CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 26 febbraio 2020
333.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-03522 Murelli: Iniziative per l'ulteriore ampliamento della platea dei beneficiari dell'indennizzo per cessazione delle attività commerciali in crisi.

TESTO DELLA RISPOSTA

  In merito al quesito del presente atto concernente l'indennizzo per cessazione delle attività commerciali in crisi, occorre preliminarmente fare una premessa.
  L'indennizzo per cessazione definitiva dell'attività commerciale, istituito dall'articolo 1 del decreto legislativo n. 207 del 1996, costituisce una misura che, nel corso degli anni, è stata riconfermata con successivi interventi legislativi soprattutto in ragione del fatto che la platea di destinatari della norma in parola è rappresentata da tutti quei soggetti che sono stati particolarmente colpiti dalla crisi che ha investito il Paese.
  La vicenda dei lavoratori autonomi, costretti a chiudere la propria attività commerciale senza aver raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia, è stata oggetto di massima attenzione da parte di questo Governo.
  Il Governo, consapevole dell'impatto negativo determinato dallo stato di crisi che ha interessato il Paese, ha reso strutturale, dal primo gennaio 2019, l'indennizzo di cui si discute, e ha, di conseguenza, stabilizzato l'obbligo di versamento, per gli iscritti alla relativa Gestione pensionistica, del contributo aggiuntivo dello 0,09 per cento destinato, in parte, al Fondo che finanzia l'indennizzo stesso.
  Evidenzio che questo Governo, nel manifestare costante attenzione e sensibilità nei riguardi di una tematica di tale rilevanza e con il fermo proposito di sanare la lacuna legislativa, è intervenuto da ultimo con legge n. 128 del 2 novembre 2019, di conversione del decreto-legge n. 101 del 2019, prevedendo all'articolo 11-ter l'estensione dell'indennizzo alle aziende, in possesso dei requisiti di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 207/1996, che hanno cessato l'attività commerciale nel periodo compreso tra il 1o gennaio 2017 e il 31 dicembre 2018. In tal senso è stata pubblicata anche la circolare dell'Inps n. 4 del 13 gennaio 2020.
  Ciò posto, tengo però a precisare, conclusivamente, che il quesito posto dall'On. Interrogante vale senz'altro ad attirare l'attenzione del Governo sul tema, perché, anche questo mi preme qui ribadire, la consapevolezza di aver compiuto un passo significativo non induce certo a rinunciare alla possibilità di compierne di ulteriori, ove si riveli possibile, nella direzione di un ulteriore miglioramento del sistema.
  Per completezza, ad ogni modo, sottolineo che gli oneri stimati per la copertura finanziaria del citato articolo 11-ter del decreto-legge 101/2019 non contemplano le cessazioni delle attività commerciali verificatesi antecedentemente al 2017 e che pertanto non è possibile un'estensione automatica della norma.
  Va detto, peraltro, che gli interventi legislativi che nel tempo hanno introdotto, e successivamente prorogato, l'indennizzo in esame non hanno mai previsto che quest'ultimo potesse essere erogato per cessazioni prima del periodo di riferimento considerato.

