CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 28 aprile 2020
356.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
COMUNICATO
Pag. 49

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 28 aprile 2020. — Presidenza del presidente Raffaele TRANO. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Pier Paolo Baretta.

  La seduta comincia alle 15.35.

Documento di economia e finanza 2020.
Doc. LVII, n. 3 e Annesso.
(Parere alla V Commissione).

(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Massimo UNGARO (IV), relatore, ricorda che la Commissione è chiamata ad esaminare, ai fini dell'espressione del parere alla Commissione Bilancio, il Documento di economia e finanza 2020 (Doc. LVII, n. 3 e Annesso).
  Considerata l'ampiezza delle tematiche affrontate dal DEF, annuncia che in questa sede si limiterà ad una sintetica illustrazione degli aspetti generali del documento, nonché dei principali profili di specifica rilevanza per la Commissione Finanze.
  Al fine di richiamare il contesto decisionale in cui si inserisce il Documento, ricorda preliminarmente che, sulla base del calendario previsto nell'ambito del Semestre europeo, la legge n. 196 del 2009 (legge di contabilità pubblica) dispone che il processo di programmazione economica inizi il 10 aprile, data di presentazione alle Camere del Documento di economia e finanza (DEF), al fine di consentire al Parlamento di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per l'invio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma (PNR) contenuti nel DEF.
  Rammenta che, sulla base dei contenuti del DEF, la Commissione elabora le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati. Evidenzia che per il 2019, il 2 luglio scorso il Consiglio ECOFIN ha provveduto ad esaminare e approvare cinque raccomandazioni indirizzate all'Italia, concernenti rispettivamente:
   assicurare una riduzione della spesa pubblica primaria e accelerare la riduzione del rapporto debito pubblico/PIL; spostare la pressione fiscale dal lavoro, in particolare riducendo le agevolazioni fiscali e riformando i valori catastali non aggiornati; contrastare l'evasione fiscale, in Pag. 50particolare nella forma dell'omessa fatturazione, tra l'altro potenziando i pagamenti elettronici obbligatori, anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti; attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni nella spesa pubblica e creare margini per altra spesa sociale e spesa pubblica favorevole alla crescita;
   intensificare gli sforzi per contrastare il lavoro sommerso; garantire che le politiche attive del mercato del lavoro e le politiche sociali coinvolgano in particolare i giovani e i gruppi vulnerabili; sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro; migliorare i risultati scolastici;
   incentrare la politica economica connessa agli investimenti sulla ricerca e l'innovazione e sulla qualità delle infrastrutture, tenendo conto delle disparità regionali; migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione, accelerando la digitalizzazione e aumentando l'efficienza e la qualità dei servizi pubblici locali; affrontare le restrizioni alla concorrenza;
   ridurre la durata dei processi civili, ponendo in particolare l'accento sui regimi di insolvenza; migliorare l'efficacia della lotta contro la corruzione riformando le norme procedurali al fine di ridurre la durata dei processi penali;
   favorire la ristrutturazione dei bilanci delle banche, in particolare per le banche di piccole e medie dimensioni, migliorando l'efficienza e la qualità degli attivi, continuando la riduzione dei crediti deteriorati e diversificando la provvista; migliorare il finanziamento non bancario per le imprese più piccole e innovative.

