CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 29 settembre 2020
443.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.

PROPOSTA DELLA RELATRICE

  La VIII Commissione,
   esaminato, per le parti di competenza, lo schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund trasmesso dalla V Commissione Bilancio lo scorso 23 settembre;
   ricevuta la lettera della Presidenza della Camera di trasmissione della proposta di Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvata, nei suoi contenuti essenziali, dal Comitato interministeriale per gli affari europei il 9 settembre scorso;
   acquisiti gli elementi informativi dai titolari dei dicasteri delle infrastrutture e dell'ambiente nelle audizioni tenutesi rispettivamente il 10 e il 23 settembre, nonché dai soggetti invitati in audizione l'11 settembre e dagli ulteriori contributi scritti pervenuti;
   premesso che lo schema di relazione:
    precisa che dei 750 miliardi di euro di cui è dotato lo strumento Next Generation EU, 10 miliardi sono assegnati al Fondo per una transizione giusta (JTF), che sostiene l'uscita dai combustibili fossili nelle regioni europee che più ne dipendono;
    evidenzia come il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) dotato di 672,5 miliardi di euro individua tra le priorità il sostegno alle «transizioni verde e digitale, contribuendo in tal modo a ripristinare il potenziale di crescita delle economie dell'Unione (..) e a promuovere una crescita sostenibile»;
    ricorda come sia essenziale la coerenza tra il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR) e i contenuti del Piano energia e clima (PNIEC) nonché dei piani presentati nell'ambito del Just Transition Fund;
    specifica che tra i criteri di ammissibilità dei progetti in sede europea figura anche la valutazione dei costi ambientali e sociali e che la stessa Commissione europea ha formulato nel corso di quest'anno la raccomandazione all'Italia di «concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale, in particolare su una produzione e un uso puliti ed efficienti dell'energia, su ricerca e innovazione, sul trasporto pubblico sostenibile, sulla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche»;
    richiama il piano di rilancio predisposto dal Governo con il Programma nazionale di riforme (PNR) del giugno 2020, che indica nove direttrici su cui avviare il Paese, affinché abbia «infrastrutture sicure ed efficienti» e sia «più verde e sostenibile»;
   segnalato che la citata proposta del Governo di Linee guida per la definizione del PNRR:
    1) indica sei missioni tra le quali, per i profili di competenza, assumono rilievo la n. 2, Rivoluzione verde e transizione ecologica, che punta a favorire la realizzazione di un ampio programma di investimenti al fine di conseguire gli obiettivi dello European Green Deal e la n. 3, Infrastrutture per la mobilità, per indirizzare investimenti verso le principali priorità infrastrutturali, ivi inclusi gli interventi Pag. 122sulla rete stradale e autostradale, compresi ponti e viadotti, e sulla promozione dell'intermodalità logistica integrata per le merci;
    2) specifica criteri aggiuntivi di valutazione dei progetti rispetto a quelli previsti dalla proposta di regolamento della Commissione, in particolare valutando positivamente progetti connotati da creazione di beni pubblici, rapidità di attuazione, monitorabilità dei traguardi intermedi e finali, e che siano a basso consumo di suolo e favoriscano l'utilizzo efficiente e sostenibile delle risorse naturali; conseguentemente sono invece valutati negativamente progetti infrastrutturali privi di un livello di preparazione progettuale sufficiente, progetti «storici» che hanno noti problemi di attuazione di difficile soluzione nel medio termine, pur avendo già avuto disponibilità di fondi, e progetti che non rispettino i criteri di sostenibilità;
   valutati positivamente i passaggi del paragrafo 5 dello schema di relazione in cui si richiama l'esigenza:
    1) di investire nelle infrastrutture, per cogliere l'obiettivo di connettere in maniera efficiente tutto il territorio italiano all'Europa, rendendo fluidi e veloci gli scambi commerciali, anche al fine di colmare il divario tra il Nord e il Sud del Paese;
    2) di concentrare le risorse su interventi volti a valorizzare il tema della vulnerabilità dei territori che presentano un elevato rischio di calamità naturali, garantendo la sicurezza dei cittadini mediante il miglioramento delle prestazioni sismiche delle abitazioni, delle scuole, degli uffici pubblici, e, più in generale, attivando politiche di tutela e di messa in sicurezza del territorio (dissesto idrogeologico), anche attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie;
   sottolineato che:
    1) le strategie di adattamento del territorio, soprattutto se fortemente antropizzato, rispetto ai cambiamenti climatici, alla graduale riduzione delle risorse naturali e alle crisi energetiche devono essere orientate al conseguimento di obiettivi connessi non solo al mantenimento della funzionalità dei contesti territoriali ma al miglioramento della qualità complessiva del sistema sotto il profilo ambientale e sociale;
    2) tutte le attività beneficiarie di sostegno dovrebbero essere realizzate nel pieno rispetto delle priorità dell'Unione in materia di clima e ambiente;
    3) gli effetti della pandemia in corso impongono una attenta riflessione sulla prevenzione dell'inquinamento atmosferico, in costante aumento in molte aree urbane italiane, dove si registrano superamenti rilevanti del particolato o dell'ozono;
   evidenziata l'opportunità di integrare il medesimo paragrafo 5 con riguardo ai temi della:
    1) transizione verde del sistema produttivo ed economia circolare;
    2) fonti energetiche rinnovabili;
    3) riforma della disciplina dei contratti pubblici, dei meccanismi fiscali e di programmazione economica;
    4) strategia per le aree urbane;
    5) infrastrutture idriche;
    6) mobilità sostenibile e infrastrutture viarie;
    7) blue economy;
    8) previsione di uno specifico organismo cui demandare il controllo sulla coerenza dei progetti con le finalità della transizione verde, della riconversione ecologica e della neutralità climatica nonché del rispetto della destinazione del 37 per cento di risorse per investimenti a tale obiettivo e della coerenza di tutti i progetti del PNRR all'obiettivo europeo della neutralità climatica 2050 e della riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030,

