CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 23 luglio 2020
415.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-01125 Perantoni: Sulla reindustrializzazione del polo petrolchimico di Porto Torres.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Appare opportuno, per meglio riscontrare all'atto in esame, una breve ricostruzione della vicenda in fatto.
  Nel 2010, a fronte della chiusura degli impianti petrolchimici presenti nel polo chimico di Porto Torres di proprietà Versalis (la società petrolchimica del Gruppo ENI) era stata annunciata la realizzazione da parte di Matrica (la joint venture paritetica tra Versalis e Novamont, appositamente costituita) di un importante progetto finalizzato alla produzione di 120.000 tonnellate annue di mater-bi (bioplastiche), al fine della riconversione del petrolchimico di Porto Torres nel «più grande e innovativo polo di chimica verde al mondo».
  A sancire gli impegni delle parti per la realizzazione del progetto, era stato il Protocollo d'intesa per la chimica verde a Porto Torres, sottoscritto il 25 maggio 2011 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, dai Ministeri dello Sviluppo, dell'Ambiente, del Lavoro e delle Politiche agricole, da Eni e Novamont, dalla Regione, dagli enti locali e dalle organizzazioni sindacali.
  La materia prima, olio vegetale, sarebbe stata ottenuta destinando alla coltivazione del cardo, da cui tale olio può essere estratto, alcune decine di migliaia di ettari del territorio sardo. Gli investimenti previsti da Matrica, come noto, ammontavano a 500 milioni di euro a cui si aggiungevano 230 milioni per la realizzazione da parte di Enipower di una centrale a biomasse (40 MW).
  Il progetto avrebbe dovuto ultimarsi entro il 2016, attraverso il completamento degli investimenti previsti nella terza fase, la fase qualificante l'intero progetto, in cui avrebbe dovuto concentrarsi la maggior parte degli investimenti previsti, da destinare alla realizzazione su più ampia scala degli impianti di dimensione ridotta previsti nella prima fase e alla realizzazione dell'impianto di produzione di 120.000 tonnellate di mater-bi. La completa realizzazione del progetto avrebbe determinato nel polo di Porto Torres un saldo occupazionale positivo di circa 100 unità.
  Ad oggi, dei 500 milioni di investimenti, ne sono stati spesi circa 200 attraverso la realizzazione dei due piccoli impianti previsti nella prima fase, i quali – essendo ancora in corso la sperimentazione delle tecnologie utilizzate – sono in grado di funzionare solo al 60 per cento della loro capacità produttiva (si tratta degli impianti di produzione di monomeri bio-acido azelaico e acido pelargonico – e di lubrificanti bio). In particolare, la linea di esterificazione dei monomeri bio, prevista nella seconda fase e funzionale a ottenere additivi bio per le produzioni di gomme di Versalis, produce piccole quantità di oli estensori e bio-filler, oggetto di test da parte della stessa azienda.
  La materia prima, olio di girasole, non proviene dalla Sardegna, essendo invece molto spesso importata dall'estero e le produzioni, nel caso dell'acido azelaico, vengono inviate a Patrica per alimentare l'impianto di produzione di poliestere biodegradabile (origo-bi) di Novamont, oppure, è il caso dell'acido pelargonico, vengono vendute sul mercato come diserbante o anche, nel caso degli additivi bio per lubrificanti, vengono ritirati e utilizzati da Eni refining&Marketing.Pag. 68
  Invero, il progetto non è stato ancora completato e si registra un forte rilento. Inoltre, va segnalato che l'occupazione, rispetto al 2011, si è ridotta. Basti pensare che ad oggi – se si considerano anche gli occupati a Porto Torres in capo a Matrica (circa 130 persone) – gli occupati sono poco più di 500 persone.
  Alla luce di tali dati, occorrere senz'altro procedere ad una verifica dello stato di attuazione del protocollo di intesa rispetto agli impegni assunti all'epoca e, ove ritenuto opportuno da tutti gli attori del protocollo, potrebbe attivarsi un tavolo di confronto nazionale, con l'obiettivo di favorire reindustrializzazione del polo di Porto Torres.

