CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 18 marzo 2021
551.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
ALLEGATO
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ALLEGATO

Sulla Conferenza interparlamentare sulla Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), svolta in videoconferenza da Lisbona il 3 e 4 marzo 2021.

COMUNICAZIONI DEI PRESIDENTI

  Nei giorni 3-4 marzo 2021 si è svolta, sotto Presidenza portoghese di turno del Consiglio dell'UE e in videoconferenza, la Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e difesa comune (PSDC).
  Alla Conferenza ha partecipato, conformemente alle Rules of Procedures e come da prassi consolidata, una delegazione bicamerale guidata, per la Camera dei deputati, dal Presidente della III Commissione, Piero Fassino, e composta dagli onorevoli Roger De Menech, vicepresidente della IV Commissione, e Andrea Orsini, componente della III Commissione. Per il Senato la delegazione è stata guidata dalla senatrice Roberta Pinotti, Presidente della 4ª Commissione, e vi hanno preso parte anche il Presidente della 3° Commissione, senatore Vito Petrocelli, ed il senatore Adolfo Urso, componente della stessa Commissione Affari esteri ed emigrazione, anche in rappresentanza dell'opposizione.
  Come avviene ormai senza soluzione di continuità dal 2015, si è tenuta anche in questa edizione la consueta riunione informale del cosiddetto GroupMED, ridenominato Gruppo MED7 in analogia con il consolidato esercizio governativo, riunitosi da ultimo nel settembre del 2020 ad Ajaccio.
  La riunione è stata aperta da un intervento introduttivo del Ministro degli affari esteri greco, Nikos Dendias, cui è seguita una presentazione di Carl Hallergard, Vice Direttore Esecutivo per il Medio Oriente e il Nord Africa del Servizio Europeo per l'azione esterna con riferimento al Vicinato Meridionale, sulla Comunicazione congiunta della Commissione europea e del Consiglio europeo per una partnership rinnovata con il Vicinato meridionale.
  Al centro dell'intervento del Ministro greco vi è stata una disamina sulle maggiori sfide che attraversano il Mediterraneo, con enfasi sul ruolo dell'Operazione EUNAVFORMED Irini e sull'esigenza di incrementare i fondi del bilancio europeo a sostegno delle missioni europee, civili e militari, in funzione di deterrenza, soprattutto in considerazione della crisi in atto nel Mediterraneo orientale. Il Ministro ha dato risalto all'esigenza di risolvere la crisi cipriota e, in generale, di tutelare il diritto internazionale nella regione. Sulla Libia ha evidenziato l'esigenza di un rafforzato impegno per la riduzione della presenza di forze straniere, obiettivo su cui l'Unione europea dovrebbe essere assai ferma. A suo avviso, gli Accordi di Abramo hanno fatto evolvere in positivo le prospettive di pacificazione del Medio Oriente. Resta in cima all'agenda la questione migratoria, che permane quale sfida comune per la regione. Ha, infine, fatto riferimento ad un prossimo vertice intergovernativo indetto dalla Grecia sui temi dello sviluppo e della sostenibilità regionale.
  Di particolare interesse è stato l'intervento del Vice Direttore Hallergard che ha descritto la nuova strategia della Commissione europea per il Mediterraneo, dando conto di significativi dati di carattere economico e sociale riguardanti una regione da lui definita come la meno integrata al mondo e la più bisognosa in termini di investimenti, di crescita di capacità nella risoluzione dei conflitti e di maggiore inclusione, nel segno del concetto della autonomia strategica.
