CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 22 luglio 2020
414.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Programma Nazionale di Riforma. Doc. LVII, n. 3 – Sezione III e Allegati.

PARERE APPROVATO

  La XI Commissione,
   esaminati, per quanto di competenza, la Sezione III del Documento di economia e finanza 2020, recante il Programma Nazionale di Riforma (PNR) per il medesimo anno, con la relativa appendice, nonché gli Allegati al medesimo Documento di economia e finanza;
   preso atto che il Programma illustra le politiche che il Governo intende adottare per il rilancio della crescita, l'innovazione, la sostenibilità, l'inclusione sociale e la coesione territoriale nel nuovo scenario determinato dal Coronavirus, nel quadro della cornice europea, costituita dalle Raccomandazioni al Paese approvate dal Consiglio Europeo nel luglio 2019, dall’Annual Sustainable Growth Strategy della Commissione Europea e dallo European Green Deal;
   considerato che il PNR traccia le linee essenziali del Programma di Ripresa e Resilienza (Recovery Plan) che il Governo metterà a punto alla luce della Comunicazione della Commissione Europea del 27 maggio per la creazione di un nuovo Strumento Europeo per la Ripresa (Next Generation EU);
   segnalati, tra gli investimenti che si intendono promuovere nel Recovery Plan, quelli per la digitalizzazione della pubblica amministrazione, che aumenteranno la produttività del lavoro a distanza, migliorando al contempo la qualità dei servizi forniti ai cittadini;
   osservato che, nell'ambito delle politiche macro-settoriali, il Programma punterà al rilancio e allo sviluppo di settori e filiere di particolare rilevanza in termini di valore aggiunto e occupazione;
   condiviso l'impegno del Governo di incrementare la dotazione del personale del Servizio sanitario nazionale, nell'ambito del disegno di rafforzamento di tutta la filiera della salute;
   apprezzato che, tra le riforme finalizzate ad accompagnare la strategia di rilancio, oltre alla riduzione del costo del lavoro attraverso la riduzione del cuneo fiscale, il Governo intende incentivare la produttività del lavoro con il rafforzamento degli incentivi fiscali al welfare contrattuale, la promozione della contrattazione decentrata in un sistema di relazioni industriali multi-livello e la salvaguardia della qualità dell'impiego, della stabilità occupazionale e di un livello di reddito collegato a uno standard minimo dignitoso, attraverso l'introduzione del salario minimo legale per i lavoratori a basso tasso di sindacalizzazione;
   considerato che il Governo è intenzionato a promuovere i percorsi di digitalizzazione dei luoghi di lavoro e la flessibilità oraria, per bilanciare le esigenze produttive dell'impresa con i bisogni di conciliazione delle lavoratrici e dei lavoratori, evitando disuguaglianze di genere;
   rilevato che si prevede l'effettuazione di investimenti sulle competenze dei lavoratori, promuovendo la formazione continua e permanente accanto a un reskilling professionale mirato, in grado di intercettare Pag. 197le trasformazioni del mercato del lavoro conseguenti alla pandemia di COVID-19;
   apprezzato l'impegno del Governo al rafforzamento dei percorsi di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, mediante la promozione della staffetta generazionale e degli istituti di solidarietà espansiva, e alla prosecuzione del piano di ringiovanimento del personale pubblico, mediante assunzioni mirate soprattutto a colmare le lacune in ambiti tecnologici e specialistici;
   rilevato che il Programma preannuncia la promozione di interventi in materia di sicurezza sul lavoro, con l'obiettivo di dare completa attuazione e aggiornare il Testo unico per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro;
   preso atto del proposito di riformare i trattamenti di sostegno al reddito in costanza di rapporto di lavoro, da un lato, razionalizzando gli attuali strumenti per giungere all'universalità del sostegno per i lavoratori, e, dall'altro, collegando il sostegno al reddito in caso di rimodulazioni dell'orario di lavoro a percorsi formativi del lavoratore, che permettano di migliorare le sue opportunità occupazionali;
   considerato che il Governo, partendo dal monitoraggio dei risultati del Reddito di Cittadinanza, si impegna ad avviare una riqualificazione dei servizi e delle politiche del lavoro per migliorare l'occupazione e l'occupabilità delle persone, soprattutto dei giovani (in particolare i NEET), delle donne e dei gruppi vulnerabili attraverso, in particolare, l'attuazione del piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro;
   rilevato che, al fine di rafforzare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e per garantire il rispetto del principio costituzionale della parità di genere nelle retribuzioni, il Governo affiancherà alle misure già assunte l'estensione triennale dello sgravio contributivo, potenziato nelle aree a più bassa occupazione femminile, il rafforzamento dei vigenti strumenti di trasparenza retributiva e l'introduzione graduale di un Piano strutturale e integrato di politiche familiari (family act) che prevede, fra le altre misure, la revisione dei congedi parentali;
   preso atto del proposito del Governo di potenziare ulteriormente le politiche di contrasto al lavoro sommerso e contro il caporalato,

