CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 12 dicembre 2019
294.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-03273 Moretto: Sulla crisi dell'azienda Vis Mobility situata nella provincia di Forlì-Cesena.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alle vicende della Vis Mobility di Santa Sofia (Forlì), attiva nel settore della segnaletica stradale, sentiti il Ministero dell'interno e il Ministero del lavoro, si rappresenta quanto segue.
  Come noto, presso la Prefettura di Forlì-Cesena, a partire dal 2017, «è già attivo un tavolo di mediazione», istituito allo scopo di favorire il dialogo tra le parti e monitorare la grave situazione economico-finanziaria dell'azienda.
  In particolare, la citata situazione è da attribuire alla «crisi del settore di riferimento», che ha contribuito a ridurre, in maniera consistente, il volume di affari della società. La medesima ha così accumulato ingenti debiti verso i fornitori e l'Erario, facendo, peraltro, registrare ritardi nel pagamento delle retribuzioni dei dipendenti, nonché una forte carenza di liquidità, aggravatasi dopo la sospensione degli affidamenti bancari precedentemente concessi.
  «I numerosi incontri di mediazione sociale», tenutisi in quella Sede istituzionale, hanno sempre visto la partecipazione non soltanto delle organizzazioni sindacali di categoria e della parte datoriale, direttamente interessate, ma anche il proficuo coinvolgimento del Sindaco del Comune di Santa Sofia (Forlì), dei referenti dell'Agenzia Regionale per il Lavoro di Forlì-Cesena e, in alcune occasioni, degli istituti di credito, allo scopo di verificare la loro disponibilità a concedere nuovamente liquidità alla società.
  «L'ultimo incontro» di aggiornamento sulla situazione della Vis Mobility, «si è svolto il 16 ottobre 2018», in occasione di modifiche societarie preannunciate.
  La medesima «Prefettura», avendo appreso della presentazione in blocco delle dimissioni da parte delle maestranze dell'azienda, ha aggiunto di aver subito nuovamente fornito la propria disponibilità alle organizzazioni sindacali, al fine di riattivare quanto prima il tavolo di mediazione.
  Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, a riguardo, ha specificato che allo stato attuale non risultano presentate recenti istanze di CIGS riguardanti l'unità di Santa Sofia (Forlì), e che in passato era stato approvato un programma per crisi aziendale ed era stata autorizzata la corresponsione del trattamento straordinario di integrazione salariale in favore di 50 lavoratori impiegati presso l'azienda (in particolare, si fa riferimento al periodo che va dal 19 giugno 2017 al 30 novembre 2017).
  In conclusione, dunque, il Ministero dello sviluppo economico, per quanto di competenza e ove venga richiesto, non potrà che dare il proprio supporto alla Prefettura e agli Enti territoriali locali, che già con la massima attenzione stanno seguendo le vicende relative alla situazione dei lavoratori della Vis Mobility.

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ALLEGATO 2

5-03274 Baldini: Sulla crisi delle aziende del distretto lapideo del veronese.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Gli Onorevoli sollevano una questione delicata. Come noto, infatti, sussiste una divergenza di interessi tra le imprese estrattive e le imprese di lavorazione del prodotto lapideo. A differenza delle imprese della trasformazione, le imprese estrattive non vivono una situazione di crisi, poiché vi è una crescente domanda di materia prima dai Paesi emergenti. È infatti in crescita l'estrazione di blocchi di grandi dimensioni destinati all'esportazione, in ragione dei rischi ridotti rispetto alle attività di ritaglio di precisione.
  Per i motivi sopra esposti, si registra scarso interesse di molti operatori artigianali ed artistici ad essere parte di reti o consorzi tra imprese.
  L'eventuale proposta di trattenere una percentuale del materiale da taglio sul territorio nazionale andrebbe studiata assieme alle Regioni e alle associazioni di categoria delle imprese estrattive, dovendosi valutare le possibili ripercussioni sulle stesse.
  In considerazione della competenza regionale sulla materia, le Amministrazioni territoriali potrebbero svolgere, in questa situazione complessa, un ruolo rilevante nell'avvio di un confronto che coinvolga le associazioni di categoria interessate e gli artigiani e che sia volto a promuovere il comparto e favorire la creazione di una filiera che includa tutti i settori: estrazione, lavorazione, macchinari, impianti e attrezzature, nonché il riuso dei derivati della estrazione e lavorazione del marmo e delle pietre.
  Su richiesta delle Amministrazioni territoriali e delle associazioni di categoria, inoltre, il Ministero dello sviluppo economico potrebbe aprire tavoli dedicati, contribuendo con ciò a cercare soluzioni volte alla salvaguardia dei settori più deboli della filiera e al mantenimento del livello di eccellenza degli altri.
  Allo stato, dunque, si sottolinea che nessuna richiesta è giunta al MISE: né di attivazione di un tavolo tecnico-settoriale alla Direzione Generale competente per il Made in Italy, né di attivazione di un tavolo di crisi alla Struttura per la Crisi di Impresa. E, di conseguenza, si evidenzia la disponibilità del MISE ad attivarsi ove specificamente richiesto.
  In conclusione, ritengo utile porre in evidenza le iniziative, pur non specificamente dedicate al settore in parola, che possono però offrire un valido sostegno alle imprese interessate, in un'ottica di efficientamento dei processi produttivi e, dunque, di miglioramento della competitività delle aziende coinvolte. Tra gli strumenti utili a tali fini si possono menzionare: le misure della Nuova Sabatini, per l'acquisizione di beni strumentali; il Fondo di garanzia per le PMI, per favorire l'accesso al credito; l'iperammortamento e il credito d'imposta per attività di ricerca e sviluppo; i Contratti di sviluppo di cui all'articolo 43 del decreto-legge n. 112 del 2008; gli Accordi per l'innovazione di cui al decreto ministeriale 24 maggio 2017 per il sostegno a progetti di ricerca e sviluppo.
  Si ricorda infine il supporto finanziario accordato dal MISE all'edizione 2019 di MARMO+MAC di Verona, la fiera leader mondiale per l'industria del settore. Nel 2019, Il supporto finanziario del MISE si è esteso anche a Carrara Marmotech, una manifestazione rivolta più direttamente alle imprese del distretto apuo-versiliese.

