CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 27 aprile 2022
785.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

Disposizioni per la promozione del lavoro e dell'imprenditoria femminile nel settore dell'agricoltura, delle foreste, della pesca e dell'acquacoltura. Testo unificato C. 2049 Spena, C. 2930 Cenni, C. 2992 Ciaburro e C. 3509 Bubisutti.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La VIII Commissione,

   esaminato, per le parti di competenza, il testo unificato delle proposte di legge C. 2049 Spena, C. 2930 Cenni, C. 2992 Ciaburro e C. 3509 Bubisutti, recante Disposizioni per la promozione del lavoro e dell'imprenditoria femminile nel settore dell'agricoltura, delle foreste, della pesca e dell'acquacoltura;

   premesso che la proposta in esame è finalizzata alla promozione del lavoro e dell'imprenditoria femminile nel settore dell'agricoltura, delle foreste, della pesca e dell'acquacoltura prevedendo interventi che garantiscano la valorizzazione delle competenze, delle esperienze e delle professionalità delle donne per lo sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile, il diritto alla maternità, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, i servizi di assistenza, la continuità della formazione, l'accesso al credito, alla terra e alle acque, nonché la rappresentanza di entrambi i sessi negli organismi decisionali e nelle cariche direttive del settore;

   evidenziato che – in funzione delle menzionate finalità – si introducono disposizioni volte a eliminare le criticità esistenti nei predetti settori e a contrastare le disparità salariali e le discriminazioni di genere, nonché per monitorare l'impatto di genere delle misure adottate nel medesimo settore;

   rilevato che occorre valorizzare adeguatamente il ruolo della donna nel mondo del lavoro, specialmente in quello dell'impresa, accelerando al contempo le procedure necessarie ad un riconoscimento formale dell'impresa femminile al fine di garantire a quest'ultime la possibilità di partecipare ed accedere alle diverse forme di tutela e incentivazione economico-fiscale che il Governo metterà in campo nel prossimo futuro,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente osservazione:

   per quanto esplicitato nell'ultimo capoverso della premessa, abbia cura la Commissione di merito di verificare se occorrano – in relazione ai settori oggetto dell'iniziativa legislativa e tenuto conto dell'importante riflesso sul piano della sostenibilità ambientale e della resilienza – ulteriori misure finalizzate a realizzare gli obiettivi esplicitati dall'articolo 52 del Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, nonché verificare la necessità di aggiornare i parametri dell'articolo 53 del citato Codice al fine di ridurli al 51 per cento di partecipazione delle donne nelle imprese.

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ALLEGATO 2

Interventi per la prevenzione e la lotta contro l'HIV, l'AIDS, l'HPV e le infezioni e malattie a trasmissione sessuale. C. 1972 D'Attis nuovo testo.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La VIII Commissione,

   esaminato, per le parti di competenza, il nuovo testo della proposta di legge C. 1972 D'Attis, adottata come testo base, recante Interventi per la prevenzione e la lotta contro l'HIV, l'AIDS, l'HPV e le infezioni e malattie a trasmissione sessuale, quale risultante dalle proposte emendative approvate;

   premesso che la proposta in esame è volta ad aggiornare l'impianto normativo con cui si è definito l'indirizzo operativo della lotta all'AIDS in Italia, prevedendo misure di prevenzione e cura di HIV, AIDS, HPV e infezioni e malattie a trasmissione sessuale;

   evidenziato che, in funzione delle menzionate finalità, l'articolo 1 prevede interventi di contrasto alla diffusione dell'infezione da HIV mediante politiche di prevenzione e di idonea assistenza alle persone affette da AIDS, in linea con gli impegni assunti dall'Italia in ambito internazionale, nell'ambito dei quali viene in evidenza la disposizione di cui alla lettera c), relativa a manutenzione e adeguamento delle strutture di ricovero per malattie infettive delle aziende ospedaliere, delle aziende ospedaliere universitarie e degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici, compresi le attrezzature e gli arredi, inclusi i reparti di pediatria che accolgono bambini con infezione da HIV, anche attraverso la realizzazione di ambulatori e spazi per attività diurne, il potenziamento delle attività ambulatoriali e ambulatoriali complesse e l'adeguamento e potenziamento dei laboratori di virologia, microbiologia e immunologia ad essi connessi;

   apprezzate le meritorie finalità del provvedimento;

