CAMERA DEI DEPUTATI
Lunedì 10 settembre 2018
55.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
Pag. 59

SEDE CONSULTIVA

  Lunedì 10 settembre 2018. — Presidenza del presidente, Luigi GALLO, indi della vicepresidente Giorgia LATINI. — Interviene il sottosegretario per l'istruzione, l'università e la ricerca Lorenzo Fioramonti.

  La seduta comincia alle 10.

Sulla pubblicità dei lavori

  Luigi GALLO, presidente, ricorda che è stato chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante gli impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

DL 91/2018: Proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
C. 1117 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alle Commissioni riunite I e V).
(Esame e conclusione – Parere favorevole con condizione).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Luigi GALLO, presidente, ricorda che il decreto-legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Aula a partire da domani e che, pertanto, le Commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio ne concluderanno l'esame oggi. Pertanto, secondo quanto concordato in sede di ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, la Commissione dovrà esprimere il proprio Pag. 60parere nella seduta corrente, per dare modo alle Commissioni I e V di acquisire il parere in tempo utile.

  Rossano SASSO (Lega), relatore, premette che la Commissione è chiamata a esprimere alle Commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio il parere sui profili di propria competenza del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Il provvedimento, come noto, è stato già esaminato dal Senato, che vi ha apportato diverse modifiche, anche di competenza della VII Commissione.
  Passando alle disposizioni di diretto interesse della VII Commissione, si sofferma sull'articolo 4, comma 1, che proroga dal 30 settembre 2018 al 31 dicembre 2019 il termine entro il quale il CIPE deve individuare le modalità di impiego delle risorse finanziarie già destinate all'edilizia scolastica e resesi disponibili a seguito di definanziamenti, fermo restando che tali risorse devono essere comunque utilizzate per l'edilizia scolastica. Specifica che trattasi di risorse destinate a specifici interventi di edilizia previsti nell'ambito del Piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici istituito dalla legge n. 289 del 2002. Questa prevede che le somme che si rendono disponibili per effetto del definanziamento di interventi inizialmente programmati, ma non avviati per tempo – sempreché non siano stati assunti obblighi giuridicamente vincolanti – sono destinate dal CIPE ad altri interventi di edilizia scolastica nelle medesime regioni i cui territori sono oggetto dei definanziamenti. Il termine inizialmente previsto per il CIPE era il 31 dicembre 2017, poi posticipato al 30 settembre 2018 e ora al 31 dicembre 2019. Secondo la relazione del Governo, il rinvio è dovuto alle lunghe tempistiche necessarie per l'individuazione degli interventi da finanziare e per la riassegnazione dei fondi. Tra l'altro il CIPE deve acquisire dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti l'entità dei definanziamenti e deve raggiungere con le competenti Regioni un'intesa sulla nuova programmazione.
  Il comma 1 dell'articolo 6 – modificato dal Senato – proroga dal 6 agosto al 31 ottobre 2018 il termine entro il quale la commissione esaminatrice per il conferimento dell'abilitazione scientifica nazionale (ASN) deve concludere la valutazione delle domande di abilitazione pervenute nel V quadrimestre. La procedura dovrebbe per legge chiudersi entro tre mesi dalla fine del quadrimestre, intervenuta il 6 aprile, ma – come il Governo evidenzia nella relazione di accompagnamento – nel quadrimestre dicembre-aprile è stato registrato il numero di domande più alto della tornata 2016-2018.
  In merito al comma 2 dell'articolo 6, evidenzia che esso rinnova per l'anno accademico 2018-2019 la possibilità di attingere alle specifiche graduatorie nazionali ad esaurimento per l'attribuzione degli incarichi di insegnamento a tempo indeterminato e a tempo determinato nelle Istituzioni di alta formazione e specializzazione artistica e musicale (AFAM). Ricorda che la possibilità di attingere a quelle graduatorie, originariamente prevista solo per l'anno accademico 2013-2014, era già stata estesa agli anni accademici successivi, fino a quello 2017/2018. La relazione del Governo evidenzia che la ulteriore proroga si rende necessaria nelle more dell'adozione del Regolamento sul reclutamento del personale docente delle AFAM previsto dalla legge n. 508 del 1999. L’iter del regolamento – viene precisato nella relazione – dovrebbe essere completato in tempo utile per le assunzioni del prossimo anno accademico 2019/2020.
  L'articolo 6, comma 3, consente di coprire eventuali carenze di personale nelle scuole italiane all'estero utilizzando anche nel prossimo anno scolastico le graduatorie in vigore nell'anno scolastico appena terminato: questo nelle more della piena applicazione della nuova disciplina sulle scuole italiane all'estero introdotta dal decreto legislativo n. 64 del 2017, che ha stabilito tra l'altro nuove procedure per la selezione del personale da inviare all'estero e per la formazione delle relative graduatorie. La nuova disciplina avrebbe dovuto essere applicata dall'anno scolastico Pag. 612018-2019, tuttavia – evidenzia il Governo nella relazione tecnica – l'invio all'estero del personale deve essere disposto con alcuni mesi di anticipo rispetto all'inizio dell'anno scolastico, onde consentire al personale e alle relative famiglie di organizzare il trasferimento. Si tratta nel complesso di circa 183 posti, compresi 40 nelle scuole statali all'estero e 28 nelle scuole europee.
  I commi da 3-bis a 3-quater del medesimo articolo 6 – introdotti dal Senato con l'approvazione dell'emendamento 6.3 (testo 2) presentato da senatori della componente Liberi e uguali – modificano in alcuni aspetti la disciplina relativa alla durata dell'incarico del personale impiegato nelle scuole italiane all'estero. Il comma 3-quinquies dell'articolo 6 – anch'esso introdotto dal Senato con il citato emendamento di Liberi e uguali – prevede che i docenti che hanno conseguito l'abilitazione entro l'anno accademico 2017/2018 possono inserirsi nella fascia aggiuntiva delle graduatorie a esaurimento (GAE), che in tal modo vengono sostanzialmente riaperte. Tale facoltà è estesa anche ai docenti in possesso di diploma magistrale o d'insegnamento tecnico-professionale conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002. Si demanda al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di individuare con proprio decreto i termini per l'inserimento nelle graduatorie aggiuntive.