  esprime

PARERE FAVOREVOLE
  con la seguente osservazione:
   valuti il Governo l'opportunità di potenziare gli attuali strumenti di prevenzione e controllo della salute e sicurezza dei lavoratori, in attesa che vengano adottate le preannunciate misure di attuazione e aggiornamento del Testo unico per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro.

Pag. 198

ALLEGATO 2

Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2019. C. 2572 Governo.

RELAZIONE APPROVATA

  La XI Commissione,
   esaminato, per le parti di propria competenza, il disegno di legge n. 2572, recante il rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2019;
   considerato che gli stanziamenti definitivi dello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ammontano a complessivi 134.562 milioni di euro in termini di competenza, mentre quelli di cassa sono stati pari a 140.484,8 milioni di euro, con un aumento del 7,6 per cento rispetto all'esercizio precedente;
   rilevato che, rispetto agli stanziamenti, la spesa finale imputata al Ministero del lavoro e delle politiche sociali è stata pari a 116.764 milioni di euro, pari al 19,4 per cento della spesa del bilancio dello Stato, in riduzione rispetto all'andamento degli anni immediatamente precedenti (20,4 per cento nel 2018 e 20,1 per cento nel 2017);
   preso atto che, per quanto riguarda la gestione delle risorse, l'86,7 per cento degli stanziamenti definitivi finali di competenza (pari a 116.764 milioni di euro) risulta impegnato al termine dell'esercizio finanziario. I pagamenti eseguiti in totale sono stati pari a circa 121.442,8 milioni di euro, comprensivi dei pagamenti effettuati per smaltimento dei residui (7.559 milioni di euro);
   osservato che, pur in presenza di una tendenza alla riduzione della loro consistenza, i residui, al 31 dicembre 2019, ammontano a 16.732 milioni di euro, in gran parte imputabili, ad avviso della Corte dei conti, nella Relazione sul rendiconto generale dello Stato 2019, alle procedure di spesa degli enti previdenziali;
   condiviso l'auspicio, più volte formulato dalla Corte dei conti, di un miglioramento della programmazione del fabbisogno degli istituti di previdenza e delle modalità di comunicazione tra questi ultimi e il Ministero;
   preso atto che gli stanziamenti a consuntivo risultano essere: per la missione 24 (Diritti sociali, politiche sociali e famiglia), 35.569 milioni di euro (28 per cento); per la missione 25 (Politiche previdenziali), 73.154,4 milioni di euro (63 per cento); per la missione 26 (Politiche per il lavoro), 7.995,5 milioni di euro (8,5 per cento); per la missione 27 (Immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti), 12,2 milioni di euro (0,01 per cento); per la missione 32 (Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche), 32,9 milioni di euro (0,03 per cento);
   considerato che, nell'ambito della missione 24 (Diritti sociali, politiche sociali e famiglia), il Programma «Trasferimenti assistenziali a enti previdenziali, finanziamento nazionale spesa sociale, programmazione, monitoraggio e valutazione politiche sociali e di inclusione attiva» ha beneficiato di uno stanziamento pari a 37,9 miliardi, per la maggior parte (99 per cento) trasferite all'INPS per l'erogazione degli interventi assistenziali di competenza;
   condiviso l'auspicio della Corte dei conti di un recupero di capacità programmatica Pag. 199nella gestione delle ulteriori risorse statali disponibili per attività assistenziali, allo scopo di evitare duplicazioni e concentrare l'impegno verso il contrasto a specifiche situazioni di marginalità;
   rilevato l'aumento del 4,2 per cento della spesa primaria della missione 25 (Politiche previdenziali), che si articola nell'unico programma «Previdenza obbligatoria e complementare, assicurazioni sociali»;
   preso atto dei rilievi della Corte dei conti, che, nella Relazione sul Rendiconto generale dello Stato 2019, evidenzia che, dopo l'introduzione di «Quota 100», la spesa complessiva per prestazioni di natura strettamente previdenziale nel 2019 è pari ad oltre 317,4 miliardi di euro (con un aumento, rispetto al 2018, del 2,8 per cento), di cui 275 miliardi di euro rappresentati da pensioni e rendite (in aumento del 2,4 per cento), e che, in termini di incidenza sul PIL, la spesa pensionistica si è attestata sul 15,4 per cento;
   considerato che, alla missione 26 (Politiche per il lavoro), la gran parte degli stanziamenti definitivi (circa 9,9 miliardi di euro) è allocata sul Programma «Politiche passive del lavoro», assorbita, per il 75 per cento, dal capitolo 2402 «Oneri relativi ai trattamenti di mobilità dei lavoratori e di disoccupazione» e, per il restante 15 per cento, dal capitolo 2400 «Oneri relativi ai trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria e connessi trattamenti di fine rapporto»;
   segnalato che la Corte dei conti, come già fatto in riferimento ai precedenti esercizi finanziari, ha sottolineato l'opportunità di rivedere, nell'ambito di tale missione, la dimensione e la ripartizione del capitolo 2230, relativo al Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, auspicando un'aggiornata valutazione degli effettivi fabbisogni e delle conseguenti necessarie risorse per ciascuna delle linee d'azione eventualmente confermate, lo spacchettamento del capitolo e la separazione delle spese in conto capitale,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE.

