CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 16 dicembre 2020
494.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO
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ALLEGATO 1

5-05162 Caretta: Iniziative a tutela del comparto ittico nazionale in relazione alla proposta di riduzione delle attività di pesca a strascico avanzata dalla Commissione europea.

TESTO DELL'INTERROGAZIONE

   CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   contestualmente al Consiglio dei Ministri dell'Unione europea «Agricoltura e Pesca» in programma il 15 ed il 16 dicembre 2020, è stato calendarizzato l'esame della proposta della Commissione europea sulle nuove norme di regolamentazione della pesca nel Mediterraneo;

   tale proposta prevedrebbe, tra le altre, una riduzione dello sforzo di pesca consentito del 15 per cento nell'ambito del Piano di gestione del Mediterraneo occidentale, con possibilità di tagli analoghi anche per l'attività di pesca nel Mar Adriatico, trovando la contrarietà del comparto pesca italiano, francese e spagnolo;

   per centinaia di imbarcazioni, come evidenziato non solo da varie associazioni di categoria, ma anche da amministratori locali e regionali di diversi enti territoriali su tutto il territorio italiano, la predetta riduzione dell'attività di pesca significherebbe non riuscire a raggiungere la sostenibilità economica, con meno di 170 giorni di giornate di pesca e costi superiori ai ricavi;

   già nell'anno 2019 lo sforzo di pesca è stato ridotto del 9 per cento e nel 2020 del 10 per cento; un'ulteriore riduzione del 15 per cento implicherebbe che le barche a strascico, oltre ai 30 giorni di fermo pesca, avranno altri 10-11 giorni di fermo;

   tale incremento delle giornate di fermo avrebbe forti ripercussioni anche sulla sicurezza degli operatori, in quanto – dato lo scenario di crisi e la necessità di massimizzare la rendita – saranno portati a massimizzare la lunghezza delle giornate di pesca rimanenti, senza contare il rischio di incremento delle pratiche di pesca illegali e clandestine;

   il settore ittico è già stato fortemente colpito dalla chiusura dei canali HoReCa, che di fatto ha limitato per mesi la vendita di pesce fresco nella filiera della ristorazione, mettendo in difficoltà una flotta da traino nazionale che conta oltre 2.300 imbarcazioni per circa 6.000 pescatori ed un valore della produzione superiore ai 500 milioni di euro;

   se la proposta di ulteriore riduzione dello sforzo di pesca dovesse trovare applicazione, imprese e cooperative nazionali perderebbero 50.000 giornate di pesca, favorendo le importazioni di prodotti stranieri –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative abbia intenzione di intraprendere per tutelare il comparto ittico nazionale, scongiurando l'applicazione della proposta della Commissione europea di riduzione dello sforzo di pesca nel Mar Mediterraneo.
(5-05162)

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ALLEGATO 2

5-05163 Viviani: Iniziative a tutela del comparto ittico nazionale in relazione alla proposta di riduzione delle attività di pesca a strascico avanzata dalla Commissione europea.

TESTO DELL'INTERROGAZIONE

   VIVIANI, MANZATO, BUBISUTTI, CECCHETTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI e LOSS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea ha presentato una Proposta di regolamento che interviene al ribasso circa la possibilità di pesca per il Mediterraneo occidentale per il 2021; questi nuovi provvedimenti nel 2021 potrebbero ridurre da un 10 ad un 30 per cento l'attività per la pesca a strascico nel Mediterraneo occidentale;

   il Piano di gestione del Mediterraneo Occidentale ha già drasticamente ridotto le zone e le giornate di pesca per la flotta italiana operante nel Mar Tirreno. Nonostante le criticità e non senza subire importanti conseguenze sulla redditività, il settore della pesca, per tutelare la risorsa ittica, nel 2020 ha già ridotto lo sforzo di pesca del 10 per cento e rispettato le chiusure spazio temporali, come previsto dall'attuale piano di gestione;

   sarebbe necessaria un'opportuna valutazione scientifica degli impatti prodotti dalle misure già attive perché senza elementi conoscitivi, non si possono imporre ulteriori diminuzioni «a scatola chiusa», pur nel rispetto dello stesso Regolamento sul Mediterraneo occidentale;

   per scongiurare la messa in atto di nuove limitazioni all'attività della pesca, tutti i rappresentanti di settore italiani, francesi e spagnoli hanno sottoscritto un documento indirizzato ai Governi nazionali affinché non appoggino l'iniziativa unionale;

   per i pescatori la riduzione dello sforzo di pesca si traduce, soprattutto per le piccole barche a strascico, in più ore in mare perché dovranno sfruttare i pochi giorni che gli rimangono per pescare;

   con questi provvedimenti si continua a prestare attenzione solo all'aspetto ambientale, tralasciando quello economico, mettendo a rischio la sopravvivenza di alcune marinerie;