  Invita a ritenere l'approvazione di quest'ultima disposizione da parte del Senato un incidente di percorso. Come infatti immediatamente chiarito dal senatore Borghesi – presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato e lì relatore sul provvedimento – la volontà della maggioranza rispetto ai diplomati magistrati è quella di individuare una soluzione nel rispetto della giurisprudenza del Consiglio di Stato, laddove la norma introdotta nel decreto proroga termini non va in tale direzione e anzi crea nuove difficoltà, senza peraltro risolvere il problema alla radice. Per questo fin da subito era stata preannunciata la volontà della maggioranza di sopprimere il comma in questione in occasione dell'esame del decreto-legge alla Camera. I relatori nelle Commissioni I e V hanno conseguentemente presentato un emendamento soppressivo in tal senso (6.60), che elimina dal testo la norma sui diplomati magistrali, unitamente alle norme appena richiamate sul personale impiegato nelle scuole italiane all'estero. L'emendamento è stato approvato dalle Commissioni I e V in sede referente.
  Ricorda che sulla posizione dei diplomati magistrali era già intervenuto – prima che il Senato approvasse la norma di cui si è detto – l'articolo 4 del decreto-legge n. 87 del 2018 (cosiddetto decreto «dignità»), oggetto di modifiche migliorative apportate dalla Camera a luglio. L'articolo ha disposto misure per salvaguardare la continuità didattica durante l'anno scolastico 2018/2019 cercando di porre rimedio ai problemi derivanti dalla sentenza dell'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato n. 11 del 2017, con la quale è stato stabilito che il possesso del solo diploma magistrale, anche quando conseguito entro l'anno scolastico 2001/2002, non costituisce titolo sufficiente per l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento (GAE) del personale docente e quindi per l'insegnamento. Il decreto «dignità», come modificato dalla Camera, ha previsto che il Ministero può trasformare i contratti di lavoro con i docenti diplomati che dovessero decadere a seguito di provvedimenti giurisdizionali in linea con la decisione del Consiglio di Stato in contratti di lavoro a tempo determinato con termine finale non posteriore al 30 giugno 2019. Inoltre, ha previsto una procedura concorsuale straordinaria per la copertura di parte dei posti vacanti e disponibili nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria riservata agli stessi docenti diplomati magistrali, nonché ai laureati in Scienze della formazione primaria, in possesso di requisiti minimi di servizio presso le scuole.
  I commi 3-sexies e 3-septies dell'articolo 6 – anche questi introdotti dal Senato – differiscono dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018 il termine ultimo per l'adeguamento Pag. 62alla normativa antincendio delle strutture adibite a servizi scolastici e ad asili nido.
  Il comma 3-novies – introdotto dal Senato nell'articolo 6 – proroga dal 31 agosto al 31 dicembre 2018 il termine entro il quale ogni immobile adibito ad uso scolastico situato nelle zone a rischio sismico classificate 1 e 2 deve essere sottoposto a verifica di vulnerabilità sismica, con priorità per quelli situati nei comuni del centro Italia colpiti dai terremoti del 2016 e del 2017 in Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria.
  Due emendamenti (6.62 e 6.64) presentati dai relatori nelle Commissioni I e V della Camera e da queste approvati introducono in questo articolo 6 un comma 3-decies, che rimanda di un anno l'applicazione di alcune disposizioni concernenti i requisiti per l'ammissione dei candidati all'esame di Stato. Più precisamente, viene differita l'applicazione delle norme che prevedono come requisiti la partecipazione alle prove INVALSI dell'ultimo anno e lo svolgimento dell'attività di alternanza scuola-lavoro (norme di cui all'articolo 13, comma 2, lett. b) e c) del decreto legislativo n. 62 del 2017). Per effetto delle modifiche, tali requisiti saranno necessari soltanto dal 1o settembre 2019, e non più dal 1o settembre 2018, come ad oggi previsto. Un altro emendamento dei relatori (6.63), anch'esso approvato dalle Commissioni I e V, proroga al 31 dicembre 2018 il termine entro cui i docenti possono utilizzare le risorse messe loro a disposizione per l'anno scolastico 2016-2017 tramite la cosiddetta Carta elettronica per l'aggiornamento e la formazione.
  L'articolo 7 interviene sulla disciplina del cosiddetto bonus cultura: tenendo conto dei rilievi espressi dal Consiglio di Stato con il parere 15 giugno 2018, n. 1546, l'estensione del bonus ai ragazzi che compiono diciotto anni nel 2018 viene disposta con norma di legge. Ricorda che la legge di bilancio 2018 ha rifinanziato l'iniziativa per il 2018 e per il 2019 con 290 milioni di euro annui, ma il Consiglio di Stato, con il parere già ricordato, ha chiarito che è necessaria una fonte normativa primaria per legittimare l'intervento in favore della platea dei nuovi beneficiari, in coerenza con la conferma dello stanziamento finanziario, cui provvede l'articolo 7 del decreto legge n. 91.
  Infine, l'articolo 10 interviene sulle norme che disciplinano la realizzazione dell'Universiade di Napoli 2019. Ricorda in breve che le Universiadi (Olimpiadi Universitarie) sono una manifestazione sportiva multidisciplinare rivolta ad atleti universitari provenienti da ogni parte del mondo e che la Regione Campania ha ottenuto dalla FISU (Federazione Internazionale Sport Universitari) il 5 marzo 2016 la designazione di Napoli a sede dell'evento del 2019, che si svolgeranno dal 3 al 14 luglio 2019. Il decreto in esame modifica la disciplina relativa alle Universiadi di Napoli in quattro ambiti: viene prorogato dal 30 aprile al 31 maggio 2019 il termine per la consegna delle opere previste nel piano degli interventi necessari per l'evento; viene individuato nel Direttore dell'Agenzia regionale Universiade 2019 il Commissario straordinario per l'attuazione del piano degli interventi necessari; viene stabilito che per gli interventi da realizzare nel territorio del comune di Napoli il Commissario debba procedere d'intesa con il sindaco della città; vengono infine date disposizioni in ordine alla composizione della cabina di coordinamento per l'attuazione del piano.

