CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 3 novembre 2021
687.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza
ALLEGATO
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ALLEGATO

Schema del V Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva.

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
SULL'ATTO DEL GOVERNO N. 296

  La Commissione,

   esaminato lo schema del V Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, per quanto di competenza,

   rilevato che il suddetto schema, predisposto dall'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza ed approvato preliminarmente dal suddetto organismo nella seduta del 21 maggio 2021 alla presenza del Ministro per le pari opportunità e la famiglia, è stato presentato dal Governo alle Camere il 27 luglio 2021, ai sensi dell'articolo 1, comma 5, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 103 e su di esso la Commissione è chiamata ad esprimere il proprio parere entro il 6 novembre 2021;

   premesso che l'articolo 1 della legge 23 dicembre 1997, n. 451, attribuisce alla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza compiti di indirizzo e controllo sulla concreta attuazione degli accordi internazionali e della legislazione relativi ai diritti ed allo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, nonché il potere di formulare osservazioni e proposte sugli effetti, sui limiti e sull'eventuale necessità di adeguamento della legislazione vigente, in particolare per assicurarne la rispondenza alla normativa dell'Unione europea ed in riferimento ai diritti previsti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989 e resa esecutiva con legge n. 176 del 27 maggio 1991, al fine di assicurare la piena implementazione dei diritti dei minori;

   considerato che l'ultimo Piano di azione (IV) era relativo al biennio 2016-2017, ed è stato esaminato dalla Commissione nel gennaio 2016 (XVII legislatura) e che pertanto, si rileva un ritardo nell'adozione di tale strumento programmatico e di indirizzo, fondamentale per un efficace controllo dei progressi raggiunti e della verifica dell'impatto delle politiche adottate in favore dei minori. Tale ritardo è da attribuirsi alla situazione epidemiologica che ha segnato l'ultimo anno, ma anche alla tardiva ricostituzione dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, organo preposto all'adozione del Piano stesso, avvenuta con decreto del Ministro per le pari opportunità e la famiglia del 28 febbraio 2020;

   premesso che il Piano è il risultato di un'intensa attività di coprogettazione che ha coinvolto non solo tutti i soggetti e gli enti partecipanti all'Osservatorio nazionale, ma anche la società civile e il terzo settore, soggetti pubblici quali amministrazioni centrali, enti pubblici e territori, soggetti privati, esperti, il mondo dell'università e della ricerca e che per la prima volta, al fine di affermare pienamente il protagonismo dei bambini e delle bambine, e dei ragazzi e delle ragazze all'interno del Piano, l'Osservatorio nazionale ha promosso una consultazione online – i cui risultati sono riportati in appendice al documento – sui temi del Piano, a cui hanno partecipato ragazzi e ragazze fra i 12 e 17 anni di età grazie al supporto tecnico-scientifico dell'Istituto degli Innocenti;

   premesso che il documento si articola in 3 sezioni e in una appendice e che è apprezzabile l'inserimento del Piano all'interno del contesto internazionale ed europeo – dalla Convenzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989, agli Obiettivi ONU di Pag. 185sviluppo sostenibile – Agenda 2030, dalla Strategia dell'Unione europea sui diritti dei minori 2021-2024 al Sistema europeo di garanzia per i bambini vulnerabili (European Child Guarantee) – in materia di strategie per la promozione e la tutela dei diritti delle nuove generazioni;

   considerato che la seconda sezione del Piano, intitolata «Quadro di realtà», è dedicata alla ricognizione della condizione dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia, attraverso l'analisi degli interventi esistenti e delle azioni che necessitano di nuovi interventi migliorativi;

   tenuto conto che nella terza e ultima sezione sono individuate le tre aree di intervento, Educazione, Equità, Empowerment, nelle quali si struttura il Piano, e indicate per ciascuna obiettivi generali e azioni specifiche;

   espresso pieno apprezzamento per l'utilizzo, nella predisposizione del Piano, di una semantica attenta alle differenze e alla parità di genere e ad attribuire ai bambini, alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze il riconoscimento di essere soggetti di diritto, attraverso l'utilizzo di locuzioni quali «minore di età» o «persone di minore età» in luogo di «minore»;