   segnalato che, a distanza di più di 3 anni, non sono ancora stati emanati i decreti attuativi della legge 22 marzo 2019, n. 29 «Istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione» che vede una particolare attenzione all'epidemiologia delle malattie infettive e favorisce la conoscenza di dati epidemiologici territoriali aggiornati, fornendo così uno strumento importante di tutela ambientale e sanitaria;

   rilevato, al riguardo, che lo studio dei rapporti fra ambiente e salute anche in relazione alle malattie infettive è un cardine del PNRR che vede la creazione di una struttura dedicata alla «one health», prefigurata infatti nelle bozze di decreto attuativo,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con le seguenti osservazioni:

   a) dovrebbe valutarsi l'opportunità di inserire un vincolo nell'ambito del FSN per destinare risorse al potenziamento della ricerca sulle infezioni da virus dell'immunodeficienza umana (HIV) anche attraverso l'individuazione di specifiche linee di indirizzo e di risorse;

   b) per le ragioni espresse in premessa, valuti la Commissione di merito l'opportunità di adottare le opportune iniziative per sollecitare l'emanazione dei citati decreti attuativi della legge 22 marzo 2019 n. 29, in ragione della importanza di tale strumento sul versante della tutela ambientale e sanitaria, che necessita di dati epidemiologici territoriali aggiornati.

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ALLEGATO 3

5-03434 Businarolo: Ipotesi di ridimensionamento dei confini del parco della Lessinia, nella regione Veneto.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito alle questioni poste dall'onorevole interrogante riguardo una presunta riperimetrazione del Parco della Lessinia, si rappresenta quanto segue.
  Innanzitutto, si specifica che il progetto di legge citato nell'interrogazione avrebbe previsto una riduzione della superficie del Parco del 18 per cento rispetto a quella attuale e, da quanto riportato dall'articolo menzionato, avrebbe come finalità principale il contenimento della popolazione di cinghiali.
  Su questo punto bisogna precisare che ISPRA in passato si era espressa favorevolmente in merito ad un Piano di controllo del cinghiale presentato dall'Ente di gestione del Parco, in cui venivano evidenziati i gravi danni causati dalla specie alla biodiversità; purtuttavia, anche a seguito di richiesta di informativa di ISPRA alla Regione Veneto circa la gestione del cinghiale, non sono stati inoltrati adeguati riscontri.
  Si rappresenta, altresì, che la provincia di Verona inoltra periodicamente a ISPRA dati di dettaglio sulla gestione della popolazione di cinghiali e, sulla base di tali dati, si evidenzia che esternamente al Parco è stata istituita l'Unità di gestione «Lessinia» in cui è attivo un piano di prelievo del cinghiale in controllo e in caccia che ha contribuito a contenere i danni causati.
  Purtuttavia, la Regione Veneto specifica che il progetto di legge regionale richiamato non è stato convertito in legge entro la scadenza della decima legislatura regionale e, pertanto, risulta decaduto.
  Alla luce di quanto stabilito dalla Strategia Europea sulla Biodiversità 2030 esplicitata dalla Comunicazione della Commissione n. 380 del 20 maggio 2020, su cui questo Ministero è fortemente impegnato nel darne attuazione, è prevista la creazione di una rete coerente e ben gestita di zone protette comprendenti almeno il 30 per cento della superficie terrestre e marina dell'UE, di cui almeno un terzo sottoposta a tutela rigorosa.
  Pertanto, una eventuale riduzione della superficie del Parco dovrà essere argomentata con motivazioni stringenti e di urgenza e in linea con quanto disciplinato dalla Legge quadro sulle aree protette.
  Si rappresenta, inoltre, che con la Legge Regionale n. 23 del 2018 la Regione Veneto ha recentemente riformato il sistema di governance dei parchi naturali regionali. Con riferimento al Parco regionale naturale della Lessinia, gli organi amministrativi di vertice sono stati individuati rispettivamente con decreto del Presidente della Giunta n. 39 del 2021 per quanto concerne la Comunità, e con decreto n. 90 del 2021 riguardo il Consiglio direttivo e il Presidente.
  La Regione Veneto rappresenta, altresì, che agli organi amministrativi di vertice del Parco in questione si affiancano la Consulta, che assicura un'ampia partecipazione alla vita del Parco ai cittadini riuniti nelle associazioni di settore, ed il Comitato tecnico-scientifico, che arricchisce di competenze specifiche l'attività di gestione.
  La Regione rappresenta ulteriormente che l'attuale governance del Parco dispone degli strumenti necessari per garantire la conservazione e la valorizzazione dell'area protetta in questione.
  In ultimo, si specifica che questo Ministero conferma l'impegno nell'implementare suddetta Strategia delle Biodiversità, così come previsto nell'atto di indirizzo sulle priorità politiche per il triennio 2022-2024, e nel dare attuazione agli indirizzi eurounitari, nonché nel fornire il quadro degli interventi necessari per rafforzare il sistema delle aree protette italiane.

