CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 26 febbraio 2020
333.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Difesa (IV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e dei corpi di polizia ad ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo (C. 875-1060-1702-2330-A).

EMENDAMENTI APPROVATI

  Sostituire il comma 1, capoverso comma 2, con il seguente: «2. I militari possono costituire associazioni professionali a carattere sindacale per singola Forza armata o Forza di polizia ad ordinamento militare o Interforze».

  Conseguentemente, ai commi 2, 3 e 4, sostituire, ovunque ricorrano, le parole: ai corpi di polizia, con le seguenti: alle Forze di polizia.
1. 3. La Relatrice (nuova formulazione).

  Al comma 1, sostituire le parole: dei corpi di polizia, con le seguenti: delle Forze di polizia.
2. 1. Chiazzese, Aresta, Del Monaco, D'Uva, Ermellino, Frusone, Giarrizzo, Iorio, Iovino, Misiti, Rizzo, Roberto Rossini, Giovanni Russo.

  Al comma 1, alla lettera a), sostituire le parole: ai corpi di polizia, con le seguenti: alle Forze di polizia.

  Conseguentemente: sostituire la lettera b), con la seguente: b) preannunciare o proclamare lo sciopero, o azioni sostitutive dello stesso, o parteciparvi anche se proclamato da organizzazioni sindacali estranee al personale militare e agli appartenenti alle Forze di polizia ad ordinamento militare;
  alla lettera c), sostituire le parole: ai corpi di polizia, con le seguenti: alle Forze di polizia;
  alla lettera e), sostituire le parole: il corpo di polizia, con le seguenti: la Forza di polizia;
  alla lettera f), sostituire le parole: una denominazione che richiami, anche in modo indiretto, quella di, con le seguenti: denominazione o simboli che richiamino, anche in modo indiretto,;
  alla lettera h), dopo la parola: stabilire, aggiungere le seguenti: la propria sede o;
  alla medesima lettera h) aggiungere infine le seguenti parole: o del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
4. 2. D'Uva, Del Monaco, Chiazzese, Aresta, Ermellino, Frusone, Giarrizzo, Iorio, Iovino, Misiti, Rizzo, Roberto Rossini, Giovanni Russo.

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ALLEGATO 2

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Burkina Faso relativo alla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 1o luglio 2019 (C. 2322 Governo).

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE

  La Commissione IV (Difesa),
   esaminato il disegno di legge recante la ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Burkina Faso, fatto a Roma il 1o luglio 2019, (C. 2322 Governo);
   considerato che:
    l'Accordo intende fornire un'adeguata cornice giuridica per l'avvio di forme strutturate di cooperazione bilaterale tra le Forze armate della Repubblica italiana e di quella del Burkina Faso, al fine di consolidare le rispettive capacità difensive e di migliorare la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza producendo, altresì, positivi effetti indiretti nei settori produttivi e commerciali coinvolti dei due Paesi;
    il Burkina Faso è tra gli Stati più giovani e poveri del pianeta e fa parte – insieme a Niger, Mali, Mauritania e Chad – del G5 Sahel, un'organizzazione regionale per la cooperazione e il coordinamento delle politiche di sviluppo e sicurezza dei suoi membri; esso si trova, inoltre, nella zona dell'Africa interessata dai sommovimenti dovuti al cambiamento climatico e alla conseguente instabilità politica e sociale, come una delegazione della Commissione ha potuto apprendere nel corso della missione a Gibuti il 10 e 11 febbraio scorso;
    grande rilevanza riveste l'accordo in considerazione della necessità di sostenere gli sforzi del giovane Stato nella guerra al terrorismo e promuovere la stabilizzazione del Paese;
   rilevato che:
    l'articolo 6 disciplina la cooperazione nel campo dei materiali per la difesa, stabilendo che il reciproco approvvigionamento dei suddetti materiali potrà avvenire con operazioni dirette tra i due Stati oppure tramite società private autorizzate dai rispettivi Governi, mentre l'eventuale riesportazione del materiale acquisito verso Paesi terzi potrà essere effettuata solo con il preventivo benestare della Parte cedente;
    come precisato anche dalla relazione governativa che accompagna il disegno di legge, tali attività non potranno che essere svolte nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione e in conformità ai princìpi stabiliti dalla legge 9 luglio 1990, n. 185;
   ritenuto opportuno che, in sede esecutiva, sia data preponderanza all'articolo 2 dell'Accordo, specialmente nelle parti in cui si predispone la cornice per la partecipazione ai corsi e agli studi, la formazione e l'addestramento, le operazioni a sostegno della pace e per la promozione dei servizi sanitari militari,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

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ALLEGATO 3

Sugli esiti della missione svolta a Gibuti presso la Base Militare Italiana di Supporto (BMIS) (10-11 febbraio 2020).