   nonostante alcuni segmenti siano già sotto i giorni sufficienti per avere un minimo di redditività di impresa, un'eventuale ulteriore riduzione delle giornate e delle zone di pesca comporterebbe un danno irrecuperabile al settore – già duramente colpito dall'emergenza COVID in corso – in termini di fatturato e occupazione, mettendo a rischio persino la sopravvivenza di tante di imprese di pesca;

   sembra, a quanto consta agli interroganti, che la Commissione europea abbia intenzione di respingere la richiesta avanzata dall'Italia di prorogare i piani di gestione attualmente in vigore, esprimendo in questo modo la volontà di continuare con la proposta della riduzione dello sforzo di pesca nei termini sopra citati –:

   quali iniziative urgenti, nelle opportune sedi europee, intenda mettere in atto affinché siano modificati i termini della proposta della Commissione europea al fine di scongiurare la messa in atto di nuove limitazioni all'attività della pesca onde evitare un'ulteriore riduzione delle giornate di pesca già diminuite nell'anno 2020.
(5-05163)

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ALLEGATO 3

5-05162 Caretta: Iniziative a tutela del comparto ittico nazionale in relazione alla proposta di riduzione delle attività di pesca a strascico avanzata dalla Commissione europea.

5-05163 Viviani: Iniziative a tutela del comparto ittico nazionale in relazione alla proposta di riduzione delle attività di pesca a strascico avanzata dalla Commissione europea.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli colleghi,

   considerata l'analogia della tematica, rispondo congiuntamente alle interrogazioni degli Onorevoli Caretta e Viviani.

  Come noto, il Regolamento (UE) n. 1022/2019 istituisce un piano pluriennale per le attività di pesca che sfruttano gli stock demersali nel Mar Mediterraneo occidentale che prevede, tra le sue misure, l'applicazione di una significativa riduzione dello sforzo di pesca nelle GSA (Geographic Sub Areas) interessate.
  Tale tematica, al centro nel negoziato che ha coinvolto l'Italia e la Commissione europea, ha portato alla redazione, da parte di quest'ultima, di un non-paper recante una proposta di riduzione del 15 per cento dello sforzo di pesca per il 2021, sulla base di un parere del CSTEP/STECF – il Comitato scientifico della Commissione – reso pubblico solo recentemente.
  Ricordo che l'Italia, ormai da anni, ha posto in essere dei piani di gestione nazionali per tutte le GSA in cui operano i suoi pescherecci, diretti alla gestione degli stock obiettivo della pesca demersale attraverso una progressiva riduzione dello sforzo di pesca che consentirebbe di raggiungere, comunque, quanto propone la Commissione.
  Premesso quanto sopra informo l'interrogante che l'Amministrazione italiana, oltre a far presente che la riduzione costante delle giornate di pesca risulta incoerente con la redditività delle singole imprese (soprattutto in questo momento storico in cui le nostre flotte sono state colpite duramente dall'emergenza del COVID-19), la Ministra nella giornata di ieri 15 dicembre ha rappresentato in sede di Consiglio Agrifish tenutosi a Bruxelles, come le riduzioni costanti delle giornate di pesca «rischiano di non garantire la redditività delle imprese e che le nostre flotte sono state colpite duramente dall'emergenza del COVID-19». La Ministra ha sottolineato la «necessità di valutare l'introduzione di nuove metodologie di gestione che permettano di regolare non soltanto il prelievo, ma anche l'offerta e il prezzo sul mercato, a beneficio delle imprese» nonché di tenere conto delle esigenze di una pesca multispecie.
  In queste ore è in corso un negoziato, unitamente a Francia e Spagna, con la Commissione volto a ottenere l'attenuazione della misura di riduzione.

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ALLEGATO 4

5-05164 Nevi: Iniziative di contrasto al fenomeno della contraffazione dei vini italiani.

TESTO DELL'INTERROGAZIONE

   NEVI e PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'11 dicembre 2020 la stampa ha dato notizia di un'operazione di Carabinieri e Guardia di finanza che ha assicurato alla giustizia una banda con ramificazioni internazionali dedita alla contraffazione di pregiati vini italiani. Tra le attrezzature sequestrate, oltre 8 mila contrassegni di Stato (fascette) per vini Doc e Docg. La frode si aggiunge a quella del falso Sassicaia, di circa un mese fa e al caso del falso Brunello del 2018. Anche in questi casi i criminali avevano ampia disponibilità di contrassegni di Stato contraffatti;

   un'analisi appena approfondita delle varie indagini fa rilevare che nessuna delle frodi è stata scoperta grazie al contrassegno di Stato e anzi la falsificazione di questo appare essere il problema minore dei falsificatori. Nel caso del Brunello si era partiti dalle segnalazioni dei consumatori finali, in quello del Sassicaia addirittura grazie a una cassa di vino falso caduta da un camion;