  Quanto alla struttura del DEF, ricorda che questa è disciplinata dall'articolo 10 della legge di contabilità, nel quale si dispone che sia composta di tre sezioni e di una serie di allegati.
  In particolare, segnala che la prima sezione espone lo schema del Programma di Stabilità, che deve contenere tutti gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell'Unione europea e, in particolare, dal nuovo Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi di politica economica da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico.
  Ricorda che la sezione espone gli obiettivi e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica per il triennio successivo; l'indicazione degli obiettivi programmatici per l'indebitamento netto, per il saldo di cassa e per il debito delle PA, articolati per i sottosettori della PA, accompagnata anche da un'indicazione di massima delle misure attraverso le quali si prevede di raggiungere gli obiettivi. Ciò anche ai fini di dar conto del rispetto del percorso di avvicinamento all'obiettivo di medio termine (OMT), qualora si sia verificato uno scostamento dall'obiettivo medesimo. Fa presente che a sezione contiene, inoltre, le previsioni di finanza pubblica di lungo periodo e gli interventi che si intende adottare per garantirne la sostenibilità.
  Fa presente che la seconda sezione, «Analisi e tendenze della finanza pubblica» riporta, principalmente, l'analisi del conto economico e del conto di cassa delle amministrazioni pubbliche nell'anno precedente; le previsioni tendenziali a legislazione vigente dei flussi di entrata e di uscita del conto economico e del saldo di cassa; l'indicazione delle previsioni a politiche invariate per i principali aggregati del conto economico della PA; le informazioni sui risultati e sulle previsioni dei conti dei principali settori di spesa, con particolare riferimento a quelli relativi al pubblico impiego, alla protezione sociale e alla sanità, al debito delle amministrazioni pubbliche ed al relativo costo medio, nonché all'ammontare della spesa per interessi del bilancio dello Stato correlata a strumenti finanziari derivati; le informazioni, infine, sulle risorse destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate, con evidenziazione dei fondi nazionali addizionali.
  Segnala che la terza sezione reca, infine, lo schema del Programma Nazionale Pag. 51di riforma (PNR) che, in coerenza con il Programma di Stabilità, contiene gli elementi e le informazioni previsti dai regolamenti dell'Unione europea e dalle specifiche linee guida per il Programma nazionale.
  Segnala che, com’è noto, l'epidemia causata dal nuovo Coronavirus (COVID-19) ha cambiato in modo repentino e drammatico la vita degli italiani e le prospettive economiche del Paese. Il DEF evidenzia come nel mese di marzo l'attività economica, che a inizio d'anno aveva ripreso vigore dopo la battuta d'arresto del quarto trimestre, abbia subìto una caduta senza precedenti nella storia del periodo postbellico. Pertanto, secondo quanto riportato nel DEF, il crollo dell'attività economica che si è registrato soprattutto dall'11 marzo in poi non verrà pienamente recuperato nel breve termine.
  Fa presente che, di conseguenza, anche sulla base delle indicazioni fornite dalla Commissione europea, questa edizione del DEF è più scarna ed essenziale del consueto. Le previsioni presentate nel Programma di Stabilità coprono unicamente il biennio 2020-2021, anziché spingersi fino al 2023. Inoltre, coerentemente con l'orientamento espresso anche da altri Paesi europei e alla luce delle linee guida riviste della Commissione europea, il Governo ha deciso di posporre la presentazione del Programma Nazionale di Riforma e dei principali allegati al DEF.
  Segnala infine l'Annesso recante la Relazione ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, che illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'Obiettivo di Medio Periodo (OMT) rispetto a quanto indicato nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza – NADEF 2019, tenuto conto delle misure per il contrasto agli effetti dell'epidemia da COVID-19 che il Governo ha adottato e di quelle che si appresta ad approvare.
  Passando quindi a illustrare il contenuto del DEF 2020, fa presente che esso si articola in 5 capitoli, relativi, rispettivamente, al quadro complessivo e alla politica di bilancio, al quadro macroeconomico, all'indebitamento netto e al debito pubblico, alle azioni intraprese e alle linee di tendenza, nonché agli aspetti istituzionali delle finanze pubbliche.
  Sintetizzando in brevi termini il contenuto dei capitoli da I a V, evidenza preliminarmente che il Documento reca una marcata revisione dello scenario macroeconomico in confronto a quello che si andava delineando e a quello pubblicato in settembre nella NADEF, dovuto al fatto che le misure precauzionali adottate per l'emergenza epidemiologica dovranno restare in vigore per un congruo periodo di tempo e la pandemia ha nel frattempo investito i principali Paesi partner commerciali dell'Italia, determinando un significativo impatto sull'economia per diversi mesi.
  In primo luogo, fa presente che il DEF sintetizza le principali misure di contrasto all'epidemia adottate dal Governo, a partire dal decreto-legge di febbraio con le misure di sostegno e la sospensione del versamento delle imposte circoscritte alle zone colpite dai focolai della nuova malattia, al decreto-legge n. 18 (cd. Cura Italia), il quale prevede un insieme organico di misure fiscali e di politica economica volte ad assicurare supporto ai cittadini e alle imprese di tutto il Paese, al decreto-legge n. 23 (cd. Liquidità), che rafforza le misure per il sostegno della liquidità di famiglie e imprese.
  Fa presente che tali provvedimenti si raccordano alle iniziative dell'Unione europea, che comprendono il fondo per finanziare gli ammortizzatori sociali, denominato SURE e che potrà arrivare fino a 100 miliardi; l'ampliamento delle risorse della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) per garantire fino a 200 miliardi di nuovi prestiti a livello UE; la nuova linea di credito (Pandemic Crisis Support) del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), che potrà arrivare fino al 2 per cento del PIL dei Paesi che vorranno farne richiesta; ed infine, il costruendo Fondo per la Ripresa, che nelle intenzioni del Governo italiano dovrà essere lo strumento più Pag. 52importante e decisivo per il rilancio dell'economia e il futuro sviluppo dell'Unione negli anni post-crisi.
  Ricorda che il Documento sottolinea inoltre la straordinaria dimensione del programma di acquisti di titoli con creazione di base monetaria (quantitative easing) della Banca centrale europea, la rivisitazione delle regole sugli aiuti di Stato e la sospensione delle prescrizioni del Patto di stabilità e crescita.
  Quanto all'analisi del quadro macroeconomico italiano e alle previsioni tendenziali per l'anno in corso e per il 2021, ricorda preliminarmente che il rapporto tra l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche e il PIL del 2019 è pari all'1,6 per cento, il valore più basso registrato negli ultimi dodici anni, con un miglioramento di circa 0,6 punti percentuali rispetto al 2,2 per cento del 2018. In termini assoluti, l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è di 29,3 miliardi, un livello inferiore di quasi 9,5 miliardi rispetto al 2018. Sottolinea che la stima del deficit è nettamente migliore dell'obiettivo programmatico per il 2019, posto al 2,4 per cento del PIL nel DEF 2019 e successivamente rivisto al 2,2 per cento nella NADEF. Evidenzia che il risultato è attribuibile per la quasi totalità alle entrate tributarie, che sono state superiori di oltre 10 miliardi rispetto alle previsioni di settembre. Inoltre, segnala che la stima del PIL nominale del 2019 è stata superiore di circa 3,8 miliardi rispetto alla previsione della NADEF, prescindendo dalle revisioni sui livelli degli anni precedenti, che hanno comportato una revisione complessiva di 4,5 miliardi sul 2019.
  Ricorda che nel 2019, le entrate totali si sono attestate al 47,1 per cento del PIL, in aumento rispetto al 46,3 per cento registrato nel 2018. Fa presente che le entrate correnti hanno raggiunto il 46,9 per cento del PIL, per effetto dell'aumento dei contributi sociali (+3,2 per cento), delle imposte dirette (+3,4 per cento) e indirette (+1,4 per cento). Sottolinea che, tra le imposte dirette, l'IRPEF segna una crescita superiore a quella dell'economia, determinata da quella delle ritenute sui lavoratori dipendenti (sia per i dipendenti pubblici sia per i privati), che compensa la riduzione delle ritenute sui lavoratori autonomi. Specifica che tali risultati derivano dall'andamento del mercato del lavoro, positivo nonostante il rallentamento dell'economia nel suo complesso. Ricorda che l'aumento sia del numero di occupati che delle retribuzioni lorde pro capite ha contribuito a un aumento della base imponibile dell'imposta. Segnala che, tra le imposte indirette, anche il gettito IVA mostra una crescita rilevante, trainata dalla componente sugli scambi interni. Fa presente, tuttavia, in questo caso, l'incremento del gettito non è spiegato da un significativo aumento della base imponibile, ma ha beneficiato di innovazioni normative, quali l'introduzione dell'obbligo di fatturazione elettronica, in vigore dal 1o gennaio 2019 per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuati tra soggetti residenti. Fa presente che l'aumento del gettito dell'IVA sugli scambi interni compensa la riduzione dell'IVA sulle importazioni. Inoltre, ricorda che la dinamica delle entrate sconta l'andamento positivo dell'IRES, delle imposte sostitutive, nonché dell'imposta sul Lotto e le lotterie. Fa presente che la variazione annua negativa delle imposte in conto capitale (-21,5 per cento) ha bilanciato l'aumento delle entrate correnti in misura limitata, giacché la loro incidenza sul PIL è ridotta (0,1 per cento). Segnala che la pressione fiscale nel 2019 si è quindi attestata al 42,4 per cento, in aumento sia rispetto all'anno precedente, in cui era stata del 41,9 per cento, sia rispetto alle previsioni a legislazione vigente dei documenti di programmazione del 2019, che la collocavano attorno al 42 per cento.
  Ricorda che nel 2019 il prodotto interno lordo (PIL) è cresciuto dello 0,3 per cento in termini reali, in decelerazione rispetto allo 0,8 per cento registrato nel 2018. La flessione stimata del PIL è dovuta principalmente ad una caduta degli indici di produzione nell'industria e nelle costruzioni, probabilmente accentuata da effetti di calendario.Pag. 53
  Segnala che i dati economici sono nettamente migliorati a gennaio 2020, con un forte rimbalzo della produzione industriale e delle esportazioni. Sebbene si sia registrato un modesto calo in febbraio, la produzione industriale nei primi due mesi dell'anno è aumentata dell'1,2 per cento in confronto al quarto trimestre 2019.
  Tuttavia, fa presente che, a seguito del deteriorarsi delle prospettive economiche a causa dell'emergenza, nel 2020 il PIL reale nello scenario tendenziale si contrarrebbe di 8,1 punti percentuali in base ai dati di contabilità trimestrale e dell'8,0 per cento in termini grezzi. Ciò poiché il 2020 ha un numero di giorni lavorativi superiore alla media.
  Segnala che la contrazione del PIL, senza precedenti, sarebbe spiegata per circa un terzo dalla caduta del commercio internazionale di beni e servizi e per la rimanente parte dalle politiche di distanziamento sociale e dai cambiamenti nei comportamenti dei consumatori a livello nazionale. Evidenzia che i consumi delle famiglie scenderebbero in misura lievemente inferiore al PIL, mentre assai più accentuato sarebbe il crollo degli investimenti. Le importazioni cadrebbero più delle esportazioni, dando luogo ad un contributo netto del commercio estero alla crescita di segno positivo.
  Fa presente che la crescita del PIL tornerebbe in territorio positivo nel 2021, con un incremento del 4,7 per cento. Tuttavia, l'aumento dell'IVA e delle accise sui carburanti a gennaio 2021 dovuto alle cd. clausole di salvaguardia provocherebbe un calo del PIL pari ad almeno 0,4 punti percentuali.
  Segnala che il deficit tendenziale nel 2020 (escluso l'impatto di bilancio delle nuove politiche) si attesterebbe al 7,1 per cento del PIL. Evidenzia che l'ingente aumento del deficit e una perdita di PIL nominale cifrabile in oltre 126 miliardi di euro in confronto al 2019 causerebbero un aumento del rapporto fra debito delle AP e PIL al 151,8 per cento, dal 134,8 per cento dello scorso anno.
  Segnala che nel 2021, con la ripresa del PIL e il venir meno delle misure temporanee di sostegno all'economia attuate quest'anno, l'indebitamento netto tendenziale migliorerebbe al 4,2 per cento del PIL, risultante da un deficit primario dello 0,6 per cento e pagamenti per interessi del 3,6 per cento del PIL. Il rapporto fra debito pubblico e PIL diminuirebbe al 147,5 per cento grazie all'elevata crescita del PIL nominale, pari al 6,1 per cento.
  Segnala che le entrate tributarie a legislazione vigente in rapporto al PIL scenderebbero nel 2020, collocandosi al 28,7 per cento (vis-à-vis il 28,9 per cento del 2019). Si prevede, quindi, un ridimensionamento del peso del gettito sul PIL rispetto alla previsione della NADEF 2019, pari al 29,1 per cento. Nel 2021, il rapporto delle entrate tributarie sul PIL salirà al 29,9 per cento. Fa presente che la previsione a legislazione vigente include l'aumento di IVA e accise, per circa 20 miliardi, residuale rispetto alla sterilizzazione parziale operata dalla legge di bilancio 2020. Il rapporto gettito tributario/PIL atteso nel 2021 risulta superiore della previsione della NADEF 2019 (29,3 per cento), suggerendo una certa resilienza delle entrate tributarie alla crisi sanitaria ed economico-sociale in atto. Evidenzia che le imposte indirette, scenderebbero al 14,2 per cento del PIL nel 2020, ma salirebbero al 15,6 per cento nel 2021; quelle dirette si manterrebbero costanti al 14,4 per cento del PIL nel 2020, scendendo al 14,2 per cento nel 2021.
  Fa presente che i contributi sociali sono stimati calare del 5,2 per cento nel 2020 per effetto del deterioramento delle condizioni sul mercato del lavoro, mentre nel 2021 è atteso un ritorno alla crescita del 3 per cento.
