CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 23 ottobre 2019
259.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Trasporti, poste e telecomunicazioni (IX)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-02947 Mulè: Sull'assegnazione delle risorse finanziarie del programma di supporto alle tecnologie emergenti.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Gli onorevoli interroganti correttamente ricordano che la Delibera CIPE n. 61 del 25 ottobre 2018 (recante «Fondo sviluppo e coesione 2014-2020: Piano di investimenti per la diffusione della banda ultra larga»), nel modificare il punto 1 della delibera n. 105 del 2017, prevede, alla lettera c), uno stanziamento di 45 milioni di euro per progetti di sperimentazione, ricerca applicata e trasferimento tecnologico, anche in collaborazione con gli enti territoriali, relativi alle tecnologie emergenti, quali Blockchain, Intelligenza Artificiale, Internet delle cose, collegate allo sviluppo delle reti di nuova generazione.
  Con decreti MiSE 26 marzo 2019 e 5 giugno 2019 è stato approvato e definito il «Programma di supporto tecnologie emergenti nell'ambito del 5G».
  Il Programma è diviso in due Assi di intervento: all'Asse I «Casa delle tecnologie emergenti» sono destinati 40 milioni di euro, all'Asse II «Progetti di ricerca e sviluppo», 5 milioni.
  Per la prima volta il Ministero dello sviluppo economico ha inteso, quindi, destinare delle risorse ad hoc per lo sviluppo e la sperimentazione delle tecnologie emergenti in collaborazione con enti locali, istituti di ricerca, telco e startup. Ringrazio quindi gli interroganti per la possibilità offerta di descrivere l'iniziativa che ci pone all'avanguardia a livello europeo, come peraltro riconosciuto da ultimo dall'ottenimento da parte dell'Italia della presidenza della European Blockchain Partnership coordinata dalla Commissione europea.
  L'Asse I, qui di interesse, ha previsto uno specifico intervento per la realizzazione delle Case delle tecnologie emergenti (sul modello inglese «Digital Catapult»), veri e propri centri di trasferimento tecnologico volti a supportare progetti di ricerca e sperimentazione, a sostenere la creazione di startup e, il trasferimento tecnologico verso le PMI, sui temi aventi ad oggetto l'utilizzo del Blockchain, dell'IoT e dell'Intelligenza Artificiale, scegliendo le sedi nelle città oggetto di sperimentazione 5G, ovvero Torino, Roma, Catania, Cagliari, Genova, Milano, Prato, L'Aquila, Bari e Matera e/o ogni altro comune che dovesse avviare una sperimentazione 5G nel corso di svolgimento del Programma citato.
  L'obiettivo è quello di realizzare progetti di sperimentazione, ricerca applicata e trasferimento tecnologico, basati sull'utilizzo delle tecnologie emergenti che possano costituire dei volani per lo sviluppo imprenditoriale sul territorio, con particolare riferimento alle PMI ed alle startup innovative e favorire il trasferimento tecnologico verso tali categorie di imprese. I progetti dovranno sviluppare servizi e soluzioni che ricadano nei seguenti ambiti: creatività, audiovisivo e intrattenimento; logistica; green economy; tutela e valorizzazione del made in Italy.
  In data 9 aprile 2019 le amministrazioni dei Comuni interessati sono state invitate a presentare proposte progettuali per la realizzazione delle Case delle tecnologie emergenti. Ad oggi sono pervenute proposte progettuali da parte delle Amministrazioni comunali di Torino, Genova, Milano, Modena, Prato, L'Aquila, Matera, Pag. 137Roma e Catania, cui si aggiungono le manifestazioni di interesse pervenute dal Comune di Napoli e di Bari.
  Il decreto citato prevede che la prima Casa della tecnologia venga realizzata a Matera. Questa città è stata scelta in quanto, come noto, è Capitale europea della cultura 2019 e come Governo intendiamo sfruttare questa grande opportunità che è stata concessa a Matera e a tutto il sud.
