CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 29 maggio 2019
193.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

5-02171 Benedetti: Sul divieto di uso nel nostro Paese di fitofarmaci dannosi per le api e gli insetti impollinatori.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli colleghi,
  siamo consapevoli della significativa rilevanza che le api rivestono per il loro ruolo nell'impollinazione di numerose coltivazioni e quali indicatori dello stato ambientale del territorio nazionale. L'apicoltura stessa ha un valore produttivo ma ha anche una funzione ambientale ai fini del mantenimento degli equilibri naturali.
  Fin dal 2008 il Ministero della salute ha adottato provvedimenti volti a restringere l'uso dei «neonicotinoidi». Inoltre l'Italia è stata promotrice a livello comunitario dell'iniziativa che ha portato ad un primo bando parziale di tali nel 2013.
  Con riferimento ai prodotti fitosanitari contenenti principi attivi «neonicotinoidi» (imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam) il 29 maggio 2018 la Commissione Europea ha adottato i Regolamenti di esecuzione (UE) nn. 2018/783, nn. 2018/784 e nn. 2018/785, con cui sono stati stabiliti divieti specifici in merito agli impieghi di prodotti fitosanitari a base di questi principi attivi.
  Con il regolamento (UE) n. 2018/783, in particolare, è stato stabilito il divieto generalizzato dell'impiego di prodotti fitosanitari contenenti imidacloprid (anche per la concia di sementi), con l'unica eccezione di sementi destinate a essere utilizzate in serre permanenti e colture che permangono all'interno di una serra permanente per tutto il ciclo di vita.
  Il Ministero della salute (autorità nazionale competente per il rilascio delle autorizzazioni relative ai prodotti fitosanitari) ha diramato il 22 giugno 2018 un comunicato con il quale sono stati indicati i tempi e le modalità per il ritiro dal mercato dei prodotti contenenti imidacloprid (20 dicembre 2018).
  Analogamente, con il regolamento (UE) n. 2018/784 e con il regolamento (UE) n. 2018/785 sono stati stabiliti i divieti per l'uso di prodotti fitosanitari a base di clothianidin e a base di tiametoxan, specificando i termini temporali entro i quali tali prodotti dovevano essere ritirati dal mercato (20 dicembre 2018).
  Pertanto, il divieto di vendita e impiego di prodotti fitosanitari a base di imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam è in vigore da oltre 5 mesi.
  Per quanto poi attiene al Piano d'Azione Nazionale (PAN) – discendente dal decreto legislativo n. 150 del 14 agosto 2012 che recepiva la direttiva 2009/128/CE istitutiva di un quadro per l'azione comunitaria ai fini dell'utilizzo sostenibile dei pesticidi – questo prevede azioni mirate volte alla protezione del consumatore, degli operatori agricoli e degli utilizzatori non professionali, alla protezione della popolazione, alla tutela dell'ambiente acquatico e delle acque potabili, alla tutela della biodiversità e degli ecosistemi.
  Come noto, il PAN è attualmente in fase di aggiornamento sulla base dell'analisi dei progressi conseguiti nel primo periodo di applicazione (2014-2018).