COMUNICAZIONI

Premessa.

  Autorizzata dal Presidente della Camera il 16 gennaio, nei giorni 10 e 11 febbraio 2020, una delegazione della IV – Commissione Difesa si è recata a Gibuti.
  La delegazione era composta dal Presidente, on. Gianluca Rizzo e dagli on. Gianluca Aresta (M5S), Nicola Caré (IV), Roberto Paolo Ferrari (Lega), Alberto Pagani (PD), Matteo Perego di Cremnago (FI) e Renzo Tondo (Misto).
  La missione si è avvalsa di voli militari già preventivati per l'ordinario servizio su Gibuti.

Scopi della missione.

  La Repubblica di Gibuti1 è sita nel Corno d'Africa. Già territorio d'oltre mare francese e indipendente dal 1977, confina a sud-est con la Somalia, a nord con l'Eritrea e a ovest con l'Etiopia. Si affaccia sul Golfo di Aden in prossimità dello stretto di Bab al-Mandab.
  Vi si trova una base militare italiana di supporto, con una consistenza massima di 92 unità e 18 mezzi terrestri; l'impiego di
1 Gibuti è una Repubblica presidenziale, in cui il capo dello Stato è eletto ogni 5 anni. Anche il parlamento unicamerale è eletto ogni 5 anni. Dal Ministro dell'interno dipende la polizia mentre 3 armi dipendono dal Ministro della difesa: gendarmeria nazionale, guardia repubblicana e forze armate. La popolazione gibutina è di circa 1 milione di persone, una parte delle quali però non formalmente censita. Vi risiedono in modo stanziale anche francesi e italiani. La religione è musulmana al 95 per cento.
personale militare preso la base militare nazionale è iniziato dal dicembre 2012.
  La base giuridica di riferimento che regola questa presenza è dapprima l'Accordo Quadro sulla cooperazione nel campo della Difesa, sottoscritto a Gibuti nel 2002 tra i governi italiano e gibutino e ratificato con la legge n. 327 del 2003. I contenuti dell'articolo 8 relativo alla giurisdizione sono rimasti in vigore nonostante la scadenza dell'accordo, per effetto di uno scambio di Note Verbali (2015) tra l'Ambasciata Italiana in Etiopia e le autorità gibutine.
  Un nuovo Accordo Quadro è stato firmato a Roma il 29 gennaio 2020 ed è in attesa di ratifica parlamentare.
  Vi è anche un accordo tecnico, risalente al 2012 e in fase di rinegoziazione a causa della scadenza nel luglio 2014.
  Sicché dal dicembre 2012 la base italiana fornisce supporto logistico alle operazioni militari nazionali che si svolgono nell'area, nonché al personale italiano in transito sul territorio della Repubblica di Gibuti o impiegato in Somalia. La Base ha assicurato regolarmente il supporto alle unità della Marina militare operanti in Oceano indiano (Missione Europea EUNAVFOR ATALANTA) e a quelle dei contingenti nazionali impiegati nella missione bilaterale di addestramento delle Forze di polizia somale e gibutine e nelle missioni EUTM SOMALIA e EUCAP SOMALIA. Conformemente alla deliberazione del Consiglio dei ministri dello scorso 23 aprile 2019, il Parlamento ha autorizzato per l'anno 2019 l'impiego di 92 unità di personale (incremento di 2 unità di ufficiali di collegamento in supporto della missione bilaterale di addestramento di Pag. 46cui alla scheda 36) e 18 unità di mezzi terrestri (Risoluzione in Assemblea della Camera n. 6-00080).
  Scopo della missione era pertanto di visitare il contingente della base, prendere contezza della situazione in loco e scambiare vedute sul campo.
  Analizzando gli aspetti di geografia politica ed economia del luogo, deve essere infatti rimarcato che la base è sita in un'area dal ritrovato ruolo strategico agli occhi di molti attori di politica internazionale.
  Tutta l'Africa, anzitutto, è oggetto di grandi e ridestate attenzioni, sia per le sue risorse e per la sua popolazione crescente; sia anche per gli aspetti preoccupanti di crisi climatica e instabilità politica e sociale.
  Più in particolare, le fasce sub-sahariana e del Sahel sono interessate dal progressivo impoverimento delle risorse idriche e agricole a causa dell'innalzamento delle temperature. Questi fattori sono causa di migrazioni interne all'Africa e di instabilità, le quali si trasformano in motivo di opportunità per le strategie terroristiche. Sono poi evidenti i nessi tra questa situazione e gli sviluppi libici.
  La presenza italiana, anche attraverso la base di Gibuti (unitamente alle altre missioni autorizzate ma di dimensioni molto più contenute), si spiega anche con la necessità di avere osservatori privilegiati e attivi su questo ampio scenario.
  Gibuti ricopre un ruolo fondamentale per gli interessi italiani nel mondo, quale hub regionale, per il contrasto del terrorismo e dell'estremismo violento.