Pag. 123

VALUTA FAVOREVOLMENTE LO SCHEMA IN ESAME

  e formula i seguenti rilievi:
   si valuti l'opportunità di integrare il paragrafo 5 con i seguenti argomenti:
    1) appare urgente investire nella transizione verde del sistema produttivo, che si fondi, da un lato, sulla promozione di una produzione e di un uso puliti ed efficienti dell'energia e, dall'altro, sull'affermazione di modelli di economia circolare centrati sul riuso delle materie prime seconde, con l'obiettivo di pervenire ad una produzione carbon neutral. In particolare:
     a) occorre affiancare alle recentissime norme attuative delle direttive dell'Unione europea nn. 849, 850, 851 e 852 del 2018 un importante piano di investimenti che funga da sostegno e catalizzatore per l'attuazione delle nuove norme nazionali, anche affiancando imprese, regioni ed enti locali nell'adeguamento produttivo, nelle nuove procedure e nella realizzazione dei nuovi impianti, nonché nell'adeguamento di quelli esistenti, orientando in tal senso gli strumenti – da confermare nei prossimi anni – del programma «Impresa 4.0»;
     b) risulta necessario il sostegno alle strategie aziendali di adeguamento ai più elevati standard ambientali (di prodotto e di processo) e di investimento in tecnologie e impianti che riducano le emissioni, nonché i consumi energetici e di materie prime;
     c) occorre prevedere adeguate risorse finanziarie e una semplificazione normativa al fine di garantire la conclusione dei procedimenti di bonifica delle principali aree SIN, che potrebbe consentire – anche attraverso opportuni incentivi e con fiscalità di vantaggio – un processo di reindustrializzazione dei medesimi siti. Un particolare attenzione deve essere data alle bonifiche da amianto, la cui presenza rappresenta una perdurante emergenza sanitaria e ambientale. Ai fini dell'utilizzo delle risorse del recovery fund, i criteri per la selezione e l'individuazione dei siti e delle aree da bonificare, possono essere individuati in relazione ai tempi di intervento, alle varie fasi procedurali e alla presenza di progettazione definitiva, o comunque in stadio avanzato, delle medesime operazioni di bonifica;
     d) meritevole di attenzione è la proposta di realizzazione di un centro di coordinamento tecnico nazionale – da incardinare nelle strutture e competenze tecniche già presenti (ENEA ed ISPRA) – che possa favorire la transizione da sistemi di produzione e consumo lineari a sistemi più sostenibili e circolari e supportare le amministrazioni pubbliche, il sistema produttivo e i cittadini in questo percorso;
     e) occorre investire le risorse del recovery fund per la ricerca nel settore di produzioni e prodotti bio-circolari nonché nella chimica verde, per sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di trattamento dei rifiuti organici, su cui l'Italia ha un primato, anche a tutela della fertilità dei territori;
    2) il sostegno alla transizione ecologica per l'agricoltura, l'industria e la siderurgia – richiamato nel documento governativo delle linee guida, anche con specifico riferimento allo stabilimento di Taranto – richiede misure finalizzate a favorire l'uso delle fonti energetiche rinnovabili, quali in particolare il biometano e, in termini più generali, richiede l'adeguamento e l'attuazione del PNIEC in funzione del processo di decarbonizzazione e dello sviluppo dell'idrogeno verde;
   3) in relazione all'evidente collegamento tra spesa e riforme si evidenzia la necessità di:
     a) definire un quadro normativo certo e semplificato per gli investimenti pubblici in ambito infrastrutturale, anche attraverso il rapido completamento della fase di revisione e semplificazione della disciplina dei contratti pubblici, con particolare riferimento all'adozione del regolamento Pag. 124unico, alla digitalizzazione delle procedure di affidamento, alla previsione nei bandi di gara e negli inviti di stringenti requisiti di qualità progettuale e architettonica, al potenziamento delle forme di coinvolgimento di soggetti privati secondo lo schema del partenariato pubblico-privato;
     b) perseguire l'obiettivo di una riforma fiscale in chiave ecologica che assista il processo di riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, anche attraverso l'incentivazione di sistemi di produzione e di trasporto ambientalmente sostenibili;
     c) dare seguito alla trasformazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) in Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS), al fine di improntare ai principi di sostenibilità le principali decisioni in materia di programmazione della politica economica;
    4) occorre coniugare la politica per le aree interne con una ambiziosa strategia nazionale per le aree urbane che sia incentrata sui principi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, rigenerazione urbana senza consumo di nuovo suolo, progetti di trasformazione ad alta sostenibilità ambientale ed energetica e superamento dei divari tra centro e periferie. Risulta infatti necessario dare risposte alle sfide di equità sociale e territoriale sempre più acute nelle grandi aree metropolitane (a partire dal disagio abitativo) e riconoscere il ruolo delle aree urbane – e in particolare di quelle metropolitane sulle quali insistono quote maggiori di popolazione – quali motori di sviluppo economico e sociale, laboratori privilegiati per dare impulso alla transizione verde e digitale e luoghi per eccellenza dove si misura la capacità del Paese di affermare un modello di crescita sostenibile fondato su logiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Al riguardo, la suddetta strategia nazionale per le aree urbane dovrà recare le seguenti priorità:
     a) misure efficaci di contrasto al disagio abitativo, favorendo l'aumento dell'offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, e la disponibilità di spazi e di immobili da destinare a finalità culturali, sociali e sanitarie;
     b) proroga almeno triennale dello strumento del cosiddetto «super bonus 110 per cento» riconosciuto per le spese di riqualificazione energetica e sismica;
     c) sostegno alla progettazione e installazione negli immobili di impianti per il risparmio idrico ed il riciclo delle acque grigie;
     d) misure volte ad estendere alle aree colpite da eventi sismici la fiscalità di vantaggio già prevista per il Mezzogiorno, in funzione di stimolo alla ricostruzione non solo edilizia, ma anche del tessuto economico e sociale di quei territori;
    5) si riconosca priorità agli investimenti in infrastrutture idriche per la derivazione, il trasporto e la distribuzione dell'acqua al fine di garantire la sicurezza dei grandi schemi idrici, ridurre le dispersioni dalle reti e fornire un approvvigionamento idrico sicuro e adeguato a tutte le Regioni, con particolare riferimento a quelle del Mezzogiorno nelle quali più avvertite sono le carenze infrastrutturali. Analoga priorità, ai fini del completamento del ciclo, deve essere assicurata agli investimenti per collettamento, raccolta e depurazione delle acque, per il riassetto delle reti fognarie comunali per la raccolta e lo smaltimento delle acque di dilavamento, con particolare riferimento alle infrastrutture vetuste dei centri storici. Occorre innalzare la qualità della gestione ambientale dei territori fluviali e mettere in atto una gestione integrata dei rischi idraulico-geologici e una manutenzione dei corsi d'acqua secondo principi di inclusività, sostenibilità ambientale, sociale, organizzativa ed economica, anche attraverso lo strumento dei «contratti di fiume». Occorre altresì garantire investimenti per il rinnovamento e la riqualificazione dei sistemi fognari esistenti nelle aree dei laghi, soprattutto a tutela della qualità delle acque e degli ecosistemi; Pag. 125
    6) con riguardo alla missione n. 3, Infrastrutture per la mobilità:
     a) nel quadro delle misure di riduzione dell'emissione derivanti dal trasporto di merci e persone, sarà fondamentale continuare a incentivare forme di mobilità nuova, a basse o zero emissioni, nonché favorire il processo di transizione da gomma a ferro, lavorando per un sistema logistico-ferroviario-portuale e retro-portuale che sia all'avanguardia, tanto in termini di strutture, quanto in termini di interconnessione colmando, dal punto di vista di efficientamento in termini tecnologici, ambientali e di reti trasportistiche anche il grave gap presente tra i diversi ambiti e zone territoriali del Paese;
     b) occorre altresì incrementare la dotazione del Fondo per la messa in sicurezza dei ponti e viadotti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti, nonché gli investimenti per il completamento e la riqualificazione dei trafori e valichi alpini, dei corridoi autostradali Ionico-Adriatico e Tirrenico, anche ai fini dello sviluppo delle infrastrutture portuali e retroportuali italiane, con particolare riguardo al sistema portuale di Venezia;
    7) si dia adeguata attenzione alle misure di sostegno alla blue economy, intesa come modello di sviluppo sostenibile volto all'uso ecocompatibile delle risorse marine e delle acque interne;
    8) occorre integrare i meccanismi di controllo della spesa, prevedendo uno specifico organismo cui demandare il controllo sulla coerenza dei progetti con le finalità della transizione verde, della riconversione ecologica e della neutralità climatica. In linea con il criterio della monitorabilità dei progetti, a tale organismo andrebbe affidato il compito di valutare non solo il progetto iniziale, ma anche il mantenimento della coerenza con le predette finalità nelle successive fasi realizzative, tenendo conto dell'aggiornamento degli indicatori relativi allo stato di attuazione di riconversione ecologica e neutralità climatica e degli sviluppi delle politiche di settore orientate a tali fini. In particolare, sarà importante verificare il rispetto della destinazione del 37 per cento di risorse per investimenti alla transizione verde – che la stessa Commissione europea indica come minimo di spesa da prevedere nei piani nazionali e del quale andrebbe fatta opportuna ed esplicita menzione nella relazione all'Assemblea, trattandosi del principale asse strategico di spesa dell'intero programma NGEU – e la coerenza di tutti i progetti del PNRR all'obiettivo europeo della neutralità climatica 2050 e della riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030, assunto tra gli impegni della Commissione europea ed esplicitato nel discorso sullo stato dell'Unione del 16 settembre 2020 dalla presidente Ursula von der Leyen.