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ALLEGATO 2

5-03202 Giacometto: Sulla crisi aziendale della società Livanova ex Sorin.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con il presente atto parlamentare, gli Onorevoli Interroganti richiamano l'attenzione del Governo sulla situazione produttiva e occupazionale dell'azienda di tecnologia medica Livanova PLC, leader nelle soluzioni cardiovascolari e di neuromodulazione, con sedi in Italia a Mirandola, Saluggia e Milano.
  Com’è noto LivaNova, con sede a Londra – Regno Unito, è una società di tecnologia medica formata dalla fusione di Sorin S.p.A., esperta nel trattamento delle malattie cardiovascolari, e Cyberonics, una società di dispositivi medici con competenze chiave nella neuromodulazione.
  La stessa aveva annunciato, nel novembre 2019, una procedura di ristrutturazione del business delle valvole cardiache del suo sito di Saluggia.
  A riguardo, preliminarmente informo che la vertenza è stata seguita sino ad oggi a livello territoriale (Confidustria Novara Vercelli Valsesia, la Regione Piemonte, il Comune di Saluggia e i referenti dei comuni limitrofi e del territorio). Pertanto, rappresento che nessuna richiesta di apertura di un tavolo di confronto è pervenuta al Ministero dello sviluppo economico.
  Da quanto affermato anche dall'Onorevole interrogante, la richiamata società in data 20 novembre 2019, ha annunciato la decisione di licenziare 83 dipendenti (su circa 560 totali) dello stabilimento di Saluggia (VC), addetti alla produzione di valvole cardiache biologiche, trasferendo il ramo d'azienda presso l'impianto di Vancouver, che già produce il 70 per cento di tali dispositivi.
  Nonostante le rassicurazioni della società circa il mantenimento in loco dei rami della ricerca e sviluppo di tutte le valvole e della produzione di valvole cardiache meccaniche, anelli per annuloplastica, accessori e stent Nitinol, la scelta della cessazione della produzione, con i conseguenti esuberi, ha determinato la protesta dei lavoratori, che hanno a più riprese scioperato ed organizzato sit-in davanti alla sede dello stabilimento.
  Nelle settimane successive, sia in azienda sia presso la Prefettura di Vercelli e l'Unione Industriali, si sono tenuti vari incontri, nel corso dei quali le organizzazioni sindacali hanno manifestato preoccupazione per le ricadute occupazionali della decisione di spostare in Canada la produzione delle valvole biologiche, e il 18 dicembre 2019 la Livanova, a seguito di ulteriore riflessione, ha comunicato il ritiro della procedura di licenziamento.
  Si soggiunge che, negli ultimi mesi, a causa dell'impatto della pandemia da COVID-19, che ha causato una marcata contrazione della richiesta di valvole cardiache, l'azienda ha ridotto sensibilmente la produzione e ha fatto ricorso allo strumento della cassa integrazione.
  Circa il tema molto sensibile e importante per il nostro Paese qual è quello delle delocalizzazioni, oltre a ricordare che in determinate circostanze, a normativa vigente, lo Stato non può intervenire (anche alla luce dell'articolo 41 della Cost. che stabilisce la libertà di impresa), voglio ribadire quanto affermato dal Ministro dello sviluppo economico Patuanelli in un recente Question Time tenutosi al Senato. Pag. 70In quella sede il Ministro ha riaffermato la necessità di porre in essere azioni che non incidano solamente su chi ha delocalizzato ma vadano a premiare chi riporta le attività produttive in Italia, con il cosiddetto back reshoring, che sarà un elemento fondante del piano di rilancio del Governo per il futuro.