  In sede di dibattito si sono contraddistinti per assertività gli interventi del Presidente della Commissione esteri greca Kostantinos Giouleikas e della sua omologa Pag. 10cipriota Eleni Stavrou, che hanno insistito sulle sistematiche violazioni del diritto internazionale da parte della Turchia e sulla minaccia che Ankara ormai rappresenta per la regione. In questo senso, il formato MED7 rappresenta una risorsa che permette di far valere le esigenze della regione in maniera più coesa, anche nel confronto con i Paesi della dimensione nordica dell'UE. Quanto alla Turchia è essenziale rafforzare le alleanze e puntare sul diritto internazionale quale strumento di risoluzione di ogni disputa: va in tale direzione la sigla di accordi sulla delimitazione delle zone economiche esclusive, cui la Grecia è ricorsa come pure l'Italia e l'Egitto per appianare alcune controversie bilaterali. In questo scenario l'Unione europea non deve rappresentare un elemento di debolezza ma deve operare a tutela degli Stati membri ed impedire ad Ankara di sfruttare l'immigrazione come arma geopolitica. In generale, l'Unione europea dovrebbe seguire una linea di maggior coerenza, trasmettendo un messaggio univoco ad Ankara, tanto più trattandosi di Paese candidato all'adesione all'UE.
  L'intervento della Presidente Pinotti si è incentrato in questa sede su una riflessione sul ruolo geopolitico delle operazioni militari e civili dispiegate dall'UE rispetto alla crisi libica, insistendo per un potenziamento dei mezzi e delle risorse a sostegno, in particolare, dell'Operazione EUNAVFORMED Irini, per scongiurare che lo spazio politico lasciato vacante nel mare antistante alla Libia possa essere presidiato da altri attori.
  Dopo l'intervento dell'onorevole Ana Maria Bottella, capo della delegazione spagnola, incentrato sull'esigenza di inquadrare la strategia per il Mediterraneo in termini di cooperazione con la NATO sfruttando le potenzialità della diplomazia parlamentare, il Presidente Fassino ha individuato nella assenza di un sistema di sicurezza comune il principale problema strategico della regione, dovendosi registrare il definitivo superamento del partenariato euromediterraneo lanciato nel lontano 1995 a Barcellona. Per il Presidente Fassino occorre rilanciare il formato di dialogo 5+5, da accompagnare anche a livello parlamentare facendo leva sul modello del gruppo MED7 che coinvolge le Commissioni esteri.
  Il rappresentante portoghese, onorevole Luis Capoulas Santos, ha convenuto su questa analisi segnalando che per il Mediterraneo occorre assumere nuove decisioni tenuto conto dei dati della demografia e della economia, che non lasciano purtroppo presagire un futuro di pace e di stabilità. Questa previsione è tanto più veritiera se si guarda allo scenario saheliano e libico. Per questo nella regione l'Unione europea non può fare a meno di interagire in modo sinergico con altri attori multilaterali, le Nazioni Unite in primis. Va in questa direzione il consolidamento della leadership politica dei Paesi della dimensione meridionale dell'Unione europea.
  A tali sollecitazioni ha risposto il vicedirettore Hallergard convenendo sull'importanza del ruolo dei Parlamenti come attori efficaci per la pace e la sicurezza del Mediterraneo, nella consapevolezza che in Europa vi sono interessi nazionali assai disomogenei ma anche fattori comuni tra gli Stati membri, che possono essere valorizzati. Hallergard ha, in generale, ben condiviso l'importanza di dare forte sostegno al ruolo della Commissione europea nel Mediterraneo, nel segno dei valori della legalità internazionale.
  Rinviando alla relazione che l'Alto Rappresentante Borrell svolgerà al Consiglio europeo, ha convenuto con la Presidente Pinotti sull'esigenza di rafforzare le Operazioni europee rivolte alla pacificazione libica, ad una sinergia con la NATO e all'esigenza di ricostruire un sistema multilaterale per la pace e la sicurezza nel Mediterraneo, partendo dalla cooperazione interparlamentare e dal tema della immigrazione. Ulteriore questione di comune interesse è la gestione dei vaccini, su cui occorre un maggior sforzo per dare sostegno ai Paesi della sponda sud del Mediterraneo.