  Valentina APREA (FI), dopo aver invitato i colleghi ad una profonda riflessione sul difficile avvio dell'anno scolastico nella città di Genova in seguito al drammatico evento occorso il 14 agosto scorso, afferma che dal decreto-legge in esame provengono cattivi segnali e condanna in particolare l'atteggiamento incostante del Governo in materia di vaccini. Non condivide poi le norme del decreto sui docenti: si aspettava una presa di posizione più netta con l'emanazione di bandi di concorso che favorissero un ricambio generazionale. Si continua, invece, ad assumere in ruolo insegnanti con oltre sessant'anni di età, i quali, tra l'altro, hanno grande difficoltà ad adeguarsi alle nuove modalità tecnologico-digitali Pag. 63di insegnamento. Lamenta, quindi, la mancanza di docenti qualificati di matematica, scienze e inglese, materie il cui insegnamento continua ad essere affidato a personale supplente.
  Esprime la propria contrarietà al ricorso, da parte del Governo, a provvedimenti eterogenei nel contenuto per introdurre misure in campo scolastico, quali quelle recate dal decreto in esame all'articolo 6. In tal modo si sottrae alla Commissione – che di questi provvedimenti non è assegnataria in sede referente – la possibilità di intervenire in sede primaria su questioni riguardanti il mondo dell'istruzione, le cui riforme richiedono confronti, monitoraggi e l'analisi di dati specifici.
  Stigmatizza l'azzeramento, attraverso modifiche approssimative che vengono discusse in Commissioni diverse dalla VII, di processi di riforma iniziati da tempo, sui quali sono state investite risorse finanziarie e umane. Si riferisce, in particolare, alla norma sull'INVALSI, che, differendo di un anno l'applicazione della norma che prevede la partecipazione alle relative prove come requisito per l'ammissione dei candidati all'esame di Stato, vanifica tutto il lavoro svolto fino a questo momento per essere allineati con i processi già in atto negli altri Paesi europei, e questo proprio alla vigilia della entrata a regime della nuova disciplina. Definisce questa scelta una marcia indietro pericolosa che priva il mondo della scuola di un sistema di misurazione oggettivo, necessario anche per le future decisioni in materia di investimenti. Analogamente, sull'alternanza scuola-lavoro, rileva che essa viene effettuata in tutti i Paesi europei e che il suo fine è quello di introdurre i ragazzi nel mondo del lavoro, e non in quello dell'assistenza attraverso un reddito di cittadinanza.
  Invita quindi i colleghi della maggioranza ad un ripensamento delle norme in questione, anche in considerazione dei recenti dati allarmanti sul tasso di abbandono scolastico e sulla fuga all'estero degli studenti dopo il conseguimento del diploma. Sollecita quindi un'audizione urgente del Ministro dell'istruzione per conoscere il suo orientamento ufficiale sull'alternanza scuola-lavoro, con particolare riferimento alla riflessione in corso su una eventuale differenziazione del numero di ore ad essa dedicato rispettivamente nei licei e istituti tecnici e professionali.
  Conclude auspicando l'adozione di misure volte a migliorare il sistema di istruzione, per adeguarlo alle crescenti esigenze dei cosiddetti millenials, che si aspettano un rinnovamento profondo della scuola, che la metta in grado di fornire loro un insegnamento al passo coi tempi e commisurato alle loro menti agili e innovative.

  Alessandro FUSACCHIA (Misto-+E-CD), intervenendo in merito alla proroga dei termini entro i quali devono essere valutate le domande di abilitazione scientifica nazionale, osserva che la difficoltà che ha determinato la suddetta proroga – cioè quella di far fronte all'esuberante numero di domande pervenute – è da attribuirsi innanzi tutto al sottodimensionamento del Ministero: questo dovrebbe essere il primo problema da risolvere per scongiurare il rischio di una cronicizzazione della situazione. Sottolinea, in proposito, che una proroga non potrà bastare a mettere gli uffici in condizione di fronteggiare il crescente numero di domande e che il meccanismo attualmente in vigore continuerà a produrre ritardi se non si interviene con risorse umane, finanziare e strumentali per il potenziamento del Ministero.
  Quanto all'alternanza scuola-lavoro, sollecita l'assunzione di responsabilità da parte della maggioranza e del Governo nel decidere se mantenere l'istituto o abrogarlo. Ritiene che andrebbero piuttosto individuate e corrette le cause del suo malfunzionamento, che egli ravvisa in particolare nel mancato accompagnamento delle scuole da parte del Ministero nella fase di avvio e impianto dell'istituto. Sottolinea che continue proroghe e sporadici emendamenti non preservano il funzionamento dell'istituto, né possono contribuire a migliorarlo davvero. Ritiene indispensabile anche in questo caso rafforzare l'articolazione Pag. 64territoriale del Ministero, i cui uffici, in molti casi, non sono in grado di funzionare per mancanza di personale. Sollecita quindi un atto di onestà intellettuale e di correttezza politica da parte dell'Esecutivo affinché renda noti i propri obiettivi in materia di alternanza scuola-lavoro e di test INVALSI.

  Federico MOLLICONE (FdI) rileva come la prassi di adottare decreti-legge di contenuto eterogeneo, come quello in esame, sia da deplorare perché limita le prerogative del Parlamento, costringendolo a un esame non solo frettoloso ma anche concentrato in una o due Commissioni, con esclusione di altre: come accade nel caso di specie, che vede la Commissione competente in materia di istruzione ridotta a dover rendere un mero parere su norme che rientrano a tutti gli effetti nella sua competenza primaria. Da questa frettolosità discende tra l'altro il rischio di quelli che il relatore ha chiamato «incidenti di percorso».
  Dopo aver quindi ricordato che il suo gruppo non ha una posizione pregiudizialmente contraria al Governo ed è pronto a sostenerlo quando agirà bene, dichiara che però, rispetto alla scuola, il giudizio è al momento negativo.
  Quanto all'INVALSI, la sua parte politica non può dirsi soddisfatta dell'intervento normativo: non perché sia favorevole alle prove, ma perché è contraria, ritenendo che test di quel tipo, che misurano il solo sapere nozionistico, non permettano di valutare la preparazione effettiva degli studenti, essendo la maturità di un giovane qualcosa che va oltre il mero possesso di nozioni.
  Quanto al rinvio del termine per sottoporre gli immobili ad uso scolastico alla verifica antisismica, era scontato per tutti che sarebbe stata necessaria una proroga, visti i ritardi: non c’è che da prenderne atto. In materia di vaccini, premesso che il suo gruppo è per la vaccinazione, in un quadro di vigilanza, rileva che la maggioranza ha condotto una crociata ideologica per poi adottare soluzioni approssimative e confusive.
  Rispetto ai diplomati magistrali, ritiene del tutto insufficiente la soluzione individuata dal decreto-legge «dignità», considerato che i docenti già interessati da sentenze sono migliaia, che la trasformazione del rapporto di lavoro in rapporto a tempo determinato garantisce forse agli studenti l'ordinata conclusione dell'anno scolastico, ma è un dramma per gli insegnanti, e che il concorso riservato è una soluzione solo apparente. A parte questo, si chiede cosa debbano fare i presidi nei casi in cui le sentenze dovessero intervenire dopo la fine dell'anno scolastico 2018-2019. A suo avviso, la politica non può limitarsi a subire gli effetti delle sentenze, deve trovare soluzioni che pongano rimedio ai problemi concreti delle persone. La modifica della norma introdotta dal Senato, sia pure per un incidente di percorso, avrebbe potuto essere l'occasione per ripensare la scelta infelice fatta col decreto «dignità». Invece non si è voluto.

