CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 22 luglio 2020
414.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
Pag. 250

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 22 luglio 2020. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.

  La seduta comincia alle 14.15.

Variazione nella composizione della Commissione.

  Sergio BATTELLI, presidente, avverte che, per il gruppo M5S, sono entrati a far parte della Commissione i deputati Valentina Palmisano e Stefano Vignaroli, mentre hanno cessato di farne parte i deputati Carmen Di Lauro e Daniela Torto.

Programma Nazionale di Riforma per l'anno 2020, di cui alla III Sezione del Documento di economia e finanza 2020.
Doc. LVII, n. 3 – Sezione III e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Francesco BERTI (M5S), relatore, evidenzia come il Programma Nazionale di Riforma 2020 (PNR), che la Commissione è chiamata oggi ad esaminare ai fini dell'espressione del parere alla V Commissione, può essere compiutamente analizzato nei suoi contenuti fondamentali soltanto se inserito all'interno della governance economica europea e, in particolare, della cornice del Semestre europeo. Osserva quindi che mai come quest'anno il documento assume un rilievo ancora maggiore, poiché s'intreccia in modo prospettico con quanto sta maturando nell'Unione europea. Il PNR, infatti, aggiorna i programmi del Governo alla luce delle straordinarie e inedite iniziative europee per rispondere alla crisi pandemica – di cui si è discusso nell'ultimo Consiglio dell'Unione europea – consentendo così di rapportare le politiche del Governo e le iniziative di riforma non solo alle Raccomandazioni specifiche del Consiglio europeo al Paese (CSR) approvate nel 2019, ma anche alle Raccomandazioni 2020, improntate in tal caso all'esigenza di rilanciare le economie dei Paesi membri cadute in una severa recessione.
  Inoltre, il documento in esame costituisce, nel quadro della complessiva strategia Pag. 251di riforma del Paese, il primo passo verso la definizione operativa del Recovery Plan dell'Italia: in esso si tracciano infatti le linee essenziale del programma di riforma che verrà definito nei prossimi mesi per avvalersi al più presto delle risorse, 209 miliardi articolati tra prestiti e sussidi diretti, che saranno messe a disposizione dall'Unione europea nell'ambito dello strumento Next Generation EU (NGEU) del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027.
  Ricorda che per l'impostazione del Piano di Rilancio del Paese il Governo si è avvalso, come è noto, anche di un Comitato di Esperti in materia economica e sociale, coordinato dall'Ingegner Vittorio Colao – che ha consegnato un apposito Rapporto intitolato «Iniziative per il Rilancio – Italia 2020-2022» – cui successivamente ha fatto seguito un'ampia consultazione con tutti gli stakeholder nei cd. Stati Generali, che hanno apportato molteplici stimoli e contenuti alla sua elaborazione.
  Il Piano di Rilancio contemplato nel PNR è costruito intorno a tre linee strategiche, a loro volta articolate in nove direttrici di intervento.
  La prima linea attiene all'obiettivo di modernizzazione del Paese, che si sostanzia nell'impegno a riformare la Pubblica Amministrazione per renderla più efficiente, digitalizzata e sburocratizzata, con al centro il servizio al cittadino. Al contempo, modernizzare il Paese significa anche creare un ambiente favorevole all'innovazione, promuovere la ricerca e utilizzare al meglio le tecnologie disponibili per incrementare la produttività dell'economia e la qualità della vita quotidiana.
  La seconda linea strategica è rivolta alla transizione ecologica, che all'unisono con quanto previsto in sede europea dovrà essere la base di un nuovo modello di sviluppo su scala globale, fondato in primo luogo sulla drastica riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo e con quello della neutralità climatica del Continente fissato al 2050. In questo ambito, oltre al miglioramento dell'efficienza energetica dell'economia e della qualità dell'aria nei centri urbani, sono citate anche le misure per la salvaguardia delle acque interne e marine, ciò nell'ambito di una strategia di investimento nella «bellezza» del Paese, a cominciare da un aumento delle aree verdi urbane e dalla riforestazione. Al contempo, la transizione verde rappresenterà anche un formidabile stimolo per aumentare la competitività di larga parte del nostro sistema produttivo, coniugando le esigenze ambientali con quelle di una società a forte vocazione industriale.