  Fa presente che la pressione fiscale salirebbe lievemente nel 2020 al 42,5 per cento del PIL, e ulteriormente nel 2021 al 43,3 per cento del PIL. Evidenzia che, al netto della misura riguardante l'erogazione del beneficio degli 80 euro mensili, innalzato a 100 euro per i soggetti con reddito complessivo lordo non superiore a 28.000 euro dal decreto-legge n. 3 adottato Pag. 54a febbraio, la pressione fiscale passerebbe dal 41,9 per cento del 2019 al 42,5 per cento nel 2021.
  Segnala che il DEF prospetta anche un quadro di finanza pubblica che comprende le nuove misure di rilancio economico che il Governo sta approntando, volte ad aumentare ulteriormente le risorse per il sistema sanitario, la protezione civile e la sicurezza pubblica, nonché a rifinanziare ed estendere il sostegno ai redditi dei lavoratori e degli imprenditori più colpiti dalla crisi, all'occupazione, alla liquidità delle imprese e all'erogazione di credito all'economia, anche attraverso il rinvio di alcuni adempimenti fiscali.
  Ricorda che si prevede la soppressione degli aumenti dell'IVA e delle accise previsti dalle clausole di salvaguardia per il 2021 e gli anni seguenti. Sottolinea che una volta inclusi gli effetti del nuovo decreto, secondo il DEF la pressione fiscale scenderà dal 41,9 per cento del 2019, al 41,8 per cento nel 2020 e al 41,4 per cento nel 2021 al netto del beneficio degli 80 euro mensili (che diventeranno 100 con il taglio del cuneo fiscale sul lavoro già legiferato).
  Fa presente che il DEF preannuncia poi una drastica semplificazione delle procedure amministrative in alcuni settori cruciali per il rilancio degli investimenti pubblici e privati (soprattutto appalti, edilizia, green economy, fisco, procedure complesse per l'avvio delle attività di impresa e per le opere pubbliche, banda ultra larga). Ricorda che, al tempo stesso, sarà accelerata l'attuazione del Piano Sud 2030, al fine di attivare i potenziali di crescita inespressi in alcune aree del Paese, per il rilancio del processo di sviluppo.
  Segnala che, come anticipato, in relazione alle esigenze finanziarie per le nuove misure, contestualmente al DEF, il Governo chiede al Parlamento un ulteriore innalzamento della stima di indebitamento netto e di saldo netto da finanziare. La Relazione al Parlamento incrementa la deviazione temporanea di bilancio a ulteriori 55 miliardi in termini di indebitamento netto (pari a circa 3,3 punti percentuali di PIL) per il 2020 e 24,85 miliardi a valere sul 2021 (1,4 per cento del PIL).
  Evidenzia che, tenuto conto dell'impatto finanziario del decreto con le misure urgenti di rilancio economico, l'indebitamento netto è stimato al 10,4 per cento quest'anno e al 5,7 per cento nel 2021. Lo stock del debito pubblico è previsto pari al 155,7 per cento nel 2020 e al 152,7 per cento a fine 2021.
  Quanto alla strategia di rientro del debito, fa presente che il DEF prefigura, oltre al conseguimento di un congruo surplus di bilancio primario, il rilancio degli investimenti, pubblici e privati, grazie anche alla semplificazione delle procedure amministrative.
  Tra gli strumenti per raggiungere tale rientro, segnala il contrasto all'evasione fiscale e le imposte ambientali, unitamente ad una riforma della tassazione che ne migliori l'equità e ad una revisione organica della spesa pubblica.
  Con riferimento agli ambiti di diretto interesse della Commissione Finanze, ricorda che la Commissione europea, nella Relazione per paese relativa all'Italia 2020 del 26 febbraio scorso sottolinea come l'Italia abbia compiuto alcuni progressi nel dar seguito alle raccomandazioni specifiche per paese del 2019.
  In particolare, evidenzia che vi sono stati progressi significativi per quanto riguarda il contrasto all'evasione fiscale, anche grazie al potenziamento dei pagamenti elettronici obbligatori.
  Fa presente che vi sono stati alcuni progressi per quanto riguarda la promozione della ristrutturazione dei bilanci delle banche e il potenziamento dell'accesso al credito non bancario per le imprese più piccole e innovative.
  Cita, ad esempio, le cessioni dei crediti deteriorati mediante vendite a titolo definitivo e cartolarizzazioni sostenute dal regime di garanzia statale. Ricorda che la riforma delle grandi banche popolari non è stata ancora pienamente attuata, mentre quella delle piccole banche di credito cooperativo si è sostanzialmente conclusa. Segnala che la riforma del quadro di Pag. 55insolvenza, portata a termine dal governo agli inizi del 2019, entrerà in vigore a breve. Sebbene il finanziamento delle imprese continui a dipendere prevalentemente dal settore bancario, evidenzia che le misure adottate in passato per ampliare l'accesso delle imprese ai mercati dei capitali stanno innescando alcuni effetti positivi. Ritiene che il fatto di aver reintrodotto l'incentivo alla capitalizzazione delle imprese nel bilancio 2020 può servire a risolvere il problema della loro sottocapitalizzazione. Per contro, ricorda che non sono state ancora attuate misure volte a migliorare il ricorso al capitale di rischio.
  Segnala che vi sono stati progressi limitati per quanto riguarda lo spostamento della pressione fiscale dal lavoro, accompagnato dalla riduzione delle agevolazioni fiscali e dalla riforma del sistema catastale.
  In particolare, fa presente che la Commissione rileva che la tassazione del lavoro rimane elevata e il livello di adempimento degli obblighi fiscali continua a essere basso. Ricorda che in Italia il carico fiscale che grava sul lavoro è ancora tra i più elevati dell'UE, mentre le imposte sul valore aggiunto sono sottoutilizzate a causa dell'ampio ricorso alle aliquote ridotte. Segnala che il bilancio 2020 ha ridotto le agevolazioni fiscali e il cuneo fiscale sul lavoro. Evidenzia che non vi è stato alcun spostamento della pressione fiscale sui beni immobili, né si è avviata una revisione degli obsoleti valori catastali al fine di avvicinarli ai valori di mercato. Fa presente che negli ultimi anni sono state adottate diverse misure per incoraggiare l'adempimento degli obblighi tributari, ciononostante l'evasione fiscale resta molto elevata, soprattutto in settori specifici.
  Al riguardo, ricorda che recentemente il decreto-legge n. 3 del 2020, al fine di ridurre la pressione fiscale sul lavoro dipendente ha introdotto un trattamento integrativo in favore di lavoratori, dipendenti e assimilati, appartenenti sia al comparto privato che pubblico, con reddito complessivo lordo non superiore a 28.000 euro, nonché un'ulteriore detrazione, parametrata al reddito e riconosciuta dalla medesima data, per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 40.000 euro.
  Segnala che il DEF riporta infine alcuni approfondimenti riguardanti l'andamento del credito, l'analisi del gettito IVA e il contrasto all'evasione fiscale.
  Con riferimento al credito, evidenzia che il Documento evidenzia l'andamento positivo dei prestiti alle famiglie nel 2019, determinato principalmente dai nuovi finanziamenti per l'acquisto di abitazioni, mentre è rimasta stabile la componente del credito al consumo.
  In particolare, segnala che il volume delle compravendite immobiliari è cresciuto del 5,5 per cento nei primi tre trimestri dello scorso anno rispetto allo stesso periodo del 2018, mentre nell'ultimo trimestre l'aumento si è fermato allo 0,6 per cento.
  Segnala che i prestiti alle società non finanziarie sono invece diminuiti nel corso del 2019. Nel documento tale riduzione viene ricondotta a fattori legati a una flessione da parte della domanda (imprese) piuttosto che a dell'offerta (banche).
  Fa presente che la flessione della domanda di credito dipenderebbe, in primo luogo, dal rallentamento degli investimenti: nel 2019 gli investimenti fissi lordi delle società non finanziarie sono cresciuti dell'1,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018, quando erano aumentati del 4,9 per cento rispetto al 2017. Ricorda, inoltre, che, secondo le indagini sul credito della Banca d'Italia, per sostenere tali investimenti le imprese hanno fatto maggior ricorso sia all'autofinanziamento che a canali di finanziamento alternativi al credito bancario, grazie al buon livello della redditività registrato nel 2018, oltre che da misure fiscali volte a favorire il reinvestimento degli utili in azienda.
  Per quanto riguarda il ricorso a forme di finanziamento alternative al credito bancario, fa presente che il Documento evidenzia che, nei primi sette mesi del 2019, il volume dei collocamenti lordi sul mercato obbligazionario è aumentato del 25 per cento rispetto al quinquennio precedente.Pag. 56
  Segnala che l'incremento ha riguardato principalmente le imprese caratterizzate da un minor grado di rischio, mentre quelle ritenute più rischiose hanno ridotto del 19 per cento la quota di emissioni.
  Evidenzia, inoltre, che nel 2019, 35 società sono state ammesse per la prima volta alle negoziazioni da Borsa Italiana, portando il numero delle imprese quotate a 375 unità. Il numero totale di ammissioni a quotazione è stato il più elevato dal 2000.
  Fa presente che, dal punto di vista dell'offerta, nel corso del 2019, il costo dei nuovi prestiti sarebbe rimasto relativamente stabile e su livelli molto prossimi ai minimi storici, anche per effetto degli interventi di politica monetaria adottati dalla BCE. I criteri di erogazione dei prestiti alle imprese sarebbero rimasti sostanzialmente invariati.
  Segnala che tale quadro sarebbe tuttavia il risultato di andamenti settoriali eterogenei, per cui, in base agli esiti delle intervistate realizzate in dicembre dall'Istat e dalla Banca d'Italia, le condizioni di accesso al credito sarebbero peggiorate rispetto alle imprese che offrono servizi e migliorate rispetto alle imprese manifatturiere.
  Segnala che, rispetto a tale ultimo dato, farebbero eccezione le aziende manifatturiere di piccola dimensione e quelle operanti nel comparto delle costruzioni, per le quali persiste una maggiore rischiosità connessa anche a una incidenza sui crediti deteriorati superiore alla media. In particolare, nelle costruzioni i crediti deteriorati rappresentano ancora il 23,2 per cento del totale dei prestiti, mentre i flussi di nuovi crediti deteriorati per micro, piccole e medie imprese rappresentano rispettivamente il 3,3, il 2 e l'1,8 per cento del totale.
  Fa presente che, con riguardo al gettito IVA, il Governo stima che nel 2019 le entrate tributarie erariali del bilancio dello Stato accertate secondo il criterio di competenza sono pari a 471.622 milioni (+1,7 per cento rispetto al 2018), di cui 252.284 milioni derivanti da imposte dirette (+1,8 per cento) e 219.338 milioni derivanti da imposte indirette (+1,5 per cento). L'aumento delle imposte indirette è stato trainato dal gettito IVA (+2,5 per cento) e in particolare dalla componente relativa agli scambi interni (+3,0 per cento). Rispetto al 2018, il gettito di quest'ultima componente ha segnato un aumento di 3,6 miliardi, pari allo 0,2 per cento del PIL.
  Sottolinea che nel Documento si evidenzia che il tasso di crescita dell'IVA da scambi interni è stato notevolmente maggiore del tasso di crescita delle risorse interne (PIL + importazioni – esportazioni) in due tratti, nel periodo 2T 2015 – 3T 2016 e nell'intero 2019. In particolare dall'analisi dell'andamento del gettito emerge che il picco registrato nel 2016 è dovuto in gran parte all'introduzione dello split payment, mentre il picco del 2019 rimane pressoché invariato, suggerendo che il maggior gettito IVA possa dipendere da fattori diversi (obbligo di fatturazione elettronica, di trasmissione elettronica dei corrispettivi e nuovi Indici Sintetici di Affidabilità Fiscale – ISA in sostituzione degli studi di settore).
  Ricorda che nel corso di tutto il 2019, infatti, il gettito IVA da scambi interni ha avuto un andamento particolarmente favorevole rispetto agli anni scorsi, assicurando maggiori entrate erariali pur in presenza di un rallentamento della crescita economica. Evidenzia che tali risultati indicano che le misure adottate per incentivare l'adempimento spontaneo dei contribuenti hanno esercitato un impatto positivo sul gettito IVA contribuendo a realizzare una crescita rilevante delle entrate IVA nonostante il rallentamento nella dinamica della base imponibile.
  Segnala che nel Documento, a tal proposito, si evidenzia che la crescita tendenziale annua delle risorse interne mostra un forte rallentamento nel 2019, scendendo dal +2,3 per cento del 2018 al +0,3 per cento, mentre il gettito dell'IVA sugli scambi interni al netto dello SP cresce del 2,9 per cento, comportando un aumento di gettito di 3,1 miliardi (pari allo 0,17 per cento del PIL). Ne deriva che il tasso di crescita delle entrate teorico stimato è pari Pag. 57solamente a +0,2 per cento, e il maggior gettito teorico ammonta a 179 milioni, da cui segue che meno del 10 per cento del maggiore gettito sarebbe spiegato dal ciclo economico, ossia dalla variazione della base imponibile. Conseguentemente, ben 2,9 dei 3,1 miliardi di maggior gettito IVA sugli scambi interni al netto dello SP rispetto al 2018 (pari allo 0,16 per cento del PIL) non sarebbero spiegabili dalla variazione della base imponibile.
  Fa presente che i risultati possono ritenersi coerenti con la valutazione riportata nella Relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva allegata alla NADEF 2019 ed aggiornata dall'Agenzia delle Entrate, che mostra un miglioramento della compliance tra 0,9 e 1,4 miliardi per il 2019. Ritiene che tale dato risulti evidente dall'analisi del gap IVA, cosiddetta VAT-TAX, ossia della differenza tra l'IVA teorica, il gettito che si riscuoterebbe nel caso di perfetto adempimento alla disciplina tributaria, e l'IVA effettiva.
  Fa presente che il Governo sottolinea che la dinamica della compliance IVA è stata influenzata dall'adozione di alcune misure volte specificamente a contrastare fenomeni di evasione negli anni 2017-2019, tra le quali:
   dal 1o luglio 2017: estensione del meccanismo di split payment alle aziende partecipate dallo Stato e alle maggiori società quotate in borsa (FTSE-MIB);
   da metà del 2017: estensione dell'apposizione del visto di conformità e dell'obbligo di utilizzo dei canali telematici per effettuare le compensazioni IVA;
   da giugno 2018: introduzione dell'obbligo di trasmissione elettronica delle fatture per le operazioni sui carburanti;
   da gennaio 2019: introduzione dell'obbligo generalizzato di trasmissione elettronica delle fatture;
   da giugno 2019: introduzione dell'obbligo di trasmissione telematica dei corrispettivi per le partite IVA con volume d'affari superiore a 400.000 euro.