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ALLEGATO 3

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2020. C. 2573 Governo.

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE APPROVATA

  La XI Commissione,
   esaminato il disegno di legge n. 2573, recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2020, con riferimento alla Tabella n. 2, recante lo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, limitatamente alle parti di competenza,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE.

Pag. 201

ALLEGATO 4

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2019. C. 2573 Governo.

Tabella n. 4: Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (limitatamente alle parti di competenza).

RELAZIONE APPROVATA

  La XI Commissione,
   esaminato il disegno di legge n. 2573, recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2020, con riferimento alla Tabella n. 4, recante lo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, limitatamente alle parti di competenza;
   preso atto che le variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento riguardano un aumento di 88,5 milioni di euro delle previsioni di competenza e di 148 milioni di euro delle autorizzazioni di cassa, da ascriversi interamente alle spese correnti;
   considerato che, per effetto delle proposte di variazione, che si aggiungono a quelle apportate con atti amministrativi, le previsioni di competenza assestate per il bilancio 2020 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali risultano pari a 178.240,9 milioni di euro, di cui 178.171,2 milioni di parte corrente e 69,7 milioni in conto capitale, e che le previsioni delle autorizzazioni di cassa risultano pari a 179.128,5 milioni di euro, di cui 179.051,7 milioni di parte corrente e 60,9 milioni in conto capitale;
   segnalato che, sul totale delle variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento, le più significative riguardano la missione 26 (Politiche per il lavoro), con un aumento di 29.739,3 milioni di euro, la quasi totalità dei quali (29.733 milioni di euro) è destinata al programma «Politiche passive del lavoro e incentivi all'occupazione» (26.6);
   considerato che tale integrazione riguarda, in particolare, i capitoli 2319 e 2619, concernenti gli oneri relativi ai trattamenti di cassa integrazione guadagni ordinaria e in deroga, da corrispondere per fronteggiare l'emergenza sanitaria nazionale da COVID-19, che registrano un aumento, rispettivamente, di 11.599 e di 4.957 milioni di euro;
   preso atto che le variazioni proposte alle altre missioni di competenza del Ministero non risultano particolarmente rilevanti per entità,

DELIBERA DI RIFERIRE FAVOREVOLMENTE.