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ALLEGATO 3

5-03313 Nardi: Sulla riorganizzazione aziendale della società Securpol in amministrazione straordinaria.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in parola, si rappresenta quanto segue.
  La Procedura dell'Istituto di Vigilanza Securpol Group in Amministrazione Straordinaria, di seguito anche «Securpol», ha da tempo in corso le attività di monitoraggio relative alla corretta attuazione dell'accordo sindacale, stipulato il 27 settembre del 2019, e sta verificando l'esatto adempimento degli obblighi a carico degli acquirenti dei rami d'azienda della medesima, ovvero il Gruppo Battistolli, il Gruppo Cosmopol e il Gruppo Sicuritalia.
  In particolare, l'attenzione è focalizzata sulla documentazione prodotta dagli acquirenti circa il numero, la tempistica e le condizioni delle assunzioni previste nel citato Accordo nonché nel contratto preliminare e nel rogito della cessione dei rami stessi.
  Allo stato attuale, la procedura riferisce di aver proceduto altresì a richiedere delucidazioni ed a contestare alcuni inadempimenti alle acquirenti, prevalentemente legati ad un non corretto utilizzo della lista a scorrimento da cui individuare i dipendenti non trasferiti immediatamente nonché a documentazione non esaustiva circa la formalizzazione del rapporto.
  Per quanto riguarda, invece, gli strumenti a tutela dei dipendenti non transitati con la cessione dei rami d'azienda della Securpol in AS, sentita la Procedura a riguardo, informo che i lavoratori in «CIGS c.d. Decreto Genova» ricevono regolarmente il pagamento diretto dall'Inps, interrotto il 24 maggio 2020 per usufruire della «CIG c.d. in Deroga – COVID-19» dal 25 maggio 2020 al 26 luglio 2020 e successive proroghe; in particolare, la richiesta della «CIG c.d. in Deroga – COVID-19», per le prime 9 settimane, è stata presentata dopo confronto con le Organizzazioni Sindacali e parere sull'ammissibilità al preposto Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.
  In proposito, il 3 luglio scorso, il Ministero del Lavoro ha inviato il Decreto che autorizza la CIG in Deroga – COVID-19.
  La Procedura ha quindi iniziato ad inviare le richieste di autorizzazione alle (n. 13) Sedi Inps interessate (tutte quelle nelle quali il Gruppo Securpol aveva una sede operativa) per il pagamento diretto al personale attualmente in cassa integrazione; al riguardo, non appena le sedi territoriali dell'INPS avranno emesso le autorizzazioni, saranno prontamente inviati i modelli semplificati predisposti dall'INPS (Modd. SR41) per il pagamento diretto della CIG in Deroga – COVID-19.
  Inoltre, nel corso della corrente settimana, è prevista da parte della Procedura una ulteriore richiesta pari a 5 settimane, dal 27 luglio al 30 agosto 2020, e, successivamente, di 4 settimane, dal 31 agosto fino al 27 settembre 2020.
  La Procedura ha tenuto a evidenziare che le proprie iniziative tendono a sfruttare le opportunità messe a disposizione da parte del vigente contesto normativo a favore dei dipendenti non passati agli acquirenti e che non hanno ancora trovato una collocazione.
  Infine, rappresento che, ad oggi, il numero dei lavoratori che usufruiranno della CIG in Deroga – COVID-19 – dichiarati risultano pari a n. 176.

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ALLEGATO 4

5-03692 Costanzo: Sull'azienda Manitalidea.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Come noto, con sentenza del 4 Febbraio 2020, il Tribunale di Torino ha dichiarato lo stato di insolvenza della società Manitalidea S.p.A. («Manitalidea») con relativa nomina a commissari giudiziali dell'avv. Antonio Casilli, del dott. Francesco Schiavone Panni e del dott. Antonio Zecca.
  L'avvio della procedura ha riguardato solo Manitalidea SPA e non anche il Consorzio Manital, dalla prima controllato nella misura del 93 per cento.
  Con riferimento, dunque, alla controllante Manitalidea faccio presente quanto riferito dagli organi della procedura, in particolare evidenziando la situazione che gli stessi hanno trovato all'apertura della procedura di Amministrazione Straordinaria ebbene:
   1) la contabilità generale era ferma al 30 settembre 2019, con conseguente impossibilità di monitorare l'andamento economico finanziario della società, del consorzio e delle controllate;
   2) le significative carenze di organico dovute a numerose dimissioni hanno portato gli uffici amministrativi a due unità: il direttore amministrativo e finanziario e la responsabile della contabilità generale;
   3) le emissioni delle fatture ai clienti risalivano a fine settembre 2019, con conseguente interruzione dei flussi finanziari in entrata;
   4) l'elaborazione dei cedolini stipendi e conseguente erogazione dei medesimi erano fermi al 30 settembre 2019 con giustificate proteste da parte dei numerosi dipendenti a causa della interruzione del rapporto con la società outsourcer che vanta, peraltro, un credito, di oltre 700 mila euro;
   5) la completa indisponibilità di tutti i conti correnti bancari oggetto di pignoramento da parte di oltre 100 creditori;
   6) le continue comunicazione da parte dei clienti che lamentavano disservizi o preannunciavano rescissioni contrattuali.