  Al riguardo, sono stati attivati numerosi tavoli di confronto con i diversi portatori di interesse, al fine di condividere le modifiche da apportare al PAN in vigore, che dovranno assicurare maggiore efficacia delle misure mirate ad un uso sempre più sostenibile dei prodotti fitosanitari. Il Pag. 100nuovo PAN svilupperà anche specifiche azioni finalizzate alla tutela delle api e degli impollinatori in generale.
  La procedura di adozione del PAN prevede una fase di consultazione pubblica del documento redatto da vari esperti, della durata di 60 giorni, il cui avvio è previsto per i prossimi giorni.
  Terminata la consultazione ed elaborate le proposte di modifica, il documento sarà inviato alla Conferenza Stato-Regioni, per la prevista intesa e quindi approvato con decreto interministeriale, a firma MIPAAFT, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e Ministero della salute.
  Per quanto poi attiene ai fatti occorsi nella Regione Friuli Venezia Giulia, siamo certo a conoscenza dell'indagine della Procura di Udine relativa ad un fenomeno di moria delle api presumibilmente riconducibile ad un uso illecito del prodotto Mesurol contenente methiocarb, una sostanza attiva insetticida con diversa struttura chimica, trattandosi infatti di un «carbammato» e non di un «neonicotinoide».
  L'indagine risulta tutt'ora in corso ed il Ministero della salute ha costantemente assicurato la propria collaborazione fornendo ogni utile informazione.
  La Commissione europea potrebbe a breve adottare una decisione di non rinnovo del methiocarb. Tale decisione sarebbe basata comunque su potenziali rischi inaccettabili del methiocarb legati ad usi in campo, laddove la valutazione dell'EFSA non apparisse avversa all'uso della sostanza nella concia delle sementi.
  Si segnala inoltre che le linee guida adottate nel 2013 dall'EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e che gli Stati membri sono tenuti a rispettare, per la valutazione del rischio dei prodotti fitosanitari in relazione al possibile rischio per le api, attualmente sono in corso di revisione.
  Sempre con l'obiettivo di rendere più sostenibili i vari processi produttivi, nell'ottobre 2017 è stata sottoscritta un'intesa nazionale, promossa dall'Osservatorio nazionale del miele, per l'applicazione delle buone pratiche in agricoltura tra Associazioni apistiche, Associazioni sementiere, Associazioni ortofrutticole e rappresentanza del mondo agricolo.
  A seguito della sottoscrizione della citata intesa, è stato istituito un tavolo tecnico quale organismo operativo per l'implementazione delle attività previste, che si riunisce presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, con la partecipazione del servizio fitosanitario nazionale e coordinato dall'Osservatorio Nazionale Miele.
  Ulteriormente, nel concludere, ricordo che l'attenzione che il Governo nutre per la tematica è testimoniata, peraltro, anche dal parere favorevole offerto nella recente mozione unitaria – a prima firma dell'On. MOLINARI – specificatamente con riguardo alla necessità di assumere iniziative sui trattamenti antiparassitari con prodotti fitosanitari ed erbicidi tossici per le api, onde salvaguardarne l'azione pronuba, sia in fase di fioritura che in quella di melata.

