CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 17 dicembre 2019
296.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-02622 Andrea Romano: Spiaggiamento di delfini lungo il litorale livornese.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, occorre innanzitutto rappresentare, in via generale, che il Ministero dell'ambiente è direttamente impegnato da numerosi anni, per quanto di competenza, sulla tematica degli spiaggiamenti di esemplari di cetacei, in attuazione delle prescrizioni concernenti la tutela e la conservazione di tale specie e del relativo habitat nonché degli specifici adempimenti fissati dagli Accordi internazionali di settore cui l'Italia aderisce (in particolare, l'Accordo per il Santuario Pelagos, l'Accordo ACCOBAMS, la MSFD, l'ICRW).
  Tale competenza è altresì in capo, per gli aspetti sanitari, veterinari e del benessere animale, al Ministero della salute, con il concerto del quale il Ministero dell'ambiente ha da tempo avviato la costituzione della Rete Nazionale Spiaggiamenti Mammiferi Marini – Re.Na.S.M.M. Al Tavolo interministeriale di coordinamento della Rete afferiscono rappresentanti di tutti gli Enti istituzionalmente competenti (il SNPA, gli IIZZSS, le AASSLL, l'ISS, il Corpo delle Capitanerie di Porto), nonché rappresentanti del comparto della ricerca scientifica di settore operanti in strutture dedicate alla tematica, appositamente istituite dai due Ministeri concertanti (la Banca Dati Spiaggiamenti mammiferi Marini presso UniPavia e Museo di Storia Naturale di Milano; la Banca Tessuti Mammiferi Marini del Mediterraneo presso UniPadova; il CERT — Cetacean strandings Emergency Response Team presso UniPadova) e in Università specializzate.
  Fermo restando quanto appena esposto, con specifico riferimento al caso in questione, si fa presente che, anche sulla base di quanto riportato dall'ARPAT in specifici rapporti dedicati, se da un lato il numero potrebbe rivelare un relativo incremento rispetto alla media degli analoghi periodi negli anni precedenti nella localizzazione geografica di tali spiaggiamenti (costa Toscana centro-settentrionale), il fenomeno non risulta tuttavia ascrivibile ad una conclamata nuova epizoozia di morbillivirus (CeMV), ciò in ragione di diversi fattori. In generale, infatti, tutti gli animali rinvenuti spiaggiati si presentano fortemente parassitati, indice di un quadro immunitario significativamente compromesso.
  Più in particolare, secondo quanto riferito dall'ARPAT, dalle stime effettuate i delfini spiaggiati lungo le coste toscane rappresentano solo il 10 per cento dei decessi di tursiope e il 2 per cento di stenella che avvengono nelle acque della Toscana. Pertanto, il campione disponibile per le necroscopie, seppur rappresentativo, è molto parziale.
  Sull'asse temporale, il periodo di massima incidenza è quello estivo per il tursiope e quello invernale per la stenella. Da gennaio ad agosto 2019, in Toscana sono stati recuperati 38 cetacei spiaggiati: mentre il primo semestre dell'anno non mostra grandi differenze statistiche rispetto al numero delle carcasse rinvenute negli stessi periodi degli anni precedenti, dal mese di giugno si è registrato un picco, con ben 15 tursiopi spiaggiati.
  Grazie all'Osservatorio Toscano per la Biodiversità, è garantita una sorveglianza degli spiaggiamenti, sette giorni su sette h24. Inoltre, sempre secondo quanto riferito Pag. 41dall'ARPAT, gli esemplari rinvenuti recentemente lungo il litorale livornese sono stati analizzati dall'istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana (IZSLT) ed hanno evidenziato un'importante positività per il morbillivirus dei cetacei (CeMV), che colpisce soltanto i cetacei ed è patogeno solo per questi animali.
  Le indagini istologiche e batteriologiche confermano il sospetto diagnostico per CeMV già rilevato nel 1991 e più recentemente nel 2013 e nel 2017 quando, anche in altre Regioni, si è assistito ad importanti epidemie di tale virosi che però hanno interessato principalmente la stenella. Ulteriori indagini di epidemiologia molecolare sugli stipiti vitali isolati sono tuttora in corso, per stabilire un'eventuale correlazione tra le epidemie del 2019 e quelle precedenti del 2013 e 2017.
  L'Università di Siena, che ha effettuato le analisi chimiche sui tursiopi, asserisce che «oltre alla presenza di morbillivirus, gran parte dei tursiopi analizzati evidenziano livelli elevati di DDTs e PCBs. I PCBs in particolare risultano sopra i livelli medi del Mediterraneo, riscontrabili sia sugli esemplari spiaggiati, sia sugli esemplari vivi e in libertà. Inoltre tali livelli, tutti sopra il limite di effetto di immunosoppressione, confermano la stretta correlazione tra la rilevante presenza di xenobiotici immunotossici e il morbillivirus, indicando questi contaminanti come una concausa assolutamente determinante nel decesso degli esemplari».