  A fronte di tale situazione i Commissari giudiziali hanno tempestivamente:
   incaricato una primaria società di servizi contabili per integrare gli uffici amministrativi, per aggiornare la contabilità generale della società del consorzio e delle controllate ed emettere le fatture verso i clienti;
   riacquisito il rapporto con il precedente outsourcer, memoria storica e in possesso della anagrafica dei Dipendenti;
   ottenuta l'autorizzazione dal Giudice Delegato per liberare i conti correnti dai pignoramenti, attività risultata particolarmente difficoltosa anche per inefficienze degli istituti di credito;
   inviato comunicazioni e organizzato incontri con i clienti per migliorare la qualità dei servizi ed evitare, soprattutto, le rescissioni contrattuali.

  Per quanto riguarda il Consorzio, esso non è allo stato oggetto di nessuna procedura anche solo prodromica alla possibile ammissione alla procedura di amministrazione delle grandi imprese in crisi e non beneficia di nessuno degli effetti protettivi Pag. 73di cui al decreto legislativo 270 del 1999 connessi alla predetta dichiarazione di insolvenza che, come specificato, è relativa alla sola società Manitalidea.
  In ragione di ciò, è quindi evidente come i Commissari non dispongano di un alcun diretto potere di gestione del Consorzio, ma ricoprano esclusivamente il ruolo di rappresentanti legali del soggetto giuridico che controlla il Consorzio stesso.
  Tuttavia, preso atto dell'importanza del Consorzio nella prospettiva di un potenziale processo di rilancio dell'attività operativa e di mantenimento dei valori aziendali ed occupazionali, i Commissari giudiziali hanno immediatamente analizzato la situazione del Consorzio riscontrando come anch'esso sia in una situazione di tensione finanziaria; tale situazione discende evidentemente dall'insolvenza della controllante Manitalidea, che ha provocato sensibili ritardi nei versamenti a favore del Consorzio, che, a sua volta, non ha quindi più regolarmente pagato i diversi consorziati coinvolti nelle attività produttive.
  Tutto questo ha evidentemente comportato non solo significative tensioni sociali per i ritardi accumulati dai consorziati stessi nel pagamento dei salari alle maestranze, ma anche delle importanti problematiche operative con ripetute minacce di interruzione del servizio di pulizia in enti di preminente importanza pubblica (per di più in concomitanza con l'emergenza COVID-19). Inoltre, il consorzio risulta poi de facto finanziariamente completamente bloccato, avendo ricevuto pignoramenti dei propri crediti da parte principalmente dei consorziati stessi e non potendo operare sui propri conti correnti per effetto degli anzidetti pignoramenti.
  Per tale delicata situazione, Manitalidea ha provveduto innanzitutto a pagare le spettanze correnti ai consorziati, e poi anche a presentare un'apposita istanza autorizzativa al Giudice Delegato, con la quale è stato richiesto ed ottenuto il pagamento in surroga anche per i periodi antecedenti all'entrata in amministrazione giudiziale di numerosi consorziati che, finanziariamente stremati da mesi di mancati pagamenti, hanno potuto ritrovare nuova linfa per riprendere l'attività. Dunque, la gestione ha sin da subito preso in considerazione l'aspetto più importante per la sopravvivenza del Consorzio stesso, ovvero il ripristino di un regolare flusso di pagamenti verso i consorziati al fine di salvaguardarne l'operatività e scongiurarne il fallimento.
  In aggiunta a ciò, vanno aggiunte, inter alia, le seguenti attività ed in particolare:
   immediatamente dopo la nomina, i Commissari hanno convocato l'assemblea del Consorzio al fine di rimuovere il consiglio di amministrazione in carica, espressione della precedente proprietà, nominando quale amministratore unico prima il Dott. Massimo Ferrero direttore amministrativo di Manitalidea e memoria storica delle vicende di Manitalidea e del Consorzio;
   a seguito delle dimissioni del Dott. Ferrero, intervenute in data 1o aprile 2020, dovute all'impossibilità di reggere due incarichi gravosi, è stata nuovamente convocata l'assemblea in data 14 aprile scorso (poi continuata in data 17 aprile 2020); ed è stato nominato, con il gradimento espresso dalla quasi generalità dei consorziati, il nuovo amministratore unico del consorzio che già ne conosce peculiarità e dinamiche essendo stato in passato era nel cda del Consorzio;
   è stato riattivato il rapporto di collaborazione con i consulenti che per conto del Consorzio si dedicavano ai rapporti sindacali ed alla gestione delle commesse del Consorzio stesso;
   è stato riattivato un costante dialogo con tutti i consorziati e con i loro legali allo scopo di poter assicurare un regolare livello di servizio alle committenze stremate da mesi di disservizi ed agitazioni sindacali;
   è stato ristabilito un dialogo con importanti committenze (quali le scuole della Campania) per assicurare il riavvio delle attività ad oggi sospese ma che rappresentano per la loro significatività una fondamentale fonte di reddito per il Consorzio ed i consorziati;Pag. 74
   è stata prontamente effettuata, ottenendo provvedimento di sospensiva, l'impugnativa inerente al procedimento di esclusione da importanti gare Consip («Caserme», «Beni Culturali» e «Sanità»), in relazione alle quali il Consorzio risulta primo in graduatoria su una serie di lotti;
   è stata messa in atto, con il supporto della già decimata funzione di amministrazione e controllo di Manitalidea e di consulenti esterni, una specifica task force per potere recuperare il rilevante arretrato esistente nell'area amministrazione, che era stata del tutto abbandonata dalle precedenti gestioni, con la conseguente impossibilità di procedere alla regolare fatturazione alla clientela, alla predisposizione delle buste paga ed in generale ad una corretta ricognizione delle partite di credito/debito verso Manitalidea o verso Banca Parma Factoring;
   è stata effettuata una radicale razionalizzazione dell'organigramma aziendale del Consorzio che per effetto di talune assunzioni effettuate in pochissimi giorni dalla gestione precedente contava di (n. 8) dipendenti di cui una dirigente, ubicati in un ufficio in periferia di Roma completamente disarticolate dalla struttura centrale di Ivrea.

