CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 26 febbraio 2020
333.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza
COMUNICATO
Pag. 178

  Mercoledì 26 febbraio 2020. — Presidenza del vicepresidente Simone PILLON. — Intervengono, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, il presidente del Tribunale per i minorenni di Perugia, dottor Sergio Vincenzo Attilio Cutrona e il procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Napoli, dottoressa Maria De Luzenberger Milnernsheim.

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Il PRESIDENTE avverte che della seduta odierna verrà redatto il resoconto sommario e che, ai sensi dell'articolo 33, comma 4, del Regolamento del Senato, con contestuale registrazione audio, e che la presidenza del Senato ha fatto preventivamente conoscere il proprio assenso. I lavori della commissione, che saranno oggetto di registrazione, potranno essere quindi seguiti in diretta – dall'esterno – sia sulla web tv Camera che su quella del Senato.
  Non essendovi osservazioni contrarie tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.

PROCEDURE INFORMATIVE

Seguito dell'indagine conoscitiva sulle forme di violenza fra i minori e ai danni di bambini e adolescenti.
Audizione del Presidente del Tribunale per i minorenni di Perugia e del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Napoli.

  Prosegue la procedura informativa, sospesa nella seduta il 19 febbraio scorso.

  Il PRESIDENTE ringrazia gli auditi per la disponibilità a partecipare ai lavori della Commissione.