  Il terzo pilastro del Piano è costituito dall'inclusione sociale e territoriale e dalla parità di genere. In tale ambito si declinano i grandi obiettivi di riduzione delle disuguaglianze e della povertà e di miglioramento dell'istruzione, anche sul versante della conoscenza delle tecnologie digitali, oltre che quello di conseguire una migliore qualità della vita nei centri urbani e nelle periferie e di ridurre il gap infrastrutturale fra Nord e Sud. Come corollario degli sforzi per il miglioramento dell'inclusione sociale, il Governo fa riferimento anche al rafforzamento del sistema sanitario, duramente colpito dalla pandemia, al fine di tutelare la salute di tutti. Nel terzo pilastro strategico è, infine, annoverata la realizzazione della parità di genere, che richiede interventi sulle molteplici dimensioni della discriminazione in essere nei confronti delle donne, che ad avviso del Governo riguardano, prioritariamente, la partecipazione al mondo del lavoro, la segregazione e la qualità del lavoro, l'accesso alle risorse finanziarie, le disuguaglianze tra donne e uomini nell'allocazione del tempo dedicato al lavoro di cura, al lavoro domestico e alle attività sociali, nonché l'uguaglianza di genere nelle posizioni decisionali a livello politico, economico e sociale.
  Sottolinea che le tre linee strategiche verranno attuate attraverso nove direttrici di intervento che perseguono i seguenti obiettivi: 1) un Paese completamente digitale; 2) un Paese con infrastrutture sicure ed efficienti; 3) un Paese più verde e sostenibile; 4) un tessuto economico più competitivo e resiliente; 5) un piano integrato Pag. 252di sostegno alle filiere produttive; 6) una Pubblica Amministrazione al servizio dei cittadini e delle imprese; 7) maggiori investimenti in ricerca e formazione; 8) un'Italia più equa e inclusiva; 9) un ordinamento giuridico più moderno ed efficiente.
  I principali contenuti del Piano di Rilancio saranno successivamente oggetto di una stesura completa che incorporerà anche le risposte alle nuove Raccomandazioni del Consiglio europeo e confluirà nel Programma Nazionale di Riforma del prossimo anno. In ogni caso, il PNR evidenzia come il primo passo per attuare il Piano di Rilancio consista nella semplificazione delle procedure amministrative per la pianificazione, la progettazione e l'autorizzazione dei lavori pubblici e delle attività della filiera logistica, che costituisce la finalità principale del recente decreto-legge n. 76 del 2020, diretto a rimuovere gli ostacoli che negli ultimi anni hanno rallentato non solo gli appalti e gli investimenti pubblici, ma anche le iniziative e gli investimenti dei privati e, più in generale, la crescita dell'economia. Rileva quindi che, fatto salvo il contrasto alla corruzione, il Governo è impegnato dunque ad accelerare la partenza delle opere pubbliche già finanziate e in fase avanzata di progettazione e il completamento di quelle in corso di realizzazione, attraverso lo snellimento delle procedure e degli iter autorizzativi sia per quanto riguarda le opere pubbliche sia per quanto concerne le iniziative dei privati, con l'obiettivo di realizzare una rivoluzione culturale nelle Amministrazioni Pubbliche a tutti i livelli di governo.
  Parallelamente alla semplificazione amministrativa e allo sblocco dei lavori pubblici, il Governo redigerà il Programma di Ripresa e Resilienza (Recovery Plan) da presentare alla Commissione europea ai fini della attivazione del NGEU.
  La bozza di regolamento del dispositivo per la ripresa e la resilienza proposta dalla Commissione europea prevede che le richieste di finanziamento dovranno essere presentate attraverso dei Piani per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Plan, o per brevità, Recovery plan) allegati ai Programmi nazionali di riforma e sottoposti alla Commissione al più tardi entro il 30 aprile di ciascun anno; una bozza di Piano può peraltro essere già presentata a partire dal 15 ottobre di ciascun anno insieme al Documento programmatico di bilancio.
  Segnala che il Governo, attesa l'importanza del nuovo strumento per l'economia italiana, annuncia nel PNR che intende pubblicare il proprio Recovery Plan già in settembre, congiuntamente alla Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NADEF), e inoltrarlo successivamente alla Commissione alla scadenza di metà ottobre per il Documento programmatico di bilancio. L'obiettivo prioritario del Recovery Plan sarà di incrementare fortemente gli investimenti pubblici, che, ricorda sono passati da un minimo del 2,1 per cento del PIL nel 2017 e nel 2018, al 2,3 per cento nel 2019, e nelle proiezioni a legislazione vigente contenute nel DEF 2020 sono previsti crescere al 2,5 per cento nel 2020 e al 2,6 per cento nel 2021.
