CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 10 luglio 2019
219.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO

7-00170 Golinelli e 7-00244 Gagnarli: Iniziative per fronteggiare la crisi della filiera cunicola.

PROPOSTA DI RISOLUZIONE UNITARIA APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La XIII Commissione,
   premesso che:
    l'Unione europea si colloca al primo posto per la produzione di conigli a livello mondiale, superando l'Asia e in particolare la Cina che tuttavia, con una produzione di 417 mila tonnellate di carcasse, è il maggiore esportatore; l'Unione europea ha un saldo negativo nella bilancia commerciale con la Cina per quanto riguarda la carne di coniglio: il 99 per cento delle importazioni di carne di coniglio nell'Unione europea provengono dalla Cina e questa condizione pone gli allevatori europei, compresi gli italiani, in una situazione di pesante svantaggio commerciale;
    l'Italia, fino a pochi anni addietro leader europeo del settore, ha perso il proprio primato produttivo, subendo anche la competizione europea, soprattutto di Francia, Spagna e Ungheria. Tali stabili e massicce importazioni di conigli dall'estero, soprattutto dalla Francia e Ungheria, vanno ad appesantire il mercato e a condizionare negativamente le quotazioni spesso al di sotto dei costi produttivi;
    negli ultimi anni le importazioni italiane hanno subito una trasformazione: i volumi di importazione dalla Germania, che non è un Paese produttore, sono elevati e vi sono dubbi sulla provenienza di conigli (congelati o refrigerati) da altre zone europee o extraeuropee. Tanto è vero che è stata anche denunciata la presenza di un «mercato parallelo» d'importazione dei conigli da Paesi extraeuropei, in particolare dalla Cina. Sul mercato italiano, in sofferenza anche per fenomeni di dumping, il rischio è che arrivi carne di coniglio di bassa qualità;
    la filiera cunicola italiana ancora poco organizzata e piuttosto polverizzata, la bassa competitività dei nostri allevamenti, la competizione europea ed extra europea, hanno causato il fallimento di oltre il 40 per cento degli allevamenti cunicoli italiani e di oltre il 20 per cento dei macelli;
    in data 29 aprile 2010 è stato approvato in sede di Conferenza Stato-regioni il Piano di intervento per il settore cunicolo (Atto 22/Conferenza Stato-regioni), ma ad oggi molte previsioni in esso contenute sono ancora disattese; l'istituzione della Commissione unica nazionale dei conigli vivi da carne da allevamento nazionale (C.u.n. cunicola), avviata dopo una lunga gestazione, con lo scopo di formulare le tendenze di mercato e dei prezzi della categoria di prodotto «conigli vivi da allevamento nazionale» in maniera trasparente e neutrale, è una delle poche misure previste dal Piana ad essere stata attuata;
    al riguardo, l'Autorità garante del mercato e della concorrenza, nelle sue osservazioni del 29 aprile 2011 inviate al Governo e alle Camere, ha sancito che l'attività della Cun deve ispirarsi ai princìpi di trasparenza e neutralità, elementi fondamentali per tutelare il libero mercato e la libera concorrenza e per consentire di superare i meccanismi discrezionali delle Pag. 303borse merci locali, così decretando l'autorevolezza della Cun stessa;
    il Piano di intervento per il settore cunicolo prevedeva anche azioni per l'introduzione dell'etichettatura di origine obbligatoria della carne di coniglio, rimasta disattesa a differenza delle carni bovine, suine, ovine, caprine e di volatili, per le quali l'obbligo è stato introdotto dai regolamenti (CE) n. 1760/2000 e n. 1169/2011;
    il regolamento (CE) n. 1760/2000 ha istituito un sistema di identificazione e di registrazione dei bovini e di etichettatura delle carni bovine e dei prodotti a base di carni bovine;
    scopo del suddetto regolamento era quello di dare stabilità al mercato delle carni bovine e dei prodotti a base di carni bovine a seguito della crisi dell'encefalopatia spongiforme bovina, cosiddetto «morbo della mucca pazza», migliorando la trasparenza in merito alle condizioni di produzione e commercializzazione di tali prodotti, in particolare per quanto attiene alla rintracciabilità;
    il regolamento (UE) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori ha realizzato un riassetto della normativa previgente e consolidato in un unico testo le norme di carattere generale sulla pubblicità, sull'etichettatura, sull'indicazione degli allergeni e sull'etichettatura nutrizionale. Inoltre, ha reso obbligatoria per il produttore/allevatore l'indicazione di origine per le carni fresche suine, ovine, caprine e di volatili;
    dal 1o aprile 2015 è divenuto, quindi, obbligatorio in tutti i Paesi europei indicare in etichetta l'origine delle carni fresche, refrigerate o congelate suine, ovine, caprine e di volatili. In etichetta, dunque, si trova indicato il luogo dell'allevamento e della macellazione, mentre l'indicazione dell'origine è su base volontaria, se la carne è ottenuta da animali nati, allevati e macellati nello stesso Paese;
    a tutt'oggi resta ancora esclusa dall'obbligo di etichettatura d'origine, oltre alla carne di cavallo, anche quella di coniglio, il cui consumo è molto diffuso a livello nazionale. Obbligo che, invece, potrebbe garantire una maggiore trasparenza sul luogo di nascita, allevamento e macellazione nonché una migliore tutela per gli allevamenti italiani e per i consumatori;
    le informazioni sugli alimenti devono essere precise, chiare e facilmente comprensibili per il consumatore. L'adozione di un sistema di etichettatura corretto e trasparente appare fondamentale per valorizzare la produzione nazionale, consentire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori, dare maggiore sicurezza sui prodotti e tutelare la salute dei cittadini, del territorio, dell'economia e dell'occupazione;
    questo vulnus normativo va colmato il prima possibile, in quanto sono centinaia le aziende molto importanti – alcune anche molto grandi per numero di capi allevati, per capannoni, per investimenti e per impiego di manodopera, soprattutto nel territorio emiliano-romagnolo – che soffrono l'ingerenza nel mercato cunicolo nazionale di carni e prodotti derivati, a prezzi irrisori, provenienti da altri Paesi europei ed extraeuropei;
    l'indicazione dell'origine dei prodotti è fondamentale sia per la sicurezza che per il diritto all'informazione dei consumatori ma anche per le esigenze in materia di benessere animale. Non si deve dimenticare che il 96,5 per cento dei consumatori italiani ritiene necessario che l'origine degli alimenti debba essere scritta in modo chiaro e leggibile nell'etichetta;
    il settore cunicolo ha risentito molto duramente anche del calo del consumo di carne nell'Unione europea. I dati per il 2016 (gli ultimi disponibili in modo aggregato) indicano una flessione del mercato del 4,7 per cento, dovuta a una tendenza dei consumatori a consumare meno carne di coniglio. Con un consumo medio di 1,70 chili per abitante, la carne di coniglio è una delle carni meno consumate Pag. 304nell'Unione (collocandosi tra l'1 per cento e il 2 per cento del consumo complessivo di carne);
    occorre altresì fare una riflessione sul sistema di allevamento: nel nostro Paese la maggioranza dei conigli è allevata in gabbie, ma come emerso dall'indagine «Eurobarometro sul benessere animale 2016», i consumatori sono estremamente interessati al modo in cui gli animali sono allevati,