  La Casa delle Tecnologie emergenti di Matera sarà infatti dedicata alle startup nel mondo dell'audiovisivo e della creatività. Intendiamo insediare lì un attrattore di realtà imprenditoriali importanti in modo da consentire, ad esempio, alle produzioni cinematografiche non solo di girare in quell'incantevole location ma anche post produrre in loco creando una filiera produttiva e posti di lavoro di qualità. Nelle interlocuzioni con il Comune di Matera si è previsto uno stanziamento di 15 milioni di euro per portare il compimento il progetto che rappresenterà un unicum nel sud Italia. Il Comune di Matera sta completando l’iter per la definitiva approvazione del progetto. Nel frattempo, sono in corso le interlocuzioni con gli altri Comuni interessati per l'analisi dei progetti presentati e la definizione delle restanti risorse disponibili.
  Sarà impegno di questo Governo, ed in particolare di questo Ministero, garantire la massima trasparenza e coerenza nella distribuzione dei finanziamenti da assegnare ai vari comuni interessati.
  A questo proposito, come ben sapete e sottolineato dal Ministro Patuanelli lo scorso 9 ottobre in audizione presto questa Commissione «una delle richieste del MISE nella prossima legge di bilancio riguarderà il rifinanziamento di questo programma in modo da garantire una diffusione capillare delle case delle tecnologie emergenti su tutto il territorio nazionale, anche in considerazione del grande interesse manifestato dai comuni e dalle sinergie evidenti che questo programma può innescare con il Fondo Nazionale Innovazione, attualmente in fase di startup, sotto la regia del MISE e di Cassa depositi e prestiti».

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ALLEGATO 2

5-02948 Gariglio: Sulle iniziative per garantire la copertura dei servizi di telefonia mobile su tutto il territorio nazionale.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Circa le segnalazioni di UNCEM, l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), sentita a riguardo, ha riferito che le questioni poste sono già indirizzate all'interno del percorso di sviluppo della telefonia mobile, che la stessa ha perseguito con le proprie attività concernenti l'assegnazione e l'uso dello spettro radio.
  Ad esempio, riguardo l'ultima gara per l'assegnazione delle frequenze (cosiddetta gara 5G del 2018), l'Autorità ha stabilito con propria delibera (231/18/CONS) una serie di norme innovative finalizzate al miglioramento dei servizi e della copertura radio mobile nazionale.
  Tra queste norme vi è l'obbligo in capo agli aggiudicatari della banda 700 MHz di raggiungere collettivamente la copertura con servizi 5G di almeno il 99.4 per cento della popolazione nazionale entro il 2026, includendo almeno il 90 per cento della popolazione dei comuni indicati nella tabella di cui all'Allegato 1 della delibera medesima, riconducibili ad aree a cosiddetto deep digital divide.
  I comuni possono, pertanto, interloquire con gli operatori in previsione dell'espletamento di tali obblighi per indirizzare al meglio la copertura.
  La citata delibera prevede inoltre obblighi di copertura in capo agli aggiudicatari dei diritti d'uso nella banda 3600-3800 MHz, garantendo la fornitura dei servizi ai richiedenti che risiedono in aree anche remote o disagiate che saranno lasciate scoperte dai progetti di copertura BUL, affidati come noto dallo Stato al concessionario vincitore delle gare pubbliche Infratel, nell'ambito del piano strategico nazionale.
  L'Autorità ha evidenziato, ancora, che l'indicata delibera prevede – sia per la banda 3600-3800 MHz, che per la banda a 26 GHz – che terze parti possano, sotto opportune condizioni, realizzare porzioni di rete che verrebbero poi «accese» mediante accordi con gli operatori mobili.
  In tale ottica nuove società fornitrici di servizi potrebbero realizzare specifiche coperture nelle aree di maggiore interesse (ad esempio piazze pubbliche, strade secondarie, e altro) ed eventualmente veicolare servizi locali, fermo restando l'accordo con gli operatori di rete, che hanno vinto una gara pubblica nazionale.
