CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 13 giugno 2019
204.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-02288 Zangrillo: Ammissione di cittadini comunitari non italiani ed extracomunitari alla fruizione del reddito di cittadinanza.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con l'atto parlamentare in esame gli Onorevoli interroganti chiedono di conoscere il dato relativo alle domande, presentate ed accolte, di ammissione al beneficio del reddito di cittadinanza, con particolare riferimento ai «soggetti di cittadinanza non italiana e non UE rispettivamente suddiviso su base regionale, di genere e fascia d'età» e, in subordine, «se il Ministro interrogato non ritenga opportuno promuovere presso INPS la pubblicazione in via strutturale e con cadenza mensile anche di questi dati».
  In via preliminare occorre evidenziare che negli ultimi anni una progressiva e iniqua redistribuzione della ricchezza in Italia, come in altri Paesi occidentali, ha aumentato il divario tra i diversi strati sociali, contribuendo sempre più a ridurre il potere d'acquisto delle fasce più deboli.
  Il Reddito di cittadinanza si inserisce all'interno di questo contesto sociale ed economico, come misura fondamentale di «politica attiva del lavoro a garanzia del diritto al lavoro, di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale, nonché diretta a favorire il diritto all'informazione, all'istruzione, alla formazione e alla cultura attraverso politiche volte al sostegno economico e all'inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro».
  La misura è comunque rivolta ad una platea di potenziali beneficiari nel rispetto dei requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno.
  Le polemiche riferite dagli interroganti, emerse durante l'esame del disegno di legge di conversione e concernenti il presunto accesso preferenziale al beneficio per i cittadini extracomunitari, non hanno fondamento.
  Premesso che l'esclusione dei cittadini extracomunitari sarebbe risultata in contrasto con i trattati dell'Unione europea e con la normativa nazionale di recepimento delle direttive europee, al fine di evitare comportamenti opportunistici e assicurare che la misura vada a beneficio di persone che abbiano un certo radicamento e vivano stabilmente nel nostro Paese, il Governo ha disposto quale ulteriore requisito la residenza in Italia «per almeno 10 anni, di cui gli ultimi due, considerati al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata dell'erogazione del beneficio, in modo continuativo».
  Inoltre, l'impianto sanzionatorio costituisce un elemento fondamentale della normativa in esame, che prevede apposite misure nell'ipotesi di utilizzo di dichiarazioni o documenti falsi ovvero di omesse informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio.
  La serietà con cui abbiamo costruito questo provvedimento rappresenta la volontà di questo Governo di attuare al meglio la misura del reddito di cittadinanza, supportando e tutelando le persone che vivono in stato di povertà e colpendo chi in qualche modo possa «sfruttare» questo beneficio senza possederne i requisiti.
  La rilevante mole di istanze presentate rappresenta un segnale di successo della misura. L'Inps ha comunicato che al 30 maggio 2019 le domande presentate ammontano a 1.252.148. Ne sono state già lavorate oltre 960.000, di cui circa 674.000 Pag. 92sono state accolte, 277.000 respinte e 9.000 in evidenza per ulteriore attività istruttoria. Il tasso di rifiuto è attualmente al 26 per cento.
  In ordine alla specifica richiesta formulata dagli Onorevoli interroganti, attesi i tempi assai ristretti per il reperimento dei dati, aggregati secondo la richiesta medesima, l'Inps non è riuscito a produrli in tempo utile per la discussione; pertanto, si fa riserva di fornire le informazioni di dettaglio non appena saranno rese disponibili dall'istituto.
  Si ritiene, infine, che la pubblicazione strutturale e con cadenza mensile dei dati richiesti non apporterebbe un significativo contributo alla valutazione dell'efficacia della misura del reddito di cittadinanza.