Svolgimento e contenuti della missione.

  La delegazione ha svolto un'attenta visita della base2. Questa si estende su circa 5 ettari e non ha compiti propriamente operativi ma solo di supporto.
  Essa deve assicurare il supporto logistico ed operativo a favore dei contingenti nazionali impiegati in missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa, Mar Rosso, Oceano Indiano e zone limitrofe; sostenere le attività di capacity building a
2 La delegazione è grata per l'ospitalità e la cortesia ricevuta dal comandante della base Col. Michele Chiedi e da tutti i suoi uomini.
favore dei Paesi del Corno d'Africa e supportare le attività formative e addestrative delle forze locali, in modalità expeditionary con lo sviluppo di Mobile Training Teams.
  Per tali motivi, la cellula J4 è dedicata a tenere il sito in efficienza e funzionalità, garantendo il supporto logistico al personale militare e civile della Difesa da e per i Teatri Operativi o di stanza a Gibuti, assicurare il supporto logistico agli assetti delle varie FA impiegati nell'area del Corno D'Africa, si occupa di gestire i beni e servizi offerti tramite contratti locali e/o dall'Italia, rifornisce i vettori militari e/o civili pianificati (aerei e navi)
  La capacità massima di ospitalità è di 292 posti letto con un'autonomia alimentare di circa 40 gg e 60.000 litri d'acqua di riserva.
   Date le altissime temperature che si registrano – specie d'estate – un aspetto decisivo è costituito dai bisogni energetici per il condizionamento e la refrigerazione e dai bisogni idrici.
  Da questo punto di vista, la base è dotata di gruppi elettrogeni a diesel, in modo da non dipendere dalla rete elettrica locale.
  La base sfrutta innovative soluzioni tecnologiche per il pompaggio ed il conseguente processo di rimozione della frazione salina (dissalazione) dell'acqua in falda nonché per il recupero delle acque nere. Le forniture alimentari pervengono esclusivamente dall'Italia.
  La base italiana è stata costruita bonificando un'area assai degradata ed è la più piccola di quelle in presenza autonoma. Le altre sono quella francese, la statunitense, la giapponese e la cinese. Quest'ultima è la più recente ed è dotata di uno sbocco al mare in regime di porto franco.
  Basi più piccole – tedesca e spagnola – sono ospitate all'interno della base francese presso l'aeroporto gibutino.
  Un'altra attività di rilievo svolta dal personale addetto alla base è il collegamento con le autorità locali e con le altre missioni.
  Due, essenzialmente sono stati gli oggetti dell'attenzione della delegazione, per quel che concerne i profili operativi cui la base presta supporto.
   a) La missione MIADIT. Anche questa è retta sia da un Accordo quadro tra il Governo italiano e quello somalo in materia Pag. 47di cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 17 settembre 2013 e ratificato con la legge n. 104 del 2016; nonché da un accordo tecnico tra lo Stato maggiore della difesa italiano e la polizia nazionale di Gibuti per il supporto alle attività addestrative dell'Arma dei carabinieri in favore delle forze di polizia e sicurezza somale e gibutine.
  Scopo della missione è organizzare e condurre attività addestrative a favore di uomini e donne della polizia somala, della Gendarmeria della Repubblica di Gibuti nonché della Polizia Nazionale Gibutina al fine di fornire un contributo fattivo alle Autorità del Governo di Transizione della Somalia, principalmente nei settori della sicurezza e del controllo del territorio, nel più ampio quadro di iniziative di capacity building e stabilizzazione della Somalia e del consolidamento della Repubblica di Gibuti.