  Aggiungendo le risorse del dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza ai finanziamenti pluriennali stanziati con la legge di bilancio 2020, il Governo dichiara di voler aumentare il livello degli investimenti pubblici di almeno un punto percentuale di PIL rispetto al 2019, concentrandosi in particolare nei seguenti ambiti: infrastrutture di comunicazione; telecomunicazioni, in attuazione del Piano Banda Ultralarga; infrastrutture e servizi di trasporto; infrastrutture per l'energia e l'acqua; riciclo e attenuazione dei rischi idrogeologici e sismici; protezione dell'ambiente e riforestazione; investimenti per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e dell'istruzione.
  Le risorse del programma Next Generation EU saranno inoltre impiegate, nelle intenzioni del Governo, per aumentare le spese per l'istruzione, la ricerca e lo sviluppo, per stimolare maggiori investimenti nel settore privato, soprattutto facendo leva su specifici strumenti quali InvestEU, il Solvency Support Instrument e il Just Pag. 253Transition Fund, che sono stati peraltro oggetto dei negoziati intercorsi nel recente Consiglio europeo.
  Il Piano per la ripresa e la resilienza punterà anche a sviluppare settori e filiere ritenuti dal Governo di particolare rilevanza sia in termini di valore aggiunto sia di occupazione, oltre che importanti per la sicurezza economica e strategica del Paese e per il benessere dei cittadini. Tali macro-settori sono: il settore sanitario, anche con riferimento all'intera filiera della salute, dall'industria farmaceutica ai dispositivi medici; il turismo, anche per quanto riguarda il patrimonio culturale, il paesaggio e i borghi; la cultura e lo spettacolo; l'industria automobilistica, della componentistica, della meccanica strumentale e della produzione di energia; la siderurgia; l'edilizia.
  L'aumento degli investimenti pubblici e privati, e il rilancio dei macro-settori più rilevanti dell'economia italiana, saranno infine accompagnati, secondo le intenzioni del Governo, da una serie di riforme volte a rafforzare la competitività dell'economia pur migliorando l'equità, l'equità sociale e la sostenibilità ambientale. Il Governo si riferisce in particolare alla riforma dei seguenti settori: l'amministrazione della giustizia; l'istruzione; le politiche del lavoro; il fisco.
  Consapevole che l'elevato debito pubblico dell'Italia rappresenta un freno alla crescita dell'economia, evidenzia che il PNR precisa che il Piano per la ripresa e la resilienza sarà accompagnato da un aggiornamento del Programma di stabilità che presenterà nuove proiezioni fino al 2023 oltre a un piano di rientro del rapporto debito/PIL su un orizzonte decennale.
  Venendo alle analisi della Commissione europea sulla situazione economica e sociale degli Stati membri, ricorda che il 26 febbraio 2020, nell'ambito del Semestre europeo, è stato presentato il c.d. pacchetto d'inverno (winter package). Nella Relazione per paese relativa all'Italia si evince, in particolare, come il nostro Paese rientri tra quelli che presentano «squilibri eccessivi» (insieme a Cipro e alla Grecia). Dall'esame approfondito condotto dalla Commissione europea si rileva che permane la vulnerabilità dell'economia italiana in relazione al debito troppo elevato; a breve termine i rischi di sostenibilità sembrano contenuti, risultando alti nel medio e lungo periodo.
  Quanto alle componenti del PIL, la Commissione europea evidenzia che al calo della spesa per i consumi, registrato nel 2018, non è seguita alcuna apprezzabile ripresa nel 2019; alcuni elementi di sostegno alla spesa per le famiglie potrebbero comunque derivare dalle forme di sostegno ai redditi più bassi (ad esempio con l'introduzione del reddito di cittadinanza) e dalla flessione dei tassi di interesse, che potrebbe liberare risorse per i consumi delle famiglie. La Commissione europea sottolinea, inoltre, che si assottigliano i margini di profitto delle imprese, mentre continua l'andamento negativo della produttività del lavoro, sempre inferiore rispetto alla media dell'Unione europea; la diminuzione (-0,3 per cento a fronte di un aumento dello 0,5 per cento nella zona euro) è ricondotta al calo della produttività del lavoro nelle regioni meridionali e nel settore dei servizi, e al rallentamento della crescita della produttività nel settore manifatturiero rispetto alla media della zona euro.
