CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 12 luglio 2018
35.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
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UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.50 alle 14.10.

ATTI DEL GOVERNO

  Giovedì 12 luglio 2018. — Presidenza del presidente, Luigi GALLO. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Lorenzo Fioramonti.

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Luigi GALLO, presidente, ricorda che è stato chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante la trasmissione sul circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, dispone l'attivazione del circuito.

Schema di decreto ministeriale per il riparto del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca per l'anno 2018.
Atto n. 28.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento e rinvio).

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  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 4 luglio 2018.

  Luigi GALLO, presidente, ricorda che la Commissione ha iniziato l'esame il 3 luglio e che nel corso del dibattito è emersa la richiesta di acquisire dal Governo una relazione tecnica recante chiarimenti su alcuni specifici punti. La richiesta è stata avanzata, in particolare, dal deputato Melicchio. Comunica che, successivamente, mediante lettera a lui indirizzata, i rappresentanti dei gruppi del Movimento 5 Stelle e della Lega hanno formalizzato, a nome dei gruppi stessi, la richiesta della relazione in questione, a integrazione della relazione di accompagnamento già inviata dal Ministero unitamente all'atto in esame. Avverte di aver conseguentemente provveduto a inoltrare la richiesta di relazione al Governo.

  Il sottosegretario Lorenzo FIORAMONTI deposita agli atti della Commissione la relazione tecnica richiesta (vedi allegato).

  Alessandro MELICCHIO (M5S) osserva che, da un'analisi della documentazione, emerge una ripartizione dei fondi ordinari eccessivamente frammentata. Ritiene quindi opportuno che si provveda il prima possibile all'istituzione di un'Agenzia nazionale dedicata al settore della ricerca, con il compito di coordinare e raccordare gli enti e i centri di ricerca, anche al fine di assicurare una più razionale gestione dei fondi ad essi destinati. Riservandosi di intervenire ulteriormente dopo l'esame della relazione tecnica pervenuta dal Ministero, illustra alcune condizioni che auspica siano inserite nel parere della Commissione. In particolare, propone che i 68 milioni di euro del finanziamento premiale siano destinati al rafforzamento del percorso di stabilizzazione occupazionale già in corso, con l'obiettivo di superare il precariato delle figure professionali previste dall'articolo 20, commi 1 e 2, del decreto legislativo n. 75 del 25 maggio 2017, a copertura dei costi salariali ordinari e di quelli accessori. Inoltre, propone un intervento sugli stanziamenti relativi ai progetti straordinari e alle «attività di ricerca a valenza internazionale», nel senso di spostare risorse afferenti a incrementi non adeguatamente giustificati (e talora addirittura triplicati) su percorsi di stabilizzazione del precariato e a sostegno di attività di ricerca nazionale.