  Infine, con riferimento ad alcune delle considerazioni contenute nell'atto di cui si discute, specifico che:
   i dipendenti di Manitalidea a far data dal 4 febbraio 2020, vale a dire dall'avvio della procedura, ricevono regolarmente lo stipendio nonché le spettanze dovute; per ciò che concerne il pregresso trattandosi di credito concorsuale deve trovare la sua collocazione nello stato passivo, la cui prima udienza di verifica si è tenuta in data 9 luglio 2020;
   il precedente legale rappresentante nonché il legale rappresentante di I.G.I. Investimenti Group, non sono mai stati presenti in sede dall'avvio della procedura; il piano di rilancio di IGI Investimenti non è stato reputato dal Tribunale di Torino idoneo al salvataggio della impresa. I mesi trascorsi dalla cessione delle quote dal Presidente di Manital spa ad IGI (dall'ottobre 2019 al gennaio 2020) hanno visto la perdita di ulteriori appalti significativi;
   la società MGC è controllata da Manitalidea ma non è attualmente in procedura; molto probabilmente verrà attratta dopo l'avvio della procedura concorsuale. A tanto si aggiunga che, alla data di avvio della procedura nello scorso febbraio (4 febbraio 2020), non vi erano in essere lavori di restauro del castello;
   vi sono appalti Consip («Caserme», «Beni Culturali» e «Sanità») in relazione ai quali il Consorzio, in ATI con Manitalidea, è risultato primo in graduatoria su una serie di lotti ma è stato escluso. Con relativa impugnazione da parte degli Organo Commissariale, si è ottenuta una sospensiva del provvedimento di esclusione emesso da CONSIP.

  È chiaro ed evidente, dunque, che il Governo ha messo il massimo impegno per garantire la tutela occupazionale della Manital S.p.A. Sarà ora compito dei Commissari straordinari valutare per il futuro tutte le possibili soluzioni per risolvere lo stato di difficoltà in cui versa la Manital, fermo restando che il MiSE nell'ambito dei propri poteri di vigilanza e adottando ogni iniziativa di competenza, continuerà a monitorare la situazione al fine di rassicurare i lavoratori e mantenere i livelli occupazionali.