  Nel 2019 si sono invece stati registrati miglioramenti nel mercato del lavoro, anche se i tassi di disoccupazione rimangono superiori alla media dell'Unione europea, con particolare riferimento alla disoccupazione giovanile, che sta calando a ritmo troppo lento, mentre rimane tra i più alti in ambito unionale il numero di giovani non occupati né inseriti in un percorso di istruzione o formazione (19,2 per cento nel 2018). Nonostante alcuni risultati positivi, quindi, la Commissione europea sottolinea che il ristagno del mercato del lavoro resta considerevole e che la scarsa produttività mette comunque a rischio la possibilità di compiere progressi ulteriori. Peraltro le politiche sociali rimangono scarsamente integrate con altre politiche, comprese le politiche attive del mercato del lavoro.Pag. 254
  In materia fiscale, la Commissione europea giudica troppo elevata la tassazione del lavoro. Inoltre è ancora basso il livello di adempimento degli obblighi fiscali: nonostante l'introduzione di alcune misure per favorire l'adempimento degli obblighi tributari, l'evasione fiscale resta elevata. La Commissione europea, peraltro, giudica eccessivo il ricorso alle aliquote IVA ridotte. La legge di bilancio 2020 ha comunque compiuto alcuni progressi nella riduzione delle agevolazioni fiscali e del cuneo fiscale sul lavoro. Non vi è stato alcun spostamento, osserva la Commissione europea, della pressione fiscale sui beni immobili, e non è stata avviata l'auspicata riforma del catasto.
  Ulteriori elementi di criticità sono individuati nel settore dell'istruzione: rispetto alla media dell'Unione europea, l'Italia ha un tasso molto più elevato di giovani che abbandonano la scuola precocemente e hanno risultati insufficienti, in particolare nel Sud del Paese. Nel complesso, secondo la Commissione, l'Italia ha compiuto «alcuni progressi» nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche del 2019.
  Per quanto concerne le raccomandazioni europee, evidenzia che il PNR fa riferimento sia a quelle rivolte all'Italia dal Consiglio dell'Unione europea del 9 luglio 2019, sia a quelle proposte dalla Commissione europea, nel nuovo contesto della pandemia, nel maggio 2020 e adottate dal Consiglio il 20 luglio 2020.
  Per quanto riguarda il 2019, ricorda che sono state formulate cinque raccomandazioni riguardanti, tra l'altro, l'esigenza di: spostare la pressione fiscale dal lavoro, in particolare riducendo le agevolazioni fiscali e riformando i valori catastali non aggiornati; contrastare l'evasione fiscale, potenziando i pagamenti elettronici obbligatori anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti; attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica e creare margini per altra spesa sociale e spesa pubblica favorevole alla crescita. Rammenta che si raccomandava, inoltre, di: intensificare gli sforzi per contrastare il lavoro sommerso; garantire che le politiche attive del mercato del lavoro e le politiche sociali siano efficacemente integrate e coinvolgano soprattutto i giovani e i gruppi vulnerabili; sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro attraverso una strategia globale, in particolare garantendo l'accesso a servizi di assistenza all'infanzia e a lungo termine di qualità; migliorare i risultati scolastici, anche mediante adeguati investimenti mirati, e promuovere il miglioramento delle competenze, in particolare rafforzando le competenze digitali.
  Ulteriori raccomandazioni concernono l'esigenza di porre l'accento sulla politica economica connessa agli investimenti in materia di ricerca e innovazione e sulla qualità delle infrastrutture, tenendo conto delle disparità regionali e di migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione, in particolare investendo nelle competenze dei dipendenti pubblici, accelerando la digitalizzazione e aumentando l'efficienza e la qualità dei servizi pubblici locali.
  Una raccomandazione specifica evidenziava poi la necessità di ridurre la durata dei processi civili, così come di migliorare l'efficacia della lotta contro la corruzione riformando le norme procedurali al fine di ridurre la durata dei processi penali. La Commissione europea raccomandava infine di favorire la ristrutturazione dei bilanci delle banche, in particolare per le banche di piccole e medie dimensioni, e di migliorare il finanziamento non bancario per le piccole imprese innovative.
  In seguito, con l'avvento della pandemia, il 20 maggio 2020 la Commissione europea ha pubblicato le Comunicazioni nell'ambito del «pacchetto di primavera» del Semestre europeo, che diversamente dagli altri anni non è solamente incentrato sulle raccomandazioni specifiche agli Stati membri bensì focalizzato sull'impatto della pandemia da COVID-19.
  I due punti principali affrontati dalle raccomandazioni 2020 – che, ricorda, s'innestano in un quadro in cui è stata per la prima volta attivata la clausola di sospensione Pag. 255dei vincoli di bilancio del Patto di stabilità e crescita – sono l'esigenza di una immediata risposta di politica economica per contrastare ed attenuare l'impatto socio-economico e sanitario della pandemia (nel breve termine) e quella di predisporre un programma di ripartenza dell'attività economica e della crescita nel quadro dell'innovazione green e digitale (nel breve e nel medio termine).
