CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 13 maggio 2021
587.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-05988 Fregolent: Iniziative per la riduzione dell'inquinamento atmosferico in Piemonte.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, si osserva che in attuazione del Piano regionale di qualità dell'aria (PRQA), approvato nel marzo 2019, la regione Piemonte ha deciso di implementare sul proprio territorio il sistema MOVE-IN già operativo in regione Lombardia.
  Il progetto MOVE-IN, infatti, si propone di offrire adeguate condizioni di mobilità ai cittadini, applicando limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti, graduandole in base all'uso effettivo del veicolo ed al suo contributo all'inquinamento atmosferico.
  Nei primi mesi del 2021, Arpa Piemonte e regione Piemonte hanno condiviso un percorso tecnico che ha condotto all'approvazione di disposizioni straordinarie in materia di tutela della qualità dell'aria.
  D'altro canto, stante la competenza amministrativa primaria delle regioni in materia di valutazione e gestione della qualità dell'aria, il Ministero dell'ambiente, oggi della transizione ecologica, ha comunque negli anni inteso garantire un costante supporto tecnico-finanziario alle amministrazioni locali.
  Dopo il protocollo di intesa sottoscritto a Torino nel giugno 2019 con la Presidenza del Consiglio e altri Ministeri, contenente un piano di azioni nazionali finalizzato al miglioramento della qualità dell'aria, su proposta del Ministero della transizione ecologica sono stati di recente avviati due appositi programmi di finanziamento destinati alle regioni del Bacino Padano, a valere su risorse previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 novembre 2018 e dal decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104.
  Con le risorse del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 novembre 2018, pari a 180 milioni di euro, è stato istituito un programma di finanziamento volto a promuovere il miglioramento dei servizi di trasporto pubblico locale e conseguentemente la qualità dell'aria nel territorio delle regioni del Bacino Padano,
  Alla regione Piemonte sono stati destinati complessivi 39.068.420 euro ed il progetto presentato dalla regione prevede l'acquisto di circa 200 nuovi bus elettrici o a metano o gasolio per i percorsi extraurbani con la contestuale rottamazione di vecchi bus inquinanti.
  Con il decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, conv. dalla legge n. 126/2020, è stato invece istituito un fondo per l'attuazione di misure per il miglioramento della qualità dell'aria nel Bacino Padano.
  Il fondo stanzia risorse pari a circa 1 miliardo di euro complessivi fino al 2034 e in progress ulteriori 40 milioni di euro all'anno. Le misure finanziabili saranno destinate al settore dei trasporti, della mobilità sostenibile, della combustione domestica, della biomassa, dell'efficienza energetica.
  A dicembre 2020 è stato adottato dal Ministero il decreto direttoriale n. 412/2020 che ha definito le modalità di trasferimento, rendicontazione e revoca dei finanziamenti destinati alle misure in questione. Alla regione Piemonte sono state destinate risorse complessive fino al 2034 pari a circa 220.000.000 euro.
  Nel periodo gennaio-marzo 2021 è stato presentato dalla regione ed approvato dal Ministero un primo progetto pari a 18.5 milioni di euro che finanzierà la sostituzione dei veicoli privati e delle stufe domestiche a biomassa.
  Infine, le regioni del Bacino Padano hanno formulato una proposta congiunta per il miglioramento della qualità dell'aria in coerenza con le Linee Strategiche già Pag. 69definite nel Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR).
  In particolare, la regione Piemonte ritiene prioritarie in tema di riduzioni di emissioni nell'ambito del PNRR, il rinnovo e transizione energetica del parco mezzi destinato ai servizi di trasporto pubblico locale, l'efficientamento del parco rotabile destinato ai servizi di trasporto ferroviario regionale, l'elettrificazione della tratta Ivrea-Aosta della linea ferroviaria Torino-Aosta, nonché lo sviluppo di nuovi sistemi di teleriscaldamento e potenziamento dei sistemi esistenti nei centri urbani.