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ALLEGATO 3

5-03275 Masi: Sulla diffusione geografica e sulle classi dimensionali del Piano Impresa 4.0.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Il «Piano Impresa 4.0» (da ora anche «Piano») costituisce uno dei principali strumenti di politica industriale. Esso è orientato a supportare le imprese italiane nel processo di innovazione e digitalizzazione del Paese, necessaria per incrementarne la competitività su tutto il territorio.
  Il Ministero dello sviluppo economico monitora costantemente l'attuazione delle misure del Piano, analizzando anche le caratteristiche della platea di imprese beneficiarie. Sulla base di questi elementi si sono progressivamente apportate modifiche ed importanti innovazioni agli strumenti agevolativi, da un lato per facilitarne e semplificarne l'accesso, dall'altro per incrementarne l'efficacia.
  Hanno costituito una preziosa fonte informativa le numerose richieste di parere tecnico dirette al MISE o veicolate tramite interpello presentato all'Agenzia delle Entrate, nonché specifiche analisi campionarie.
  La disponibilità dei microdati delle dichiarazioni dei redditi ha reso l'esercizio di fine tuning condotto nel 2019 certamente più preciso e ha portato il MISE a formulare proposte emendative al Piano che, a parità di risorse finanziarie, puntano ad ampliare la platea delle imprese «di piccola dimensione, che intendono accedere agli strumenti agevolativi».
  Infatti, sulla base dei dati dell'anno fiscale 2017 la platea dei contribuenti che ha utilizzato almeno una delle due misure è pari a oltre 55 mila imprese così distribuite:
   per il 9 per cento si tratta di imprese di micro dimensione;
   per il 27 per cento imprese di piccola dimensione;
   il 31 per cento è rappresentato da imprese di media dimensione;
   ed il 33 per cento da imprese di grande dimensione.