Pag. 126

ALLEGATO 2

Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.

PROPOSTA DELLA RELATRICE, COME RIFORMULATA

  La VIII Commissione,
   esaminato, per le parti di competenza, lo schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund trasmesso dalla V Commissione Bilancio lo scorso 23 settembre;
   ricevuta la lettera della Presidenza della Camera di trasmissione della proposta di Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvata, nei suoi contenuti essenziali, dal Comitato interministeriale per gli affari europei il 9 settembre scorso;
   acquisiti gli elementi informativi dai titolari dei dicasteri delle infrastrutture e dell'ambiente nelle audizioni tenutesi rispettivamente il 10 e il 23 settembre, nonché dai soggetti invitati in audizione l'11 settembre e dagli ulteriori contributi scritti pervenuti;
   premesso che lo schema di relazione:
    precisa che dei 750 miliardi di euro di cui è dotato lo strumento Next Generation EU, 10 miliardi sono assegnati al Fondo per una transizione giusta (JTF), che sostiene l'uscita dai combustibili fossili nelle regioni europee che più ne dipendono;
    evidenzia come il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) dotato di 672,5 miliardi di euro individua tra le priorità il sostegno alle «transizioni verde e digitale, contribuendo in tal modo a ripristinare il potenziale di crescita delle economie dell'Unione (..) e a promuovere una crescita sostenibile»;
    ricorda come sia essenziale la coerenza tra il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR) e i contenuti del Piano energia e clima (PNIEC) nonché dei piani presentati nell'ambito del Just Transition Fund;
    specifica che tra i criteri di ammissibilità dei progetti in sede europea figura anche la valutazione dei costi ambientali e sociali e che la stessa Commissione europea ha formulato nel corso di quest'anno la raccomandazione all'Italia di «concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale, in particolare su una produzione e un uso puliti ed efficienti dell'energia, su ricerca e innovazione, sul trasporto pubblico sostenibile, sulla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche»;
    richiama il piano di rilancio predisposto dal Governo con il Programma nazionale di riforme (PNR) del giugno 2020, che indica nove direttrici su cui avviare il Paese, affinché abbia «infrastrutture sicure ed efficienti» e sia «più verde e sostenibile»;
   segnalato che la citata proposta del Governo di Linee guida per la definizione del PNRR:
    1) indica sei missioni tra le quali, per i profili di competenza, assumono rilievo la n. 2, Rivoluzione verde e transizione ecologica, che punta a favorire la realizzazione di un ampio programma di investimenti al fine di conseguire gli obiettivi dello European Green Deal e la n. 3, Infrastrutture per la mobilità, per indirizzare investimenti verso le principali priorità infrastrutturali, ivi inclusi gli interventi Pag. 127sulla rete stradale e autostradale, compresi ponti e viadotti, e sulla promozione dell'intermodalità logistica integrata per le merci;
    2) specifica criteri aggiuntivi di valutazione dei progetti rispetto a quelli previsti dalla proposta di regolamento della Commissione, in particolare valutando positivamente progetti connotati da creazione di beni pubblici, rapidità di attuazione, monitorabilità dei traguardi intermedi e finali, e che siano a basso consumo di suolo e favoriscano l'utilizzo efficiente e sostenibile delle risorse naturali; conseguentemente sono invece valutati negativamente progetti infrastrutturali privi di un livello di preparazione progettuale sufficiente, progetti «storici» che hanno noti problemi di attuazione di difficile soluzione nel medio termine, pur avendo già avuto disponibilità di fondi, e progetti che non rispettino i criteri di sostenibilità;
   valutati positivamente i passaggi del paragrafo 5 dello schema di relazione in cui si richiama l'esigenza:
    1) di investire nelle infrastrutture, per cogliere l'obiettivo di connettere in maniera efficiente tutto il territorio italiano all'Europa, rendendo fluidi e veloci gli scambi commerciali, anche al fine di colmare il divario tra il Nord e il Sud del Paese;
    2) di concentrare le risorse su interventi volti a valorizzare il tema della vulnerabilità dei territori che presentano un elevato rischio di calamità naturali, garantendo la sicurezza dei cittadini mediante il miglioramento delle prestazioni sismiche delle abitazioni, delle scuole, degli uffici pubblici, e, più in generale, attivando politiche di tutela e di messa in sicurezza del territorio (dissesto idrogeologico), anche attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie;
   sottolineato che:
    1) le strategie di adattamento del territorio, soprattutto se fortemente antropizzato, rispetto ai cambiamenti climatici, alla graduale riduzione delle risorse naturali e alle crisi energetiche devono essere orientate al conseguimento di obiettivi connessi non solo al mantenimento della funzionalità dei contesti territoriali ma al miglioramento della qualità complessiva del sistema sotto il profilo ambientale e sociale;
    2) tutte le attività beneficiarie di sostegno dovrebbero essere realizzate nel pieno rispetto delle priorità dell'Unione in materia di clima e ambiente;
    3) gli effetti della pandemia in corso impongono una attenta riflessione sulla prevenzione dell'inquinamento atmosferico, in costante aumento in molte aree urbane italiane, dove si registrano superamenti rilevanti del particolato o dell'ozono;
    4) la tutela della biodiversità rappresenta un fattore primario per garantire il raggiungimento degli obiettivi di resilienza e sviluppo qualitativo del territorio, di qui l'utilità di creare nuove aree protette – in mare e in terra – di competenza statale ed estendere ai parchi regionali le incentivazioni previste per le ZEA;
   evidenziata l'opportunità di integrare il medesimo paragrafo 5 con riguardo ai temi della:
    1) transizione verde del sistema produttivo ed economia circolare;
    2) fonti energetiche rinnovabili;
    3) riforma della disciplina dei contratti pubblici, dei meccanismi fiscali e di programmazione economica;
    4) strategia per le aree urbane;
    5) infrastrutture idriche;
    6) mobilità sostenibile e infrastrutture viarie;
    7) blue economy;
    8) previsione di uno specifico organismo cui demandare il controllo sulla coerenza dei progetti con le finalità della transizione verde, della riconversione ecologica e della neutralità climatica nonché Pag. 128del rispetto della destinazione del 37 per cento di risorse per investimenti a tale obiettivo e della coerenza di tutti i progetti del PNRR all'obiettivo europeo della neutralità climatica 2050 e della riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030,

