CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 16 aprile 2019
176.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
COMUNICATO
Pag. 115

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 16 aprile 2019. — Presidenza della presidente Carla RUOCCO.

  La seduta comincia alle 14.35.

Documento di economia e finanza 2019.
Doc. LVII, n. 2 e Allegati.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Carla RUOCCO, presidente, ricorda che l'esame del provvedimento in Assemblea è previsto a partire dal pomeriggio di giovedì 18 aprile e che pertanto la Commissione Finanze dovrà esprimere il parere di competenza entro la giornata di domani.

  Raffaele TRANO (M5S), relatore, ricorda che la Commissione Finanze è chiamata ad esaminare, ai fini dell'espressione del parere alla Commissione Bilancio, il Documento di economia e finanza 2019 (Doc. LVII, n. 2 e Allegati).
  Considerata l'ampiezza delle tematiche affrontate dal DEF, in questa sede si limiterà ad una sintetica illustrazione degli aspetti generali del documento, nonché dei principali profili di specifica rilevanza per la Commissione Finanze.
  Al fine di richiamare il contesto decisionale in cui si inserisce il Documento, ricorda preliminarmente che, sulla base del calendario previsto nell'ambito del Semestre europeo, la legge n. 196 del 2009 (legge di contabilità pubblica) dispone che il processo di programmazione economica inizi il 10 aprile, data di presentazione alle Camere del Documento di economia e finanza (DEF), al fine di consentire al Parlamento di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per l'invio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea, del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma (PNR) contenuti nel DEF.
  Sulla base dei contenuti del DEF, la Commissione elabora le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati. Per il 2018, il 13 luglio scorso il Consiglio ECOFIN ha provveduto ad esaminare e approvare 4 raccomandazioni indirizzate all'Italia, concernenti rispettivamente:
   1) il perseguimento di un consistente sforzo di bilancio nel 2019, le riforme fiscali e il potenziamento dei sistemi elettronici di fatturazione e pagamento, nonché Pag. 116il contenimento della spesa pensionistica;
   2) la riduzione della durata del processo civile, la lotta contro la corruzione, l'applicazione della nuova disciplina sulle aziende di proprietà pubblica e il miglioramento dei servizi pubblici locali, nonché la rimozione delle restrizioni alla concorrenza;
   3) la riduzione dello stock dei crediti deteriorati e gli incentivi alla ristrutturazione e al risanamento dei bilanci delle banche, l'attuazione della riforma sull'insolvenza e il miglioramento dell'accesso delle imprese ai mercati finanziari;
   4) il rafforzamento delle politiche attive del lavoro, con l'incremento dell'efficienza dei servizi per l'impiego e l'incentivazione della partecipazione delle donne al mercato del lavoro attraverso il rafforzamento dei servizi alla famiglia; il miglioramento della spesa per investimenti per incoraggiare la ricerca, l'innovazione, le competenze digitali e le infrastrutture.

  Quanto alla struttura del DEF, questa è disciplinata dall'articolo 10 della legge di contabilità, nel quale si dispone che sia composta di tre sezioni e di una serie di allegati.
  In particolare, la prima sezione espone lo schema del Programma di Stabilità, che deve contenere tutti gli elementi e le informazioni richiesti dai regolamenti dell'Unione europea e, in particolare, dal nuovo Codice di condotta sull'attuazione del Patto di stabilità e crescita, con specifico riferimento agli obiettivi di politica economica da conseguire per accelerare la riduzione del debito pubblico.
  La seconda sezione, «Analisi e tendenze della finanza pubblica» riporta, principalmente, l'analisi del conto economico e del conto di cassa delle amministrazioni pubbliche nell'anno precedente; le previsioni tendenziali a legislazione vigente, almeno per il triennio successivo, dei flussi di entrata e di uscita del conto economico e del saldo di cassa; l'indicazione delle previsioni a politiche invariate per i principali aggregati del conto economico della PA riferite almeno al triennio successivo; le informazioni di dettaglio sui risultati e sulle previsioni dei conti dei principali settori di spesa, con particolare riferimento a quelli relativi al pubblico impiego, alla protezione sociale e alla sanità, al debito delle amministrazioni pubbliche ed al relativo costo medio, nonché all'ammontare della spesa per interessi del bilancio dello Stato correlata a strumenti finanziari derivati; le informazioni, infine, sulle risorse destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate, con evidenziazione dei fondi nazionali addizionali.