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ALLEGATO 5

5-04418 Legnaioli: Salvaguardia dei posti di lavoro e rilancio dell'occupazione nella regione Toscana.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con il presente atto parlamentare, gli Onorevoli interroganti richiamano l'attenzione del Governo sul rilancio dell'occupazione da intraprendersi in questo periodo, soprattutto dopo le misure particolarmente restrittive affrontate dai lavoratori e dalle aziende.
  Ringrazio gli Onorevoli interroganti per aver sollevato il tema che è di grande importanza per il Ministero che rappresento.
  Da subito voglio sottolineare che interventi a supporto dell'occupazione, soprattutto quella giovanile e femminile e con particolare riguardo per il Mezzogiorno, sono tra i temi centrali del piano di rilancio del Paese su cui è impegnato il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
  È chiaro che vanno rafforzate e vanno implementate le politiche attive del lavoro soprattutto in un momento di emergenza quale quello che stiamo vivendo. Infatti il periodo emergenziale ha prodotto gravi conseguenze per i lavoratori riducendo le possibilità di impiego a causa delle fluttuazioni del mercato.
  Voglio altresì ricordare, in questo quadro, che anche il reddito di cittadinanza, si è rivelato una misura indispensabile per l'Italia, soprattutto in questo periodo, dimostrando tutta la sua efficacia. Infatti, il reddito di cittadinanza riesce a coniugare obiettivi di politica attiva del lavoro con obiettivi di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale e, quindi, costituisce un sostegno economico e una misura di inserimento sociale dei soggetti a rischio emarginazione. Lo strumento, infatti, è costruito in modo tale da intervenire immediatamente sul contrasto alla povertà introducendo un sistema di sostegno al reddito assieme a percorsi di accompagnamento per il superamento del disagio sociale e, laddove possibile, politiche attive per l'inserimento lavorativo. È chiaro che è necessario proseguire, nel rafforzamento degli strumenti di inclusione sociale e lavorativa. Pertanto è necessario far ripartire gli interventi di rafforzamento dei centri per l'impiego e dei servizi competenti in materia di contrasto alla povertà per la predisposizione dei patti per il lavoro e dei patti per l'inclusione sociale sospesi a causa dell'emergenza sanitaria.
  È stata già prevista un'operazione di rafforzamento in tutta Italia attraverso l'inserimento di nuovi operatori dei centri per l'impiego che accompagneranno, non solo i percettori del reddito, ma tutti i destinatari di ammortizzatori sociali.
  Pertanto sono previste nuove assunzioni attraverso nuovi bandi avviati dalle regioni.
  Grazie al reddito di cittadinanza, moltissimi cittadini hanno trovato un lavoro. Inoltre, dal 17 luglio, i Comuni potranno avviare i cosiddetti PUC – Progetti utili alla collettività, sospesi durante il periodo emergenziale.
  È necessario proseguire lungo questa direzione, rafforzando e razionalizzando gli strumenti di integrazione al reddito in costanza di lavoro, accompagnati da percorsi formativi e misure di politiche attive del lavoro. Un primo passo, in questo senso, è rappresentato dal Fondo Nuove Competenze, introdotto con il «Decreto Rilancio».Pag. 203
  Questo strumento consente alle parti sociali di stipulare contratti collettivi aziendali o territoriali con i quali è possibile convertire temporaneamente una quota dell'orario di lavoro in formazione, finanziata da un apposito fondo pubblico volto a garantire ai lavoratori interessati dalle misure il 100 per cento della retribuzione per tutta la durata del programma formativo.
  Concludo, pertanto, assicurando che il Governo si impegna a rafforzare l'azione già in corso al fine di provvedere al riassetto dei vari istituti connessi alla formazione e riqualificazione professionale, con una disciplina che costituisca un vero sistema duale formazione-lavoro, che abbia nelle principali esperienze europee significativi riferimenti culturali e legislativi.
  Sarà inoltre importante definire e approvare un grande piano industriale di investimenti in digitale e di transizione in economia verde, al quale sia connesso, quale parte essenziale e integrante, un piano per la formazione e la valorizzazione delle competenze dei giovani e l'occupazione giovanile.