impegna il Governo:

   1) ad attivarsi nelle opportune sedi europee per l'inserimento, nella normativa dell'Unione, dell'obbligo di etichettatura di origine per le carni di coniglio e per i prodotti trasformati a base di coniglio, sia intero che porzionato, oltre a quello di allevamento e di macellazione, così come previsto per le carni fresche bovine, suine, ovine, caprine e di volatili, al fine di salvaguardare un comparto importante della zootecnia nazionale e garantire una maggior certezza giuridica a tutti gli operatori della filiera e una corretta informazione ai consumatori, attivandosi a tal fine altresì affinché nell'etichetta sia possibile inserire anche le informazioni relative alla filiera, e, in particolare, quelle relative al sistema di allevamento;
   2) a porre in essere ogni iniziativa possibile e utile per tutelare gli allevatori e i produttori attraverso la valorizzazione del prodotto cunicolo nazionale che si caratterizza per una qualità superiore rispetto a quella di altre nazioni produttrici e per sostenere la filiera con campagne promozionali alla stregua di altri prodotti made in Italy;
   3) ad assumere iniziative, di concerto, con le amministrazioni periferiche competenti per il monitoraggio del settore, e per un rafforzamento e coordinamento dei controlli sulle importazioni ed esportazioni di carni di coniglio, anche al fine di contrastare più efficacemente la contraffazione, l'agro-pirateria e il commercio di prodotti falsamente indicati come «made in Italy»;
   4) a riferire alle competenti commissioni parlamentari sullo stato di attuazione del piano di settore di cui in premessa sull'eventuale presenza di criticità ostative alla sua piena applicazione e in merito alle iniziative eventualmente necessarie per provvedere al suo aggiornamento;
   5) a valutare l'opportunità di richiedere, ai sensi dell'articolo 12, comma 2, della legge n. 287 del 1990, l'avvio di una indagine conoscitiva da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, per verificare il corretto funzionamento del mercato delle carni di coniglio;
   6) a richiamare l'attenzione delle istituzioni unionali sulla necessità di verificare l'eventuale adozione da parte di alcuni Stati membri di misure che si configurano come lesive degli articoli 107 e 108 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
   7) a valutare l'opportunità di incentivare l'utilizzo di metodi di allevamento più rispettosi del benessere animale, anche al fine di consentire una maggiore valorizzazione del prodotto nazionale rispetto a quello di importazione.
(8-00036) «Golinelli, Gagnarli, Bubisutti, Cadeddu, Cillis, Coin, Del Sesto, Gallinella, Gastaldi, Liuni, Lolini, Lombardo, Maglione, Alberto Manca, Parentela, Sarli, Viviani».