  Lucia AZZOLINA (M5S), con riferimento all'intervento della deputata Aprea, che ha accusato la sua parte politica di voler mettere in cattedra insegnanti anziani, osserva che certamente occorre reclutare nuovo personale giovane e indire concorsi per assumere insegnanti di matematica, scienze e inglese e assicura che col tempo sarà fatto. Ma fa presente che occorre anche tutelare quanti nella scuola lavorano da anni: l'intervento del decreto «dignità» non mira a fare assumere docenti senza nessuna esperienza, ma a consolidare la posizione di coloro che insegnano da anni. Per gli altri, in contratto temporaneo, in ossequio alla sentenza del Consiglio di Stato, si procederà alla sola trasformazione del rapporto di lavoro, che è necessaria per permettere di concludere l'anno scolastico senza disservizi. La soluzione, a suo parere, non può invece essere quella di riaprire le graduatorie ad esaurimento, che sono state chiuse da tempo e che in alcune aree del Paese sono tuttora molto lunghe. A chi ha detto che la sua parte politica ha tradito su questo le promesse fatte in campagna elettorale, risponde che la maggioranza non ha mai Pag. 65annunciato la riapertura delle GAE. Quello commesso al Senato è un errore certamente spiacevole, ma solo un errore: non una promessa che ora verrebbe rinnegata. Riaprire le graduatorie significherebbe del resto illudere le persone, creare false soluzioni. L'unica vera soluzione per assorbire il precariato è procedere con le assunzioni.
  Quanto all'alternanza scuola-lavoro, concorda che l'istituto abbia dato ottimi risultati in alcune aree del Pese, ma il problema è che ne ha dati di pessimi in altre. Il rinvio al prossimo anno scolastico deve servire a individuare soluzioni che permettano di rendere la situazione più uniforme, consentendo agli studenti di tutta Italia di affrontare l'esame di Stato con le nuove regole. A parte questo, bisogna ripensare l'alternanza scuola-lavoro per fare in modo che in ogni tipo di scuola essa sia in linea con il percorso di studio proprio di quella scuola. Ad oggi l'esperienza mostra che in molti casi l'esperienza di lavoro è del tutto scollegata dal ciclo di studio. Il rinvio di un anno non è, quindi, funzionale alla soppressione dell'istituto, ma a un suo ripensamento tale che lo renda effettivamente fruttuoso e utile.

  Anna ASCANI (PD) premette che sono troppe le questioni di cui i parlamentari vengono a conoscenza attraverso i mezzi di informazione, anziché nelle sedi proprie, e cioè nelle aule di Camera e Senato. Sull'alternanza scuola-lavoro, rileva che nell'esposizione delle proprie linee programmatiche il Ministro dell'istruzione non ha fatto cenno ad alcuna diversificazione del numero di ore da prevedersi per gli studenti rispettivamente dei licei e degli istituti tecnici e professionali. Si associa quindi alla richiesta della deputata Aprea di un'audizione del ministro Bussetti, anche in considerazione del fatto che nel corso di quelle svolte prima della pausa estiva sono state fornite dal ministro risposte preconfezionate e non aggiornate al contenuto dei provvedimenti all'esame delle Assemblee parlamentari.
  Rileva poi che comincia ad essere ricorrente l'uso improprio, da parte dell'Esecutivo, di strumenti non idonei, quali circolari ministeriali o accordi sindacali, per modificare norme di legge. Sottolinea che la modifica di istituti quali l'alternanza scuola-lavoro richiede una norma strutturale all'interno di un provvedimento organico di riforma e non può essere affidata a una disposizione di proroga o a un semplice emendamento. Interventi sporadici e limitati nel tempo sembrano sottintendere una certa refrattarietà ad assumere posizioni chiare, forse per timore che risultino scomode e difficili da difendere.
  Riassumendo gli interventi susseguitisi in materia di vaccini, stigmatizza il modo di procedere della maggioranza, che reputa caotico e contraddittorio, rilevando che esso ha ingenerato confusione tra i dirigenti scolastici, sui quali, in particolare, sta pesando la totale mancanza di chiarezza sulle norme applicabili. Infatti i presidi si trovano a dover decidere se applicare la norma di legge vigente, in base alla quale da settembre 2018 non è più ammessa l'autocertificazione, o la norma di legge del decreto-legge in esame – che però non è ancora vigente, poiché il disegno di legge di conversione del decreto è ancora all'esame del Parlamento – in base alla quale l'obbligo di presentare le certificazioni slitta al 2019.
  Ribadisce, infine, che le questioni legate alla scuola dovrebbero essere discusse solo nell'ambito di provvedimenti che facciano capo alla VII Commissione, e con i tempi dovuti, considerato che tante decisioni non si possono prendere da un giorno all'altro, ma richiedono che si ascoltino le parti, soprattutto quando si tratta di coloro che dovranno poi assicurare il funzionamento e l'applicazione delle riforme.

  Marco MARIN (FI) invita i colleghi della maggioranza ad esprimersi sul provvedimento per rendere note le proprie posizioni. Lamenta anch'egli la sottrazione del ruolo proprio della Commissione cultura, che non può limitarsi su materie di sua competenza a svolgere un ruolo da Pag. 66«passacarte». Si associa alle richieste di un intervento del Ministro dell'istruzione in Commissione, luogo eletto per un confronto democratico aperto a tutte le forze politiche. In merito alle norme sui vaccini, si sofferma sui diversi interventi normativi e sugli annunci susseguitisi, rilevando che essi hanno determinato confusione e incertezza, e sul difficile ruolo dei dirigenti scolastici, che devono assumersi la responsabilità di applicare norme incerte. Ritiene insufficiente l'autocertificazione in materia di vaccinazioni e si augura che il buon senso spinga le persone ad avere più fiducia nella scienza che nelle fandonie o bufale che circolano sulla rete. Invita la maggioranza a rendere manifesta la propria volontà, senza sottrarsi al confronto politico in Commissione e in Assemblea.