  A questa operazione sono destinati 53 carabinieri. La delegazione ha incontrato il comandante della missione e il responsabile delle attività addestrative3; ha anche assistito ad alcuni momenti di formazione in aula e di addestramento, nei quali – oltre alle notevoli capacità dei nostri carabinieri – è stato constatato anche il decisivo apporto degli interpreti locali, i quali – pur in consecutiva – sono in grado di rendere assai efficacemente in lingua somala le indicazioni degli addestratori.
   b) Le attività CIMIC. La delegazione della Commissione ha poi avuto modo di prendere cognizione delle attività della Cooperazione Civile e Militare in ambito internazionale c.d. CIMIC4 svolte dai militari addetti alla base di Gibuti. La cellula svolge attività di collegamento tra le autorità locali e le principali agenzie civili a supporto della popolazione locale presenti sul territorio di Gibuti.
  Le attività di cooperazione civile-militare sono realizzate a supporto delle missioni, indirizzate a sostenere progetti di
3 Si tratta del Col. Mario Ligi e del Ten. Col. Giuseppe Corso.
4 Di queste attività sono responsabili il Ten. Col. Raimondi e il primo maresciallo Bartolucci.
ricostruzione, comprese le infrastrutture sanitarie, le operazioni di assistenza umanitaria, l'assistenza sanitaria e veterinaria, nonché interventi nell'istruzione e nei servizi di pubblica utilità5.
  L'attività CIMIC svolta a Gibuti ha permesso la realizzazione di un parco giochi nel centro della capitale, in un luogo prima occupato da sporcizia e degrado, quando non da acque putride. Il parco è recintato e ospita bambini di varie età nei fine-settimana. Esso è invece chiuso nei giorni nei quali dovrebbero frequentare la scuola.
  L'attività CIMIC a Gibuti finanzia anche un ricovero scolastico privato che la delegazione ha visitato. Nella gran parte i frequentanti provengono da realtà urbane e familiari molto deteriorate, sicché oltre a una minima alfabetizzazione, il centro visitato offre anche l'ospitalità notturna, ove necessaria, e cure mediche di primo soccorso, assicurate dal personale medico della base italiana6.
5 Nell'ambito sia dell'attività addestrativa della MIADIT sia della CIMIC le Forze armate italiane tentano di veicolare nelle popolazioni somale e gibutine una maggiore consapevolezza sul piano della tutela ambientale. I modesti livelli di istruzione media della popolazione rendono infatti assai difficile il rispetto delle più elementari regole ambientali e igieniche. È stato tuttavia verificato che laddove lo sforzo dei militari italiani sia stato coordinato e coerente, sono stati conseguiti primi risultati di protezione ambientale e salute pubblica.
6 Nel contesto della breve visita nella capitale gibutina, la delegazione ha verificato come, dietro le statistiche diffuse da talune fonti sulla crescita economica dell'Africa orientale, si celi in realtà a Gibuti una condizione assai precaria e difficile. La povertà è molto diffusa e le infrastrutture urbane basilari (fognature, strade asfaltate ed edifici in muratura) carenti quando non del tutto inesistenti. È poi, purtroppo, endemico, quanto meno nella popolazione maschile, il consumo del khat, un'erba stupefacente dagli effetti molto negativi sul cervello. Essa viene masticata per lunghe ore ogni giorno e, a fronte di un iniziale stato di euforia, lascia poi il posto a un notevole affievolimento delle capacità cognitive. Il khat ha anche l'effetto di attutire gli stimoli del dolore e della fame. Sebbene sia notoria la sua natura stupefacente, il commercio ne è legale e anzi la sua importazione dall'Etiopia costituisce un'attività fiorente.