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ALLEGATO 2

5-05989 Gagliardi: Mancata dismissione della centrale a carbone dell'impianto di La Spezia-Vallegrande.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La tempistica di chiusura delle centrali a carbone al 2025, in linea con gli obiettivi del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC), è stata ripresa nell'ambito dei riesami delle autorizzazioni all'esercizio (AIA) delle centrali termoelettriche, effettuati dall'ex Ministero dell'ambiente e tutela del territorio e del mare (MATTM), ora MITE, che pertanto attualmente prevedono lo spegnimento degli impianti alimentati a carbone entro il 2025, ed in alcuni casi anche in anticipo rispetto a tale termine.
  In particolare, nell'ambito del riesame dell'AIA (DEC-MIN del 06/12/2019) della centrale di La Spezia, resosi necessario alla luce della valutazione del piano di dismissione del gruppo di produzione SP3 alimentato a carbone, la società Enel ha comunicato la volontà di chiudere l'impianto in anticipo, entro il 31 dicembre 2021, e, nonostante i rilievi formulati da Tema a tale tempistica, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ora Ministero della transizione ecologica, ha comunque prescritto la messa fuori servizio della centrale entro il 2021, prevedendo che la chiusura sia prevista «fermo restando il pronunciamento del Ministero dello sviluppo economico in merito alla sicurezza ed affidabilità del funzionamento del sistema elettrico nazionale.», e che «l'unità SP3 dovrà essere fermata definitivamente entro il 2021, fermo restando l'acquisizione delle dovute autorizzazioni ambientali e industriali».
  In considerazione del suddetto quadro prescrittivo, la società Enel ha presentato all'ex MISE istanza per l'autorizzazione alla messa fuori servizio definitiva della centrale di La Spezia entro il 31 dicembre 2021.
  Il gestore di rete TERNA, a seguito delle analisi di impatto effettuate, ha affermato che la messa fuori servizio della centrale di La Spezia poteva avvenire solo a seguito del raggiungimento nell'area nord del Paese, incluso lo stesso sito di La Spezia, di un saldo netto tra aumenti di capacità e dismissioni pari ad almeno 500 MW.
  Occorre precisare che non c'è stata alcuna volontà di discriminare tra i siti di La Spezia e quello di Fusina. Infatti anche per i gruppi 1 e 2 della centrale di Fusina, nonostante i rilievi di Tema sulla tempistica fissata, il riesame AIA ha comunque disposto la cessazione dall'esercizio al 17 agosto 2021.
  Il provvedimento di diniego alla chiusura della centrale Eugenio Montale da parte della Direzione competente dell'ex MISE, ora MITE, è stato pertanto adottato in coerenza con una precisa disposizione di legge (1-quinquies, comma 1, della legge n. 290/2003) che prevede che tali decisioni siano assunte sulla base di evidenze tecniche fornite dal gestore della rete TERNA, come del resto avvenuto anche per altri siti. Ed infatti i competenti uffici dell'ex Ministero dello sviluppo economico hanno ritenuto fondati i rilievi tecnici formulati da Tema in ordine alla tempistica della prevista cessazione.
  Il diniego alla cessazione disposto dal Ministero dello sviluppo economico era peraltro non assoluto ma condizionato al verificarsi delle condizioni di fattibilità, ribadendo che la cessazione della produzione a carbone è una priorità per il Governo.
  Si rappresenta comunque che la prospettiva futura appare positiva, dal momento che recentemente sono state adottate dal MITE decisioni di VIA favorevoli per alcuni nuovi impianti di generazione a Pag. 71gas nella zona Nord, che consentiranno di giungere in tempi brevi alla loro autorizzazione da parte dello stesso MITE, previa intesa della regione interessata, e quindi all'avvio dei lavori di costruzione.
  Fra gli obiettivi del Governo, inoltre, è contemplata la semplificazione di tutte le procedure di autorizzazione per le opere e le infrastrutture necessarie per il PNIEC, a partire dagli impianti a energia rinnovabile.
  Pertanto, in questo quadro modificato, sono in corso ulteriori riflessioni e valutazioni tecniche, al fine di consentire di rivalutare l'istanza di chiusura della centrale di La Spezia entro l'anno, senza pregiudicare la sicurezza del sistema.

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ALLEGATO 3

5-05990 D'Ippolito: Applicabilità ed efficacia delle norme di salvaguardia stabilite dall'Autorità di Bacino distrettuale dell'Appennino meridionale ai fini dell'aggiornamento dei Piani di assetto idrogeologico (PAI).