  Luigi CASCIELLO (FI) rileva con rammarico che nella Commissione cultura, scienza e istruzione il confronto tra maggioranza e opposizione sui temi della scuola è piuttosto carente, atteso che, a fronte di numerosi interventi delle opposizioni, la maggioranza – tolta l'eccezione della deputata Azzolina – è rimasta finora silenziosa, e così pure il rappresentante del Governo, mentre il relatore si è limitato a un'illustrazione dei contenuti del provvedimento avulsa da qualsiasi considerazione politica. In altre parole, mentre la Commissione dovrebbe essere il luogo dove maggioranza e minoranze discutono, auspicabilmente in modo costruttivo, delle rispettive visioni d'insieme, quel che invece accade è che la maggioranza non espone alcuna visione e non mette l'opposizione nella condizione di capire se i suoi interventi normativi sono estemporanei, legati a necessità contingenti, o possono essere inquadrati in un disegno di riforma complessivo. Non basta dire che questo o quell'istituto non ha funzionato: bisogna dire come e perché non ha funzionato, e in che modo lo si vuole riformare. Altrimenti non c’è dialogo e la maggioranza non è credibile nel suo ruolo di governo.
  Si sofferma quindi sull'articolo 10 del decreto-legge, esprimendo l'avviso che nella sostanza la norma dimostri la volontà del Governo di disinteressarsi delle Universiadi, che pure hanno rilevanza internazionale. In questo disinteresse si manifesta, a suo giudizio, l'atteggiamento del Movimento 5 Stelle, sempre scettico rispetto ai grandi eventi, molto più che quello della Lega, che non ha invece una contrarietà preconcetta rispetto a queste manifestazioni. Sottolinea, ad ogni modo, che l'aver previsto che il commissario straordinario debba procedere d'intesa con il sindaco di Napoli, per gli interventi da realizzare in quel comune, non tiene conto del fatto che l'evento non interessa la sola città di Napoli, ma diversi comuni della Campania.

  Gabriele TOCCAFONDI (Misto-CP-A-PS-A) ritiene che la relazione svolta dal deputato Sasso – non politica e impersonale – sia l'unica possibile da parte di un relatore appartenente a una maggioranza che non ha un'idea precisa della scuola che vuole e che vorrà. Si dichiara quindi preoccupato per questa mancanza di visione e di obiettivi chiari, anche se concorda con la deputata Azzolina sulla necessità di procedere ad assunzioni di personale docente.
  Ritornando sulla relazione del deputato Sasso, osserva che qualificare come «incidente di percorso» l'approvazione dell'emendamento sulla riapertura delle GAE significa non avere un'idea culturale di riforma della scuola e giocare col fuoco su un tema che riguarda la vita di tante migliaia di persone.
  In merito all'alternanza scuola-lavoro e alle prove INVALSI, rileva che le norme rinviano di un anno l'applicazione di due istituti che sono un pilastro del nuovo esame di maturità: esame che, comunque, dovrà essere svolto da tanti studenti anche quest'anno, e questo senza che sia stato spiegato come si dovrà sopperire agli effetti di tale differimento. Sottolinea che la proroga non è legata a motivi tecnici: è una scelta politica, la cui ragione che non viene spiegata.
  Evidenzia poi la serietà del tema dei vaccini, che non deve né può essere in alcun modo sottovalutato. Anche su questo Pag. 67aspetto auspica una chiara esposizione delle posizioni del Governo e della maggioranza. Dopo aver ripercorso il complesso e caotico avvicendamento di interventi normativi in materia, sottolinea il disagio dei dirigenti scolastici, che, incerti su come debba interpretarsi la stratificazione di norme, circolari e annunci, comprensibilmente temono di prendere decisioni, per paura di ricorsi.

  Nicola FRATOIANNI (LeU) esprime, a nome del suo gruppo, un giudizio negativo tanto sul provvedimento nel complesso, quanto sulla parte che riguarda la specifica competenza della Commissione. Ritiene che la decisione di correggere quello che il relatore ha chiamato «incidente di percorso», sopprimendo l'emendamento approvato dal Senato su iniziativa della sua formazione politica, sia un errore e una scelta contraria all'interesse degli insegnanti. Questo non perché aprire le graduatorie ad esaurimento risolva il problema, ma perché certamente dà ai diplomati magistrali qualche possibilità di continuare a lavorare, laddove la misura del decreto «dignità» comporterà per molti la perdita del posto. Quanto ai vaccini, premesso che la sua parte politica è favorevole alle vaccinazioni, ritiene che la principale colpa del Governo e della maggioranza sia stata quella di non aver saputo spiegare, argomentando in modo pacato e chiaro, quali sono le ragioni che devono spingere a vaccinare i bambini.

  Patrizia PRESTIPINO (PD) osserva che quanto sta accadendo nel mondo della scuola era facilmente prevedibile, e da molti – lei compresa – era stato predetto: l'insieme scoordinato di annunci, misure normative frammentarie ed errori di percorso della maggioranza ha provocato confusione e disagio tra le famiglie, gli studenti, i docenti.
  Stigmatizza in particolare la leggerezza con cui il Governo e la maggioranza si sono mossi in materia di vaccinazioni: mentre il più elementare buon senso avrebbe dovuto suggerire a tutti di procedere in quest'ambito con la massima prudenza – considerata la delicatezza delle possibili conseguenze di scelte sbagliate e tenuto conto delle fondatissime preoccupazioni dei genitori di bambini immunodepressi – la maggioranza ha invece prodotto una sequenza contraddittoria di annunci e misure normative diversi, tali da creare un vero e proprio caos, se non una guerra tra gruppi di genitori con posizioni differenti rispetto alle vaccinazioni. Ricorda che lei stessa, a luglio, in occasione dell'audizione del ministro Bussetti sulle linee programmatiche del dicastero, aveva posto la questione, interpellando direttamente il ministro. Da questa situazione di caos sono travolti i dirigenti scolastici, i quali, a inizio del nuovo anno scolastico, si trovano a dover decidere in solitudine se applicare la norma di legge tuttora vigente, in base alla quale da settembre 2018 non è più ammessa l'autocertificazione, o la norma di legge ancora in itinere del decreto-legge in esame, oggetto di più ripensamenti da parte della maggioranza, in base alla quale l'obbligo di presentare le certificazioni slitta al 10 marzo 2019. Aggiunge che tutto questo avviene in un quadro di fatto nel quale le autocertificazioni hanno poca o nulla attendibilità.
  Rimarca poi che altra confusione è prodotta dal rinvio dell'applicazione della nuova normativa in materia di requisiti di ammissione all'esame di Stato, sottolineando come negli ultimi due anni i presidi, i docenti e gli studenti, ognuno nel suo ruolo, abbiano lavorato sodo per prepararsi alle prove INVALSI e per ideare e poi realizzare progetti per l'alternanza scuola-lavoro, confidando che questi sarebbero stati tra i requisiti per l'ammissione all'esame di Stato. A tutti questi docenti e studenti – tra i quali include lei stessa e gli alunni delle classi cui insegnava latino e greco prima di essere eletta in Parlamento – viene detto oggi, a meno di un anno dall'esame, che quel lavoro è stato tempo perso. Questo modo di comportarsi non può che produrre incertezza e confusione rispetto al futuro.