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ALLEGATO 6

5-04419 Polverini: Stabilizzazione del personale precario dell'ANPAL.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con il presente atto parlamentare, l'Onorevole interrogante richiama l'attenzione del Governo sulla gestione dell'Anpal.
  Voglio preliminarmente evidenziare – con riferimento alle funzioni svolte dall'Anpal – che all'Agenzia compete istituzionalmente il coordinamento della rete dei servizi delle politiche attive del lavoro nel rispetto delle competenze costituzionalmente riconosciute alle regioni e alle province autonome e sotto la vigilanza ministeriale. Chiarisco, altresì, come, contrariamente a quanto riportato dagli organi di stampa, non si possa in alcun modo riferire una necessaria attività gestionale ad un presunto conflitto istituzionale e/o personale.
  Con l'approvazione del Piano Industriale 2020-22 di ANPAL Servizi S.p.A. viene garantita la stabilizzazione dell'intero bacino dei precari storici della società, senza alcun esubero e senza compromettere la sostenibilità della società nel suo insieme.
  Il decreto della Direzione Generale, richiamato dall'articolo di stampa, ha ad oggetto il Piano di Attività che Anpal Servizi, ente in house dell'Agenzia, è chiamata ad attuare come beneficiario del Programma Operativo Sistemi di Politiche Attive per l'Occupazione (PON SPAO) finanziato dal Fondo Sociale Europeo.
  Quest'ultimo Piano di attività è stato oggetto, più volte, di osservazioni da parte dell'Autorità di Gestione del PON SPAO fin dal mese di marzo 2020.
  L'Autorità di Gestione ha richiesto, in particolare, di rappresentare il budget delle attività in termini di voci di costo analitiche e di dare evidenza di alcune linee di attività che, così come rappresentate e descritte, risultano sovrapporsi (anziché supportare) alle attività istituzionali ed ex lege affidate ad Anpal ed in corso di svolgimento, con conseguente rischio di duplicazioni di costi ed interventi, da cui potrebbero derivare profili di inammissibilità delle spese sostenute anche in sede di certificazione alla Commissione.
  Pertanto, a titolo cautelativo, non avendo ricevuto le informazioni richieste si è resa necessaria la sospensione temporanea delle sole tre linee di attività oggetto di doverosi approfondimenti
  Voglio sottolineare, pertanto, che l'Anpal ha reso noto che le procedure di stabilizzazione sono già in corso e si prevede che si concludano entro la fine dell'anno.
  Concludo, nel ribadire l'importanza della questione sollevata dagli Onorevoli interroganti assicurando che il Ministero del lavoro continuerà a monitorare con attenzione i futuri sviluppi.