  Gloria M.R. SACCANI JOTTI (FI) rileva che nel bilancio del MIUR gli stanziamenti per la ricerca scientifica e tecnologica – che in passato è stata opportunamente affidata, insieme con l'università, ad un ministro dedicato, diverso da quello dell'istruzione – sono poco più del 4 per cento del totale, mentre la parte preponderante è destinata alla scuola: un segno, questo, della perdurante sottovalutazione del grande rilievo che la ricerca riveste per lo sviluppo, anche economico di un Paese.
  Ciò premesso, rileva che nella relazione introduttiva del relatore – dove si accenna al programma nazionale di riforma 2018 e si dice che l'obiettivo italiano è di raggiungere nel 2020 un livello di investimenti pubblici e privati pari all'1,53 per cento del PIL – sembra farsi confusione tra spese e investimenti: non si tratta lì di investimenti, ma di spese. Per stanziamenti pubblici si intendono quelli delle amministrazioni centrali e delle regioni e province autonome. Gli stanziamenti pubblici possono solo promuovere l'incremento della spesa complessiva del Paese per ricerca e sviluppo, ma non determinarla o programmarla. È improprio quindi il Governo si proponga di incrementare la spesa complessiva per la ricerca all'1,53 per cento del PIL. Il settore pubblico non può da solo determinare la spesa complessiva, che dipende anche e soprattutto dal settore privato.
  Ritiene necessario che la gestione del FOE da parte del Ministero sia ripensata in modo che il Fondo cessi di essere uno strumento meramente contabile, per divenire uno strumento politico di indirizzo della ricerca, con una prospettiva collegata allo sviluppo generale del Paese. Auspica quindi che il prossimo provvedimento di Pag. 70riparto sia diverso da quello in esame nelle scelte di fondo. Occorre infatti un netto cambiamento di rotta da parte del nuovo Governo nelle politiche di sostegno della ricerca. Al momento tale cambiamento è appena accennato nel «Contratto per il Governo del cambiamento», che dedica al settore della ricerca solo poche riflessioni, senza formulare proposte significative di rimedi e misure da adottare per una politica davvero incisiva. Il Contratto pone la questione della distribuzione della ricchezza, ma prima della distribuzione occorre pensare alla produzione della ricchezza: punto del quale il Contratto parla poco. Il sistema ricerca è invece una leva fondamentale per incrementare la ricchezza del Paese, e ciononostante negli ultimi anni numerosi settori della ricerca scientifica e tecnologica hanno subìto pesanti tagli. È bene illustrare la situazione attuale del settore, per il quale il Governo Gentiloni ha avuto qualche attenzione sul finire della legislatura: si riferisce ai finanziamenti per 180 dipartimenti universitari di eccellenza (271 milioni di euro); per il Programma Operativo Nazionale (496,9 milioni); per Progetti di Interesse Nazionale (391 milioni); per gli enti pubblici di ricerca (circa 110 milioni).
  Evidenzia tuttavia che la spesa per il funzionamento del sistema (stipendi, infrastrutture e servizi) assorbe circa 7 miliardi. In altre parole, lo Stato spende moltissimo per gli stipendi dei ricercatori, ma poi non eroga i fondi necessari per consentire loro di essere operativi. Il che dà luogo a un sottoutilizzo di questa classe di dipendenti pubblici altamente qualificati. Nonostante ciò, i risultati conseguiti dai ricercatori italiani continuano a essere importanti, come lo stesso Ministro Bussetti non ha mancato di sottolineare. A parte alcuni casi particolari, il successo della ricerca è dovuto al singolo ricercatore, e non al sistema.
  Osserva poi che spicca la debolezza della presenza dell'Italia ai tavoli decisionali di Bruxelles, anche nelle riunioni dei Ministri europei competenti in materia di ricerca, con conseguenze ovviamente negative per il Paese; mentre sarebbe essenziale la presenza italiana, soprattutto ora che l'UE si appresta a varare il IX Programma Quadro per la ricerca, che passa dagli attuali 80 a 120-160 miliardi. Occorre scongiurare quanto accaduto in passato: a una quota di finanziamento italiano per il settore ricerca per 12,5 miliardi è corrisposto nel V, nel VI e nel VII Programma Quadro una media di 8,6 miliardi di contributi a favore dell'Italia: un risultato comunque positivo, considerato il grave sottodimensionamento del nostro sistema della ricerca rispetto a quello degli altri maggiori Paesi europei. Non va dimenticato che il successo delle domande di finanziamento in sede UE presuppone la dimostrazione di significativi risultati preliminari, i quali non possono essere ottenuti se non a carico di fondi nazionali.