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ALLEGATO 4

5-07450 Braga: Istituzione di un tavolo tecnico nazionale per affrontare la situazione ecosistemica conseguente ai cambiamenti climatici, con particolare riguardo alla scarsità della risorsa idrica.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alla questione posta dall'interrogante, concernente iniziative per affrontare la grave situazione dei bacini idrografici dovuti alla scarsità di risorsa idrica, si rappresenta quanto segue.
  Dai dati elaborati dall'ISPRA si evince che il decennio 2011-2020 è stato il più caldo dal 1961, mentre l'indice di siccità SPI (Standardized Precipitation Index) a 6 mesi calcolato a gennaio 2022 mette in evidenza estese condizioni di aridità sul nord Italia, dovute ad un livello di precipitazioni decisamente inferiori alle media sulle regioni alpine, confermando quanto esposto dall'onorevole interrogante.
  La stessa ANBI (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Acque Irrigue) riafferma la situazione di criticità riguardo la disponibilità della risorsa idrica nel Paese.
  Si sottolinea innanzitutto che la situazione idrometeorologica nazionale e il livello di soddisfacimento degli usi idrici sono costantemente monitorati dagli Osservatori permanenti sugli utilizzi idrici, istituiti nel luglio 2016 presso le Autorità di bacino distrettuali mediante Protocolli d'intesa interistituzionali, sottoscritti dal Ministero della transizione ecologica, dal Dipartimento della Protezione Civile, dal Ministero delle politiche agricole, dal Ministero delle infrastrutture, dalle Autorità di Bacino e dalle regioni appartenenti ai vari distretti.
  A tali protocolli d'intesa partecipano anche enti quali ISTAT, CREA, ISPRA, ANBI, UTILITALIA, A.N.E.A., ed ASSOELETTRICA (con l'aggiunta, per il bacino padano, di TERNA Rete Italia, AIPO ed Enti Regolatori dei grandi Laghi sub-Alpini).
  Gli Osservatori, la cui attivazione costituisce specifica misura dei Piani di gestione distrettuali delle acque, così come disciplinato dalla Direttiva quadro 2000/60/CE, sono strutture operative, partecipate da tutti i principali attori distrettuali, pubblici e privati, deputate alla raccolta, all'aggiornamento e alla diffusione dei dati relativi alla disponibilità e all'uso della risorsa idrica dei distretti.
  Inoltre, gli Osservatori sono incaricati per la definizione di proposte tecniche relative alla regolamentazione dei prelievi e degli usi, in funzione degli obiettivi fissati dai Piani di Gestione dei Distretti Idrografici, ed in coerenza con gli indirizzi forniti della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici.
  Gli Osservatori operano anche da Cabina di regia per la previsione e gestione degli eventi di carenza idrica e siccità, garantendo un adeguato flusso di informazioni, necessarie per la valutazione dei livelli della criticità, della sua evoluzione, dei prelievi in atto, e per la definizione delle azioni più adeguate alla gestione proattiva degli eventi da scarsità.
  Le attività degli Osservatori sono definite a seconda dei vari scenari di severità idrica, secondo un criterio di proporzionalità ed efficienza.
  In caso di «scenario di severità idrica bassa» o di «scenario di severità idrica media», gli Osservatori assumono il ruolo di Cabine di regia, provvedendo alla valutazione delle misure più appropriate per la mitigazione degli impatti della carenza idrica e della siccità, sulla base degli elementi conoscitivi disponibili e proponendo l'attuazione delle stesse misure.
  Sul Distretto idrografico del fiume Po, l'Osservatorio si è riunito frequentemente dal mese di febbraio scorso, effettuando una attenta analisi della situazione idrometeorologicaPag. 167 attuale e prevista, tenendo conto delle riserve idriche disponibili nel distretto, sulla base dei dati e delle informazioni condivise dalle regioni in termini di precipitazioni, temperature, copertura nevosa e portata.
  Nello specifico, il Bollettino dell'Osservatorio del 29 marzo ha evidenziato uno scenario attuale di «severità idrica bassa», con il mese di marzo caratterizzato da temperature generalmente inferiori o prossime alle medie del periodo nonché accumuli precipitativi inferiori a quelli tipici del periodo.
  L'Osservatorio ha altresì individuato una tendenza verso uno scenario di «severità idrica media», pur se la ripresa dei deflussi nelle principali sezioni del fiume Po ha consentito di interrompere temporaneamente il trend di esaurimento.
  Pertanto, atteso quanto esposto, emerge che la situazione è attentamente monitorata da tutti gli Enti che hanno competenza in materia, in primis da questo Ministero che partecipa con propri rappresentanti a tutti gli Osservatori distrettuali.
  Infine, si rappresenta che le strutture preposte del Ministero, proprio al fine di operare una sintesi a livello nazionale delle problematiche che stanno interessando i diversi territori, così come auspicato dall'interrogante, stanno valutando l'opportunità di convocare un tavolo collegiale con la presenza dei principali soggetti interessati, ovvero le Autorità di bacino in rappresentanza dei singoli Osservatori, oltre che il Dipartimento della Protezione Civile, il Ministero delle politiche agricole, l'ISPRA e Terna.