  Ne risulta, dunque, che oltre i due terzi delle risorse messe a disposizione dal Piano per il sostegno degli investimenti 4.0 sono quindi destinati alle medie e grandi imprese, mentre è ancora ampio il bacino delle imprese di dimensioni minori che deve avviare la trasformazione digitale dei propri processi produttivi.
  Inoltre, i dati evidenziano come meno di 100 imprese abbiano avviato investimenti superiori ai 10 milioni di euro, mentre appena 35 hanno superato la soglia dei 20 milioni.
  Orbene, questi numeri confermano le anticipazioni già emerse lo scorso anno in sede di analisi e supportano le scelte già operate in Legge di Bilancio 2019 (con un taglio del tetto massimo agevolabile da 20 a 10 milioni e un contestuale potenziamento delle aliquote agevolative per gli investimenti delle piccole imprese, ossia quelli inferiori alla soglia di 2,5 milioni di euro).
  A livello territoriale, inoltre, la distribuzione riflette le caratteristiche del nostro sistema produttivo, registrandosi un divario tra Nord e Sud (il Nord Ovest assorbe circa il 43 per cento delle risorse dell'iper ammortamento, il Nord Est il 38 per cento, mentre il Centro il 10 per cento e il Mezzogiorno il 9 per cento).Pag. 24
  Il MISE, pertanto, per l'edizione 2020-22 del Piano 4.0 sta puntando ad ampliare la platea delle imprese beneficiarie attraverso una trasformazione delle modalità di accesso alle agevolazioni, anche per ridurre tale divario.
  Infine, non posso non fare un accenno anche ad altre misure di politica industriale che vanno in tale direzione, come: i «Contratti di Sviluppo», finalizzati al sostegno di programmi di investimento produttivi di rilevanti dimensioni; gli «Accordi per l'Innovazione», diretti al sostegno dei programmi di ricerca industriale e sviluppo sperimentale finalizzati alla realizzazione di prodotti, processi o servizi tramite lo sviluppo di tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nanotecnologie, materiali avanzati, biotecnologie ed altro, anch'essi sono rivolti a grandi progetti di investimento; la misura cosiddetta «Beni strumentali (ossia la cosiddetta Nuova Sabatini)» che, come già riformulata nel 2019, ha l'obbiettivo di facilitare l'accesso al credito soprattutto delle PMI che intendono acquistare attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo, hardware, software e tecnologie digitali, al fine di accrescerne la competitività.

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ALLEGATO 4

5-03276 Benamati: Sul rilancio dello stabilimento ex Alcoa di Portovesme.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'atto in discussione richiama l'attenzione sulla vicenda dello stabilimento di alluminio primario ex Alcoa di Portovesme, la cui crisi industriale inizia già dal 2012, quando l'azienda americana annuncia di voler interrompere la produzione nel sito in questione.
  Con decreto del Ministero dello sviluppo economico del «13 settembre 2016» il polo di Portovesme viene riconosciuto come «area di crisi industriale complessa» con impatto significativo sulla politica industriale nazionale.
  Nel «dicembre 2017» viene sottoscritto un Accordo di programma, come riferito dagli Interroganti, tra il Ministero dello sviluppo economico, la Regione Sardegna e Invitalia, funzionale al Contratto di sviluppo proposto dalla Società Sider Alloys per il rilancio dell'area industriale di Portovesme.
  Il «15 febbraio 2018» avviene il trasferimento della proprietà dello smetter ex Alcoa alla società svizzera. Con il citato Accordo, il MISE e la Regione Sardegna si propongono di «sostenere gli investimenti industriali che la Società acquirente intende realizzare nel periodo 2018-2021», volti alla riattivazione del sito in parola, inattivo dal 2012.
  A riguardo, il gruppo Sider Alloys ha inviato, in data 27 marzo 2019 e 17 maggio 2019, la documentazione relativa al SAL1 per circa 25 milioni di euro e, successivamente in data 11 giugno 2019, ha presentato una richiesta di variazione sostanziale del programma di investimenti che prevede una modifica del paradigma tecnologico, funzionale al risparmio energetico ed all'incremento ed efficientamento della capacità produttiva, nonché un incremento della spesa a circa 148 milioni di euro. Per la variante «il gestore Invitalia ha espresso parere positivo e si sta attualmente perfezionando il processo di approvazione formale della stessa». Contestualmente sono in corso le verifiche relative alla rendicontazione del primo SAL.
  Inoltre, «da maggio 2018» il Ministero dello sviluppo economico ha aperto il tavolo di confronto con le Parti, al fine di verificare lo stato di avanzamento del cronoprogramma che dovrebbe portare al riavvio delle attività nello stabilimento in parola, attraverso il revamping degli impianti, e alla risoluzione delle criticità connesse.
  L'ultimo tavolo tecnico si è tenuto l'8 novembre scorso con l'obiettivo primario di sciogliere uno dei nodi dirimenti della vicenda, il costo energetico, al fine di individuare una possibile convergenza verso un costo funzionale alla ripresa delle attività di Sider Alloys.
  Va detto che la fornitura di energia elettrica a prezzi competitivi, è certamente uno degli elementi fondamentali per la produzione di alluminio e ha costituito, quindi, uno dei principali argomenti di questo confronto.
  Nel contesto di mercato liberalizzato, in cui l'Italia opera ormai da molti anni e nel rispetto delle regole europee, il Governo non può, ovviamente, garantire il prezzo della fornitura di energia. D'altra parte, il mercato nazionale ed europeo offre oggi per un grande consumatore di energia – quale lo smetter di Portovesme – opportunità di approvvigionamento a condizioni competitive nel medio e lungo Pag. 26termine. Tali opportunità, insieme alle agevolazioni già esistenti per le produzioni manifatturiere energivore, costituiscono un mix di strumenti che, ottimizzati, arrivano a raggiungere l'obiettivo.
  Orbene, proprio qualche giorno fa il confronto con Sider Alloys è arrivato ad un momento che ci si augura conclusivo. Io stessa, che sto seguendo in prima persona la questione, ho consegnato una nota alla Sider Alloys con la quale è stato confermato il quadro delle opportunità attivabili e le condizioni legate al prezzo dell'energia che consentono all'azienda la ripartenza della produzione.
  Tra l'altro, con tale lettera si intende dare risposta alla richiesta avanzata dall'azienda nello scorso agosto, con la quale si chiedeva di poter completare gli approfondimenti necessari, considerando anche gli aspetti connessi alla disciplina ETS.
  Con l'approvazione del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, convertito in legge 2 novembre 2019, n. 128, anche questa richiesta ha trovato una precisa risposta. Infatti, tale legge prevede, all'articolo 13, l'istituzione di un «Fondo per la transizione energetica del settore industriale», la cui finalità è il sostegno dei settori esposti al rischio di delocalizzazione a causa dei costi indiretti connessi al sistema ETS che gravano sul prezzo dell'energia.
  Il Governo, nel confermare l'approccio volto a favorire la decarbonizzazione e l'efficienza energetica, si è impegnato, quindi, a dare attuazione nei tempi più rapidi possibili alle misure introdotte dalla richiamata norma per potenziare le politiche pubbliche a supporto della transizione.
  In conclusione, a fronte di questi risultati, il Ministero dello sviluppo economico ha chiesto, nel rispetto degli impegni assunti, che l'azienda proceda nel percorso di riavvio e rilancio dell'impianto sardo e nel mantenimento della totalità della forza lavoro impiegata.