  Il Ministro greco Denias ha a sua volta enfatizzato l'esigenza di una maggiore coesione europea nell'interesse della sicurezza della regione e l'importanza della dimensione MED7 per facilitare la cooperazione Pag. 11 tra sponda nord e sponda sud del Mediterraneo. Ha, quindi, annunciato un prossimo vertice intergovernativo MED7 nel corso del 2021 a Creta.
  La riunione si è conclusa nel segno di una valorizzazione da parte della delegazione portoghese ospitante dei valori della democrazia parlamentare come strumento efficace per la soluzione dei problemi della regione. La presidenza portoghese ha rinviato alla prossima riunione per una più precisa definizione del criterio di rotazione della presidenza della riunione e per la programmazione più a lungo termine di prossime riunioni, il cui compito potrebbe anche essere quello di definire interventi unitari, da svolgere in plenaria a nome dell'intero Gruppo.
  La sessione inaugurale della Conferenza interparlamentare ha previsto, come di consueto, un messaggio di saluto del Presidente de l'Assembleia de la Repùblica portoghese, Eduardo Ferro Rodrígues, incentrato sul ruolo dell'Unione europea nel mondo, ed un intervento introduttivo del Presidente della Commissione per la difesa nazionale, nonché capo della Delegazione portoghese alla Conferenza interparlamentare, Marcos Perestrello, che ha dato risalto all'anno in corso quale opportunità per una svolta nelle relazioni euro-atlantiche, nonché ai temi della cooperazione interparlamentare a livello europeo sulle priorità di politica estera riferite al continente africano, ai rapporti con la Russia e con la Cina.
  Ha concluso la parte introduttiva dei lavori il Presidente della Commissione affari esteri del Parlamento europeo, David McAllister, che, nel ricordare che per la seconda volta la Conferenza interparlamentare si è dovuta riunire da remoto, ha sottolineato che la pandemia può essere contrastata soltanto da una Unione europea coesa.
  Non si può non rilevare come la presidenza dell'onorevole Perestrello abbia inciso in modo significativo sulla impostazione dei lavori della conferenza, nel senso di una specifica valorizzazione dei temi della difesa europea, testimoniata dalla prima sessione di lavoro segnata dall'autorevole contributo del Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg.
  Al consesso dei rappresentanti dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo, il Segretario Generale della Nato ha fornito una lettura ragionata sulle priorità strategiche della cooperazione UE-NATO dando forte risalto al ruolo dei Parlamenti. Nel valorizzare che il Portogallo ospiterà l'Accademia cibernetica dell'Alleanza, ha esordito anche con un netto richiamo all'esigenza di procedere speditamente nella integrazione euro-atlantica dei paesi dei Balcani occidentali. Entrando più nel merito delle priorità dell'Alleanza, ha subito evidenziato l'importanza della mobilità militare e di un maggiore impegno finanziario a sostegno della difesa europea, scongiurando fenomeni di frammentazione industriale. L'obiettivo del suo discorso è parso in tutta evidenza volere convincere la platea che l'unità europea non può arrivare a sostituirsi alle relazioni trans-atlantiche poiché l'Unione europea non darebbe nelle condizioni di difendersi da sola. In questo senso le due sponde dell'Oceano Atlantico non possono che cooperare in un rapporto di solidarietà strategica, cogliendo a pieno le opportunità derivanti dalla nuova presidenza degli Stati Uniti e dal progetto di rinnovo della NATO, inaugurato dalla Strategia 2030.
  Stoltenberg ha insistito che la forte coesione tra Unione europea e NATO è frutto di una mentalità che ha le proprie radici dall'articolo 5 del Trattato. Con palese riferimento a talune derive euroscettiche, nell'evidenziare che in questo contesto ogni Paese dell'Unione europea è essenziale per la difesa del continente, ha scoraggiato chiunque dal tentare di dividere o indebolire la coesione europea poiché ciò non potrebbe che indebolire la stessa NATO.