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ALLEGATO 5

5-07605 Torromino: Degrado ambientale dell'area crotonese, con particolare riguardo al fenomeno delle discariche abusive a cielo aperto.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito alle questioni poste dall'onorevole interrogante riguardo la situazione di abbandono rifiuti nella città di Crotone, si rappresenta quanto segue.
  Innanzitutto, si rappresenta che i rifiuti abbandonati lungo una strada comunale sono da considerarsi come rifiuti urbani, secondo quanto previsto dall'articolo 183, comma 1, lettera b-ter) punto 4, del decreto legislativo n. 152 del 2006, che prevede che rientrino in detta tipologia «i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacente sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua».
  Pertanto, ai sensi dell'articolo 198 del citato decreto, l'obbligo di provvedere alla rimozione dei rifiuti, nonché di sopportarne i relativi costi, sono di stretta competenza del Comune nel cui territorio ricadono le strade dove detti rifiuti vengono abbandonati.
  Inoltre, con riferimento alla fattispecie descritta, è opportuno richiamare l'articolo 14 comma 1, del codice della strada (decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 258) che affida agli enti proprietari delle strade il compito di provvedere alla manutenzione, gestione e pulizia delle stesse, allo scopo di garantirne la sicurezza e alla fluidità della circolazione.
  Pertanto, tale adempimento va attribuito al soggetto gestore che nella maggior parte dei casi coincide con il proprietario delle strade (Comune), o eventualmente a terzi, laddove le stesse siano oggetto di concessione e la gestione non sia affidata a terzi.
  Atteso ciò, è solo tale soggetto a poter programmare ed efficacemente attuare le misure necessarie a rimuovere la situazione di insicurezza per la circolazione, connessa alla presenza dei rifiuti sulla pubblica strada.
  Per quanto concerne l'attivazione del Comando carabinieri per la tutela ambientale al fine di verificare lo stato di degrado dell'area, così come auspicato dall'interrogante, si evidenzia che il Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro e del Gruppo Carabinieri Forestale di Crotone rappresentano come la città di Crotone mostri una diffusa criticità legata al settore dei rifiuti, riconducibile a molteplici fattori endemici del territorio.
  Inoltre, recentemente è stato attivato il servizio di raccolta differenziata in modalità «porta a porta», registrando tuttavia criticità proprie di una fase ancora embrionale. Il contestuale ritiro dei cassonetti stradali ha alimentato il fenomeno dell'abbandono dei rifiuti presso le aree non interessate dal servizio, segnatamente quelle meno frequentate quali, ad esempio, la zona industriale.
  Nello specifico, il Comando comunica che l'area in cui sono stati rilevati rifiuti abbandonati è principalmente concentrata, appunto, nella zona industriale e prospicenti, attraversata dalla Strada Statale 106 e che, a causa degli ampi spazi disponibili e della presenza di strutture obsolete in disuso, è in effetti quella maggiormente interessata da tale fenomeno, che si manifesta ad intervalli di tempo non preventivabili.
  Tale fenomeno registra, peraltro, un aumento in occasione del verificarsi di criticità presso l'unico impianto di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) presente sul territorio, in riferimento al quale il N.O.E. di Catanzaro ha svolto negli anni scorsi diverse attività d'indagine, sia a seguito di specifica delega dall'Autorità Giudiziaria di Pag. 169Crotone e Catanzaro, che di esposti circostanziati inoltrati dalla cittadinanza.
  In particolare, nel giugno 2019 e nel settembre 2020 sono state effettuate verifiche ispettive per cui sono state redatte specifiche informative di reato diretta alla Procura della Repubblica D.D.A. di Catanzaro e alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone. Per tale attività il N.O.E. di Catanzaro ha impartito le prescrizioni disciplinate dalla legge n. 68 del 2015 (Disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente).
  Inoltre, nel febbraio 2021 sono stati svolti ulteriori accertamenti disposti dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, che si sono concretizzati con attività quali il campionamento di reflui industriali e di matrice ambientale (suolo), all'interno della Zona industriale di Crotone.
  Infine, i Carabinieri rappresentano che nel territorio del Comune di Crotone è presente la Zona Protezione Speciale «Foce del Neto», area di importante valenza sotto l'aspetto naturalistico e della biodiversità, sottoposta a costante monitoraggio che è stata, sia in passato che in tempi più recenti, oggetto di segnalazioni nonché di specifica attività di perlustrazione per arginare, prevenire e reprimere l'annoso problema.
  Alla luce di quanto esposto, questo Ministero, per quanto di competenza, continuerà a monitorare la situazione al fine di evitare il verificarsi di situazioni di abbandono incontrollato dei rifiuti che possono nuocere sia all'ambiente che alla salute dei cittadini, anche attraverso la collaborazione con le autorità preposte.