   considerato che, nel confronto europeo, l'Italia rientra tra i Paesi con maggiore disuguaglianza nei redditi e che lo stesso PNRR indica tra le principali disuguaglianze da superare quelle generazionali, territoriali e di genere, la formazione dei bambini e delle bambine, degli adolescenti e delle adolescenti assume un ruolo fondamentale. Ciò anche nella prospettiva di superare il divario di opportunità e la scarsa mobilità sociale – ulteriormente diminuita negli ultimi anni – che rappresentano le più rilevanti cause della ridotta crescita economica del nostro Paese;

   considerato che, proprio al fine di colmare tale divario, nel Piano si rileva la necessità di intervenire sin dagli asili nido, con l'obiettivo di assicurare – in linea con quanto previsto dal PNRR – che almeno il 33 per cento della popolazione di bambini residenti ricompresi nella fascia di età da tre a 36 mesi possa usufruire nel 2026 del servizio su base locale;

   ritenuto che tale obiettivo debba essere accompagnato da un maggiore investimento di risorse sul futuro e sulle generazioni più giovani attraverso l'offerta di una formazione di qualità che consenta di superare i divari territoriali anche con riguardo ai livelli di apprendimento, che, in seguito alla crisi epidemiologica, si sono sempre più acuiti penalizzando ulteriormente il Mezzogiorno d'Italia e le famiglie più svantaggiate;

   ritenuto che particolare attenzione debba essere prestata ai diritti dei minori con disabilità, assicurando il loro coinvolgimento nei processi decisionali che li riguardano; prevedendo specifici interventi anche in favore delle loro famiglie e dei loro fratelli/sorelle sui quali grava la responsabilità e la cura del minore disabile e introducendo per i minori una autorevole tutela della loro capacità decisionale indipendente, sia pure con la necessaria gradualità legata all'età;

   esprime parere favorevole, con le seguenti osservazioni:

    1) in relazione alla sezione introduttiva, nell'esprimere pieno apprezzamento per la scelta di coinvolgere nella elaborazione del Piano stesso non solo le varie Istituzioni che a diverso titolo si occupano di infanzia, ma anche gli stessi ragazzi e ragazze, si rileva tuttavia uno scarso coinvolgimento, anche a motivo della non presenza nella attuale composizione dell'Osservatorio, di alcuni soggetti, in particolare della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, delle associazioni familiari e di genitori e degli Osservatori regionali per l'infanzia e l'adolescenza;

    2) sempre relativamente alla introduzione nella parte in cui si fa riferimento agli esiti della rilevazione con riguardo al background migratorio si sottolinea come, da un lato, risulti connotata in modo eccessivamente conflittuale e oppositivo la dinamica relazione fra ragazzi e ragazze con background migratorio e famiglie di Pag. 186origine, ritenute portatrici di una cultura retrograda e infruttuosa e, dall'altro, sia valorizzato esclusivamente il profilo del riconoscimento dei diritti, senza alcun riferimento agli obblighi e ai doveri che anche i ragazzi e le ragazze sono tenuti a rispettare;

    3) ancora, con riguardo alla sezione introduzione e in particolare alla parte nella quale si precisa «La ricerca ha reso evidente che per partecipare ai processi decisionali e all'elaborazione delle politiche occorre che ai giovani sia restituita la giusta consapevolezza di essere portatori di diritti..., affinché riescano ad autodeterminarsi attraverso una partecipazione democratica attiva» si rileva come il richiamo ai «giovani» sia riduttivo, tenuto conto della diversità dei bisogni psico-affettivi dei minori a seconda delle diverse fasi evolutive della personalità;

    4) sempre in relazione alla introduzione sarebbe auspicabile l'inserimento di più puntuali riferimenti alle risorse stanziate nel PNRR per interventi a sostegno dell'infanzia e dell'adolescenza, nonché a quelle stanziate dal Governo per l'anno 2021 rispettivamente per promuovere il benessere e la persona;

    5) con riguardo alla seconda sezione del Piano, nella ricognizione del quadro complessivo degli interventi e delle azioni in favore dell'infanzia e dell'adolescenza talune perplessità desta la mancata valorizzazione dei documenti elaborati dalla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza e in particolare dei documenti approvati (e delle indicazioni contenute nelle conclusioni) in esito alle due indagini conoscitive condotte nel corso dell'ultimo biennio rispettivamente sul bullismo e cyberbullismo e sulle varie forme di violenza tra minori e ai danni di bambini e adolescenti, nonché di una serie di atti di indirizzo approvati dal Parlamento su tematiche connesse al mondo dell'infanzia;