VALUTA FAVOREVOLMENTE LO SCHEMA IN ESAME

  e formula i seguenti rilievi:
   si valuti l'opportunità di integrare il paragrafo 5 con i seguenti argomenti:
    1) appare urgente investire nella transizione verde del sistema produttivo, che si fondi, da un lato, sulla promozione di una produzione e di un uso puliti ed efficienti dell'energia e, dall'altro, sull'affermazione di modelli di economia circolare centrati sul riuso delle materie prime seconde, con l'obiettivo di pervenire ad una produzione carbon neutral. In particolare:
     a) occorre affiancare alle recentissime norme attuative delle direttive dell'Unione europea nn. 849, 850, 851 e 852 del 2018 un importante piano di investimenti che funga da sostegno e catalizzatore per l'attuazione delle nuove norme nazionali, anche affiancando imprese, regioni ed enti locali nell'adeguamento produttivo, nelle nuove procedure e nella realizzazione dei nuovi impianti, nonché nell'adeguamento di quelli esistenti, orientando in tal senso gli strumenti – da confermare nei prossimi anni – del programma «Impresa 4.0»;
     b) risulta necessario il sostegno alle strategie aziendali di adeguamento ai più elevati standard ambientali (di prodotto e di processo) e di investimento in tecnologie e impianti che riducano le emissioni, nonché i consumi energetici e di materie prime;
     c) occorre prevedere adeguate risorse finanziarie e una semplificazione normativa al fine di garantire la conclusione dei procedimenti di bonifica delle principali aree SIN, che potrebbe consentire – anche attraverso opportuni incentivi e con fiscalità di vantaggio – un processo di reindustrializzazione dei medesimi siti. Un particolare attenzione deve essere data alle bonifiche da amianto, la cui presenza rappresenta una perdurante emergenza sanitaria e ambientale. Ai fini dell'utilizzo delle risorse del recovery fund, i criteri per la selezione e l'individuazione dei siti e delle aree da bonificare, possono essere individuati in relazione ai tempi di intervento, alle varie fasi procedurali e alla presenza di progettazione definitiva, o comunque in stadio avanzato, delle medesime operazioni di bonifica;
     d) meritevole di attenzione è la proposta di realizzazione di un centro di coordinamento tecnico nazionale – da incardinare nelle strutture e competenze tecniche già presenti (ENEA ed ISPRA) – che possa favorire la transizione da sistemi di produzione e consumo lineari a sistemi più sostenibili e circolari e supportare le amministrazioni pubbliche, il sistema produttivo e i cittadini in questo percorso;
     e) occorre investire le risorse del recovery fund per la ricerca nel settore di produzioni e prodotti bio-circolari nonché nella chimica verde, per sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di trattamento dei rifiuti organici, su cui l'Italia ha un primato, anche a tutela della fertilità dei territori;
    2) il sostegno alla transizione ecologica per l'agricoltura, l'industria e la siderurgia richiede misure finalizzate a favorire l'uso delle fonti energetiche rinnovabili, e, in termini più generali, richiede l'adeguamento e l'attuazione del PNIEC in funzione del processo di decarbonizzazione e dello sviluppo dell'idrogeno verde, con specifico riferimento allo stabilimento di Taranto;
    3) in relazione all'evidente collegamento tra spesa e riforme si evidenzia la necessità di:
     a) definire un quadro normativo certo e semplificato per gli investimenti Pag. 129pubblici in ambito infrastrutturale, anche attraverso il rapido completamento della fase di revisione e semplificazione della disciplina dei contratti pubblici, con particolare riferimento all'adozione del regolamento unico, alla digitalizzazione delle procedure di affidamento, alla previsione nei bandi di gara e negli inviti di stringenti requisiti di qualità progettuale e architettonica, al potenziamento delle forme di coinvolgimento di soggetti privati secondo lo schema del partenariato pubblico-privato, al rispetto delle norme di tutela ambientale e paesaggistica e di contrasto alla criminalità organizzata a garanzia della scelta del contraente. Occorre, in particolare, utilizzare la leva della domanda pubblica in un'ottica di economia circolare attraverso l'implementazione – nonché il monitoraggio sull'effettiva applicazione – dello strumento rappresentato dai criteri ambientali minimi (CAM) predisposti dal Ministero dell'ambiente;
     b) perseguire l'obiettivo di una riforma fiscale in chiave ecologica che assista il processo di riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, anche attraverso l'incentivazione di sistemi di produzione e di trasporto ambientalmente sostenibili;
     c) dare seguito alla trasformazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) in Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS), al fine di improntare ai principi di sostenibilità le principali decisioni in materia di programmazione della politica economica;