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ALLEGATO 6

5-07947 Butti: Iniziative per la bonifica del sito di Ticosa, in provincia di Como, anche attraverso l'inserimento dello stesso tra i siti di interesse nazionale.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alla questione posta dall'interrogante, concernente il sito di Ticosa, si rappresenta quanto segue.
  La provincia di Como rappresenta che, ai sensi dell'articolo 248 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e sulla base delle linee guida di cui alla determina della giunta regionale n. 3509 del 2012, ha provveduto con atto n. 312 dell'8 settembre 2019 al rilascio della certificazione di completamento degli interventi di bonifica relativamente alle opere eseguite negli areali 1 e 2 e da 4 a 13; tali areali sono stati individuati a seguito di approvazione di Progetto Operativo di Bonifica (POB) dal competente Comune di Como con determinazione n. 32/1750 del 14 ottobre 2015, in cui veniva approvata la variante al suddetto Progetto con la quale si prevedeva l'asportazione del materiale dell'areale che non aveva soddisfatto i requisiti normativi.
  Si rappresenta che, precedentemente, con determina dirigenziale n. 2647 del 30 dicembre 2015, il Comune di Como ha commissionato autonomamente a proprio consulente indipendente un approfondimento su tale areale, eseguito in data 21 e 22 gennaio 2016 senza la presenza di ARPA Lombardia. A seguito di detto intervento, è stato identificato un orizzonte di 1,5 metri di spessore di rifiuti contenente amianto nell'intorno dell'area già scavata, di cui ARPA rappresenta di essere venuto a conoscenza successivamente, a seguito della comunicazione da parte del Comune di Como nel marzo 2016.
  Difatti, il sopracitato atto n. 312 della Provincia di Como, così come disposto dalla richiamata determina della giunta regionale n. 3509, è stato subordinato all'approvazione di un Progetto Operativo di Bonifica (POB) relativo alla sola cella 3 di cui alla determinazione dirigenziale del comune di Como n. 12/1360 esecutiva dal 17 giugno 2019.
  Allo stato attuale, così come ricordato dall'onorevole interrogante, l'area ancora non bonificata è mantenuta in sicurezza mediante copertura con teli in polietilene ad alta densità (HDPE), in attesa degli interventi approvati.
  Il Comune di Como ha svolto più tentativi di affidare, mediante gara, gli interventi previsti dal progetto di bonifica della cella 3; purtuttavia, a causa di ragioni economiche, in data 21 febbraio 2022 ha organizzato un incontro con la Provincia di Como e ARPA Lombardia durante il quale sono state formulate alcune ipotesi di proseguimento degli interventi.
  L'ipotesi di eseguire il progetto così come previsto, seppure la più lineare fra le soluzioni, è inficiata dall'insuccesso delle gare di affidamento indette dal Comune di Como.
  Così come menzionato nell'interrogazione, l'ipotesi di intervenire mediante trattazione dei rifiuti in campo al fine di separare la parte contenente amianto dalla restante al fine di ridurre i volumi da smaltire di rifiuto pericoloso, nonché i costi – che rappresentano una delle criticità emerse – non ha trovato il pieno favore da parte della Provincia di Como quale ente di controllo.