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  Rossano SASSO (Lega), relatore, formula una proposta di parere favorevole con una condizione (vedi allegato 1).

  Luigi GALLO, presidente, comunica che il gruppo del Partito democratico ha presentato una proposta di parere alternativa (vedi allegato 2). Ricorda che le proposte di parere alternativo sono poste in votazione solo in caso di reiezione della proposta di parere del relatore. Quindi, dopo aver posto in votazione la proposta di parere del relatore, comunica che la Commissione la approva.

  Federico MOLLICONE (FdI) chiede al presidente di dare conto del numero dei deputati che hanno votato rispettivamente a favore e contro, nonché di quelli che si sono astenuti.

  Luigi GALLO, presidente, ricorda che, in base al regolamento e alle prassi, le votazioni per alzata di mano non prevedono nessuna registrazione delle posizioni di voto. Si dichiara nondimeno disponibile, per garantire la trasparenza, a far ripetere la votazione.

  Federico MOLLICONE (FdI) chiede al presidente di voler ripetere la votazione.

  Luigi GALLO, presidente, non essendovi obiezioni, pone nuovamente in votazione la proposta di parere del relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 12.45.

SEDE REFERENTE

  Lunedì 10 settembre 2018. — Presidenza del presidente. Luigi GALLO. — Interviene il sottosegretario per l'istruzione, l'università e la ricerca Lorenzo Fioramonti.

  La seduta comincia alle 12.45.