  Il presidente CUTRONA sottolinea preliminarmente come la violenza tra i minori e quella sui minori siano due fenomeni assolutamente diversi, che si esprimono in modo diverso e trovano cause Pag. 179differenti, ma che hanno sicuramente un preciso collegamento.
  Tali due forme di violenza sono, infatti, generalmente legate da un rapporto di causa effetto, secondo una modalità circolare ricorsiva, nel senso che ogni adulto violento è stato a suo tempo un minore vittima di violenza. Questi, attraverso la violenza di vario genere, che esercita nei confronti dei propri figli o altri minori che gli sono intorno, tende inconsapevolmente a riprodurre il proprio stile comportamentale nei minori con cui è in relazione significativa.
  La violenza tra i minori può avere sostanzialmente due origini: essere espressione di un disagio personale del giovane violento o, in caso di violenza di gruppo, soprattutto del «capo branco» oppure derivare dalla mancata introiezione di valori morali e/o di capacità di autocontrollo, che non pertanto non svolgono funzione di freno all'esuberanza adolescenziale.
  Alcuni minori, infatti, crescono nella sofferenza causata dell'inadeguatezza dei genitori o, in loro mancanza, degli altri adulti di riferimento. Il fatto di non sentirsi amati o accolti dai genitori o, peggio, di essere vittima di violenza da parte di costoro, crea nel minore una crescente sofferenza, che esplode poi nell'adolescenza.
  L'adolescenza costituisce una fase di per sé critica nella vita di ogni persona, seppure in misura differente, in quanto in questa fase il ragazzo o la ragazza non si riconoscono più nel bambino che erano e si trovano nella necessità di trovare una nuova identità. L'adolescente cerca di costruirsi tale identità, in emulazione od opposizione, attraverso i modelli di figure adulte, reali e/o virtuali, che gli sono noti. Proprio nella ricerca del modello virtuale che l'adolescente ricerca, purtroppo, entrano in gioco anche le negative influenze mediatiche, che provengono da video games, spettacoli o film violenti, in cui il protagonista vince prevaricando sugli altri per solito facendo uso della massima violenza.
  Nei minori, che per qualunque causa soffrono, la crisi naturale dell'adolescenza si somma a quella esistenziale, che già vivono, conducendoli inevitabilmente alla rabbia verso il mondo o al rifiuto dello stesso e, quindi, alla devianza oppure alla depressione.
  Una parte dei minori in condizione di disagio diviene quindi aggressiva nell'adolescenza e pone in essere atti antisociali, fra cui forme varie di violenza. L'altra parte si arrende alla vita, vi rinuncia e cerca nelle sostanze alcoliche o stupefacenti l'anestetico o l'evasione da un mondo, che percepiscono come fonte di insoddisfazione e dolore.
  Sottolinea quindi come nel corso della propria lunga carriere in magistratura si sia mantenuta all'incirca stabile il livello numerico di criminalità minorile, anche se negli anni è mutata la tipologia di reati commessi dagli adolescenti.
  In particolare si è assistito ad una netta virata dai reati contro il patrimonio, che decenni or sono consistevano soprattutto in furti e danneggiamenti, a quelli di violenza contro le persone, di natura sessuale o relativi alle sostanze stupefacenti.
  I reati di violenza contro la persona e di natura sessuale sono chiara espressione di una devianza reattiva, mentre quelli relativi alle sostanze stupefacenti sono per lo più manifestazione di una devianza depressiva, giacché colui che spaccia molto spesso lo fa per finanziare il proprio consumo.
  Nella devianza reattiva l'adolescente, che si è sentito trattare come oggetto materiale, invece che come destinatario di amore, si relaziona con gli altri esseri umani, trattandoli a sua volta come oggetto, quali strumento di soddisfazione dei propri bisogni, di qualunque natura essi siano.
  L'aggressione fisica costituisce mezzo per manifestare la propria rabbia nei confronti del mondo. Analogamente nella violenza sessuale l'altro viene visto solo come un corpo sul quale sfogare i propri istinti.
  Ciò che accomuna le due tipologie è la mancanza della considerazione della vittima Pag. 180come essere umano, come soggetto sensibile, capace di soffrire, proprio come l'autore del reato, che invece è più che sensibile alla propria sofferenza personale.
  A volte questa consapevolezza viene raggiunta successivamente, laddove sia possibile una mediazione, la quale conduce, invece, l'aggressore a riconoscere finalmente nella propria vittima un altro essere umano. La mediazione penale viene così ad essere potente strumento educativo dell'autore del reato, oltre che mezzo per esprimere la propria sofferenza per la vittima.
  Il disagio, che si traduce nella devianza e si esprime nella violenza od in comportamenti trasgressivi di fuga dalla realtà, è causa patologica dei reati di violenza e statisticamente la prima causa degli stessi.
  Vi è poi una causa, che potremmo definire fisiologica, ravvisabile nell'esuberanza fisica ed emotiva dell'adolescenza, che si esprime attraverso agiti anche trasgressivi, desiderati quali mezzo per farsi notare dal mondo circostante e soprattutto dal gruppo dei pari e trovarvi così momento di affermazione e riconoscimento personale.