  Si consideri, inoltre, che lo stato di conservazione degli esemplari rinvenuti spiaggiati riducono sensibilmente l'accuratezza delle analisi e la conseguente affidabilità della diagnosi: in funzione delle condizioni meteo dei periodi interessati e delle temperature esterne presenti, grazie a modelli di distribuzione spaziale già impiegati, è noto che tra il momento del decesso a quello dello spiaggiamento può intercorrere un periodo variabile dai 3 ai 15 giorni. Ciò determina, da un lato, il generale pessimo stato di conservazione delle carcasse e, dall'altro, una localizzazione dell'area del decesso – e quindi delle potenziali cause o concause – lontana dal luogo dello spiaggiamento. Già nel corso dell'epizoozia del 2013, gli esemplari deceduti rinvenuti nelle peggiori condizioni di conservazione si sono spiaggiati, a causa del regime di correnti, lungo le coste delle Toscana provenendo probabilmente dal Tirreno centromeridionale.
  Alla luce delle considerazioni esposte, si rappresenta, pertanto, che la problematica in esame è tenuta in debita considerazione da parte del Ministero dell'ambiente che, grazie anche all'istituzione della menzionata Rete Nazionale Spiaggiamenti Mammiferi Marini fornire, garantisce adeguata rispondenza al fenomeno, costituendo detta Rete un'eccellenza ed un riferimento a livello di bacino Mediterraneo nell'ambito dell'Accordo ACCOBAMS e, a livello scientifico, all'interno della IWC – International Whaling Commission. Inoltre, attraverso l'attuazione della Direttiva sulla Strategia Marina, è stato posto in atto un sistema di monitoraggio nazionale sullo stato di salute dei nostri mari, al fine di verificare i progressi verso il raggiungimento del buono stato ambientale, che comprende anche uno specifico monitoraggio dei cetacei, fatto nell'ambito del Descrittore 1 Biodiversità, che consente di accrescere le conoscenze anche su questo fenomeno.

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ALLEGATO 2

5-02699 Deiana: Verifiche ambientali nella zona industriale di Porto Torres (SS) a seguito dell'incendio del deposito di rifiuti speciali della società «È Ambiente Srl» e dello stabilimento di vernici della società ex «Inversol».

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle questioni poste, si fa presente che, sulla base degli elementi acquisiti dai soggetti territorialmente competenti.
  Secondo quanto rappresentato in particolare dall'ARPAS, alle ore 8.00 circa del 27 luglio 2019 il Dipartimento di Sassari e Gallura è stato avvisato dal NOE di Sassari, dal Comando dei Vigili del Fuoco di Sassari e dal Sindaco del Comune di Porto Torres del verificarsi di un incendio presso il capannone ospitante le attività delle società INVERSOL e È AMBIENTE operanti rispettivamente nel settore della gestione di formulati e coloranti per combustibili la prima e stoccaggio e trattamento di rifiuti speciali in codice DI5 la seconda. Il personale ARPAS, recatosi sul luogo, ha effettuato, in collaborazione con i Vigili del Fuoco, misurazioni istantanee del livello totale delle sostanze organiche presenti nell'aria. La stessa Agenzia ha precisato che, all'atto del sopralluogo e per tutta la giornata del 27 luglio, le condizioni meteo davano presenza di vento debole da sud-ovest e pertanto le masse d'aria e la colonna dei fumi prodotti dall'incendio si dirigevano verso mare aperto, non interessando i centri abitati. A conferma di ciò, le misure effettuate riportavano nei punti indicati valore zero. Gli unici valori significativi rilevati si riscontravano nel luogo dell'incendio e nelle immediate vicinanze.
  Conseguentemente, ARPAS, il Sindaco e il direttore del Consorzio Industriale concordavano sulla necessità di approntare degli adeguati sbarramenti per arginare le acque che fluivano dal sito derivanti dalle attività di spegnimento del fuoco, le quali trascinavano sostanze organiche provenienti dalle materie presenti nel capannone. È stato, pertanto, predisposto un argine sul lato sud-ovest del predetto capannone, che ha evitato che le acque fluissero massivamente verso il canale di scolo a valle e potessero confluire verso mare.
  Inoltre, per ulteriore cautela, si è provveduto all'installazione, nel canale acqua mare consortile, di panne assorbenti finalizzate al contenimento ulteriore di eventuali tracimazioni di solventi e altri composti immiscibili. Le acque così arginate sono state successivamente aspirate con autocisterne.