  Nel testo approvato dal Consiglio dell'Unione europea il 20 luglio scorso, vengono indirizzate all'Italia quattro raccomandazioni specifiche, che sollecitano l'adozione di tutte le misure necessarie per sostenere l'economia e favorire la ripresa successiva alla pandemia.
  Nel quadro di queste misure la Commissione europea raccomanda in particolare di perseguire politiche fiscali finalizzate al sostegno delle imprese e di rafforzare gli investimenti, così come di rafforzare il sistema sanitario nazionale in termini di personale, di infrastrutture e di macchinari essenziali per la sanità. Si raccomanda, inoltre che l'accesso alla protezione sociale ed ai sussidi, soprattutto per i lavoratori atipici, sia garantito, nonché l'adozione di misure efficaci per assicurare liquidità all'economia reale. Vanno inoltre favoriti gli investimenti sia pubblici che privati, che dovrebbero essere orientati su una produzione più pulita ed efficiente, sul trasporto pubblico sostenibile, sulla gestione efficiente delle risorse idriche, dell'energia e sulla transizione green e digitale. La Commissione europea ribadisce, infine, la raccomandazione di migliorare l'efficienza del sistema giudiziario e l'efficacia della pubblica amministrazione.
  Evidenzia che alla luce delle raccomandazioni dell'Unione europea, il PNR individua 5 Aree prioritarie di riforma, che appaiono integrarsi in modo armonico con tali raccomandazioni ed inquadrarsi nell'ambito di una strategia di riforma pensata e predisposta per raccogliere tutte le opportunità di rilancio del Paese offerte dal prossimo bilancio a lungo termine dell'Unione.
  Segnala, inoltre, che quest'anno per la prima volta compare nel PNR un apposito Capitolo (V – «Le aree prioritarie dell'agenda di Governo e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs)», che raccogliendo uno specifico invito della Commissione europea illustra come le 5 aree prioritarie indicate dal Governo potranno positivamente influenzare il posizionamento dell'Italia rispetto ai 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, la quale, com’è noto, è stata recentemente integrata in modo sistematico nelle fasi salienti del Semestre europeo.
  La prima di queste aree prioritarie – Finanza sostenibile, riduzione del debito e politiche fiscali a sostegno della crescita – concerne le politiche fiscali, sia sul versante della creazione di una finanza sostenibile, sia su quello del perseguimento di una politica tributaria a sostegno della crescita, nell'ambito della quale l'alleggerimento della pressione fiscale è qualificato come una delle componenti più importanti del programma di Governo.
  Fa presente che a parere del Governo, i principali problemi del sistema fiscale italiano sono un cuneo fiscale troppo elevato sul lavoro, l'accumulo nel tempo di disparità di trattamento tra le diverse fonti di reddito e l'eccessiva complessità del sistema, che rappresenta un significativo onere burocratico per i privati e le imprese. Per superare questi nodi strutturali il Governo intende agire per una revisione complessiva del sistema fiscale, onde modificare la struttura della tassazione e disegnare un fisco equo, improntato al principio di progressività, semplice e trasparente per i cittadini, che favorisca i ceti medi nonché le famiglie con figli. Tale ultimo riferimento appare di particolare rilievo anche alla luce della sempre più intensa crisi demografica che affligge il Paese.
  Punti chiave del nuovo sistema fiscale saranno la semplificazione del sistema delle detrazioni e la riduzione e la rimodulazione delle aliquote fiscali. Si continuerà inoltre il contrasto all'evasione, per migliorare l'equità del sistema impositivo e ridurre l'elevato onere a cui sono sottoposti Pag. 256i contribuenti adempienti. Il Governo, poi, conferma la determinazione a non prevedere nuovi condoni e la volontà di proseguire nella diffusione dei pagamenti elettronici. In ambito fiscale si intende infine anche rivedere i sussidi ambientalmente dannosi (SAD) in base agli esiti dei lavori della Commissione all'uopo istituita per formulare proposte per la transizione ecologica. Al contempo, il Governo rileva come le scelte fiscali debbano supportare la politica industriale nel processo di riconversione successivo alla crisi sanitaria e accompagnare il cambiamento, agevolando le produzioni nei settori dove l'emergenza epidemiologica ha evidenziato una carenza produttiva a fronte di una evidente necessità per gli approvvigionamenti nazionali.
