CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 10 giugno 2021
604.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Difesa (IV)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-06200 Ferrari: Sulle misure da adottare per la protezione degli afghani che hanno collaborato con il contingente italiano nella missione «Resolute Support» in vista del ritiro dall'Afghanistan.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il tema della protezione dei collaboratori afghani è da sempre tenuto in assoluta considerazione dal Ministero della difesa.
  Al riguardo, come ha ricordato l'Onorevole interrogante, la protezione internazionale ex decreto legislativo n. 251/2007 è stata già riconosciuta ai collaboratori afghani, a seguito di espressa iniziativa del Dicastero, dall'articolo 5, comma 5-ter, del decreto-legge n. 109/2014, convertito in legge n. 141/2014.
  Secondo tale disposto normativo i cittadini afghani, che avevano effettuato prestazioni con carattere di continuità a favore del contingente militare italiano nell'ambito della missione ISAF e nei cui confronti sussistevano fondati motivi di ritenere che, permanendo in Afghanistan, sarebbero stati esposti al rischio di danni gravi alla persona, potevano, a domanda, essere trasferiti nel territorio nazionale, insieme al coniuge, ai figli e agli eventuali parenti entro il primo grado, per il riconoscimento della protezione internazionale di cui al decreto legislativo 19 novembre 2007, n. 251.
  Le modalità di attestazione della situazione di rischio per gli interessati, di verifica delle condizioni per l'accesso degli stessi nel territorio nazionale, nonché le procedure di trasferimento, sono state definite d'intesa tra i Ministeri della difesa, degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'interno.
  I requisiti del rapporto di lavoro continuativo e del fondato rischio di danni gravi alla persona in caso di permanenza in Afghanistan mirano a tutelare gli interessi dei citati collaboratori salvaguardando, al contempo, il nostro Paese dai rischi di accoglimento di personale i cui requisiti di provenienza, affidabilità ed esposizione al rischio non siano certi e compatibili con la legislazione in vigore.
  A seguito dell'approvazione del provvedimento normativo sono stati, a suo tempo, individuati oltre 400 cittadini afghani, tra ex collaboratori e familiari, quali potenziali beneficiari della protezione internazionale prevista dalla legge.
  Oggi, in vista dell'imminente chiusura di Resolute Support – dal 1° gennaio 2015 succeduta ad ISAF – l'Italia si è assunta, in sede Nato, l'impegno ad evacuare, con l'operazione AQUILA, il personale civile locale che ha supportato il nostro contingente durante tutte le missioni internazionali in Afghanistan.
  In particolare, sono state redatte due liste di personale che, a domanda, potrà beneficiare di questo supporto: una, di circa 270 unità, tra collaboratori e relativi familiari, per i quali si ha già consolidata evidenza del rapporto lavorativo in essere o a suo tempo prestato; una seconda che attualmente conta circa 400 ulteriori applicanti, per i quali i termini del rapporto di collaborazione sono in corso di accertamento.
  Per i circa 270 civili per i quali è stata accertata l'effettiva collaborazione fornita, si procederà, a partire dalla metà del mese di giugno, al progressivo trasferimento in Italia e, al termine del previsto periodo di quarantena anti-Covid, all'inserimento nel sistema di accoglienza e integrazione disciplinato Pag. 32 dal decreto-legge 30 dicembre 1989, n. 416, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1990, n. 39, e successive modificazioni.
  Al riguardo, è stata già predisposta una bozza di provvedimento che riprende, attualizzandolo ed estendendone l'arco temporale di riferimento, il disposto del citato comma 5-ter del decreto-legge n. 109/2014 e che verrà inserito nel primo veicolo legislativo utile.
  Si tratta, onorevoli colleghi, di un atto dovuto, a testimonianza della gratitudine del nostro Paese verso quanti – ben coscienti dei rischi – si sono dedicati, con lealtà, al supporto dei nostri militari.

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ALLEGATO 2

5-06198 Pagani: Sull'esercitazione militare congiunta «African Lion 2021».