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con delibera n. 1 del 20 dicembre 2019 la Conferenza Istituzionale Permanente (CIP) dell'Autorità di Bacino Distrettuale dell'Appennino Meridionale (AdBD) ha preso atto dell'aggiornamento delle mappe di pericolosità del Piano di Gestione Rischio Alluvioni (PGRA), redatto ai sensi della Direttiva 2007/60/CE e del decreto legislativo 49/2010 di recepimento della Direttiva stessa. La CIP, con la predetta delibera, ha previsto che il Segretario Generale procedesse tempestivamente all'aggiornamento dei PAI e che si applicassero, nelle more, le misure di salvaguardia.
  Con delibera n. 2 del 20 dicembre 2019, la CIP ha adottato le misure di salvaguardia di cui alla Del. 1, ma le stesse sono decadute il 13 luglio 2020. Peraltro, si precisa che la Conferenza Operativa della AdBD Appennino Meridionale, costituita anche dai rappresentanti delle regioni territorialmente interessate dal distretto idrografico, aveva precedentemente espresso parere favorevole alle proposte di aggiornamento delle mappe di pericolosità/rischio alluvioni del PGRA e all'adozione delle relative misure di salvaguardia.
  Tali misure di salvaguardia sono state adottate con Decreto Segretariale n. 540 del 13 ottobre 2020, previo parere favorevole della Conferenza Operativa e a seguito dell'avvio del processo di aggiornamento del PAI avvenuto con Decreto n. 210 del 9 aprile 2020.
  Appare opportuno sottolineare che, a scopo cautelativo, il comma 7 dell'articolo 65 del decreto legislativo n. 152/2006 prevede che, in attesa dell'approvazione del Piano di Bacino, le Autorità di bacino adottano misure di salvaguardia con particolare riferimento ai bacini montani, ai torrenti di alta valle ed ai corsi d'acqua di fondo valle, immediatamente vincolanti, in vigore sino all'approvazione del Piano di Bacino e, comunque, per un periodo non superiore a tre anni.
  In definitiva, le misure di salvaguardia rappresentano le opportune previsioni inibitorie e cautelari provvisorie in relazione agli aspetti non ancora compiutamente disciplinati, così come definite al comma 8 del medesimo articolo 65.
  Inoltre, si osserva che, come previsto dal comma 1 dell'articolo 67 del decreto legislativo 152/2006, nelle more dell'approvazione dei Piani di bacino, le Autorità di Bacino, ai sensi dell'articolo 65, comma 8, adottano i Piani stralcio di distretto per l'assetto idrogeologico (PAI), i quali prevedono l'individuazione delle aree a rischio idrogeologico, la perimetrazione delle aree da sottoporre a misure di salvaguardia, oltre che la determinazione delle misure medesime.
  Tra l'altro, nella nota dell'AdBD dell'Appennino Meridionale del 7 agosto 2020, indirizzata agli Ordini e alle Federazioni professionali della Calabria, viene precisato che il processo di pianificazione del PAI 2016 della ex Autorità di Bacino Regionale della Calabria era già stato avviato e, quindi, non si poteva, allo stato, non tenere conto delle sue risultanze.
  In definitiva l'inserimento delle perimetrazioni del PAI 2016 nel PGRA è avvenuto con la denominazione di «aree di attenzione» e per esse sono state adottate le prescritte misure di salvaguardia provvisorie in attesa degli approfondimenti e valutazioni definitivi degli scenari di pericolosità e rischio idraulico.

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ALLEGATO 4

5-05991 Rotta: Autorizzazione da parte della regione Veneto di una discarica di car fluff nel territorio del comune di Sorgà.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Le questioni sollevate dagli onorevoli interroganti sul car fluff sono da ricondurre alla disciplina sui veicoli fuori uso. La materia è normata nell'ordinamento nazionale dal decreto legislativo n. 209 del 2003 che ha recepito la direttiva comunitaria 2000/53/CE.
  Il decreto prevede che i veicoli fuori uso siano sottoposti ad operazioni di trattamento, tra cui quelle relative ad attività di messa in sicurezza, di demolizione, di pressatura, di recupero o di preparazione per lo smaltimento dei rifiuti frantumati.
  Il citato decreto legislativo n. 209 del 2003 prevede, inoltre, il raggiungimento di una percentuale di reimpiego e riciclaggio pari almeno all'85 per cento del peso medio del veicolo, e di una percentuale di reimpiego e recupero pari almeno all'95 per cento del peso medio del veicolo stesso.
  Nel 2018, il risultato conseguito per il reimpiego e riciclaggio è stato pari all'82,6 per cento e dunque al di sotto dell'obiettivo dell'85 per cento fissato dalla direttiva, ma comunque superiore alla percentuale del 12 per cento indicata dagli interroganti.
  Maggiore preoccupazione ha destato il risultato dell'82,6 per cento conseguito per il reimpiego ed il recupero che è stato di oltre 10 punti percentuali inferiore rispetto alla all'obiettivo del 95 per cento fissato dalla direttiva.
  Una delle ragioni che hanno ostacolato il raggiungimento degli obiettivi comunitari è da attribuirsi alla rete impiantistica che, seppure sufficiente a coprire le esigenze di raccolta dei veicoli fuori uso, non raggiunge adeguati livelli qualitativi di trattamento tali da consentire la massimizzazione del recupero e del riciclaggio.
  Per quanto concerne le iniziative sostenute dal Ministero anche per il recupero del car fluff si evidenzia l'emanazione del decreto ministeriale 14 febbraio 2013, n. 22 che contiene le norme tecniche per la produzione e l'utilizzo dei combustibili solidi secondari che cessano la qualifica di rifiuto e possono essere utilizzati alla stregua di un comune combustibile.
  Tale norma costituisce il primo decreto sull'«End of Waste» emesso dallo Stato italiano per stabilire la cessazione della qualifica di un rifiuto, ai sensi dell'articolo 184-ter del decreto legislativo n. 152/2006.
  Al fine di chiarire alcuni dubbi interpretativi relativi alla possibilità di poter impiegare anche il car fluff tra le matrici in ingresso agli impianti di preparazione del CSS-combustibile, e implementarne così il recupero, il Ministero ha predisposto la circolare del 29 marzo 2018.
  Allo stato attuale, considerata la carenza di impianti destinati al riciclaggio del car rispetto al recupero energetico, la discarica ed il trasferimento fuori del territorio italiano per l'utilizzo come combustibile sono le uniche alternative possibili per il destino di questa tipologia di rifiuto.
  Nel rispetto della gerarchia dei rifiuti, però, anche per il car fluff vale il principio della massimizzazione del riciclaggio e del recupero dei materiali e di componenti, e, ove non fosse possibile il recupero di materia, il recupero energetico consentirebbe di migliorare significativamente le prestazioni di recupero e riciclo in questa filiera.
  Secondo ENEA, ad oggi sono disponibili tecnologie e know-how per sviluppare processi di riciclo chimico del car-fluff Pag. 74come la pirolisi per la produzione di combustibili alternativi o tecnologie per aumentare il valore delle plastiche presenti negli autoveicoli a fine vita grazie al riciclo in prodotti ad elevato valore aggiunto.
  Anche il recupero energetico del car fluff, come ultima opzione nella gerarchia dei rifiuti, consentirebbe di migliorare significativamente le prestazioni di recupero e riciclo ormai ferme da 10 anni al 82-83 per cento del peso medio per veicolo trattato.