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ALLEGATO 2

5-02172 Lombardo: Sul sostegno al comparto vitivinicolo siciliano.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli colleghi,
  mi preme sottolineare che, da sempre, il settore della produzione e della commercializzazione del vino anche a livello internazionale ha una rilevante portata strategica, trattandosi di una delle produzioni di qualità più rappresentative del « Made in Italy», un emblema di pregio della nazione.
  La crescita delle nostre esportazioni in campo agricolo e alimentare, pretende ogni sforzo di investimento sull'eccellenza, la tipicità e l'autenticità delle nostre produzioni, tra le quali si colloca – a fortissima vocazione export – il vino, di cui siamo primo produttore mondiale.
  In linea generale, è necessario evidenziare che la vitivinicoltura italiana, compresa quella del Sud Italia e delle Isole, da diversi anni sta registrando un buon andamento di mercato, prova ne è la forte crescita dell’export che, nel 2018, ha superato i 6 miliardi di euro.
  Tale situazione è il risultato di una politica di investimenti caratterizzata da una forte spinta alla qualificazione delle produzioni, sia in vigneto che in cantina, all'incremento del prodotto imbottigliato e delle produzioni a DO e IG, alla riqualificazione delle produzioni di minore livello, con interventi strutturali sostenuti dall'OCM vino, che reca una dotazione finanziaria annua pari a circa 336 milioni.
  Tuttavia, nonostante tali investimenti, nel 2018 è stata registrata una leggera stagnazione a carico dei cosiddetti vini comuni, il cui sbocco principale è rappresentato dalla vendita allo stato sfuso.
  In questo ambito, evocare possibili misure finalizzate alla riduzione dell'offerta, quali la distillazione potrebbe sollevare obiezioni a livello unionale dove abbiamo sempre sostenuto l'esigenza di assecondare, seppur in forma estremamente contenuta, l'esigenza di crescita delle superfici vitate nel nostro Paese.
  Sulla questione della resa massima di uva ad ettaro per la produzione di vini comuni, pari a 500 quintali, così come previsto dalla legge n. 238/2016 (cosiddetto Testo unico), condivido si tratti di un limite eccessivamente elevato, anche se devo ricordare che è stato condiviso con l'intera filiera vitivinicola. Una modifica al ribasso si ritiene quindi possa essere valutata positivamente, anche alla luce delle precedenti riflessioni, relative all'esigenza di puntare con crescente decisione sulla qualità.
  Ribadisco, inoltre che l'Italia, ha il primato nei controlli nel settore con circa 14.200 controlli antifrode all'anno e oltre 3.600 campioni analizzati nel 2018.
  Il Dipartimento dell'Ispettorato centrale repressione frodi è il maggior controllore antifrode in Europa e ormai da anni, ha avviato una estesa digitalizzazione sia dei sistemi informativi che degli adempimenti documentali previsti dalle norme vigenti.
  Inoltre, nei mesi estivi del precorso anno, per contrastare l'illecito uso di sostanze zuccherine nella vinificazione, l'ICQRF ha avviato un'azione straordinaria di controllo mirato sui mosti concentrati e sui mosti concentrati rettificati di produzione estera, al fine di verificare la genuinità dei prodotti vitivinicoli introdotti da altri Stati membri nonché di garantire il corretto svolgimento delle pratiche commerciali in territorio nazionale.
  Nel corso dei controlli sono stati sequestrati circa 170 tonnellate di prodotti vitivinicoli provenienti dalla Spagna per irregolarità Pag. 102nella documentazione di accompagnamento, rilevate dalla stessa Autorità di controllo spagnola a seguito di specifica richiesta da parte dello stesso Ispettorato.
  Anche per l'anno in corso l'ICQRF garantisce un livello di attenzione particolarmente elevato nel settore vitivinicolo, che si concretizzerà soprattutto nel corso della prossima campagna vendemmiale e di vinificazione, periodo nel quale, come è noto, è più probabile che si possano verificare fenomeni fraudolenti e pratiche di sofisticazione.
  Infine, per quanto attiene le dichiarazioni di produzione, sottolineo che con il decreto ministeriale in vigore (DM 26 ottobre 2015) è già previsto che la dichiarazione di produzione uve debba essere presentata il 15 novembre di ogni anno.
  In questo modo, già al 30 novembre di ogni anno, è possibile disporre delle informazioni necessarie per conoscere perfettamente la situazione produttiva dell'annata, ed i relativi orientamenti del mercato.

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ALLEGATO 3

5-02173 Caon: Sulla salvaguardia del patrimonio genetico rappresentato dai vitigni minori.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli deputati,
  rilevo in premessa che le puntuali disposizioni poste dai Disciplinari sulle denominazioni d'origine a tutela dei relativi prodotti, sono state introdotte in linea con quanto previsto dalla pertinente normativa europea e nazionale.
  Mi riferisco, in particolare, all'articolo 81, paragrafo 2, del Regolamento (UE) n. 1308 del 2013 e all'articolo 5, comma 1, della legge n. 238 del 2016 che consentono, per la produzione dei prodotti vitivinicoli di cui all'allegato VII, parte II, del citato Regolamento europeo, soltanto l'utilizzo delle varietà di uva da vino iscritte nel registro nazionale delle varietà di viti classificate, per le relative aree amministrative, come varietà idonee alla coltivazione.
  L'unica eccezione è prevista per i vini IGP per la cui produzione possono essere utilizzate anche le varietà in fase di sperimentazione, classificate come «varietà in osservazione».
  Alla luce di questa possibilità il recupero dei «vitigni minori» può essere incluso nei Disciplinari IGF, nel rispetto delle specifiche norme di carattere scientifico e sperimentale, come «varietà in osservazione» e quindi, a seguito della loro classificazione, tali vitigni possono essere inseriti negli specifici Disciplinari.