  Rappresento, infine, che presso l'Agcom è disponibile una banca dati che consente di verificare la copertura delle reti di accesso ad Internet anche mobili fino al singolo indirizzo civico. Le informazioni possono essere utilizzate per conoscere la disponibilità delle infrastrutture di accesso ad Internet e la presenza di aree del Paese non coperte dal segnale, così identificando le «zone scoperte» anche al fine di porre in essere misure volte a colmare il cosiddetto « digital divide».
  Si ritiene opportuno precisare, inoltre, che il Ministero dello sviluppo economico, nell'ambito Progetto Banda Ultralarga, attualmente in corso nelle cosiddette aree bianche (aree a fallimento di mercato), sta realizzando anche in tutti i Comuni che hanno evidenti criticità di ricezione nella telefonia mobile, una infrastruttura in fibra ottica capillare per poter collegare nuovi tralicci su cui gli operatori mobili potranno installare propri ripetitori senza ulteriori incentivi o investimenti così da poter ampliare il livello di servizio reso in Pag. 139tutti i comuni. Inoltre, lo scorso 17 luglio 2019, il Comitato per la banda ultralarga (CoBUL) ha formalmente avviato la fase II della Strategia Nazionale, relativamente al piano aree grigie.
  Da ultimo, vorrei sottolineare l'attenzione e l'impegno del MiSE per superare il digital divide nel nostro Paese, anche menzionando l'accordo firmato a luglio scorso da TIM e Infratel che consentirà di «accendere» tutte le infrastrutture di accesso della rete pubblica in fibra ottica realizzata da Infratel in 8 Regioni in circa 600 Comuni oggetto dell'intervento con il modello diretto, con un coinvolgimento di più di 1 milione di residenti, accelerando in tal modo lo sviluppo delle reti ultrabroadband nelle aree «a fallimento di mercato», risolvendo così un'annosa situazione.

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ALLEGATO 3

5-02949 Capitanio: Sull'attuazione del piano per il rilascio delle frequenze degli operatori nazionali nella banda 700 MHZ.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Premesso che a decorrere dal 1o gennaio 2017 non è più consentita la vendita di apparecchi televisivi non idonei allo standard di trasmissione DVB-T2, il passaggio al 5G mediante il rilascio definitivo delle frequenze in banda 700MHz aggiudicate dagli operatori delle TLC nell'asta pubblica dello scorso anno (che ha portato nelle casse dello Stato oltre 6 miliardi di euro), richiede un rilevante impegno da parte del Ministero, con diverse procedure e azioni volte a realizzare nei tempi previsti (entro il 20 giugno 2022) il riassetto dell'intero settore televisivo.
  È pertanto nella responsabilità del Ministero dello sviluppo economico governare il processo in atto, di liberazione della banda 700MhZ, assicurando le più ampie garanzie per i cittadini e gli operatori coinvolti.
  A tal fine, con decreto dell'8 agosto 2018,è stato costituito il Tavolo TV 4.0 per avviare, con tutti gli stakeholder pubblici e privati coinvolti, il processo di liberazione delle frequenze in banda 700 MHz a favore del 5G e per definire le modalità e le tempistiche di transizione alla tecnologia DVBT. Con la Legge di Bilancio 2019, all'esito di un confronto con tutti gli stakeholder interessati nell'ambito del citato Tavolo, si è operata una riforma complessiva del sistema di ripartizione delle frequenze in vista della liberazione della Banda 700.
  Con decreto ministeriale 19 giugno 2019, sempre all'esito di un articolato e fruttuoso confronto con gli operatori del settore, è stata approvata la nuova roadmap che traccia le tempistiche per la liberazione della banda 700 richiamate nell'atto in discussione.