  Questo tipo di pulsione fisiologica trova un freno nell'introiezione di valori umani e sociali, che dovrebbe avvenire gradualmente prima di raggiungere l'adolescenza. Pertanto, laddove i genitori sono stati assenti nella trasmissione di tali valori, per disinteresse o mancanza negli stessi nel proprio mondo interiore, l'adolescente risulta sprovvisto di tale freno e disponibile ad esprimere le proprie pulsioni anche attraverso la violenza.
  È un dato di fatto, comunque, che i reati ed ancor di più quelli di violenza fisica siano posti in essere in oltre il novanta per cento dei casi da adolescenti di sesso maschile e ciò anche nel caso di fratelli di sesso diverso, provenienti dalla medesima famiglia e quindi tendenzialmente cresciuti ed educati nello stesso modo.
  Da un punto di vista qualitativo, fa presente che nella propria Regione, l'Umbria, rappresentino ormai una significativa percentuale del totale i reati di lesione, anche grave, come pure le rapine commesse mediante violenza contro le persone, nonché quelli di diffusione di materiale pedopornografico. A quest'ultimo riguardo, generalmente si tratta di immagini rubate, ad esempio attraverso aperture negli spogliatoi femminili o di immagini concesse da una ragazzina al proprio ragazzo per uso esclusivamente privato, che il medesimo invece diffonde per chat tra i propri amici, che a loro volta le rigirano ad altri, fino a che migliaia di persone ne prendono visione.
  Meno frequenti sono, invece, i reati di violenza sessuale commessi da minori in danno di altri coetanei.
  La violenza degli adulti contro i minori è un fenomeno altrettanto e forse anche più rilevante anche da un punto di vista numerico, nonché più difficile da scoprire, giacché molto spesso viene perpetrata all'interno della famiglia e lì tenuta segreta.
  Il Tribunale per i minorenni ne prende cognizione nell'ambito della propria competenza civile, allorché viene chiamato a tutelare il bambino vittima della violenza stessa.
  Statisticamente le tipologie di violenza esercitate contro i minori, segnalate al Tribunale per i minorenni dell'Umbria, sono soprattutto quelle di cosiddetta «violenza assistita», nelle quali il minore si trova costretto ad assistere a vari episodi di violenza fisica contro un genitore, generalmente contro la propria madre, fino a che costei non trova il coraggio di chiamare le forze dell'ordine, che la conducono, insieme ai figli, in un centro antiviolenza.
  Questo è un fenomeno che è molto cresciuto negli ultimi anni, soprattutto per effetto dell'immigrazione di uomini provenienti da altre culture, nelle quali non c’è un adeguato rispetto della donna. Si tratta, infatti, nella maggior parte di coppie di extracomunitari. Peraltro, queste donne sono generalmente sprovviste di una rete familiare, che consenta loro di allontanarsi con facilità dal compagno violento, sicché sono portate a resistere nella convivenza, fino a che la loro condizione di vita non divenga del tutto insostenibile. Spesso queste Pag. 181madri ritrattano le proprie accuse e dopo pochi giorni ritornano a vivere col proprio compagno violento, perché ancora legate sentimentalmente al medesimo da affetto o comunanza di vita oppure ancora perché trovano troppo limitante la vita nei centri antiviolenza.
  A volte viene sottovalutato il pericolo della violenza assistita, in quanto non lede l'integrità fisica del minore, non tenendosi però in debito conto che, come detto, questi cresce nella sofferenza e tende a diventare a sua volta un deviante, autore da grande egli stesso di violenze.
  Significativo è poi il numero di violenze anche di natura sessuale intradomestica, spesso perpetrate dal nuovo compagno della madre su di una figlia o figlio di primo letto della medesima. Sono situazioni delicatissime, nelle quali a volte la madre della minore fa fatica ad accettare la cruda realtà, non potendosi capacitare che l'uomo che ama possa essersi reso autore di un tale crimine. In alcuni casi poi ci può essere addirittura connivenza della madre, che si presta per denaro o per propria perversione a mettere il minore a disposizione del compagno per giochi sessuali.
  Proprio di recente si è scoperto in Umbria un caso gravissimo di tal genere, dove addirittura vi sono elementi che inducono a pensare che una madre avesse deciso di concepire una figlia proprio per avere insieme al compagno la disponibilità di un giocattolo sessuale.
  Casi come questo da ultimo citato sono per la verità rari rispetto a quelli, più frequenti, dove l'abuso sessuale viene posto in essere dal compagno della madre, abusando della fiducia di quest'ultima, ma non meno preoccupanti, in quanto espressione di un crescente sentire nel quale l'essere umano finisce per essere oggetto per soddisfare bisogni egoistici, piuttosto che destinatario di amore e rispetto.
  Conclude, manifestando la propria personale convinzione che la violenza contro gli esseri umani, oltre che essere punita, in quanto stridente con i valori della generalità della popolazione, andrebbe prevenuta favorendo la diffusione di tali valori.
  Così facendo ne trarrebbero beneficio non solo le persone meno fortunate, in quanto discendenti di famiglie avvezze alla violenza domestica, ma anche le potenziali vittime, che sono invece spesso estranee a tale dinamiche, nonché la società nel suo complesso, che si trova ad affrontare i costi sociali ed economici della repressione della violenza stessa.

