva. Tale riconversione dovrà essere orientata verso le produzioni in grado di valorizzare la forza del «Marchio Italia», sfruttando il valore aggiunto universalmente riconosciuto alle produzioni appartenenti al Made in Italy. A tal fine sarà fondamentale in questa fase definire un vero e proprio Piano italiano di riconversione, individuando le produzioni o i settori produttivi sui quali intervenire indicando l'approdo della riconversione.
  Anche per la proposta di relazione un'attenzione particolare va riservata alla promozione dell'industria culturale e del turismo, vero asset strategico dell'Italia e in tale ottica, osserva che appare fondamentale la creazione di veri e propri distretti territoriali ad alta vocazione turistica e culturale con l'obiettivo di rilanciare i siti minori.
  Inoltre, non deve essere trascurato il fatto che l'Italia, per la sua posizione privilegiata, può essere considerata una grande piattaforma sul Mediterraneo, capace di rappresentare il vero «porto d'Europa», approdo naturale dei traffici di merci. È fondamentale, quindi, investire nelle infrastrutture, per cogliere l'obiettivo di connettere in maniera efficiente tutto il territorio italiano all'Europa, rendendo fluidi e veloci gli scambi commerciali, anche al fine di colmare il divario tra il Nord e il Sud della Nazione. In tale contesto risultano quindi necessari investimenti sulla dorsale Tirrenica e Adriatica con una sinergica connessione tra reti ferroviarie, viarie e infrastrutture portuali e aeroportuali, nonché il raccordo fra il Brennero e il Tirreno.
  Altro capitolo di fondamentale importanza è quello delle riforme che dovranno accompagnare i programmi di spesa. La capacità delle spese aggiuntive di innescare aumenti di produttività e, quindi, crescita economica, è fortemente condizionata dal contesto normativo su cui esse si inseriscono che presenta, tra gli altri elementi di freno allo sviluppo, un sistema fiscale che penalizza i fattori produttivi e non supporta la crescita. Inoltre la proposta di relazione segnala che, al fine di massimizzare l'effetto di trasmissione dello stimolo all'intero sistema produttivo con conseguenti effetti positivi in termini di crescita della competitività, gli interventi dovrebbero concentrarsi sui settori aventi elevato peso economico, significativa capacità di attivazione della produzione interna (piuttosto che di importazioni) e una struttura delle relazioni intersettoriali idonea a trasmettere gli impulsi al resto del sistema. Peraltro gli interventi dovrebbero incentivare le imprese ad assumere comportamenti dinamici, ovvero ad aumentare la loro propensione a investire in tecnologia, digitalizzazione e formazione del personale (soprattutto ICT), a modernizzare l'organizzazione aziendale e i processi produttivi, prestando attenzione agli aspetti di sostenibilità e, più in generale, ad accrescere la dimensione aziendale.
  Viene anche ricordato che l'elaborazione del PNRR si innesta su un quadro programmatico e normativo che impone di tenere conto dei divari territoriali in termini di sviluppo esistenti nel nostro Paese e delle misure fin qui messe in campo, con risultati variabili, per cercare di superarli. Gli interventi a sostegno delle aree più deboli del territorio nazionale devono pertanto essere ispirati alla creazione di un ambiente – fatto di capitale infrastrutturale, capitale umano e regolamentazione – idoneo affinché le attività d'impresa possano nascere e svilupparsi.
  Alla storica frattura territoriale tra Nord e Sud si sovrappongono, poi, il divario crescente tra centri urbani, aree interne e isole minori nonché l'emergere di una specifica questione appenninica, soprattutto nelle aree interessate, in tempi recenti, da terremoti e altri devastanti fenomeni naturali. A ciò si aggiunge il grave svantaggio competitivo delle isole maggiori, legato in larga parte allo storico e mai risolto problema della mancanza di continuità territoriale, e di alcuni territori Pag. 267alpini, fortemente in crisi e minacciati dalla concorrenza dei Paesi confinanti.
  Per quel che concerne le aree interne, è necessario che le risorse del PNRR siano destinate a misure volte ad invertire i fenomeni di depauperamento demografico e socio-economico dei territori, sia attraverso il rafforzamento dei settori a forte vocazione territoriale e il sostegno alla creazione di imprese innovative sia mediante la realizzazione di nuove e più efficienti infrastrutture per la mobilità, per avvicinare l'Appennino alle coste e alla Capitale, rilanciare i collegamenti tra il Mar Adriatico, il Mar Tirreno e il Mar Ionio e rafforzare le connessioni sulla dorsale appenninica. In questo quadro, è fondamentale concentrare le risorse su interventi volti a valorizzare il tema della vulnerabilità dei territori che presentano un elevato rischio di calamità naturali, garantendo la sicurezza dei cittadini mediante il miglioramento delle prestazioni sismiche delle abitazioni, delle scuole, degli uffici pubblici, e, più in generale, attivando politiche di tutela e di messa in sicurezza del territorio (dissesto idrogeologico), anche attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie.