  Osserva che sarebbe fondamentale una cabina di regia politica per questo settore. A differenza di quando c'era un Ministro per la ricerca scientifica affiancato da un CNR che fungeva da cabina di regia e di rappresentanza della comunità scientifica nazionale, il coordinamento di questo settore è oggi affidato al MIUR, che però è troppo assorbito dalla gestione del sistema scolastico e universitario e finisce col trascurare la ricerca scientifica. Peraltro, neanche un'Agenzia specifica, come quella preconizzata nel Contratto per il Governo del cambiamento, può supplire alla carenza di una visione politica lungimirante in un settore come questo, cruciale per il futuro del Paese.
  Si rammarica del fatto che nulla il Governo ha finora detto su come intende programmare e sostenere economicamente le iniziative necessarie per porre rimedio a questi problemi. Si augura che il cambiamento possa iniziare dalla prossima nota di aggiornamento del DEF, con l'individuazione di risorse aggiuntive per Enti di ricerca e Università da inserire nella legge di bilancio per il 2019.
  Nel merito dell'atto in esame, ritiene che esso confermi le considerazioni che ha svolto. Parlando del CNR, questo, solo per funzionare, assorbe dal Fondo ordinario 522 milioni: una somma praticamente pari Pag. 71all'importo del contributo ordinario dello Stato. Ne consegue che i fondi per sostenere l'attività di ricerca dei circa 8.000 dipendenti dovrebbero essere reperiti altrove. La ricerca comporta infatti spese per missioni, per l'acquisto e la manutenzione di strumenti, per utenze, consulenze e accordi di collaborazione, per convenzioni con altri enti, borse di studio, rapporti internazionali, e così via. Per un'ottimale funzionalità, le spese obbligatorie «a uomo fermo» non dovrebbero superare il 75-80 per cento del budget complessivo di un ente. Oltrepassato questo limite, l'attività di ricerca è fortemente penalizzata, con la conseguenza che investimenti e spese fisse non sono utilizzate produttivamente.
  Osserva che, a causa di questa situazione, il CNR ha perso da tempo la sua autonomia, nel senso che l'attività di ricerca deve svolgersi necessariamente con il contributo finanziario e quindi solamente nell'ambito dei temi previsti dai bandi o nell'ambito di commesse di servizio. Già l'ENEA aveva sperimentato negativamente tale situazione, giungendo sull'orlo della chiusura. Inoltre, poiché le tematiche previste da bandi non possono coprire tutte le attività di un ente come il CNR, vaste aree di ricerca perseguite con successo rimangono prive di supporto finanziario. Particolarmente colpita è la parte umanistica, ma sono penalizzate dalla carenza di bandi anche le aree di attività afferenti alle scienze geologiche, matematiche e chimiche, che sono connesse con la farmaceutica e che avevano nel CNR un punto di riferimento.
  Un'ulteriore penalizzazione per il CNR consegue dal fatto che i tempi necessari fino all'erogazione dei finanziamenti per i progetti vincenti sono lunghi, in genere oltre i due anni, con la conseguenza che si sanno tempi morti durante i quali l'attività dei ricercatori coinvolti non ha supporto finanziario. Si pensi ai bandi per i fondi per il Mezzogiorno (bandi PON), che hanno avuto vuoti drammatici dal 2013 al 2018. Contestualmente scompaiono i finanziamenti a sostegno dei programmi PRIN, FIRB e FIRS del MIUR. Né è possibile ignorare che le assegnazioni previste per il CNR con l'atto in discussione sono pari in valori assoluti a quelle assegnategli nel 1993 (allora 1.180 miliardi di lire): tenendo conto della svalutazione il contributo da parte dello Stato risulta inferiore di oltre il 50 per cento di oltre 25 anni fa. E questo mentre gli altri Paesi investivano molto nella ricerca.
  Più in dettaglio esprime l'avviso che nella situazione attuale del bilancio del CNR – che richiede un incremento nel fondo ordinario dell'Ente – debba essere mantenuta l'abolizione, a favore della dotazione ordinaria, degli interventi premiali su progetti bandiera che sono stati caratterizzati tra l'altro da ritardi nell'assegnazione. In secondo luogo, ritiene che il CNR debba svolgere un'attenta analisi dei meccanismi di controllo e valutazione adottati per ciascun anno di finanziamento sugli interventi del programma ERIC, che sono inesplicabilmente aumentati, in alcuni casi raddoppiati, nel documento in esame e che si debba valutare l'entità delle risorse destinate a tali interventi rispetto alle esigenze prioritarie di finanziare l'attività dei ricercatori. In terzo luogo, ritiene che il CNR debba valutare con attenzione il progresso del programma «Talmud», in particolare verificando i risultati finora ottenuti e i tempi necessari per terminare il programma, tenendo conto che il finanziamento per questo progetto è iniziato negli anni ’90 del secolo scorso. Ritiene poi utile che il CNR predisponga un piano organico per la programmazione e l'utilizzo delle risorse ad esso destinate per il riassorbimento dei cosiddetti precari, individuando modalità di reclutamento tali da assicurare il passaggio in ruolo dei soggetti meritevoli.