  La dottoressa Maria DE LUZENBERGER MILNERNSHEIM sottolinea preliminarmente la necessità e l'urgenza di affrontare le questioni relative alle condizioni di vita e di crescita della popolazione minorile soprattutto in alcuni territori quali quello campano. Condivide, poi, pienamente la scelta di trattare unitariamente il fenomeno della violenza fra minorenni e quello della violenza in danno di bambini e adolescenti posto che fra di essi esistono evidenti nessi: si tratta, invero, di fatti che hanno radici culturali comuni e che molto spesso sono anche casualmente fra loro collegati tenuto conto del fatto che i minorenni violenti hanno sovente alle spalle storie di violenze familiari o comunque vivono in contesti ove è d'uso la violenza.
  È indubbio che sia le condotte violente poste in essere da minorenni in danno di loro coetanei sia quelle di persone maggiorenni su bambini e adolescenti siano significativamente più diffuse nelle tante zone degradate del distretto sul quale ha competenza il proprio ufficio di Procura ove pochi sono i segni della presenza dello Stato.
  Segnala quindi di aver potuto verificare, attraverso il confronto con i colleghi delle Procure per i minorenni dell'Italia del nord, come in queste ultime regioni sia più alta l'incidenza di una criminalità minorile legata a fenomeni di immigrazione che, invece, come fenomeno, è quasi del tutto assente in Campania ove il degrado, l'esclusione e l'assenza di ascensori sociali colpiscono anche i minorenni italiani che, in più rispetto agli stranieri, scontano una maggiore contiguità con le organizzazioni criminali che da sempre hanno utilizzato bambini e adolescenti per Pag. 182i loro traffici illeciti soprattutto nel campo degli stupefacenti. I cosiddetti «muschilli» descritti da Giancarlo Siani nel suo articolo del 1985, oggi esistono ancora e apprendono velocemente le regole del crimine organizzato.
  L'illegalità così tangibilmente diffusa in Campania favorisce la divulgazione di valori e regole proprie delle organizzazioni camorristiche, come quelle relative alla spartizione del territorio fra gruppi diversi che caratterizza l'azione di alcune bande giovanili che operano con irrefrenata e immotivata violenza secondo il principio della sopraffazione, runico che conoscano che possa fare loro guadagnare un po’ di visibilità.
  È così che nel proprio distretto la criminalità minorile appare spesso legata a quella degli adulti. Allargando lo sguardo a tutto il mondo giovanile evidenzia un dato che certamente determina dei forti fattori di rischio per i minorenni in generale: la rilevanza che ha sempre più assunto la dimensione parallela a quella reale che i ragazzi vivono nel web non è stata accompagnata da un'adeguata diffusione fra di loro delle regole di condotta da seguire né, per i genitori, dalla consapevolezza dei rischi connessi alla «libera navigazione» dei figli.
  In proposito sottolinea i danni che può provocare a un bambino/ragazzo un precoce e non filtrato accesso a contenuti violenti. Proprio i filmati della violenza dei guerrieri dell'Isis sembra che abbiano ispirato nel 2016-2017 i giovani «Barbuti» gruppo criminale composto da giovanissimi in lotta con altri gruppi criminali in quella che è stata chiamata la paranza dei bimbi.
  Certamente pericolosa per i bambini è anche l'esposizione precoce a contenuti pornografici spesso assai volgari e violenti che il web consente anche considerata l'assenza totale di educazione sessuale/educazione ai sentimenti nelle scuole.
  Fra i fattori di rischio generalizzati per le nuove generazioni certamente ci sono sia l'uso di droghe che il consumo di bevande alcoliche: in Campania soprattutto quest'ultimo è in notevole aumento.
  Con riguardo alle problematiche condizioni in cui crescono tanti bambini e ragazzi nel distretto di competenza del proprio Ufficio sottolinea la necessità di un immediato intervento in più settori. A Napoli e in larga parte dei territori delle province campane sono molte le famiglie che vivono in condizioni del tutto marginali e di grande povertà e sono pochi i servizi pubblici destinati ai minorenni e alle loro famiglie: vari comuni sono del tutto privi di servizi sociali mentre in altri, come nella città di Napoli, il loro numero è insufficiente ad affrontare la sempre più elevata complessità sociale.
  Basso il livello di scolarizzazione dei genitori ed elevato il tasso di inosservanza dell'obbligo scolastico dei ragazzi, soprattutto dopo il conseguimento del diploma di scuola secondaria di primo grado. Ancora oggi, però, manca un adeguato strumento che consenta la rilevazione dei reali dati e la precoce segnalazione dei casi di abbandono scolastico e di disfrequenza.
  Si sofferma quindi sul problema della perdurante ed immotivata assenza dai banchi di scuola di un bambino-ragazzo che oltre a essere in sé dannosa, può nascondere gravi forme di maltrattamento e incuria o il precoce avviamento al lavoro nero o ancor peggio nell'ambito di traffici illeciti.