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ALLEGATO 5

5-05992 Labriola: Iniziative per garantire il rispetto delle prescrizioni ambientali da parte dello stabilimento ex Ilva di Taranto nonché il risanamento ambientale dell'area.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste dagli Onorevoli interroganti, si osserva che, stante gli obiettivi del Piano ambientale di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 settembre 2017 e del relativo Addendum del 2018, il Ministero svolge la sua attività di controllo e monitoraggio anche attraverso l'Osservatorio ILVA.
  L'Osservatorio è l'organo deputato a monitorare l'attuazione del predetto Piano affinché vengano messe in atto dal Gestore e dai Commissari straordinari le necessarie azioni finalizzate a garantire il rispetto delle scadenze del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e l'adozione di tutte le misure transitorie volte ad assicurare la salvaguardia ambientale e della salute.
  Inoltre, nell'ambito del procedimento disposto con decreto dal Ministero, su istanza del Sindaco di Taranto (ai sensi dell'articolo 29-quater, comma 7 del decreto legislativo 152/06), finalizzata ad introdurre eventuali condizioni aggiuntive, motivate da ragioni sanitarie, sono tuttora in corso, le attività di valutazione del danno sanitario relativo allo scenario emissivo ante-operam corrispondente alla produzione attualmente autorizzata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 settembre 2017 pari a 6 milioni di tonnellate annue di acciaio, da parte degli enti preposti.
  Tali valutazioni saranno determinanti ai fini di un'eventuale riesame dell'AIA, qualora dai risultati ottenuti emerga la necessità di una ulteriore riduzione delle emissioni.
  Durante la riunione dell'Osservatorio ILVA dello scorso 9 marzo è emerso che gli enti preposti all'aggiornamento dei rapporti di valutazione del danno sanitario debbano segnalare le eventuali criticità e proporre, se in caso, la modifica delle condizioni di esercizio attualmente autorizzate per lo stabilimento siderurgico, al fine di consentire le ulteriori attività istruttorie in ordine all'eventuale riesame.
  Inoltre, va osservato che, così come sottolineato dagli Onorevoli interroganti, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede una serie di azioni destinate all'area di Taranto, non ultima, l'utilizzo dell'idrogeno in settori hard-to-abat.
  Va altresì sottolineato che l'idrogeno può assumere infatti un ruolo rilevante in prospettiva di una progressiva decarbonizzazione del settore, consentendo potenzialmente in prospettiva l'abbattimento delle emissioni anche fino al 30 per cento.
  Il Ministero è pienamente consapevole dell'importanza e della gravità della situazione rappresentata e che lo stesso continuerà ad attivare ogni strumento a disposizione per fronteggiare nel modo più adeguato tale situazione.