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ALLEGATO 2

5-03531 Siragusa: Ritardo nell'erogazione da parte dell'INPS del trattamento di pensione ai cittadini italiani residenti all'estero.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con il presente atto parlamentare, l'Onorevole interrogante richiama l'attenzione del Governo sul ritardo nell'erogazione da parte dell'Inps del trattamento di pensione ai cittadini residenti all'estero. Al riguardo, fornisco quanto comunicato dall'Inps appositamente interpellato sulla questione.
  I pagamenti delle pensioni avvengono nella maggior parte dei casi con periodicità mensile. Qualora l'importo della pensione sia inferiore a euro 70 il pagamento avviene semestralmente a gennaio e a luglio mentre avviene annualmente a gennaio se l'importo mensile della pensione è inferiore a euro 10. A differenza di quanto avviene per le pensioni pagate nel nostro Paese, il numero delle pensioni pagate all'estero corrisposte semestralmente e annualmente è percentualmente consistente: più del 40 per cento delle 330.000 pensioni pagate fuori dell'Italia viene erogata con questa periodicità.
  Questo fenomeno è dovuto al fatto che molti dei beneficiari di questi trattamenti sono i protagonisti dei consistenti flussi di emigrazione registrati nel nostro Paese nel secolo scorso. Questi lavoratori migranti spesso hanno lavorato pochissimo nel nostro Paese e hanno ottenuto pensioni di importo molto limitato, totalizzando i brevi periodi di contribuzione versata in Italia con quelli più consistenti maturati nei Paesi in cui ha avuto luogo la maggior parte della loro carriera lavorativa.
  Altro elemento da tener presente è costituito dalla preferenza dei titolari di pensioni di importo esiguo (soprattutto nordamericani) verso la forma di pagamento a mezzo di emissione di assegni spediti al loro domicilio. Tale forma di pagamento, che presenta il rischio di mancato recapito del titolo per incompletezza dell'indirizzo o per disguidi postali, è in via di superamento e INPS esprime l'auspicio che i pensionati che ancora non abbiano provveduto optino per il pagamento a mezzo di accredito su un conto corrente. Al momento, il Canada e gli USA sono di gran lunga i Paesi in cui si riscontra il maggior numero di pensionati che preferisce tale forma di pagamento: su circa 34.000 assegni emessi a gennaio per il mondo intero, circa 10.544 sono stati pagati in Canada e circa 8.000 in USA.
  Per i titolari di pensioni semestrali o annuali, nei lunghi intervalli che passano tra un pagamento e l'altro, spesso si verificano eventi, quali il trasferimento della residenza (soprattutto verso congiunti o in struttura di cura o degenza) o variazioni dei conti correnti, che non sempre vengono comunicati agli uffici INPS, anche in considerazione del fatto che spesso la pensione italiana non è la loro principale fonte di reddito.
  Inoltre, l'Inps ha reso noto che l'archivio anagrafico dell'istituto viene aggiornato non solo con informazioni che provengono dai pensionati ma anche con dati che vengono forniti da altre Pubbliche Amministrazioni, quali i Comuni o l'Agenzia delle Entrate, che, a loro volta in un numero estremamente ridotto di casi, possono essere incompleti o inesatti. Ciò determina, in alcuni casi, la possibilità che alcuni pagamenti vengano disposti con dati non corretti.
  Le eventuali inesattezze nei dati di indirizzo dei pensionati, dovute ai motivi esposti, non impediscono il buon esito del Pag. 145pagamento disposto con accredito su conto corrente, in quanto per tale modalità rilevano le coordinate bancarie. Al contrario, alcuni pagamenti disposti con invio di assegni possono non essere eseguiti.
  Le dimensioni del fenomeno registrato a gennaio scorso, che riguarda quasi esclusivamente pagamenti con assegni di pensioni semestrali o annuali di importo molto contenuto sembrano essere molto limitate e non diverse da quelle rilevate negli scorsi anni.
  Tenuto conto della segnalazione del Corriere Canadese e della circostanza che in Canada vengono pagati circa 1/3 del totale degli assegni emessi nel mondo per il pagamento delle pensioni, al momento, risulta che su circa 42.000 pagamenti effettuati in Canada (di cui 10.544 con assegni) circa 250 non hanno avuto esito per incompletezza dell'indirizzo imputabile ad un non corretto aggiornamento degli archivi INPS.
  Ciò premesso, l'Inps ha sottolineato di essere a conoscenza della problematica e che si sta attivando per il corretto ripristino degli indirizzi con una lavorazione centralizzata. Resta ferma anche la possibilità per i pensionati di richiedere il pagamento con accredito su conto corrente, rendendo note le coordinate bancarie per garantirsi una modalità più sicura dell'emissione di assegni.
  Pertanto, in conclusione, posso rassicurare l'Onorevole interrogante che la questione è all'attenzione delle strutture territoriali dell'Inps e che sulla base delle segnalazioni che pervengono dai pensionati, direttamente o tramite i Patronati, le strutture dell'Inps stanno già curando la riemissione delle rate pensionistiche non andate a buon fine.
  Il Ministero che rappresento, ad ogni modo, continuerà a monitorare l'evoluzione della vicenda.