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ALLEGATO 7

5-04420 Gribaudo: Iniziative volte a garantire l'erogazione del bonus di 600 euro ai professionisti con partita IVA in regime di monocommittenza.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con il presente atto parlamentare, l'Onorevole interrogante richiama l'attenzione del Governo sul bonus per i lavoratori autonomi riconosciuto dal Decreto Cura Italia agli avvocati in regime di mono committenza.
  In via preliminare e con riferimento alla notizia riportata dall'interrogante, secondo il quale i titolari di alcuni studi legali stanno decurtando dalle retribuzioni mensili dei propri collaboratori l'importo del bonus dei 600 euro riconosciuto agli stessi dal Decreto Cura Italia, corre l'obbligo di dire, conformemente a quanto già detto dall'Ordine degli Avvocati di Vicenza con la circolare del 10 aprile 2020, che qualora si realizzasse da parte dei titolari di studio qualsiasi comportamento diretto ad imputare l'emolumento percepito dal collaboratore alla retribuzione mensile, non solo tale comportamento sarebbe palesemente illegittimo con riferimento alle pattuizioni contrattuali che intercorrono con i collaboratori dello studio, ma verrebbe meno il presupposto stesso del bonus, che viene erogato sulla base dei redditi prodotti.
  Ciò detto, al fine di affrontare e superare un momento difficile come è stato ed è quello dell'emergenza da COVID-19 è assolutamente condivisibile il richiamo al rispetto dei principi di solidarietà professionale che deve sempre prevalere sui comportamenti isolati di alcuni e che il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Vicenza ha rimarcato nella propria circolare del 10 aprile 2020.
  Nell'evidenziare che il Ministero che rappresento vigila sugli enti privati di previdenza obbligatoria e non sui Consigli degli Ordini professionali, la cui competenza è riservata ad altri Ministeri competenti per materia, ribadisco che, al di là dei controlli e delle eventuali sanzioni che potranno e dovranno essere irrogate dai Consigli degli Ordini dei professionisti per eventuali condotte eticamente non corrette degli iscritti, l'interrogazione posta sollecita la riflessione su tutti quei fenomeni distorsivi legati ai rapporti professionali, facendo riflettere, altresì, sul fatto che questo tema deve essere affrontato con l'obiettivo di garantire i medesimi diritti e le medesime garanzie a tutti i lavoratori che prestano la loro opera, personalmente e in modo continuativo, nell'interesse esclusivo di un altro soggetto.
  Al riguardo, preciso che il Ministero della Giustizia, interpellato sulla questione in quanto organo che esercita la vigilanza sugli ordini professionali degli avvocati ha comunicato che non risultano pervenuti al Ministero esposti o denunce relativi ai fatti descritti, che così come descritti non consentono, tra l'altro, di individuare alcuna vicenda concreta suscettibile di attivare un Consiglio distrettuale di disciplina con riguardo a qualche singolo professionista.
  Garantisco, infine, su questa tematica il massimo impegno del Ministero che rappresento.

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ALLEGATO 8

5-04421 Rizzetto: Accesso al pensionamento dei lavoratori esclusi dai provvedimenti di salvaguardia già adottati.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con il presente atto parlamentare, l'Onorevole interrogante richiama l'attenzione del Governo sulla grave situazione economica dei circa 6000 lavoratori che, colpiti dagli effetti negativi della cosiddetta legge Fornero, sono rimasti successivamente esclusi dalle otto manovre correttive di salvaguardia.
  Al riguardo mi preme preliminarmente evidenziare che il Ministero che rappresento ha da sempre svolto un ruolo strategico nel garantire ai lavoratori «esodati» massime ed efficaci tutele attivandosi prontamente sia nella fase di compilazione normativa delle disposizioni che hanno consentito alle otto procedure di salvaguardia di essere varate, sia nella fase operativa dei relativi processi, mettendo in atto tutte le procedure amministrative necessarie a rendere immediatamente operative le norme primarie.
  Nel corso degli ultimi due anni, terminata la cosiddetta «ottava salvaguardia» più volte il Ministero del Lavoro è stato chiamato a valutare tecnicamente proposte normative volte ad aprire la salvaguardia ad ulteriori platee di lavoratori esclusi dalle precedenti ed ha sempre fornito il proprio apporto tecnico con il sostegno delle strutture tecniche dell'INPS che ha lavorato alle stime degli eventuali oneri connessi.
  Da ultimo nella scorsa legge di bilancio sono state valutate e stimate proposte normative volte ad «aprire» alla nona salvaguardia, ma le disposizioni non sono mai state favorevolmente votate dal Parlamento.
  Voglio evidenziare che il problema, oggetto dell'odierna interrogazione, è particolarmente sentito dall'Amministrazione che rappresento e nei mesi passati è stato al centro del dibattito di governo e oggetto di incontri tra il Ministero del lavoro, i sindacati CGIL, CISL, UIL ed INPS.
  In particolare, come noto, nel primo semestre di quest'anno, il MLPS ha promosso alcuni tavoli finalizzati allo studio di una organica riforma delle pensioni, nelle cui valutazioni rientra anche lo studio di disposizioni eventualmente rivolte ai nuovi esodati che da sempre è tra gli obiettivi di questo governo.
  Purtroppo è di tutta evidenza che, il periodo emergenziale scaturito dalla diffusione del COVID-19, ha aggravato la già difficile situazione di questi ex lavoratori che, ancora, allo stato attuale, si trovano a non avere più, né uno stipendio né una pensione. Questa emergenza rende ancora più stringente la valutazione delle loro posizioni.
  Pertanto, voglio rappresentare che, sono allo studio alcuni provvedimenti che, nell'ambito di una più complessa rivisitazione del sistema pensionistico, possano offrire una tutela a coloro che sono rimasti in questo limbo, senza poter esercitare i loro diritti costituzionalmente garantiti ad una esistenza libera e dignitosa.
  Assicuro dunque il massimo impegno dell'Amministrazione che rappresento per una definizione quanto più rapida delle delicate questioni di cui trattiamo.