  In proposito ricorda che all'esito dei lavori del Tavolo interistituzionale per il coordinamento delle iniziative per la prevenzione e il contrasto della violenza giovanile avviato presso la Prefettura di Napoli a seguito del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica del 16 gennaio 2018 al quale partecipò l'allora ministro dell'interno Marco Minniti, l'Ufficio scolastico regionale della Campania ha diramato in data 20 settembre 2018 una circolare avente ad oggetto procedure per il controllo della frequenza scolastica e la segnalazione degli alunni inadempienti.
  Le segnalazioni all'ufficio della Procura minorile sono così aumentate, ma – purtroppo – manca un piano che consenta di affrontare il problema in via preventiva e più generale.Pag. 183
  La procura presso il Tribunale per i minorenni di Napoli riceve, in ambito civile, parecchie segnalazioni per violenze che si consumano all'interno delle famiglie direttamente in danno di bambini e ragazzi o in danno delle madri alla presenza dei figli. Ricorda in proposito il drammatico caso che ha coinvolto la piccola Fortuna. Numerosi sono anche i casi segnalati di abuso sessuale su minorenni commessi all'interno del nucleo familiare. Per entrambi i fenomeni, però, ancora molto è il sommerso. Certamente c’è un fenomeno di prostituzione minorile nelle zone del casertano ma anche in determinati luoghi della città di Napoli ma pochi riscontri se ne hanno presso gli uffici minorili.
  Sono stati accertati più casi in cui vi è stata una cessione di neonati che, partoriti da donne straniere, sono stati poi falsamente riconosciuti da uomini italiani sposati: i bambini mediante il falso riconoscimento vengono poi inseriti nel nucleo familiare dell'uomo che li riconosce e non hanno più alcun rapporto con le madri.
  Anche per le segnalazioni civili, però, come per le denunzie in campo penale, esiste nel proprio territorio un comportamento omertoso tanto che quelle che pervengono all'ufficio di procura presso il Tribunale per i minorenni di Napoli sono circa la metà di quelle che giungono alla procura presso il Tribunale per i minorenni di Milano.
  A fronte delle descritte diffuse e plurime situazioni che determinano condizioni di pregiudizio per la popolazione minorile del distretto di Corte di appello di Napoli, del tutto insufficienti appaiono le risorse economiche che gli enti territoriali impegnano e possono impegnare nei servizi sociali e nelle azioni di supporto alle famiglie.
  In assenza del controllo e del sostegno che dovrebbero essere forniti alle famiglie dai servizi sociali, gli interventi di tutela in favore di bambini e ragazzi risultano spesso tardivi ed emergenziali.
  Si innesca così un perverso circuito che si autoalimenta: l'allontanamento del minore dal contesto familiare con collocamento in struttura protetta, talvolta inevitabile a fronte di situazioni di elevato degrado, oltre ad avere un limitato effetto risolutivo perché effettuati quando la condizione di pregiudizio ha ormai prodotto danni irreparabili per il minore, è provvedimento economicamente estremamente gravoso per le casse dei comuni tenuti al pagamento delle rette delle strutture di accoglienza (in media – rileva l'audita – la retta per ogni minore collocato è di circa ottanta euro al giorno) e quindi incide negativamente sulla possibilità di assegnazione di risorse alla cura e prevenzione del disagio.
  A suo parere un efficace strumento di intervento potrebbe essere rappresentato dall’home visiting, in quanto esso consentirebbe di intervenire sulla famiglia in modo tempestivo con supporti alla genitorialità. Un circuito perverso, inoltre, viene ad innescarsi anche a livello giudiziario: i provvedimenti emergenziali che, come detto, talvolta inevitabilmente il Tribunale per i minorenni su richiesta del pubblico ministero si trova a dover pronunziare, alimentano il senso di distanza e sfiducia nella giustizia minorile che spesso viene percepita anche nel settore civile, che è quello della prevenzione, tutela e protezione, come sostanzialmente punitiva.
  È probabilmente per questo che i privati, ma talvolta anche gli operatori della scuola, segnalano così poco frequentemente situazioni di rischio per bambini e ragazzi che arrivano, poi, all'attenzione degli uffici giudiziari solo quando hanno raggiunto limiti estremi.
  Conclude quindi formulando alcune proposte concrete di intervento. In primo luogo con riguardo al problema della dispersione scolastica sottolinea l'esigenza di intervenire sull'articolo 731 del codice penale e di rivedere contestualmente i meccanismi per la segnalazione.
  La dispersione scolastica infatti è certamente una spia del disagio di un minore e delle carenze educative del suo nucleo familiare. È d'altra parte un dato di fatto che quasi tutti i ragazzi autori di reato abbiano alle spalle percorsi scolastici accidentati Pag. 184o interrotti tanto che può dirsi certa la correlazione fra povertà educativa e devianza.