  La terza sezione reca, infine, lo schema del Programma Nazionale di riforma (PNR) che, in coerenza con il Programma di Stabilità, contiene gli elementi e le informazioni previsti dai regolamenti dell'Unione europea e dalle specifiche linee guida per il Programma nazionale. In tale ambito sono indicati: lo stato di avanzamento delle riforme avviate, con indicazione dell'eventuale scostamento tra i risultati previsti e quelli conseguiti; gli squilibri macroeconomici nazionali e i fattori di natura macroeconomica che incidono sulla competitività; le priorità del Paese, con le principali riforme da attuare, i tempi previsti per la loro attuazione e la compatibilità con gli obiettivi programmatici indicati nel Programma di stabilità; i prevedibili effetti delle riforme proposte in termini di crescita dell'economia, di rafforzamento della competitività del sistema economico e di aumento dell'occupazione.
  Passando quindi a illustrare il contenuto del DEF 2019, evidenzia che questo si articola in 6 capitoli, relativi, rispettivamente, al quadro complessivo e agli obiettivi di politica di bilancio, al quadro macroeconomico, alla sensitività e sostenibilità delle finanze pubbliche, alla qualità delle finanze pubbliche e agli aspetti istituzionali delle finanze pubbliche.
  Sintetizzando in brevi termini il contenuto dei capitoli da I a VI, evidenza come l'andamento dell'economia mondiale nel 2018 è stato caratterizzato da un rallentamento della crescita, dovuto principalmente Pag. 117ad un minor dinamismo del commercio internazionale, che aveva invece giocato un ruolo fortemente propulsivo nell'anno precedente.
  Sul piano della politica monetaria, il DEF ricorda che a fine 2018 si è conclusa la fase di espansione del bilancio della Banca Centrale Europea (BCE) mediante il programma di Quantitative Easing (QE), che era stato un fattore importante a sostegno della crescita dell'Area. Tuttavia, in presenza di segnali di indebolimento ciclico e al permanere di un tasso di inflazione al di sotto dell'obiettivo del 2 per cento, la BCE ha annunciato nuove operazioni di rifinanziamento a lungo termine.
  Per quanto riguarda le prospettive dell'Area dell'euro, il DEF rileva che le ultime indagini sul clima di fiducia degli operatori indicano che nel breve termine l'area dell'euro rimarrà in una condizione di crescita lenta. Nel complesso, le principali organizzazioni internazionali prevedono che la crescita dell'area continui a tassi relativamente modesti nell'anno in corso, con una graduale stabilizzazione del ciclo negli anni successivi.
  L'analisi del quadro macroeconomico italiano relativo all'anno 2018 e le previsioni tendenziali per l'anno in corso e per il periodo 2020-2022 riflettono i segnali di rallentamento della ripresa dell'economia italiana, in un contesto di debolezza economica internazionale.
  Con riferimento al 2018, il DEF evidenzia come la crescita dell'economia è proseguita per il quinto anno consecutivo, registrando un aumento del PIL reale nel complesso dello 0,9 per cento nel 2018, tuttavia in discesa rispetto all'1,6 per cento registrato del 2017.
  L'indebolimento della dinamica è derivato da un netto ridimensionamento del contributo positivo della domanda interna, e in particolare della componente dei consumi privati. L'andamento delle esportazioni ha segnato una decelerazione e l'apporto della domanda estera netta al PIL è divenuto lievemente negativo. Tale rallentamento è principalmente dovuto – spiega il DEF – a fattori esterni, quali la forte flessione della crescita del commercio mondiale e la caduta della produzione industriale in Europa, in particolare in Germania. A questi fattori esterni si è inoltre sommato a partire dal secondo trimestre un marcato rialzo dei rendimenti sui titoli di Stato, che si è accompagnato ad una maggiore cautela da parte di imprese e famiglie. La crescita dei consumi delle famiglie si è, infatti sostanzialmente arrestata a partire dal secondo trimestre, mentre gli investimenti fissi lordi si sono complessivamente ridotti nella seconda metà dell'anno, la propensione al risparmio è aumentata nel corso dell'anno, sottolinea il DEF, attestandosi tuttavia all'8,0 per cento, al di sotto della media degli ultimi 10 anni (9,0 per cento).