   la produzione del contrassegno di Stato, che è equiparato a una carta valori, e le quantità consegnate ai produttori sono rigidamente controllati e contingentati. L'applicazione del contrassegno dovrebbe garantire autenticità e tracciabilità dei vini Doc e Docg. Solo così è possibile giustificare il relativo costo per la filiera del vino, un onere di circa 20 milioni di euro l'anno, pari a circa un terzo delle spese dei controlli di qualità;

   da verifiche fatte, utilizzando la app Trust your wine del Poligrafico per la lettura dei contrassegni di Stato con lo smartphone, risulterebbe che l'applicazione dà per buone anche le fascette riprodotte tramite fotocopie a colori di buona qualità e non c'è un alert che informi il consumatore o il produttore che lo stesso codice è stato letto due volte in due posti diversi;

   in sostanza la app informerebbe solo che quel codice esiste nel database del Poligrafico. Il che consentirebbe di replicare una sola fascetta autentica all'infinito. Ipotesi confermata da Authentico, un sito dove i consumatori possono segnalare prodotti falsi, che, sul caso del falso Brunello, parla, con riferimento ai contrassegni, di «codice alfanumerico verosimile» –:

   quali informazioni sia in grado di fornire il Ministro interrogato in merito alle questioni esposte in premessa e se non ritenga opportuno dare piena attuazione all'articolo 48 della legge n. 238 del 2016 nella parte in cui prevede l'adozione di sistemi di controllo e tracciabilità alternativi, in grado di fornire al consumatore finale l'immediata conferma dell'autenticità del prodotto.
(5-05164)

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ALLEGATO 5

5-05164 Nevi: Iniziative di contrasto al fenomeno della contraffazione dei vini italiani.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli colleghi,

   vorrei anzitutto evidenziare che il decreto ministeriale 27 febbraio 2020, riguardante i contrassegni da applicare ai vini DOCG, DOC e IGT, nonché le caratteristiche e le modalità applicative dei sistemi di controllo e tracciabilità alternativi, è stato pubblicato l'8 aprile scorso, ovvero in pieno lockdown disposto per fronteggiare la crisi emergenziale del COVID-19.

  Tale circostanza ha ovviamente influito anche sul confronto diretto con il Tavolo di filiera per definire il seguito da dare all'applicazione dell'articolo 10 del citato decreto, concernente la messa in atto del sistema di tracciabilità alternativo ai contrassegni, particolarmente auspicato per i vini IGP.
  Ciò nonostante, sono state avviate le consultazioni con operatori del settore informatico e con gli Organismi di controllo di settore più rappresentativi, al fine di definire un protocollo di applicazione del sistema di tracciabilità alternativo che, in quanto innovativo, necessita di puntuali criteri predefiniti per assicurare la massima sicurezza ed efficienza, sia nei confronti dei produttori che degli Organismi preposti ai controlli.
  Pertanto i lavori sono in corso e contiamo di dare una risposta concreta agli operatori entro marzo 2021.
  Per quanto concerne gli specifici fatti illeciti richiamati dagli interroganti, fermo restando che le relative indagini sono state condotte dai Carabinieri e dalla Guardia di finanza, rilevo che anche l'Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei Prodotti Agro-Alimentari (ICQRF) interviene per prevenire e reprimere tali condotte, sia a livello nazionale che all'estero. In particolare, a seconda delle circostanze, l'ICQRF esegue i controlli utilizzando la App dell'IPZS, interessando i rispettivi Consorzi di tutela/Organismi di controllo nonché, qualora necessario, interpellando direttamente l'IPZS che, attraverso una specifica perizia, certifica l'autenticità o meno del contrassegno.
  Ricordo infine che la gestione dei contrassegni, la cui produzione e fabbricazione compete, all'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (IPZS), trattandosi di carta valori, avviene tramite gli Organismi di controllo che comunicano il fabbisogno di fascette per la successiva campagna vendemmiale all'IPZS, attraverso un portale informatico realizzato e gestito dallo stesso Poligrafico, ai cui dati può accedere anche l'ICQRF, ai fini dell'attività di controllo e di vigilanza di competenza.
  Qualora i consorzi richiedano di essere delegati per la gestione, il ritiro e la distribuzione delle fascette, gli organismi di controllo stipulano apposita convenzione con i consorzi medesimi. Nei piani di controllo deve essere data evidenza di tale convenzione. Gli organismi di controllo, o i consorzi delegati, distribuiscono le fascette agli imbottigliatori, che le ritirano sia per i vini imbottigliati in Italia che all'estero.