  Tenuto conto che il vento dopo le ore 20.00 si disponeva da ovest e quindi comportava una ricaduta sul centro abitato, è stato adottato un provvedimento di limitazione delle attività all'aperto.
  Sia contestualmente allo svilupparsi dell'incendio che nelle giornate successive, ARPAS ha seguito le attività di rilevamento delle centraline di monitoraggio della qualità dell'aria situate nell'area di Porto Torres. Sempre secondo quanto riferito dall'Agenzia, dette centraline, per le giornate dal 27 luglio 2019 al 7 agosto 2019, hanno continuato a fornire valori in linea con la media annua fino ad oggi registrata.
  Nel proseguo delle fasi post emergenziali, l'ARPAS si è attivata per seguire l'evoluzione delle condizioni ambientali su diversi fronti. Nelle date 29 e 31 luglio, Pag. 43l'Agenzia ha effettuato attività di campionamento dell'aria finalizzate alla ricerca di Diossine, Furani e composti aromatici volatili. I prelievi sono stati condotti in due punti individuati sulla direttrice principale di propagazione del vento. Per quanto attiene ai due campioni prelevati per la determinazione di composti aromatici volatili, i risultati ottenuti dal Servizio Laboratorio di Sassari non hanno evidenziato valori al di sopra del limite di quantificazione del metodo. I campioni per l'analisi di Diossine e Furani sono stati inviati al laboratorio microinquinanti di ARPA Toscana. Dai valori riscontrati, in merito ai parametri esaminati per quanto attiene all'aria ambiente è stata rilevata la presenza di Diossine e Furani unicamente sul campione del 29 luglio prelevato nel punto 1, prossimo all'area dell'incendio; negli stessi campioni di aria sono state rilevate tracce di PCB, con valori superiori solo nel citato punto 1. Nel campione prelevato nel centro urbano, in prossimità della Torre Aragonese invece non sono state rilevate tracce di Diossine e Furani.
  In data 1o agosto è stato effettuato un campionamento di suoli superficiali su un'area estesa del territorio comunale di Porto Torres. La finalità del sopralluogo e campionamento è stata quella di verificare analiticamente l'eventuale ricaduta di sostanze di interesse tossicologico sui suoli circostanti l'incidente. Quanto ottenuto non ha evidenziato alcuna alterazione dei top soil prelevati, né superamenti dei valori di CSC. In occasione del sopralluogo del 2 agosto 2019, è stato appurato che la società Ambiente ha avviato le opere di scarificazione del terreno e di aggottaggio delle acque residue di sversamento. Le diverse fasi, relative anche agli altri soggetti obbligati, sono tuttora in corso di esecuzione e costantemente seguite dall'ARPAS.
  Sempre in data 2 agosto sono stati effettuati campionamenti presso l'area a valle dell'incendio e dell'opera di sbarramento realizzata per il contenimento delle acque inquinate, allo scopo di verificare la qualità delle acque del canale e dei suoli a monte, per avere indicazione sullo stato di eventuale contaminazione, al fine di poter fornire adeguate indicazioni per gli interventi successivi di MISE. I risultati analitici ottenuti hanno evidenziato che: i due campioni di suolo denotavano una contaminazione relativa a diverse categorie di parametri, con particolare significatività nel campione P4 bordo strada; i valori di contaminazione riscontrabili nel canale evidenziavano un valore di inquinanti superiore sul punto più a monte rispetto a quello più in basso, per il quale risultavano evidenti gli effetti della pressione di riflusso generata dalla vicina immissione a grandi portate delle acque di raffreddamento di origine marina; i campioni di fango prelevati sul canale acqua mare e sull'area limitrofa alla stradina provinciale a valle dell'incendio presentavano significative concentrazioni di diossine, furani e PCB, benché con un «fingerprint» differente dai campioni di aria, in quanto influenzato dal dilavamento delle acque utilizzate.
  ARPAS ha rappresentato, infine, che, in data 22 ottobre scorso, è stato effettuato un ulteriore sopralluogo per la verifica dello stato dei luoghi, da cui emerge che per buona parte sono stati operati interventi di scarificazione dei suoli per la rimozione dei materiali pesantemente contaminati. Restano ancora immutate le condizioni relative alla cosiddetta ex strada provinciale 33 e ad una parte del terrapieno di contenimento insistente sulla strada medesima.
  Alla luce delle informazioni esposte, tenuto conto della rilevanza della questione in argomento, si rassicura comunque che il Ministero dell'ambiente continuerà a tenersi informato tramite gli Enti territorialmente competenti, senza ridurre in alcun modo il livello di attenzione sulla vicenda.