    6) in relazione in particolare al quadro complessivo degli interventi per una nuova forma di partecipazione dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze si valuti l'opportunità di rafforzare il diritto all'ascolto in ambito giudiziario del minorenne;

    7) con riguardo sempre al quadro complessivo degli interventi e nello specifico al miglioramento della reattività dei sistemi sanitari alle condizioni di vulnerabilità si valuti l'opportunità di meglio precisare quali siano gli interventi da adottare per l'empowerment delle coppie, dei futuri genitori e dei cittadini, quale fattore di protezione;

    8) relativamente alla terza sezione del Piano e in particolare alle politiche per l'educazione, pur valutando positivamente il complessivo rafforzamento del ruolo della scuola come agenzia educativa nella formazione dei bambini, delle bambine e dei ragazzi e delle ragazze, si rileva uno scarso coinvolgimento dei genitori e delle loro associazioni rappresentative nell'attuazione delle diverse Azioni (dalle politiche educative a quelle per l'equità). Si valuti inoltre l'opportunità di ricordare in modo esplicito all'interno del Piano, il diritto-dovere di educare la prole riconosciuto alle famiglie, precisando quindi che le politiche per l'educazione debbano tenere adeguatamente conto della libertà educativa genitoriale. A tal fine devono essere rafforzati i servizi per il sostegno alla genitorialità con interventi costanti per futuri genitori – fra i quali il potenziamento dell'istituto dell'home visiting – in merito alle problematiche e opportunità relative alla genitorialità, così da garantire una presa in carico immediata e multidimensionale dei nuclei familiari in grado di accompagnarli lungo tutto il percorso di crescita dei bambini;

    9) nell'esprimere particolare apprezzamento per il richiamo nel Piano ai livelli essenziali delle prestazioni e in particolare nell'Azione 13 in materia di progressiva estensione del servizio di refezione scolastica nelle scuole dell'infanzia e primarie, nell'Azione 27 in tema di partecipazione delle persone minori di età e infine nell'Azione 18 nell'ambito della rete di protezione e inclusione sociale, si sottolinea l'esigenza di prevedere la citazione dei livelli essenziali delle prestazioni anche nell'Azione Pag. 187 1 nella parte in cui si propone il rafforzamento della diffusione di servizi educativi per la prima infanzia al fine di assicurare servizi minimi uniformi su tutto il territorio nazionale, superando il gap territoriale tra Nord e Sud del Paese attualmente riscontrabile con riguardo alla presenza degli asili nido. Occorre in particolare assicurare che le risorse, fra le quali quelle stanziate dal PNRR, siano destinate prioritariamente agli enti locali privi di asili nido per la loro realizzazione, nonché al potenziamento, soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno d'Italia, dei servizi di doposcuola e delle attività sportive extrascolastiche gratuiti già dall'età prescolare;

    10) con specifico riguardo all'Azione 1 e al rafforzamento della diffusione dei servizi educativi per l'infanzia, occorre altresì che il Piano individui in maniera esplicita l'obiettivo tendenziale del 50 per cento dell'accessibilità ai nidi e alle sezioni primavera come un obiettivo di breve periodo da inserire nelle priorità di intervento del Governo anche attraverso un aumento della quota di risorse del PNRR al tale ambito destinata;

    11) sempre con riguardo all'Azione 1, accanto al condivisibile potenziamento della diffusione dei servizi educativi per la prima infanzia, si rileva l'esigenza di un potenziamento anche degli altri strumenti che l'ordinamento assicura in favore dei minori compresi nella fascia di età 0-3 anni quali la valorizzazione della possibilità per i genitori di poter fruire di più congrui congedi parentali, nonché il potenziamento del sistema dei nidi familiari;

    12) con specifico riguardo all'istituto dei congedi parentali si rileva l'esigenza di rivedere il quadro normativo vigente, prevedendo a livello di Piano anche una Azione specifica e valutando una estensione fino a 18-24 mesi dei periodi complessivamente fruibili;