  Segnala che in materia di attività di contrasto all'evasione fiscale il Governo rappresenta che nel corso del 2019 sono stati riscossi dall'Agenzia delle Entrate quasi 17 miliardi dalle ordinarie attività di controllo, circa il 4 per cento in più rispetto al 2018 (16,2 miliardi).
  Sottolinea che, di questi, 11,7 miliardi derivano dai versamenti diretti su atti emessi dall'Agenzia (+4 per cento), circa 2,1 miliardi sono il frutto dell'attività di promozione della compliance (+18 per cento), 3 miliardi il recupero derivante dalla riscossione coattiva (-4 per cento) di competenza.
  Fa presente che si registra invece un risultato sostanzialmente uguale a quello del 2018 con riferimento al recupero derivante da misure straordinarie pari a 3 miliardi di euro. Di questi, 2,1 miliardi (-19 per cento rispetto al 2018) derivano dalla rottamazione delle cartelle e 900 milioni dalla definizione agevolata (articoli 1, 2, 6 e 7 del decreto-legge n. 119/2018).
  Evidenzia che complessivamente nel corso del 2019 l'attività di recupero dell'evasione ha fatto registrare incassi per un ammontare pari a 19,9 miliardi, con un incremento del 3,4 per cento circa rispetto al 2018.
  Fa presente che nel Documento si ricorda che, sulla base degli ultimi dati disponibili relativi al 2017, l'evasione tributaria e contributiva (sulla base degli ultimi dati disponibili relativi al 2017) è stimata in 109.684 milioni di cui la sola evasione tributaria rappresenta 97.912 milioni di euro; in media, nel periodo 2015-2017, l'evasione tributaria e contributiva è pari a 108.297 milioni, di cui la componente tributaria risulta pari a 96.871 milioni e la componente dei contributi evasi dei datori di lavoro e dei lavoratori dipendenti è pari a 11.772 milioni di euro.
  Evidenzia che i valori di tax gap ovvero del divario (gap) tra i contributi e le imposte effettivamente versati e quelli che i contribuenti avrebbero dovuto versare in un regime di perfetto adempimento agli obblighi tributari e contributivi previsti a Pag. 58legislazione vigente, pur presentando una dinamica in netto miglioramento, rimangono ancora molto significativi.
  Fa presente che il Governo ricorda che dalla Relazione sull'Economia Non Osservata e sull'evasione fiscale e contributiva – Aggiornamenti per gli anni 2012-2017 risulta una significativa diminuzione:
   del gap delle entrate tributarie (pari a 1,4 miliardi di euro) che passano da circa 99,3 miliardi nel 2014 a circa 97,9 miliardi nel 2017;
   della propensione al gap che diminuisce di un punto percentuale, dal 22,4 per cento del 2014 al 21,4 per cento del 2017.