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ALLEGATO 9

5-04422 Barzotti: Erogazione dei buoni pasto ai lavoratori in regime di lavoro agile.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con il presente atto parlamentare, l'Onorevole interrogante richiama l'attenzione del Governo sul riconoscimento del buono pasto al lavoratore che svolge l'attività lavorativa in modalità agile.
  Al riguardo, è doveroso premettere che il lavoro agile, si è rivelato uno strumento prezioso per coniugare, laddove possibile, la prosecuzione delle attività lavorative con l'esigenza di scongiurare il dilagare dell'infezione da COVID-19 tra la popolazione.
  Peraltro, l'adozione massiccia dello smart working nelle aziende private e nella pubblica amministrazione ha comportato la necessità per i lavoratori di riorganizzare i loro tempi e stili di vita.
  In particolare, per ciò che concerne i dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni, sulla scorta di questa esperienza e sulla base dei monitoraggi effettuati dal Dipartimento della Funzione Pubblica, che hanno evidenziato i risultati positivi del ricorso al lavoro agile in questo periodo emergenziale, l'obiettivo futuro è quello di individuare una soglia di implementazione del lavoro agile nella pubblica amministrazione non inferiore al 30 per cento.
  Anche per quanto riguarda i dipendenti privati, la promozione dello smart working, deve essere concepita non solo come misura volta al benessere del lavoratore e della sua famiglia al fine di conciliare le esigenze di vita privata e di lavoro, ma anche e soprattutto come uno strumento, un modello organizzativo ben più avanzato, utile e proficuo per l'azienda.
  In termini generali, tengo a sottolineare che il ricorso al lavoro agile non comporta una rivoluzione solo in termini organizzativi ma anche operativi e logistici direttamente connessi con un risparmio della spesa amministrativa e una riduzione dell'impatto ambientale.
  Dunque, questo nuovo modello lavorativo, disciplinato in particolare dalla legge 22 maggio 2017, n. 8, presenta alcuni aspetti che ancora non sono stati chiariti a livello regolamentare: uno di questi, riguarda i buoni pasto che il datore di lavoro, o l'amministrazione, può fornire ai propri dipendenti.
  Al riguardo, l'articolo 20, comma 1, della legge n. 8 del 2017 citata, dispone che «il lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile ha diritto ad un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato, in attuazione dei contratti collettivi di cui all'articolo 51 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all'interno dell'azienda».
  Pertanto, è stato precisato che il personale in smart working non ha un automatico diritto al riconoscimento del buono pasto e ciascun datore di lavoro, anche pubblico, può assumere le determinazioni di competenza in materia, previo confronto con le organizzazioni sindacali. Pertanto anche la corresponsione del buono pasto è legata alle determinazioni del contratto collettivo nazionale di riferimento.
  Ciò in considerazione che a questa modalità di svolgimento della prestazione lavorativa non corrisponde un modello rigido ed uniforme al quale applicare in Pag. 208modo automatico le misure organizzative proprie dello svolgimento di attività lavorativa in presenza.
  Il Decreto del Ministero dello sviluppo economico, n. 122 del 2017 – recante disposizioni in materia di servizi sostitutivi di mensa – prevede che i buoni pasto, possono essere forniti a tutti quei lavoratori dipendenti, a tempo pieno, parziale o con un rapporto di collaborazione anche non subordinato, che non hanno a disposizione una mensa aziendale. Tali buoni possono essere resi anche al lavoratore che da contratto non ha diritto a una pausa pranzo.
  Molti datori di lavoro privati o amministrazioni pubbliche, durante le giornate di Smart Working, non erogano il buono pasto né permettono ai dipendenti di usufruire del servizio mensa. Questo perché il beneficio del buono pasto viene equiparato ad altri trattamenti compensativi, che però non impattano direttamente sul «trattamento economico» del lavoratore.
  In questi casi, si imputa la mancata erogazione del beneficio al fatto che il dipendente lavora da casa e quindi non avrebbe necessità di utilizzare un buono pasto.
  Diversamente, altre aziende o amministrazioni che garantiscono i buoni pasto in regime di lavoro agile, lo fanno seguendo il principio che lo Smart Working non vuol dire solamente lavorare da casa. Un dipendente, in una giornata di lavoro agile, può non lavorare dalla propria abitazione o recarsi presso uffici distaccati dell'azienda o dell'Amministrazione da cui dipende.
  Dunque, allo stato, anche il Ministero della pubblica Amministrazione ha precisato che, nel rapporto di lavoro pubblico, non si ravvisa motivo, per un intervento chiarificativo in ordine all'attribuzione del buono pasto per i lavoratori in modalità agile, in quanto questo specifico tema è demandato all'autonomia organizzativa di ogni singola amministrazione che può definirne gli aspetti, d'intesa con le rappresentanze sindacali. Le medesime considerazioni possono essere traslate anche nel rapporto di lavoro privato.
  Comunque mi preme sottolineare che, anche luce dei chiarimenti forniti dal Ministero della pubblica amministrazione e nell'ottica di un rafforzamento del lavoro agile sempre più diffuso, anche nel futuro, il Ministero che rappresento è sicuramente disponibile, ad un confronto con i rappresentanti sindacali al fine di approfondire eventuali criticità.