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ALLEGATO 2

5-02289 Murelli: Salvaguardia dei livelli occupazionali presso lo stabilimento Colacem di Spoleto.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La società oggetto dell'interrogazione è attiva nella produzione e vendita di cemento ed occupa presso il sito di Spoleto 75 lavoratori. Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, ha attraversato una serie di problematiche.
  In particolare, nel settembre 2016, la società ha aperto una procedura di mobilità per 21 lavoratori nello stabilimento di Spoleto. La vicenda è stata seguita dall'unità di crisi della regione Umbria unitamente al comune di Spoleto e si è conclusa con un accordo che prevedeva l'esternalizzazione di alcune delle attività ed il trasferimento di una parte dei lavoratori.
  Nel gennaio 2018, invece, si è conclusa l'operazione di acquisto di Cementir da parte di Italcementi (già dal 2016 parte del gruppo Heidelberg), determinando con ciò un nuovo scenario rispetto agli assetti europei nella produzione del cemento. In particolare sono stati acquisiti i cinque stabilimenti fra cui Spoleto oltre due centri macinazione ed un terminale per la movimentazione. L'operazione è stata accompagnata da un patto di non concorrenza ed un obbligo di non sollecitazione all'allontanamento delle maestranze per i tre anni successivi al closing.
  I vantaggi industriali che si sarebbero conseguentemente determinati furono illustrati, come comunicato dalla regione Umbria interpellata sulla vicenda, dall'AD di Italcementi in un incontro svoltosi al Mise il 10 ottobre 2017. Inoltre, come dichiarato dalla Regione, nel corso dei successivi incontri, svoltisi al Mise, l'azienda, pur in un quadro di criticità complessiva del settore, non ha mai rappresentato volontà specifiche sul sito di Spoleto.
  In questo contesto, il 28 febbraio 2019, l'azienda ha comunicato alle organizzazioni sindacali «l'intenzione di realizzare il trasferimento, alla società Spoleto Cementi s.r.l., del ramo di azienda costituito dalle attività di produzione e vendita cementi svolte presso lo stabilimento di Spoleto».
  Alla luce di questi eventi, anche in considerazione del fatto che nel frattempo l'azienda ha proceduto allo spegnimento del forno situato presso il sito di Spoleto, lo scenario industriale è completamente cambiato.
  Tutto ciò, inoltre, richiede un'attenta considerazione e una rivalutazione circa le prospettive dello stabilimento, anche alla luce degli impegni assunti da Italcementi negli anni scorsi.
  In questo contesto la regione Umbria ha avviato contatti con l'azienda e le organizzazioni sindacali convocando per il 22 Marzo, attraverso l'unità tecnica per la gestione delle crisi, un tavolo regionale.
  Tale unità di crisi regionale si è riunita nuovamente lo scorso 3 giugno. All'incontro hanno partecipato oltre ai dirigenti della Regione, rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria ed RSU aziendali, il Sindaco del Comune di Spoleto e la dirigenza del gruppo Colacem che recentemente ha acquisito l'azienda dalla Heidelberg.
  In esito all'articolata discussione circa le prospettive dell'azienda e del settore – che si inserisce in un contesto come quello di Spoleto caratterizzato da situazioni di Pag. 94crisi e dall'appartenenza all'area del cratere sismico – le parti hanno condiviso la proposta di aggiornamento del tavolo in attesa della formalizzazione da parte dell'azienda di un piano industriale di dettaglio rispetto alle prospettive operative dello stabilimento di Spoleto.
  La regione Umbria, inoltre, ha comunicato di aver richiesto un incontro al Ministro dello sviluppo economico al fine di valutare le problematiche connesse alla vicenda dell'azienda oggetto dell'interrogazione.
  Tengo a precisare, infine, che sebbene non sia stata ancora interessata la Struttura per la Crisi di Impresa del Mise, questo Governo si rende disponibile, come già successo in numerose altre occasioni, ad avviare un tavolo di confronto con l'obiettivo di valutare ed assumere tutte le iniziative istituzionali utili a definire un quadro di certezze ed un percorso in grado di garantire continuità produttiva ed occupazionale ad uno stabilimento che rappresenta una parte importante dell'intero sistema produttivo dell'area.

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ALLEGATO 3

5-02290 Serracchiani: Situazione del sito produttivo dell'azienda Whirlpool a Napoli.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Con riferimento alla ben nota vertenza Whirlpool, sulla quale il Governo sta concentrando tutte le proprie energie per difendere la dignità dei lavoratori e delle loro famiglie, voglio subito precisare che il nostro obiettivo è quello di scongiurare eventuali ricadute occupazionali sui dipendenti di Whirlpool.
  Per questo motivo è giusto che sul tavolo ci si vada con forza, perché in ballo non vi sono solo le sorti di una singola azienda, ma dell'intero tessuto produttivo locale.
  Dobbiamo scongiurare il rischio della deindustrializzazione, specie in quei territori dove trovare lavoro è più difficile che altrove, ma per farlo occorre far capire che il nostro Paese è amico delle aziende, disponibile a rendere attrattivo il proprio territorio attraverso misure che favoriscono gli investimenti solo però per quelle aziende che dimostrino di avere un piano industriale serio e, soprattutto, proiettato nel lungo periodo.
  Con il decreto dignità abbiamo introdotto un dettagliato quadro di divieti e di sanzioni inteso ad arginare il fenomeno della delocalizzazione da parte di quelle imprese che hanno avuto finanziamenti pubblici per costituire, ampliare e sostenere le proprie attività economiche.
  I finanziamenti ricevuti da Whirlpool sono subordinati alla conferma e al rilancio del piano industriale dell'azienda ed è necessario che i rappresentanti legali della stessa diano adeguate rassicurazioni sulla continuità del loro piano industriale.
  Con riferimento alle dichiarazioni rilasciate da Calenda, nella citata trasmissione televisiva, specifico che le stesse sono tutte da dimostrare in quanto non trovano riscontro nelle interlocuzioni avviate con le competenti strutture del Ministero dello sviluppo economico.
  Ciò premesso è chiaro a tutti come la vertenza Whirlpool sia molto delicata, non fosse altro per le centinaia di lavoratori coinvolti, ed è proprio per questo motivo che non ritengo saggio e responsabile buttare fango sull'operato dell'Esecutivo, che in modo netto ha richiamato la multinazionale al rispetto degli impegni presi non solo con il Governo italiano, ma anche con i sindacati, i presidenti di Regione e i sindaci.
  Occorre piuttosto fare squadra a tutti i livelli, affinché si possa trovare una proficua soluzione a questi tavoli di crisi.
  È esigenza prioritaria del Paese rendere ancora più attrattivo il nostro territorio attraverso una politica fiscale favorevole per le imprese e, nel contempo, diffondere una nuova concezione di etica aziendale che guardi al singolo lavoratore come un ingranaggio insostituibile dell'azienda medesima.
  In tale prospettiva sono certo che i nuovi pacchetti normativi messi in atto da questo Governo, e mi riferisco sia al decreto crescita che allo sblocca cantieri, possano garantire un effetto espansivo e di rilancio per l'economia del nostro Paese.
  Per la gestione della vertenza Whirlpool posso confermare che, all'esito del tavolo di confronto avuto ieri con i rappresentanti dell'impresa, questi ultimi hanno dichiarato Pag. 96di non volersi più disimpegnare dallo stabilimento di Napoli.
  Questo Governo continuerà, dunque, nello svolgimento di tutte le azioni istituzionali utili a garantire, con certezza e celerità, la continuità produttiva ed il mantenimento dei livelli occupazionali degli stabilimenti di Whirlpool.
  E questo è ciò che allo stato attuale davvero rileva.