  Nel definire l'importante ruolo svolto da Paesi non appartenenti alla UE come l'Islanda o la Norvegia, a buon diritto da considerare quali porta d'ingresso per l'Artico, il Segretario Generale ha segnalato la condizione di pericolo che incombe sullo Stato di diritto e sui principi della legittimità internazionale. Non ha mancato di usare toni espliciti nei confronti della Cina Pag. 12che per l'Unione europea, oltre a rappresentare un'opportunità economica, costituisce una sicura minaccia sotto il profilo della sicurezza. Sul terreno dei rapporti con l'Asia ha incoraggiato relazioni più strette con il Giappone.
  Nel rispondere in sede di dibattito alla Presidente Pinotti che aveva nuovamente posto l'esigenza di rafforzare le Operazioni di carattere militare dispiegate nel Mediterraneo al fine di scongiurare vuoti politici promuovendo in questa direzione una maggiore cooperazione tra UE e NATO, il Segretario Generale Stoltenberg ha condiviso tale approccio auspicando che, anche con il sostegno dei Parlamenti, le Operazioni militari dell'Unione europea possano maggiormente integrarsi ed interagire con l'operazione NATO Sea Guardian.
  Non ha omesso di fare un riferimento all'importanza del rapporto tra NATO e società civile nella consapevolezza che una difesa forte ha per presupposto naturale società democratiche consolidate.
  Tornando ai rapporti tra le due Organizzazioni regionali, Stoltenberg ha insistito che esse possono fare la differenza soltanto se unite e complementari, per cui occorre disincentivare ogni forma di duplicazione o competizione e contrastare la percezione di chi crede che l'Unione europea possa difendere stessa senza la NATO. D'altra parte la NATO, che ha assicurato al continente europeo pace e stabilità per quasi settant'anni, può a buon diritto essere considerata un fattore di accelerazione dell'integrazione europea e può rappresentare un forum per la soluzione di questioni assai complesse, per ad esempio il tema migratorio.
  Un importante riferimento è stato operato nei confronti della Turchia rispetto alla quale, pur comprendendo le ragioni di preoccupazione sul terreno della tutela dei diritti e delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto, ha comunque sostenuto la necessità di insistere e rafforzare la cooperazione: il ruolo di Ankara è tuttora imprescindibile nel contrasto al Daesh e la sua forza militare è assai rispettata all'interno dell'Alleanza. Proprio la NATO può rappresentare una conveniente piattaforma per lavorare con la Turchia ad una riduzione delle tensioni e alla costruzione di relazioni proficue, nell'interesse di una de-escalation nella regione del Mediterraneo orientale, anche alla luce dei buoni risultati conseguiti dalle Operazioni dispiegate dalla NATO nell'Egeo, sotto guida della Germania.
  All'intervento di Stoltenberg ha fatto seguito la prima Sessione della conferenza di approfondimento del tema della difesa europea nel segno della visione strategica a sostegno della cooperazione EU-NATO in cui è intervenuto, per la delegazione della Camera dei deputati, il Vicepresidente della Commissione Difesa, onorevole Roger De Menech. In premessa, il vicepresidente De Menech ha condiviso l'affermazione, da più parti sostenuta, che un'Europa più forte e autonoma nella Difesa non possa che giovare anche alla NATO, migliorando il livello delle relazioni transatlantiche. Si è, quindi, soffermato sul tema del rafforzamento delle capacità della sicurezza cibernetica dell'Unione europea, sottolineando, in particolare, l'esigenza di incrementare la capacità di contrasto agli attacchi cibernetici e alle informazioni distorsive. Il vicepresidente De Menech ha, quindi, concluso il suo intervento ricordando come la democraticità degli Stati passi per una corretta e veritiera comunicazione e ribadendo la necessità di aumentare l'influenza e l'autorevolezza dell'Unione europea nel settore della cybersicurezza, stretta sempre di più tra la Russia e la Cina.
  La seconda Sessione della Conferenza ha previsto un dibattito con l'Alto Rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, che ha articolato il suo intervento secondo temi di metodo e priorità geografiche.