    4) occorre coniugare la politica per le aree interne con una ambiziosa strategia nazionale per le aree urbane che sia incentrata sui principi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, rigenerazione urbana senza consumo di nuovo suolo, progetti di trasformazione ad alta sostenibilità ambientale ed energetica e superamento dei divari tra centro e periferie. Risulta infatti necessario dare risposte alle sfide di equità sociale e territoriale sempre più acute nelle grandi aree metropolitane (a partire dal disagio abitativo) e riconoscere il ruolo delle aree urbane – e in particolare di quelle metropolitane sulle quali insistono quote maggiori di popolazione – quali motori di sviluppo economico e sociale, laboratori privilegiati per dare impulso alla transizione verde e digitale e luoghi per eccellenza dove si misura la capacità del Paese di affermare un modello di crescita sostenibile fondato su logiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Al riguardo, la suddetta strategia nazionale per le aree urbane dovrà recare le seguenti priorità:
     a) misure efficaci di contrasto al disagio abitativo, favorendo l'aumento dell'offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, e la disponibilità di spazi e di immobili da destinare a finalità culturali, sociali e sanitarie;
     b) proroga almeno triennale dello strumento del cosiddetto «super bonus 110 per cento» riconosciuto per le spese di riqualificazione energetica e sismica;
     c) sostegno alla progettazione e installazione negli immobili di impianti per il risparmio idrico ed il riciclo delle acque grigie;
     d) misure volte ad estendere alle aree colpite da eventi sismici la fiscalità di vantaggio già prevista per il Mezzogiorno, in funzione di stimolo alla ricostruzione non solo edilizia, ma anche del tessuto economico e sociale di quei territori;
    5) si riconosca priorità agli investimenti in infrastrutture idriche per la derivazione, il trasporto e la distribuzione dell'acqua al fine di garantire la sicurezza dei grandi schemi idrici, ridurre le dispersioni dalle reti e fornire un approvvigionamento idrico sicuro e adeguato a tutte le Regioni, con particolare riferimento a quelle del Mezzogiorno nelle quali più avvertite sono le carenze infrastrutturali. Analoga priorità, ai fini del completamento del ciclo, deve essere assicurata agli investimenti per collettamento, raccolta e depurazione delle acque, per il riassetto delle reti fognarie comunali per la raccolta Pag. 130e lo smaltimento delle acque di dilavamento, con particolare riferimento alle infrastrutture vetuste dei centri storici. Occorre innalzare la qualità della gestione ambientale dei territori fluviali e mettere in atto una gestione integrata dei rischi idraulico-geologici e una manutenzione dei corsi d'acqua secondo principi di inclusività, sostenibilità ambientale, sociale, organizzativa ed economica, anche attraverso lo strumento dei «contratti di fiume». Occorre altresì garantire investimenti per il rinnovamento e la riqualificazione dei sistemi fognari esistenti nelle aree dei laghi, soprattutto a tutela della qualità delle acque e degli ecosistemi;
   6) con riguardo alla missione n. 3, Infrastrutture per la mobilità:
     a) nel quadro delle misure di riduzione dell'emissione derivanti dal trasporto di merci e persone, sarà fondamentale continuare a incentivare forme di mobilità nuova, a basse o zero emissioni, nonché favorire il processo di transizione da gomma a ferro, lavorando per un sistema logistico-ferroviario-portuale e retro-portuale che sia all'avanguardia, tanto in termini di strutture, quanto in termini di interconnessione colmando, dal punto di vista di efficientamento in termini tecnologici, ambientali e di reti trasportistiche anche il grave gap presente tra i diversi ambiti e zone territoriali del Paese;
     b) occorre altresì incrementare la dotazione del Fondo per la messa in sicurezza dei ponti e viadotti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti, nonché gli investimenti per il completamento e la riqualificazione dei trafori e valichi alpini, dei corridoi autostradali Ionico-Adriatico e Tirrenico, anche ai fini dello sviluppo delle infrastrutture portuali e retroportuali italiane, con particolare riguardo al sistema portuale di Venezia;
    7) si dia adeguata attenzione alle misure di sostegno alla blue economy, intesa come modello di sviluppo sostenibile volto all'uso ecocompatibile delle risorse marine e delle acque interne;
    8) occorre integrare i meccanismi di controllo della spesa, prevedendo uno specifico organismo cui demandare il controllo sulla coerenza dei progetti con le finalità della transizione verde, della riconversione ecologica e della neutralità climatica. In linea con il criterio della monitorabilità dei progetti, a tale organismo andrebbe affidato il compito di valutare non solo il progetto iniziale, ma anche il mantenimento della coerenza con le predette finalità nelle successive fasi realizzative, tenendo conto dell'aggiornamento degli indicatori relativi allo stato di attuazione di riconversione ecologica e neutralità climatica e degli sviluppi delle politiche di settore orientate a tali fini. In particolare, sarà importante verificare il rispetto della destinazione del 37 per cento di risorse per investimenti alla transizione verde – che la stessa Commissione europea indica come minimo di spesa da prevedere nei piani nazionali e del quale andrebbe fatta opportuna ed esplicita menzione nella relazione all'Assemblea, trattandosi del principale asse strategico di spesa dell'intero programma NGEU – e la coerenza di tutti i progetti del PNRR all'obiettivo europeo della neutralità climatica 2050 e della riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030, assunto tra gli impegni della Commissione europea ed esplicitato nel discorso sullo stato dell'Unione del 16 settembre 2020 dalla presidente Ursula von der Leyen.