  Domenico FURGIUELE (M5S), relatore, si riserva di presentare nella prossima seduta una proposta di parere, per la cui formulazione terrà senz'altro in considerazione gli spunti di riflessione che gli sono venuti dai deputati intervenuti nel dibattito.

  Luigi GALLO, presidente, ricorda che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti Pag. 72dei gruppi, ha concordato che martedì 17 luglio si procederà all'espressione del parere. Quindi, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.45.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Giovedì 12 luglio 2018. — Presidenza del presidente Luigi GALLO. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca Lorenzo Fioramonti.

  La seduta comincia alle 14.45.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Una nuova agenda europea per la cultura.
COM(2018)267 final.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Costruire un'Europa più forte: il ruolo delle politiche in materia di gioventù, istruzione e cultura.
COM(2018)268 final.

(Seguito dell'esame congiunto, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti in titolo, rinviato nella seduta del 4 luglio 2018.

  Alessandra CARBONARO (M5S), intervenendo in merito alla comunicazione «Una nuova agenda europea per la cultura», esprime il proprio apprezzamento per l'obiettivo di favorire l'inclusione nonché la cooperazione tra gli Stati membri, rafforzando in tal modo il senso di un'identità europea comune. Si sofferma, poi, sulla necessità di favorire iniziative a sostegno della prima infanzia anche ai fini dell'accessibilità culturale. Sulle industrie culturali e creative, ritiene che la comunicazione offra spunti interessanti per migliorare le condizioni socio-economiche di artisti e musicisti. A tale proposito, sottolinea che il 51,4 per cento di queste categorie di lavoratori percepisce un reddito annuo inferiore a 5.000 euro: una soglia pericolosa che può indurre alla propensione al lavoro sommerso. Accoglie pertanto con favore il sostegno ai partenariati tra le industrie e i professionisti creativi.

  Paolo LATTANZIO (M5S), relatore, dichiara di condividere quanto detto dalla deputata Carbonaro in merito alla necessità di favorire la prima infanzia, in particolare la fascia 0-6 anni, nella fruizione e nell'accesso alle misure di inclusione indicate nella comunicazione in esame. In merito al sostegno economico degli artisti, condivide la necessità di interventi concreti volti anche al raggiungimento di una parità di trattamento.

  Luigi GALLO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma Europa creativa (2021-2027) e che abroga il regolamento (UE) n. 1295/2013.
COM(2018) 366 final.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).

  Luigi GALLO, presidente, comunica che l'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi ha concordato di procedere all'audizione di Silvia Costa, deputata al Parlamento europeo e relatrice nella Commissione cultura e istruzione del medesimo Parlamento sulla proposta in titolo. L'audizione potrebbe svolgersi già la prossima settimana.
  Quindi, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

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Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce «Erasmus»: il programma dell'Unione per l'istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport e che abroga il regolamento (UE) n. 1288/2013
COM(2018) 367 final.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).

  Manuel TUZI (M5S), dopo aver sottolineato la profonda crisi in cui versa il sistema Europa, evidenzia come il contenuto della proposta che istituisce il programma «Erasmus» offra un'ottima opportunità per passare dalla semplice enunciazione di principi ad azioni concrete per la costruzione di una vera identità europea. Ritiene positivo lo sforzo compiuto per raddoppiare le risorse che, tuttavia, non può essere considerato sufficiente per il raggiungimento degli obiettivi prefigurati. Segnala l'attenzione rivolta dal programma alle persone con meno opportunità, auspicando che ne sia effettivamente garantito a tutti l'accesso. Sottolinea quindi le attività di «DiscoverEU», un programma che definisce ambizioso e interessante, che però appare limitato a misure a sostegno della mobilità, laddove la mancata individuazione di misure per garantire anche vitto e alloggio rischia di precludere il programma agli studenti economicamente più svantaggiati. Rimarca poi la mancanza di una prospettiva educativa del programma. Condivide i nuovi strumenti di garanzia previsti per i prestiti agli studenti, rilevando come fino a oggi l'eccessiva complessità burocratica abbia spesso reso difficile l'accesso alle opportunità offerte dall'Europa. Valuta quindi con favore l'intenzione di semplificare il sistema, anche attraverso il ricorso a strumenti digitali che consentano lo snellimento delle procedure. Conclude, rimarcando le potenzialità del programma «Erasmus+» per la costruzione di un'identità europea e per l'accrescimento delle conoscenze linguistiche e culturali di ciascuno, la cui partecipazione dovrà però essere consentita anche alle fasce più deboli, affinché nessuno resti indietro.

  Alessandro FUSACCHIA (Misto-+E-CD) si associa al deputato Tuzi per ciò che concerne la necessità della costruzione di un'identità europea e il sostegno alla mobilità. A tale proposito sottolinea l'opportunità di individuare misure per il rafforzamento della mobilità anche degli insegnanti, che vanno sostenuti nell'arricchimento del loro background professionale.

  Vittoria CASA (M5S), relatrice, dichiara di accogliere volentieri e con interesse i suggerimenti emersi dagli interventi dei colleghi, condividendo, in particolare, quanto osservato dal deputato Fusacchia sulla mobilità degli insegnanti. Ritiene, infatti, che il mondo dell'istruzione e della formazione sia fondamentale per la nascita del sentimento di cittadinanza attiva e per creare le basi della convivenza civile, anche a livello europeo. Ritiene inoltre che tutto il sistema educativo possa trarre dal confronto con gli altri Paesi un importante allargamento degli orizzonti.

  Luigi GALLO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.05.

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