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ALLEGATO 6

5-05161 Maglione: Sulla mancata istituzione del Tavolo della filiera agroindustriale della canapa.

TESTO DELL'INTERROGAZIONE

   MAGLIONE, GAGNARLI, GALLINELLA, CASSESE, CADEDDU, CILLIS, DEL SESTO, GALIZIA, LOVECCHIO, ALBERTO MANCA, MARZANA, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a tre anni dall'approvazione della legge 2 dicembre 2016, n. 242, recante disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa, dopo decenni di completo abbandono del settore, si registra nel nostro Paese una crescita esponenziale della coltivazione di questo prodotto, con una superficie interessata che è passata da poco meno di 900 ettari a circa 2 mila, coinvolgendo centinaia di aziende agricole;

   a seguito delle norme introdotte e anche su sollecitazione degli operatori della filiera è emersa la necessità di istituire un tavolo tecnico di filiera quale strumento indispensabile a riunire le diverse anime del settore e definire le attività da intraprendere per sostenerlo, rafforzandone le potenzialità e favorendo lo scambio di informazioni tecniche e scientifiche;

   nonostante l'emergenza sanitaria e le restrizioni derivate dalla pandemia da COVID-19 l'organizzazione necessaria all'istituzione del tavolo tecnico si è attivata con successo e nel mese di settembre 2020 sono stati individuati i 7 rappresentanti (con i relativi 7 supplenti) degli operatori e portatori di interesse della filiera della canapa che parteciperanno insieme ai rappresentanti delle associazioni agricole, degli organi di controllo e del mondo della ricerca unitamente ai rappresentanti di altre Amministrazioni interessate;

   il 2 dicembre 2020, in base alle raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, la Commissione delle Nazioni Unite sui narcotici ha deciso di riclassificare la cannabis, rimuovendola dall'elenco delle droghe sottoposte a rigidi protocolli di controllo che, per quasi sessant'anni, hanno contribuito allo stigma dell'uso farmaceutico dei cannabinoidi ed è evidente come tale decisione contribuisca a richiamare ulteriormente l'interesse verso un prodotto che si presta ad usi che vanno dall'alimentare all'edile;

   in questo scenario, le associazioni e gli operatori del settore lamentano il ritardo nell'istituzione del tavolo di filiera che può divenire il luogo ideale per un confronto attivo e costruttivo, volto a favorire lo sviluppo di questa coltivazione e delle relative sue produzioni –:

   quali siano i motivi del ritardo nell'emanazione del decreto ministeriale di istituzione del tavolo di filiera e se non ritenga di dover invece procedere nel più breve tempo possibile al fine di avviare il confronto tra gli operatori e i portatori di interesse, nell'ottica di uno sviluppo agricolo ed economico della produzione di canapa nel nostro Paese.
(5-05161)

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ALLEGATO 7

5-05161 Maglione: Sulla mancata istituzione del Tavolo della filiera agroindustriale della canapa.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli colleghi,

   negli ultimi anni, la Cannabis sativa sta sempre più attraendo l'attenzione delle imprese agricole, del settore della ricerca e delle istituzioni, soprattutto per i suoi possibili impieghi sia nei settori tradizionali (cartario, tessile e alimentare) sia in quelli più innovativi (che vanno dal settore della bioedilizia a quello della biocomponentistica, finanche a quello delle preparazioni farmaceutiche).

  Si tratta di una coltura in grado di contribuire alla riduzione dell'impatto ambientale in agricoltura, alla riduzione del consumo dei suoli e della desertificazione e alla perdita di biodiversità, che si può utilizzare sia come coltura da rotazione ma anche come sostituta di colture eccedentarie.
  A decorrere dalla campagna 2017/2018, il settore della coltivazione della canapa è disciplinato dalla legge 2 dicembre 2016 n. 242 recante disposizioni per la promozione delle coltivazioni e della filiera agroindustriale della canapa ed entrata in vigore il 14 gennaio 2017.
  Ciò posto mi preme rilevare che, anche a seguito delle richieste pervenute da diverse Associazioni ed Enti facenti parte della filiera della canapa, il Ministero ha avviato l'iter amministrativo per l'istituzione di un Tavolo tecnico specifico per affrontare le problematiche del settore.
  Preciso che tale tavolo sarà composto da rappresentanti del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, da rappresentanti di altri Ministeri interessati alla problematica, dalle Regioni, dalle Organizzazioni professionali agricole, dalle centrali cooperative agricole, dalle Organizzazioni di rappresentanza nazionali, dal CREA, dall'ISMEA, da alcune Università competenti, da Associazioni del settore della canapa e da portatori di interessi.
  Nei prossimi giorni verrà completato l'iter di adozione del decreto e, non appena concluso, sarà avviato il confronto tra i componenti del Tavolo sulle problematiche della filiera.