Modifiche all'articolo 4 del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 ottobre 2013, n. 112, in materia di accesso aperto all'informazione scientifica.
C. 395 Gallo.
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Paolo LATTANZIO (M5S), relatore, premette che la proposta di legge C. 395, a firma del presidente Gallo, di cui oggi si avvia l'esame in sede referente, si muove su due fronti. Da un lato intende dare agli scienziati e ai ricercatori la possibilità di condividere le proprie informazioni e al tempo stesso di accedere alla letteratura scientifica in modo libero, aperto, condiviso, tempestivo. Dall'altro lato, fine non meno importante, intende aprire l'enorme e variegato mondo della produzione scientifica alla possibilità di consultazione, studio ed approfondimento per cittadini, centri di ricerca, esperti, stakeholder, mondo della comunicazione, Paesi in via di sviluppo. Questa premessa inerente il mondo accademico e il mondo dei non addetti ai lavori è fondamentale per comprendere come il tema dell’Open Access sia una questione tutt'altro che tecnica, ma di grande rilevanza sociale e culturale, soprattutto in un Paese e in un'epoca in cui si registrano picchi di analfabetismo molto elevati, difficoltà nell'accesso all'informazione di qualità e al sapere, diffusione di informazioni difficilmente verificate e spesso approssimative, soprattutto sulla stampa. L'accesso aperto all'informazione scientifica lavora in questa direzione, quindi, e rappresenta un cambiamento importante rispetto allo status quo sia per gli addetti ai lavori sia per il pubblico generalista, con importanti ricadute inoltre sia su enti di ricerca con meno possibilità di spesa sia ancora sui Paesi in via di sviluppo, che con difficoltà possono progredire senza un modello di accesso alla ricerca scientifica, e relative pubblicazioni, che sia sostenibile anche dal punto di vista economico. Attraverso l'accesso Pag. 69aperto (in inglese open access, di qui l'acronimo OA) diventa infatti possibile avere libero accesso in rete all'informazione scientifica (articoli e libri di ricerca scientifica o dati scientifici), riducendo la distanza tra la fase della ricerca, la fase della divulgazione scientifica e quella della fruizione.
  Il tema dell’open access, inteso come accesso aperto all'informazione, rafforza un impegno ancora più ampio, per il Parlamento e per questa Commissione, che guarda a forme nuove oramai indispensabili per permettere a tutti e tutte di approcciare ogni tipo di informazione, soprattutto là dove prodotta grazie a fondi pubblici e quindi a soldi dei contribuenti. Non si tratta di una stravaganza o iniziativa isolata, ma di una strada sulla quale il Paese è in grande ritardo. Parimenti non va confuso l'accesso aperto – open – con l'accesso gratuito – free.
  Ricorda che aprire l'accesso all'informazione scientifica di qualità significa anche accelerare sui temi dell'innovazione, della sperimentazione, degli investimenti e dei mercati e non solo della ricerca pura. Sottolinea che la proposta di legge in esame e le riflessioni che ne stanno alla base intendono dare un'accelerazione anche dal punto di vista culturale a temi, a modalità di produzione e di fruizione di informazione e a un sapere sui quali tanti Paesi, anche europei, stanno ormai procedendo in maniera spedita (basti pensare a Germania, Austria, Spagna, Canada e USA).
  Rappresenta che attualmente esistono due diversi sistemi editoriali: il sistema reader pay, in cui il lettore paga un contributo alle case editrici – che detengono rilevanti quote di mercato in termini di riviste e archivi – per avere accesso ad una conoscenza scientifica di qualità e il sistema author pay in base al quale sono gli autori della ricerca a dover pagare per vedere pubblicato il loro articolo su piattaforme in rete gratuite per gli utenti.
  A livello generale, sono tre le dichiarazioni fondative dell'OA: «Budapest open access initiative» (febbraio 2002), «Bethesda statement on open access publishing» (giugno 2003) e «Berlin declaration on open access to knowledge in the sciences and humanities» (ottobre 2003).
  Il 17 luglio 2012 la Commissione europea ha adottato una raccomandazione sull'accesso all'informazione scientifica e sulla sua conservazione (2012/417/UE), in cui, dopo aver ricordato che le politiche di accesso aperto sono volte ad assicurare l'accesso gratuito ai dati di ricerca e alle pubblicazioni scientifiche oggetto di valutazione inter pares, nonché a consentire l'utilizzo e il riutilizzo dei risultati della ricerca scientifica, la Commissione evidenzia che tali politiche dovrebbero applicarsi a tutte le ricerche che beneficiano di finanziamenti pubblici. La Commissione suggerisce una maggiore integrazione degli attori sociali per interagire nel ciclo di ricerca, poiché si migliorano la qualità, la pertinenza, l'accettabilità e la sostenibilità dei risultati dell'innovazione grazie all'integrazione delle attese, delle necessità, degli interessi e dei valori della società. Inoltre, dovrebbe essere migliorato il livello di informazione, fornendo ai ricercatori indicazioni più precise su come conformarsi alle politiche di accesso aperto, con particolare riferimento alla gestione dei diritti di proprietà intellettuale, per assicurare l'accesso aperto alle loro pubblicazioni.
  La Commissione europea ha, dunque, raccomandato di provvedere affinché la messa a disposizione in modalità di accesso aperto delle pubblicazioni prodotte nell'ambito di attività di ricerca finanziate con fondi pubblici avvenga il prima possibile, e comunque non più di sei mesi dopo la pubblicazione e di dodici mesi nel caso delle pubblicazioni nell'area delle scienze sociali e umane. Ha, altresì, raccomandato di provvedere affinché gli organismi di finanziamento della ricerca responsabili della gestione dei finanziamenti pubblici e le istituzioni accademiche che li ricevono definiscano politiche istituzionali per la diffusione delle pubblicazioni scientifiche e per l'accesso aperto alle stesse. Analogamente, il programma dell'Unione europea Horizon 2020 vincola alla pubblicazione in accesso aperto tutta Pag. 70la ricerca prodotta con i propri fondi in Europa nel periodo 2014-2020. La Commissione ha anche adottato il 25 agosto 2016 le proprie linee guida in materia, alle quali l'Italia non si è ancora allineata.
  Per realizzare l'accesso aperto, esistono due principali opzioni di policy. La prima opzione è il self-archiving (cosiddetta via verde) ovvero la ripubblicazione in archivi istituzionali e disciplinari ad accesso aperto di opere già apparse in forme editoriali tradizionali (il che avviene solitamente dopo un periodo di «embargo», durante il quale la rivista detiene i diritti di pubblicazione del testo). Tale metodo consente agli autori di scegliere liberamente la rivista su cui pubblicare e di caricare autonomamente il prodotto della propria ricerca in repository o directory OA: questo in un secondo momento o contemporaneamente, a seconda della tipologia di contratto di cessione dei diritti stipulato con la casa editrice o alla normativa vigente. La seconda opzione è la pubblicazione della ricerca in riviste o collane di libri che nascono ad accesso aperto (è la cosiddetta via aurea) ovvero sono fruibili gratuitamente dal lettore. La modalità «open» fa riferimento ad un concetto più esteso della semplice gratuità: quello di una filosofia della distribuzione di conoscenza a disposizione dei più, anche e soprattutto fuori dal mondo accademico. Open Access è l'accesso libero e immediato ai risultati e ai dati della ricerca. Il principio è che i risultati delle ricerche finanziate con fondi pubblici devono essere pubblicamente disponibili. I vantaggi per chi fa ricerca sono molteplici: le idee circolano prima e circolano di più, quindi la conoscenza cresce più rapidamente e l'intera società ne trae beneficio; i lavori ottengono maggiore visibilità e maggiore riconoscimento delle competenze; il processo di ricerca è più trasparente.
  In Italia la materia è attualmente disciplinata, in particolare, dai commi 2, 2-bis e 3 dell'articolo 4 del decreto-legge n. 91 del 2013. Il comma 2 dell'articolo citato affida all'autonomia dei soggetti pubblici preposti all'erogazione o alla gestione dei finanziamenti alle ricerche scientifiche la definizione delle misure necessarie per la promozione dell'accesso aperto ai risultati delle ricerche finanziate per una quota pari o superiore al 50 per cento con fondi pubblici: ciò vale quando le stesse sono documentate in articoli pubblicati su periodici a carattere scientifico che abbiano almeno due uscite all'anno. Tali articoli devono includere una scheda di progetto in cui sono menzionati tutti i soggetti che vi hanno concorso. L'accesso aperto si realizza al momento della prima pubblicazione, attraverso la pubblicazione da parte dell'editore in modo tale che l'articolo sia accessibile a titolo gratuito dal luogo e nel momento scelti da ciascuno, ovvero tramite la ripubblicazione senza fini di lucro in archivi elettronici istituzionali o disciplinari, sempre garantendo l'accesso a titolo gratuito dal luogo e nel momento scelti da ciascuno, entro diciotto mesi dalla prima pubblicazione per le pubblicazioni delle aree disciplinari scientifiche, tecniche e mediche, ed entro ventiquattro mesi per le pubblicazioni delle aree disciplinari umanistiche e delle scienze sociali. Il comma 2-bis esclude l'applicazione delle disposizioni anzidette quando i diritti sui risultati delle ricerche siano tutelati come diritti di proprietà industriale ai sensi del codice della proprietà industriale di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30. Il comma 3 dispone che, al fine di facilitare il reperimento e l'uso dell'informazione culturale e scientifica, nonché di ottimizzare le risorse disponibili, il Ministero dei beni e delle attività culturali e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca devono adottare strategie coordinate per l'unificazione delle banche dati che gestiscono. A titolo esemplificativo, vengono citate quelle riguardanti l'Anagrafe nazionale delle ricerche, il deposito legale dei documenti digitali e la documentazione bibliografica.
  Questo è il quadro normativo vigente, cui la proposta di legge al nostro esame apporta alcune modifiche. Queste ultime tendono a rimarcare la natura del tutto non commerciale dell'accesso aperto alla Pag. 71comunicazione scientifica; a rimuovere il limite per cui l'obbligo di pubblicazione in accesso aperto vale per i soli articoli pubblicati in periodici aventi almeno due uscite annue (affinché ciò avvenga anche per gli atti dei convegni realizzati dalle università pubbliche); a includere nell'ambito di applicazione della disciplina anche il materiale audio-visivo a carattere scientifico; a precisare che l'accessibilità a titolo gratuito deve poter avvenire dal luogo e nel momento che preferisce l'utente.
  Altre modifiche riguardano la durata dei periodi di «embargo» prima della pubblicazione in archivi ad accesso aperto, per chi sceglie la via del self-archiving, e tendono a ridurre tali periodi per allineare la normativa italiana alla raccomandazione europea. È poi prevista la nullità del contratto di edizione se l'editore della prima pubblicazione ha ceduto il diritto di sfruttamento a terzi o se uno o più autori della pubblicazione realizzata secondo le modalità del self-archiving hanno ceduto il diritto di sfruttamento esclusivo al curatore o all'editore della prima pubblicazione. Lo scopo è di contrastare clausole contrattuali che, di fatto, possano impedire la ripubblicazione dell'opera scientifica in accesso aperto nei termini previsti dalla legge. Infine, la proposta di legge chiama il Ministro dello sviluppo economico a istituire una Commissione per la divulgazione dell'informazione scientifica con il compito di promuovere la comunicazione delle nuove scoperte scientifiche mediante i canali RAI.