  Sul primo profilo ha evidenziato l'esigenza di valorizzare il multilateralismo e il concetto dell'autonomia strategica, rinviando alla Comunicazione della Commissione europea descritta dal Vice Direttore Hallergard.
  Sul secondo profilo ha subito evocato il tema della pandemia sottolineando come per l'Unione europea, a differenza che per Pag. 13altri attori, i vaccini non rappresentino uno strumento di pressione geopolitica. Per questo l'Unione ha investito 2 miliardi di euro a sostegno dell'alleanza internazionale COVAX per il rifornimento di Paesi a medio reddito nell'obiettivo di fornire 2, 3 miliardi di dosi entro il 2021. Nel raggiungimento di tale scopo occorre lavorare per correggere le debolezze dell'Organizzazione mondiale della sanità, danneggiata dall'Amministrazione Trump, e rafforzarla partendo da una ridefinizione del suo mandato e dei suoi strumenti operativi, così da renderla più adeguata alle sfide. Sarà in tale direzione importante il dibattito che avrà luogo nel mese di maggio in sede di Assemblea generale dell'Organizzazione e che dovrà portare alla adozione di una risoluzione relativa al suo futuro.
  Tornando al multilateralismo sarà molto importante per l'Unione europea il dibattito sulla riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio, come pure in seno alla Cop26.
  In generale l'Unione europea, nella visione dell'Alto Rappresentante, deve lavorare ad espandere i propri standard al di fuori dei propri confini stringendo alleanze e lavorando a partnership con altri organismi regionali, con il settore privato e la società civile, nel segno di un multilateralismo moderno.
  Sempre sul terreno del metodo, l'Alto Rappresentante ha meglio definito il concetto della autonomia strategica, su cui ha riferito all'ultimo Consiglio europeo. Si tratta di un concetto che deve essere conciliato con l'approccio multilaterale e che permette di mantenere una apertura nei confronti del resto del mondo e, allo stesso tempo, la capacità di difendere e rafforzare gli interessi dei cittadini europei e i loro valori quando gli altri partner non si attengono alle regole e laddove il dialogo costruttivo non abbia sortito effetti.
  L'autonomia strategica deve essere interpretata in modo concreto e pratico soprattutto sul terreno della difesa e della sicurezza, su cui occorre definire specifici obiettivi per i prossimi cinque 5-10 anni: tra questi devono figurare il rafforzamento della resilienza, della capacità militare-civile, di tutte le partnership strategiche, con uno specifico investimento nelle relazioni con la NATO, che non si pone in contraddizione con gli interessi dell'Unione europea, secondo la linea di pensiero descritta dal Segretario Generale della NATO.
  Ricordando l'incontro avuto con il nuovo Segretario di Stato americano Blinken il 27 febbraio scorso, Borell ha segnalato che per gli Stati Uniti l'Unione europea rappresenta la risorsa principale per la propria strategia di politica internazionale. È certamente un fattore positivo che gli Stati Uniti di Joe Biden siano rientrati negli Accordi di Parigi e abbiano deciso di finanziare COVAX, con ciò contribuendo a cambiare in meglio il destino del pianeta.
  Passando alla Cina, Borell non ha esitato a definire questo dossier come il maggior tema di confronto geopolitico, laddove con gli Stati Uniti è maggiormente evidente la condivisione di valori e di un comune sistema di economia di mercato. Con riferimento all'accordo commerciale siglato in dicembre con Pechino, l'Alto Rappresentante ha definito tale intesa necessaria per definire condizioni per una competizione equa. Adesso è però essenziale presidiare il corretto rispetto dell'accordo da parte della Cina.
  Ha sottolineato che l'Unione europea guarda con estrema preoccupazione a quanto avvenuto ad Hong Kong dove si è assistito ad una vera e propria disfatta sul terreno dei diritti e delle libertà fondamentali: qui l'Unione europea cerca di incidere a supporto della società civile e con aiuti di tipo economico promuovendo la riforma del sistema elettorale e del sistema giudiziario in chiave di maggiore indipendenza della magistratura.