  Il DEF evidenzia poi la prosecuzione nel 2018 della dinamica di espansione dei prestiti al settore privato (società non finanziarie e famiglie), iniziata nel 2016, dopo quattro anni di contrazione. I tassi d'interesse continuano a rimanere su livelli contenuti e stabili. La qualità del credito continua a migliorare e si è ulteriormente ridotta l'incidenza dei prestiti deteriorati.
  Quanto al mercato del lavoro, i dati per il 2018 confermano la prosecuzione della tendenza favorevole, nonostante l'inversione di tendenza registrata nel secondo semestre dell'anno: la crescita degli occupati è stata dello 0,9 per cento e il tasso di disoccupazione si è ridotto di 0,6 punti percentuali rispetto al 2017, scendendo al 10,6 per cento. Con riferimento, infine, all'evoluzione dei prezzi, nel 2018 l'inflazione è rimasta sostanzialmente sui livelli dell'anno precedente (1,2 per cento rispetto all'1,3 per cento).
  Per quel che concerne le previsioni, nel DEF 2019 le stime tendenziali incorporano le misure previste dalla Legge di Bilancio per il 2019, come il Reddito di cittadinanza e le misure pensionistiche del decreto-legge n. 4/2019 (Quota 100), nonché dell'aumento delle aliquote IVA a gennaio 2020 e a gennaio 2021 e di un lieve rialzo delle accise sui carburanti a gennaio 2020.
  Nel quadro tendenziale, la previsione di crescita del PIL in termini reali per il 2019 Pag. 118è rivista al ribasso di 0,9 punti percentuali, allo 0,1 per cento rispetto allo 1,0 per cento prospettato a dicembre scorso. Negli anni successivi, il DEF prevede che il tasso di crescita reale progredisca gradualmente allo 0,6 per cento nel 2020 e allo 0,7 per cento nel 2021, fino allo 0,9 per cento nel 2022, mantenendosi al di sotto del profilo tracciato a dicembre scorso.
  Contestualmente alla pubblicazione del DEF, il Governo ha approvato due decreti legge contenenti misure di stimolo agli investimenti privati e delle amministrazioni territoriali (decreto-legge «Crescita») e misure volte a snellire le procedure di approvazione delle opere pubbliche e di progetti di costruzione privati (decreto-legge «Sblocca Cantieri»), che vengono considerate per la predisposizione delle stime del quadro programmatico. L'impatto complessivo dei due provvedimenti sull'economia viene prudenzialmente stimato in 0,1 punti percentuali di crescita aggiuntiva del PIL reale nel 2019, che porta la crescita del PIL nello scenario programmatico allo 0,2 per cento, rispetto allo 0,1 per cento dello scenario tendenziale. Per gli anni successivi, la previsione sale allo 0,8 nel 2020 e nel 2021. Nel 2022 la crescita risulterebbe inferiore a quella tendenziale per 0,1 punti percentuali (da 0,9 a 0,8 per cento), in ragione – secondo il DEF – di un obiettivo di deficit più sfidante.
  Per quanto riguarda il consuntivo 2018, si segnala un indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni per il 2018 pari al 2,1 per cento del Pil.
  Nel 2018 le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche registrano, rispetto all'anno 2017, un incremento in valore assoluto di 12,5 miliardi di euro (da 803,6 miliardi a 816,1 miliardi di euro). Poiché l'incremento (+1,6 per cento) risulta, in proporzione, lievemente inferiore a quello del Pil nominale (+1,7 per cento), l'andamento delle entrate totali rispetto al prodotto interno lordo registra una contrazione, attestandosi al 46,4 per cento del Pil (-0,1 punti percentuali rispetto al 2017). In particolare, le entrate correnti evidenziano, rispetto al 2017, un incremento di circa 15,4 miliardi (+1,9 per cento), determinato dall'aumento delle imposte indirette, soprattutto dell'IVA (+2,1 per cento) e dei contributi sociali (+4,2 per cento), parzialmente compensato dalla contrazione delle imposte dirette (-0,7 per cento).
  In rapporto al Pil, le entrate correnti registrano un incremento di 0,1 punti percentuali, passando dal 46,1 per cento al 46,2 per cento del prodotto interno lordo. La pressione fiscale nel 2018 conferma il valore del 2017, attestandosi al 42,1 per cento del Pil.
  Le spese si attestano nel 2018 a 853.618 milioni, in aumento dell'1 per cento rispetto al dato 2017, allorché l'analogo valore era stato di 844.895 milioni, in aumento (+2 per cento) rispetto al dato 2016. Nel complesso, rispetto al PIL, le spese finali diminuiscono la loro incidenza, passando dal 48,9 per cento del 2017 al 48,6 per cento del 2018.