    13) al fine di aumentare l'offerta di servizi educativi per l'infanzia su tutto il territorio nazionale, si valuti l'opportunità di prevedere la possibilità di riconvertire gli spazi pubblici inutilizzati adibendoli a servizi educativi 0-3 anni (e/o per il sistema integrato 0-6), anche in sinergia con il settore privato e attraverso il ricorso al project financing, in un'ottica di sostenibilità e di minore consumo del suolo e in linea con quanto disposto nel PNRR in materia di transizione ecologica;

    14) ancora con riguardo all'Azione 1, al fine di sostenere e tutelare il diritto alla maternità e alla genitorialità si ritiene necessario esplicitare che l'intervento per il potenziamento dell'offerta di servizi educativi per l'infanzia 0-3 e sistema integrato 0-6 debba prevedere l'implementazione degli agri-nidi e degli agri-asili, nonché degli asili aziendali;

    15) relativamente all'Azione 3 finalizzata a sostenere la definizione e il consolidamento della comunità educante sul territorio nazionale sarebbe opportuno prevedere specifici interventi anche con riguardo all'istruzione parentale conosciuta anche come scuola familiare, che consiste nella scelta, permessa a legislazione vigente, della famiglia di provvedere direttamente all'educazione della prole;

    16) con riguardo alla promozione del benessere psicologico e fisico delle persone di minore età nei servizi educativi e nelle scuole di ogni ordine e grado, anche attraverso l'implementazione di programmi centrati sulle life skills, si ritiene fondamentale richiamare in via specifica anche il Protocollo di intesa sottoscritto tra il Ministero dell'istruzione e gli enti rappresentativi delle professioni di educatore socio-pedagogico e pedagogista, recante l'attivazione di progetti finalizzati a promuovere l'educazione alla convivenza civile, sociale e solidale, quale parte integrante dell'offerta formativa. A ben vedere la distinzione delle funzioni da affidare a tali riconosciuti professionisti, fondata sulla specificità del ruolo da svolgere nell'ambito del contesto suindicato delle politiche per l'educazione, si giustifica nell'esigenza di facilitare il pieno sviluppo di processi creativi, relazionali e di apprendimento in un adeguato contesto cognitivo, rappresentando un approdo, anche seguito dell'emergenza epidemiologica e degli aumentati rischi di nefaste conseguenze Pag. 188 sullo sviluppo della personalità umana, non più rinviabile nel processo di crescita individuale. Per tale ragione, oltre alle Azioni già previste (Azioni da 6 a 10), si dovrebbe prevedere un'ulteriore specifica Azione per l'attivazione di percorsi pedagogici, rivolta all'assicurazione di un pieno riconoscimento del contributo di tali professioni (educatore socio-pedagogico e pedagogista) nelle istituzioni scolastiche, in modo sostenere nel miglior modo possibile i processi di sviluppo del potenziale umano, sociale e sociale degli studenti, e promuovere, al contempo, processi inclusivi e integrativi, ai fini dell'effettiva realizzazione di una comunità educante;

    17) relativamente all'Azione 7, che prevede al fine di prevenire il disagio e di promuovere la salute e il benessere integrale delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi in età scolare, il rafforzamento dei consultori familiari, si valuti l'opportunità di prevedere qualche forma di partecipazione delle famiglie e delle associazioni che si occupano di infanzia e adolescenza;

    18) con riguardo all'Azione 10, si segnala l'opportunità di prevedere, coerentemente con quanto previsto dalla Circolare del Ministero dell'istruzione e della ricerca del 15 settembre 2015, in considerazione delle delicate tematiche oggetto dei programmi richiamati e delle evidenti implicazioni sul piano del diritto alla educazione riconosciuto dalla Costituzione alle famiglie, la preliminare definizione di linee guida sull'educazione all'affettività e alla sessualità, attraverso il preventivo coinvolgimento anche delle associazioni familiari e dei rappresentanti dei genitori dei consigli di classe e di altri soggetti pubblici e privati che la singola istituzione scolastica reputerà opportuno coinvolgere sulla base del confronto pedagogico ed educativo svolto al proprio interno, nonché sulla base di un riconosciuto e imparziale curriculum associativo che dimostri comprovata esperienza educativa sul tema nonché, fatto salvo il rispetto del principio di autonomia scolastica di prevedere anche successivamente all'avvio dei programmi una adeguata informazione dei genitori, attraverso la richiesta dell'espressa manifestazione del consenso genitoriale, sui programmi e progetti nell'ambito della educazione alla affettività, alla sessualità e alla parità di genere dei bambini, delle bambine e degli adolescenti e delle adolescenti;