  Valutati questi elementi può certamente affermarsi che la dispersione scolastica debba oggi essere considerata come una vera e propria emergenza e che il contrasto a tale grave fenomeno sia fondamentale anche al fine di prevenire la devianza. A legislazione vigente la violazione da parte dei genitori del dovere di impartire o far impartire ai figli adeguata istruzione integra una semplice contravvenzione, ex articolo 731 del codice penale, per la quale è prevista una sanzione (fino a trenta euro di ammenda) del tutto inadeguata rispetto alla gravità del fatto.
  La norma, peraltro, come ribadito più volte dalla Corte di Cassazione ha riguardo solo all'istruzione elementare mentre resta del tutto priva di sanzione l'inosservanza dell'obbligo scolastico negli ulteriori gradi: l'articolo 8 della legge 31 dicembre 1962, n. 1859 che consentiva l'estensione della portata incriminatrice della norma anche alla scuola secondaria di primo grado, è stato infatti abrogato ad opera del decreto legislativo 13 dicembre 2010, n. 212.
  A ciò si aggiunga che l’iter previsto per le segnalazioni degli alunni inadempienti dal decreto ministeriale n. 489 del 2001 è poco rispettato ed è anche estremamente farraginoso: per fare rientrare l'alunno a scuola è infatti previsto l'intervento di più soggetti ed enti (dirigente scolastico, servizio sociale e sindaco) e solo all'esito dell’iter è prevista la segnalazione all'autorità giudiziaria.
  L'inerzia o la lentezza nella risposta anche di uno solo dei vari attori determina quindi il ritardo o anche l'omessa segnalazione del caso.
  È quindi ad avviso dell'audita urgente intervenire aumentando la sanzione prevista dall'articolo 731 del codice penale, estendendo la previsione della norma a tutto il ciclo della scuola obbligatoria e prevedendo meccanismi automatici o almeno semplificati di segnalazione (considerata l'informatizzazione dei registri delle scuole).
  Con riguardo all'emersione e all'accertamento dei casi di violenza sui minori ritiene necessario prevedere dei corsi di aggiornamento per medici, soprattutto pediatri, e insegnanti in materia di violenza sui minori. Sarebbe poi certamente utile la costituzione, almeno per ogni distretto sanitario, di équipe multidisciplinari formate da pediatri, psicologi e assistenti sociali specializzati in materia di violenza ai quali possa essere rimessa, da medici, insegnanti e assistenti sociali o dai genitori, la valutazione del disagio di bambini e ragazzi e l'approfondimento delle cause.
  Dovrebbe, quindi, porsi a carico dei genitori l'obbligo di condurre il minore dinanzi all’équipe qualora sia stato richiesto il predetto approfondimento, obbligo che potrebbe essere reso cogente introducendo in caso di inosservanza l'obbligo di segnalazione alla procura presso il Tribunale per i minorenni. Sarebbe poi utile un collegamento fra i vari pronto soccorso regionali al fine di monitorare gli accessi dei minori nei diversi presidi sanitari. Nella prassi si riscontra infatti come talvolta i genitori maltrattanti quando hanno necessità di ricorrere alle cure mediche per i figli li portino in ospedali diversi al fine di evitare che possa essere rilevata la pluralità di accessi.
  Sottolinea da ultimo la necessità di estendere il potere di arresto ovvero di accompagnamento a seguito di flagranza ex articolo 18-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 448 del 1988: i limiti edittali previsti per il potere di arresto e le modifiche introdotte in materia di cessione di sostanze stupefacenti hanno di fatto limitato molto i casi di arresto in flagranza di reato di minorenni.
  L'Istituto dell'accompagnamento a seguito di flagranza previsto dal citato articolo 18-bis, che potrebbe comunque avere una efficace valenza di stigmatizzazione per il minorenne colto in flagranza di reato è di fatto poco utilizzato per i troppo stringenti presupposti applicativi anche con riferimento alla previsione dei limiti edittali di pena. Si verifica così spesso che di fronte a condotte anche molto gravi attuate da persone minorenni ad esempio Pag. 185il porto abusivo di un'arma comune da sparo, le lesioni aggravate dall'uso di un coltello, la resistenza a pubblico ufficiale con lesioni, la polizia giudiziaria non possa fare altro che denunziarlo in stato di libertà alla procura presso il Tribunale per i minorenni e riaffidarlo ai genitori.
  Tenuto conto che per il codice di procedura minorile l'arresto è sempre facoltativo – e tale deve rimanere a proprio avviso – non ha senso imporre limiti così stringenti al potere di arresto considerato che la risposta immediata è quella in genere maggiormente recepita dai ragazzi e dà loro la possibilità di attivare subito un processo di revisione del proprio operato, presupposto indefettibile per qualsiasi intervento rieducativo. Evidenzia inoltre che, soprattutto nell'ipotesi di reato commesso in concorso con persone adulte, il mancato arresto del minorenne a fronte dell'arresto dei concorrenti maggiorenni contribuisce ad alimentare il purtroppo diffuso sentimento di impunità dei più giovani e, quindi, anche l'idea che possa essere conveniente coinvolgerli nella commissione di reati.