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ALLEGATO 10

5-04417 Giannone: Risarcimento degli operatori sanitari liberi professionisti che hanno contratto il COVID-19.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con il presente atto parlamentare, l'Onorevole interrogante chiede quali iniziative intende assumere il Ministero del lavoro per la problematica degli operatori sanitari libero-professionisti che hanno contratto il coronavirus e che allo stato sono sprovvisti di una copertura assicurativa da parte delle assicurazioni private.
  Al riguardo, va preliminarmente evidenziato che i medici di base, gli infermieri, i farmacisti e tutti i sanitari libero-professionisti, in base al decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, non rientrano nell'assicurazione Inail.
  L'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali si applica infatti soltanto in presenza di requisiti oggettivi, previsti dall'articolo 1 del predetto decreto del Presidente della Repubblica che individua le lavorazioni protette, e di requisiti soggettivi, indicati all'articolo 4 del medesimo decreto. Si tratta di un elenco tassativo, che richiede, ai fini dell'assicurazione obbligatoria e quindi della tutela assicurativa in caso di infortunio e malattia professionale, la ricorrenza di precisi requisiti.
  Per estendere l'obbligo assicurativo a nuove categorie di lavoratori non indicati al citato articolo 4, sarà opportuno adottare una specifica norma che lo preveda espressamente.
  L'adozione di una normativa ad hoc è, ad esempio, avvenuta per l'estensione dell'assicurazione obbligatoria in favore dei lavoratori dell'area dirigenziale, dei lavoratori parasubordinati e degli sportivi professionisti. Più recentemente, l'assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali è stata estesa anche in favore dei giudici onorari di pace e dei vice procuratori onorari, nonché in favore dei cosiddetti « riders».
  Per quanto riguarda l'impegno del Ministero che rappresento sulla tematica posta, mi preme evidenziare che l'INAIL, per la categoria dei medici, proprio a seguito delle nuove esigenze di tutela emerse in conseguenza della pandemia COVID-19 ha recentemente avviato specifiche interlocuzioni tecniche con l'Ente nazionale di previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri (Enpam) e con alcune Federazioni dei medici per approfondire l'ipotesi di estensione della tutela Inail ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e ai medici di continuità assistenziale.