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ALLEGATO 3

Schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund.

RILIEVI APPROVATI DALLA COMMISSIONE

  La VIII Commissione,
   esaminato, per le parti di competenza, lo schema di relazione all'Assemblea sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund trasmesso dalla V Commissione Bilancio lo scorso 23 settembre;
   ricevuta la lettera della Presidenza della Camera di trasmissione della proposta di Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvata, nei suoi contenuti essenziali, dal Comitato interministeriale per gli affari europei il 9 settembre scorso;
   acquisiti gli elementi informativi dai titolari dei dicasteri delle infrastrutture e dell'ambiente nelle audizioni tenutesi rispettivamente il 10 e il 23 settembre, nonché dai soggetti invitati in audizione l'11 settembre e dagli ulteriori contributi scritti pervenuti;
   premesso che lo schema di relazione:
    precisa che dei 750 miliardi di euro di cui è dotato lo strumento Next Generation EU, 10 miliardi sono assegnati al Fondo per una transizione giusta (JTF), che sostiene l'uscita dai combustibili fossili nelle regioni europee che più ne dipendono;
    evidenzia come il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) dotato di 672,5 miliardi di euro individua tra le priorità il sostegno alle «transizioni verde e digitale, contribuendo in tal modo a ripristinare il potenziale di crescita delle economie dell'Unione (..) e a promuovere una crescita sostenibile»;
    ricorda come sia essenziale la coerenza tra il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR) e i contenuti del Piano energia e clima (PNIEC) nonché dei piani presentati nell'ambito del Just Transition Fund;
    specifica che tra i criteri di ammissibilità dei progetti in sede europea figura anche la valutazione dei costi ambientali e sociali e che la stessa Commissione europea ha formulato nel corso di quest'anno la raccomandazione all'Italia di «concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale, in particolare su una produzione e un uso puliti ed efficienti dell'energia, su ricerca e innovazione, sul trasporto pubblico sostenibile, sulla gestione dei rifiuti e delle risorse idriche»;
    richiama il piano di rilancio predisposto dal Governo con il Programma nazionale di riforme (PNR) del giugno 2020, che indica nove direttrici su cui avviare il Paese, affinché abbia «infrastrutture sicure ed efficienti» e sia «più verde e sostenibile»;
   segnalato che la citata proposta del Governo di Linee guida per la definizione del PNRR:
    1) indica sei missioni tra le quali, per i profili di competenza, assumono rilievo la n. 2, Rivoluzione verde e transizione ecologica, che punta a favorire la realizzazione di un ampio programma di investimenti al fine di conseguire gli obiettivi dello European Green Deal e la n. 3, Infrastrutture per la mobilità, per indirizzare investimenti verso le principali priorità infrastrutturali, ivi inclusi gli interventi Pag. 132sulla rete stradale e autostradale, compresi ponti e viadotti, e sulla promozione dell'intermodalità logistica integrata per le merci;
   2) specifica criteri aggiuntivi di valutazione dei progetti rispetto a quelli previsti dalla proposta di regolamento della Commissione, in particolare valutando positivamente progetti connotati da creazione di beni pubblici, rapidità di attuazione, monitorabilità dei traguardi intermedi e finali, e che siano a basso consumo di suolo e favoriscano l'utilizzo efficiente e sostenibile delle risorse naturali; conseguentemente sono invece valutati negativamente progetti infrastrutturali privi di un livello di preparazione progettuale sufficiente, progetti «storici» che hanno noti problemi di attuazione di difficile soluzione nel medio termine, pur avendo già avuto disponibilità di fondi, e progetti che non rispettino i criteri di sostenibilità;
   valutati positivamente i passaggi del paragrafo 5 dello schema di relazione in cui si richiama l'esigenza:
    1) di investire nelle infrastrutture, per cogliere l'obiettivo di connettere in maniera efficiente tutto il territorio italiano all'Europa, rendendo fluidi e veloci gli scambi commerciali, anche al fine di colmare il divario tra il Nord e il Sud del Paese;
    2) di concentrare le risorse su interventi volti a valorizzare il tema della vulnerabilità dei territori che presentano un elevato rischio di calamità naturali, garantendo la sicurezza dei cittadini mediante il miglioramento delle prestazioni sismiche delle abitazioni, delle scuole, degli uffici pubblici, e, più in generale, attivando politiche di tutela e di messa in sicurezza del territorio (dissesto idrogeologico), anche attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie;
   sottolineato che:
    1) le strategie di adattamento del territorio, soprattutto se fortemente antropizzato, rispetto ai cambiamenti climatici, alla graduale riduzione delle risorse naturali e alle crisi energetiche devono essere orientate al conseguimento di obiettivi connessi non solo al mantenimento della funzionalità dei contesti territoriali ma al miglioramento della qualità complessiva del sistema sotto il profilo ambientale e sociale;
    2) tutte le attività beneficiarie di sostegno dovrebbero essere realizzate nel pieno rispetto delle priorità dell'Unione in materia di clima e ambiente;
    3) gli effetti della pandemia in corso impongono una attenta riflessione sulla prevenzione dell'inquinamento atmosferico, in costante aumento in molte aree urbane italiane, dove si registrano superamenti rilevanti del particolato o dell'ozono;
    4) la tutela della biodiversità rappresenta un fattore primario per garantire il raggiungimento degli obiettivi di resilienza e sviluppo qualitativo del territorio, di qui l'utilità di creare nuove aree protette – in mare e in terra – di competenza statale ed estendere ai parchi regionali le incentivazioni previste per le ZEA;
   evidenziata l'opportunità di integrare il medesimo paragrafo 5 con riguardo ai temi della:
    1) transizione verde del sistema produttivo ed economia circolare;
    2) fonti energetiche rinnovabili;
    3) riforma della disciplina dei contratti pubblici, dei meccanismi fiscali e di programmazione economica;
    4) strategia per le aree urbane;
    5) infrastrutture idriche;
    6) mobilità sostenibile e infrastrutture viarie;
    7) blue economy;
    8) previsione di uno specifico organismo cui demandare il controllo sulla coerenza dei progetti con le finalità della transizione verde, della riconversione ecologica e della neutralità climatica nonché del rispetto della destinazione del 37 per Pag. 133cento di risorse per investimenti a tale obiettivo e della coerenza di tutti i progetti del PNRR all'obiettivo europeo della neutralità climatica 2050 e della riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030,