  Il PRESIDENTE, dopo aver ringraziato gli auditi per gli interventi svolti, dichiara aperto il dibattito.

  L'onorevole Laura CAVANDOLI (Lega), nel ricordare il contenuto del disegno di legge in materia di bullismo licenziato recentemente dalla Camera dei deputati, auspica che il Senato possa apportare al testo significativi interventi correttivi che tengano anche conto dei rilievi emersi nella seduta odierna.

  Il senatore SANTANGELO (M5S) chiede al presidente Cutrona di fornire dati più precisi sui casi di violenza sessuale e di violenza assistita, chiarendo quale sia l'incidenza in termini assoluti, e non solo percentuali, dei reati commessi da extracomunitari. Sarebbe poi opportuno chiarire se tali dati siano solo regionali o comunque espressione di un trend ravvisabile anche sul piano nazionale. Alla dottoressa Maria De Luzenberger Milnernsheim pone quesiti con particolare riguardo alla problematica della cessione di neonati, chiedendo di sapere se tale fenomeno interessi solo donne extracomunitarie o anche donne di nazionalità italiana. Anche in questo caso sarebbe opportuno comprendere se si tratti di una questione solo di carattere locale o di un problema che invece interessa l'intero territorio nazionale.

  La senatrice Maria SAPONARA (L-SP-PSd'Az) chiede alla dottoressa Maria De Luzenberger Milnernsheim quali interventi il legislatore dovrebbe porre in essere per contrastare efficacemente il problema della prostituzione minorile. Con riguardo alla questione della cessione di neonati osserva come tale condotta altro non sia che una ipotesi di maternità surrogata «in nero». Anche in relazione a tale fenomeno chiede all'audita di formulare rilievi e suggerimenti. Al presidente Cutrona chiede di formulare proposte più precise sugli interventi da adottare a livello legislativo per rafforzare il ruolo educativo delle famiglie, prima, e della scuola, poi, al fine di affrontare all'origine il problema della devianza minorile.