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ALLEGATO 5

5-04212 Cenni: Sul distretto produttivo orafo di Arezzo.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'atto in discussione rimanda alla condizione del settore orafo-argentiero. In particolare, gli Onorevoli interroganti denunciano la situazione del distretto produttivo orafo di Arezzo, che è il più importante del settore a livello nazionale per imprese, addetti ed export.
  Occorre premettere che il Ministero dello sviluppo economico si è sempre impegnato nella ricerca di soluzioni alle problematiche rappresentate di volta in volta dalle associazioni di categoria e, in particolare, nella procedura di accesso dell'Italia alla Convenzione di Vienna sulla marchiatura e il controllo degli oggetti in metalli preziosi, sia partecipando ai lavori dello Standing Committee della Convenzione, sia collaborando con Unioncamere per l'adeguamento dei laboratori degli uffici del saggio che verranno notificati alla Convenzione una volta perfezionato l’iter di adesione.
  L'adesione alla Convenzione, infatti, faciliterà il commercio internazionale dei prodotti in metalli preziosi, che potranno essere esportati dalle imprese italiane, localizzate prevalentemente nei distretti orafi di Alessandria, Vicenza e Arezzo ma anche di Napoli e di altre piccole realtà locali, con i marchi riconosciuti dalla Convenzione e dai Paesi aderenti, e secondo le specifiche previste dalla Convenzione stessa, senza gli ulteriori passaggi ora attesi dagli organismi di controllo dei paesi di destinazione aderenti alla Convenzione o che la riconoscono e ne accettano il Marchio Comune di Controllo.
  Riguardo al ritardo lamentato dagli Onorevoli Interroganti nell’iter di ratifica di tale Convenzione, occorre far presente che, conclusosi il periodo di stand still, previsto dall'accordo a seguito dell'invito ufficiale ad aderire, il Ministero dello sviluppo economico da subito si è coordinato con i competenti Uffici del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per la predisposizione del disegno di legge di ratifica e delle relazioni di accompagnamento.
  Durante il citato iter di ratifica, invero, si è riscontrato un ritardo nel ricevere in via ufficiale i documenti da ratificare. Problematica, tuttavia, risolta grazie anche all'azione diplomatica e all'interessamento dell'Ambasciatore italiano in Svezia.
  Al fine di definire lo schema del citato Disegno di Legge di ratifica della Convenzione di Vienna, il MAECI ha, quindi, provveduto a richiedere il parere di competenza ai dicasteri coinvolti nel procedimento (MiSE, Ministero dell'economia e delle finanze e Ministero della Giustizia).
  Sentito nel merito, il MAECI ha riferito che l’iter di ratifica da parte dell'Italia della nominata Convenzione è stato avviato il 25 ottobre scorso, a seguito dell'invio della documentazione richiesta da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. In attesa dell'assenso del Ministero dell'Economia e delle Finanze, il concerto interministeriale è in fase di conclusione.
  Relativamente all'aspetto delle esportazioni di prodotti « Made in Italy» del comparto orafo-argentiero, dal 14 al 21 aprile scorso presso il MAECI sono stati avviati 12 tavoli settoriali virtuali, che hanno visto coinvolte oltre 150 associazioni di categoria. L'obiettivo è stato quello di recepire le istanze del settore produttivo in tema di internazionalizzazione e di Pag. 76promozione commerciale sui mercati esteri a fronte dell'emergenza sanitaria. Tra le altre associazioni, vi hanno preso parte gli enti rappresentativi degli artigiani e del comparto dell'oreficeria. L'importanza della comunicazione per una presenza più incisiva sui mercati esteri e la necessità di stringere nuove intese internazionali con le grandi piattaforme dell’e-commerce e con la grande distribuzione organizzata sono stati gli aspetti evidenziati dalle associazioni.
  Tali proposte sono confluite nel «Patto per l’export»: si tratta di una vera e propria strategia innovativa per il rilancio delle esportazioni di « Made in Italy» nella fase post-emergenza sanitaria attraverso il rafforzamento degli strumenti di sostegno all'internazionalizzazione e un'azione promozionale di ampio respiro. Il Patto consta di 6 pilastri, tra cui la comunicazione e il rafforzamento del commercio digitale, e può contare su circa 1,4 miliardi di euro stanziati dal Governo con una serie di provvedimenti adottati soprattutto durante l'emergenza Decreto «Cura Italia» (decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18); Decreto «Liquidità» (decreto-legge 23 dell'8 aprile 2020), Decreto «Rilancio» (decreto-legge 34 del 19 maggio 2020).
  Per quanto riguarda la comunicazione, la fase di consultazione di mercato per la campagna di « nation branding» è attualmente in corso. Sarà realizzata da ICE-Agenzia con l'obiettivo di rilanciare l'immagine dell'Italia e sostenere i settori economici più penalizzati dalla crisi COVID-19. Sempre ICE-Agenzia è impegnata nell'ampliamento del numero di accordi con le principali piattaforme di e-commerce internazionali e anche con piattaforme «minori» ma molto popolari in mercati prioritari. Grazie a tali accordi, i prodotti dell'oreficeria e della gioielleria « Made in Italy» potranno trovare maggiore spazio sui mercati internazionali.
  Oltre ai richiamati provvedimenti adottati pro emergenza COVID-19, è opportuno ricordare alcune delle misure predisposte dal Ministero dello sviluppo economico per favorire gli investimenti da parte delle imprese e rilanciare il sistema produttivo del Paese:
   il Piano Transizione 4.0 approvato in legge di bilancio 2020, che ha operato una ridefinizione della disciplina degli incentivi fiscali collegati al «Piano nazionale Impresa 4.0», rimodulando le misure di sostegno agli investimenti in beni strumentali tecnologicamente avanzati. Il Piano, inoltre, ha introdotto un nuovo credito d'imposta per gli investimenti in attività di ricerca e sviluppo, in attività di innovazione tecnologica e in attività di design e innovazione estetica svolte dalle imprese operanti nei settori tessile e moda, calzaturiero, occhialeria, orafo, mobile e arredo e della ceramica. Il tutto per valorizzare ulteriormente le produzioni del nostro Made in Italy. La misura è diventata pienamente operativa con la recente emanazione del decreto attuativo a cura del MiSE;
   il Decreto legge 8 aprile 2020 n. 23 «Decreto Liquidità», che ha potenziato il Fondo di garanzia per le PMI, semplificandone le procedure di accesso e prevedendo un incremento delle coperture della garanzia. Il medesimo decreto, inoltre, ha introdotto un nuovo strumento straordinario per sostenere, attraverso la garanzia di SACE e la controgaranzia dello Stato, la concessione di finanziamenti alle attività economiche e d'impresa danneggiate dall'emergenza COVID-19.