VALUTA FAVOREVOLMENTE LO SCHEMA IN ESAME

  e formula i seguenti rilievi:
   si valuti l'opportunità di integrare il paragrafo 5 con i seguenti argomenti:
    1) appare urgente investire nella transizione verde del sistema produttivo, che si fondi, da un lato, sulla promozione di una produzione e di un uso puliti ed efficienti dell'energia e, dall'altro, sull'affermazione di modelli di economia circolare centrati sul riuso delle materie prime seconde, con l'obiettivo di pervenire ad una produzione carbon neutral. In particolare:
     a) occorre affiancare alle recentissime norme attuative delle direttive dell'Unione europea nn. 849, 850, 851 e 852 del 2018 un importante piano di investimenti che funga da sostegno e catalizzatore per l'attuazione delle nuove norme nazionali, anche affiancando imprese, regioni ed enti locali nell'adeguamento produttivo, nelle nuove procedure e nella realizzazione dei nuovi impianti, nonché nell'adeguamento di quelli esistenti, orientando in tal senso gli strumenti – da confermare nei prossimi anni – del programma «Impresa 4.0»;
     b) risulta necessario il sostegno alle strategie aziendali di adeguamento ai più elevati standard ambientali (di prodotto e di processo) e di investimento in tecnologie e impianti che riducano le emissioni, nonché i consumi energetici e di materie prime;
     c) occorre prevedere adeguate risorse finanziarie e una semplificazione normativa al fine di garantire la conclusione dei procedimenti di bonifica delle principali aree SIN, che potrebbe consentire – anche attraverso opportuni incentivi e con fiscalità di vantaggio – un processo di reindustrializzazione dei medesimi siti. Un particolare attenzione deve essere data alle bonifiche da amianto, la cui presenza rappresenta una perdurante emergenza sanitaria e ambientale. Ai fini dell'utilizzo delle risorse del recovery fund, i criteri per la selezione e l'individuazione dei siti e delle aree da bonificare, possono essere individuati in relazione ai tempi di intervento, alle varie fasi procedurali e alla presenza di progettazione definitiva, o comunque in stadio avanzato, delle medesime operazioni di bonifica;
     d) meritevole di attenzione è la proposta di realizzazione di un centro di coordinamento tecnico nazionale – da incardinare nelle strutture e competenze tecniche già presenti (ENEA ed ISPRA) – che possa favorire la transizione da sistemi di produzione e consumo lineari a sistemi più sostenibili e circolari e supportare le amministrazioni pubbliche, il sistema produttivo e i cittadini in questo percorso;
     e) occorre investire le risorse del recovery fund per la ricerca nel settore di produzioni e prodotti bio-circolari nonché nella chimica verde, per sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di trattamento dei rifiuti organici, su cui l'Italia ha un primato, anche a tutela della fertilità dei territori;
    2) il sostegno alla transizione ecologica per l'agricoltura, l'industria e la siderurgia richiede misure finalizzate a favorire l'uso delle fonti energetiche rinnovabili, e, in termini più generali, richiede l'adeguamento e l'attuazione del PNIEC in funzione del processo di decarbonizzazione e dello sviluppo dell'idrogeno verde;
    3) in relazione all'evidente collegamento tra spesa e riforme si evidenzia la necessità di:
     a) definire un quadro normativo certo e semplificato per gli investimenti pubblici in ambito infrastrutturale, anche attraverso il rapido completamento della Pag. 134fase di revisione e semplificazione della disciplina dei contratti pubblici, con particolare riferimento all'adozione del regolamento unico, alla digitalizzazione delle procedure di affidamento, alla previsione nei bandi di gara e negli inviti di stringenti requisiti di qualità progettuale e architettonica, al potenziamento delle forme di coinvolgimento di soggetti privati secondo lo schema del partenariato pubblico-privato, al rispetto delle norme di tutela ambientale e paesaggistica e di contrasto alla criminalità organizzata a garanzia della scelta del contraente. Occorre, in particolare, utilizzare la leva della domanda pubblica in un'ottica di economia circolare attraverso l'implementazione – nonché il monitoraggio sull'effettiva applicazione – dello strumento rappresentato dai criteri ambientali minimi (CAM) predisposti dal Ministero dell'ambiente;
     b) perseguire l'obiettivo di una riforma fiscale in chiave ecologica che assista il processo di riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, anche attraverso l'incentivazione di sistemi di produzione e di trasporto ambientalmente sostenibili;
     c) dare seguito alla trasformazione del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) in Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS), al fine di improntare ai principi di sostenibilità le principali decisioni in materia di programmazione della politica economica;