  Segnala che l'incremento, tuttavia, del tax gap nel 2017 rispetto al 2016 è pari complessivamente a 486 milioni con un aumento di 0,1 punti percentuali della propensione al gap. In particolare, la composizione del tax gap segnala un incremento di 820 milioni dell'IVA e di 237 milioni di quello dell'IRAP. Aumenta anche il tax gap dell'IRES (di circa 1,1 miliardi) e quello dell'IRPEF per i lavoratori dipendenti (di circa 235 milioni). Si registra invece una riduzione dell'IRPEF dei lavoratori autonomi e delle imprese (di circa 2,2 miliardi). Rispetto al 2016, si riduce la propensione all'evasione dell'IRPEF dei lavoratori autonomi e imprese per –1,6 punti percentuali, e aumentano rispettivamente la propensione all'evasione IRPEF dei lavoratori dipendenti irregolari di 0,1 punti percentuali, la propensione all'evasione dell'IRAP di 0,8 punti percentuali e la propensione all'evasione dell'IRES di 3,8 punti percentuali.
  Fa presente che il Governo nel Documento elenca inoltre alcune misure, adottate con la recente manovra di bilancio 2020 nonché con il decreto fiscale (decreto-legge n. 124 del 2019), che dovrebbero contribuire all'azione di contrasto dell'evasione fiscale:
   disposizioni di contrasto alle frodi e agli illeciti fiscali in materia di IVA e accisa nel settore dei carburanti, di altri idrocarburi e dell'acquisto intracomunitario di veicoli;
   norme volte a contrastare le indebite compensazioni di imposta;
   norme volte a contrastare l'illecita somministrazione di manodopera; in particolare, con riferimento agli appalti e ai subappalti per opere ad alto contenuto di manodopera in cui è stato introdotto il meccanismo del reverse charge;
   l'ampliamento del patrimonio informativo attraverso nuove acquisizioni di microdati, nonché attraverso l'utilizzo integrato delle banche dati a disposizione dell'Amministrazione fiscale;
   l'incentivo all'uso di strumenti di pagamento elettronici in settori in cui il contante è ancora troppo diffuso (cd piano Italia Cashless). In particolare attraverso:
   la riduzione del limite massimo di utilizzo del contante (da 3.000 a 2.000 euro da luglio 2020 e a 1.000 euro da gennaio 2022);
   il potenziamento della lotteria dei corrispettivi se le transazioni sono effettuate con mezzi di pagamento tracciabili;
   lo stanziamento in un apposito Fondo di 3 miliardi per gli anni 2021 e 2022, destinato a finanziare il meccanismo del cd. Superbonus e a incentivare l'utilizzo del sistema dei pagamenti digitali;
   la possibilità di usufruire di alcune detrazioni fiscali dall'Irpef nella misura del 19 per cento solo se la spesa viene effettuata mediante strumenti di pagamento tracciabili.