  Per quanto attiene al nuovo quadro previsionale, il conto economico esposto dal DEF evidenzia per il 2019 un indebitamento netto pari al 2,4 per cento del Pil (42,1 miliardi), che scende al 2 per cento nel 2020, all'1,8 nel 2021 e all'1,9 nel 2022.
  Il saldo primario, positivo in tutti gli esercizi, aumenta la propria incidenza rispetto al Pil dall'1,6 per cento del 2020 all'1,9 per cento nel 2021 fino a raggiungere il 2,0 per cento nel 2022.
  Anche le entrate totali sono stimate in crescita, da 827,6 miliardi nel 2019 a 892,9 miliardi nel 2022. Le entrate tributarie in rapporto al Pil sono attese scendere al 28,5 per cento nel 2019 (rispetto al 28,7 per cento del 2018), per aumentare al 29,4 per cento per ciascuno degli anni 2020 e 2021 e diminuire nuovamente al 29,2 per cento nell'anno successivo. In proposito il DEF segnala che la riduzione del 2019 sconta gli effetti dei provvedimenti introdotti con la legge di bilancio 2019 che ha previsto, tra l'altro, la disattivazione delle clausole di salvaguardia, l'estensione dell'ambito di applicazione del regime forfettario agevolato e la tassazione a favore delle imprese che reinvestono gli utili in beni strumentali e per l'incremento dell'occupazione nonché l'aumento della deducibilità IMU Pag. 119sugli immobili strumentali e la proroga al 2019 delle detrazioni fiscali delle spese destinate alla riqualificazione energetica.
  Infine, la pressione fiscale si riduce lievemente nel 2019 (42 per cento in luogo del 42,1 per cento nel 2018), si attesta al 42,7 per cento negli anni 2020 e 2021 per poi scendere al 42,5 per cento nel 2022. Tale andamento, evidenzia il Documento, riflette l'entrata a regime degli incrementi delle imposte indirette previsti a legislazione vigente (clausole di salvaguardia), in mancanza di misure compensative di spesa o di entrata.
  Con riferimento agli ambiti di diretto interesse della Commissione Finanze, ricorda che, per quanto riguarda il settore fiscale, nella raccomandazione 1 la Commissione – dopo avere rilevato che nessun progresso è stato realizzato nel 2018 riguardo all'alleggerimento della pressione fiscale sui fattori produttivi, alla revisione delle agevolazioni fiscali e alla riforma del sistema catastale, mentre progressi limitati si sono avuti nel potenziamento delle fatturazioni e dei pagamenti elettronici obbligatori – raccomanda che si sposti la pressione fiscale dal lavoro, in particolare riducendo le agevolazioni fiscali e riformando i valori catastali non aggiornati, e che si intensifichino gli sforzi per ridurre l'economia sommersa, in particolare potenziando i pagamenti elettronici obbligatori mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti.
  In tema di tassazione, il Governo attribuisce un ruolo centrale alla riduzione della pressione fiscale sui redditi per la creazione di un clima più favorevole alla crescita.
  La pressione fiscale, che nel 2018 si è attestata al 42,1 per cento del PIL, rimane infatti elevata, ma il Governo intende agire per ridurla gradualmente su famiglie e imprese, anche grazie alle azioni di contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale.
  Per il 2019 è stata introdotta una prima riduzione attraverso l'estensione del regime forfetario (fino a 65.000 euro di ricavi), sostitutivo di IRPEF e IRAP, che assoggetta all'aliquota del 15 per cento una base imponibile forfettizzata (i soggetti che aderiscono a questo regime agevolato sono anche esentati dal versamento dell'IVA). A partire dal 1o gennaio 2020, un'imposta sostitutiva dell'IRPEF e dell'IRAP con aliquota del 20 per cento sarà applicata a imprenditori individuali e lavoratori autonomi con ricavi compresi tra 65.000 e 100.000 euro.
  Inoltre per incentivare gli investimenti, il cd. decreto-legge crescita, in via di emanazione, consente alle imprese di beneficiare di una riduzione dell'aliquota IRES e IRPEF applicabile agli utili non distribuiti.