  In questa prospettiva, appare fondamentale non ritardare ulteriormente l'avvio di politiche di riequilibrio degli investimenti e cogliere la straordinaria occasione offerta dal Recovery Fund. La SVIMEZ stima che «per ogni euro di investimento al Sud, si generino circa 1,3 euro di valore aggiunto per il Paese, e, di questi, circa 30 centesimi (il 25 per cento) ricadano nel Centro-Nord». Nel lungo periodo, infatti, il processo di accumulazione di capitale, dati i rendimenti decrescenti al crescere della dotazione dello stock di capitale, produce dinamiche più sostenute nel Mezzogiorno che al Centro-Nord. Anche in questo caso, il modello SVIMEZ evidenzia come, posto uguale ad 1 il valore del moltiplicatore nel primo anno di realizzazione degli investimenti, questo cresca di oltre il 70 per cento al Mezzogiorno alla fine del quadriennio, contro una crescita del 10 per cento al Centro-Nord. Il PNRR rappresenta quindi una occasione unica per disegnare un nuovo percorso di perequazione tra le diverse aree del Paese che consenta il superamento del criterio della spesa storica e la messa a disposizione di risorse per garantire servizi pubblici adeguati anche nelle aree più disagiate nel pieno rispetto della legge n. 42 del 2009 di attuazione del federalismo e dei principi fondamentali della Carta Costituzionale in materia di salute, istruzione e mobilità. Sotto tale profilo le nuove risorse europee previste dal Recovery Fund potranno essere impiegate per attuare finalmente la complessa procedura di definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) afferenti ai diritti civili e sociali in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, creando condizioni di sviluppo e benessere per le aree più depresse del Paese. Peraltro, considerato il più alto moltiplicatore che caratterizza la spesa di investimento effettuata al Sud – di cui comunque beneficerebbe l'intero territorio nazionale – e la necessità di superare il divario soprattutto infrastrutturale esistente tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno, è auspicabile che le risorse del PNRR siano destinate al Mezzogiorno in misura anche maggiore rispetto a quanto previsto dalla clausola del 34 per cento (che, ricorda, impone alle amministrazioni centrali di destinare alle regioni meridionali una quota di spesa ordinaria in conto capitale pari almeno alla percentuale di popolazione residente). Alcune simulazioni presentate dalla SVIMEZ nel corso della sua audizione in V Commissione, mettendo a confronto scenari alternativi di ripartizione degli investimenti tra le diverse aree del Paese, evidenziano come la destinazione fino al 50 per cento delle risorse del PNRR al Mezzogiorno non solo accelererebbe la velocità di convergenza all'interno del territorio nazionale nel lungo periodo, ma migliorerebbe anche la dinamica di convergenza dell'Italia verso il resto d'Europa.
  La proposta di relazione rimarca l'importanza della trasparenza e del controllo delle decisioni di spesa. In tal senso propone che, ad esempio, si potrebbe prevedere, a livello nazionale, una infrastruttura di servizio, composta da soggetti pubblici Pag. 268(si pensi ad esempio all'ISTAT) e privati (centri di ricerca, università, think tank) che funga da serbatoio di competenze per il reperimento e l'elaborazione dei dati necessari ad accompagnare il processo di scelta, elaborazione e valutazione dei progetti.
  Peraltro la proposta di relazione fa presente che la necessità di destinare la massima parte dei fondi europei a interventi ad alto effetto moltiplicativo, evitando in ogni caso sprechi di risorse, è strettamente connessa all'esigenza, imprescindibile anche in questa fase, di assicurare un sostanziale, progressivo e continuo riequilibrio dei conti pubblici.
  Infine, l'ultima tematica affrontata nella proposta di relazione è quella del coinvolgimento del Parlamento, un delicato aspetto che dovrebbe riguardare non solo tutte le fasi di predisposizione del PNRR, ma anche a quelle relative alla sua successiva attuazione: in tal senso appare necessario che le Camere procedano ad una accurata e continua attività di monitoraggio dello stato di attuazione del Piano, volta a verificare il puntuale rispetto degli obiettivi prefissati e della relativa tempistica, posto anche che l'erogazione delle risorse da parte dell'Europa è strettamente collegata proprio al rispetto di tali aspetti. La proposta di relazione evidenzia l'opportunità di prevedere, da un lato, la trasmissione da parte del Governo alle Camere di una relazione periodica sullo stato di attuazione del PNRR, dall'altro, l'attribuzione alle Commissioni permanenti dell'esame di tali relazioni periodiche, al fine di consentire alle stesse di esprimere le loro valutazioni per le parti di rispettiva competenza, ferma restando, tra l'altro, la possibilità di istituire nelle medesime Commissioni appositi Comitati permanenti con il compito di procedere al monitoraggio della complessiva fase di attuazione del Piano.
  Ricorda che, come stabilito nell'odierna riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, la Commissione, salvo ulteriori slittamenti dei tempi, allo stato tuttavia non previsti, dovrà rendere i propri rilievi alla V Commissione entro il prossimo martedì 29 settembre. Si dichiara disponibile sin da ora a ricevere proposte da parte dei Gruppi, che siano ovviamente concrete, puntuali e riguardanti le materie di competenza della X Commissione, oggetto dello Schema di relazione, al fine di poter predisporre una bozza di testo da anticipare informalmente a tutti i deputati prima di martedì.

  Andrea GIARRIZZO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 18.10.

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