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ALLEGATO 4

5-02174 Gadda: Sulle criticità del settore apistico legate all'andamento climatico.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli colleghi, l'attenzione di questo Ministero nei confronti dell'apicoltura è massima. Il comparto «apicoltura» ha un valore produttivo specifico ma ha anche una funzione ambientale ai fini del mantenimento degli equilibri naturali, i due fronti su cui si incardina l'azione di indirizzo e coordinamento di questo Ministero.
  Il programma nazionale di sostegno al settore apistico per il triennio 2017-19, redatto dal MIPAAFT grazie al sostegno assicurato dai fondi del primo pilastro della «Politica Agricola Comune» PAC (OCM Api), prevede il finanziamento di una serie di misure in favore degli apicoltori.
  Misure che sono finalizzate a: combattere una serie di patologie che colpiscono gli alveari, razionalizzare la transumanza, sostenere i laboratori di analisi dei prodotti dell'apicoltura per favorire la commercializzare, sostenere il ripopolamento del patrimonio apistico, favorire la collaborazione con organismi specializzati per la realizzazione di programmi di ricerca applicata nei settori dell'apicoltura e dei prodotti dell'apicoltura, migliorare il monitoraggio del mercato e la qualità dei prodotti.
  A ulteriore conferma dell'attenzione di questa Amministrazione verso il settore apistico, segnalo che nell'attuale proposta di riforma della PAC post 2020, la Commissione ha previsto – nonostante i tagli di risorse finanziarie subiti dalla rubrica agricola – un consistente aumento delle dotazioni riservate ai programmi triennali del settore apistico, che consentiranno un incisivo incremento delle attività finalizzate a rafforzare il settore, a migliorarne la competitività e la sostenibilità.
  Voglio anche ricordare che nella Legge di bilancio 2019, al comma 672, è stato previsto un finanziamento diretto al settore apistico per la realizzazione di progetti finalizzati al sostegno di produzioni e allevamenti di particolare rilievo ambientale, economico, sociale e occupazionale, nella misura di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020: evidente attenzione che questo Governo dedica al ruolo dell'apicoltura, sia sul versante della competitività sia della sostenibilità produttiva.
  Per quanto concerne le difficoltà del settore apistico dovute all'andamento climatico, che sta determinando una riduzione della produzione di miele, ricordo che gli interventi compensativi «ex-post» del Fondo di Solidarietà Nazionale di sostegno alle imprese agricole, comprese quelle apistiche, colpite da avversità atmosferiche eccezionali, potranno essere attivati solo nel caso in cui le avversità e le colture colpite non siano comprese nel piano assicurativo annuale per la copertura dei rischi con polizze assicurative agevolate.
  Purtroppo gli apicoltori non fanno ricorso a questo fondamentale strumento di intervento, messo in campo dallo Stato per fronteggiare le pesanti perdite di reddito a cui vanno incontro anche le imprese apistiche in caso di avverse condizioni atmosferiche, e, in ogni caso, non risulta pervenuta a tutt'oggi nessuna segnalazione da parte delle Regioni interessate.
  Il tema della forte riduzione della produzione del Comparto è stato tuttavia già preso in carico da questa Amministrazione che ha programmato un incontro del Comitato Pag. 105di indirizzo e monitoraggio istituito con decreto dipartimentale il 21 dicembre 2018 che raccoglie i diversi stakeholders con la finalità di fronteggiare con misure condivise il drastico calo produttivo.
  A questo proposito, è necessario rilevare che il settore non risente solamente degli effetti dovuti dai cambiamenti climatici, ma anche di alcune epizoozie responsabili dello spopolamento degli alveari.