  Osserva che le misure che il Governo intende realizzare nell'ambito dell'area prioritaria 2 – Mercato del lavoro, scuola e competenze – attengono al sostegno all'occupazione, all'uguaglianza di genere e all'istruzione, e rispondono alle raccomandazioni in materia formulate in sede europea. Rientrano quindi nell'area il rafforzamento delle politiche attive del lavoro, da compiersi anche grazie al monitoraggio dei risultati del Reddito di Cittadinanza (RdC), di cui il PNR dà conto dello stato di attuazione, e il completamento del potenziamento dell'operatività dei centri per l'impiego. Con riferimento alla scuola il documento evidenzia, tra l'altro, l'esigenza di mettere a sistema le azioni intraprese durante l'emergenza in correlazione con la didattica a distanza e, in particolare, di superare il digital divide, con acquisto di strumenti tecnologici, maggiore connettività e l'incremento del personale tecnico nelle scuole del primo ciclo.
  La terza area prioritaria – Politiche sociali, sostegno alle famiglie e lotta alla povertà – fa riferimento alle tematiche degli ammortizzatori sociali e del Sistema previdenziale e, più in generale, alla politica sociale. Con riferimento al primo aspetto, il Governo manifesta l'intenzione di avviare una ricognizione degli ammortizzatori sociali per definire, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica, un intervento organico nel settore. Riguardo agli strumenti di sostegno alla disoccupazione e alla crisi d'impresa, uno degli obiettivi è di favorire un migliore utilizzo dei fondi europei in termini di efficacia ed efficienza finanziaria, anche al fine di ridurre le disparità economiche e sociali che caratterizzano le Regioni del Mezzogiorno. L'intervento del Governo è anche volto a cogliere pienamente, nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, le opportunità offerte dall'introduzione del nuovo meccanismo di sostegno comunitario SURE (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency) di mitigazione del rischio di disoccupazione, finanziato attraverso l'emissione di obbligazioni comunitarie, che consentirà di erogare prestiti a condizioni favorevoli per finanziare i maggiori oneri connessi all'istituzione e o all'estensione di regimi di riduzione dell'orario di lavoro.
  Nell'area prioritaria 4 – Produttività, competitività, giustizia e settore bancario – il Governo individua anzitutto talune linee di intervento per la produttività e competitività, rilevando come da tempo gli indicatori qualitativi d'investimento e competitività segnalino l'esigenza di migliorare il funzionamento della giustizia e della Pubblica Amministrazione, nonché di rendere più contendibili numerose professioni e settori economici. Al riguardo il Governo rileva che numerosi comparti dei servizi risultano inefficienti o crescono poco per via di un'eccessiva regolamentazione, ad esempio la distribuzione di carburanti e le reti di telefonia mobile 5G. Si rileva, inoltre, come lo scenario post-pandemia richiederà di rafforzare o estendere il supporto agli Investimenti Diretti Esteri, che subiranno un calo consistente, attraverso l'adozione di misure indirizzate a creare condizioni più attrattive sia per investitori stranieri sia per quelli nazionali. Nel quadro del supporto all'export e all'internazionalizzazione, occorrerà promuovere anche specifiche filiere, tra cui la Difesa e l'agroalimentare. Vi è anche l'esigenza di rafforzare ed innovare il sistema bancario e finanziario per sostenere Pag. 257la ripresa economica e valorizzare il patrimonio artistico e naturale del Paese.
  Sempre in tale area il Governo sottolinea come il Piano di Rilancio e, al suo interno, il Recovery Plan, si baseranno su un incremento della spesa per l'innovazione e la digitalizzazione; il volano per la creazione di una PA connessa con cittadini e imprese è costituito dal piano «Italia 2025 – Strategia per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese», presentato nel dicembre 2019.
  Con riferimento, infine, alla quinta area prioritaria – Sostegno agli investimenti materiali e immateriali in chiave sostenibile – il Governo, alla luce dell'emergenza sanitaria, delle sfide ambientali e per la conseguente riconversione dell'economia, sottolinea l'assoluta necessità di promuovere gli investimenti, sia attraverso la leva dell'accumulazione di capitale pubblico e privato, sia attraverso incentivi all'innovazione e all'imprenditorialità. Gli investimenti pubblici, materiali e immateriali, possono infatti svolgere un ruolo determinante sia per la messa in sicurezza del territorio che per lo sviluppo delle conoscenze e delle infrastrutture. Insieme all'aumento degli investimenti pubblici, la strategia del Governo punta ad accrescere sensibilmente gli investimenti privati italiani e dall'estero, anche attraverso misure di semplificazione amministrativa e tributaria e favorendo la canalizzazione dell'ingente risparmio privato verso gli investimenti produttivi e di lungo termine. Si elaboreranno, inoltre, degli interventi per il rilancio di importanti filiere e settori produttivi, quali la sanità e la farmaceutica, il turismo e i trasporti, le costruzioni, la produzione, lo stoccaggio e distribuzione di energia, la meccanica avanzata e la robotica, la siderurgia, l'auto e la componentistica, l'industria culturale.