    19) con riguardo all'Azione 11, che si propone l'obiettivo generale di garantire dotazioni organiche adeguate di professionisti dei servizi per l'infanzia e l'adolescenza, anche attraverso l'arricchimento delle professionalità esistenti, si rileva l'esigenza di prevedere, prevedere in maniera esplicita che nei curricula formativi dei diversi corsi di studio e di formazione del personale dei servizi educativi e della scuola dell'infanzia sia dedicata particolare attenzione alle competenze finalizzate al riconoscimento precoce di segni di abusi e violenza sui minori e adolescenti e al trattamento dei disturbi specifici dell'apprendimento e più in generale dei disturbi cognitivi. Si tratta, a ben vedere, di disturbi particolarmente diffusi a livello scolastico, che hanno forti ripercussioni con evidenti conseguenze sul piano della dispersione scolastica. Appare altresì essenziale prevedere l'effettiva operatività negli organici scolastici, di tutto il territorio nazionale e di tutti gli ordini e gradi, della figura dell'assistente all'autonomia e alla comunicazione, prevista dall'articolo 13, comma 3, della legge n. 104 del 1992, per gli alunni e le alunne con disabilità, DSA e BES;

    20) ancora con riguardo all'Azione 11, relativamente alla previsione di unificare le due classi di laurea LSNT2 e L19, si valuti l'opportunità di articolare in maniera più chiara ed esplicita il riferimento, individuando tra i corsi di laurea afferenti alla classe LSNT2 (professioni sanitarie della riabilitazione: educazione professionale; fisioterapia; logopedia; ortottica e assistenza oftalmologica; podologia; tecnica della riabilitazione psichiatrica; terapia della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva; terapia occupazionale) quelli che possono essere più strettamente correlati e connessi al corso di laurea in scienze dell'educazione;

    21) con riguardo alle politiche per l'equità si rileva l'esigenza di un rafforzamento Pag. 189 degli interventi in favore dei bambini e delle bambine nei loro primi mille giorni di vita e delle donne in gravidanza. È infatti, scientificamente dimostrata l'efficacia degli interventi precoci di sostegno genitoriale, con inizio durante la gestazione e prosecuzione nei primi anni di vita, su diverse dimensioni della salute e del benessere, sia del bambino che dei genitori. Tali interventi, peraltro, producono effetti positivi di lungo termine sia per i potenziali risparmi di spesa connessi ai costi sociali e sanitari sia per l'impatto sul piano dell'inclusione sociale. A tal proposito sarebbe opportuno integrare le Azioni del Piano prevedendo la costituzione di un modello integrato multidimensionale di accoglienza e accompagnamento ai bambini e ai nuclei familiari nei primi mille giorni vita, coordinato funzionalmente con il sistema educativo 0-6 anni ed in particolare esplicitando che l'intervento riguarda il contesto genitoriale. Tale modello dovrebbe sostanziarsi nella implementazione dell'accoglienza psico-socio-sanitaria durante la gravidanza, attraverso un forte rilancio in tutto il territorio nazionale dei consultori e delle case di comunità; nella realizzazione di un sistema universale di accoglienza psico-socio-sanitaria nei punti nascita; nella attivazione dei servizi territoriali di residenza della madre; nella introduzione di un sistema di dimissioni sociosanitarie protette; nella previsione di visite domiciliari all'interno di un progetto personalizzato, concordato con le famiglie, di tipo socio-sanitario-educativo, definito da una équipe multidisciplinare territoriale. Sarebbe peraltro auspicabile l'adozione di linee di indirizzo finalizzate a distinguere le strategie per i primi mille giorni di vita del bambino, dal sostegno al percorso che accompagna la madre al parto durante tutta la gravidanza e nei primi mesi successivi alla nascita. Ciò anche al fine di assicurare, nel quadro delle più ampie azioni di empowerment femminile, una maggiore partecipazione delle donne alla vita economica, sociale, politica e culturale, con evidenti positive ricadute anche sul piano demografico;