  Segnala che tale norma è già contenuta nella legge di bilancio 2019 (commi 28-34) che prevede – dal periodo d'imposta successivo al 31 dicembre 2018 – l'applicazione di un'aliquota IRES agevolata al 15 per cento (in luogo dell'ordinaria 24 per cento) a una parte del reddito delle imprese che incrementano i livelli occupazionali ed effettuano nuovi investimenti, nonché l'applicazione di tale agevolazione alle imprese soggette a IRPEF.
  L'azione di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, fondamentale nell'assicurare l'equità del prelievo e tutelare la concorrenza tra le imprese, sarà perseguito attraverso il potenziamento di nuove tecnologie per effettuare controlli mirati.
  Dall'analisi della Relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva 2018, emerge che per il triennio 2014-2016 – per il quale si dispone di stime complete per tutte le imposte e contributi considerati – il tax gap complessivo è stato pari a circa 109 miliardi, di cui 97,6 miliardi di mancate entrate tributarie e 11,4 miliardi di mancate entrate contributive.
  Nel 2019, il Governo si impegna a monitorare – attraverso la Commissione che redige la predetta relazione – l'applicazione dei recenti interventi adottati per la prevenzione e il contrasto dell'evasione, come l'inserimento del canone RAI nella bolletta elettrica e la fatturazione elettronica.
  Sul punto il Governo rileva che con l'introduzione dal 1o gennaio dell'obbligo di fatturazione elettronica tra operatori Pag. 120economici e dal 1o luglio 2019 dell'obbligo di invio telematico dei corrispettivi (per i soggetti con un volume d'affari superiore a 400.000 euro), le basi dati saranno alimentate da nuovi flussi informativi utilizzabili per incentivare l'adempimento dei contribuenti. A tale proposito si rileva che già nel primo mese di operatività dell'obbligo di fatturazione elettronica sono più che raddoppiate le fatture elettroniche inviate all'Agenzia delle Entrate: i dati mostrano un trend in forte ascesa, con 228 milioni di file inviati da parte di oltre 2,3 milioni di operatori.
  Il Governo rappresenta come con il decreto-legge n. 119 del 2018 (decreto fiscale) sono state introdotte disposizioni volte ad agevolare la chiusura delle posizioni debitorie aperte, per consentire all'attività di riscossione ordinaria di riprendere con maggiore efficienza. Lo stesso obiettivo viene perseguito con riguardo al contenzioso, favorendo la chiusura delle liti pendenti Nel 2019 sarà valutata la possibilità di introdurre misure simili anche per le posizioni debitorie delle imprese.
  Il medesimo decreto fiscale ha disposto inoltre che dal 1o luglio 2019 il processo telematico diventerà obbligatorio anche in materia tributaria, una giurisdizione che ha un notevole impatto economico per cittadini e imprese: il valore economico delle controversie tributarie attivate nel 2018 è stato pari ad oltre 24 miliardi, mentre il valore dei giudizi pendenti, nei due gradi di giudizio al 31 dicembre del medesimo anno, si attesta a circa 43 miliardi.
  Tra gli interventi in materia fiscale adottati con la legge di bilancio 2019, il DEF ricorda la sterilizzazione per il 2019 dell'aliquota IVA ridotta del 10 per cento e dell'aliquota IVA ordinaria del 22 per cento, con un impatto di circa 12,5 miliardi; la proroga delle detrazioni per interventi di efficienza energetica, ristrutturazione edilizia e per l'acquisto di mobili e grandi elettrodomestici, nonché per interventi di sistemazione a verde. In materia di tassazione immobiliare, si segnalano l'aumento dal 20 per cento al 40 per cento della deducibilità dell'IMU sugli immobili strumentali dal reddito di impresa e di lavoro autonomo, l'introduzione della cedolare secca anche per le locazioni degli immobili commerciali (categoria C/1 entro i 600 mq), l'estromissione agevolata dell'immobile strumentale dell'imprenditore individuale e la rivalutazione del valore dei terreni (e delle partecipazioni), agli effetti della determinazione delle plusvalenze.
  Il Governo richiama anche la proposta di legge C. 1074 sulle semplificazioni fiscali – il cui esame da parte della nostra Commissione in sede referente si è appena concluso e che è attualmente all'attenzione dell'Assemblea – che ha l'obiettivo di modificare il calendario fiscale e snellire gli adempimenti dichiarativi e comunicativi. Tra le misure contenute nel testo vi sono il divieto per l'amministrazione finanziaria di chiedere ai contribuenti, in sede di controllo formale delle dichiarazioni dei redditi, certificazioni e documenti relativi a informazioni disponibili nell'anagrafe tributaria; l'ampliamento dell'ambito operativo del versamento unitario F24; misure agevolative, sotto forma di abbuoni sui prezzi e di credito d'imposta, per incoraggiare l'aumento della percentuale di imballaggi riutilizzabili o avviati al riciclo immessi sul mercato e benefici finanziari e fiscali, sotto forma di crediti d'imposta per l'acquisto di prodotti da riciclo e da riuso.