  La nuova roadmap suddivide il territorio nazionale in quattro aree geografiche e prevede l'attivazione della codifica DVBT/MPEG-4 nell'ultimo quadrimestre 2021 e dello standard DVBT-2 a livello nazionale nel periodo tra il 21 giugno 2022 e il 30 giugno 2022, ferma restando la facoltà per gli operatori di attivare la codifica DVBT/MPEG-4 o lo standard DVBT-2 prima delle scadenze previste.
  Rispondendo al quesito posto, evidenzio che le procedure di rilascio delle frequenze per la liberazione della banda 700 saranno necessariamente accompagnate da attività di comunicazione rivolte ai cittadini. L'oggetto delle attività di comunicazione sarà coordinato nell'ambito del citato Tavolo TV 4.0, in modo da fornire informazioni univoche e coerenti da parte di tutti i settori, operatori TV, costruttori e rivenditori di apparecchi televisivi, associazioni di consumatori, e altro.
  Sul punto, il vigente contratto di servizio tra la RAI e il Ministero dello sviluppo economico, ha infatti previsto una puntuale attività di comunicazione svolta dal concessionario del servizio pubblico. In particolare, la RAI dovrà garantire l'informazione al pubblico in ciascuna area tecnica nel corso dell'attuazione della tabella di marcia nazionale per la liberazione della banda 700MHz, utilizzando le emissioni televisive e radiofoniche e il web. Tale informazione dovrà essere fornita senza interruzioni fino a quando le attività non saranno ultimate in tutto il territorio Pag. 141nazionale. Inoltre, la RAI sarà tenuta a informare i soggetti residenti nelle zone di volta in volta interessate dalle attività, fornendo ogni opportuna conoscenza sulle modalità del processo in atto e sugli eventuali disservizi, anche momentanei.
  Contestualmente, l'oggetto delle attività di comunicazione sarà coordinato nell'ambito del Tavolo TV 4.0, al fine di fornire informazioni univoche e coerenti da parte di tutti gli attori coinvolti in questo processo di riforma.
  Si tratta di un processo che vede impegnato il Ministero dello sviluppo economico in tutte le sue articolazioni e che proseguirà nei prossimi anni, con l'intento di ridurre al minimo i disagi per gli operatori e i cittadini in questa fase di cambiamento tecnologico.
  A riguardo, nell'ultima riunione del Comitato paritetico Rai Mise, tenutasi il 4 ottobre scorso, la RAI si è detta disponibile, tra le varie iniziative di comunicazione, a trasmettere anche un segnale in codifica HEVC, previa assegnazione di un numero di LCN, al fine di facilitare la verifica da parte dell'utenza delle caratteristiche dei televisori (presenza o meno del sintonizzatore DVBT2).
  Sulla preoccupazione rappresentata dagli interroganti circa la ristrettezza dei tempi in cui i cittadini saranno costretti ad adeguarsi alle nuove tecnologie, evidenzio che il MiSE sta monitorando la diffusione degli apparecchi televisivi dotati del nuovo standard di ricezione presso gli utenti.
  Dagli esiti di tale monitoraggio risulta che la data del primo switch-off stabilita per settembre 2021, è coerente con le previsioni di acquisizione dei nuovi televisori, secondo le quali in ogni famiglia, per quel momento, ci sarà almeno un apparecchio dotato della codifica richiesta per gli switch del periodo transitorio.
  Si tratta di un processo che vedrà impegnato il MiSE in tutte le sue articolazioni nei prossimi mesi e anni con l'intento di ridurre al minimo i disagi per gli operatori e i cittadini in questa fase di cambio tecnologico.
  Come ha sottolineato il Ministro Patuanelli il 9 ottobre scorso in audizione presso questa Commissione «non sono ammessi ritardi e con il contributo di tutti gli attori coinvolti, proseguendo un dialogo virtuoso con il Ministero, possiamo raggiungere gli ambiziosi risultati che ci siamo posti nei tempi stabiliti».

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ALLEGATO 4

5-02950 Barbuto: Sull'attuazione dei contributi per l'acquisto di nuovi decoder digitali.

TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA

  Rispondo ai quesiti posti dagli Onorevoli interroganti, informando che la legge di Bilancio 2019 ha stanziato 151 milioni di euro in favore dei cittadini per l'acquisto di apparecchi di ricezione del nuovo segnale DVB-T2 (tv e decoder), così suddiviso: 25 milioni di euro per l'esercizio finanziario 2019, 76 milioni di euro per l'esercizio finanziario 2020 e 25 milioni di euro per ciascuno degli esercizi finanziari 2021 e 2022.
  La misura intende evitare disagi agli utenti finali che potrebbero derivare dalle trasformazioni tecnologiche delle reti televisive sia nazionali che locali e, quindi, dalla necessità di adeguare anche i televisori.
  La legge di bilancio stabilisce altresì che i criteri e le modalità di erogazione dei voucher siano definite da un decreto del Ministero dello sviluppo economico, da adottarsi di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze.
  Rispondendo al quesito posto, informo che il decreto interministeriale concernente l'erogazione dei contributi per l'acquisto dei decoder e Smart TV è stato trasmesso per la firma al MEF il 1o ottobre 2019, che ha ritrasmesso il decreto il 18 ottobre scorso. Il decreto è stato inoltrato per la registrazione ai competenti organi di controllo per la verifica contabile, e all'esito della stessa, che prevede un iter di 30 giorni, sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
  Quindi, all'esito dell'iter descritto, prevediamo di far partire il voucher per fine novembre/inizi di dicembre 2019, con le modalità che di seguito descriverò.
  Il decreto interministeriale è frutto di un lungo e articolo iter avviato sin dai primi mesi del 2019, attraverso interlocuzioni tra gli Uffici tecnici del MiSE con l'Agenzia delle entrate e gli Uffici del MEF.
  All'esito di tali interlocuzioni, il 6 giugno scorso, come ricordato dagli Onorevoli interroganti, il MiSE ha avviato una consultazione pubblica sulle linee guida relative ai criteri e procedure di erogazione dei contributi, per acquisire, dai soggetti interessati, osservazioni e commenti.
  Il 10 settembre scorso tale importante misura ha ottenuto l'autorizzazione dalla Commissione europea, atteso che il decreto disciplina le caratteristiche degli apparecchi che danno accesso al contributo nel rigoroso rispetto del principio di neutralità tecnologica, conformemente alla disciplina eurounitaria sugli aiuti di Stato, al fine di evitare ogni discriminazione ingiustificata tra le piattaforme televisive potenzialmente coinvolte.
  Il decreto prevede che i soggetti beneficiari della misura di sostegno, siano i cittadini con ISEE fascia 1 e 2, rientranti nelle cosiddette fasce deboli.
  L'erogazione del contributo per tv e decoder avverrà mediante una piattaforma telematica messa a disposizione dall'Agenzia delle Entrate, presso la quale si dovranno registrare tutti i venditori operanti in Italia (compresi quelli del commercio elettronico) secondo modalità operative che saranno rese pubbliche sul sito internet del Ministero dello sviluppo economico. Pag. 143
  Il valore massimo del contributo è pari a 50 euro e potrà essere inferiore laddove il prezzo dell'apparato che l'utente intende acquistare sia inferiore a tale cifra, in quanto il contributo è riconosciuto all'acquirente sotto forma di sconto praticato sul prezzo finale di vendita. Ai venditori verrà poi riconosciuto il rimborso dello sconto praticato all'utente finale, mediante un credito d'imposta.
  La misura avrà una durata triennale e sarà accompagnata da apposite campagne e azioni informative per spiegare agli utenti tali cambiamenti e guidarli verso la conversione dei loro apparati televisivi, minimizzandone l'impatto.
  Desidero infine sottolineare che, con riferimento all'entità del contributo erogabile, come ha affermato il Ministro Patuanelli il 9 ottobre scorso in audizione presso questa Commissione, è nostro intendimento richiedere in legge di Bilancio un nuovo finanziamento della misura per allargare la platea dei soggetti beneficiari.