  Segnala che il Governo, tuttavia, ritiene più rilevante, ai fini di un efficace contrasto all'evasione, l'accelerazione impressa alle misure di miglioramento della tax compliance, quali split payment e reverse charge, che trasferiscono l'onere del versamento dell'imposta dal venditore all'acquirente, più affidabile sul piano fiscale, l'estensione dell'obbligo della fatturazione elettronica dalle sole transazioni Pag. 59B2G a tutte le transazioni tra soggetti IVA (B2B) e l'obbligo di memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi.
  In conclusione richiama l'attenzione dei colleghi sul fatto che l'epidemia COVID-19 costituisce una sfida senza precedenti per l'economia italiana, oltre che per la salute dei cittadini. Ritiene fondamentale intraprendere delle iniziative di sostegno alle imprese e ai lavoratori senza precedenti stanziando risorse pubbliche in proporzione alla entità e alla straordinarietà della crisi come delineato dai decreti-legge n. 18 «Cura Italia» e n. 23 «Liquidità» per fornire liquidità alle aziende anche tramite la sospensione di versamenti e adempimenti fiscali per compensare la contrazione del fatturato e dei redditi delle famiglie. Ritiene che per evitare una dura stretta creditizia occorre incentivare l'erogazione di credito tramite la copertura dei prestiti bancari alle imprese con garanzie statali. A suo avviso, l'intervento dello Stato nell'economia è giustificato dall'entità, la straordinarietà e dal carattere temporaneo della crisi.
  Ricorda che l'Italia parte da una posizione di debolezza in termini di condizioni della finanza pubblica in considerazione del suo elevato debito pubblico, sebbene in condizione di costante avanzo primario da anni. Ciononostante segnala che il contenuto debito privato, l'importante saldo attivo delle partite correnti e la consistenza del risparmio privato costituiscono degli elementi di resilienza del sistema economico.
  Evidenzia che il Documento di Economia e Finanza propone uno stimolo fiscale poderoso che aggiunge oltre 3 punti di PIL all'indebitamento netto per il 2020 in rapporto allo scenario tendenziale. Fa presente che oltre alle minori entrate tributarie conseguenti alla contrazione del prodotto interno lordo, si delineano per l'erario nel 2020 e 2021 spese considerevoli relative al sostegno al reddito dei lavoratori e alle garanzie statali concesse sui prestiti bancari. Data la fragilità delle finanze pubbliche prende atto dell'importanza delle iniziative di politica monetaria intraprese dalla Banca centrale europea per contenere il costo di finanziamento del debito pubblico e della possibilità di fare ricorso agli strumenti di finanziamento messi in campo dall'Unione europea per sostenere le spese connesse all'epidemia COVID-19.
  Evidenzia che la contrazione del prodotto interno lordo e gli interventi comportano un aumento considerevole del debito pubblico di oltre 17 puti di PIL tra il 2019 e il 2020 portandolo al più alto livello della storia repubblicana. Ritiene che una volta conclusa la crisi sarà imperativo avviare un percorso di risanamento delle finanze pubbliche tramite una dura lotta all'evasione e all'elusione fiscale, continuando sulla via dell'estensione della fatturazione elettronica, degli indici di affidabilità fiscale e degli stessi accorgimenti che hanno permesso di raggiungere importanti traguardi di gettito aggiuntivo negli ultimi anni.
  Crede che la riduzione del debito pubblico permetterà il riequilibrio delle risorse tra il settore pubblico e quello privato, una condizione fondamentale per mettere il Paese in condizione di rispondere alle crisi future e di ristabilire la giustizia tra generazioni.
  Ritiene che per riportare il Paese sulla via di uno sviluppo equo e sostenibile una riforma fiscale organica, specie dell'imposta sui redditi delle persone fisiche, non è più rinviabile. Fa presente che l'introduzione di regimi speciali, detrazioni e spese fiscali negli anni hanno reso il sistema fiscale italiano iniquo e inefficiente, specie in merito alla tassazione dei redditi da lavoro caratterizzato da aliquote marginali elevate che disincentivano il lavoro e la produzione. Ritiene che occorra inoltre incentivare nuove fonti di capitale per il sistema produttivo, specie le PMI, alternative al sistema bancario e sostenere anche con incentivi fiscali la patrimonializzazione delle aziende.
  Oltre alla lotta all'evasione fiscale ritiene fondamentale contrastare l'erosione delle basi imponibili rilanciando le iniziative nel settore della politica fiscale a livello europeo, sanzionando i Paesi membri che praticano politiche fiscali scorrette, Pag. 60determinando una base imponibile comune a livello comunitario e identificando nuove fonti di risorse proprie per il finanziamento del Quadro Finanziario Pluriannuale dell'Unione europea.
  Alla luce delle considerazioni svolte, formula una proposta di parere favorevole sul Documento di Economia e Finanza 2020 (vedi allegato).