  A fronte dell'impegno di risorse già stanziate – e per massimizzarne il potenziale impatto macroeconomico – il PNR considera come determinanti una accurata selezione, programmazione e realizzazione delle opere, nonché il rafforzamento e la semplificazione dei processi di gestione e di monitoraggio dell'attuazione finanziaria, fisica e procedurale degli investimenti pubblici.
  Coerentemente con il Green New Deal adottato al livello europeo, le azioni che saranno incluse nel Programma di Ripresa e Resilienza (cd. Recovery Plan) saranno indirizzate, tra l'altro, a contrastare i cambiamenti climatici, a favorire la riconversione energetica del sistema produttivo, l'economia circolare e la protezione dell'ambiente. Un'attenzione particolare sarà quindi rivolta agli investimenti funzionali alla tutela dell'ambiente e al risparmio energetico, anche ai fini della rigenerazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico.
  Il Governo procederà a una prima ricognizione delle misure da adottare o adottate in attuazione di leggi preesistenti, per arrivare al Piano di politica economico-finanziaria per l'Innovazione e la Sostenibilità (PINS). L'obiettivo di avere un'economia climate-neutral entro il 2050 è destinato alla riconversione dei grandi impianti alimentati a carbone e dell'industria pesante, nonché con l'utilizzo dei Fondi strutturali 2021-2027, in primis il FESR.
  Il PNR preannuncia inoltre l'aumento rilevante di fondi da dedicare agli interventi per la sostenibilità ambientale e sociale, usufruendo anche delle risorse del Fondo per gli investimenti delle Amministrazioni centrali, delle misure introdotte per aumentare gli investimenti sostenibili degli enti territoriali, nonché delle risorse del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca (FRI).
  Per centrare gli obiettivi relativi alla dimensione della decarbonizzazione contenuti nel Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima (PNIEC), s'intende accelerare la transizione dai combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili, promuovendo l'abbandono del carbone per la generazione elettrica a partire dal 2025 a favore di un mix elettrico basato su una quota crescente di rinnovabili e, soltanto per la parte residua, sul gas. La concretizzazione di tale transizione rimane subordinata – afferma il PNR – alla programmazione Pag. 258e realizzazione degli impianti sostitutivi e delle necessarie infrastrutture.
  Per il miglioramento dell'efficienza energetica, si farà invece ricorso a un mix di strumenti di natura fiscale, economica, regolatoria e programmatica, prevalentemente calibrati per settori di intervento e tipologia dei destinatari, puntando principalmente sul settore civile e dei trasporti.
  Fa inoltre presente che il Governo prospetta, poi, il ricorso a capitali o finanziamenti privati, in primo luogo tramite imprese partecipate dallo Stato (Terna, Snam, Enel, ecc.), nonché ad un sistema di garanzie pubbliche per incentivare gli investimenti di lungo termine (fondi pensione, assicurazioni vita, fondi infrastrutturali) che, pur economicamente sostenibili e con esternalità positive, non offrono i rendimenti richiesti dal mercato.
  Il PNR sottolinea poi l'importanza di un'Italia connessa, sicura e sostenibile, dotata di un sistema integrato e resiliente di infrastrutture e servizi di trasporto, in relazione ai quali il Governo evidenzia come la strategia di fondo punti all'integrazione delle infrastrutture di trasporto, di quelle energetiche, delle tecnologie digitali non solo sul piano della sostenibilità ambientale, ma anche su quello del soddisfacimento di una nuova domanda quale la micromobilità elettrica e la mobilità «dolce» (non motorizzata) per gli spostamenti urbani.
  Un primo ambito di rafforzamento degli investimenti pubblici riguarderà dunque il rinnovamento e lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto e di comunicazione (ferrovie, strade, ponti, aeroporti, porti e intermodalità, 5G e fibra ottica, data center distribuiti per l’edge cloud computing), estendendo la rete di alta velocità ferroviaria a tutto il Paese, in particolare alle Regioni del Sud (Calabria, Basilicata, Puglia, Sicilia) all'interno di un piano di smart mobility. Inoltre, si contribuirà alla riconversione del trasporto pubblico su gomma verso veicoli a basse emissioni.