TESTO DELLA RISPOSTA

  Lo United States Africa Command ha pianificato anche per il 2021 lo svolgimento dell'esercitazione multilaterale African Lion, che sarà organizzata e condotta dallo United States Army Africa (USARAF) e si terrà presso aree militari in Marocco e in Tunisia dal 7 al 18 giugno 2021.
  Tale attività è un'esercitazione di tipologia sia field training exercise (FTX), sia computer based exercise (CPX) e si prefigge lo scopo di sviluppare attività di pianificazione e di condotta di peace keeping operations (PKO) e di peace support operations (PSO).
  La Difesa, attesa la valenza strategica dell'esercitazione in argomento, dopo aver ricevuto l'assenso del Ministero della giustizia e degli affari esteri, ha espresso l'interesse a partecipare esclusivamente alle attività concettuali (riunioni/conferenze) e a quelle condotte in forma CPX, che si limitano al comando e al controllo delle esercitazioni che si svolgono in territorio straniero.
  L'esercitazione, infatti, nell'attuale quadro politico, assume un significato importante non solo per motivi di ordine addestrativo, ma anche per offrire un concreto segnale di collaborazione verso Nazioni (Tunisia e Marocco) particolarmente importanti per lo svolgimento di attività di controllo e contrasto dei traffici illegali, nonché delle minacce alla sicurezza internazionale, in particolare nell'area del Mediterraneo allargato.
  Tanto rappresentato, in considerazione del fatto che le attività esercitative presentano un moderato livello di rischio e saranno svolte nell'arco di pochi giorni, nell'ambito dei tradizionali rapporti con i paesi africani, considerato altresì che un eventuale rifiuto potrebbe rallentare il nuovo positivo corso delle relazioni bilaterali con Rabat, è stata espressa l'adesione alla partecipazione nazionale all'evento esercitativo.
  Al riguardo, anche il Ministero per gli affari esteri e la cooperazione internazionale ha rappresentato che, per parte italiana, il Marocco è considerato un partner centrale nella regione nordafricana/maghrebina, anche ai fini della gestione di alcuni importanti dossier di interesse nazionale, e che la partecipazione è limitata alle sole attività concettuali (riunioni/conferenze) e a quelle condotte al computer, senza l'impiego di unità tattiche.
  D'altro lato la cooperazione allo sviluppo italiana sostiene abitualmente le organizzazioni internazionali che operano a favore dei profughi Sahraui di Tindouf in Algeria, attraverso l'erogazione di circa 1 milione di Euro all'anno per progetti di UNICEF e PAM (Programma Alimentare Mondiale) a sostegno del popolo Sahraui.
  In conclusione, le modalità stesse di partecipazione all'esercitazione sono funzionali ad una più efficace tutela nei confronti del popolo Sahraui; onere che la difesa testimonia anche attraverso la partecipazione di militari italiani alla Missione onusiana MINURSO.
  Nella partecipazione italiana all'esercitazione, pertanto, non si ravvisa alcuno scopo politico che l'interrogante si preoccupa di rappresentare. La nostra presenza si esplica nelle modalità sopra descritte, stante il costante impegno profuso in tanti teatri operativi in cui l'Italia ha assunto, come da tutti riconosciuto, un ruolo da protagonista.

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ALLEGATO 3

5-06199 Deidda: Sulle iniziative da assumere al fine di confermare le professionalità nell'ambito della sanità militare acquisite nel corso dell'emergenza pandemica.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La recente situazione pandemica da COVID-19 ha coinvolto il Dicastero, che si è impegnato su diversi fronti, mettendo in campo un cospicuo contingente di personale e mezzi, soprattutto a supporto del Servizio sanitario nazionale, portato alla saturazione delle proprie capacità in diverse occasioni, durante tutte le fasi della situazione emergenziale ancora in atto.
  Al riguardo, è stata acquisita una maggiore disponibilità di capacità sanitarie militari di pronto dispiegamento a cui attingere per garantire una maggiore interconnessione con il Servizio sanitario nazionale.
  Pertanto, la Difesa ha operato seguendo un doppio binario, al fine di rafforzare il comparto sanitario militare.
  In particolare, con i decreti-legge n. 18 del 17 marzo 2020 e n. 34 del 19 maggio 2020 sono state indette procedure concorsuali per l'arruolamento di Ufficiali medici e sottufficiali a tempo determinato, così come ricordato dallo stesso interrogante, mettendo a disposizione del servizio SSN un cospicuo numero di medici e infermieri.
  In merito alle iniziative da assumere per acquisire le professionalità reclutate con i provvedimenti sopra citati, si ricorda che con l'articolo 22 del decreto-legge n. 41 del 22 marzo 2021, la durata della ferma di tali medici e infermieri militari è stata prorogata sino al 31 dicembre 2021.
  Dall'altro, al fine di supplire alla perdurante mancanza di medici di base, con il comma 8 dell'articolo 30 del decreto-legge n. 73 del 25 maggio 2021, è stata prevista la possibilità per gli Ufficiali medici in servizio permanente delle Forze Armate con almeno 4 anni di anzianità di servizio, di svolgere attività di medicina generale, nell'ambito del SSN, prioritariamente in favore del personale delle Amministrazioni di appartenenza e dei relativi familiari, secondo i criteri, le modalità e i limiti stabiliti con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro della difesa, del Ministro dell'interno e dell'economia e della finanze.
  In tal senso, la possibilità prevista dalla norma in questione può contribuire in maniera fattiva al decisivo abbattimento delle liste di attesa, attraverso una più ampia, stabile e proficua collaborazione con il Servizio Sanitario Nazionale, in linea con quanto auspicato nell'atto.