  Antonio MARTINO (FI), considerato il contenuto del Documento all'esame della Commissione illustrato dal relatore, ritiene che tra le misure approntate dal Governo per contrastare la crisi economica determinata dall'emergenza sanitaria quella dell'estrema lotta all'evasione fiscale sia una soluzione ben lontana da quanto il tessuto produttivo del Paese si aspetta e necessita. Sebbene sia indubbio che le tasse debbano essere pagate, ritiene che in questa fase andrebbero piuttosto messi in campo altri interventi, che garantiscano una più efficace giustizia fiscale. Concludendo, nel preannunciare l'orientamento contrario del proprio gruppo sul Documento in esame, auspica che le misure preannunciate possano essere oggetto di modifiche e miglioramenti.

  Gian Mario FRAGOMELI (PD), nel concordare con la relazione illustrata dall'onorevole Ungaro, e replicando all'onorevole Martino, fa presente che le misure già adottate per contrastare l'evasione fiscale – quali, ad esempio, l'introduzione della fatturazione elettronica – hanno prodotto risultati importanti e hanno portato ad una maggiore collaborazione tra contribuenti ed Amministrazione finanziaria. È evidente poi che l'attuale congiuntura imponga di ammorbidire alcuni strumenti, come ad esempio gli ISA, e richiama in proposito le recenti dichiarazioni del presidente di Confindustria sul tema della pace fiscale. Sottolinea tuttavia come, in una prospettiva di più lungo termine, il contrasto all'evasione fiscale resti un fattore importante per la maggioranza ed il Governo. Giudica, inoltre, estremamente positivo l'annuncio del superamento delle clausole di salvaguardia sull'IVA, elemento che avrà sicuramente l'effetto di sostenere la ripartenza dell'economia. Tutto ciò premesso, annuncia il voto favorevole del Partito Democratico sulla proposta di parere del relatore.

  Francesca GERARDI (LEGA), nell'annunciare il voto contrario della Lega alla proposta di parere del relatore, evidenzia come, nonostante i numerosi annunci da parte del Governo, le misure di sostegno all'economia, che a parole appaiono lodevoli, non siano state ancora attuate. Non vi è, sinora, alcuna traccia della cassa integrazione o degli stanziamenti alle imprese. Ritiene, infatti, che manchi una concreta programmazione delle iniziative, con un effetto di grande delusione. Si domanda inoltre che senso abbia parlare di contrasto all'evasione fiscale se in questo momento le aziende non incassano nulla, e invita il Governo ad adottare misure che abbiano effetto nell'immediato, non nel futuro. Reputa che il Governo abbia sottostimato le risorse necessarie per sostenere la ripresa economica, ed auspica che l'Esecutivo voglia considerare ed apprezzare le proposte dell'opposizione e chiedere all'Unione europea uno stanziamento di risorse più ingente, che allo stato appaiono ampiamente insufficienti rispetto alle esigenze del Paese.