  La consapevolezza sulla differenza dei modelli di riferimento deve guidare le relazioni con la Russia, nei cui confronti l'Unione europea non ha esitato a irrogare sanzioni per il caso Navalny e per le iniziative che la Russia ha assunto nei confronti del suo vicinato. La Russia sta d'altra parte innegabilmente evolvendo in un regime autoritario e si sta allontanando dall'Unione europea. Pag. 14
  Sono ad uno stadio critico le relazioni con l'Iran con cui i rapporti diplomatici sono tuttavia intensi al fine di potere ritornare all'Accordo sul nucleare, pur sapendo che su questo terreno vi è ancora molto lavoro da svolgere.
  Nei rapporti con tali regimi – e qui è stato operato anche un richiamo alla Turchia alle crisi in Myanmar, in America Latina, in Africa e nel Mediterraneo – l'unità europea rappresenta il maggiore asset, da interpretare secondo tre linee: il contenimento, il rispetto del diritto internazionale e la tutela dei diritti umani.
  Nella fase di dibattito è intervenuto il Presidente Fassino che ha evidenziato la necessità di accelerare sul terreno dell'integrazione dei Balcani occidentali per scongiurare il rischio di un ritorno ai nazionalismi, determinato dall'eccessivo tempo trascorso dal Consiglio europeo di Salonicco e dagli Accordi di Dayton. Sul Mediterraneo ha richiamato l'esigenza di promuovere la nascita di una nuova strategia multilaterale che possa prevenire e non soltanto rincorrere crisi che affliggono la regione. Quanto alla crisi in Myanmar ha auspicato che l'Unione europea voglia cooperare con i Paesi asiatici per incidere in modo positivo sulla giunta militare, affinché essa possa essere costretta ad un tavolo negoziale.
  Il Presidente Petrocelli è a sua volta intervenuto segnalando talune cautele nel rapporto con la Cina per bilanciare, da un lato, l'esigenza di far valere i valori europei e, dall'altro lato, la richiesta di Pechino di rispetto della sua sfera interna. Ha segnalato la necessità di rimodulare il sistema delle sanzioni nei confronti della Russia che non ha fin qui prodotto effetti positivi. Quanto all'Iran, ha condiviso l'esigenza di lavorare per un ritorno al JCPOA senza però chiedere troppo a Teheran in termini di cedimento sul terreno del suo diritto alla difesa e alla protezione del territorio.
  In risposta a tali sollecitazioni e quelle di tutti i parlamentari intervenuti, Borrell ha segnalato che è in corso un lavoro di definizione di un meccanismo sanzionatorio ad ampio spettro, non indirizzato soltanto alla Russia. Quanto alle crisi umanitarie riguardanti la Cina (Hong Kong e la minoranza uigura in primis), ha segnalato la volontà di lavorare in stretto rapporto con gli Stati Uniti. Ha rinviato ad una comunicazione della Commissione europea sui temi della cybersecurity e della disinformazione e ha soprattutto segnalato l'esigenza di risorse finanziarie adeguate sul terreno della mobilità militare, su cui però il Parlamento europeo, in sede di discussione del bilancio pluriennale europeo, ha deciso di ridurre i fondi.
  In merito alla crisi siriana, a dieci dalla sua implosione, come per altre crisi ha segnalato che l'Unione europea ha fatto sentire la propria voce senza in questo caso optare per sanzioni avendo preferito un approccio graduale e mirato all'avvio del negoziato. All'intervento della Presidente Pinotti riferito anche in questo caso all'Operazione EUNAVFORMED Irini in vista della sua estensione biennale e per un maggior ruolo dell'Unione europea nel Processo di Berlino, Borell ha condiviso l'esigenza di una cooperazione più stretta con la NATO nel Mediterraneo come è avvenuto nel caso della precedente missione Sophia. Ha, tuttavia, segnalato che il problema rispetto alla Operazione Irini è rappresentato dalla Turchia, che è fortemente contraria a tale intervento e che pone un freno alla cooperazione tra UE e NATO in questo specifico teatro.