  Difatti, la stessa Provincia ritiene che i criteri localizzativi allegati al Piano Regionale Gestione Rifiuti sembrerebbero escludere trattamenti di rifiuti contenenti amianto diversi dal mero stoccaggio in siti a distanza minore di 500 metri da funzioni sensibili. Pertanto, la Provincia stessa rappresenta che sarebbe necessaria una rivalutazione della caratterizzazione della cella 3, a suo tempo fatta in maniera autonoma Pag. 171dal Comune, da effettuarsi congiuntamente con ARPA, qualora il Comune intenda procedere ad una revisione del POB approvato.
  Ancora, durante l'incontro è stata valutata l'ipotesi di mettere in sicurezza il materiale presente, lasciandolo in sito, anche se suddetta ipotesi deve essere ulteriormente approfondita in quanto le operazioni di messa in sicurezza sono interventi di bonifica normalmente rivolti alle matrici ambientali (suolo superficiale, profondo o acque sotterranee) contaminate o, eventualmente, ai riporti qualora soddisfino determinati requisiti.
  Un'ulteriore ipotesi presa in esame riguarda, come ricordato dall'interrogante, la collocazione del materiale in un volume confinato «in situ» secondo i criteri definiti da apposita Determinazione di Giunta Regionale n. XI/5703 del 15 dicembre 2021.
  Infine, è stata posta dalla Provincia di Como come ulteriore azione quella dell'eventuale applicabilità della Determinazione regionale n. 4422 del 17 marzo 2021 rubricata «Approvazione di criteri e procedure per il finanziamento degli interventi previsti per discariche ante-norma, cessate, in gestione operativa o post-operativa ai sensi della Legge Regionale n. 26 del 2003».
  Successivamente il Comune di Como, attraverso determinazione di Giunta, in data 24 febbraio 2022 ha espresso parere favorevole al conferimento di un incarico esterno per la verifica di percorsi alternativi, ivi compresi quelli delineati dalla Provincia (ovvero messa in sicurezza permanente o confinamento volumetrico), stabilendo altresì di liberare i fondi previsti a bilancio per la realizzazione dei lavori mandandoli in avanzo di amministrazione.
  Con la medesima determina comunale del 24 febbraio viene stabilito che il termine per il completamento del progetto di bonifica potrà essere compiutamente definito all'esito delle necessarie verifiche procedurali e progettuali, una volta ottenuto il rifinanziamento dell'opera.
  In ultimo, la Regione Lombardia rappresenta che il procedimento di bonifica del sito ex-Ticosa è comunque di competenza comunale e, sulla base degli elementi che ha a disposizione, non ravvisa problemi di natura procedurale.
  Inoltre, la stessa non ravvisa, in quanto potenziale soggetto richiedente, la sussistenza delle condizioni per cui il sito in oggetto possa diventare di interesse nazionale (SIN) a norma dell'articolo 252 del decreto legislativo n. 152 del 2006.
  La Regione, altresì, esprime la propria piena disponibilità a collaborare con il Comune di Como, soprattutto per quanto concerne le scelte progettuali, nello spirito di condivisione della problematica praticata fino ad oggi.
  Atteso che ogni variazione degli interventi sulla cella 3 dovranno essere approvati dal Comune in variante al progetto attuale, e che un eventuale inserimento del sito ex Ticosa fra i siti di interesse nazionale abbisogna di apposita istruttoria tecnica e d'intesa con la Regione competente, questo Ministero continuerà a interloquire con tutti i soggetti competenti al fine di fornire adeguata assistenza per garantire la tutela ambientale e della salute pubblica.