  L'onorevole SIANI (PD) osserva come la drammatica vicenda della piccola Fortuna – ben lungi dall'essere un caso isolato- sia l'espressione del mancato funzionamento del sistema di tutela dei minori e il risultato di un contesto nel quale pediatri ed educatori scolastici spesso non intervengono tempestivamente a fronte di evidenti segni di reiterati abusi.
  Relativamente al problema della dispersione scolastica osserva come non sia sufficiente imporre ai minori di frequentare la scuola ma sia necessario assicurare che la scuola diventi un luogo di educazione e formazione. Dopo aver svolto alcune considerazioni sull'istituto dell’home visiting, chiede alla dottoressa Maria De Luzenberger Milnernsheim come valuti l'eventuale adozione di un piano generale dell'infanzia. Chiede poi se, a suo parere, tale piano debba avere portata regionale o nazionale e quali soggetti debbano essere coinvolti.

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  L'onorevole Rosa Maria DI GIORGI (PD) sottolinea preliminarmente come l'attività conoscitiva svolta dalla Commissione parlamentare per l'infanzia sia finalizzata ad individuare misure concrete di intervento. In proposito ricorda il contenuto del contenuto del documento conclusivo della indagine conoscitiva sul bullismo e sul cyberbullismo nella quale sono stati indicati gli interventi più opportuni da adottare al fine di contrastare questi fenomeni. In questo contesto l'adozione di un piano generale dell'infanzia potrebbe rappresentare un efficace strumento di sintesi per affrontare in modo organico i problemi legati al disagio minorile. In questo contesto un ruolo di indubbio rilievo deve essere del svolto dalla scuola; sarebbe pertanto opportuno prevedere su tutto il territorio nazionale l'apertura pomeridiana degli istituti. È necessario che la scuola sia, a suo parere, un luogo di crescita. Altrettanto importante nel quadro di un piano generale dell'infanzia è l'adozione di misure volte a rafforzare il ruolo dei servizi sociali a sostegno delle famiglie. In proposito fa presente che in Francia è prevista una rete di controlli molto stringenti da parte degli assistenti sociali a favore delle famiglie all'indomani della nascita di un bambino. Si tratta di controlli finalizzati a verificare le concrete condizioni di vita del minore nel nucleo familiare. Infine è essenziale che il piano sia adeguatamente finanziato: è necessario un bilancio orientato all'infanzia. Chiede, concludendo, agli auditi di chiarire la loro posizione sull'istituto dell’home visiting e sull'eventuale adozione di un piano per l'infanzia.

  L'onorevole Veronica GIANNONE (Misto) ricorda alla Commissione di aver presentato nel corso dell'esame in prima lettura del disegno di legge in materia di bullismo alcune proposte emendative – non accolte – finalizzate ad introdurre un piano di rieducazione del minore autore di atti di bullismo basato sulla cooperazione con le amministrazioni locali e con le associazioni no profit. Chiede quindi agli auditi quale sia la loro opinione su tali proposte. Pone poi quesiti sulla problematica della violenza domestica sia diretta che assistita chiedendo in particolare in quanti casi si sia proceduto all'allontanamento del minore. Si riserva di far pervenire agli auditi per iscritto ulteriori quesiti.

  Il presidente PILLON (L-SP-PSd'Az) chiede alla dottoressa Maria De Luzenberger Milnernsheim se ritenga che oltre all'ampliamento dei casi di arresto in flagranza possa essere utile anche introdurre alcune modifiche al sistema sanzionatorio rendendo possibile l'esecuzione di pene detentive di breve periodo. Al presidente Cutrona chiede dati più precisi sul fenomeno della violenza domestica con particolare riguardo all'incidenza di famiglie extracomunitarie.

  Il PRESIDENTE, quindi, dichiara concluso il dibattito e, tenuto conto dell'imminente inizio dei lavori dell'Assemblea del Senato, invita gli auditi a far pervenire per iscritto le risposte ai quesiti posti.

  Il seguito dell'indagine conoscitiva è quindi rinviato.

Sconvocazione della seduta di domani e rinvio della missione all'Istituto penale per i minorenni di Treviso.

  Il PRESIDENTE avverte che la seduta già convocata per domani, 27 febbraio 2020, alle ore 8,30, non avrà più luogo. Informa altresì che è stata rinviata a data da destinarsi la missione presso l'Istituto penale per i minorenni di Treviso prevista per venerdì 6 marzo.

  La Commissione prende atto.

  La seduta termina alle 9.40.