    4) occorre coniugare la politica per le aree interne con una ambiziosa strategia nazionale per le aree urbane che sia incentrata sui principi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, rigenerazione urbana senza consumo di nuovo suolo, progetti di trasformazione ad alta sostenibilità ambientale ed energetica e superamento dei divari tra centro e periferie. Risulta infatti necessario dare risposte alle sfide di equità sociale e territoriale sempre più acute nelle grandi aree metropolitane (a partire dal disagio abitativo) e riconoscere il ruolo delle aree urbane – e in particolare di quelle metropolitane sulle quali insistono quote maggiori di popolazione – quali motori di sviluppo economico e sociale, laboratori privilegiati per dare impulso alla transizione verde e digitale e luoghi per eccellenza dove si misura la capacità del Paese di affermare un modello di crescita sostenibile fondato su logiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Al riguardo, la suddetta strategia nazionale per le aree urbane dovrà recare le seguenti priorità:
     a) misure efficaci di contrasto al disagio abitativo, favorendo l'aumento dell'offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, e la disponibilità di spazi e di immobili da destinare a finalità culturali, sociali e sanitarie;
     b) proroga almeno triennale dello strumento del cosiddetto «super bonus 110 per cento» riconosciuto per le spese di riqualificazione energetica e sismica;
     c) sostegno alla progettazione e installazione negli immobili di impianti per il risparmio idrico ed il riciclo delle acque grigie;
     d) misure volte ad estendere alle aree colpite da eventi sismici la fiscalità di vantaggio già prevista per il Mezzogiorno, in funzione di stimolo alla ricostruzione non solo edilizia, ma anche del tessuto economico e sociale di quei territori;
    5) si riconosca priorità agli investimenti in infrastrutture idriche per la derivazione, il trasporto e la distribuzione dell'acqua al fine di garantire la sicurezza dei grandi schemi idrici, ridurre le dispersioni dalle reti e fornire un approvvigionamento idrico sicuro e adeguato a tutte le Regioni, con particolare riferimento a quelle del Mezzogiorno nelle quali più avvertite sono le carenze infrastrutturali. Analoga priorità, ai fini del completamento del ciclo, deve essere assicurata agli investimenti per collettamento, raccolta e depurazione delle acque, per il riassetto delle reti fognarie comunali per la raccolta e lo smaltimento delle acque di dilavamento, con particolare riferimento alle Pag. 135infrastrutture vetuste dei centri storici. Occorre innalzare la qualità della gestione ambientale dei territori fluviali e mettere in atto una gestione integrata dei rischi idraulico-geologici e una manutenzione dei corsi d'acqua secondo principi di inclusività, sostenibilità ambientale, sociale, organizzativa ed economica, anche attraverso lo strumento dei «contratti di fiume». Occorre altresì garantire investimenti per il rinnovamento e la riqualificazione dei sistemi fognari esistenti nelle aree dei laghi, soprattutto a tutela della qualità delle acque e degli ecosistemi;
    6) con riguardo alla missione n. 3, Infrastrutture per la mobilità:
     a) nel quadro delle misure di riduzione dell'emissione derivanti dal trasporto di merci e persone, sarà fondamentale continuare a incentivare forme di mobilità nuova, a basse o zero emissioni, nonché favorire il processo di transizione da gomma a ferro, lavorando per un sistema logistico-ferroviario-portuale e retro-portuale che sia all'avanguardia, tanto in termini di strutture, quanto in termini di interconnessione colmando, dal punto di vista di efficientamento in termini tecnologici, ambientali e di reti trasportistiche anche il grave gap presente tra i diversi ambiti e zone territoriali del Paese;
     b) occorre altresì incrementare la dotazione del Fondo per la messa in sicurezza dei ponti e viadotti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti, nonché gli investimenti per il completamento e la riqualificazione dei trafori e valichi alpini, dei corridoi autostradali Ionico-Adriatico e Tirrenico, anche ai fini dello sviluppo delle infrastrutture portuali e retroportuali italiane;
    7) si dia adeguata attenzione alle misure di sostegno alla blue economy, intesa come modello di sviluppo sostenibile volto all'uso ecocompatibile delle risorse marine e delle acque interne;
    8) occorre integrare i meccanismi di controllo della spesa, prevedendo uno specifico organismo cui demandare il controllo sulla coerenza dei progetti con le finalità della transizione verde, della riconversione ecologica e della neutralità climatica. In linea con il criterio della monitorabilità dei progetti, a tale organismo andrebbe affidato il compito di valutare non solo il progetto iniziale, ma anche il mantenimento della coerenza con le predette finalità nelle successive fasi realizzative, tenendo conto dell'aggiornamento degli indicatori relativi allo stato di attuazione di riconversione ecologica e neutralità climatica e degli sviluppi delle politiche di settore orientate a tali fini. In particolare, sarà importante verificare il rispetto della destinazione del 37 per cento di risorse per investimenti alla transizione verde – che la stessa Commissione europea indica come minimo di spesa da prevedere nei piani nazionali e del quale andrebbe fatta opportuna ed esplicita menzione nella relazione all'Assemblea, trattandosi del principale asse strategico di spesa dell'intero programma NGEU – e la coerenza di tutti i progetti del PNRR all'obiettivo europeo della neutralità climatica 2050 e della riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030, assunto tra gli impegni della Commissione europea ed esplicitato nel discorso sullo stato dell'Unione del 16 settembre 2020 dalla presidente Ursula von der Leyen.