  Davide ZANICHELLI (M5S) sottolinea preliminarmente come l'emergenza sanitaria legata al COVID-19 abbia messo in luce le lacune dei principi sinora seguiti e fatto comprendere come l'austerità non sia la soluzione corretta per affrontare la crisi economica, poiché, nonostante il forte aumento del deficit, non sostenere l'economia provocherebbe indubbiamente danni peggiori. È chiaro a tutte le forze politiche che occorre spendere, al di là del debito pubblico, anche investendo e sostenendo l'innovazione tecnologica, al fine di far ripartire l'economia del Paese. In proposito, cita l'esempio della fatturazione elettronica, rispetto alla quale aveva personalmente dei dubbi, ma che ritiene si sia rivelata uno strumento efficace. In conclusione, auspica che tutte le forze politiche Pag. 61possano contribuire con proposte e spunti positivi – che occorrerà ascoltare con attenzione e umiltà – alla ripresa economica del Paese e al superamento di questa fase drammatica.

  Alessandro PAGANO (LEGA), nel criticare aspramente il contenuto del Documento in esame, che ritiene non affrontare adeguatamente la situazione economica del Paese, annuncia il voto contrario della Lega sulla proposta di parere del relatore. Reputa, infatti, che alcune considerazioni svolte dall'onorevole Ungaro, nei confronti del quale rinnova la propria stima, riflettano più un suo personale auspicio che non la realtà. Richiama, ad esempio, la previsione di una riduzione della pressione fiscale nei prossimi anni, laddove a suo avviso si sta andando nella direzione esattamente opposta, come dimostrano anche alcune proposte avanzate da rappresentanti del Governo riguardanti l'introduzione di una imposta patrimoniale. Si tratta di ipotesi che dimostrano, tra l'altro, l'incapacità di comprendere la situazione che il Paese sta affrontando e che giudica assai preoccupanti. Fa presente, inoltre, che, nonostante oggi il Governo dichiari la necessità di rafforzare gli investimenti nel settore sanitario, le forze politiche che sostengono l'Esecutivo non hanno fatto altro che imporre, negli scorsi anni, tagli alla sanità, anche riducendo i posti nelle scuole di specializzazione e impedendo di fatto il turn over dei medici. Crede che il Governo avrebbe dovuto approntare misure più efficaci per contrastare l'emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica, anche imitando le iniziative intraprese da altri Paesi come la Germania. Reputa, pertanto, che dietro ai così tanti errori commessi dall'Esecutivo vi sia la volontà di far implodere il sistema, vi sia un progetto distruttivo, dettato dalla malafede piuttosto che dall'incapacità. Venendo all'indebitamento, non comprende per quale motivo vi sia una resistenza ad aumentare il deficit per sostenere l'economia del Paese, visto che anche le altre nazioni stanno procedendo in tal modo. In proposito, ritiene che il messaggio che si vuol far passare – sostenendo che se aumenterà il deficit, di conseguenza aumenterà anche la pressione fiscale – sia destinato ad alimentare la paura nel Paese e a lasciare così più ampio margine di manovra a chi governa. A suo avviso, il DEF, in primo luogo, avrebbe dovuto prevedere iniziative per contrastare la delocalizzazione, che ha causato il crollo del sistema industriale italiano. Concludendo, ritiene che il Governo non sia in grado di comprendere la reale situazione del Paese e che proprio per questo, a causa dell'esasperazione a cui sono portati i cittadini, nei prossimi mesi si presenteranno anche problemi di ordine sociale. Pertanto, invita a una seria riflessione sulle iniziative da intraprendere per sostenere l'economia, ritenendo nel contempo necessario che il Presidente del Consiglio rassegni le proprie dimissioni.

  Massimo UNGARO, relatore, replicando all'onorevole Pagano, evidenzia come la pressione fiscale non sia mai scesa negli anni in cui la Lega è stata al Governo, nei quali invece ingenti risorse – che si sarebbero potute destinare a tale obiettivo – sono state utilizzate per dare attuazione alla misura di «quota 100», della quale ha beneficiato una platea limitata di persone. Ritiene, inoltre, pericoloso affermare che il massiccio ricorso all'indebitamento sia accettabile o poco rilevante, in quanto si tratta, come è noto, di un peso economico gigantesco che grava sulle spalle delle generazioni future ed impedisce di mettere in campo misure anticicliche. Per questo ritiene sia indispensabile, dopo la fine della crisi economica in atto, ristabilire l'equilibrio dei conti pubblici.

  Il sottosegretario Pier Paolo BARETTA, replicando all'onorevole Pagano, fa presente come il Governo, per far fronte all'emergenza in corso, abbia stanziato in poco più di un mese e mezzo risorse pari a circa 80 miliardi di euro e come occorra quindi – sebbene si possa certamente discutere sul merito delle scelte operate e delle misure adottate – affrontare le questioni con una valutazione più attenta al Pag. 62quadro complessivo di riferimento. Fa presente, inoltre, che il livello di malcontento sociale causato dal lockdown, e la pressione politica che ne è scaturita, hanno già portato il Governo a prevedere la riapertura delle attività, a prescindere dalla situazione sanitaria; si tratta di una dinamica, tuttavia, che deve essere gestita con grande equilibrio e tenuta, nella consapevolezza della situazione in cui tali attività si collocheranno, ovvero in assenza di mercato, senza illudersi sul fatto che la riapertura significhi automaticamente piena ripresa. Crede quindi che sia indispensabile procedere con prudenza ed auspica che, pur nella legittimità del confronto dialettico tra le diverse posizioni, sia compiuto uno sforzo per indicare soluzioni alternative, che affrontino concretamente il merito delle proposte in discussione.

  Francesca GERARDI (LEGA), replicando alle parole del sottosegretario, fa presente che alcune forti manifestazioni di malcontento da parte dei cittadini si stanno già verificando e auspica che il Governo sia in grado di offrire risposte nell'immediato.

  Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dal relatore (vedi allegato).

  La seduta termina alle 16.30.

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