  Nel rinviare alla pubblicazione di un testo scritto sul suo sito in risposta ai numerosi quesiti posti dai parlamentari, l'Alto Rappresentante ha sintetizzato le risposte in base al riferimento ai valori del multilateralismo e del multipolarismo, laddove – ha precisato – il primo rappresenta un tema di metodo e il secondo un dato di realtà. Ha meglio chiarito che l'Unione europea soddisfa entrambi i concetti poiché da un lato consiste in un'organizzazione regionale ma dall'altra si pone a sua volta come un polo internazionale ben identificabile, senza che in ciò vi sia una contraddizione. Questa postura duale è peraltro necessaria in risposta alle sfide del presente e, in particolare, in risposta alla pressione esercitata dalle autocrazie.
  Sul terreno della difesa dei valori democratici in Bielorussia ha esplicitato che Pag. 15l'Unione europea sta rivedendo le proprie relazioni con la leadership di tale Paese con cui intende ridurre la cooperazione assicurando parallelamente maggior supporto alla società civile. D'altra parte Lukaschenko, come Maduro in Venezuela, è ancora alla guida di un Paese che ben controlla.
  Sul tema dei Balcani occidentali ha espresso comprensione per la frustrazione che molti Paesi della regione esprimono ma ha, d'altra parte, segnalato le responsabilità di specifici Stati membri dell'UE su cui è necessario, facendo leva come Parlamenti, esercitare la dovuta pressione.
  In risposta al presidente Fassino sulla crisi birmana ha rinviato all'apparato sanzionatorio predisposto in risposta alla gravissima repressione in atto nel Paese, tra le peggiori di sempre, e che prende di mira in particolare gli interessi economici dei militari, scongiurando invece ripercussioni negative sulla popolazione civile.
  Un riferimento finale è stato rivolto alla crisi mediorientale che rappresenta una priorità per l'Unione europea, legata al principio dei due Stati e dei due popoli e fortemente interessata al risultato delle elezioni politiche annunciate in campo palestinese.
  La terza e conclusiva Sessione ha riguardato una riflessione per una strategia comprensiva per l'Africa. Vi hanno contribuito Jutta Urpilainen, Commissaria europea per le partnership internazionali, Francisco André, Viceministro portoghese per gli affari europei della cooperazione, e Carlos Lopes, Alto Rappresentante dell'Unione africana e Presidente della Commissione per le relazioni AU-EU Post 2020.
  In questa sede l'intervento del Presidente Fassino è stato finalizzato a valorizzare il rapporto tra la strategia africana e quella euro-mediterranea tenuto conto che l'Europa in Africa rappresenterebbe un macrocontinente verticale. L'onorevole Orsini ha segnalato, invece, le contraddizioni che il continente africano continua ad evidenziare e per le quali l'Italia ha di recente pagato un prezzo assai alto con l'attacco in cui ha perso la vita il nostro ambasciatore nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio. Si tratta di un continente afflitto da gravi emergenze e adesso da questioni assai serie, inerenti alla competizione selvaggia tra grandi multinazionali. La gestione di tali emergenze non può essere affidata ai rapporti bilaterali: occorre un più stringente impegno dell'Unione europea per assicurare stabilità a Paesi come la Repubblica Democratica del Congo, dove sono pur schierati i caschi blu.
  Di particolare interesse è stato il contributo dell'Alto Rappresentante dell'Unione africana Carlos Lopes che ha individuato tre aree su cui è essenziale concentrare ogni sforzo: la sicurezza, i diritti umani, con particolare attenzione al fenomeno della tratta, e la lotta contro la pandemia.
  La Conferenza si è, quindi, conclusa con una dichiarazione finale a cura della copresidenza della Conferenza da parte del Parlamento portoghese e del Parlamento europeo (vedi allegato).

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