  Per quanto invece attiene al settore bancario e finanziario, la Raccomandazione n. 3 invita a mantenere il ritmo della riduzione dell'elevato stock di crediti deteriorati e sostenere ulteriori misure di ristrutturazione e risanamento dei bilanci delle banche, anche per gli istituti di piccole e medie dimensioni, e attuare tempestivamente la riforma in materia di insolvenza. Viene inoltre sottolineata la necessità di migliorare l'accesso delle imprese ai mercati finanziari.
  A livello europeo, l'Italia sta contribuendo alla discussione in corso sul completamento dell'Unione bancaria e dell'Unione del mercato dei capitali, sostenendo Pag. 121allo stesso tempo la revisione delle modalità di realizzazione del progetto stabilite in passato.
  A livello nazionale, l'obiettivo primario indicato dal Governo è rendere pienamente effettivo il principio costituzionale della tutela del risparmio. In tale direzione, sono stati presi provvedimenti volti consentire il rimborso a favore degli investitori che hanno subito un danno ingiusto nella prestazione di servizi di investimento da parte di banche poste in liquidazione.
  Inoltre, in linea con quanto raccomandato dalla Commissione, viene indicata la necessità di proseguire con l'azione di riduzione dei crediti deteriorati intrapresa dal sistema bancario italiano.
  Nel 2018 l'incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti erogati dalle banche italiane ha continuato a ridursi, sia al lordo sia al netto delle rettifiche, raggiungendo a dicembre rispettivamente l'8,7 e il 4,3 per cento (dai livelli di 11,5 e 6,1 per cento nel 2017). Alla diminuzione hanno contribuito il calo del flusso dei nuovi crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti (che ha raggiunto un minimo storico) e l'attuazione dei piani di cessione delle posizioni in sofferenza.
  Un ruolo significativo nella riduzione dei crediti deteriorati viene assegnato dal Governo alle misure disposte con decreto- legge n. 18 del 2016, con il quale è stato autorizzato, a seguito della positiva decisione della Commissione europea, uno schema per la concessione della garanzia dello Stato sulla cartolarizzazione di crediti classificati come sofferenze nel bilancio delle banche e degli intermediari finanziari (Garanzia sulle cartolarizzazioni delle sofferenze – GACS), che ha contribuito al miglioramento delle condizioni sul mercato secondario dei crediti deteriorati. Alla luce della positiva esperienza riscontrata, la misura è stata confermata nell'ambito del decreto-legge n. 22 del 2019 (cd. Brexit), con alcune modifiche suggerite dall'esperienza di concreta attuazione dello schema, e sarà operativa subordinatamente alla positiva autorizzazione della Commissione europea.
  Con riferimento all'attuazione delle riforme delle banche di credito cooperativo (BCC) e delle banche popolari, il Governo segnala che tutte le banche popolari sono state trasformate in società per azioni, fatta eccezione per due (per una delle quali la procedura è stata sospesa, essendo in corso un appello alla Corte di Giustizia UE). Allo stesso tempo, la riforma delle BCC è giunta al suo pieno completamento, con il consolidamento di circa 230 banche in due grandi gruppi significativi ai sensi del Regolamento Ue n. 1024 del 2013 e la costituzione di un sistema di garanzia istituzionale (IPS – Institutional Protection Scheme) da parte delle BCC della regione Alto Adige, come consentito dalle modifiche alla legge di riforma del settore bancario cooperativo apportate nella seconda metà del 2018.
  Infine il Governo intende dedicare un'attenzione specifica all'utilizzo delle nuove tecnologie mediante l'istituzione presso il MEF di un Comitato di Coordinamento per il Fintech (prestazione di servizi bancari e finanziari con l'impiego di tecnologie innovative) che possa favorire anche la partecipazione attiva ai lavori dell'Unione europea e degli organismi internazionali competenti.

  Carla RUOCCO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta già convocata per la giornata di domani.

  La seduta termina alle 14.45.