  Coerentemente con gli orientamenti e i regolamenti dell'Unione europea, il Governo sosterrà e accompagnerà la transizione dell'industria automobilistica verso la mobilità sostenibile e connessa attraverso un insieme di incentivi e regolamenti (in larga misura già stabiliti a livello unionale).
  Relativamente alle telecomunicazioni, in attuazione del Piano Banda Ultralarga, si intende accelerare lo sviluppo dei cantieri nelle cd. aree bianche, nonché rafforzare le politiche di sostegno al rapido sviluppo della rete 5G. Il Governo ricorda, inoltre, che la proposta per una Strategia italiana su Intelligenza Artificiale è già stata presentata e che, a breve, sarà presentata quella sulla Blockchain, il cui utilizzo è alla base di uno specifico progetto pilota per la promozione del Made in Italy. L'obiettivo è conferire al Paese un ruolo di leadership nell'ambito dei progetti europei su questa tecnologia. Il potenziamento dovrà riguardare anche il settore dei servizi digitali, il settore della robotica e dell'intelligenza artificiale, con particolare riferimento alla mobilità.
  Ricorda, infine, che il PNR evidenzia come una efficace politica per la coesione territoriale, volta alla riduzione dei divari tra i cittadini e tra i territori, rappresenta la priorità strategica per il Governo, indispensabile per riavviare uno sviluppo sostenuto e durevole in Italia. La crisi sanitaria, economica e sociale, determinata dall'emergenza Covid-19, ha rafforzato tale esigenza, sommandosi alle fragilità strutturali preesistenti e al mancato recupero, in termini di prodotto e occupazione, dei livelli precedenti il periodo di recessione del 2008-2009. Il mancato rilancio delle politiche di sviluppo e coesione potrebbe, dunque, rappresentare un grave ostacolo alla ripartenza non solo dell'area, ma dell'intero Paese.
  Gli strumenti di intervento ruotano attorno al nuovo «Piano Sud 2030 – Sviluppo e coesione per l'Italia», presentato dal Governo il 14 febbraio 2020, che rappresenta lo strumento per un'azione coordinata di rilancio degli investimenti nel Mezzogiorno, anche mediante la piena Pag. 259attuazione della cd. «Clausola del 34 per cento» ed il rilancio della Strategia nazionale per le Aree interne.
  Particolare rilievo è inoltre attribuito alla riorganizzazione della programmazione delle risorse per la coesione, sia dei Fondi europei che dei Fondi nazionali di sviluppo e coesione, con riguardo al nuovo ciclo 2021-2027, nonché ad un nuovo impulso all'attuazione della programmazione dei Fondi SIE della programmazione 2014-2020.
  In particolare, sebbene elaborato in una fase precedente alla pandemia, il Piano per il Sud 2030 – Sviluppo e coesione per l'Italia, costituisce l'attuale strumento per un'azione coordinata di rilancio degli investimenti nel Mezzogiorno e di riprogrammazione delle risorse ordinarie ed aggiuntive destinate alla coesione, con l'obiettivo fondamentale, tra gli altri, di accelerare la capacità di spesa delle risorse aggiuntive del Fondo Sviluppo e Coesione, attraverso la riprogrammazione degli interventi e di dare maggiore impulso all'attuazione e all'utilizzo dei Fondi SIE 2014-2020.
  Ricorda, infine, che il Piano è articolato in cinque missioni che rispondono alle priorità individuate dal Country Report 2019 per l'Italia e sono coerenti con gli Obiettivi di policy indicati dalla Commissione europea per le politiche di coesione 2021-2027. Le cinque missioni, già anticipate nella Nota di Aggiornamento del DEF 2019, sono così definite: un Sud rivolto ai giovani; un Sud connesso e inclusivo; un Sud per la svolta ecologica; un Sud frontiera dell'innovazione; un Sud aperto al mondo nel Mediterraneo. Tali missioni del Piano risultano anche in linea con i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), delineati dall'Agenda ONU 2030.
  In conclusione, nell'esprimere un vivo apprezzamento su un documento articolato, che anticipa le grandi linee d'indirizzo sulle quali sarà fondato il Recovery plan nazionale, riflettendo la determinazione del Governo nell'imprimere un nuovo slancio riformatore che si abbina alla sua capacità di proposta e di iniziativa brillantemente manifestata in sede europea, si riserva di formulare una proposta di parere all'esito del dibattito in Commissione.

  Sergio BATTELLI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia l'esame del documento in titolo ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.25.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.30 alle 15.35.