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ALLEGATO 5

5-02175 Viviani: Sull'applicazione delle disposizioni della Politica comune della pesca, con particolare riguardo ai controlli sui pescherecci.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Signor Presidente, Onorevoli colleghi, in via preliminare, si evidenzia che il rispetto delle vigenti norme nazionali e internazionali in materia di pesca marittima è oggetto di particolare e costante attenzione da parte del Corpo delle Capitanerie di porto/Guardia Costiera e degli altri competenti organi di controllo nazionali.
  In questo contesto, questa Amministrazione insiste, con particolare attenzione – nella propria opera di contrasto alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata – inquadrando la propria azione nelle funzioni d'indirizzo e coordinamento, affinché sia garantito, lungo l'intera filiera della pesca, il rispetto delle citate norme mediante costanti, mirati e sempre più efficaci controlli.
  Con riferimento alle vicende evidenziate dall'Onorevole interrogante, si precisa che gli ispettori unionali ICCAT (Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tunnidi Atlantici) e GFCM (Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo) italiani partecipano, insieme agli omologhi degli altri Stati membri coinvolti, all'attuazione dei Piani d'impiego Congiunto sotto il coordinamento dell'Agenzia Europea di Controllo della Pesca.
  Ciò al fine di garantire il rispetto delle norme della Politica Comune della Pesca e l'armonizzazione delle procedure di controllo per tutti i pescherecci dell'Unione.
  Al fine di assicurare ulteriormente la trasparenza delle procedure, un centro di coordinamento è attivo presso la predetta Agenzia, durante lo svolgimento delle campagne di controllo, cui partecipano esperti degli Stati membri interessati.
  Ciò premesso, in relazione alle vicende cui fa cenno l'interrogante, si rappresenta che il 23 maggio 2019 due pescherecci italiani iscritti al Compartimento marittimo di Cagliari sono stati effettivamente oggetto di controlli da parte del personale dell'Agenzia europea di controllo della pesca (EFCA), imbarcato sull'unità di controllo Lundy Sentinel.
  In esito a tale controllo gli ispettori avrebbero rilevato diverse irregolarità. Per uno di essi, l'esercizio della pesca oltre i limiti di abilitazione dell'unità in quanto si trovava a 17 miglia dalla costa nazionale, come da rapporto d'ispezione, mentre è abilitato alla pesca costiera locale entro 6 miglia, nonché l'irregolarità negli attrezzi utilizzati.
  L'altro peschereccio, invece abilitato alla pesca mediterranea, è stato comunque oggetto di contestazione per presunta irregolarità degli attrezzi, circostanza quest'ultima che sarebbe stata però smentita da un successivo controllo da parte delle autorità italiane competenti.
  All'esito dell'ispezione, il Centro Nazionale Controllo Pesca (CCNP) del Corpo delle Capitanerie di porto/Guardia Costiera ha immediatamente espresso le proprie rimostranze per talune procedure messe in atto a carico di uno dei due pescherecci durante l'ispezione, formulando specifiche formali contestazioni ai preposti organi dell'EFCA.
  La questione è stata, inoltre, portata all'attenzione dello Steering Group per il Piano d'impiego Congiunto del Mediterraneo ed Atlantico Orientale, competente per la questione, che si tiene in questi giorni a Madrid.Pag. 107
  Nell'attendere i necessitati approfondimenti della vicenda, attualmente ancora in atto, si conferma pertanto l'attenzione di questo Ministero per la tutela di un settore strategico quale quello del comparto produttivo ittico nazionale e l'impegno nelle competenti sedi per contrastare ogni eventuale criticità che possa risultare penalizzante nei confronti del ceto peschereccio italiano.