    22) sempre in relazione alle politiche per l'equità, tenuto conto che la dimensione economica da sola non basta a rendere ragione del fenomeno delle povertà, si sottolinea l'esigenza di meglio chiarire le linee di intervento previste dall'Azione 17, prevedendo a regime, e non solo in via sperimentale, gli interventi ivi contemplati e meglio delineando la differenza tra povertà assoluta e povertà educativa, termini solo in parte sovrapponibili. Sono molti i bambini e gli adolescenti che non hanno la possibilità – situazione peraltro aggravata nell'ultimo anno in conseguenza delle limitazioni dovute alla crisi epidemiologica – di crescere attraverso lo sport, il contatto con l'arte e la cultura, occorre quindi assicurare a tutti i minori di età la possibilità di partecipare ad attività culturali quali visite a musei e siti archeologici, o a concerti e a spettacoli teatrali o altre opportunità educative al di fuori della scuola; così come la valorizzazione dell'educazione motoria e dell'attività sportiva e la promozione della lettura;

    23) con particolare riguardo all'Azione 15, pur essendo condivisibile la finalità di incentivare a livello scolastico il processo di digitalizzazione da realizzarsi anche attraverso una diffusione capillare nelle scuole di ogni ordine e grado di devices volto a colmare il gap tecnologico, anche sul piano della didattica, che connota il nostro Paese rispetto agli altri Stati europei, si ritiene necessario tuttavia che tali interventi siano meglio modulati in relazione all'età degli studenti e ai diversi gradi di istruzione, ma soprattutto siano preceduti ed accompagnati da adeguate iniziative formative rivolte alle famiglie e ai minori stessi sull'uso corretto del web e sui rischi connessi all'uso della rete;

    24) con riguardo alle Azione da 25 a 27 che prevedono interventi volti a promuovere una maggiore partecipazione delle bambine e dei bambini e delle adolescenti e degli adolescenti nei processi decisionali su temi che li riguardano e la valorizzazione del loro punto di vista – anche nell'ambito di un ampliamento delle forme di coinvolgimento delle rappresentanze studentesche e dei genitori – si valuti l'opportunità Pag. 190 di prevedere che l'ampliamento del coinvolgimento delle rappresentanze delle famiglie sia indirettamente proporzionale al grado di scuola, diminuendo progressivamente al crescere dell'età degli studenti coinvolti al fine di stimolarne maggiore responsabilizzazione e capacità di autodeterminazione, nonché una più piena consapevolezza di essere portatori di diritti e di poter contribuire alla costruzione della cittadinanza attiva;

    25) con riguardo alle politiche per l'educazione si ritiene necessario introdurre una ulteriore e specifica Azione per potenziare gli interventi finalizzati alla formazione delle ragazze e dei ragazzi dai 16 anni, che preveda una nuova organizzazione delle attività didattiche basata sul maggiore collegamento tra mondo formativo e mondo produttivo, per favorire l'ingresso delle studentesse e degli studenti nel mercato del lavoro. Un processo di apprendimento orientato alla prospettiva di occupazione destinata ad essere generata dall'immissione delle risorse del PNRR. Il contesto post-pandemico implica una nuova organizzazione della didattica che sia indirizzata verso i tre assi strategici del PNRR: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale;

    26) relativamente alle Azioni legate al mondo della scuola, si ritiene apprezzabile la scelta di riconoscere ai docenti un importante ruolo sul piano pedagogico anche se con particolare riguardo alle Azioni 28 e 29 sarebbe necessario modificare l'impianto eccessivamente istituzionale nell'esercizio del potere di indirizzo e gestione nell'ambito sia dei patti educativi di comunità che dei patti territoriali, per le evidenti limitazioni della potenzialità sociale e culturale di tali percorsi, dovute agli aspetti burocratici del sistema;

    27) si rileva altresì l'esigenza di integrare le Azioni del Piano che vedono il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche ponendo maggiore attenzione alla necessità di una visione positiva della diversità nella quale differenti competenze culturali o linguistiche, da vivere come un arricchimento o un'opportunità nella scuola e nella società;