  Flavia PICCOLI NARDELLI (PD), premesso di ritenere che il tema affrontato dalla proposta di legge sia assai interessante, ricorda che esso è stato dibattuto anche all'inizio della scorsa legislatura. Al fine di approfondire la conoscenza dei diversi aspetti delle misure contenute nel provvedimento, propone lo svolgimento di audizioni mirate e selettive di editori specializzati, rettori e istituti di ricerca scientifica.

  Luigi GALLO, presidente, preso atto della proposta della deputata Piccoli Nardelli, della quale si potrà discutere nell'ambito dell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, e nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.

RISOLUZIONI

  Lunedì 10 settembre 2018. — Presidenza del presidente Luigi GALLO.

  La seduta comincia alle 13.

7-00007 Gallo: Sulla valorizzazione dell'area culturale circostante il sito di Pompei.
(Discussione e rinvio).

  Luigi GALLO, presidente, introducendo l'esame, ricorda che l'area di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata è iscritta nella lista ONU dei siti patrimonio dell'umanità e che le linee guida dell'Unesco per tali siti prescrivono l'adozione di piani di gestione che non si limitino a prendere in considerazione il sito, ma creino intorno ad essi una zona di rispetto (cosiddetta «buffer zone»), ossia un'area che garantisca ai beni patrimonio dell'umanità un livello di protezione aggiuntivo.
  Con il decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, è stata istituita la governance del Grande Progetto Pompei, che prevede un direttore generale di progetto, un'Unità Grande Pompei e un comitato di gestione: in sostanza una cabina di regia composta dai ministri competenti, dal presidente della regione Campania, dal sindaco di Napoli, dai sindaci dei comuni interessati e dai legali rappresentanti degli enti pubblici e privati coinvolti. Successivamente, sempre nel 2013, con appositi protocolli d'intesa è stato definito dalle amministrazioni competenti (il Ministero dei beni e delle attività culturali, la regione Campania, la provincia di Napoli e i comuni territorialmente interessati) il piano di gestione per la zona di rispetto attorno a Pag. 72Pompei. In particolare il piano individua una nuova zona di rispetto, che comprende quasi totalmente i territori comunali di Portici, Ercolano, Torre del Greco, Trecase, Boscotrecase, Boscoreale, Torre Annunziata, Pompei e Castellammare di Stabia. L'obiettivo del piano è creare un sistema unitario di turismo sostenibile in tutta l'area vesuviana, attraverso l'individuazione di percorsi tematici intorno ai quali organizzare un sistema turistico territoriale.
  L'obiettivo era quello di realizzare un'azione di sistema, con collegamenti tra i diversi comuni dell'area. L'attuazione del piano sta però procedendo molto a rilento. La Commissione cultura ha anche svolto nel corso della XVII legislatura audizioni sullo stato di attuazione del Grande Progetto Pompei, sentendo il Direttore generale di progetto. Dall'audizione è emerso che le ragioni del ritardo sono più di una. In primo luogo, è emersa la difficoltà degli enti locali a produrre proposte progettuali in una visione di sistema. In secondo luogo, si è formato un contrasto tra le parti rispetto a un progetto che non ha trovato d'accordo tutte le comunità locali: si tratta della proposta – avanzata da Ferrovie dello Stato e dall'Ente autonomo Volturno (ex Circumvesuviana) – di creare un hub ferroviario presso Pompei Scavi sulla linea Napoli-Salerno. Molti temono che questa soluzione finisca col far confluire i flussi turistici solo nel sito di Pompei, scavalcando la stessa città di Pompei, oltreché tutti gli altri siti dei comuni della zona di rispetto. In terzo luogo, si starebbe valutando la creazione di una linea aerea, con connessa soppressione di un tratto di linea ferroviaria costiera, la qual cosa potrebbe però avere ripercussioni sul traffico dei pendolari.
  La risoluzione proposta cerca di dare al Governo un indirizzo per trovare soluzioni utili a realizzare un piano con una visione di sistema. In generale, è essenziale creare un modello che possa poi essere applicato anche in altre aree del territorio, funzionale a valorizzare vaste aree circostanti siti di interesse storico o archeologico.

  Federico MOLLICONE (FdI), premesso che il suo gruppo ritiene che il tema sia importante, chiede se da parte della maggioranza vi sia la disponibilità a ragionare in vista della redazione di una risoluzione condivisa nell'impianto anche dalle minoranze.

  Luigi CASCIELLO (FI) dichiara che anche il suo gruppo ritiene importante il tema posto dalla risoluzione ed è disponibile a lavorare per un testo di sintesi che sia il più ampiamente possibile condiviso.

  Luigi GALLO, presidente, assicura che da parte sua e della maggioranza vi è disponibilità ad aprire un confronto di merito per addivenire a un testo di risoluzione il più possibile condiviso da tutti. Quindi, considerato che la Commissione sta lavorando dalle ore 10, propone di aggiornare la discussione ad altra data. Preso atto che non vi sono obiezioni, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.10.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.10 alle 13.40.

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