  Infine, nello specifico dell'ultimo quesito posto, confermo la piena disponibilità del Ministero dello sviluppo economico a collaborare ad un tavolo di confronto, che veda coinvolti anche MAECI e ICE tra gli altri, finalizzato al rilancio del settore orafo-argentiero italiano. Rilancio che non può assolutamente prescindere dal consolidamento delle imprese del settore nei paesi esteri e l'acquisizione di nuovi mercati anche tramite azioni di promozione e potenziamento per l'appunto del digital export.
  A tal proposito, sarebbe utile mutuare le esperienze di altri settori del lusso Pag. 77favorendo la presenza di piccoli marchi accanto a quelli più noti in occasione delle principali fiere di settore, in Italia e all'estero.
  Nel merito, sostenere la promozione del marchio che identifica il Made in Italy del settore orafo-argentiero, «l'Italia Turrita» – nominato con il decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 150 e successive modificazioni e integrazioni – e riconosciuto da alcuni paesi non aderenti alla Convenzione, favorirebbe, comunque, le piccole e micro imprese italiane che non possono competere con la capacità comunicativa dei grandi gruppi del lusso.
  In conclusione, dunque, ribadisco l'impegno del Ministero dello sviluppo economico per la tutela dell'intero settore orafo-argentiero, anche prevedendo ulteriori iniziative di sostegno, soprattutto in ragione dell'attuale situazione di «sofferenza» economica che le imprese e i lavoratori dei vari distretti produttivi, compreso quello di Arezzo, stanno vivendo su tutto il territorio.