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ALLEGATO 5

5-03278 Dara: Sulla crisi del Distretto n. 6 Castel Goffredo-Tessile-Calzetteria.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Si conferma che la Struttura per le Crisi d'impresa del Ministero dello sviluppo economico ha ricevuto la lettera inviata in data 9 aprile 2019 dal Distretto n. 6 Castel Goffredo, contenente la richiesta di attivazione del tavolo in parola.
  A riguardo si rappresenta che il Ministero, allo stato, sta attentamente valutando quali azioni intraprendere.
  Nelle more, si rappresenta che le tematiche sottoposte dagli Onorevoli interroganti per il distretto di Castel Goffredo si ripropongono in diversi comparti del settore del tessile che maggiormente hanno subito la concorrenza dei Paesi produttori extra UE.
  La problematica viene dunque affrontata dal MISE anche in termini più generale, come policy verso l'intero settore. Tra le policy attivate si richiamano quelle che privilegiano la diffusione delle nuove tecnologie, la formazione di mano d'opera altamente specializzata e l'incentivo alle produzioni ad alta specializzazione quali il tessile innovativo e tecnologico, che maggiormente riescono a competere a livello internazionale.
  Il settore del tessile è stato, infatti, coinvolto nella prima sperimentazione della tecnologia Blockchain che consentirà – alle imprese del settore – di ottenere la piena tracciabilità dei prodotti tessili in tutte le fasi di produzione, assicurando il controllo di tutta la filiera produttiva sotto il profilo della qualità e della legalità, garantendo la corretta certificazione al consumatore della provenienza dei prodotti, contrastando il fenomeno della contraffazione, a garanzia della sostenibilità sociale ed ambientale delle produzioni Made in Italy.
  Il progetto pilota, inoltre, potrà rappresentare il contributo italiano al progetto UNECE «Transparency and Traceability for Sustainable Textile and Leather Value Chains», finanziato dalla Commissione europea e volto a migliorare la tracciabilità nei settori del tessile e delle pelli sotto il profilo ambientale, sociale e della lotta alla contraffazione.
  In termini di incentivi alle imprese, si fa presente che al settore tessile e moda è stata espressamente estesa l'applicazione del credito d'imposta per attività di ricerca e sviluppo.
  Negli anni, inoltre, sono state rafforzate ulteriormente le disposizioni dell'UE in materia di etichettatura tessile, al fine di assicurare un quadro sanzionatorio più severo (che costituisce un effetto deterrente per le violazioni della normativa), e di agevolare la libera circolazione delle merci e la valorizzazione dei prodotti che rechino una corretta informativa al consumatore.
  In conclusione, dunque, rappresento che la problematica del distretto potrà essere inquadrata nel contesto più generale delle misure che consentono da un lato di combattere la contraffazione e dall'altro di valorizzare il prodotto italiano in termini di qualità e sostenibilità sociale ed ambientale dei prodotti e dei processi produttivi.