    28) altrettanto opportuno appare una integrazione del Piano prevedendo specifiche Azioni sul tema della devianza minorile e dei minorenni che si trovano nel circuito penale minorile, migliorando le strategie di integrazione, rendendo migliore il funzionamento dei servizi sociali degli Enti territoriali; e implementando i percorsi di prevenzione e di inclusione sociale, educativi e d'inserimento lavorativo;

    29) si rileva poi l'esigenza di un riordino del sistema di accoglienza dei minorenni allontanati dalla famiglia di origine, creando un sistema stabile di monitoraggio di quelli collocati in comunità di accoglienza nonché la necessità di garantire dei livelli essenziali delle prestazioni in riferimento all'accoglienza residenziale sull'intero territorio; da ciò discende inoltre l'opportunità di rendere strutturali e continuative sull'intero territorio nazionale le azioni e i programmi già sperimentati con esito positivo in alcuni ambiti al fine di prevenire gli allontanamenti impropri e garantire condizioni di benessere familiare-relazionale; l'attivazione e cura degli interventi di prevenzione e promozione della salute dovrà inoltre accompagnarsi all'attivazione di livelli integrati e complementari tra Ente pubblico (servizio sociale, consultori familiari, istituzioni scolastiche, servizi socio-educativi, centri per le famiglie, strutture sanitarie, servizi e sportelli informativi, cooperazione sociale ed altri) e soggetti della società civile presenti nelle diverse comunità territoriali;

    30) con specifico riguardo al sistema delle adozioni sia nazionali che internazionali si rileva inoltre l'esigenza di semplificare la disciplina legislativa vigente, prevedendo nel contempo un sistema di monitoraggio trasparente e unico a livello nazionale di tutti i minori in condizione di adottabilità così da facilitare le famiglie adottanti e i minori nei percorsi di adozione, ovviando ad alcune delle criticità dell'attuale sistema che finiscono per spingere gli aspiranti genitori a desistere impedendo a tanti bambini e bambine, ragazzi e ragazze di crescere e di costruirsi un futuro all'interno di un nucleo familiare;

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    31) si rileva l'esigenza di prevedere una specifica Azione, trasversale, con riguardo ai minori con disabilità, per i quali sono necessari un potenziamento degli strumenti per l'inclusione nell'educazione e cura a partire dalla prima infanzia; dare attuazione a buone pratiche di deistituzionalizzazione nell'ambito della salute mentale, al fine di rafforzare la transizione dall'assistenza prestate negli istituti a servizi di sostegno erogati all'interno della comunità; specifici interventi di prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo rispetto ai quali i minori con disabilità presentano un rischio più elevato di essere vittime di discriminazioni, discorsi d'odio, violenza e abusi, anche all'interno degli istituti scolastici;

    32) con riguardo al grave aumento delle dipendenze patologiche in età evolutiva, da sostanze e comportamentali, unitamente all'importanza di promuovere la salute psicofisico delle persone di minore età, si ritiene importate adottare iniziative volte a introdurre in forma stabile la figura dello psicologo scolastico nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di intercettare tempestivamente le prime forme di disagio in età evolutiva, garantire il benessere e supportare dal punto di vista psicologico, emotivo e relazionale gli studenti, gli insegnanti e i genitori;

    33) in relazione al quadro complessivo degli interventi, si propone di valutare la possibilità di potenziare i servizi territoriali sociali e sanitari, con particolare riguardo agli aspetti d'integrazione socio-sanitaria in materia di disturbi psicologici, prevedendo specifiche iniziative volte a favorire l'accesso al supporto psicologico alle persone di minore età e alle famiglie anche mediante inserimento di psicologi nelle unità complesse di cure primarie, in collaborazione con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta (UCCP);

    34) da ultimo, sempre in relazione al quadro complessivo degli interventi, si invita a prevedere la figura dello psicologo all'interno dei reparti di pediatria e neonatologia degli ospedali del Servizio sanitario nazionale con l'obiettivo di tutelare il benessere psicologico dei bambini e adolescenti ricoverati e delle loro famiglie, con particolare riferimento alle condizioni di cronicità e/o di disagio psico-sociale.